Spondilodiscite sostenuta da S. aureus in paziente con paraparesi Ledonne R., Mauro M.V., Cavalcanti P., Filia M.A., Perugini D., Giraldi C. U.O.C. di Microbiologia e Virologia Clinica e Molecolare , Azienda Ospedaliera di Cosenza INTRODUZIONE I risultati degli esami biochimici eseguiti sul LCR sono riassunti in tabella 3: Le spondilodisciti (SD) hanno un’incidenza di 4-7 casi/100000 abitanti/anno e costituiscono il 2-4% di tutti i casi di osteomielite. Il conseguente deficit neurologico, che si osserva nel 30% dei casi, rappresenta la complicanza più importante e la mortalità, inferiore al 5%, è correlata alla sepsi incontrollata. La malattia interessa generalmente i soggetti con più di 50 anni e l’eziologia varia in funzione dell’età con una crescente incidenza, nei soggetti più anziani, di forme brucellari e tubercolari (spondilodisciti specifiche) soprattutto nel bacino del Mediterraneo dove il livello di endemia di queste malattie è ancora alto (1-4). Nella maggior parte dei casi, si tratta di spondilodisciti aspecifiche sostenute da Staphylococcus aureus in soggetti immunodepressi, con infezioni odontoiatriche e/o in terapia con farmaci immunosoppressori. I germi responsabili possono infettare la colonna vertebrale per contaminazione diretta in esiti di interventi chirurgici o, più raramente, per via linfatica o per contiguità con un ascesso paravertebrale; tuttavia la propagazione dell’infezione più frequente è la via ematogena e le sorgenti primarie dell’infezione, nella maggior parte dei casi, sono correlate a infezioni della pelle e delle mucose, protesi intravascolari, infezioni delle vie genitourinarie, delle vie respiratorie e/o del tratto gastrointestinale (5). Il diabete mellito rappresenta il fattore di rischio più comune; tuttavia sono stati individuati altri fattori predisponenti quali l’età avanzata, i precedenti interventi chirurgici sulla colonna vertebrale, l’uso di cateteri venosi, le patologie renali e l’abuso di droghe. La presenza di un danno artrosico diffuso, inoltre, sembra favorire l’attecchimento della infezione soprattutto nei soggetti più anziani, nei quali batteriemie transitorie possono determinare marcati fenomeni degenerativi locali. L’esordio è aspecifico ed il sintomo più comune è la rachialgia; l’iperpiressia non costante e il decorso paucisintomatico rendono difficile un inquadramento precoce (6). Si descrive il caso clinico di spondilodiscite sostenuta da S. aureus in un paziente con paraparesi. Nel Marzo 2011, un soggetto di sesso maschile, di anni 65, in trattamento con cortisone per asma bronchiale cronica, si ricovera presso il reparto di neurologia del nostro ospedale per sospetta patologia demielinizzante a seguito di dolore dorsale acuto e paraparesi. Il paziente riferisce un unico episodio febbrile il giorno precedente al ricovero. Dagli esami ematochimici, il paziente risulta normoglicemico con un valore elevato di leucociti ed un aumento dei livelli della Proteina C Reattiva (PCR) (Tabella 1). ESAME RISULTATO VALORI DI RIFERIMENTO Glicemia 78mg/dL 74-118 mg/dL Leucociti 14 x106/mL 4.0 - 11.0 x106/mL PCR 30,40 mg/dL 0.1 – 0,8 mg/dL Tab. 1 Si esegue una risonanza magnetica nucleare (RMN), che evidenzia una piccola raccolta ascessuale a livello dorsale. Si praticano i seguenti esami: • Liquido cefalorachidiano (LCR) • Emocoltura • Intradermoreazione sec.ondo Mantoux Il LCR è sottoposto alle seguenti indagini: • esame macroscopico; • conta leucocitaria in camera di Burker; • esame microscopico del sedimento mediante colorazione di Gram, Ziehl Neelsen e Auramina; • dosaggi del Glucosio nel LCR e nel siero mediante chemiluminescenza (Beckman Coulter); • dosaggi di IgG e albumina liquorali mediante nefelometria (Beckman Coulter); • esame colturale su terreni solidi e brodi di arricchimento per la ricerca di germi aerobi, anaerobi e miceti (tabella 2); • esame colturale su terreno solido e liquido per la Fig. 1 RNM di spondilodiscite ricerca di micobatteri (tabella 2). aspecifica TERRENO INCUBAZIONE RISULTATO 10 mg/dL 0,12 10.6 mg/dL 56 mg/dL VALORI DI RIFERIMENTO 40-70 mg/dL >0.6 0,5-6 mg/dL 14-25 mg/dL Tab. 3 Le indagini colturali mostrano i seguenti risultati a 24 h e 48 h: •crescita, su piastre di agar sangue, di colonie che, all’esame microscopico previa colorazione di Gram, risultano essere costituite da cocchi Gram positivi, catalasi positivi, identificati come Staphylococcus aureus mediante metodo automatico Vitek 2 ((BioMérieux).; •le piastre di agar cioccolato e agar Sabouraud non mostrano crescita alcuna: •le emocolture risultano positive per S. aureus dopo 24 h. I test di sensibilità antibiotica, eseguiti mediante sistema VITEK 2 (BioMérieux) mostrano i seguenti risultati secondo il Clinical and Laboratory Standards Institute (CLSI): ANTIBIOTICI MIC (g/mL) Interpretazione (R S I) ANTIBIOTICI MIC (g/mL) Interpretazione (R S I) Penicillina > 0,5 R Teicoplanina <0,5 S Moxifloxacina <0,25 S ac. fusidico <0,5 S Oxacillina <0,25 S Fosfomicina <8 S Gentamicina <0,5 S Mupirocina <2 S Eritromicina <0,25 S Linezolid 2 S Nitrofurantoina 64 I Tobramicina <1 S Clinadamicina <0,25 S Tigecyclina < 0,12 S Tetraciclina <1 S Trimethoprim/sul fam. < 10 S Rifampicina <0,5 S Levofloxacina < 0,5 S Vancomicina 1 S Le ricerche microscopico – colturali per Mycobacterium tuberculosis sono risultate negative così come l’ intradermoreazione secondo Mantoux. Sulla base dei riscontri microbiologici e della RMN si formula diagnosi di spondilodiscite in zona dorsale sostenuta da S. aureus. Previa consulenza infettivologica si somministra la seguente terapia antibiotica :rifampicina (600 mg ogni 8 ore iv) + levofloxacina (600 mg ogni 8 ore iv). Dopo 2 settimane il paziente viene dimesso con una terapia orale di rifampicina (500 mg ogni 12 ore per 8 settimane) + levofloxacina (500 mg ogni 12 ore per 8 settimane). Ad un primo controllo eseguito dopo 20 giorni il paziente non mostra segni di paraparesi, le emocolture risultano negative e si osserva una diminuzione degli indici di flogosi. Alla visita di controllo effettuata dopo 8 settimane, il paziente non mostra segni di recidiva. CONCLUSIONI Il caso clinico da noi descritto sottolinea che la spondilodiscite (SD) può essere alla base di sintomi aspecifici e pertanto misconosciuti per cui la diagnosi si ottiene talvolta tardivamente quando sono presenti complicanze neurologiche e si sono costituite marcate lesioni ossee. La diagnosi di SD, quindi, rimane spesso confinata in ambito neurochirurgico ed ortopedico. Un’attenta valutazione microbiologica, invece, è risultata essenziale per ottenere una diagnosi etiologica rapida; la conseguente terapia antibiotica mirata ha consentito l’eradicazione dell’infezione ed il mantenimento della integrità delle funzioni neurologiche e della stabilità della colonna vertebrale evitando, così, l’intervento chirurgico. Resta tuttavia da definire il focolaio dell’infezione, identificabile, probabilmente, in una pregressa ferita della mano non opportunamente trattata, che potrebbe essere stata la porta d’ingresso dello stafilococco. L’uso cronico di cortisone, inoltre, ha favorito lo stato di immunodepressione del paziente con il conseguente innesco di una infezione sistemica. LETTURA Temperatura Atmosfera Tempo Agar sangue 37°C 5% CO2 48h quotidiana Agar cioccolato 37°C 5% CO2 48h quotidiana Agar Sabouraud 37°C aria 48h quotidiana Brodo thioglicolato 37°C aria 48h quotidiana MGIT 37°C 6 settimane automatica Lowenstein Jensen 37°C 6 settimane settimanale aria INDAGINI LCR glicorrachia glicorrachia/glicemia IgG Albumina Tab. 2 All’esame macroscopico il LCR appare torbido e la conta leucocitaria evidenzia 1520 globuli bianchi/mm^3 (75% neutrofili). L’esame microscopico del sedimento liquorale, previa colorazione di Gram, mostra la presenza di diversi cocchi Gram positivi a grappolo intra ed extra cellulari. BIBLIOGRAFIA 1) Belzunegui J., Del Val N., Intxausti J.J. et al. Vertebral osteomyelitis in northern Spain. Report of 62 cases. Clin.Exp. Rheumatol. 17, 447-452, 1999. 2) Belzunegui J., Intxausti J.J., De Rios J.R., et al. Hematogenous vertebral osteomyelitis in the elderly. Clin.Rheumatol. 19, 344-347, 2000. 3) Cordero M., Sanchez I. Brucellar and tuberculous spondilytis. A comparative study of their clinical features. 4) Krogsgaard M.R., Wagn P., Bengtsson J. Epidemiology of acute vertebral osteomyelitis in Denmark 1978- 82, compared to cases reported to the National Patient Register 19911993. Acta Orthop. Scand. 69, 513-517, 1998. 5) Mylona E., Samarkos M., Kakalou E. et al. Pyogenic vertebral osteomyelitis: a systematic review of clinical characteristics. Semin. Arthritis Rheum 2009; 39:10-17 6) Wirtz D.C., Genius I., Wildberger J.E., Adam G., Zilkens K.W, Niethard F.U. Diagnostic an therapeutic management of lumbar and thoracic spondylodiscitis -an evaluation of 59 cases. Arch. Orthop. Trauma Surg. 120, 245-251, 2000