LABORATORIO MEDIAFRIENDS PER IL SOCIALE PROGETTARE LA COMUNICAZIONE, COMUNICARE IL SOCIALE 18 aprile 2008 – Teatro Franco Parenti, Milano LE STRATEGIE PERSUASIVE Francesca Romana Puggelli Docente di Psicologa sociale, Università Cattolica DEFINIZIONE DI PUBBLICITÀ NON COMMERCIALE La pubblicità non commerciale si avvale di mezzi e modalità persuasive uguali a quelle della pubblicità commerciale, ma le sue finalità sono diverse Lo scopo non è quello di vendere un prodotto, ma promuovere un’idea, un comportamento civico, o segnalare servizi ai cittadini La pubblicità non commerciale viene spesso definita attraverso l’uso di negazioni in grado di sottolineare ciò che la pubblicità esclude: “comunicazione persuasoria non avente finalità commerciali” “pubblicità non a scopo di profitto (no profit)” “non ha per oggetto un prodotto commerciale” Viene anche definita comunicazione pubblica comunicazione di pubblica utilità o PUBBLICITÀ SOCIALE Promossa da: La pubblica amministrazione (Stato, Regioni, Province, Comuni, altri enti) Le organizzazioni non profit (Associazioni, fondazioni, cooperative sociali, comitati, Ong, Onlus, Pubblicità Progresso) Le grandi istituzioni (Organizzazioni imprenditoriali, sindacati, chiese) Le aziende pubbliche e private (In quanto soggetti portatori di responsabilità sociale) Al fine di: sensibilizzare la società verso argomenti e problemi di interesse universale Rivolta a: tutta la società civile ADVOCACY ADVERTISING Promossa da: associazioni, gruppi di imprese o consumatori, organizzazioni e leghe Al fine di: promuovere il consenso controverse Rivolta a: l’opinione pubblica intorno a specifiche problematiche LA PROPAGANDA O PUBBLICITÀ POLITICA Promossa da: partiti politici o gruppi ideologici Al fine di: suscitare il consenso e la legittimazione per uomini e programmi Rivolta a: cittadini – elettori PUBBLICITÀ NON COMMERCIALE Pubblicità sociale Advocacy Advertising Propaganda Promossa da: Promossa da: Promossa da: pubbliche amministrazioni, organizzazioni no profit, grandi istituzioni, aziende pubbliche e private associazioni, gruppi di imprese o consumatori, organizzazioni leghe partiti politici o gruppi ideologici Al fine di: Al fine di: Al fine di: sensibilizzare la società verso argomenti e problemi di interesse universale promuovere il consenso intorno a specifiche problematiche controverse suscitare il consenso e la legittimazione per uomini e programmi Rivolta a: Rivolta a: Rivolta a: tutta la società civile l’opinione pubblica cittadini – elettori PUBBLICITÀ SOCIALE: DEFINIZIONE E MODELLI • Per pubblicità sociale si intende ogni pubblicità volta a promuovere finalità non lucrative, e avente per oggetto tematiche di interesse sociale ampiamente condivise • Differisce dal termine “comunicazione sociale” poiché si riferisce alla sola pubblicità, mentre la comunicazione include altri strumenti quali, ad esempio, le relazioni pubbliche, il direct marketing, gli eventi, ecc. • La pubblicità sociale classificata in base alle dinamiche di relazione tra comunicatore e destinatario: appelli al pubblico • comunicazione di sensibilizzazione • comunicazione di educazione • APPELLI AL PUBBLICO • I messaggi che sollecitano direttamente o indirettamente, il volontario apporto di contribuzioni in denaro, beni, o in prestazioni di qualsiasi natura, nell'ambito di iniziative finalizzate a sensibilizzare il destinatario al raggiungimento di obiettivi di interesse generale e sociale • Un soggetto mette in atto una comunicazione per ottenere direttamente dei contributi dal destinatario: tali contributi sono destinati al sostegno di terzi COMUNICAZIONE DI SENSIBILIZZAZIONE • La comunicazione di sensibilizzazione è diretta a sensibilizzare il destinatario su tematiche di solidarietà e difesa dei più deboli. Il messaggio intende stimolare o rinforzare un comportamento positivo, o modificarne uno negativo, nei confronti di persone, di animali o di un bene riconosciuto come valore comune. • Un soggetto stimola un comportamento che è direttamente rivolto a terzi COMUNICAZIONE DI EDUCAZIONE • La comunicazione di educazione è diretta a educare il destinatario intorno a comportamenti scorretti che costituiscono un danno per sé o per la collettività. Essa quindi promuove messaggi diretti al singolo, con l’intento di modificare o di “correggere” i comportamenti dannosi messi in atto dalle persone, o di suggerire comportamenti positivi • Il comunicatore agisce direttamente sul destinatario, l’azione stimolata dalla comunicazione è rivolta verso se stessi ovvero il beneficiario e il destinatario coincidono PUBBLICITÀ SOCIALE vs. COMMERCIALE Il confine tra pubblicità sociale e commerciale è molto labile: la caratteristica fondamentale che sembra distinguere questi due tipi di pubblicità sembra il fatto che una abbia come fine quello di vendere un prodotto e l’altra di promuovere idee un’analisi più approfondita mostra che anche la pubblicità commerciale fa riferimento al mondo dei valori per vendere i propri prodotti, mentre, la pubblicità sociale usa le stesse tecniche e gli stessi canali di comunicazione di quella commerciale LA DIMENSIONE IDEOLOGICA DELLA PUBBLICITÀ SOCIALE La dimensione ideologica si manifesta: nel divulgare e rafforzare l’ideologia di “qualità della vita” a un livello più concreto, nella scelta delle tematiche e dei problemi sociali da trattare: infatti i criteri di selezione dei temi rispecchiano il sistema di valori, le preoccupazioni e le paure dominanti La pubblicità sociale suggerisce all’individuo un’idea, una regola, un valore funzionale non solo a se stesso, ma anche alla sua collettività, al suo gruppo, aprendo così il messaggio pubblicitario a una forte connotazione ideologica e politica La pubblicità concorre, con i suoi contenuti, le sue forme espressive, le sue pratiche diffusive e la sua ricezione, alla costruzione dei significati e dei valori che vengono immessi nella cultura COME AVVIENE LA TRASMISSIONE DEI MESSAGGI SOCIALI I mass media si pongono come una sorta di “scuola parallela” che cerca di trasmettere ai cittadini fin da bambini una sorta di educazione che viene definita come “socializzazione”, grazie alla quale ai membri di un gruppo sociale vengono trasmesse norme, valori e atteggiamenti condivisi dal gruppo stesso LE DIFFICOLTÀ DELLA PUBBLICITÀ SOCIALE Livello di coinvolgimento Rapporto costi-benefici Segmentazione del target TIPOLOGIA DI CAMBIAMENTI Lo scopo è di generare un cambiamento negli individui in base a quattro diversi obiettivi: Cambiamento cognitivo: informare, consapevolezza del problema Cambiamento d’azione: nel breve periodo, azione d’impulso Cambiamento comportamentale: modifica di quelli dannosi per sé o per la collettività Cambiamento valoriale: flusso continuo mediale LA COMUNICAZIONE PERSUASIVA Persuadere Indurre qualcuno ad assumere una opinione, un atteggiamento o addirittura un comportamento in qualche modo nuovo o diverso da quello precedente: ad esempio, a cambiare idea, a mutare un sentimento, a prendere una decisione. Non ha senso parlare di persuasione quando non avviene alcuna modificazione IL PERCORSO DELLA PERSUASIONE Affinché un messaggio pubblicitario sia efficace deve: far conoscere il prodotto/problematica far capire le potenzialità/interesse del prodotto/problematica convincere spingere all’azione APPRENDIMENTO DELL’ELABORAZIONE DI INFORMAZIONE La pubblicità ha un impatto sul ricevente solo se si verificano tutte le seguenti fasi: presentazione del messaggio attenzione al messaggio comprensione del messaggio accettazione dell’opinione presentata dal messaggio memorizzazione dell’opinione azione dell’individuo sulla base della nuova opinione APPROCCIO COMPORTAMENTISTA • La pubblicità deve far leva sui bisogni fisiologici per condizionare gli individui • Lo spot (stimolo) deve indurre il consumatore all’acquisto (risposta) creando forti associazioni tra il soddisfacimento del bisogno del soggetto e l’acquisto del prodotto reclamizzato • I soggetti sono ritenuti passivi APPROCCIO COGNITIVISTA Considera il consumatore come un individuo orientato a un obiettivo, che tenta di soddisfare i propri bisogni attraverso la ricerca di informazioni sul prodotto e l’acquisto finale del prodotto migliore a disposizione Il consumatore è visto come un essere più razionale e complesso di quanto avvenisse nella prospettiva comportamentistica: i cognitivisti focalizzano la propria attenzione sulle variabili che intervengono nella mente del consumatore ELM - ELABORATION LIKELIHOOD MODEL Petty e Cacioppo, 1981/1983 • Filone delle ricerche contemporanee sulla persuasione in ambito psicologico • Individua due percorsi differenziati nel processo che porta i soggetti a cambiare le proprie attitudini: − − percorso centrale percorso periferico ELM: PERCORSO CENTRALE Riflessione attenta sulle argomentazioni e sulle informazioni contenute nel messaggio persuasivo Elaborazione cognitiva approfondita e critica Comprensione, apprendimento ELM: PERCORSO PERIFERICO Riguarda un processo di mutamento basato su elementi extra cognitivi non direttamente pertinenti al tema, cioè i segnali periferici Attrattiva della fonte, semplicità, piacevolezza del messaggio ELM: IL PROCESSO ELM: LE CONSEGUENZE Percorso centrale Produce mutamenti più consistenti e durevoli perché fondati sull’integrazione del messaggio negli schemi mentali del soggetto Percorso periferico Produce mutamenti più labili perché maggiormente legati a fattori extra-cognitivi IL RICORSO AI FEAR APPEALS Quando la persuasione ha come obiettivo quello di indurre pratiche di vita sane, spesso si utilizzano strategie che fanno ricorso all’attivazione di paure I primi esperimenti sull’appello alla paura risalgono al 1953 (Hovland, Janis e Feshbach) utilizzano messaggi riguardanti l’igiene mentale: un forte appello alla paura è efficace nell’attivare tensione e preoccupazione un debole richiamo alla paura non attiva Gli studiosi di Yale ipotizzano che la relazione tra la paura e l’effetto persuasivo è curvilineare: aumentando la tensione aumenta il cambiamento provocato fino a un punto ottimale oltre il quale avviene l’inverso, cioè il comportamento non cambia Tre fasi attraverso le quali si costruiscono i messaggi contenenti appelli intimidatori (Puggelli, 2002): creazione di una situazione minacciosa e paurosa atta a stimolare la sensazione di rischio e la vulnerabilità il pericolo viene descritto in modo tale da essere sufficientemente serio da giustificare l’attenzione e la tensione del destinatario viene fornita la soluzione come mezzo indispensabile per la riduzione della paura, soluzione che viene spesso seguita da rassicurazioni in modo tale da sottolineare che seguendo le raccomandazioni fornite dal messaggio non si corre alcun rischio PARALLEL RESPONSE MODEL Leventhal (1970) ripreso da LaTour e Pitts (1989) Controllo del PERICOLO FEAR APPEAL genera una situazione di paura Controllo della PAURA Far fronte alla minaccia seguendo i consigli raccomandati Rifiuto della paura “non potrà mai accadere a me” MODELLO STIMOLO-ORGANISMO-RISPOSTA Hill (1988) RISPOSTA FEAR APPEAL (stimolo) Iperstimolazione Incongruenza cognitiva Impossibilità di reagire ORGANISMO Stato d’ansia Cercare di risolvere lo stato d’ansia, seguendo i suggerimenti dati all’interno del messaggio pubblicitario FEAR DRIVE MODEL LaTour e Pitts (1989) FEAR APPEAL che genera percezione del pericolo nell’individuo L’individuo è portato in una situazione di tensione Desiderio di seguire le prevenzioni consigliate THIRD PERSON EFFECT Duck, Terry e Hogg (1995) FEAR APPEAL in messaggi pubblicitari commerciali Rifiuto di ammettere l’influenza della pubblicità FEAR APPEAL in campagne di prevenzione Ammissione dell’impatto persuasivo della campagna Realizzazione del third person effect Annullamento del third person effect MODELLO DEI PROCESSI DI INFORMAZIONE PUBBLICITARIA Dahl, Frankenberger e Manchanda (2003) Esposizione al Fear Appeal Violazione delle norme o delle aspettative Effetto sorpresa Attenzione Comprensione Elaborazione Memorizzazione Comportamenti