ELABORATO DI: ERICA VINCIGUERRA FABIANA D’ORSI CHIARA GIANCONE SALVATORE GAMBINO IRENE VINCIGUERRA Verso il futuro Come è nata la teoria della relatività? Dalla relatività ristretta alla relatività generale Conferme sperimentali della relatività generale Dilatazione gravitazionale del tempo LA RELATIVITÀ GENERALE Relazione tra massa inerziale e massa gravitazionale Esperimento mentale: equivalenza tra massa gravitazionale ed inerziale Principio di equivalenza forte Il nuovo concetto di gravità Spazio-tempo curvo: gravitazione e inerzia come proprietà geometriche Le geometrie non euclidee Principio di relatività generale: gravità ed elettromagnetismo Come è nata la teoria della relatività? Per comprendere la nascita della teoria della relatività, è necessario risalire alla fisica galileiana e ai suoi principali postulati. Secondo la fisica classica, la velocità non è un valore assoluto, ma è un concetto relativo al determinato sistema di riferimento cui essa è riferita: essa infatti assume un determinato valore rispetto a qualcos’altro, così come ciò che si trova su un treno in movimento appare fermo a chi viaggia sullo stesso treno, ma risulta invece in movimento rispetto a chi lo osserva da fuori. RITORNA ALLA MAPPA Tuttavia gli studi di Maxwell mostrarono come in realtà questa affermazione fosse un controsenso: era stato scoperto il valore della velocità della luce, che contro il postulato galileiano sembrava proprio essere un valore assoluto, indipendente dai sistemi di riferimento. Quindi le onde elettromagnetiche si muovono con velocità c… rispetto a cosa? Inizialmente venne introdotto il concetto di etere, superato successivamente dalle teorie esposte da Einstein. Dalla relatività ristretta alla relatività generale Per superare la contraddizione tra il valore contante della velocità della luce e il concetto classico di velocità relativa vennero messi in crisi tutti i postulati galileiani, fondati sulla reciprocità del moto e sulla assolutezza del tempo. Einstein introdusse così il concetto di simultaneità di due eventi, dilatazione dei tempi, contrazione dello spazio, e in un famoso articolo intitolato «Sull’elettrodinamica dei corpi in movimento», Einstein espose la sua teoria in due postulati: Il primo postulato stabilisce che le leggi della fisica sono le stesse in tutti i sistemi di riferimento inerziali, il che significa che i risultati di qualunque esperimento devono essere gli stessi per qualunque sistema di riferimento che si muova di moto rettilineo uniforme. Il secondo postulato, noto come principio di costanza della velocità della luce, afferma che la luce si propaga nel vuoto con una velocità finita, pari a 300000000 m/s, indipendentemente dalla velocità della sorgente che l'ha emessa. Tuttavia la teoria della relatività ristretta aveva lasciato in sospeso due punti: • I principi della relatività ristretta possono essere estesi anche ai sistemi non inerziali? • Poiché i principi di Newton vanno contro quelli della relatività, quale teoria deve essere considerata valida? Relazione tra massa inerziale e massa gravitazionale La massa gravitazionale è una grandezza che esprime la proprietà di tutti i corpi di interagire con altri corpi grazie alla forza di gravità, misura cioè la capacità di attrarre altre masse. La massa inerziale è invece la grandezza che esprime l’inerzia di un corpo ossia la resistenza che questo oppone all’azione di una forza esterna che tende a modificare il suo stato di quiete o di moto. Nel caso della caduta verticale si ha che la forza gravitazionale e quella inerziale coincidono essendo a= g per cui F= risulta uguale a Fg= mi g, da cui deriva che: il prodotto il rapporto mg/mi e la costante k risulta uguale all’accelerazione di gravità, per cui se le masse assumessero un valore diverso, i risultati di g (9,81m/s2) sarebbero variabili, da cui si giunge alla conclusione che la massa inerziale è equivalente alla massa gravitazionale. Esperimento mentale: equivalenza tra massa gravitazionale ed inerziale Einstein attraverso un esperimento mentale cercò di capire cosa significasse l’equivalenza tra massa gravitazionale e massa inerziale dal punto di vista fisico. Un osservatore posto all’interno di un ascensore(ambiente chiuso in stato di quiete soggetto al campo gravitazionale) lascia cadere un corpo verso il basso che subisce l’attrazione del campo gravitazionale terrestre. Se lo stesso osservatore si trova nello spazio all’interno di una navicella (ambiente chiuso ma soggetto ad accelerazione verso l’alto e in assenza di campo gravitazionale) e lascia cadere lo stesso oggetto, esso cadrà con la stessa accelerazione rilevata nel primo caso, da cui si deduce che l’osservatore non sarà in grado di capire se la caduta dell’oggetto è dovuta a effetti gravitazionali o inerziali. Questo principio è una conseguenza diretta dell’equivalenza tra massa inerziale e massa gravitazionale. L’equivalenza si ottiene anche osservando un sistema accelerato soggetto a campo gravitazionale terrestre e un sistema in quiete in assenza di campo gravitazionale, e perciò non soggetto a forze. Einstein fu così in grado di formulare il principio di equivalenza forte. Principio di equivalenza forte In una regione spazio-temporale sufficientemente piccola esiste sempre, per quanto concerne i fenomeni fisici, un sistema di riferimento nel quale è assente ogni effetto della gravitazione. Per Einstein la natura tratta tutti i sistemi di riferimento allo stesso modo, per cui non esiste un sistema di riferimento migliore degli altri. Principio di relatività generale: gravità ed elettromagnetismo L’equivalenza tra massa inerziale e massa gravitazionale rese possibile l’estensione del principio di relatività a tutti i sistemi di riferimento, per cui le leggi della fisica hanno la stessa forma in tutti i sistemi di riferimento. Da questo enunciato deriva che anche i fenomeni elettromagnetici devono seguire le stesse leggi di un qualunque sistema, sia esso accelerato o soggetto a gravitazione. L’accelerazione curva la traiettoria della luce in un sistema accelerato, ma dall’equivalenza tra fenomeni inerziali e gravitazionali, la traiettoria della luce deve essere deviata anche sulla Terra, come se questa fosse dotata di peso e subisse gli effetti del campo gravitazionale. L’equivalenza inerzia/gravitazione andava contro i principi dell’elettromagnetismo, e per risolvere tale contraddizione Einstein rivalutò i concetti di spazio e tempo, partendo dal rifiuto della geometria euclidea per l’accettazione delle geometrie non euclidee. I principi della geometria euclidea: La geometria euclidea, considerata l’unica valida sino all’Ottocento, è basata su tre postulati fondamentali: 1) Data una retta r e un punto P non appartenente ad essa, per P passa una e una sola retta parallela ad r; 2) La somma degli angoli interni di un triangolo qualsiasi è 180°; 3) La superficie euclidea è a curvatura costante K nulla. Le geometrie non euclidee Einstein utilizzò i principi della geometria non euclidea per elaborare un nuovo modello di spazio-tempo. Tra le più importanti geometrie non euclidee, vanno ricordate: Geometria ellittica Geometria iperbolica Geometria ellittica La superficie presa come modello di riferimento è sferica. La linea che individua la minima distanza tra due punti (che nella geometria euclidea corrisponde alla retta) è detta geodetica, che coincide con la circonferenza massima. Se si considera una geodetica r e un punto P non appartenente ad essa, si ha che qualunque geodetica passante per P interseca r, per cui se mettiamo a confronto rette e geodetiche, si deduce che il principio dell’unicità della parallela viene violato. Il postulato di Euclide viene sostituito dalla NON ESISTENZA DELLA PARALLELA ALLA RETTA (geodetica). Si ottiene inoltre che in questa superficie sferica la somma degli angoli interni di un triangolo delimitato da tre geodetiche risulta maggiore di un angolo piatto e minore di tre angoli piatti. Geometria iperbolica La superficie presa in considerazione è stavolta una sella, che rappresenta l’equivalente del piano euclideo. Se si considera una geodetica r un punto P non appartenente ad essa, si osservano infinite geodetiche parallele a r. La somma degli angoli interni di un triangolo è minore di 180°. Spazio-tempo curvo: gravitazione e inerzia come proprietà geometriche Einstein propose come modello dell’Universo uno spazio-tempo quadrimensionale curvo, in cui la traiettoria della luce nello spazio tempo quadrimensionale della relatività generale è una geodetica. Questo spiega la deflessione della luce come semplice conseguenza fisica e geometrica dell’Universo. La traiettoria della luce è curvilinea perché percorre una geodetica dello spazio-tempo curvo. Secondo Einstein l’incurvamento dello spazio sarebbe dovuto alle masse di elevata densità. Ma in questo nuovo spazio, cos’è la gravità? E inoltre, la curvatura dello spazio ha conseguenze anche sull’aspetto temporale? Può essere dimostrato sperimentalmente che lo spazio-tempo è curvo? Il nuovo concetto di gravità La gravità nello spazio curvo concepito da Einstein non è più una forza, bensì una proprietà geometrica, perché la curvatura dello spazio è dovuta proprio alla massa dei corpi che vi si trovano immersi. La causa della gravità è la distribuzione della massa-energia e i pianeti si muovono nello spazio seguendo delle geodetiche. Dunque la distribuzione della massa-energia determina la geometria dello spaziotempo, cioè la gravità, e al tempo stesso regola il moto dei corpi. G=k T (dove G rappresenta tutte le informazioni sulla geometria dell’Universo, k è una costante e T è la densità della massa-energia). Dilatazione gravitazionale del tempo La curvatura dello spazio ha conseguenze anche sull’aspetto temporale? La dilatazione temporale gravitazionale è un'altra delle implicazioni derivanti dal principio di equivalenza. Proviamo, questa volta, a misurare il tempo che un raggio di luce fatto passare da un forellino praticato sul soffitto di un ascensore impiega per raggiungere un sensore posto sul pavimento. Per semplicità immaginiamo che il nostro ascensore sia alto 300.000 chilometri (ossia approssimativamente la misura che la luce percorre in un secondo) e che i raggi di luce vengano emessi con un intervallo di un secondo. Il primo raggio 1 parte ad ascensore fermo ed impiega un secondo a raggiungere il pavimento, facciamo poi partire un altro raggio 2 sempre ad ascensore fermo: l'intervallo di tempo tra i due segnali sarà lo stesso in arrivo ed in partenza. Il terzo raggio 3 parte ad ascensore in accelerazione ed arriverà a destinazione prima di un secondo perché il tragitto che ha dovuto compiere per arrivare al pavimento è più breve! L'intervallo di tempo tra i due segnali non sarà quindi più identico in arrivo ed in partenza: i segnali in partenza registreranno un intervallo di un secondo, quelli in arrivo un intervallo di tempo inferiore e pertanto il tempo misurato dal sensore sul pavimento sarà (relativamente) più lungo! Dato il principio di equivalenza la dilatazione del tempo che misuriamo in un sistema accelerato è, pertanto, al pari misurabile in un campo gravitazionale analogo, quindi la gravità rallenta il tempo facendolo quindi scorrere più lentamente per chi si trova in un campo gravitazionale più intenso. La dilatazione temporale gravitazionale fa sì che il tempo scorra a differenti velocità in regioni di diverso potenziale gravitazionale. Ciò è stato dimostrato osservando che gli orologi atomici a differenti altitudini (e perciò a diverso potenziale gravitazionale) mostrano alla fine tempi differenti. Gli effetti rilevati in tali esperimenti sono estremamente piccoli. La presenza di un campo gravitazionale causa il rallentamento degli orologi, per esempio se un orologio viene posto sul Sole, questo presenta un ritardo gravitazionale di 1s ogni 6 giorni. Dunque il campo gravitazionale determina una dilatazione del tempo. Conferme sperimentali della relatività generale Einstein indicò tre conseguenze della curvatura dello spazio-tempo che potevano essere soggette a verifica sperimentale: 1) Deviazione gravitazionale di un raggio luminoso; 2) Precessione del perielio dei pianeti nel moto di rivoluzione attorno al Sole; 3) Red shift gravitazionale; Deviazione gravitazionale di un raggio luminoso La luce proveniente da una stella subisce una deviazione a causa del campo gravitazionale del Sole. La lente gravitazionale è il fenomeno caratterizzato dalla deflessione della radiazione emessa da una sorgente luminosa a causa della presenza di una massa posta tra la sorgente e l'osservatore. Il sole deforma lo spazio, curvandolo, e di conseguenza i raggi luminosi vengono deviati e dunque curvati lungo lo spazio-tempo. Precessione del perielio dei pianeti nel moto di rivoluzione attorno al Sole Secondo la teoria galileiana e la meccanica newtoniana le orbite dei pianeti sono fisse. Einstein mette in discussione questa teoria: poiché i pianeti curvano lo spazio-tempo e si muovono lungo geodetiche, le orbite dei pianeti non rimangono fisse, ma si spostano in tempi molto lunghi (fenomeno noto come precessione del perielio): l’orbita non si richiude su se stessa, ma descrive una forma detta a rosetta. È l’orbita stessa a ruotare all’interno dello spazio-tempo. Red shift gravitazionale Il campo gravitazionale provoca il cosiddetto fenomeno del red shift gravitazionale, cioè uno spostamento dello spettro elettromagnetico verso il rosso. Il fotone si muove dalla sorgente verso un campo gravitazionale con effetti inferiori, la sua lunghezza d’onda aumenta e dunque la frequenza diminuisce, spostandosi verso lo spettro del rosso d’altronde, quando un fotone si muove nello spazio allontanandosi dalla sua fonte di emissione, esso perde energia, ma poiché la velocità della luce è sempre la stessa, il fotone può perdere energia solo se diminuisce la sua frequenza. Ciò comporta quindi lo spostamento dello spettro elettromagnetico di emissione verso il rosso. Verso il futuro La relatività generale prevede anche altri interessanti fenomeni che sono tutt’ora oggetto di studio: • I buchi neri • Cosmologia • Unificazione delle forze • Onde gravitazionali RITORNA ALLA MAPPA I buchi neri I buchi neri sono frutto di un collasso della materia da cui né la materia né la luce riescono a sfuggire a causa dell’intensità gravitazionale. Trattenendo la luce, un buco nero risulta invisibile, proprio per questo per individuarlo occorre rilevare o gli effetti gravitazionali sulle stelle circostanti o le radiazioni emesse dal gas incandescente che precipita verso esso. RITORNA ALLA MAPPA Cosmologia Einstein nel 1917 ipotizzò un modello stazionario in cui lo spazio è finito e limitato (superficie sferica) e la materia è distribuita con omogeneità, per conciliare la staticità dell’Universo con l’azione attrattiva della gravità, introdusse una costante cosmologica al fine di escludere l’espansione o la contrazione. La teoria del Big Bang, implicante l’espansione dell’Universo, portò lo stesso Einstein all’abbandono della costante cosmologica. Oggi prevale il modello dell’universo non stazionario ma in espansione con velocità crescente, e secondo questa ipotesi la materia visibile costituisce solo il 5% dell’universo, il 25% è costituito da materia oscura e il 70% da energia oscura. RITORNA ALLA MAPPA Unificazione delle forze Einstein tentò di unificare campo gravitazionale e campo elettromagnetico in un’unica equazione. Probabilmente il suo tentativo si rivelò un fallimento dal momento che Einstein non utilizzò i concetti quantistici: ancora oggi i fisici cercano di descrivere univocamente capo elettromagnetico e campo gravitazionale e far coincidere le quattro interazioni note, quali forza nucleare forte, elettromagnetica, nucleare debole e gravitazionale. RITORNA ALLA MAPPA Onde gravitazionali Un’onda gravitazionale è la propagazione di una perturbazione della geometria dello spazio-tempo causata da cambiamenti nella distribuzione della massa-energia. Le equazioni di Einstein teorizzano l’esistenza di tali onde, ma la loro intensità, prevedibile teoricamente, è sempre molto debole e risulta difficile rilevarle. Attualmente si sta tentando di individuarle ricorrendo a due generi di dispositivi: • I rilevatori risonanti criogenici, antenne che operano in condizioni di temperature molto basse e con dispositivi che cercano di eliminare i fattori di disturbo di origine ambientale; • Gli interferometri, basati sulle conseguenze del passaggio di un’onda gravitazionale su una perturbazione luminosa. RITORNA ALLA MAPPA