intervento per arteriopatia aorto – iliaco - femorale

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INTERVENTO PER ARTERIOPATIA AORTO – ILIACO FEMORALE
Ident. Doc. RECL 06.05
Rev. 00
Data 01.06.16
Sig ____________________________________________________________________________
COS’E’ IL CONSENSO INFORMATO?
Il presente modulo viene consegnato al Paziente in previsione dell’intervento chirurgico, a
completamento di quanto già espresso verbalmente, per informarLo dei rischi e dei benefici
connessi all’operazione prevista, ed ottenere il Suo consenso informato. Tale atto, indispensabile e
previsto dalla legge, viene richiesto a tutela del malato, e non al fine di sollevare il medico dalle
responsabilità professionali. Si prega di leggere per esteso il documento prima di firmarlo,
rivolgendosi al medico dell’Unità Operativa per ogni eventuale chiarimento.
SONO STATO INFORMATO DAL Dr ______________________________________________
DI ESSERE PORTATORE DI UNA MALATTIA OBLITERANTE CHE COINVOLGE
L’AORTA ADDOMINALE E LE ARTERIE ILIACHE E FEMORALI
COS’E’ UNA MALATTIA OBLITERANTE DELLE ARTERIE?
La malattia aterosclerotica si manifesta con l’apposizione nell’ambito della parete delle arterie di
sostanze (tra cui calcio, aggregati piastrinici, colesterolo etc.), denominate “placche”, la cui
progressiva crescita determina dei restringimenti (stenosi) nei vasi. Quando le stenosi sono
localizzate a livello aortico, iliaco o femorale, provocano una diminuzione progressiva del flusso di
sangue agli arti inferiori, sino alla chiusura delle arterie interessate.
QUAL E’ L’EVOLUZIONE DELLA MALATTIA IN ASSENZA DI TRATTAMENTO?
Questa malattia provoca inizialmente disturbi a camminare (stadio 2^ sec. Fontaine), poi dolori a
riposo (stadio 3^ sec. Fontaine) ed alla fine può portare a gangrene più o meno estese ai piedi o alle
gambe (stadio 4^ sec. Fontaine).
QUALI SONO I POSSIBILI TRATTAMENTI E I LORO POSSIBILI INCONVIENIENTI?
Le procedure di angioplastica e stenting consentono, consensualmente a studio angiografico, di
provvedere alla dilatazione delle arterie ristrette mediante appositi cateteri a palloncino,
eventualmente posizionando delle piccole protesi di maglia metallica (stent) che hanno il compito di
mantenere aperti i vasi.
Queste procedure, che in rari casi possono essere seguite da gravi complicanze come emorragie in
seguito alla rottura dell’arteria, o trombosi (chiusura) acuta del vaso, con conseguente ischemia di
uno od entrambi gli arti inferiori, o embolie in periferia, possono essere praticate quando la malattia
presente a livello aortico ed iliaco-femorale non sia troppo estesa.
L’intervento chirurgico di tromboendoarteriectomia (TEA) aorto-iliaco-femorale, che viene
eseguito in anestesia generale, consiste in un’incisione nella linea di mezzo dell’addome che parte
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arteriopatia aorto-iliaco-femorale
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al di sotto dell’osso dello sterno, circonda l’ombelico e si estende sino al pube (o, in alternativa, in
un’incisione nel quadrante infero-laterale dell’addome), nello spostamento dei visceri addominali e
nell’isolamento dell’aorta e delle arterie iliache. Talvolta si rendono necessarie incisioni
supplementari all’inguine per l’isolamento dei vasi femorali. Le arterie vengono poi
momentaneamente chiuse al flusso del sangue mediante speciali pinze, e sono incise
longitudinalmente. Le arterie vengono poi ripulite dalla placche che ne interessano la parete e sono
infine suturate direttamente o tramite l’interposizione di una pezza d’allargamento (patch),
generalmente in materiale biologico. L’intervento permette quindi di riportare un normale flusso di
sangue agli arti inferiori senza utilizzare materiale protesico sintetico.
Questo intervento vascolare è importante e non privo di rischi. Attualmente la sopravvivenza è del
98%. Durante l’intervento, a causa del necessario spostamento dei visceri, si possono verificare
(nello 0,5% dei casi) lacerazioni della milza, che ne rendono necessaria l’asportazione. L’assenza
della milza è ben sopportata anche se può lievemente aumentare la sensibilità alle infezioni. Altre
complicazioni che possono associarsi all’intervento sono emorragie, attacchi cardiaci, danni ai reni,
all’intestino o embolie. La circolazione nelle gambe può risultare alterata ed esiste il rischio di
amputazione di uno od entrambi gli arti inferiori. Esiste la possibilità di avere una paralisi alla metà
inferiore del corpo per alterazione della circolazione del sangue nel midollo spinale, ma questo
evento è particolarmente raro, attorno allo 0,1%. In alcuni casi, circa il 10%, può verificarsi in
seguito all’intervento un disturbo all’eiaculazione, con mancata emissione dello sperma; tale
disfunzione non condiziona tuttavia sintomi particolari e non richiede trattamento. Come ulteriore
complicazione esiste la possibilità di infezione della zona chirurgica, della protesi o di regioni
circostanti o distanti, compresi polmoni, reni od altri organi, con conseguenza anche fatali.
Fortunatamente queste complicanze sono rare.
Abitualmente non sono richieste trasfusioni di sangue da donatore, poiché viene utilizzato il sangue
del paziente recuperato dal campo operatorio. In alcuni casi la quantità delle perdite di sangue è
tale da richiedere trasfusioni di sangue compatibile proveniente dall’emoteca (banca del sangue) e
possono subentrare reazioni a trasfusione o infezioni virali da cytomegalovirus, virus dell’epatite,
HIV.
Normalmente il decorso post-operatorio prevede, salvo complicazioni, otto giorni di degenza,
durante i quali, se indicata, verrà eseguita fisioterapia respiratoria o motoria.
L’intervento chirurgico di bypass aorto-bifemorale (AFF), che viene effettuato in anestesia
generale, prevede una incisione longitudinale nella linea di mezzo dell’addome, che parte al di sotto
dell’osso dello sterno, circonda l’ombelico e si estende sino al pube. Altre due piccole incisioni
verticali vengono praticate agli inguini, per accedere alle arterie femorali. I visceri che si trovano
davanti all’aorta vengono spostati in alto e lateralmente. L’aorta viene chiusa con speciali pinze al
di sotto delle arterie renali, e una apposita protesi sintetica biforcata viene suturata (cucita) all’aorta,
opportunamente incisa sulla sua parete anteriore, ed alle arterie femorali.
Durante l’operazione, a causa del necessario spostamento dei visceri, si possono verificare (nello
0.5% dei casi) lacerazioni della milza che ne rendono necessario l’asportazione. L’assenza della
milza è ben sopportata anche se può lievemente aumentare la sensibilità alle infezioni. Altre
complicazioni che possono associarsi all’intervento sono emorragie, attacchi cardiaci, danni ai reni,
all’intestino o embolie. La circolazione nelle gambe può risultare alterata ed esiste il rischio di
amputazione di uno od entrambi gli arti inferiori. Esiste la possibilità di avere una paralisi alla metà
inferiore del corpo per alterazione della circolazione del sangue nel midollo spinale, ma questo
evento è particolarmente raro, attorno allo 0,1%. In alcuni casi, circa il 10%, può verificarsi in
seguito all’intervento un disturbo dell’eiaculazione, con mancata emissione dello sperma; tale
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disfunzione non condiziona tuttavia sintomi particolari e non richiede trattamento. Come ulteriore
complicazione esiste la possibilità di infezione della zona chirurgica, della protesi o di regioni
circostanti o distanti, compresi polmoni, reni od altri organi, con conseguenze anche fatali.
Abitualmente non sono richieste trasfusioni di sangue da donatore, poiché viene utilizzato il sangue
del paziente recuperato dal campo operatorio. In alcuni casi la quantità delle perdite di sangue è
tale da richiedere trasfusioni di sangue compatibile proveniente dall’emoteca (banca del sangue) e
possono subentrare reazioni a trasfusione o infezioni virali da cytomegalovirus, virus dell’epatite,
HIV.
Normalmente il decorso post-operatorio prevede, salvo complicazioni, otto giorni di degenza,
durante i quali, se indicata, verrà eseguita fisioterapia respiratoria o motoria.
QUALE TRATTAMENTO MI E’ STATO CONSIGLIATO?
ANGIOPLASTICA/STENTING AORTO-ILIACO-FEMORALE
TEA AORTO-ILIACO-FEMORALE
BYPASS AORTO-BIFEMORALE
L’indicazione alla scelta terapeutica viene posta di volta in volta in relazione alle condizioni
generali del Paziente, ai rischi cardiologici ed anestesiologici, ed alle particolarità anatomiche della
lesione da trattare. Anche nel mio caso sono state valutate tutte le possibilità di trattamento e mi
sono state spiegate le ragioni della scelta.
Rischi particolari legati al caso specifico del paziente: ________________________________________
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Affermo di avere chiaramente capito quale è la mia malattia ed il tipo di trattamento cui verrò
sottoposto/a ed a quali complicazioni posso andare incontro, e ho dato il mio assenso alla
programmazione dell’intervento chirurgico.
Firma del paziente1
________________________________
Firma del medico
______________________________
Firma di eventuale interprete
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Sottoscritto in data
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O della persona autorizzata ad acconsentire per il paziente se questi è minore o incapace di intendere e volere.
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