Le sette sorelle

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1 Il mito e l’epica – Il mito
Mito pellerossa
Le sette sorelle
Perché a volte nel cielo si vedono soltanto sei delle sette stelle
che compongono la costellazione delle Pleiadi? Perché, secondo
questo mito dei pellirosse, la settima stella ogni tanto scende sulla Terra insieme al suo amato sposo.
1. ratte: veloci, rapide.
Una sera d’estate un giovane se ne andò a pescare su un lago nei
pressi del suo villaggio. Stava per spingere la canoa di corteccia nelle acque, quando gli parve di udire in distanza le note di un canto.
Si guardò attorno, ma non vide nessuno. Il canto si avvicinava ed era
un suono strano, che poco aveva di umano e che adesso sembrava
provenire da sopra il capo del giovane pescatore.
Questi volse il capo all’insù, proteggendosi con la mano gli occhi dai
raggi obliqui del sole al tramonto, e vide un grande canestro scendere dal cielo. Il giovane si nascose sotto un albero e attese. Dal canestro che si posò sulla riva uscirono sette ragazze alte e snelle, vestite di bianco, che continuando a cantare si presero per mano e cominciarono a danzare sulla sabbia.
Il giovane pensava che non aveva mai visto nulla di più bello e aggraziato e di non aver mai udito un canto più dolce di quello. Era
talmente affascinato dallo spettacolo che a un certo punto non poté
più trattenersi e, uscito dal suo nascondiglio, unì il proprio al canto
delle ragazze.
Ma le sette fanciulle immediatamente tacquero, si precipitarono ratte1 come cerve verso il loro canestro e vi balzarono dentro; prima
che il giovane potesse afferrarlo per cercare di trattenerlo, il canestro
prese a salire in cielo e ben presto scomparve tra le nuvole.
Per tutto il giorno successivo il giovane non fece che pensare all’accaduto, e non poteva togliersi dalla mente le sette bellissime ragazze
e la dolcezza del loro canto. La sera, quando il sole cominciò a calare, tornò al lago, nella speranza di vederle ricomparire.
Non restò deluso: si era appena nascosto dietro una roccia, quando
il canto si fece riudire, dapprima debole e lontano, poi sempre più
vicino e finalmente il canestro discese sulla spiaggia.
Le ragazze ne uscirono cantando, ma questa volta presero a danzare isolate, una dopo l’altra, e ognuna sembrava più bella della precedente, e l’ultima parve al giovane la più splendida di tutte.
Egli non osava quasi respirare per timore di svelare la propria presenza e di rompere l’incantesimo. Poi, però, non sapendo resistere
alla tentazione, si avvicinò strisciando per vedere meglio le danzatrici; ma con il piede urtò un ciottolo e a quel rumore le danzatrici subito smisero canto e danza, salirono in fretta e furia nel canestro e
scomparvero in cielo. Il giovane tornò a casa tristissimo.
Rosetta Zordan, Il quadrato magico, Fabbri Editori © 2004 RCS Libri S.p.A. - Divisione Education
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1 Il mito e l’epica – Il mito
2. turbinare: girare, roteare in modo rapido,
vorticoso.
3. cautela: prudenza.
4. rabbonirsi: calmar-
si, quietarsi.
5. Pleiadi: gruppo di
stelle della costellazione del Toro.
Chissà se le sette fanciulle sarebbero tornate? E avrebbe rivisto la
più bella di loro, di cui si era ormai perdutamente innamorato? Alla fine decise che, se per caso fossero riapparse, gli conveniva gettarsi sulla più bella, la sua amata, impadronirsi di lei e tenerla tutta
per sé.
La sera, andò ad appostarsi come al solito sulla riva del lago, e come
al solito dopo lunga attesa, mentre il sole stava per tramontare, udì
il canto in distanza e il canestro prese a scendere lentamente dal cielo. Le ragazze ne uscirono come al solito e cominciarono a turbinare2 come ogni sera sulla spiaggia del lago, mentre le loro voci si perdevano sulla distesa immobile delle acque.
Il giovane intanto avanzava un centimetro alla volta, con la massima
cautela3, tenendosi nell’ombra di cespugli e rocce, finché non giunse vicinissimo alle danzatrici. Era più che mai deciso a catturare la
sua amata; attese che questa si trovasse alla massima distanza dal canestro e allora, con un balzo, le fu addosso e la afferrò per un braccio.
Strillando di paura, le altre sei ragazze fuggirono verso il canestro, vi
balzarono dentro e salirono in cielo.
Allora la ragazza guardò fisso il giovane e gli chiese con tono irato:
«Si può sapere che vuoi da me? Perché mi hai strappato alle mie sorelle?».
Il giovane le spiegò che non poteva vivere senza di lei perché se ne
era perdutamente innamorato vedendola danzare e udendola cantare, e la implorò di restare con lui e di diventare sua moglie.
La ragazza a quelle parole cominciò a rabbonirsi4 e a guardare il giovane con altri occhi; con tono accorato gli disse:
«Purtroppo, io non posso restare sulla Terra, anche se mi piacerebbe moltissimo vivere con te. Devi infatti sapere che le mie sorelle e
io siamo le figlie del dio del sole e della dea della luna. Noi siamo le
Pleiadi5, quel gruppetto di stelle che puoi vedere in cielo. Quella è
la mia casa e là devo tornare».
«E allora, lasciami venire con te», implorò il giovane.
«Non è così facile», ribatté la fanciulla. «Temo che mio padre non ti
accoglierebbe molto cordialmente. Ci ha proibito di venire a danzare quaggiù, ed è questa la ragione per la quale noi ci siamo venute
all’ora in cui il sole è basso sull’orizzonte e quindi non ci può vedere. E mio padre si arrabbierebbe moltissimo se venisse a sapere che
abbiamo disobbedito ai suoi ordini.»
«Lascia che gli parli io», insistette il giovane. «Forse riuscirò a persuaderlo a permetterci di restare assieme.»
La ragazza pensava che era tempo perso ma, commossa dalla sincerità del giovane e anche perché cominciava a sua volta ad amarlo,
finì per acconsentire: mandò un messaggio alle sorelle, chiedendo
loro di rinviare il canestro sul quale lei e il giovane sarebbero saliti
in cielo. La sera dopo il canestro si posò sulla riva. Le altre sei ra-
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6. remota: lontana.
gazze guardavano spaventate il giovane, ma la settima sorella spiegò
loro come stavano le cose, che l’uomo voleva essere suo marito e che
intendeva andare in cielo con loro. E così i due salirono anch’essi sul
canestro che li portò lassù in cielo.
Com’era prevedibile il dio del sole si arrabbiò moltissimo quando
seppe che le figlie gli avevano disobbedito: esse chinarono il capo e
piansero, ma il giovane seppe chiedere con tanta eloquenza il perdono del dio che questi finalmente disse:
«E va bene, vedo che ami davvero mia figlia, e quindi ti permetterò
di restare qui. Ma ti confinerò nella parte più remota6 del cielo, in
modo che mai più tu possa scendere sulla Terra».
«Ma non potremo invece scenderci qualche volta per brevi periodi
e poi tornare?» propose il giovane.
Il dio del sole ci pensò su qualche istante, quindi si decise a dire:
«D’accordo, tu e tua moglie ogni tanto potrete scendere sulla Terra.
Ma voi», continuò rivolto alle altre sei figlie, «non ci rimetterete più
piede. Un genero terrestre è già abbastanza!».
Le sette sorelle giovani vennero confinate nella zona più remota del
cielo; ma ogni tanto gli sposi tornavano sulla Terra ed è per questa
ragione che a volte si vedono soltanto sei Pleiadi.
(da Miti dal mondo, a cura di M. Cazzavillan, Einaudi, Torino)
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