4. Esofagectomia cervicale e ricostruzione con lembo muscolo-cutaneo L’utilizzo dei lembi cutanei o miocutanei nella ricostruzione dell’esofago rappresenta un’opzione chirurgica limitata pressoché esclusivamente al tratto cervicale e abitualmente impiegata come opzione di seconda scelta rispetto alla ricostruzione con visceri, che consente una ripresa più rapida dell’alimentazione per os e una degenza più breve. Il tipo di ricostruzione è estremamente diverso, e pertanto difficilmente codificabile, a seconda che si debba ricostruire un intero segmento faringo esofageo (ricostruzione circonferenziale) o che si debba attuare una ricostruzione parziale nei pazienti in cui, nella fase demolitiva, sia stato possibile risparmiare parte del tessuto faringo-esofageo. L’endoscopista si trova raramente a osservare una ricostruzione con lembi; e a volte di fronte a procedure non standardizzate nella valutazione di un paziente sottoposto a tale intervento dovrà avvalersi di una consultazione con il chirurgo generale, plastico od otoiatra, che ha sottoposto il paziente all’intervento. Descrizione La tendenza attuale è di eseguire la fase ricostruttiva nella stessa seduta operatoria dopo la fase demolitiva. La scelta del lembo è in relazione all’entità del difetto da ricostruire. Lembi locali cutanei secondo la metodica di Wookey Prevede di ricavare un neo-esofago utilizzando la cute del collo. Lembo miocutaneo tubulizzato, prelevato a distanza La ricostruzione più classica è quella secondo la tecnica di Bakamjian che prevede l’impiego di un lembo, detto pettorale, in sede pretoracica a base parasternale, la cui vascolarizzazione è basata sulle prime 3-4 perforanti dell’arteria mammaria interna (Tabella 1). Altro lembo di diffuso impiego è il latissimus dorsi, lembo ampio che origina dalle ultime sei vertebre toraciche ed è vascolarizzato dall’arteria toraco-dorsale. Le dimensioni di ambedue i lembi consentono di ricavare un tubulo di dimensioni tali da poter sostituire l’ipofaringe e l’esofago cervicale. A volte il lembo viene utilizzato in ricostruzioni che prevedono la sua tubulizzazione parziale e la sutura con un residuo di parete posteriore formata dalla mucosa faringo-esofagea o, ancora, con una parte posteriore formata dalla fascia prevertebrale. Nel caso in cui dal lembo venga ricavato un tubulo sia l’anastomosi tra l’ipofaringe e il tubulo sia l’anastomosi tra il tubulo e l’esofago vengono confezionate manualmente (Figure 1-2-3-4). Indicazioni all’intervento - Neoplasie dell’ipofaringe o dell’esofago cervicale qualora sia impossibile l’utilizzo di un viscere - Fallimento di precedenti tentativi di ricostruzione con viscere Interventi Possono essere impiegati principalmente tre tipi di ricostruzione: - lembi locali cutanei, come descritto da Wookey; - lembi muscolo cutanei prelevati a distanza, prevalentemente il gran dorsale o il gran pettorale, e trasposti alla regione cervicale conservando il peduncolo vascolare; - lembo libero rivascolarizzato trasposto al collo mediante suture micro vascolari (meno frequentemente). Lembo libero rivascolarizzato Viene utilizzato abitualmente un lembo cutaneo antibrachiale, che viene rivascolarizzato mediante anastomosi microchirurgica sui vasi cervicali (arterie tiroidee, vena giugulare) e da cui si ricava un tubulo che viene anastomizzato manualmente al faringe e all’esofago cervicale residuo. 67 La refertazione endoscopica nel digerente operato Risultati L’endoscopia deve fornire al chirurgo le informazioni relative alla sede della fistola, che può essere localizzata all’anastomosi prossimale o distale, ma anche sul margine di sutura del lembo nel caso in cui da questo sia stato ricavato un tubulo, e le informazione relative alle dimensioni e alle caratteristiche dei margini, se sono già epitelizzati o no. L’esatta conoscenza di questi parametri può indirizzare il tipo di trattamento, conservativo (NPT, drenaggio e nursing accurato della fistola) o chirurgico. Si tratta di un intervento particolarmente lungo, tecnicamente complesso e gravato da elevati tassi di complicanze locali (ematomi, deiscenze della ferita, suppurazioni, ecc. 25-30%) e, soprattutto, in termini di comparsa di fistole salivari, che incidono fino al 30-40%. Va comunque ricordato che nella maggior parte dei casi costituisce una soluzione tecnica di necessità. PUNTI Complicanze CHIAVE Diagnosi - Disagevole: utilizzare cappuccio distanziatore - Intubazione transnasale per valutazione ipofaringe - Insufflare poco - Definire sede e caratteri della fistola Complicanze precoci - Necrosi del lembo - Fistola salivare, dell’anastomosi prossimale o distale, o del tubulo ricavato dal lembo Complicanze a medio e lungo termine Terapia - Conservativa: NPT, drenaggio, nursing accurato - Chirurgica: da valutare caso per caso - Stenosi anastomotica, dell’anastomosi prossimale o distale - Disturbi di transito attraverso il tubulo Complicanze precoci Necrosi ischemica La necrosi ischemica acuta può rappresentare la complicanza più temibile della ricostruzione con lembi liberi, anche se in realtà la sua incidenza è estremamente varia a seconda del tipo di ricostruzione effettuato: in letteratura viene segnalata nel 3%-6% circa dei casi. Qualora vi sia il sospetto clinico di un problema ischemico può essere utile sottoporre il paziente a cauta endoscopia, senza procedere con eccessiva insufflazione, poichè l’aria insufflata può aggravare l’entità del danno (Figura 5). La difficoltà nel valutare il trofismo del lembo è legata al fatto che l’endoscopista può trovarsi a osservare il trofismo di un neoesofago costituito da cute oppure da cute e da residui di mucosa ipofaringea o esofagea, e quindi a dover valutare un quadro endoscopico raro, di cui spesso non ha grande esperienza. Non potendo o non riuscendo a distendere bene il lume con l’insufflazione, inoltre, la visione risulta veramente difficile; in questo caso l’uso di un cappuccio distanziatore può essere d’aiuto. Per la valutazione dell’ipofaringe è preferibile l’intubazione transnasale. Complicanze a medio e lungo termine Stenosi cicatriziali Possono verificarsi a livello delle anastomosi prossimale e distale (più frequente) e sono per lo più causate dal processo cicatriziale di guarigione dell’anastomosi stessa (Figure 6-7). Il trattamento consiste in dilatazioni con dilatatori di Savary® (da noi preferiti poichè consentono un miglior dosaggio della forza con cui si dilata) o con i TTS®, effettuate gradualmente, progressive e ravvicinate, seguite da eventuali altre dilatazioni di mantenimento . Questo tipo di stenosi è in realtà molto resistente alle dilatazioni e la cute poco elastica può facilmente lacerarsi anche con dilatazioni minime (Figura 8); può essere talvolta indicato posizionare una protesi autoespansibile rimovibile, ma più frequentemente si deve ricorrere al reintervento chirurgico con una plastica di allargamento. PUNTI CHIAVE Terapia - Dilatazioni endoscopiche - Protesi autoespandibile ricoperta - Intervento chirurgico di plastica di allargamento Fistola salivare Come abbiamo riportato precedentemente, può manifestrasi fino al 30-40% dei casi. 68 Esofagectomia cervicale e ricostruzione con lembo muscolo-cutaneo PUNTI Disturbi di transito I disturbi del transito attraverso il tubulo, sia cutaneo sia miocutaneo, possono dipendere oltre che dal formarsi di una stenosi anastomotica (Figura 6) anche da una vascolarizzazione non ottimale, che comporta una lenta retrazione ischemica del lembo trasposto. É molto difficile differenziare sulla base della visione endoscopica un tubulo stretto per retrazione cicatriziale (Figure 9-10) da un tubulo stretto per un errore tecnico o altre cause nel confezionamento, più evidente quando è presente una recidiva di malattia a livello del tubulo o dell’esofago sottostante (Figure 11-12). In questo caso all’endoscopista viene richiesta la descrizione della stenosi e l’individuazione della presenza di eventuali alterazioni della superficie (cute). Una diagnosi differenziale tra la stenosi anastomotica di natura cicatriziale e una possibile ripresa di malattia, se non possibile endoscopicamente, può richiedere una Ecoendo (difficile a questo livello) o una TAC-PET (Figure 12-13). Il trattamento della stenosi cicatriziale sarà di tipo endoscopico, con dilatazioni molto graduali, per evitare lacerazioni, mediante sonda di Savary®; tuttavia molto spesso l’intervento può rappresentare la scelta più indicata. CHIAVE Diagnosi - Differenziare la stenosi cicatriziale da quella per recidiva di malattia Terapia - Dilatazioni endoscopiche - Protesi autoespandibile ricoperta - Intervento chirurgico di plastica di allargamento Follow-up Non è necessario un immediato controllo radiologico e/o endoscopico prima di iniziare ad alimentare il paziente, perché è sufficiente la clinica. Sono invece indicati un controllo radiologico con pasto baritato e una EGDS una volta stabilizzatosi l’intervento chirurgico, il che avviene in genere tra il primo e il secondo mese (Figure 14-15). I successivi controlli saranno programmati una volta all’anno o in base alla sintomatologia se dovessero comparire disfagia o dolore. Letture consigliate 1) Clark JR, Gilbert R, Irish J, et al. Morbidity after flap reconstruction of hypopharyngeal defects. Laryngoscope 2006;116:173-18 2) Spriano G, Pellini R, Roselli R. Pectoralis major myocutaneous flap for hypopharyngeal reconstruction. Plast Reconstr Surg 2002;110:1408-1413 3) Ancona E, Pianalto S, Bonato F, et al. L’uso del lembo miocutaneo latissimus dorsi peduncolizzato nella chirurgia ricostruttiva cervicale. Chirurgia 1992;5:291-295 69 La refertazione endoscopica nel digerente operato Scheda sinottica Lembo trasposto Valutazione endoscopica - Contenuto (ingesti, bile, schiuma) - Calibro - Colore mucosa - Alterazioni mucose - Polipi, neoformazioni - Tortuosità (anse accentuate, inginocchiamenti, compressioni o impronte ab estrinseco) Faringe: valutare l’eventuale presenza di residui di malattia, escludere la presenza di micosi, faringite. Anastomosi a monte: deve presentare calibro adeguato (almeno 13-14 mm) facilmente valutabile comparando il calibro dello strumento in uso. Si devono poi considerare la plasticità, l’eventuale presenza di fili o altro materiale di sutura affiorante (che vanno se possibile eliminati), l’integrità mucosa o zone sospette di recidiva. Lembo miocutaneo: superata l’anastomosi il lembo miocutaneo potrà presentare peli, o comunque gli annessi cutanei fisiologicamente presenti nella sede volare del prelievo; dovrà presentarsi pulito e regolare; è necessario inoltre valutarne la vascolarizzione. Anastomosi a valle: l’anastomosi tra l’ansa digiunale e l’esofago a valle deve presentare un calibro adeguato (almeno 13-14 mm). Come per l’anastomosi a monte, è necessario considerarne la plasticità, l’eventuale presenza di fili o altro materiale di sutura affiorante (che vanno se possibile eliminati), l’integrità mucosa, o zone sospette di recidiva. Esofago a valle: valutarne il calibro, l’aspetto mucoso, la vascolarizzazione ed escludere eventuale presenza di malattia, micosi e/o esofagite. Anastomosi a monte e a valle - Calibro - Plasticità - Fili o altro materiale di sutura affiorante - Erosioni-ulcere-fibrina, ecc. - Sospetto di recidiva (granulazioni, mammellonature, ecc.) Esofago a valle - Calibro - Transitabilità - Aspetto mucoso - Esclusione di metacroni Esempio di referto Ipofaringe: regolare, anastomosi superiore ampia e plastica. Lembo trasposto: vitale, visibili alcuni peli. Anastomosi inferiore: di calibro sufficiente. Esofago a valle: regolare, in particolare non si osservano segni di malattia. Cardias: regolare, non si osservano segni di reflusso e/o esofagite. In sintesi Ipofaringe/esofago cervicale - Recidiva neoplastica (eventuale colorazione) - Micosi Anastomosi - Calibro - Plasticità - Fili o altro materiale di sutura affiorante - Erosioni-ulcere-fibrina, ecc. - Sospetto di recidiva (granulazioni, mammellonature, ecc.) 70