Storiadellasculturabuddhistagiapponese TestoincatalogodiTakeoOku CuratoredellamostraespecialistadelleproprietàculturalidelBunkachō 1ELEMENTIFONDAMENTALI La religione fondata da Gautama Siddhārtha intorno a V secolo avanti Cristo nell’India settentrionale giunse in Giappone nel VI secolo attraverso Cina e Corea; da allora in ogni epoca ininterrottamente in Giapponesonostaterealizzatestatuebuddhistedicuiunagrandequantitàsièconservatasinoainostri giorni. Il governo giapponese ha classificate 2626 statue come tesoro nazionale o importante proprietà culturale: 123 del periodo Asuka (fine VI secolo – 710), 126 del periodo Nara (710 ‐ 794), 1454 del periodo Heian (794 – 1185), 731 del periodo Kamakura (1185 – 1333), 192 del periodo Nanbokuchō (1333–1392)eperiodisuccessivi. Soggetti La maggior parte della scultura buddhista giapponese è rappresentata da statue destinate al culto: le figureprincipalisonoNyorai,Bosatsu,MyōōeTen. Nyorai(Tathāgata) Coluicheharaggiuntol’illuminazioneesièliberatodalciclodellereincarnazioniattraversoiseimondi(il mondo dei Deva, il mondo umano, il mondo degli Asura, il mondo dei Preta, il mondo degli animali, il mondoNaraka)attraversoiqualidevonopassaretuttigliesserichepossiedonoun’anima.Acominciare dal Buddha storico Śākyamuni (giap. Shaka Nyorai) in passato sono vissuti 6 Nyorai a cui si aggiunge Miroku(Maitreya),unbodhisattvachesimanifesteràcomeNyoraiinunremotofuturo.OltreagliNyorai cheappartengonoaquestomondo,neesistonoaltriinmondidifferenti,ognunodeiqualirisiedeinuna TerraPura(giap.Jōdo).GliNyoraisonorappresentaticonabbigliamentodamonacoesonocaratterizzati dainumerosiattributidellorocaratteretrascendentesecondoleindicazionidellescritturebuddhiste. Bosatsu(Bodhisattva) Figura ideale per i fedeli del buddhismo Mahāyāna, il bodhisattva è colui che cerca l’illuminazione o ha rinunciatoadiventarenyoraiperdedicarsiallasalvezzadegliuomini.Alcunecaratteristichefisichesonole stessedegliNyoraimaibodhisattvasiriconosconopericapelliraccoltisopralatestaeilcorpoadornodi gioielli.Nelbuddhismoesotericosonopresentifiguredibodhisattvaconmoltetesteemoltebracciache derivanoilloroaspettodaquellodelledivinitàautoctoneindiane. Myōō(Vidyā‐rāja) Figure del buddhismo esoterico, i Myōō sono la divinizzazione della “vera parola” (mantra). I Myōō combattono coloro che ostacolano l’insegnamento buddhista e sono quindi generalmente rappresentati conposeedespressioniaggressive. 1 Ten(Deva) Divinità autoctone dell’India assimilate al buddhismo, i Ten sono rappresentati in molte maniere, quali divinitàconmoltetesteemoltebracciaoguerrierivestitidicorazza. Collocazione Granpartedellestatuebuddhistesitrovasopraappositepedaneneitempli,iluoghidellapreghiera,della dottrina e della disciplina, collocate sopra apposite pedane. Una combinazione tipica è la triade con un Nyoraialcentroeduebodhisattvaailati.Dall’epocaHeiansidiffusel’usodinascondereallosguardodei profani particolari statue ritenute miracolose, celandole dietro a sipari o collocandole in piccole edicole all’internodegliedificisacri. Dimensioni Nei testi sacri ci sono precisi riferimenti alle dimensioni fisiche dei vari buddha, indicazioni sulle dimensioni con cui rappresentarli in pittura e in scultura e persino sulle dimensioni con cui i fedeli in meditazione devono visualizzarne l’immagine. Nella definizione delle dimensioni delle statue si fa riferimentoaquestiprecettioltreatenereinconsiderazionefattoricomelagrandezzadellospaziodove saranno collocate, le caratteristiche dei culti a cui saranno destinate, le risorse economiche della committenza.Secondoleunitàdimisuradelsistemadimisurazionepremodernocineseegiapponese,la dimensione più classica è di 1 jō e 6 shaku (circa 5 metri) per le statue stanti e metà per quelle sedute, equivalente al doppio di 8 shaku, l’altezza che si riteneva avessero gli uomini all’epoca di Śākyamuni: queste statue sono definite jōroku (abbreviazione di ichi (1) jō roku (6) shaku). L’altezza di una statua potevaanchecorrispondereallastaturadelcommittenteodellapersonapostainrelazioneaessa:infatti si poteva far realizzare una statua per propiziare il raggiungimento del nirvana da parte di determinate persone,perfareinmodochelastatuastessasifacessecaricodellesofferenzedialtri,perossequiareuna personalitàdirango. Materialietecniche Granpartedellesculturebuddhistegiapponesisonodilegno:sonorealizzateconquestomateriale2329 delle2626statueclassificatecometesoronazionaleoimportanteproprietàculturale.Finoall’VIIIsecolosi ricorseancheadaltrimaterialietecnichecomeilbronzo,ilkanshitsu(lett.“laccasecca”:suunamatricedi argillasiapplicavanovaristratiditessuto,sieliminavalamatrice,siapplicavailkokusourushi,impastodi lacca urushi e polvere di legno o di lino, che veniva modellato per ottenere i dettagli) e l’argilla ma dall’iniziodelIXsecoloillegnodivennepraticamentel’unicomateriale.Inizialmentesiscolpivanolestatue ottenendolepartiprincipalidaununicoblocco(tecnicaichiboku);solonell’XIsecolonacquelatecnicaa piùblocchi(tecnicayosegi).Lesuperficipotevanoessererifiniteinvarimodi:integralmentedorate,dorate nellepartiesposteedipinteneipanneggi(questeduetipologieriguardanoquasiesclusivamenteibuddha eibodhisattva),integralmentedipinte,convenatureavista. 2 Gliscultori ColorocherealizzavanostatuebuddhisteeranochiamatibusshiedalXsecolofuronoquasiesclusivamente monaci,anchesemoltidilorononsvolgevanofunzionisacerdotali.Idocumentidell’epocaelegenealogie artistiche ci consentono di tracciare un quadro abbastanza dettagliato delle principali scuole di scultura buddhista. Realizzareunastatuabuddhistaeraconsideratainquantotaleun’attivitàdicultoealsuocompletamento la statua era consacrata dai monaci con la cerimonia dell’apertura degli occhi (kaigen). Inizialmente la lavorazionediunastatuaerasoggettaanumeroseregolecomeilmodoperottenereillegno,laparticolare disciplinacuidovevanosottoporsigliscultori,larecitazionedimantradapartediunmonacoduranteil lavoro, tuttavia nel tardo periodo Heian, quando la produzione di statue buddhiste conobbe un’enorme sviluppo, queste norme si ridussero ad atti simbolici eseguiti prima di iniziare la lavorazione. Le prescrizioni continuarono a essere rigorosamente rispettate solo per realizzare statue dal particolare valore religioso: queste venivano chiamate nyohōbutsu, ovvero statue realizzate secondo l’insegnamento buddhista. 2PANORAMASTORICO UnadelleragionipercuiinGiapponesisonoconservatetantesculturebuddhisteanticheèstatal’assenza di persecuzioni nei confronti del buddhismo dal VII secolo in poi. Anche se la religione autoctona del Giapponeèloshintoismo,questononèquasimaientratoinconflittoconilbuddhismoeinsiemeledue religionisonostatiipilastridelsentimentoreligiosodeigiapponesi.Ineffettineiprimiannidelperiodo Meiji, agli albori della modernizzazione del paese, la politica di rivalutazione dello shintoismo e di separazione tra shintoismo e buddhismo fu accompagnata da episodi iconoclasti ma i danni furono in realtàlimitatiaunapiccolafrazionedelpatrimoniodellasculturabuddhista. Nellepaginecheseguonosivuoleoffrireunpanoramastoricodellasculturabuddhistaduranteilperiodo più importante per questa forma artistica, ovvero dalle origini fino alla metà del periodo Kamakura, cercandodicomprenderechecosahasignificatonellevarieepochecommissionare,realizzareeammirare lestatuebuddhiste. PERIODOASUKA L’introduzionedelbuddhismoel’edificazionedell’Asukadera Le antiche cronache del Nihon shoki riferiscono che nel 552 Seong, sovrano del regno di Paekche nella penisola coreana (sul trono dal 523 al 554), inviò all’imperatore giapponese Kinmei un’ambasceria che recavaindonounastatuadibronzodoratodiŚākyamuni,ornamentiperilcultoetestisacri.Secondoaltre fontiilfattorisalirebbeal538,quelcheècertoècheintornoallametàdelVIsecoloilbuddhismovenne introdottoinGiapponenelcontestodelledinamichediplomatichetraglistatidell’estremooriente. GliimperatoricinesiWudelladinastiaLiang(sultronodal502al549)eWendelladinastiaSui(sultrono dal 581 al 604) si erano convertiti al buddhismo e gli stati tributari dell’Asia orientale e sudorientale li 3 ossequiavanoinviando,insiemeaidoniperlacorte,testiincuisielogiavailcamminoversol’illuminazione intrapresodalsovranocinese:sieraformatounordinemondialecheponevaalverticel’imperatoredella Cinaechenelbuddhismoavevailsuoveicoloideologico.Siipotizzachenell’introduzionedelbuddhismo in Giappone da parte del re di Paekche, stato tributario della Cina, abbia influito la volontà di istituire rapportitralaCinaeilGiapponemediatidalregnocoreano. Secondo il Nihon shoki, osservando la statua l’imperatore Kinmei avrebbe commentato: «Splendido e solenneèquestoBuddhachecivienedonatodalpaesebarbaroaldilàdelmareoccidentale(Paekche)». Questopassosuggeriscecheconfrontandosiconlanuovareligioneigiapponesifuronoconquistatiinnanzi tuttodallaforzaevocativadellasculturabuddhista. Nel588iniziòadAsuka(nellapartemeridionaledellaprefetturadiNara),sededellacorte,lacostruzione del primo vero tempio buddhista giapponese, lo Hōkōji. L’iniziativa era di Soga no Umako, l’uomo che detenevailpotererealeinGiappone;giàdall’epocadelnonno,SoganoIname,lafamigliaSogaerastata impegnatainsiemeauominiprovenientidalcontinenteadiffonderelanuovareligione.Perlacostruzione del tempio furono inviati esperti da Paekche e il re di un altro stato coreano, Koguryŏ, donò l’oro per coprire le statue: questi fatti indicano che l’impresa doveva servire anche a sancire, nei confronti della Cina, l’introduzione ufficiale del buddhismo in Giappone realizzata con la collaborazione degli stati coreani. Nell’Asukadera è tuttora conservata una statua bronzea jōroku di Shaka Nyorai (Śākyamuni), secondo il Nihonshokirealizzatanel609daKuratsukurinoTori(ToriBusshi),provenientedaunafamigliadeditaalla lavorazione di finimenti per cavalli e nipote di Shiba Tatto, un cinese giunto in Giappone nel 522 che avrebbefondatounacappellaadAsukapercollocarviun’immaginediculto.Anchesedellastatuaoriginale rimangonoinrealtàsololametàsuperioredelvisoeleditadellamanodestra,sitrattacomunquedella piùanticastatuasicuramenterealizzatainGiapponegiuntafinoanoi. ShōtokuTaishielestatuedelloHōryūji VissutoaIkaruga,circa15kmanordovestdiAsuka,ilprincipeUmayado(inseguitonotocomeShōtoku Taishi), figlio dell’imperatore Yōmei (sul trono dal 585 al 587) era animato da una profonda fede per il buddhismoedènoto,tral’altro,perlastesuradella“Costituzionedei17articoli”;tuttaviapoichélenotizie che lo riguardano provengono dal Nihon shoki, un testo redatto quando il personaggio era già stato ampiamentemitizzato,inrealtànonriusciamoatracciareunprofilostoricodettagliatodelpersonaggio.A ogni modo l’elevata qualità formale e la ricchezza di contenuti delle opere d’arte che si conservano nei templi a lui legati sono un chiaro indice del fervore religioso e dell’alto livello intellettuale che caratterizzavailprincipeelasuacorte. Il Kondō (“Sala d’oro”) dello Hōryūji fu ricostruito nel 670 dopo un incendio ma la Triade di Shaka (Śākyamuni) in bronzo dorato che vi si conserva risale all’epoca di Shōtoku Taishi. Secondo l’iscrizione incisa sul retro dell’aureola, questa statua realizzata nella statura del principe era stata inizialmente commissionatadallamoglie,dalfiglioedagliuominidelsuoseguitoperpropiziarnelaguarigionee,dopo lamortediquestiedellaconsorte,perfavorirneilpassaggioincielo:fuconsacratanel623inoccasione 4 del primo anniversario della morte. L’iscrizione riporta l’autore: Kuratsukuri no Tori (Tori Busshi), lo stessodelloShakadell’Asukadera.LaTriadediShakaèrealizzatanellostilecinesematuratotralafinedel VsecoloelaprimametàdelVIsecolonelperiododelleDinastiedelNordedelSud.Lagrandemandorla racchiudetutteetrelestatueeinparticolarelefigurelateralivisiappoggianocompletamenteinmododa essererappresentatesolonellametàanteriore,comeinunaltorilievo:ilricorsoaquestasoluzione,tipica dellestatuebronzeedipiccoledimensionidellaCinaedellaCorea,lasciasupporrechelatriadesiastata realizzata come versione ingrandita di questi modelli continentali. La figura di Shaka è ottenuta combinandopianielineemoltosemplificati.Lastrutturafrontaleèsimmetrica,ilvoltoèatteggiatoaun lieve sorriso sottolineato dagli angoli rialzati della bocca, il collo è allungato e le spalle sono cadenti, il drappeggiodecoratoconmotivistilizzatinascondecompletamenteleformedelcorpodicuinonriusciamo apercepirelafisicità.Alungoquestostileèstatomessoinrelazioneallasculturacinesedellatardaetàdei Weisettentrionali(386‐534)inquantolastatuariadellaCinasettentrionaleerapiùconosciutagraziealla ricchezzadireperti,tuttaviaattualmenteglistudiosipropendonoperunaderivazionedallostiledellaCina meridionaleaffermatositraladinastiadeiQimeridionali(479‐502)eladinastiaLiang(502‐557). LastatualigneadiKuseKannon(Avalokiteśvara)conservatapressol’altroedificioprincipaledelloHōryūji, lo Yumedono, risale allo stesso periodo della Triade di Shaka, se non leggermente anteriore. Anche in questocasoitestidelperiodoNarariferisconochefurealizzatodellastessastaturadiShōtokuTaishi.Il legno è di canfora, come quasi tutte le sculture lignee del periodo Asuka. Vari testi, a partire dal Nihon shoki, narrano di un tronco di canfora approdato sulle coste della provincia di Izumi (l’area dove attualmentesorgeOsaka)traluciemusichecelestiali(altrefontiriferisconoinvecediunalberocolpitoda unfulmine)dacuisarebbestataricavataunastatuabuddhistacheemanavaunalucemiracolosa:questa leggenda ci fa comprendere che la scelta della canfora era legata al carattere sacro attribuito a questo albero. Lagrandecoronaelefaldeacodadipescechesporgonoailatidellatunicasonoanaloghiaquellidelle statuelateralidellaTriadediShakaanchesepresentanoformepiùraffinate.Questastatuaèmoltosimile all’immagine sacra, una statuetta di bronzo dorato, venerata nel santuario shintoista di Sekiyama nella prefettura di Niigata che si ritiene sia stata portata dalla Corea. Esistono molte statuette buddhiste di bronzo per le quali si ipotizza una simile provenienza in tutto il territorio giapponese, dalla regione del Tōhokuall’isoladiKyūshū:siritienechealcunediquestepossanoesserestaterealizzatenellaCinadella dinastiaLiang. IlgruppoligneodeiQuattroSovraniCelesti(giap.Shitennō,san.Caturmahārāja)delKondōdelloHōryūjiè ilpiùanticoesempioesistenteinGiapponediquestosoggetto.Sulretrodelleaureolesonoincisiinomidei quattroautoridicuiuno,YamaguchinoŌguchinoAtai,èricordatonelNihonShokicomeattivonel650, elementochepermettedidatarel’opera.AdifferenzadelleformedinamicheconcuigliShitennōfurono rappresentatineiperiodisuccessivi,lequattrofigurehannounaposastatica.Materialeetecnichesonole stesse del Kuse Kannon e lo stile rimanda alla scuola di Tori. Una delle statue, Kōmokuten (Virūpākṣa), nellamanosinistratieneunrotoloenelladestraunpennelloperregistrarelacondottadegliuomini.Le notiziechericaviamodalSonggaosengchuandiShiDaoxiansulritocelebratoseivoltealmeseconcuii 5 fedeliveneravanoquestedivinitànellaCinadell’epocaLiangcipermettonodimettereinrelazionequesto gruppoconilcultodeiQuattroSovraniCelestinelcontinente. LasculturadeltardoperiodoAsuka Nel 645 si estinse il ramo principale della famiglia Soga e si affermò il sistema politico che poneva al verticel’imperatore.Nel663leforzecongiuntedellostatocoreanodiSillaedellaCinadelladinastiaTang annientarono il regno di Paekche; mentre in Asia orientale aumentava la tensione anche in Giappone la guerra civile Jinshin (672) metteva in pericolo il potere imperiale. L’instabilità interna ed esterna rese urgentelanecessitàdiaccentrareilpoterestatale. In questo periodo la statuaria buddhista cominciò a essere influenzata direttamente dall’arte cinese saltando il passaggio attraverso la Corea. Infatti negli anni ’50 e ’60 del VII secolo furono inviate periodicheambascerieinCinaeneidecenniimmediatamentesuccessivitornaronoinGiapponenumerosi studiosi,tracuiDōshō,cheavevanopresoparteaquestemissioniecheaChang’an,capitaledelladinastia Tang,avevanoricevutol’insegnamentodiXuanzang,ilmonacocheavevaportatodall’Indiaetradottoin cinese una monumentale quantità di testi buddhisti. Con loro arrivò in Giappone l’avanguardia dell’arte cinesecheall’epocarisentivadifortiinflussiindiani. L’influenza cinese giunta con le ambascerie trovò massima espressione nella statua jōroku di Shaka, purtropponotasoloattraversolefonti,commissionatadall’imperatoreTenji(sultronodal668al672)e collocatanel668nelKudaradaiji,ilprimotempioordinatoufficialmentedalpotereimperiale(fufondato dall’imperatore Jomei). L’aspetto di questa statua, dall’abbigliamento alla posa delle mani, divenne il modello per la rappresentazione degli Nyorai fino al periodo Edo e proponeva uno stile completamente nuovorispettoallascuoladiTori.Un’altranovitàeral’utilizzodellatecnicadellalaccasecca(kanshitsu). Rispetto a quest’opera le statue del periodo ancora esistenti, in particolare nella zona di Ikaruga, presentano uno stile più arcaico. Un esempio è la statua di Kudara Kannon dello Hōryūji: una statua eccezionalmente alta che accanto a elementi dell’arte cinese di epoca Sui e della prima epoca T’ang presentaancoralafrontalitàelasimmetriadelperiodoprecedente.NelBodhisattvasedutodelChūgūjila rappresentazione più moderna delle forme del torso che risente dell’influenza dell’arte cinese della secondametàdelVIIsecolocoesisteancoraconcaratteristichedellostilediToricomelepiegheallargate, lafrontalitàsimmetrica,ilsorrisoaccennatoelaformastilizzatadeibordidelpanneggio,ariprovadella persistentepopolaritàdellostileprecedente.LoYakushiNyorai(Bhaiṣajyaguru)nelKondōdelloHōryūji prendeamodellolastatuacentraledellaTriadediShaka.Sulretrodell’aureolaèincisaunafalsadatazione (607):sipensachequestastatuasiastataordinataperriaffermareilruolodiquestotempioinrelazioneal cultodiShōtokuTaishidopocheladiscendenzadelprincipesieraestintaeiltempioerarimastosenza protettori. Le due statue di legno dello Hōrinji, Yakushi Nyorai (Bhaiṣajyaguru) e Kokūzō Bosatsu (Ākāśagarbha) conservano lo stile di Tori ma le caratteristiche dei panneggi lasciano ipotizzare l’interventodiartisticoreanifuggitidalregnodiPaekche.Illorostile,corrispondenteall’artecinesedella secondametàdelVIsecoloedell’iniziodelVIIsecolo,siintegraconnaturalezzaconquellodellascuoladi Tori. 6 Inquestoperiodofuintrapresounprogrammadiedificazioneditemplinellevarieprovince.Inizialmente lostrumentoattraversoilqualeilGiapponesieraintrodottonelsistemadirelazionitraglistatidell’Asia orientale,ilbuddhismodivenneinqueglianniilfondamentoideologicodelpotereinternodell’imperatore, attorno al quale si stava centralizzando l’apparato statale: il ruolo del sovrano veniva esaltato dai testi sacri che illustravano il legametra la prosperità di un paese e lafede delsuo principe. Altardo periodo Asukarisalgononumerosestatuettesacredibronzoaltecirca20–30cmrinvenuteintuttoilGiappone,di cui una parte probabilmente di produzione locale, indice di quanto il buddhismo fosse ormai diffuso in tuttol’arcipelago. L’artediFujiwarakyō Agli inizi del regno dell’imperatrice Jitō (690 ‐ 697) nella parte settentrionale della regione di Asuka iniziaronoilavoriperlacostruzionediFujiwarakyō,laprimaveracittàgiapponese,circondatadamurae conunimpiantoascacchierasviluppatointornoalpalazzoimperiale.Lafondazionedellacittàrientrava nel processo di organizzazione dell’apparato statale intrapreso per affrontare le turbolenze interne e esterne. DentroefuorilemuraeranopresentinumerosicomplessibuddhisticomeilTakechi‐daiji(cheprendevail posto del Kudara daiji), la cui edificazione era stata già iniziata nel 673, lo Yakushiji, sorto per volontà dell’imperatoreTenmu(sultronodal673al686),ilDaikandaijifondatoduranteilregnodell’imperatore Monmu (sul trono dal 697 al 707). Nei reperti archeologici di questo periodo, come i piccoli rilievi di terracotta che ornavano le pareti interne degli edifici sacri, si percepisce l’influenza dell’arte fortemente indianeggiante di Chang’an. Anche se Fujiwarakyō sorse durante il lungo periodo in cui a causa dell’instabilitàpoliticasierainterrottol’inviodiambascerieinCina(669‐702),inquegliannil’artecinese Tang veniva assimilata ed elaborata dai giapponesi anche grazie al contributo dei discendenti degli artigiani del continente venuti a lavorare in Giappone nel periodo precedente a cui si aggiungevano i coreanirecentementegiuntidairegnidiPaekcheeSilla. LatriadebronzeadiYakushi,attualmentenelloYakushijidiNara,secondolefontieragiàveneratanello YakushijidiFujiwarakyō(l’edificiorisalealmenoal688malestatuepotrebberoesserestaterealizzatenel 697) e arrivò a Nara quando venne trasferito l’intero complesso templare; secondo un’altra autorevole ipotesifuinvecerealizzatasolodopoiltrasferimentodeltempio.Itorsirastrematiel’ampiomovimento delle anche delle statue laterali mostrano un forte carattere indiano. La comprensione della struttura corporeaedelmovimentoel’accuratezzadeipanneggicheassecondanoleformedeicorpisegnalanouna qualitàmoltosuperiorerispettoalleopereprecedenti.Peresempiorispettoallastatuabronzeajōrokudi NyoraidelloYamadaderacompletato nel 685 (la fusione risaleal 678; attualmente rimane solo latesta, conservata nel Kōfukuji), notiamo una maggior morbidezza e verosimiglianza espressiva oltre a una tecnica più avanzata utilizzata per bloccare l’anima interna al momento della fusione. Si tratta di argomenti molto forti per chi sostiene che la statua sia stata realizzata dopo il trasferimento a Nara. Tuttaviaicorpi,laposaegliornamentidellestatuelateralihannomoltielementiincomuneconlepitture muralidelKondōdelloHōryūjirealizzateduranteilregnodell’imperatriceJitōsuispirazionedeidipinti 7 giunti in Giappone nella seconda metà del VII secolo: questi elementi non sarebbero coerenti con il contesto artistico successivo al trasferimento della capitale a Nara. La questione della datazione della triaderimaneancorainsoluta. Negli anni in cui la sede imperiale rimase Fujiwarakyō proseguì il processo di definizione dell’ordinamentogiuridicogiapponeseesistabilironoiterminiNihonperindicareilpaeseeTennōperil sovrano. Fu redatto il Kojiki (cronaca degli antichi eventi del Giappone), fu istituito il jingikan, l’amministrazioneprepostaallecerimoniedistatoesirafforzòlastrutturaorganizzativaeideologicadel potere monarchico. Risale a questo periodo l’autorità del santuario shintoista di Ise dove si venerava la divinità fondatrice della nazione. Con i complessi buddhisti di Fujiwarakyō il potere sovrano si esaltava ancheattraversoilcultodiunareligionestraniera. PERIODONARA Nel 701 il codice Taihō (Taihō ritsuryō) sancì il sistema fondato sul principio del dominio diretto dello statosulleterreesugliuomini.Laconcezionepoliticafortementecentralistasimaterializzònelprogettodi una nuova e grande capitale, Heijōkyō (l’attuale Nara). La corte vi si trasferì nel 710 seguita dai grandi complessibuddhististatalidiFujiwarakyōcomeilDaianji(successoredelTakechidaijiedelDaikandaiji), loYakushiji,ilGangōji(successoredell’Asukadera). Dopo30annidiinterruzionenel702fuinviatanuovamenteun’ambasceriainCina.Lasituazionepolitica inAsiaorientalesierastabilizzataedaallorailGiapponecontinuòamantenererelazioniamichevolima sufficientemente distaccate con la Cina dei Tang. Ciò permise al Giappone di accogliere la cultura del continentesenzaessereoppressadallavicinanzatropposoffocantedelpotentevicino.Ineffettiancheseil GiapponecontinuavaadesseredifattounpaesetributariodellaCina,grazieallaseparazionegeografica poté elaborare a livello domestico l’immagine di comodo di un ordine internazionale incentrato proprio sul Giappone. In questo periodo il governo giapponese fu attivamente impegnato nell’introduzione dell’arte Tang che viveva il suo momento di massimo splendore, un’arte solare e vigorosa dove si combinavanorealismoesensibilitàdecorativa. LestatuettediargilladellapagodaacinquepianidelloHōryūjielestatuedilaccasecca delKōfukuji Tra le opere di questo periodo ancora esistenti merita di essere menzionato per primo il complesso di statuettediargilladelpianoinferioredellapagodadelloHōryūjidel711.Nellequattronicchiescavatenel modello, collocato al centro del piano inferiore della pagoda, del Sumeru, il monte che nella concezione buddhista si ergeal centrodel mondo degli uomini, sono rappresentaticon le statuette d’argilla episodi dellavitadiŚākyamuniescenedelmondoabitatodaiBuddha.Lamaggiorpartedellestatuettenonarriva a50cmdialtezzamagrazieall’altolivellotecnicopossiamoammirareunagrandevivacitàdiespressionie pose nonché una mirabile resa dei panneggi che assecondano le forme del corpo e il dinamismo dei movimenti. I volti dalle gote prominenti e gli occhi rialzati ai lati sono tipici dell’arte cinese contemporanea:èun’operachenascegrazieall’apportoculturaledelleambascerierientrateinGiappone 8 dallaCinatrail704eil707. DicontroigruppidelleOttoDivinitàGuardiane(Hachibushū)edeiDieciGrandiDiscepoli (Jūdaideshi) nel Kondō occidentale del Kōfukuji del 734 mostrano la maturità espressiva dell’arte autoctona. Il Kōfukuji è il tempio di famiglia dei Fujiwara, il clan che dominò la politica giapponese fino all’avventodelloshogunato,ilcuicapostipiteeraFujiwaranoKamatari,arteficedellavittorianellaguerra Isshin che permise al principe Naka no Ōe (in seguito imperatore Tenji) di eliminare la famiglia Soga. I gruppi delle Otto Divinità Guardiane e dei Dieci Grandi Discepoli fanno parte del complesso di statue incentrato sull’immagine di Śākyamuni commissionato dalla consorte dell’imperatore Shōmu (sul trono dal724al749)insuffragiodellamadre.LefontiindicanocomeautoreShōgunManpuku,probabilmente discendentediartigianicoreanivenutidaPaekche.LeOttoDivinitàGuardianederivanodall’assimilazione albuddhismodispiritinatidalladivinizzazionedianimalicomeuccellieserpenti;iDieciGrandiDiscepoli sono i principali discepoli di Śākyamuni. I volti dagli zigomi pronunciati sono tipici dei popoli dell’Asia orientale;ledifferenzedietàecaratteredeiDieciDiscepolisiriflettononellavarietàdicorpi,espressionie drappeggi. In queste statue la purezza quasi adolescenziale che aveva un precedente nello Yumechigai KannondelloHōryūji(fineVIIsec.–inizioVIIIsec.)èarricchitadaunapiùconsapevoleosservazionedella realtà. LestatuedelloHokkedōdelTōdaiji Tra i vari imperatori Shōmu fu uno dei più ferventi fedeli del buddhismo. Durante il suo regno furono realizzati templi e statue in tutto il paese e con l’editto (741) che ordinava la fondazione di un tempio pubblico in ogni provincia la diffusione del buddhismo divenne un’impresa che coinvolgeva l’intera nazione. Al centro del sistema di templi pubblici fu fondato nella capitale il Tōdaiji. Questo tempio fu precedutodaunaseriediluoghidicultosortisullemontagneaestdiNaradoveimonacipraticavanola disciplinaepregavanoperlatranquillitàdellanazione:unodiquestièloHokkedō,tuttoraesistente.Sul ripianosuperioredellapedanaottagonaleadueripianiècollocatalastatuainlaccaseccadiFukūkensaku (oFukūkenjaku) Kannon (Amoghapāśa); in origine erano presentianche ottocolonne che reggevano un tettoinmododaformareunpiccolopadiglioneaperto.L’altareottagonalerappresentailmonteFudaraku (Potalaka),doverisiedeKannon,echehacomemodellounmonterealmenteesistenteinIndia;sulripiano inferiore erano collocate le statue in argilla di Nikkō e Gakkō (la denominazione corretta è Bonten e Taishakuten), i Quattro Sovrani Celesti, attualmente conservate nel padiglione Kaidandō del Tōdaiji e Shukongōshin(Vajradhāra). FukūkensakuKannonèunadellemanifestazionidiKannon(Avalokitesvara)delbuddhismoesoterico.La forza della sua misericordia si materializza nell’aspetto di divinità indiana dalle molte teste e molte braccia: le scritture indicano che è simile a Shiva. Il corpo massiccio, il rilievo della muscolatura e l’espressione energica e severa riprendono lo stile cinese contemporaneo. Questa statua, che risale agli anni ’40 dell’VIII secolo, è stata realizzata in base ai testi del buddhismo esoterico non ancora sistematizzato(zōmitsu)marisenteanchedell’apportoculturaledelleambascerieinCinarientratenel734 enel736. 9 In un periodo difficile caratterizzato da epidemie e dalla rivolta di Fujiwara no Hirotsugu, questa statua dovevaevocareipoteridelbuddhismoesotericoperriportarelapacenelpaese.Percapirequestastatua dobbiamo far però riferimento anche all’Avataṃsaka sūtra che spiega che quando raggiunge il decimo stadiodellaviadelbodhisattvailfedeleemetteunalucechepurificailcuoreeilcorpodegliuomini,simile alla luce che proietta Shiva. Questo passo spiega l’aspetto della statua di Fukūkensaku Kannon e si può leggereinrelazionealpensierodell’imperatoreShōmuchedesideravaregnareconlevirtùsalvifichediun bodhisattva. Le caratteristiche stilistiche delle sette statue d’argilla che circondano Kannon fanno ritenere che provengano dalla medesima bottega di quest’ultima anche se rispetto al Kannon mostrano, nella loro corporaturaallungata,maggioriaffinitàconlestatuedelKondōoccidentaledelKōfukuji.Rispettoaqueste ultimetuttaviasonodecisamentesuperiorinellacomprensionedellastrutturacorporeaenell’espressione naturaledeimovimenti,senzaconcessionialsentimentalismo.Lalavorazionedell’argillaèattentafinnei dettaglielefiguretrasmettonounasensazionedistabilità. LasculturadelperiodoNararaggiunseilsuoapicenegliannitralarealizzazionedellestatuedelKondō occidentale del Kōfukuji e quella delle statue dello Hokkedō dei Tōdaiji. Le prime influenzeranno la sculturadeltardoperiodoHeian,lesecondequelledelperiodoKamakura:anchedaquestopuntodivista ècorrettodefinirleopereclassiche. IlGrandeBuddhadelTōdaiji Lacolossalestatuadibronzodi15metridelTōdaiji,ripetutamentedanneggiatanelcorsodelleguerreedi cuiattualmentesololametàinferioreelabasesonooriginalifuiniziatanel743aShigarakinomiya,dove l’imperatoreShōmuavevatemporaneamentetrasferitolacapitale;ilavoriripreserodueannipiùtardia Naradopochevieraritornatalacorte.Larealizzazionedellaparteprincipalerichiesedueannidilavoroa partire dal 747. Il padiglione del Grande Buddha fu costruito tra il 745 e il 751 e l’anno successivo, bicentenariodell’introduzionedelbuddhismo,nonostanteladoraturafosseancoraincompletalastatuafu consacrataconunasfarzosacerimonia. Originariadell’Indiaoccidentale,latradizionedellestatuecolossalisidiffuseinAsiacentraleepoiinCina. Nell’epocadeiWeisettentrionalifuronoscavatestatuebuddhistecolossaliconlefattezzedegliimperatori nellegrottediYungang.IlgrandeBuddhaordinatodall’imperatoreGaoZongedall’imperatriceWunelle grotte di Longmen fu terminato nel 675: è un Buddha Vairocana ispirato all’Avataṃsaka sūtra come il colosso del Tōdaiji, di cui rappresenta quindi un diretto precedente. Il Buddha Vairocana è la divinizzazione della luce suprema che illumina l’universo; anche in quanto manifestazioni di un potere capace di portare a compimento grandi imprese, le realizzazioni dei grandi Buddha erano iniziative fortementelegateall’ideadiregalità. Dopolaconsacrazioneproseguironoilavoridirealizzazionedellabaseedelnimbo,dellestatueinlacca seccaalte9metridacollocareailatiedelgruppodeicolossaliQuattroSovraniCelesti(Shitennō)inargilla, ciascuno alto 11 metri, l’edificazione dei grandi edifici del complesso templare e la creazione degli elementi di complemento: tutto questo richiese ulteriori 20 anni. Per poter rispondere all’enorme 10 domandadi lavoro nei vari settori generatada questa impresa senza precedentifu creata un’imponente organizzazione che provvide a pianificare accuratamente la divisione dei compiti e l’allocazione delle risorseumane,coordinandoancheillavoroorganizzativodellestruttureprepostedellarealizzazionedegli altritemplipubblici. Questi aspetti dell’impresa del Grande Buddha influirono sulla statuaria buddhista successiva, caratterizzatadaunamaggioruniformitàeleggibilità.LeottograndistatuedilaccaseccadelloHokkedō delTōdaijiuntempoeranoconsideratecontemporaneeallastatuaprincipaledellostessopadiglionema recentemente è stato osservato che le caratteristiche iconografiche di Bonten e Taishakuten risentono degliapporticinesiintrodottiinGiapponedalmonacoGanjinequindidovevanoessereposteriorial754 (annodell’arrivodiGanjininGiappone).AncheseleformesiispiranoalgruppoinargilladelloHokkedō, manca la stessa tensione e non brillano per espressività. La lavorazione dei dettagli è comunque molto precisa e anche il fatto di essere riusciti a realizzare statue tanto grandi mantenendo molto sottile il materialedimostralaperiziadegliartigianiormaiespertiinstatuedigrandidimensioni. L’arrivodiGanjinelasculturaneltardoperiodoNara Monaco della scuola Lüzong, Ganjin (cin. Jianzhen), invitato dagli emissari giapponesi a raggiungere l’arcipelago per farvi radicare il sistema rituale di adesione alla vita monastica basato sui voti e la loro accettazione,dopocinquetentativifallitigiunsefinalmenteinGiapponenel754.Accoltoinizialmentenel Tōdaiji,nel759fondòiltempioTōshōdaiji. In occasione del suo secondo tentativo di raggiungere il Giappone Ganjin aveva un seguito di ben 85 personetracuiespertiinpittura,sculturainlegno,gioielleria,oreficeria,ricamo.Quandoriuscìadarrivare inGiapponeilsuoseguitosieraridottoa24uominienonsappiamosetraessivieranoartisti,tuttavia alcune delle sculture in legno del Tōshōdaiji fanno ipotizzare un intervento diretto di scultori cinesi. All’epoca era inimmaginabile che scultori cinesi venissero in Giappone: se ciò avvenne lo si dovette probabilmentealfervoremissionarioealgrandeprestigiodiGanjin. Nella biografia di Ganjin si riporta che la statua del Tōshōdaiji che lo ritrae fu realizzata dai discepoli quandosentironovicinalamortedelmaestro:ineffettil’anatomiaimprecisadelleorecchieelavecchiaia messainmostrasenzacercarediedulcorarlaconespedientitecnicisonoelementichefannoritenereche non fu realizzata da specialisti. È questo comunque il primo esempio di ritratto scultoreo realizzato in Giappone. Il Buddha Vairocana del Kondō del Tōshōdaiji è documentato come opera di Gijō, discepolo di Ganjin; all’internodellabasesonoincisiinomidiunoscultoregiapponeseeunoscultorecinese,probabilmente giuntoinGiapponeinsiemeaGanjin.Lastatuaècaratterizzatadallafortetensionedellesuperficichein maniera semplificata vanno a formare il busto ampio e possente e la testa dalla netta forma sferica. Lo sguardochesembrafissaredall’altol’osservatoreelamanodestrachesiprotendeleggermenteinavanti sembranomanifestarelavolontàdelBuddhadiintervenireattivamenteinaiutoaifedeli.Ipanneggisono fluidielefaldechesembranofluttuareconferisconovivacitàall’immagine. Secondo un’ipotesi questa tipologia di statua è stata pensata per coloro che desideravano che fossero 11 accettatii“votiperdiventarebodhisattva”(votidelbuddhismoMahāyānacomunialaiciereligiosichenon prevedono punizioni) definiti nel Brahmajāla sūtra: secondo questo testo il fedele che desidera che i propri voti vengano accettati deve prima confessarsi di fronte a una statua sacra e a conferma del raggiungimento della purezza deve ottenere la visione della statua che gli carezza la testa con la mano destra(gestochesimboleggial’affidamentodell’insegnamento).InuncommentarioallostessosūtraZhiyi (538‐597),monacocinesediepocaSuifondatoredellascuolaTiantai,spiegachelastatuaèunodeidue maestrichesecondoilsūtradevonoconferireivoti.Nellamanodellastatuaèincastonataunagemmae anchequestoèprobabilmentecollegatoalgestodellacarezzadellatestadelfedele. NelTōshōdaijisonoconservateanchesettestatuedilegnoagrandezzanaturalerealizzateprobabilmente conl’interventodiscultoricinesi.Illegnoèditorreyanuciferaeognistatua,compresiidettaglieleparti accessorie,èrealizzatadaununicobloccononscavatoall’interno.Comel’immaginedelBuddhaVairocana, anche queste statue sono caratterizzate dalla robusta corporatura e dall’espressione severa. Numerosi testidelbuddhismoesotericospieganocomeeseguirestatuediKannonaundicitesteusandoillegnodi sandalo bianco; molte statue cinesi in sandalo realizzate secondo i precetti (compresi gli accessori e lasciandolasuperficiealnaturalepervalorizzarelalevigatezzadellagranaeilprofumodiquestolegno) furonoportateinGiapponeapartiredalVIIsecolodallevarieambascerie.Inuncommentariocineseauno diquestitestisacrisispiegacheincasodiimpossibilitàareperireillegnodisandaloèpossibileusarein alternativaillegnodihaku,terminecheindicagenericamenteleaghifoglie:GanjinintrodusseinGiappone questo metodo scegliendo la torreya nucifera per il colore chiaro simile al sandalo, la grana fine e il profumodolce. Con il legno di sandalo si potevano realizzare solo piccole sculture a causa della quantità limitate del materiale;questoproblemanonsiposepiùconilricorsoaunlegnoalternativo.Daquestomomentoin Giappone riprese la produzione di sculture in legno che si era interrotta alla fine del VII secolo: le nove statueligneedelDaianjinesonoesempirappresentativi. Anche le statue realizzate per la committenza pubblica risentirono dell’influenza della scultura cinese dellametàdell’VIIIsecolo:unesempiotipicoèilKannonaundicitestedelloShōrinjidiNaradovelenuove tendenze si possono individuare nell’espressione severa, le spalle rilevate, i fianchi tesi, l’accentuata lunghezza della metà inferiore del corpo, le vivaci ondulazioni del panneggio. Si tratta di una statua di laccaseccacheinvecedell’argillautilizzacomematriceunnucleodilegnocopertoditessutichenonviene eliminato a opera completata: è una tecnica (mokushin kanshitsu zukuri) nata in questo periodo che confermalatendenzacheentrogliinizidelIXsecoloavrebbeportatoalricorsoquasiesclusivodellegno nellasculturabuddhista. Ritrattisticaestatueshintoiste ConlastatuadiGanjinnacqueinGiapponelasculturaritrattistica.LastatuadelloYumedonodelloHōryūji rappresentante Gyōshin, monaco che nella metà dell’VIII secolo contribuì all’edificazione del complesso orientaledelloHōryūji,furealizzatasuinflussodelritrattodiGanjin.Comeilsuomodellodiriferimentoè un’opera in lacca secca ed è stata realizzata da una manifattura pubblica. Gli occhi rialzati ai lati e le 12 orecchie sporgenti riproducono le caratteristiche fisiognomiche del soggetto mentre il corpo è rappresentatoinmanieragenericaeilpanneggiosiaffidasoloatecnichedisuperficie:lostilericordale ottostatuedilaccaseccadelloHokkedōdelTōdaiji. Nella metà dell’VIII secolo iniziò anche la produzione di statue di divinità shintoiste. Nel 749 la manifestazionedellavolontàdiHachimanjin,divinitàlocalediUsanellaprovinciadiBizen(attualmentela partesettentrionaledellaprefetturadiŌita),diaderireall’impresadelGrandeBuddhadiedeslancioalle tendenze sincretiste: molte divinità indigene furono assimilate nel cosmo buddhista e acquisirono così maggior prestigio. I registri del santuario di Tado nella provincia di Ise (788) riportano che in questo periodofurealizzatalastatuadiunadivinitàshitoista(attualmenteesisteunariproduzionesuccessivaal IXsecolo):nel763ilmonacoManganfeceeseguireunastatuadiTadoshin,ladivinitàlocalediTado,dopo che questi gli aveva espresso il desiderio di convertirsi al buddhismo. È interessante notare che per convertirlo al buddhismo sia stato fondamentale assegnare al dio una forma materiale. Questa forma dovevariflettereilmodoincuiildiodesideravaessererappresentatoeinsiemedovevamostrareaifedeli in maniera convincente la sua conversione. Dalla statua attualmente conservata, di epoca successiva, possiamo dedurre che quella originale doveva avere l’aspetto di monaco o di una figura dei cieli come BontenoTaishakuten:eralamanifestazionevisibiledell’integrazionedeldionell’ordinebuddhista. PRIMOPERIODOHEIAN L’affermazionedellasculturainlegno Nel 784 l’imperatore Kanmu (sul trono dal 781 all’806) spostò la capitale nella provincia di Yamashiro fondando la città di Nagaokakyō e dieci anni dopo la trasferì più a est nella nuova città di Heiankyō (l’attuale Kyoto). In questo periodo si verificarono grandi mutamenti nei materiali, tecniche e stili della scultura buddhista. Per quanto riguardamateriali etecniche si interruppe la tradizione dellascultura in argillaelaccaseccaeanchel’usodelbronzofulimitatoapiccolimanufatti:siusòquasiesclusivamenteil legno. Ciò fu fortemente influenzato dalla promozione delle sculture danzō, letteralmente “sculture in sandalo”ovverorealizzatesecondoidettamidellescritturesacremaeseguiteinrealtàconlegnoditorreya nuciferasecondol’usanzadiffusasidaltardoperiodoNara. LaprimastatuacitataneitestisacrièquellainlegnodialberodeirosariordinatadaUdayana,sovranodel regnoindianodiKaushambi,percompensarel’assenzadiŚākyamunichepertremesirimasenelcielodel Trāyastriṃśa in cima al monte Sumeru. In Cina tra il VI e il VII secolo questo mito fu integrato con il raccontodiŚākyamunicheritornatotragliuominiaccarezzòlatestadellastatuaeleaffidòidestinidel “Popolo dell’Est” (ovvero i cinesi) a mille anni dalla propria morte. Questa integrazione probabilmente nacqueconl’intenzionedigiustificareilcultodiunastatuaritenutaesserequellaautenticadiUdayanae consideratadotatadipoterimiracolosi(all’epocainCinaneesistevanovariesemplari).I“milleannidalla morte di Śākyamuni” corrispondevano all’epoca dell’elaborazione di questa leggenda. Nella Cina del VI secolo si riteneva che l’epoca corrente corrispondesse a quella della decadenza dell’insegnamento buddhistaprevistadallescritture.Glistudiosibuddhisticinesiavevanoelaboratoquestaperiodizzazione: “l’eradelveroDharma”,chedurada500a1000anni,duranteilqualegliuominiseguonol’insegnamento 13 diŚākyamunievengonoalmondonuoviilluminati,“l’eradelfalsoDharma”,cheduraugualmenteda500a 1000anni,durantelaqualecisonouominichecercanol’illuminazionemanessunolaraggiunge,“l’eradel Dharmafinale”durantelaqualel’insegnamentodiŚākyamuninonvieneseguitocorrettamente,nessuno cercal’illuminazioneesecondoalcuneversioniilbuddhismosispegne.NellaCinadelperiodo,traguerree persecuzioni religiose da parte dell’imperatore, molti studiosi buddhisti temevano che l’era del Dharma finalesistesseapprossimandoofossegiàiniziata.Inquestocontestoalcuneparticolaristatuebuddhiste eranoconsideratedeisostitutidelBuddha. Anche alle sculture di legno che si cominciarono a realizzare nella seconda metà dell’VIII secolo in Giapponefuattribuitaunanaturaanaloga,nonostantenelpaesenoncifosserotendenzemillenaristiche.Il Sanbōe,raccoltaditestibuddhistidel984,riportacheilmonacoSaichō,tornatodallaCinanell’805eche godeva di grande fiducia da parte dell’imperatore Kanmu, realizzò con le proprie mani, pregando che conducesse gli uomini alla salvezza nell’era del falso Dharma, la statua di Yakushi Nyorai destinata all’Enryakuji, il tempio che lo stesso Saichō aveva fondato in cima al monte Hiei a nordestdella capitale come centro della scuola Tendai giapponese (cin. Tiantai) da lui fondata. In una raccolta di sermoni compilatanelIXsecolo(Tōdaijifujumonkō)troviamounpassaggioincuisiinvitanoifedelia«considerare, adessocheviviamonell’eradelfalsoDharma,lestatuediBuddhacomeilveroBuddha:lastatuaordinata dalreUdayanaonoròŚākyamuniquandoscesedalTrāyastriṃśa».ApartiredallafinedelperiodoNarale sculture in legno si diffusero in tutto il Giappone e probabilmente la frase citata fu pronunciata da un monacodurantelacerimoniadidedicazionediunastatua.NelNihonryōiki(completatotral’810el’824), unaraccoltadi116leggendeperl’istruzionedeifedeli,sonoalmeno26lestoriechenarranodistatueche parlano o si illuminano miracolosamente: anche questo dato ci permette di apprezzare l’efficacia della sculturaneldiffonderelafedebuddhistanelcuoredeigiapponesi. Ilcontrollodelsoprannaturale Ilpoteresoprannaturaledellestatuerappresentavaunapotenzialefontedipericoloperl’ordinecostituito. Nel794,annodeltrasferimentodellacapitaleaKyoto,sisparselafamadeipoterimiracolosidiunastatua del santuario shintoista di Otokuni nei pressi di Nagaokakyō (era una statua scolpita nei momenti di riposo da un boscaiolo dei dintorni); quando la notizia fece accorrere un enorme numero di fedeli le autorità disposero il trasferimento della statua in un tempio. Questa decisione lascia trasparire la preoccupazioneche,inunperiodoincuiilpotereeracriticatoperiltrasferimentodellacapitale,ilcultodi particolariimmaginipotesseservirepercatalizzareilmalcontentoequindidovevanoesserepostesottoil controllodelcleroufficiale.InquestosensovaancheintesalaformulachenelNihonryōikiconcludetutte lecronachedieventimiracolosi:«nonèillegnochepossiedevirtù:èdallafedechenasconoimiracoli». Fuilcleroufficialeaformalizzareleproceduredirealizzazionedellesculture,dall’usodellegnoditorreya nuciferaritenutocapacediscacciareleinfluenzemaligneallarifinituraalnaturaledellesuperficievitando l’uso dei colori, in quanto per fissare i pigmenti si sarebbe dovuto ricorrere a collanti animali contravvenendoaldivietobuddhistadiucciderequalsiasiesserevivente;contemporaneamenteglistessi monacidiffondevanoilconcettocheilpoteresovrannaturalediunastatuadipendevadallacorrettezzacon 14 cuierastataeseguita.Inseguitolestatuerealizzaterispettandorigorosamenteiprecettifuronoindicate come nyohōbutsu (statue realizzate secondo le norme religiose). Durante il regno di Kanmu il potere centrale,pereliminarelacollusionetrareligioneepoliticachenascevadall’eccessivaricchezzaaccumulata dai templi e dai grandi interessi legati alla realizzazione e alla gestione dei complessi sacri, cercò di regolamentarelacondottadeimonaciimponendoilrigorosorispettodeiprecettireligiosi:lapurezzadel clerodovevagarantirelasoliditàdellostato.Larealizzazionedellestatuesacrenelrigorosorispettodei precettireligiosisiinserivaancheall’internodiquestapolitica. LestatuediYakushiNyoraidelJingojiedelShinYakushiji NellostessoperiododellastatuadiSaichō,tralafinedell’VIIIel’iniziodelIXsecolo,furonorealizzatedue statue“disandalo”(entrambeinlegnoditorreyanuciferanondipinto)diYakushiNyorai(Bhaiṣajyaguru) chesegnaronounadecisasvoltastilistica.UnaèlastatuastantedelJingojidiKyotocommissionataintorno al 780 da Wake no Kiyomaro dopo una visione del dio Hachimanshin che lo pregava di realizzare l’immagine,l’altraèlastatuasedutadelloShinYakushijidiNaralacuiesecuzione,dellaqualenonabbiamo notizie, fu presumibilmente legata ai culti del buddhismo esoterico non ancora sistematizzato (zōmitsu) dell’imperatoreKanmu.LecorporaturerobustedientrambelestatueriprendonoimodellidelTōshōdaiji ma la sottolineatura delle singole parti genera originali effetti distorsivi; la statua del Jingoji ha un’espressione arcigna vicina all’ira, quella dello Shin Yakushiji ha occhi singolarmente spalancati che fissano l’osservatore. Incidendo profondamente il legno lo scalpello traccia linee affilate sui crinali dei panneggi e sui contorni delle singole parti mentre le curve sulla superficie creano un complesso movimento che genera gradazioni di ombre e luci esaltate dalla monocromia: sono figure di grande presenza e forte impatto. Anche se non si può negare una certa mancanza di ordine e coerenza complessiva, in queste statue possiamo percepire l’ambizione di aprire nuove strade per la scultura buddhista. KūkaielestatuedelKōdōdelTōji All’interno della nuova capitale fu proibita la costruzione di templi privati e anche quelli pubblici si limitaronoalTōji(“tempioorientale”)ealSaiji(“tempiooccidentale”)costruitiailatioppostidellaporta meridionale della città, il Rajōmon. Nell’823 la costruzione del Tōji fu affidata a Kūkai, il monaco che dall’804 all’806 studiò a Chang’an l’ortodossia del buddhismo esoterico; per decreto imperiale questo tempiofuriservatoaimonacidellascuolaShingon.Kūkaidecisedidestinareunodeipadiglioniprincipali delcomplesso,ilKōdō,allestatuedelbuddhismoesoterico;le21opereprevistefuronocompletatesolo dopolasuamorte(835),nell’839secondolecronachedelloShokuNihonkōki,nell’844secondoun’altra ipotesi. Al centro erano collocati i 5 Buddha del buddhismo esoterico, a destra i 5 grandi bodhisattva, a sinistrai5Myōō,intornoaquestiBonten,TaishakuteneiQuattroSovraniCelesti:nonostanteterremotie incendi,aeccezionedei5Buddhatuttelestatueoriginalisisonoconservate. Ognuno dei tre gruppi centrali è costituito da quattro statue disposte intorno alla figura principale, una strutturaamandalaispirataaidipintiportatidaKūkaidallaCina;lestatuesonoprobabilmenteoperadi 15 artisticheappartenevanoallastrutturasemipubblicacheavevailcompitodiedificareiltempio.Latecnica riprende quella della lacca secca su anima di legno: in questo caso sulla superficie sono stati incollati tessuti in seguito ricoperti con un impasto di lacca urushi e polvere di legno (kokusourushi). L’interno è profondamente scavato e nella figura centrale del gruppo dei 5 Grandi Myōō è presente uno scheletro ligneo analogo a quelli utilizzati nelle statue classiche di lacca secca. Poiché in realtà questo scheletro è superfluoinunasculturadilegno,ilsuousofaritenerechequestaeraintesacomeunastatua“idealmente” dilaccasecca(allostessomododellestatue“idealmente”disandalo,mainrealtàdialtrolegno):anchese latradizionedellastatuariainlaccaseccasieraormaiestintasopravviveval’ideachelastatuaprincipale diungrandetempiopubblicodovevaessererealizzataconquestatecnica. Intuttelestatuenell’equilibriotralepartisipercepisceilretaggiodellasculturadelperiodoNaramasi notanoanchedifferenzetraungruppoel’altro.Nelgruppodei5bodhisattvaeinBonteneTaishakutenla rifinitura valorizza la morbida sensazione tattile del kokusourushi mentre nei 5 Grandi Myōō le pieghe moltoaffilateelacomposizionedinamicadeipanneggiricordanolastatuadelloShinYakushiji. Per questa prima fase della scultura del buddhismo esoterico sono altrettanto importanti il Nyoirin Kannnon(Cintāmaṇicakra)delKanshinji(ca.843)eilgruppodei5GrandiKokūzōBosatsu(Ākāśagarbha) dello Jingoji (840‐845), realizzati dalla medesima bottega. Il Kanshinji fu fondato da Jichie e Shinshō, discepoli di Kūkai, e la statua fu commissionata dalla consorte dell’imperatore Saga (sul trono dall’809 all’823) per la salute del figlio, l’imperatore Ninmyō (sul trono dall’833 all’850). Le statue del Jingoji furono ordinate da un altro discepolo di Kūkai, Shinzei, su intervento dell’imperatore Ninmyō. Queste opere sono caratterizzate da superfici e linee tese e più semplificate rispetto alle statue del Tōji; l’uso sapientedellarifiniturasuperficialeinkokusourushiesprimelacarnalitàdellapelleconunasensualitàche riflettelanaturamisticadelbuddhismoesoterico. L’equilibrioelacompostezzadellastatuadelKanshinjisegnanoilpuntod’arrivodellasculturadell’epoca insieme al Kannon a undici teste dello Hokkeji della vecchia capitale Nara. Nel suo aspetto possiamo individuarel’influenzadellabottegacherealizzòlastatuadelKanshinji.Èunastatua“disandalo”elostile riprende quello della statua dello Shin Yakushiji anche se la struttura frontale è più semplificata, il drappeggio ordinato e le pieghe ben rilevate, simili a nastri, si alternano con ritmo regolare nello stile definitohonpashiki(“panneggioaonda”).LastatuadiMiroku(Maitreya)delTōdaijidellostessoperiodoe attribuitoallamedesimabottegaècaratterizzatadalledimensionimoltopiccoledellaparteinferioredel corpochepercontrastomettonoinevidenzalatestaeilbusto;l’espressionearditadelvoltocheprende quasidisorpresal’osservatoreconferisceparticolarerisaltoaquestastatuapersinoinunperiodocome questo,caratterizzatodanumeroseoperericchedioriginalità. LetendenzesuccessiveallametàdelIXsecolo Nella seconda metà del IX secolo rimangono le corporature robuste e i panneggi a onda del periodo precedente ma gradualmente le espressioni dei volti diventano più miti, le forme vengono interpretate secondo schemi quadrangolari e la muscolatura diventa leggermente più piatta. Un esempio tipico è la Triadedi Amida (Amitābha) delNinnajidi Kyoto commissionata nell’888 dall’imperatore Uda(sultrono 16 dall’887 all’897) in suffragio del padre, l’imperatore Kōkō (sul trono dall’884 all’887), eseguita da una bottega che segue lo stile della statua del Kanshinji. La Triade di Yakushi (Bhaiṣajyaguru) del Daigoji di Kyotofufattarealizzaresuinterventodell’imperatoreDaigo(sultronodall’897al930)trail907eil913 da Shōbō, monaco della scuola Shingon proveniente dal Tōdaiji e già coinvolto nella realizzazione di numerose statue, oltre a essere il fondatore del tempio di Daigoji sulle montagne a 6 km a sudest della capitale.StatuenelmedesimostilecontinuaronoaessererealizzatenellaregionediNarafinoall’XIsecolo esiritienechesianostateeseguitedaunabottegafacentecapoalTōdaiji.SianellestatuedelNinnajiche del Daigoji le articolazioni non sono precise, i panneggi tendono a diventare stilizzati senza essere modellatidallecurvedelcorpoenonostantelamassaivolumimancanodirobustezza.Inquestoperiodo l’artematuratanelsecondoquartodelIXsistavatrasformandoinmaniera. Parallelamentesiregistròunaumentonellaproduzionedistatueshintoistechepurbasandosisumodelli buddhisti tendevano gradualmente a differenziarsi. Tipica è la semplificazione della parte inferiore del corpo nelle figure sedute di cui un esempio è la statua di Kumano Hayatama no Ōkami del santuario Kumano Hayatama taisha nella prefettura di Wakayama. Kenrōjishin, divinità buddhista del suolo, era rappresentatomentreemergevadalterrenoconlapartesuperioredelcorpoeaquestopropositoGangyō, monaco del IX secolo, commentava: «Si rappresenta solo metà del corpo perché il bodhisattva, incarnandosi,manifestailcorpoterrenomanonquelloceleste».Èpossibilechequestaconcezioneabbia influenzatoanchel’iconografiadelledivinitàshintoiste. NonèpervenutoquasinessunnomedegliautoridellestatuedellaprimametàdelperiodoHeianesono pochiancheidocumentidacuipossiamoricavarelostatusdegliscultoriel’organizzazionedellebotteghe; sappiamo comunque che dal periodo successivo i busshi (così furono chiamati gli scultori di statue buddhisteapartiredalXsecolo)furonotuttimonaci.NelcorsodelIXsecolomoltibusshieranodiventati monaciinquantomembrideigrandicomplessibuddhistieparallelamenteintuttoilpaesemoltimonaci avevanocominciatoadedicarsiallasculturasacra:daquestopuntodivistaèmoltoimportanteShōbōche intervenendoattivamenteneigrandiprogettidisculturabuddhistamiseinrelazionelafiguradelmonaco conquelladelbusshi. TARDOPERIODOHEIAN Versounostileautoctonodellascultura Nel secondo e terzo quarto del X secolo si assiste a un netto appiattimento stilistico della scultura buddhista: le differenze tra statue diminuiscono e rispetto al periodo precedente rallenta il ritmo dell’evoluzione stilistica. In generale le opere di questo periodo conservano le caratteristiche sviluppate nella seconda metà del secolo precedente ma si affievolisce la tensione delle muscolature, i volti sono caratterizzati da espressioni miti e sguardo abbassato, le immagini danno una generale impressione di docilità. In questo periodo divenne forte la consapevolezza che le opere contemporanee soddisfacevano pienamente il gusto dei giapponesi: questo compiacimento portò inevitabilmente anche ad accogliere scultureedipintidelcontinentesecondounmetrodivalutazioneautonomo. LeoperechepiùrappresentanolasculturadellametàdelXsecolosonoilKannona11testeeiQuattro 17 SovraniCelestidelRokuharamitsujidiKyoto,commissionateintornoal950daKūya,ilmonacochediffuse nella capitale la pratica dell’invocazione del nome del Buddha (nenbutsu). Si tratta di statue che si collocano sulla scia di quelle del Daigoji ma presentano maggior leggerezza e grazia. Jikokuten, uno dei Quattro Sovrani Celesti, è il primo esempio di copia (in questo caso di una statua del Kōdō del Tōdaiji) nella scultura giapponese. La comparsa di copie è indice di una forte attenzione per le opere celebri presentiinGiapponechenascevadallarivalutazionedelpatrimonioculturalebuddhistaautoctono. Leconseguenzedell’instabilitàinAsiaorientale Nel 907 la fine della dinastia Tang inaugurò un periodo di divisioni e lotte tra i vari regni formatisi sul territoriocinese(PeriododelleCinqueDinastieedeiDieciRegni),tracuiilregnodiWuyue.Ilsuosovrano QianHongchu,surichiestadellascuolaTiantai(giap.:Tendai)cheavevailsuocentrosulmonteomonimo delsuoregno,inviòdeglistudiosiinGiapponeeinCoreaperraccogliereitestibuddhistidiquestascuola che in Cina era in decadenza. Questo episodio alimentò tra i giapponesi un certo compiacimento per lo statodelbuddhismonelpropriopaese.Nel984neltestodiinsegnamentobuddhistaSanbōeilletteratoe nobile Minamoto no Tamenori scriveva, dopo aver notato che sia nell’India che aveva dato i natali a ŚākyamunichenellaCinadoveilsuoinsegnamentosieradiffusoilbuddhismosembravaincrisi:«mirabile èilfattochel’insegnamentobuddhistaarrivatonelsuomomentodimassimosplendorenelnostropaese qui sia rimasto vivo e continuino a nascere santi uomini reincarnazioni di bodhisattva e principi che si dedicanoadiffonderelaviadelBuddha». L’ideacheilbuddhismofossegiàdecadutoinIndiaeinCinaeralegataallaconvinzionediunaprossima fine dell’era del falso Dharma e del conseguente avvento dell’era del Dharma finale, come conferma l’introduzione al testo citato che avvertiva che «solo per pochi anni vivremo ancora nell’era del falso Dharma».TrailIXeilXsecoloinGiapponeladissoluzionedell’ordinamentofondatosuldominiodiretto sulleterreesullapopolazionechevigevasindalperiodoNaraportòall’emergeredell’individuo.Lasocietà siriorganizzavainunapluralitàdicentridipotere:daunapartelafamigliaFujiwaracherappresentavail mondo della corte e dell’aristocrazia, dall’altra i grandi templi che si affermavano come organizzazioni indipendentidallostato,portatoridiunpotereautonomochesiesprimevaanchenellasferaeconomica. Questo periodo di trasformazioni generava ansie e insicurezza che confluivano nella concezione millenarista dell’avvento del Dharma finale: in particolare si diffuse la tesi che l’anno 1052 avrebbe segnatoilpassaggioallanuovaeraconlaconseguentescomparsadell’insegnamentobuddhistadaquesto mondo. Al tempo stesso rimaneva però la consapevolezza, chiaramente espressa nel Sanbōe, che a differenza di altripaesiinGiapponecontinuavaaesistereilbuddhismonellaformacheavevaraggiuntoalsuoapogeo. Fuquestaconvinzioneastimolarelarivalutazionedelleantichestatueepitturebuddhistegiapponesiche conservavanolecaratteristichedell’arteTangprecedentealladistruzionedelleimmaginiavvenutainCina nell’845. LagiàcitatastatuadiShakadelDaianjidiNaraordinatadall’imperatoreTenjigodevafamadiaverepoteri miracolosi sin dal periodoNara ma allafine del IX secolosi diffuse la leggenda che al momento del suo 18 completamentounaverginecelestefossediscesainterraperassicurarel’imperatoreTenjichel’immagine eraidenticaaquelladelveroŚākyamuniquandoavevapredicatosulMontedegliAvvoltoi.Nel991venne eseguitaunacopiachefucollocatanelKawaranoindiKyoto,tempiodellascuolaTendai.Questacopiafu realizzataperchésisentivailbisognodidiffonderelaconoscenzadelleoperecelebridell’artebuddhista giapponese: ciò era conseguenza dell’arrivo della statua di Śākyamuni portata in Giappone da Chōnen, monacodelTōdaiji,cinqueanniprima(986). LastatuaportatadaChōneneloShakaNyoraidelKawaranoin Nel985,mentresitrovavaaTaizhounellaprovinciacinesedelloZhejiang,Chōnenfecescolpireunacopia dellastatuadiŚākyamunichesitrovavanelQishengchanyuan,tempiodellacapitaleKaifeng,unadiquelle che si riteneva fossero la leggendaria statua di re Udayana. L’anno successivo Chōnen portò la copia in Giappone dove è ancora conservata nel Seiryōji di Kyoto. Nel testo all’interno della statua dove sono registrate le informazioni relative all’esecuzione, Chōnen spiega che avendo avuto la fortuna di nascere nell’epoca del falso Dharma era riuscito a venire a conoscenza dell’esistenza in Cina della statua di Udayanaeneavevafattorealizzarelacopiaperpermetterecheancheigiapponesi,abitantidiunpaese periferico,potesseroconoscernel’aspetto. Anche se queste considerazioni di Chōnen sembrano essere diametralmente opposte al compiacimento per la situazione privilegiata del Giappone espresso nel Sanbōe, entrambe sono manifestazioni, seppur opposte,diunanuovaconsapevolezzadeigiapponesiversoilpropriopaesechesiandavaformandoinun momento in cui la fine della dinastia Tang aveva portato a un rimescolamento degli equilibri in Asia orientale. IldocumentorelativoallarealizzazionedellacopiadelŚākyamuniperilKawaranoinmostrachiaramente cheilprogettofuintesoincontrapposizioneall’impresadiChōnen:«QuandoŚākyamunisiassentòper90 giorni per salire sul Trayastriṃśa fu fatta un’immagine con il legno dell’albero dei rosari che i fedeli venerano ancora adesso a 2000 anni di distanza da quando Śākyamuni si spense sulle rive del fiume Aciravatī: tutto questo accadde grazie al potere di re Udayana che per questa statua di 5 shaku chiamò Vishvakarman (divinità buddhista che secondo alcuni testi avrebbe realizzato la statua di Udayana manifestatosisottol’aspettodiunoscultore).Lapresentestatuajōrokuèinveceoperamia,umilemonaco che così cerca di esaudire i desideri degli uomini». È chiaro che con “statua di 5 shaku” si allude all’immaginediŚākyamuniportatadaChōnen. SecondolaleggendalaverginecelesteavrebbespiegatocheselastatuadelDaianjieraidenticaallafigura diŚākyamunimentrepredicavasulMontedegliAvvoltoi,ciòerailriconoscimentodellapurezzadellafede deigiapponesi.Labellezzadellastatuaeraquindiindicedell’eccellenzadiunanazionechenonavevamai deviatodallarettaviaenonavevamairinnegatolafede,facendoprosperareilbuddhismo.Questabellezza veniva messa a confronto con il prestigio della statua portata da Chōnen derivante dalle sue origini leggendarie: la bellezza (nata dalla fede) e il prestigio (derivante dalla storia) erano contrapposti come valoriparimentivalidi. 19 Ildeclinodelsoprannaturale Questa crescente valorizzazione della bellezza in quanto tale era legata al declino del potere soprannaturale attribuito alle statue. Tale potere era stato determinante nella diffusione del buddhismo trailperiodoNaraeilprimoperiodoHeianmaversolafinedelXsecoloilcaratteremagicodelleimmagini siindebolìoscomparve.Lasemplificazionedellostileèunamanifestazionediquestofenomeno,comelo furonoancheleinnovazionitecnichecuisiaccenneràinseguito.Peritemplicheassumevanosempredi più il carattere di centri di potere autonomi l’utilizzo dei poteri soprannaturali da parte dei monaci era un’arma molto efficace. La monopolizzazione del soprannaturale da parte del clero andava a discapito delleimmaginisacrechevenivanosvuotatedellecaratteristichemiracoloseperdiventaremerioggettinei qualieranoimonaciainfondereparticolaridoti.Apartiredall’XIsecololasocietàaristocraticafecegrande affidamentosullaforzadell’invocazionesacraeaimonacicelebriperiloropoterilacorteel’aristocrazia chiedevano di innalzare preghiere per loro conto. I riti di invocazione erano tramandati oralmente in maniera iniziatica e sorsero innumerevoli correnti delle principali scuole del buddhismo esoterico, Shingon e Tendai, che competevano sull’efficacia dei poteri ottenuti con i rispettivi rituali dove la figura centrale era il monaco: non era più necessario che le immagini sacre, ridotte a strumenti, dovessero evocareun’aurasoprannaturale. Ilcambiamentonellapercezionedeltempoedellospazio La concezione millenaristica del Dharma finale sviluppò un forte richiamo dell’aldilà, il mondo puro abitato da Amitābha: i fedeli cercavano di visualizzare sulla base dei testi sacri e dei commentari l’immaginedelBuddhaedellaTerraPuraecercavanodiaccederviattraversolapraticadell’invocazione dei nomi sacri. L’Ōjōyōshū (I fondamenti della rinascita nella Terra Pura), una sorta di manuale per la contemplazionebuddhistacompilatodaGenshin,monacodellascuolaTendai,spiegacheilmondoabitato dagli uomini è altrettanto impuro di quelli inferiori, come il mondo dei Preta, mondo degli animali e il mondoNaraka. Tuttavia in questo periodo il culto di Amitābha e della Terra Pura non era necessariamente legato alla negazione dell’immanente. A partire dal IX secolo nel buddhismo giapponese, in particolare nel clero, avevano prevalso le correnti esoteriche che tendevano ad accettare il mondo attuale: in questo contesto anche il culto di Amitābha acquisì le caratteristiche della religiosità esoterica e magica e l’idea della negazione del mondo immanente, pur presente, rimase marginale. Ciò non toglie che già in questa fase avesse cominciato a delinearsi con chiarezza l’immagine dell’aldilà abitato da Amitābha e ciò portò allo sviluppodiunanuovaconcezionedellospazioedeltempo.NelMirokuji,tempiodellascuolaTendainella prefetturadiHyōgo,èconservataunastatuacherappresentaMirokunell’aspettocheassumeràquando, abbandonatalanaturadibodhisattva,scenderàsullaterracomesuccessorediŚākyamuni5miliardie670 milionidiannidopolamortediquest’ultimo.All’internodellastatua,oltrealladatadirealizzazione(999), èincisountestoredattodaMinamotonoMasatane,probabilmenteilnotabilelocalechecommissionòla laccaturadellastatua,incuisiesprimeildesideriodiascoltareleparolediMirokuquandodiventeràun Buddhaespera,inattesadiquelgiorno,dipoterrimanerenelparadisodiTuṣita.All’internodellastatua 20 sono registrati anche cento nomi di monaci e laici che contribuirono alla realizzazione. La diffusione in Giappone dell’usanza, di origine cinese, di lasciare iscrizioni e nomi all’interno delle statue indica come questoparticolarespazioeraconsideratounasortadipassaggioversoaltriluoghiealtritempieconferma ulteriormentel’affermazionedell’individuoanchenellasferareligiosa. IlbusshiKōjōeFujiwaranoMichinaga La statuadelKawara no in,ovvero lacopiadellastatuadi Shakadel Daianji, è unadelle prime opere di Kōjō,padrediquelJōchōcheèindicatocomecapostipiteintuttelesuccessivegenealogiedibusshi.Entro lafinedelXsecoloibusshicominciaronoaguidarebottegheautonomeabbandonandoilserviziofissoper un determinato tempio: Kōjō è il primo artista di cui sappiamo con certezza che intraprese un’attività indipendente.Unaleggendariferiscechel’imperatoreMonmuavevacercatodifareseguireunacopiadella statuadelDaianjimadopocheglifurivelatoinsognochel’autoreeralareincarnazionediunsantoche non sarebbe mai più ricomparso, vi aveva rinunciato accontentandosi di riprodurre l’immagine con un grandespecchio.Conquestoraccontosivolevasostenerechelastatuaeracosìbelladaessereirripetibile: Kōjōsieracimentatoinun’impresaritenutaimpossibile. KōjōconobbeilfavorediFujiwaranoMichinaga,gaiseki(gradodiparentelaassegnatoalpadreoalloziodi parte materna) dell’imperatore che sfruttando questa posizione si era imposto al vertice del potere politicoedesercitavaun’influenzasenzaprecedentiperunuomodellacorte.PercontodiMichinagaKōjō realizzò numeroseopere tra cui quelle del Jōmyōji, il tempio della città di Uji, a 7 km dallacapitale, che accoglievaletombedeimembridelramoHokkedelclanFujiwara,elenovestatuediAmida(Amitābha, 1020) del grande tempio adiacente la capitale, lo Hōjōji (in seguito chiamato Muryōkōin). Kōjō è noto anche per le statue del Sesonji ordinate da Fujiwara no Yukinari, che faceva parte dell’entourage di Michinaga, e per la statua commissionata in occasione della gravidanza di Akiko, figlia di Michinaga e consortedell’imperatoreIchijō. Tra le opere ancora conservate si attribuisce a Kōjō il Fudō Myōō (Akala) del Dōjuin di Kyoto, commissionato da Michinaga nel 1006, originariamente figura centrale del gruppo dei Cinque Grandi MyōōdelloHosshōji,tempiofattoedificaredaTadahira,bisnonnodiMichinaga.Legambesonorifacimenti successivimalaparteoriginalemostraunafatturadecisamentesuperioreallaproduzionecontemporanea. StilisticamentesiponesullalineadelgruppodelRokuharamitsujimalacomposizioneèancorpiùordinata enonostanteleformedelcorposianodiscretel’abileutilizzodelloscalpellochemetteinrilievoicontorni edevidenziaglispigoliconferiscevigoreallastatua. Jōchōeilperfezionamentodellostilegiapponese FigliodiKōjō,Jōchōfucoluicheportòacompimentolo“stilegiapponese”(wayō)dellasculturabuddhista. Dopo aver esordito a fianco del padre nella realizzazione delle statue di Amida dello Hōjōji, scolpì numerose statue di grandi dimensioni per lo stesso tempio a cominciare dal Dainichi Nyorai (Mahāvairocana,1022)alto3jōe2shaku,ovveroildoppiodell’altezzastandarddi1jōe6shaku.Jōchō realizzònumerosestatuepercontodellacorteimperialetracuivaricordatoilgruppodi27statue(1026) 21 della stessa altezza di Fujiwara no Takeko, consorte dell’imperatore Go Ichijō, ordinato per propiziare il buonesitodellagravidanzaecuilavoraronoben125 busshi,impresachesuggerisceledimensionidella sua bottega. Per premiarlo del suo lavoro al tempio Hōjōji Michinaga si adoperò affinché gli fosse assegnato il grado di hokkyō, il terzo gradino dall’alto nella gerarchia buddhista: si trattava di un riconoscimentoeccezionalemainseguitoJōchōottenneancheilgradosuperioredihōgen. LostilediJōchōsidefinìrealizzandolestatuedelloHōjōji,purtroppoandatetutteperdute;esisteinvece un’opera più tarda che illustra pienamente la sua maturità artistica, l’Amida Nyorai (Amitābha, 1053) dell’Amidadō,piùnotocomeHōōdō(PadiglionedellaFenice),nelByōdōin,iltempiosortoall’internodella villavolutaaUjidaFujiwaranoYorimichi,figliodiMichinaga. Ancora adesso possiamo ammirare la statua, il padiglione e l’apparato decorativo praticamente nelle stessecondizionidiquandofuronocreati. Il Padiglione della Fenice era il luogo dove Yorimichi si esercitava a visualizzare l’immagine della Terra Pura.Lastatuaècollocatanellospazioquadrangolarealcentrodelpadiglione;lapedanaeledecorazioni pensiliricreanosopraesottolastatual’universodoratodiAmida.Laformadellastatuaèsemplicemente un insieme di superfici lisce e di linee dolcemente curve. Il petto e le ginocchia sono delicati, il busto è leggermente inclinato indietro: questa postura comoda conferisce leggerezza all’immagine. La posizione delle mani unite davanti al ventre è quella del fedele in meditazione, una posa che lo aiuta a entrare in ideale comunione con l’immagine e con lo stesso Amida: è questo l’aspetto esoterico dell’immagine. All’internodellastatuaècollocatoundiscoalunapienaconunabaseaformadilotodaivivacicolori:il fedele in meditazione raffigura il proprio cuore come una luna piena e, sapendo che anche la statua di frontehaall’internounalunapiena,cercadivisualizzarlainmododaidentificarsiconAmida.Inuntesto l’aspetto del Buddha è paragonato alla luna piena d’autunno, allusione alla pienezza della perfezione e dellapurezza:questafraseèunachiavefondamentalepercomprenderel’opera. Sulle pareti intorno ad Amida sono rappresentati i bodhisattva della Terra Pura che danzano e suonano strumenti in suo onore (giap. Unchū kuyō bosatsu): sono realizzati facendo ricorso anche a tecniche utilizzate nei rilievi e sono opera della bottega di Jōchō, così come il baldacchino e gli altri elementi decorativi.Neibodhisattvalasantitàèespressadalloroaspettoinnocenteeadolescenzialeriprendendoil modellopropostonellastatuariadellaprimapartedelperiodoNaradalgruppodeiDieciGrandiDiscepoli (Jūdaideshi)delKōfukuji. L’AmidadelPadiglionedellaFenicerappresental’esempiopiùcompiutodellatecnicayosegi,lasculturain legnoablocchiassemblati.Illegnoèdicipressogiapponese(hinoki)eilnucleo,checomprendelatestaeil torso,ècostituitodaquattroblocchisquadrativerticaliunitiinununicofascio;l’internoècompletamente scavatofindentrolebraccia.NellaprimapartedelperiodoHeiansicercavadiutilizzareununicobloccodi legnoeperscavarel’interno,operazionenecessariaperevitaresuccessivefessurazionidellasuperficie,si praticavaunforodietrolaschienamaciònonpermettevadiscavareadeguatamentel’interno.Lasceltadi usare un singolo blocco, insieme alla scelta del legno di turreya nucifera, era legata a considerazioni di caratterereligioso:nellaprimapartedelperiodoHeiansidovevausareunmaterialespecialeaffinchéle caratteristichesacredelmaterialesitrasmettesseroallastatua. 22 QuestasensibilitàsiaffievolìnellasecondametàdelIXsecolo.Sefinoadalloraillegnoprincipaleerala turreya nucifera, da questo periodo si impose il cipresso giapponese il cui utilizzo era stato precedentemente limitato a elementi strutturali come il nucleo delle statue in lacca secca. Sōō, monaco dellascuolaTendaiecelebreasceta,ricordachenell’863avevafattoscolpireunastatuadiFudōMyōōma essendoinsoddisfattodelrisultatocercòdiusareunaltrolegno:alloralostessoFudōMyōōgliapparvein sognoegliintimòdinoncambiaremateriale,cosìilmonacosilimitòadapportarequalchecorrezionealla statua che in seguito si rivelò dotata di poteri miracolosi. Il racconto dimostra che in questo periodo di transizionesopravvivevaancoral’ideadellasacralitàdiparticolarimateriali:lagradualescomparsaditale concezioneportòinveceall’affermazionedellatecnicayosegi. LeformepropostedaJōchōnell’AmidaeneibodhisattvadelPadiglionedellaFenicedelByōdōinrimasero unriferimentoindiscussoperoltreunsecolo.Ciòfucertamentedovutoallaperfezionestilisticadiquesto artista ma fu anche conseguenza del sistema di potere creato dal suo protettore Fujiwara no Michinaga. Per accentrare il potere e affermare l’assoluta preminenza nei confronti del resto dell’alta aristocrazia Michinaga promosse numerose attività celebrative e edilizie finanziate con tributi imposti ai nobili. La costruzione dello Hōjōji va letta in questo senso: nella realizzazione del padiglione dei nove Amida fu chiesto agli zuryō (esponenti della media aristocrazia inviati nelle province con l’incarico di amministrarle) di farsi carico ciascuno dei nove spazi destinati alle statue. Questa misura permise a Michinaga di inglobare tali zuryō nel meccanismo di amministrazione del proprio clan (nella funzione chiamata keishi) e di integrarli nel suo sistema di potere. Michinaga impose anche forme di tributo culturale, come l’offerta di composizioni poetiche da parte dei membri dell’aristocrazia superiore. AttraversoquestapoliticaMichinagastabilìunsistemadivaloriculturalidicuieglistessorappresentavail vertice:ilcaratterecanonicoassuntodalleoperediJōchōsiaffermòanchegrazieaquestocontesto. L’apogeodellebuoneopere Nel1086salìaltronol’imperatoreGoSanjōchenonavevalegamidiparentelaconiFujiwaraedesercitò un potere effettivo, come il suo successore Shirakawa che continuò a essere de facto sovrano del paese anchedopoaverabdicatoafavoredell’imperatoreinfanteHorikawa,dicuidivennetutore.Dallemanidella famigliaFujiwarailpoterepassoinquelledegliex‐imperatori(jōkō)checontinuavanoadetenereilpotere effettivodopoaverlasciatoiltrono:questafasestoricaincuivigevailsistemaInsei,o“degliimperatoriin ritiro”duropercircaunsecolofinoallanascitadelloshogunatoKamakura(1185).Fuunperiodoincuiriti e cerimonie buddhiste conobbero enorme diffusione entrando nella quotidianità dei giapponesi e ci fu un’ininterrottaemassicciaproduzionedistatue:questevenivanoordinatenontantoperavereimmagini di culto ma soprattutto perché far realizzare statue era considerata in se un’opera meritoria. Nella devozionebuddhistacifuunagrandediffusionedellapraticadellebuoneopere,comefarcostruiretempli e statue o copiare sutra. Questo secolo vide la maggior produzione di statue buddhiste della storia: si ritienecheilsoloimperatoreShirakawaneabbiafatterealizzareoltre6.000,dicui126statuejōroku. Alla radice della forte ondata di devozione che coinvolse l’intero paese troviamo l’ideologia dell’interdipendenzatrafedeepoteresovrano(buppōōhōsōiron:ilsovranoesercitailpoteresuincarico 23 divino, l’insegnamento buddhista si diffonde grazie alla protezione del sovrano) che a sua volta fa riferimentoallafiguradiTenrinjōō(Cakaravartin),ilsovranoidealechecompariràinfuturoperregnare con giustizia. Questa ideologia nasceva dalla comunanza di interessi tra il sovrano e le organizzazioni buddhiste e trovo manifestazione visibile nei grandi templi che sorsero nell’area di Shirakawa, immediatamente a nordest della capitale, a cominciare dallo Hoshōji i cui enormi padiglioni ospitavano gruppidistatuealteda2a5metricheoffrivanoaifedeliunospettacolostraordinario. IsuccessoridiJōchō AoccuparsidellestatuediquestitemplifuronoisuccessoridiJōchō:traquestiilfiglioKakujochemorìin giovaneetàel’allievoChōzeichediedeinizioaunalineadiartisticheprosperodurantelereggenzedegli ex‐imperatori Shirakawa, Horikawa e Toba (1087‐1156). In occasione della fondazione di nuovi templi intorno alla capitale, anche fuori dall’area di Shirakawa, o per propiziare la salute dei sovrani o il buon esito della gravidanza delle consorti, venivano ordinate grandi quantità di statue da realizzare in breve tempo.LalineadiChōzeiechiamataEnpa(lett.“scuolaEn”)dalcarattere“en”chedistingueinomiditutti isuoibusshiapartiredaEnzei,direttosuccessorediChōzei.Lascuolasiorganizzòconungrannumerodi artigiani che aiutavano i busshi in modo da soddisfare l’incessante domanda da parte delle classi dominanti.AccantoallaEnpanellacapitalesisviluppòlaInpa(lett.“scuolaIn”)cheprendeilnomedaInjo, figliodiKakujo.Kakujoebbeunaltrofiglio,Raijo,chesitrasferìaNaradovedivennebusshidelKōfukuji:la sualineafuinseguitodefinitaquelladei“busshidiNara”chefuattivanellabottegafondataall’internodel Kōfukuji. Queste tre scuole si dedicarono esclusivamente alle statue commissionate dalla corte e dall’aristocrazia. Non conosciamo le opere di Kakujo mentre di Chōzei abbiamo le statue di Nikkō, Gakkō e dei Dodici Generali Divini (giap. Jūnishinshō) del Kōryūji di Kyoto (1064). Passando alle generazioni successive possiamocitareperlaEnpaloYakushiNyorainelpadiglioneKitaindeltempioNinnajiaKyoto,operadi Enzei e Chōen (1103) e il Kannona 11 testedi Enshin nel Saidaiji di Nara (1145) e per la Inpa l’Amida nelloHōkongōindiKyotodiInkaku(1130).Sitrattadioperecheriprendonometicolosamenteimodellidi Jōchōfinonelmododiapplicareipanneggierappresentarelepiege:ancheseepossibilenotarequalche differenzatrascuoleotrabusshi,inquestestatueleindividualitàartistichenonriesconomaiaemergere. Lacondivisionedeimodelliideali Minamoto no Morotoki, un cortigiano dell’ex‐imperatore Toba, scrive nel suo diario che nel 1134, in occasione della realizzazione di una statua jōroku di Amida per lo Shōkōmyōin, uno dei padiglioni del palazzocheilsovranoavevafattocostruire3kmasuddellacapitale,l’ex‐imperatoresireconellabottega situata nello stesso padiglione per controllare di persona l’esecuzione dell’opera, accompagnato da tre cortigiani(tracuilostessoMinamotonoMorotoki)chedopoavernevalutatopregiedifetticonvocarono loscultoreKen’enperindicarglilecorrezionidaapportare.Inquestoesamefuronocitaticomemodello due statue di Jōchō delle quali i cortigiani fecero mostra di conoscere ogni dettaglio. Questo episodio illustrachelacommittenzanonsilimitavaadaccettarepassivamenteleoperemaintervenivaattivamente 24 verificandone l’adeguatezza a un canone estetico definito e condiviso: in questo contesto difficilmente potevanonascerenuovivaloriestetici. Ciò non toglie che al di là dell’apparente somiglianza la scultura della fase Insei trasmetta sensazioni differenti da quella di Jōchō. Viene meno il luminoso vigore che caratterizzava la scultura fino alla generazione successiva a Jōchō e nell’espressione si nota la tendenza a una delicatezza estetizzante. PersinonellerappresentazionideiMyōōodeiTenguerrieri,normalmentecaratterizzatidaatteggiamenti minacciosi, gli elementi del viso si fanno più minuti, braccia e gambe sono sottili e anche se nelle mani stringonoarmisembranorimanereinsilenziosaattesa:formetranquilleedelegantichenonintimidiscono piùl’osservatorecomeinpassato.Questaèunatendenzacomuneatutteleartifigurativedelperiodo.Non piùoggettoaséstante,lastatuaèvistaall’internodiunacomplessascenografiadoveledecorazioniconi tipiciedelegantimotiviafoglieefioriegliaccessorirealizzaticonprofusionedimaterialietecnichequali il raden (incastonatura di madreperla su lacca) e il makie (lacca urushi decorata con polveri d’oro) materializzanounospaziocolmodiletizia. LostilediJōchōsidiffuseinquestoperiodoancheinprovincia.IntuttoilGiapponesiconservanostatue buddhisterisalentiagliannicentralidelperiodoInsei,moltedellequalirealizzatenellacapitaleeportate in provincia su ordine dei funzionari incaricati di guidare l’amministrazione periferica o di aristocratici cheentravanoinpossessodinuovifeudi;cifuronoancheproduzionilocali,sempreispirateaimodellidi Jōchō.Mentreinpassatolaproduzioneartisticadellaprovinciarisentivafortementedell’autoritàdeglistili affermatisinelperiodoprecedenteequindierasemprerimastaindietrorispettoallenovitàartistichedella capitale,inquestoperiodosiriuscìacolmarequestoritardo. ILPERIODOKAMAKURA Icambiamentisocialielanascitadiunnuovostilenellasculturabuddhista ITairaeiMinamoto,clandell’aristocraziamedio‐bassachevantavanoascendenzeimperiali,dalXsecolo iniziarono a dedicarsi alla difesa dei nobili della capitale e dalla metà del XII secolo, intervenendo nei conflitti scoppiati tra i nobili, con l’utilizzo della forza militare riuscirono a diventare arbitri della situazione e ad affermare gradualmente la loro supremazia. L’emergere della nuova classe dei guerrieri portònuovamenteaun’epocadilotte.Ancheilbuddhismoattraversòunperiodoturbolentocaratterizzato sia dal “nuovo” buddhismo di Kamakura sia dalla comparsa di uomini che riformarono le scuole tradizionali tanto nei fondamenti teologici quanto nelle pratiche della fede. Anche se comparvero inizialmentecomefenomenimarginalidellascenareligiosaquestimovimentifinironoperinfluenzarela sculturabuddhistafacendoemergerenuovetendenzesianellostilechenelletecniche. L’epoca Insei conobbe la diffusione del culto del Buddha immanente (Shōjinbutsu): anche se il Buddha risiedenellaTerraPura,ovveroinunadimensionespazialedifferentedalloShaba(Sahā),ilmondodegli uomini,secondolescrittureessopuòmanifestarsiinquestomondoinrispostaallepreghieredeifedeli. Nella letteratura buddhista del tardo periodo Heian ci sono molti racconti di apparizioni divine: per la maggiorpartesitrattadistoriedifedelicheeranoriuscitiavedereilBuddha,scesoinquestomondoin varieforme,ingraziadellalorofedeedell’ardentedesideriodiincontrarlo.Inmolticasiildesideriodel 25 fedeleeralegatoanchealsuoaccessoalparadiso. Questo fenomeno si sviluppò in parallelo con la comparsa di templi ritenuti luoghi miracolosi. Come accennato in precedenza, mentre si indeboliva l’idea di evocare un potere soprannaturale realizzando nuovestatue,siverificòunaconcentrazionedelladevozioneneiconfrontidistatuegiàesistenti:questaera ancheconseguenzadell’attivitàdipropagandadeitemplidivarieregionichecercavanodiattirareifedeli sostenendodiessereluoghidiapparizionedelBuddha.Inmolticasilestatueconservateneitemplierano indicatecomemanifestazionidelBuddhaevenivanotenutenascostedietrosipariodentroedicolechiuse: imonacideltempiosiriservavanoilpoteredisvelarel’immaginesacra.Perreazioneaquestofenomeno comparvero asceti che perseguivano il loro percorso spirituale al di fuori delle organizzazioni religiose muovendosi tra santuari e monti sacri: questi personaggi attiravano la devozione popolare finendo per essereconsideratiessistessimanifestazionidelBuddhaimmanente. Un ulteriore sviluppo fu la realizzazione di statue considerate manifestazioni del Buddha immanente su iniziativadiquestiasceti,comel’immaginedelprincipeShōtokuTaishidelKōryūji(1120)fattaeseguire dal monaco itinerante Jōkai in occasione dei 500 anni dalla morte del principe per farne l’oggetto di un cultoconsistentenellacuraquotidianadellastatua.QuestaerainfattitrattatacomesefosseShōtokuTaishi in persona: rappresentata solo con le sottovesti, la statua veniva coperta con indumenti reali; al suo internoeracontenutaunareliquiadelprincipe. Inogniepocaeintutteleciviltàcisonoesempidistatuemiracolosechevengonoabbigliate.Inrealtànon si vestono le statue perché sono considerate miracolose: al contrario, le statue sono considerate miracolose e raccolgono la devozione dei fedeli grazie alla vestizione. Quando questa consequenzialità vienesvelatadiventapossibilerealizzarestatuetotalmenteoparzialmentesvestite.L’abitodellastatuain questionevenivaprobabilmentecambiatounavoltaall’anno:ognivoltalastatuasirinnovavaeinsiemesi rinnovava anche la forza che emanava. Questa cerimonia permetteva inoltre ai fedeli di compiere periodicamente un’azione che li metteva a contatto con il sacro. La statua di Jizō Bosatsu (Kṣitigarbha) (secondametàdelXIIsecolo)deltempioKongōshōjinellaprefetturadiMie,luogodipoterimiracolosi,se sieccettuailfattocheèrappresentatonudoèrealizzatanellostileconsolidatodiJōchō;aun’osservazione più attenta però si nota che la bocca è dischiusa e lascia vedere i denti. Il particolare non serve tanto a rappresentareilBuddhacheparlaquantoaindicarechenellastatua,puressendounoggetto,attraverso l’attodella vestizione èstata infusa l’anima e quindi puòaprire la bocca ed emettere voce. Partendodai canoniconsolidatidellastatuariabuddhista,lastatuavuoleraffigurareilmiracolodiséstessacheprende vita.Questogeneredistatue“davestizione”eranointesesin dallalororealizzazionecomeimmaginisui generis nell’ambito dell’arte sacra, tuttavia la loro presenza influenzò l’intera scultura buddhista. In un periododominatodallamanieradiJōchō,furonoibusshidellascuoladiNara,iniziatadaRaijo,iprimia tentare di superare lo stile del maestro. Kōjo, figlio di Raijo, ritornò a Kyoto e lavorò per i Fujiwara e l’ex‐imperatore Toba. Tra le sue opere esiste ancora la statua di Fudō Myōō (Acala, 1155, attualmente pressoilKitamukisanFudōinaKyoto)cheFujiwaranoTadazane,capodelpotenteclan,fececollocarein un padiglione dell’Anrakujuin, uno dei templi della villa imperiale di Toba, per propiziare la tranquillità della villa stessa. I lineamenti marcati del viso e le spesse pieghe del panneggio sono elementi che 26 raramente si ritrovano nelle statue del periodo e conferiscono un’insolita vitalità all’immagine; questo è anche uno dei primi esempi di applicazione della tecnica gyokugan, l’utilizzo di cristalli per la rappresentazionerealisticadegliocchi,chenelperiodoKamakuradivennemoltocomune.Anchepersone da cui ci aspetteremmo una preferenza incondizionata per lo stile di Jōchō come i Fujiwara e l’ex‐imperatore Toba potevano invece essere aperti a gusti differenti. Probabilmente l’accoglienza dello stileatipicodiKōjofudovutoall’apprezzamentopersonalechel’artistasiguadagnòconlasuaprofonda conoscenza dell’arte antica, coltivata grazie all’attività di restauro iniziata sotto la guida del padre, e dei modelli e testi di riferimento della statuaria buddhista. Kōjo riuscì a valorizzare la propria immagine di busshicapacedirealizzarestatuesacrenelpienorispettodellenormereligioseeinquestamanieracercò didifferenziarsidallescuolerivaliEneIn. Le1000statueagrandezzanaturalediKannondalle1000bracciadelpadiglioneprincipaledelRengeōin di Kyoto (noto come Sanjūsangendō) fatto costruire nel 1164 da Taira no Kiyomori per l’imperatore Go ShirakawafuronorealizzatesottolaguidadiKōjo.Dellestatueoriginarienesonoconservate124,eseguite in maniera uniforme aderendo allo stile di Jōchō: quando bisognava lavorare su grandi quantità ci si attenevaevidentementeaunostileconsolidato,mentrelesperimentazionitrovavanospaziosoloinstatue chesiintendevadotarediparticolaricaratteristichesacrali.Intalicasil’artefice,Kōjo,eraanchecoluiche erachiamatoainfonderequestecaratteristichenellastatua,acquisendounaposizionequasisacerdotale: troveremoconfermadiquestaconcezioneneltitoloconcuiunsuosuccessorescelsediesserechiamato. L’incendiodiNaraelestatuedellaricostruzione TairanoKiyomori,cheneglianni’60delXIIsecoloavevafondatoilprimogovernoguidatodallaclassedei guerrieri, nel 1180 ordinò a Taira no Shigehira di attaccare con il fuoco i due grandi templi di Nara, il KōfukujieilTōdaijichesieranodotatidinotevolicontingentidimonaciguerrieri;ilfuocosipropagòpiù del previsto e gran parte degli edifici dei due grandi complessifinì in cenere insieme a numerose opere d’arte,apartiredallatestadelGrandeBuddha. Questo clamoroso episodio fu letto come un ulteriore segno dell’avvicinarsi dell’era del Dharma finale. Pocoprima,nel1178,aKyotosierasparsalavocechelagiàcitatastatuadiShakaNyoraidelSeiryōji(tra l’altro in quegli anni i monaci del tempio avevano cominciato a sostenere che Chōnen era riuscito a sostituire la copia con la statua autentica e aveva portato quest’ultima in Giappone) stava per essere riportato in India e ciò aveva fatto accorrere un’enorme folla di fedeli di ogni ceto e condizione. Anche questo fatto indica quanto fosse sentito il pericolo della scomparsa del buddhismo: l’incendio dei due granditemplisembròamoltiunatragediaannunciata. La ricostruzione dei due complessi templari, iniziata come grande opera di interesse pubblico, iniziò l’anno successivo e in circa mezzo secolo si riuscirono a ripristinare quasi tutti gli edifici principali. Nel KōfukujifuronoimpegnatiibusshidellescuoleEn,InediNaraecisonopervenutelestatuerealizzateda Kōkei,ildiscepolodiKōjocheguidavalabottegaattivaall’internodeltempio,edaisuoiassistentitracuiil figlioUnkei,inseguitodivenutoprotagonistadellasculturaKamakura.Kōkeidiresselarealizzazionedella statuadiFukūkensakuKannon(Amoghapāśa)delpadiglioneNan’endō,lacuiversioneprimitivaerastata 27 l’immagine protettrice dei Fujiwara ed era stata oggetto di una forte devozione tra laici e monaci, e dei gruppicomplementarideiQuattroSovraniCelesti(Caturmahārāja)edeiSeiPatriarchidellaScuolaHossō (HossōRokuso).GliShitennōsonostatitrasferitiinunaltropadiglionementrelealtreoperesonotuttora all’interno del Nan’endō, anche se l’edificio stesso è stato ricostruito nel periodo Edo. Il Fukūkensaku Kannonfueseguitonel1189:l’espressionevivacedelvoltodallegotetondeevibrantielosguardointenso, nonché il torso robusto e imponente propongono una nuova immagine del Buddha ricca di realismo. Tecnichedellasculturaanticacomelapupillarealizzataincastonandounelementoneroebrillantesono utilizzatesianellastatuachenell’apparatodecorativo.KujōKanezane,alloraacapodellafamigliaFujiwara, committente dell’edificazione del Nan’endō, registrava sul proprio diario che la statua, al cui interno fu anchedepostountestosacro,vennerealizzatasecondolenormereligiose(nyohō),facendoevidentemente riferimento all’utilizzo di tecniche antiche. A partire da Kōjo l’esecuzione delle statue secondo le regole religiose era in effetti diventato il fondamento teorico del rinnovamento stilistico proposto dai busshi di Nara. Anche i gruppi dei Sovrani e dei Patriarchi furono realizzati nel nuovo stile. Questi ultimi, pur rappresentando uomini vissuti trecento anni prima, sono vestiti come monaci di alto rango contemporanei: questa licenza rispetto agli originali evidenziava che quei santi uomini continuavano a diffondereilloroinsegnamentoanchenelpresente. Tra le opere realizzate in occasione della ricostruzione del Kōfukuji abbiamo anche lo Yuima Koji (Vimalakīrti,1196,conservatonelKondōorientale)diJōkeieilTentōkieRyūtōki(demoniportalanterna, 1215, provenienti dal Kondō occidentale) di Kōben, terzogenito di Unkei. Jōkei era allievo di Kōkei e rimasealservizioesclusivodelKōfukuji:lesueoperesonocaratterizzatedaundecorativismounitoalla valorizzazionedellepotenzialitàespressivedellamateria.Dalleopereconservatepossiamocomprendere che le statue della ricostruzione del Kōfukuji riproponevano essenzialmente le forme dell’arte antica giapponeseancheseneidettaglienell’apparatodecorativofuronointegrateconelementidell’artecinese della dinastia Song (X–XIII secolo): pur esaltando la legittimità della cultura buddhista autoctona non si rinunciavaall’apporto,complementaremaevidente,dell’artecinesecontemporanea. L’altra grande impresa, la ricostruzione del Tōdaiji, fu condotta con un approccio differente. La responsabilità dei lavori fu affidata a Chōgen, monaco della scuola esoterica Shingon, un sostenitore del cultodellaTerraPuracheavevaperegrinatoperiluoghimisticidituttoilGiappone.Chōgensiimpegnòin unacampagnadiraccoltadifondiedimaterialichecoinvolseattivamentemonacielaicidituttoilpaesee guidò il progetto di ricostruzione basandosi sulla personale fede nel Buddha immanente. Il monaco era statoinCina(secondolostessoChōgenpertrevolte,anchesenoncisonoconferme)dovesulsacromonte Wutai nella provincia dello Shanxi aveva assistito ai miracoli di un Mañjuśrī vivente. Chōgen intendeva ricostruireilTōdaijivalorizzandoipoterimisticiacquisiticontaleesperienza:lamanifestazionevisibiledi questo approccio fu l’apporto massiccio di elementi dell’arte Song. All’impresa aderì Minamoto no Yoritomo chenel 1184, sconfitto il clanrivale dei Taira, aveva consolidato il potere: questi affidò aisuoi vassallilagestionedellaricostruzionedellestatuedelPadiglionedelGrandeBuddhaedeiQuattroSovrani Celesti (san. Caturmahārāja). Le statue che circondano il Grande Buddha (la cui testa fu ricostruita da artisti cinesi esperti nella fusione del bronzo) furono realizzate da allievi di Kōkei tra cui ebbe un ruolo 28 particolarmente attivo Kaikei, artista molto legato a Chōgen. Degli edifici ricostruiti allora l’unico sopravvissuto è il Nandaimon (Grande Porta Meridionale, 1203); le statue dei Kongō Rikishi, le due divinità guardiane, riflettendo i gusti di Chōgen si ispirano alla pittura Song e sono molto differenti rispettoaiprecedentiesempigiapponesi.Leduestatuegigantesche,alte8metri,furonoeseguitesottola direzionediquattrobusshiinsoleduesettimane:ancheselalorostrutturaèanaloga,ladivinitàA(conla boccaaperta)proponeleformearmoniosediKaikeimentreladivinitàUn(conlaboccachiusa)rifletteil vigoredellasculturadiUnkei.Sappiamocheidueartistirealizzaronoibozzettieledifferenzedelledue statueriflettonolachiaravolontàdifaremergereilrispettivocarattere.L’affermazionedell’individualità dell’artistanellarealizzazionedelleopereèunodeisegnidell’avventodiunanuovaepoca. LenuovetendenzesiaformalichesostanzialidellasculturabuddhistachenellaprimametàdelXIIsecolo eranorimastelatentitrovaronol’occasionedisbocciareinunsolcolponell’impresadellaricostruzionedei templidiNara:questasegnòlanascitadelnuovostileKamakurachesisostituìallostilediJōchō. UnkeieKaikei IlDainichiNyorai(BuddhaVairocana,1176)dell’EnjōjidiNarafucommissionatoaKōkei;dell’esecuzione si occupò il figlio Unkei allora ventenne mostrando una comprensione più precisa della figura umana rispettoallestatuedelNan’endō.Nel1186UnkeirealizzòlastatuadiShakaNyorai(Śākyamuni)delKondō occidentaledelKōfukuji,dicuisièconservatasololatesta,seguitadanumeroseoperecommissionatedai principalidaimyōdiMinamotonoYoritomoattualmenteconservatiinvarielocalitàdelGiapponeorientale, centro del potere dei Minamoto: rappresentativo è il gruppo eseguito nel 1186 su commissione di Hōjō TokimasaperilGanjōjuindiShizuoka.AncheseilsuoriferimentoeralasculturaclassicadelperiodoNara edelprimoperiodoHeian,Unkeilarielaboròelaperfezionòconl’attentaosservazionedellarealtàecreò immagini che trasmettono energia e solidità. Summa dell’arte di Unkei è il gruppo che eseguì insieme a figli e allievi per il padiglione Hokuendō del Kōfukuji dal 1208 al 1212, di cui si conservano l’immagine principale,Miroku(Maitreya),elestatuediMuchaku(Asanga)eSeshin(Vasubandhu). Insieme a Unkei il maggior esponente della scultura del periodo Kamakura è considerato Kaikei. Da giovaneavevafattopartedellaconfraternitareligiosaguidatadaChōgendoveavevaricevutoilnomediAn Amidabutsu e nelle sue opere si firmava, anziché busshi come consuetudine, Kōjō: si ritiene che Kaikei abbiapresoquestoterminedalletraduzionicinesideisūtradoveèutilizzatoperindicareloscultoredella leggendariastatuadireUdayana. SonounatrentinalestatuefirmatedaKaikei.Nellaprimafaselostilerisentedelleformevigorosedella sculturadiKōkeimagradualmentelesuestatueacquistaronomaggiordelicatezza:lacoerenzadeipianie delle linee che compongono le superfici conferiscono alle immagini una grazia signorile e armoniosa. Durante tutta la sua carriera realizzò numerose immagini stanti di Amida, per cui nutriva una forte devozione: caratteristica comune sono la base ornata di nuvole nella parte inferiore e la postura con il piedesinistrocheavanzaleggermentearappresentarelafiguradivinachesimanifestaperaccompagnare leanimedeitrapassatinelparadiso.Ilcoloredoratodellapellenonèottenutoconl’applicazionedioroin fogliamacospargendodipolvered’orolasuperficieprecedentementecolorataconunpigmentoarancione, 29 procedimentoconilqualeottenevaunaresapiùrealistica. IbusshidellagenerazionesuccessivaaUnkei Alla fine del XII secolo la scuola di Unkei si spostò a Kyoto dove fu fondato un tempio riservato ai suoi aderenti. Tra i 6 figli che assistettero Unkei nelle sue ultime opere gli successe alla guida della scuola il primogenito Tankei: sono opere della sua maturità il Kannon a mille braccia (Senju Kannon, 1254), le immaginidelle28divinitàcheaccompagnanoKannon(Nijūhachibushū)elacoppiaFūjin–Raijin(Diodel vento e Dio del tuono) del Sanjūsangendō, considerate l’apice della scultura del periodo Kamakura. La potenza espressiva basata sul realismo di Unkei viene riletta con una maggior grazia: nelle fattezze raffinatediKannononeicorpidaicontorniaggraziatideiNijūhachibushūscorgiamoriflessidell’artedel tardo periodo Heian. Il riferimento al periodo precedente è dovuto anche al fatto che le statue furono realizzate nel contesto della ricostruzione dell’edificio dopo che un incendio aveva distrutto quello originariodel1164,malostilediTankeirifletteancheigustideisuoiprincipalicommittenti,lacorteela nobiltàdiKyoto.MentreibusshidiNaradellagenerazioneprecedenteavevanocercatodievidenziarela lorooriginalitàperdistinguersidallescuolerivali,Tankeisembravolerdefinireuncanonestilisticoperla propriaetàsenzarinnegarelacontinuitàconl’epocaprecedente. Tra gli fratelli minori di Tankei ricordiamo Kōben, di cui rimangono i demoni portalanterna già citati, e Kōshō di cui si conservano tre statue tra cui il ritratto del monaco Kūya del Rokuharamitsuji, opere che conservano lo stile di Unkei. Un allievo di Unkei più giovane, Higo Jōkei, realizzò statue di bodhisattva caratterizzate da forte decorativismo e piene di realismo di cui il massimo esempio è il Kannon del KuramaderadiKyoto(1226). Lealtrescuole Zenkei(inizialmenteZen’en),busshidelramochefacevacapoaJōkeidellascuoladiKōkei,fondòlabottega Takama che rimase attiva fino al XVI secolo al servizio del Kōfukuji e lavorò per conto dei monaci del Kōfukuji e del Tōdaiji; nella maturità fu molto legato a Eison, monaco che aveva fondato a Nara una confraternita di religiosi che vivevano nel rispetto rigoroso dei precetti buddhisti e aveva diffuso tra il popolo un movimento per il ritorno a un buddhismo ortodosso. Nel Saidaiji di Nara, il tempio al centro dell’attività di Eison, si conserva un ritratto del monaco ottantenne commissionato dai suoi discepoli al figliodiZenkei,Zenshun(1280).AKyotolescuoleEneIncontinuaronoalavorareperlacorteelanobiltà. Rispetto alla scuola di Kōkei rimangono poche opere ma questo non significa che queste scuole non fossero molto attive; si tratta di statue che pur con qualche concessione alle tecniche realiste portate in auge dalla scuola di Kōkei conservano uno stile più raffinato e discreto. L’arte a Kamakura, centro del poteredelloshogunato,fuinvecefortementesegnatadalretaggiodiUnkei.Lasuafamadigenialebusshisi diffuse mentre era ancora in vita o subito dopo la sua morte; nella regione di Kamakura le sue statue furono considerate modelli canonici e alcune furono addirittura venerate come statue miracolose. In questazona,cheadifferenzadiNaraeKyotononavevaunapropriatradizioneartistica,quellodiUnkeifu consideratolostileclassicocheapartiredallasecondametàdelXIIIassorbìancheelementidellascultura 30 epitturadellaCinadeiSong,accolticonmaggioraperturarispettoaKyotoeNara.Questoclimaculturaleè benrappresentatodalGrandeBuddhadiKamakura(ca.1252)inbronzodoratoalto11metri. LecaratteristichedellasculturadelperiodoKamakura:realismoe“gustoSong” IlperiodoKamakurafucaratterizzatodalrealismointutteleartifigurative.Siritienechequestorealismo sia conseguenza di un atteggiamento mentale di confronto diretto con la realtà, da cui scaturì anche la religiositàdel“nuovobuddhismo”diKamakuraodellecorrentiriformatricidel“vecchiobuddhismo”,che aveva come obiettivo la salvezza di tutto il popolo. Tuttavia sarebbe riduttivo accontentarsi di questa spiegazioneinquantoquestorealismosiprestaaletturepiùcomplesse:bastipensarealloYamainosōshi (“Libro delle malattie”), rotolo dipinto della fine del XII secolo dove la rappresentazione crudamente realistadeimalatinascedaunosguardobeffardonondisgiuntodaunsentimentoditerrore. Seconsideriamoaltrifenomenicontemporanei,comeladiffusionedellecopiedistatuesalvifichecomelo ShakaNyoraidelSeiryōjiolanascitadell’immaginesacranudadaabbigliare,ilrealismodellasculturadel periodoKamakurapuòesserevistocomeilprodottodiunavolontàdipercepireconcretamentel’aldilàe del desiderio di garantirsi una strada per raggiungerlo. L’umanizzazione delle immagini buddhiste non derivadall’ideacheladivinitàsiasimileagliesseriumanimaèlostrumentochepermetteall’osservatore dipercepirelapresenzadelsacronellarealtàimmanente. Un’altra caratteristica tipica di questo periodo è il “gusto Song”, vale a dire cinese. Sicuramente la Cina della dinastia Song era il grande modello culturale per il Giappone e i prodotti della sua civiltà erano apprezzati e imitati, tuttavia nel periodo in cui si formò la statuaria Kamakura dovremmo dire che gli elementidall’apparenzacinesedellesculturebuddhisteeranopercepitipiuttostocomeelementiindiani. PermoltestatuesacrecheallafinedelperiodoHeianeranodivenuteoggettodifortedevozione,apartire dallo Shaka del Seiryōji, si rivendicava un’origine indiana. All’epoca furono attribuiti legami con l’India anche a statue antiche “in sandalo” come il Kannon a 11 teste dello Hokkeji e il loro stile vivace veniva riconosciuto come di derivazione indiana. I bodhisattva realizzati da Higo Jōkei, aggiungendo maggior realismoalleformericchedimovimentonellacapigliaturaeneidrappeggidelleantichestatue“disandalo”, creavano effetti realistici che davano l’illusione di stare di fronte a bodhisattva veri. Risalendo ancora indietro, anche nel compiacimento per la cultura buddhista nazionale che si rileva nell’esecuzione delle sculture dalla ricostruzione del Kōfukuji è presente la consapevolezza del legame con l’India. Nel 1173, poco prima della devastazione di Nara, un monaco erudito del Kōfukuji, Kakken, redasse un testo didascalicoincuiillustravalastoriadelladiffusionedelbuddhismoinIndia,CinaeGiappone,quest’ultimo indicato come “periferia della periferia”: era nel legame con l’India che il monaco trovava il principale discrimine tra la propria scuola e le altre. Partendo da una simile concezione era inevitabile che nelle antichestatueconservateaNara,apartiredaquelledelKōfukuji,sivolessericonoscereunaspettoindiano. Nella ricostruzione del Tōdaiji Chōgen volle introdurre elementi nuovi della cultura cinese ma anche in questocasoilsuopensieroerasicuramenterivoltoancorapiùlontano,versol’Indiacheavevadatoinatali albuddhismo. 31 Perironiadellasortenel1203,annoincuisicelebròlafinedellaricostruzionedelTōdaijiconunasfarzosa cerimoniachesembravavolerfarrivivereifastidelbuddhismonelmomentodelsuomassimosplendore inIndia,unesercitomusulmanodistrusseiltempiodiVikramashilasegnandolafinedelbuddhismonel subcontinente.ConquestoepisodiosiavveravainpartelatesisostenutaduecentoanniprimanelSanbōe che il buddhismo, arrivato in Giappone nel momento del suo massimo splendore, solo qui avrebbe continuatoasopravviveredopoessersispentosiainIndiacheinCina.Eseinfinevolgiamolosguardoai nostri giorni, il fatto che il Giappone conservi tuttora numerose statue risalenti fino al periodo Asuka insieme alla fede che trova alimento in queste immagini, anche se ovviamente il contenuto dell’insegnamento buddhista è nel frattempo cambiato, ci dimostra che quelle considerazioni hanno trovatoconfermanellastoria. 32