Antonio Labriola e la sua Università LA MOSTRA Labriola, la biblioteca prima della Biblioteca, ovvero del gusto della filosofia È noto che fu proprio Antonio Labriola, in qualità di Direttore del Museo d’istruzione e di educazione (fondato nel 1873 da Ruggero Bonghi e diretto nell’avvio da Giuseppe Dalla Vedova), a mettere assieme e a garantire scientificamente, per primo, il nucleo iniziale di quella che, attraverso diverse vicende e traversie, diventerà in seguito la Biblioteca di Filosofia della Facoltà di Filosofia dell’Università di Roma “La Sapienza”: l’attuale CIS – Centro Interdipartimentale Servizi Biblioteca Filosofia, situato a pian terreno nella ex cappella di Villa Mirafiori (via Carlo Fea, 2), con circa 150.000 volumi, 400 abbonamenti a periodici, 700 microfilm, oltre a numerosi materiali inediti provenienti da donazioni (“Fondo G. Gentile”, “Fondo De Ruggiero”, “Fondo A. Levi”, “Fondo C. Antoni”, “Fondo G. Calogero”, “Fondo F. Lombardi”, “Fondo I. Vecchiotti”, “Fondo M. Corda Costa”, ecc.). Il 30 maggio 1887 Labriola, polemizzando variamente con il direttore del “Popolo romano” Costanzo Chauvet, così scrive: Il Museo d’istruzione non fu, come lei dice, abolito, ma dal Collegio Romano, ove si trovava dal 1875, fu trasferito nel 1881 all’Università; e d’istituto autonomo che era, con propri uffici ed attribuzioni, divenne un gabinetto della cattedra di pedagogia. Io non mi sono mai sognato di chiedere il ristabilimento del Museo nella sua condizione primitiva, e desidero soltanto che mi sia dato un locale, dove si possano ordinare convenientemente le collezioni. E, quanto alle dotazioni librarie del Museo, precisa: Dei libri, che nel 1881 passaron tutti indistintamente alla Biblioteca Vittorio Emanuele, io ho riacquistato, che è già un anno, la parte strettamente attinente alla legislazione scolastica e alla pedagogia, per volontà del Ministro con pieno consenso del Prefetto Gnoli [1]. Si conoscono, poi (ma questo è già un diverso ed altrimenti complesso discorso), le idee di Labriola sulla efficacia soprattutto indiretta della «pedagogica», sui rapporti tra «coltura generale» e «specialità filosofica», tra «didattica» e «ricerca». Ed è evidente che la stessa idea, che sta alla base della uscita labrioliana sulle lauree in filosofia, dal 14 luglio 1887 in avanti, si colloca anch’essa sulla linea di una Grande Educazione alla Filosofia, in vista di una sensibilizzazione radicale e generalizzata al filosofare, mediante formazione, stimolazione e acutizzazione, per così dire, del gusto della filosofia. Di qui per il Labriola, nelle sue linee essenziali, la prefigurazione perfino istituzionale di una strada individuale e collettiva, disciplinare e interdisciplinare, coinvolgente e pervasiva, al filosofico. E dunque, intanto, la proposta di riforma della laurea in filosofia, sulla scorta del celebre ragionamento dell’‘87: […] Io credo fermamente, che nel giro degli studi universitarii, la filosofia abbia ad essere, non un complemento obbligatorio della storia e della filologia, ma un complemento, invece, facoltativo di qualunque cultura speciale: storica, giuridica, matematica, fisica, o che altro siasi. Alla filosofia ci si deve potere arrivare didatticamente per qualunque via, come per qualunque via ci arrivaron sempre i veri pensatori. Io per ciò propongo, che la laurea in filosofia si conferisca agli studenti di qualunque Facoltà, compresa la letteraria, i quali, frequentato che abbiano entro il quadriennio di obbligo certi corsi universitari da determinare, si espongano a sostenere una tesi scritta di argomento generale quanto all’obbiettivo ed al metodo, ma fondata sempre sopra una determinata cultura speciale. C’è in altri termini un momento formativo d’abbrivio, in vista di ciò che è il “filosofico” (con o senza le virgolette) di tutti e per tutti, nel quale pedagogia e scienza, scienze dell’educazione ed enciclopedia del sapere, ricerca e didattica, si incontrano. Ed è un momento in cui la motivazione alla ed il gusto per la filosofia cominciano ad essere un tutt’uno: quando alla fase delle ricognizioni bibliografiche generiche, in forza di cultura generale e di specifiche curiosità, segue la fase della selezione e dell’indagine accurata, finalizzata ad un consolidato interesse e quindi ad un particolare obiettivo di ricerca, all’incontro necessario degli strumenti con gli scopi di essa. Accade allora che la biblioteca dia la mano alla bibliografia: e che la storia di un’istituzione si prolunghi nell’attualità e vitalità della propria funzione. Che cioè, nella specie, la Biblioteca del Museo d’istruzione e di educazione di labrioliana memoria educhi in qualche modo la Biblioteca di filosofia; e che il “prima” riacquisti senso e valore in presenza del “dopo”. Di qui il valore e il senso della seguente proposta di testi e immagini, direttamente e indirettamente riferibili a Labriola, ma senza dubbio in sintonia con il portato complessivo della sua maieutica. Labriola a Villa Mirafiori «La commemorazione di una così alta figura di pensatore quale quella di Antonio Labriola concerne il docente che, in certo senso, è all’origine stessa degli studi filosofici della “Sapienza”, almeno così come essi si sono istituzionalizzati a partire dal momento in cui la “Sapienza” è divenuta università dell’Italia unitaria. Della impostazione labrioliana, che lega profondamente e sostanzialmente il pensiero filosofico con quello pedagogico, la Facoltà di Filosofia della “Sapienza” può dirsi rappresentare la prosecuzione e l’inveramento». Così Marco Maria Olivetti, Preside della Facoltà di Filosofia dell’Università degli Studi di Roma “La Sapienza”, nel Catalogo di questa Mostra su Antonio Labriola e la sua Università. Il gusto della filosofia, in occasione del Centenario della morte di Labriola, nel quadro delle celebrazioni per i Settecento anni della “Sapienza”. La sezione della Mostra, allestita nella Biblioteca di Filosofia, si propone pertanto: 1. di far partecipare all’evento la stessa Biblioteca di Filosofia, proprio in quanto tra l’altro conserva dotazioni librarie acquistate dal Labriola Direttore del Museo di Istruzione e di Educazione, dal 1877 in avanti; 2. di evidenziare nella Biblioteca uno spazio labrioliano specifico, con testi di Labriola e su Labriola posseduti dalla Biblioteca, ed alcuni già dal tempo della direzione Labriola del Museo di Istruzione e di Educazione; 3. di proporre al visitatore un percorso minimo ma significativo, con documenti del tempo di Labriola o successivi; e con un certo numero di opere di artisti dei nostri giorni che, avendo conosciuto Labriola, hanno voluto restituirne l’immagine. [1] A. Labriola, in “Il Popolo Romano”, 31 maggio 1887, ora in Id., Carteggio. II. 1881-1889, a cura di S. Miccolis, Napoli, Bibliopolis, 2002, p. 383. Cfr. J…, Il Museo Pedagogico Nazionale, in “Il Nuovo Educatore”, 4 giugno 1887; e, da un secolo all’altro, V. Nasti, La Biblioteca dell'Istituto di Filosofia, Roma, Nella Sede dell’Istituto, 1978. Da tenere quindi presente, per le utili informazioni bibliografiche e per le significative documentazioni che fornisce, B. Tribuzi, Antonio Labriola nella Biblioteca di Filosofia della “Sapienza” di Roma (1874-1995): una tesi di laurea della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli Studi di Roma “La Sapienza”, Corso di Laurea il Filosofia (Relatore N. Siciliani de Cumis, Correlatore G. Cives), Anno Accademico 1994-1995, soprattutto il primo capitolo e gli apparati. Cfr. infine G. Faccini – C. Lalli, La Biblioteca di Filosofia di Villa Mirafiori, nel Forum di “Nouvelles de la Republiqui des Lettres”, 2001 – II, pp. 151-55.