LA CROCIATA CONTRO GLI ERETICI
LE CROCIATE
Il 27 novembre 1095 è una data tragica della storia mondiale. Dalla cittadina
francese di Clérmont il papa Urbano II bandisce la prima crociata.
“Secondo il pontefice uccidere in una guerra di tal fatta poteva far guadagnare il favore di
Dio e un posto accanto al suo trono (…) Oltre alla licenza di uccidere, il buon cristiano
poteva ottenere la remissione di tutto il tempo che avrebbe dovuto scontare in purgatorio
e delle penitenze che avrebbe dovuto fare in terra. Gli veniva promesso infatti che, se
fosse morto durante la santa crociata, sarebbe stato automaticamente assolto da tutti i
peccati e, se fosse sopravissuto, sarebbe stato protetto dalla punizione temporale per
qualunque peccato avesse potuto commettere. Come il monaco o il sacerdote, il crociato
veniva svincolato dalla giustizia secolare e considerato soggetto solo a quella spirituale.
Se fosse stato riconosciuto colpevole di un qualunque crimine, gli sarebbe stata
semplicemente confiscata la croce rossa di crociato e sarebbe stato punito <<con la
stessa clemenza riservata agli ecclesiastici”. Negli anni successivi, gli stessi benefici
sarebbero stati offerti su più larga scala. Per usufruirne, il cristiano non doveva neppure
impegnarsi di persona nella crociata, era sufficiente che si limitasse a fare una semplice
donazione in denaro per sostenerla.” (Michel Baigent, Richard Leigh, L’inquisizione,
persecuzioni, ideologia e potere, Marco Tropea editore, Milano, 2000, pag. 18-19)
La prima crociata portò alla formazione di una colonia franca a Gerusalemme.
Questa specie di guerra coloniale, giustificata con pretesti religiosi, impegnò
per due secoli il mondo “cristiano”, dal 1095 al 1270. Le date delle crociate
sono stabilite nei pochi anni in ebbe luogo ciascuna spedizione vera e
propria, ma bisogna considerare che la guerra si protrasse, pressoché
ininterrotta, per tutto il tempo.
Crociate
Descrizione
1° 1096-1099
Fondazione del regno franco di Gerusalemme.
2° 1147-1149
Condotta da Luigi VII di Francia e Corrado III di Germania. Finisce
in un fiasco con il fallimento dell’assedio di Damasco.
3° 1189-1192
Conducono Filippo Augusto, Barbarossa e Riccardo Cuor di
Leone, la lotta si svolge contro il Saladino con vicende alterne.
4° 1202 -1 204
Bonifacio II di Monferrato e Baldovino IX di Francia la conducono,
l’obiettivo in realtà è il saccheggio di Costantinopoli (!).
5°
1255
1208-1224- Crociata albigese, indetta da Innocenzo III, poi guidata da Luigi
VIII, da nobili del Nord e da Simone de Monfort contro le città
indipendenti della Francia del sud: fine della cultura in lingua d’Oc,
massacri di civili, caccia agli “eretici”, roghi e inquisizione.
6° 1217-1221
Condotta da Giovanni di Briemme re di Gerusalemme e da Abdrea
II re di Ungheria, fallisce al monte Tabor.
7° 1228-1229
Federico II ottiene Gerusalemme pacificamente, sposando la figlia
del re (Isabella di Brienne) e un trattato con il sultano d’Egitto che
restituisce la città per 10 anni.
8° 1248-1254
Condotta da Luigi IX si risolve in un fallimento.
9° 1270
Luigi XII muore e nel 1290 i franchi saranno definitivamente espulsi
dall’oriente.
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LA CROCIATA CONTRO I CATARI E LA CULTURA PROVENZALE
La crociata bandita da Innocenzo III nel 1208 ottenne il risultato di liquidare
la cultura laica che si stava diffondendo nel sud della Francia, grazie alla
lingua d’Oc, ai trovieri, ai signori indipendenti di castelli e città, che
vivevano in quel periodo un momento d’oro che aveva prodotto, tra l’altro,
un bellissimo esempio di letteratura non religiosa, incentrata sull’ ”amore
cortese”. Questa cultura idealizzava la corte feudale, la cavalleria, i valori
della società del sud della Francia dell’epoca e, con,temporaneamente, si
intrecciava con la diffusione di fenomeni, definiti “eretici” dalla Chiesa
Cattolica. In realtà queste pretese “eresie” erano manifestazioni di
insofferenza nei confronti della corruzione del clero romano, dalla sua
deriva morale e sociale e di affermazione di valori legati alle condizioni
sociali, economiche e di vita delle province provenzali francesi, oltre a
rappresentare una generale aspirazione all’emancipazione e alla lotta contro
l’ingiustizia. Questo fenomeno preoccupava moltissimo la Chiesa, ma fu
possibile lanciare una crociata contro il sud della Francia, solo quando il
Vaticano fu certo di ottenere l’appoggio del regno di Francia nel Nord. I n
effetti mentre al Nord il regno di Francia maturava posizioni accentratrici e
di unificazione economica, politica, culturale e statale, il sud del paese
continuava sulla strada della propria autonomia, della frammentazione in
contee e ducati, piccoli domini che mantenevano la propria indipendenza.
Chiesa Cattolica e regno di Francia si allearono in questa crociata con lo scopo
di schiacciare ogni manifestazione di indipendenza raggiunta dalla cultura
provenzale, sia sotto il piano politico che culturale e religioso.
In effetti: “La Linguadoca era una regione tollerante. I conti di Tolosa e altri governanti
delle regioni meridionali concedevano alla gente libertà di religione. I Valdesi avevano
tradotto la Bibbia nella lingua d'oc e la stavano predicando con zelo, a due a due, in tutta
la regione. Anche i catari (noti pure come albigesi) diffondevano la loro dottrina e
facevano molti convertiti tra i nobili. Molti sirventesi dei trovatori rispecchiavano la
delusione, la mancanza di rispetto e il disgusto che la gente provava nei confronti del
clero cattolico. Un sirventese di Gui de Cavaillon condanna gli ecclesiastici per aver
"abbandonato la loro vocazione originale" in favore di interessi più mondani. I testi dei
trovatori mettevano in ridicolo l'inferno di fuoco, la croce, la confessione e l'acqua "santa".
Si facevano beffe delle indulgenze e delle reliquie e satireggiavano i preti immorali e i
vescovi corrotti definendoli "traditori, bugiardi e ipocriti. La Chiesa Cattolica, tuttavia si
riteneva superiore a qualsiasi impero e regno. La guerra divenne il suo strumento di
potere. Papa Innocenzo III promise la ricchezza di tutta la Linguadoca all'esercito che
fosse riuscito a sottometterne i principi e ad eliminare ogni dissenso nelle regioni
meridionali della Francia. Quello che seguì fu un periodo di torture e di stragi tra i più
sanguinosi che la storia francese ricordi. Fu chiamato la crociata contro gli albigesi (120929). I trovatori la definirono la "falsa crociata". Le loro canzoni espressero indignazione
per la crudeltà della Chiesa nei confronti dei dissidenti per il fatto che il papa offriva a chi
uccideva i dissidenti francesi le stesse indulgenze offerte a chi uccideva i musulmani,
considerati infedeli. Con la crociata contro gli albigesi e L'Inquisizione che seguì la Chiesa
si arricchì grandemente. Intere famiglie furono diseredate, e le loro terre e le loro case
vennero confiscate. Accusati di essere eretici catari, quasi tutti i trovatori si rifugiarono in
paesi meno ostili. Questa crociata segnò la fine della civiltà occitana, del suo modo di
vivere e della sua poesia. I decreti dell'Inquisizione proibirono di cantare o anche solo di
canticchiare a bocca chiusa le canzoni dei trovatori. Ma la loro eredità non andò perduta.
In effetti, le loro canzoni anticlericali prepararono il terreno per quella che sarebbe stata la
Riforma. Sì, i trovatori possono essere ricordati non solo per le loro canzoni d'amore.".
(Christian
E.
Maccarone
presidente
del
CSSSS
http://members.tripod.it/CSSSSTRINAKRIA/trov.html)
Dunque il pretesto era di combattere contro l’eresia dei Catari, lo scopo reale
sottomettere la Provenza agli ordini del re di Francia e del papa.
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Le idee dei Catari erano semplici e chiare. Essi propugnavano un contatto
diretto con “il divino”, non più mediato dai preti, dal clero. Qualunque
individuo che avesse seguito i dettami storici della religione, volgendo il
proprio interesse non verso la materia, ma verso la spiritualità, avrebbe
trovato una propria dimensione di accordo e contatto con il divino, senza più
alcun bisogno della struttura clericale. Era un movimento chiaramente
contrapposto alla corruzione cattolica che predicava l’amor dei e il disprezzo
dell’amor mundi, ma vendeva la remissione dei peccati e le cariche
ecclesiastiche. Inoltre la struttura cattolica era una vera e propria istituzione
dell’oppressione feudale, che schiacciava i contadini nel gioco della servitù
della gleba, delle tasse, delle mille gabelle e servizi con i quali legava il
popolo a sé. I Catari, come altri movimenti “eretici” rappresentavano una
forma di rivolta popolare contro l’oppressione della società feudale che,
invece di esprimersi sul terreno politico, si muoveva sul piano religioso. La
religione era importante per le popolazioni dell’epoca ed era un vero e
proprio terreno di discussione, di incontro, di riflessione e anche di sfogo.
Essendo anche un luogo di potere era naturale che lo scontro politico e
sociale avvenisse sul terreno religioso. La rivolta era talmente diffusa e
l’oppressione così insopportabile che:
“nel XII secolo nel Sud della Francia il catarismo minacciava davvero di soppiantare il
cristianesimo (…) Ai cavalieri, ai nobili, ai commercianti e ai contadini del Sud della Francia,
sembrava offrire una consona alternativa alla detestata Chiesa di Roma: duttilità,
generosità, onestà, tolleranza erano qualità non facilmente reperibili nella gerarchia
ecclesiastica istituzionale. Inoltre, in campo pratico, offriva una via di scampo
all’onnipotente clero romano, all’arroganza clericale e agli abusi di una Chiesa corrotta, i
cui latrocini diventavano sempre più intollerabili. Non è un mistero che la Chiesa del tempo
fosse vergognosamente corrotta. (…) I vescovi furono descritti dai contemporanei come
<<pescatori di denaro e non di anime, esperti in mille inganni per svuotare le tasche ai
poveri” – cit. in: Lea H.C A History of the Inquisition of the Middle Ages, London, 1888,
vol. 1 pag. 53 – (…) In alcune chiese, addirittura, non si officiava la messa da più di
trent’anni, perché i sacerdoti trascuravano i parrocchiani e si dedicavano ai commerci o
all’amministrazione dei loro possedimenti. L’arcivescovo di Tour, notoriamente
omosessuale e che era stato il favorito del suo predecessore, pretese che l’episcopato di
Orléans fosse assegnato al proprio amante. L’arcivescovo di Narbona non si curò
neppure di visitare la città e la ,sua diocesi. Numerosi ecclesiastici si dedicavano ai
banchetti, mantenevano cortigiane, insomma, uno stile di vita consono più alla grande
nobiltà che al clero, mentre le anime affidate alle loro cure erano abbandonate alle
vessazioni e ridotte in uno stato di degrado e di miseria sempre più profondo. Non
sorprende, quindi, che una parte rilevante della popolazione, a prescindere da ogni
questione spirituale, volgesse le spalle a Roma e abbracciasse il catarismo.” (Michel
Baigent, Richard Leigh, L’inquisizione, persecuzioni, ideologia e potere, Marco Tropea
editore, Milano, 2000, pag. 25-27).
Il legato papale, Pierre de Castelnau doveva seguire l’applicazione del nuovo
indirizzo del papa, che nel novembre del 1207 aveva esortato il re di Francia e
gli alti nobili a estirpare l’eresia in Francia. Il legato papale si scontrò con il
conte di Tolosa che aveva promesso di sterminare gli eretici, ma non fece
nulla. La mattina del 14 gennaio 1208 il legato fu ucciso. Il papa accusò il
conte di Tolosa e lo scomunicò. Iniziava l’escalation che avrebbe condotto alla
crociata. Alla fine di giugno 1209 fu finalmente costituita una crociata di
circa ventimila uomini formata soprattutto da nobili del Nord, cavalieri,
avventurieri, guidata da un nobile di basso rango che diventerà tristemente
famoso: Simone de Monfort. Il 22 luglio la città di Béziers fu messa a ferro e
fuoco. Di fronte al problema di distinguere gli eretici dai cattolici, il legato
pontificio sembra avesse affermato: “Uccideteli tutti, Dio distinguerà i suoi”
(J. Sumption, The Albigesian Crusade, London, 1978, pag. 93, cit. in: ibidem,
pag. 29). Al di là della loro verità storica, queste cronache testimoniano la
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grande diffusione del catarismo e delle varianti eretiche e restano
documentate la violenza della crociata e le atrocità commesse dai cattolici. A
Béziers vennero massacrate circa ventimila persone, donne, bambini, vecchi,
giovani, non importa il rango o l’età. 7000 di essi furono bruciati vivi
all’interno di una chiesa. Assedio dopo assedio, le città si arresero. Un
tentativo del re di Aragona, nel 1213, di fermare questa orrenda carneficina
fallì a causa della sua sconfitta con le forze della crociata nella battaglia di
Muret. Nel 1217 i crociati assediarono per nove mesi la città di Tolosa, assedio
durante il quale lo stesso Simone de Monfort conobbe la sua morte e la
crociata fallì nell’impresa. Nel 1224 venne indetta un’altra crociata guidata
da Luigi VIII, orrori e guerre si susseguirono finché, nel 1229 tutta la
Linguadoca fu annessa alla corona francese. Ci furono ancora rivolte catare
nel 1240 e nel 1242 e infine Montségur, la più importante roccaforte dei
catari cadde il 16 marzo del 1244. Duecento catari furono inviati al rogo e poi
Quéribus, l’ultima fortezza catara, cadde nel 1255.
“Alla fine i domini del sud passarono direttamente o indirettamente, sotto il controllo della
monarchia francese. L’Inquisizione, creata dai Domenicani, il nuovo Ordine mendicante
nato apposta per dichiarare guerra all’eresia, stringe la vita religiosa in una morsa di ferro.
La delicata vita sociale delle corti meridionali è squassata fin dalle fondamenta e ne
risente in tutte le sue manifestazioni. La vittima più illustre della crociata e dei nuovi
dominatori, forse al di là delle loro vere intenzioni, è la forma di espressione artistica per la
quale questi territori diventeranno famosi: la poesia provenzale” (Franco Suitner – doc.
Letteratura Italiana, Univ. Venezia – “Poesia d’Oc”, Medioevo, n. 4, ottobre 2000, pag.
94-115)
La Chiesa non avrà più bisogno delle crociate contro gli eretici perché, nel
corso stesso di questa crociata, aveva forgiato una nuova arma che
affiancherà il suo potere per molti secoli: l’Inquisizione, fondata dall’ordine
dei frati Dominicani. Un potere speciale e terribile che spargerà odio e
violenza in tutta Europa e anche nel Nuovo Mondo al servizio, beninteso, della
lotta per la fede cristiana, contro le eresie.
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