Vegetazione e fattori climatici Vegetation und Klimafaktoren

Vegetazione e fattori climatici
Vegetation und Klimafaktoren
Vegetation and climatic factors
Marco Caccianiga, Università di Milano
Riassunto
La copertura vegetale di un territorio è la sintesi visibile di numerosi fattori ambientali e
umani, e le sue variazioni rivestono quindi grande interesse. Essa viene spesso utilizzata come
indicatore delle variazioni climatiche, in particolare negli ecosistemi clima-dipendenti, dove
la temperatura sia fattore limitante. Diverse risposte della copertura vegetale possono essere
attese in seguito a un incremento delle temperature. Tuttavia, le piante rispondono al clima in
modo complesso e non è sempre possibile individuare i fattori limitanti, e quindi prevedere le
risposte del mondo vegetale alle sollecitazioni climatiche. Un esempio di monitoraggio delle
risposte della vegetazione ai mutamenti del clima è lo studio delle fluttuazioni del limite degli
alberi. Tale limite è un esempio macroscopico di soglia ecologica a controllo prevalentemente
climatico; le sue oscillazioni sono quindi utilizzate come indicatore attendibile delle variazioni
del clima. Tuttavia ancora poco si sa della variabilità delle risposte in funzione dei diversi
bioclimi regionali. La distribuzione delle specie al limite degli alberi può essere fortemente
influenzata da altri fattori climatici oltre la temperatura, come ad esempio la continentalità.
Gli effetti dei cambiamenti climatici si manifestano anche in ecosistemi non limitati termicamente. In alcuni casi possono instaurarsi climi diversi da quelli presenti in aree limitrofe, per i
quali manca una flora autoctona idonea, con conseguente spontaneizzazione di specie esotiche.
I climi già miti e piovosi, come quelli della regione insubrica occidentale, possono assumere
caratteristiche “tropicali” con l’incremento delle temperature.
In sintesi, occorre sempre tenere presente che le risposte dei sistemi biologici alle sollecitazioni
del clima sono molto complesse. Occorre grande cautela nel modellizzare queste risposte
nel futuro e anche nell’utilizzarle come indicatori del clima passato. Allo stesso tempo, però,
l’integrazione dei dati biologici con le ricerche climatologiche ha grandi potenzialità ancora da
sfruttare pienamente.
Zusammenfassung
Die Pflanzendecke eines Gebiets ist die sichtbare Synthese vieler anthropogener und Umweltfaktoren, und ihre Veränderung stößt deshalb auf großes Interesse. Sie wird häufig als Indikator
der Klimavariationen verwendet, vor allem in klima-abhängigen Ökosystemen, in denen die
Temperatur der limitierende Faktor ist. Verschiedene Antworten der Pflanzendecke kann man
als Folge eines Temperaturanstiegs erwarten. Allerdings reagieren die Pflanzen aufs Klima in
komplexer Weise und es ist nicht immer möglich, die begrenzenden Faktoren zu erkennen
und folglich die Antworten der Pflanzenwelt auf klimatische Herausforderungen vorherzu-
alpine space - man & environment, vol. 12: Le Alpi che cambiano tra rischi e opportunità
© 2011 iup • innsbruck university press, ISBN 978-3-902811-09-7
Le Alpi che cambiano tra rischi e opportunità
sagen. Ein Beispiel für das Monitoring der Vegetation auf Klimawandel ist die Untersuchung
der Fluktuationen der Baumgrenze, die ein makroskopisches Beispiel für einen hauptsächlich
klimatisch bedingten ökologischen Schwellenwert darstellt; das Auf und Ab der Baumgrenze
wird deshalb als zuverlässiger Indikator von Klimaschwankungen genutzt, man weiß jedoch
bisher wenig über die Wechselhaftigkeit dieser Antwort in Hinsicht auf verschiedene regionale
Bioklimate. Die Artenzusammensetzung an der Baumgrenze kann stark von anderen Klimafaktoren, wie beispielsweise der Kontinentalität beeinflusst sein.
Die Auswirkungen des Klimawandels zeigen sich auch in Ökosystemen, die nicht temperatur­
limitiert sind. In einigen Fällen können sich andere Klimate einstellen als in den angrenzenden
Gebieten, für die eine geeignete bodenständige Flora fehlt, mit der Folge, dass sich exotische
Arten etablieren. Bereits milde und regenreiche Klimate wie zum Beispiel in der westlichen
Insubria (entspricht in etwa den Provinzen Como und Varese sowie dem Kanton Tessin),
können mit steigender Temperatur „tropischen“ Charakter annehmen.
Zusammenfassend muss man also festhalten, dass biologische Systeme auf klimatische Stimuli
in sehr komplexer Weise reagieren können. Eine Modellierung dieser Antworten für zukünftige
Entwicklungen, aber auch für die Rekonstruktion des Klimas der Vergangenheit, muss mit
großer Vorsicht erfolgen. Gleichzeitig jedoch hat die Einbeziehung biologischer Daten in die
Klimaforschung ein großes Potential, das erst noch vollständig genutzt werden muss.
Abstract
Plant cover is the visible synthesis of many environmental and human parameters, and thus
its variations are of great interest in many research fields. Vegetation has been often used as
an indicator of climatic fluctuations, particularly where temperature is limiting factor. Many
responses of vegetation could be expected as a consequence of temperature increase; however,
plants show complex relationships with climate, and it is not always possible to outline the
limiting climatic factors and to forecast vegetation changes. The study of treeline shifts is a
good example of monitoring of plant-climate relationships. Treeline is a macroscopic example
of climatically-limited ecologic threshold and its fluctuations are a reliable indicator of climatic
variations. However, little is known about the variability of treeline responses amongst the
different regional bioclimatic regimes. Other climatic parameters, like continentality, could
influence the position and the dynamics of the treeline.
The effects of climate change are apparent also in ecosystems not temperature-limited.
Sometimes the onset of peculiar climatic regimes could be expected, for which specific autochthonous flora does not exist. In this case, alien species could spread in native ecosystems, for
example as warm and humid climate like that of the Insubric region become tropical-like.
It is important to bear in mind that the responses of biological systems to climate are always
very complex. Caution should be used in modelling future responses and in reconstructing
past variations from current data. At the same time, the integration between life sciences and
climatology has great potential to be still fully explored.
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Vegetazione e fattori climatici
1. Introduzione
La copertura vegetale di un territorio è la risultante di fattori storici, ambientali e antropici;
essa costituisce la base trofica per la catena alimentare e determina la struttura e il funzionamento degli ecosistemi. Per questo motivo, variazioni qualitative e quantitative della vegetazione sono contemporaneamente lo specchio e il motore di profondi cambiamenti in una
regione. La regione alpina è stata interessata negli ultimi decenni da mutamenti di grande
portata che toccano sia il comparto ambientale che quello socio-economico, cui corrispondono parallele mutazioni nella copertura vegetale. Nel dinamismo attuale della vegetazione alpina è particolarmente importante distinguere i fenomeni legati ai cambiamenti di
uso del suolo da quelli legati alle mutazioni dell’ambiente e in particolare del clima.
Le relazioni clima-vegetazione sono un tema “classico” dell’ecologia vegetale, tanto che
la vegetazione è stata e viene usata come indicatore climatico attuale e passato, sia a scala
geologica che alle scale più brevi dei tempi storici. Gli effetti più significativi delle mutazioni climatiche sono attesi negli ecosistemi clima-dipendenti, in particolare quelli in cui la
temperatura sia fattore limitante. Per questo motivo, l’attenzione è stata rivolta da tempo alle
alte quote e alle alte latitudini, dove si attende che variazioni termiche anche di lieve entità
causino importanti risposte nell’ecosistema (Theurillat e Guisan, 2001; Parmesan e Yohe,
2003).
Tuttavia, molto resta ancora da chiarire sull’equilibrio che si instaura tra piante e clima
e non si devono necessariamente ipotizzare relazioni lineari tra la componente vegetale e i
fattori climatici. Le piante rispondono al clima in modo complesso e non è sempre possibile individuare i fattori limitanti, e quindi prevedere le risposte del mondo vegetale alle
variazioni climatiche. Molti fattori diversi possono influenzare in modo anche contrastante
le piante e dipendere da parametri climatici differenti come temperature medie, massime e
minime assolute o distribuzione e quantità delle precipitazioni (Tab. 1).
2. R isposte della vegetazione al riscaldamento climatico
Ammettendo la temperatura come principale fattore limitante la distribuzione della vegetazione alpina, si possono ipotizzare alcuni scenari conseguenti al suo incremento. Numerosi
studi hanno confermato che molti di questi scenari si stanno effettivamente verificando,
anche se, come si vedrà, non sempre in modo uniforme e lineare.
Migrazione in quota
Lo spostamento degli areali di distribuzione in conseguenza di cambiamenti climatici è
stato accertato a livello globale per numerose specie (Hickling et al., 2006; Parmesan, 2006).
Le diverse specie possono migrare a ritmo differente, con potenziali smembramenti delle
comunità animali e vegetali. Fattori geografici (soprattutto orografici), litologici e geomorfologici possono giocare un ruolo determinante sull’esito di queste migrazioni, e la conformazione delle montagne limita le possibilità di migrazione: più si sale in quota, minore diventa
lo spazio disponibile. E’ stato stimato che in Svizzera un incremento della temperatura di
3.3°C ridurrebbe la superficie della vegetazione della fascia alpina (sopra il limite del bosco)
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Le Alpi che cambiano tra rischi e opportunità
Fattore limitante
Effetti sulla pianta
Durata della stagione
vegetativa
Minore produttività, incapacità Temperature medie, distribuzione
di portare a termine il ciclo
delle precipitazioni (permanenza
vitale
della neve)
Danni diretti da gelo o
da calore
Perdita degli accrescimenti
annuali o dell’intera pianta
Temperature massime e minime
assolute
Stress da aridità
fisiologica
Perdita delle porzioni aeree,
di solito al di sopra del livello
della neve
Maturazione di fiori, frutti e
semi, nascita delle nuove piante
Precipitazioni (nevosità),
temperature, fattori
microclimatici
Temperature assolute, andamento
di precipitazioni e temperature
(gelate tardive)
Andamento di precipitazioni
e temperature, fattori meso- e
microclimatici
Capacità di
riproduzione sessuale
Sensibilità ai patogeni
Attacchi di funghi, insetti
ecc. favoriti da condizioni
climatiche peculiari
Fattori climatici determinanti
Tab. 1. Alcuni fattori climatici limitanti la crescita delle piante e i loro effetti.
Tab. 1. Einige Klimafaktoren, die das Pflanzenwachstum begrenzen und deren Auswirkungen
Table 1. Consequences of some limiting climatic factors on vegetation growth.
del 63%, e quella della fascia subalpina (boschi di conifere e arbusteti ad ericacee) solo del
9% (Theurillat e Guisan, 2001). Catene periferiche come le Alpi Orobie, con la loro scarsa
elevazione e la loro orografia molto acclive, hanno margini di migrazione ancora più stretti
per le specie degli orizzonti sommitali, che rischiano quindi l’estinzione locale.
Frammentazione della distribuzione di alcune specie
La distribuzione di numerose specie può andare incontro a frammentazione e contrazione in seguito ai mutamenti climatici. A rischio particolare sono le specie a distribuzione
ristretta, come quelle endemiche, già relegate prevalentemente sulle catene periferiche a
scarsa elevazione (Ceriani et al., 2009). Contrariamente a quanto atteso, i periodi caldi interglaciali sono probabilmente più critici rispetto alle glaciazioni per numerose specie d’alta
quota (Birks e Willis, 2008). Molte di queste, infatti, sono in grado di vivere anche sul
detrito supraglaciale mentre si troverebbero isolate se immerse in una matrice forestale;
questo fenomeno è stato riscontrato anche per alcuni animali, come numerosi artropodi
(Gobbi et al., 2010). Numerosi dati, anche molecolari, suggeriscono quindi che i periodi
caldi, con ghiacciai in regresso e copertura forestale estesa, abbiano costituito periodi di
frammentazione di numerose specie d’alta quota, mentre abbiano consentito a molte specie
forestali di attraversare la catena alpina in corrispondenza dei passi più bassi.
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Vegetazione e fattori climatici
Apertura di nuovi spazi per la vegetazione
Il ritiro dei ghiacciai conseguente al riscaldamento climatico può, d’altra parte, favorire
la copertura vegetale. Le aree liberate dal ritiro dei ghiacciai sono in attiva colonizzazione
da parte della vegetazione; questa colonizzazione avviene secondo tappe successive caratterizzate da specie con adattamenti diversi. Le specie vegetali che si insediano sulle morene
costituiscono serie di comunità via via più complesse, che spesso ospitano una biodiversità
superiore rispetto a quelle stabili e indisturbate, con adattamenti funzionali molto differenziati (Caccianiga e Andreis, 2004; Caccianiga et al., 2006).
R esistenza al di fuori dei propri limiti
Non sempre la reazione degli ecosistemi alle mutate condizioni ambientali è immediata.
Spesso alcune comunità vegetali possono mantenersi anche quando le condizioni ambientali sono divenute sfavorevoli, soprattutto quando sono dominate da specie a ciclo vitale
lento, come gli alberi, in particolare se in grado di mantenersi per via vegetativa. In questi
casi gli individui possono sopravvivere a lungo anche se non sono in grado di garantire
l’insediamento di nuove generazioni. Il non equilibrio con il clima si manifesta solo in corrispondenza di momenti di disturbo, attraverso la mancata rigenerazione. Un fenomeno del
genere si osserva al limite boreale della vegetazione arborea, dove “isole” di foresta risalenti a periodi a clima più mite sopravvivono nella tundra come “fossili” a meno che non
vengano distrutte da perturbazioni come gli incendi, dopo i quali non sono più in grado di
rigenerarsi (Payette et al., 2001).
3. I l limite degli alberi
Un esempio di monitoraggio delle risposte della vegetazione ai mutamenti del clima è lo
studio delle fluttuazioni del limite degli alberi, o treeline. In questo termine sono compresi
in realtà limiti differenti, cui corrispondono diverse soglie ecologiche (Fig. 1). La quota
superiore raggiunta dalle vegetazione arborea è comunque un esempio macroscopico di soglia
ecologica a controllo prevalentemente climatico; le sue oscillazioni sono quindi utilizzate
come indicatore attendibile delle variazioni del clima. Alcuni autori hanno individuato
delle soglie termiche sorprendentemente costanti in tutto il mondo, a qualsiasi latitudine,
in corrispondenza della massima quota raggiunta dalla vegetazione forestale (limite del
bosco), che corrisponderebbe a una media di circa 6°C per la stagione vegetativa (Körner
e Paulsen, 2004). Questa stretta corrispondenza tra temperatura media e posizione della
treeline farebbe ipotizzare una regolare avanzata di quest’ultima in seguito all’aumento della
temperatura registrato sul pianeta. Tuttavia, il riscaldamento climatico in corso non sembra
causare un’uniforme avanzata delle treeline nel mondo (Harsch et al., 2009) a indicare una
relazione molto complessa tra le sollecitazioni climatiche e la possibilità di crescita degli
alberi. La distribuzione delle specie al limite degli alberi può essere fortemente influenzata
da altri fattori climatici oltre la semplice temperatura, come ad esempio la continentalità, in
funzione della quale si osservano forti variazioni della quota e della struttura della treeline
(Fig. 2) (Caccianiga et al., 2008).
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Le Alpi che cambiano tra rischi e opportunità
Fig. 1. Schema dei limiti altitudinali della
vegetazione arborea: 1: limite del bosco; 2: limite
degli alberi, individuato dagli ultimi individui a
portamento eretto; 3: limite storico degli alberi,
individuato da vecchi individui morti o subfossili;
4: limite dinamico degli alberi, individuato dalla
rinnovazione di giovani individui; 5: limite delle
specie, individuato dagli ultimi individui con forma
contorta e prostrata (“Krummholz”)
Abb. 1. Schema der Höhenbegrenzung für Baumvege­
tation: 1: Waldgrenze; 2: Baumgrenze, geschlossen
aus der Präsenz der letzten aufrecht stehenden
Exemplare; 3: historische Baumgrenze, eruiert aus
alten toten oder subfossilen Bäumen; 4: dynamische
Baumgrenze, erkenntlich an der Erneuerung junger
Exemplare; 5: Artgrenze, bezeichnet nach dem
Vorkommen der letzten verkrümmten und liegenden
Exemplare („Krummholz“)
Fig. 1. D iagram of the upper limits of arboreal vegetation. 1: timberline; 2: treeline, indicated by the uppermost tree
individuals with upright growth form; 3: historic treeline, marked by dead or subfossil individuals; 4: dynamic treeline,
marked by seedling recruitment; 5: species limit, indicated by the uppermost stunted individuals (“Krummholz”)
Fig. 2. ���������������������������������������������������
Struttura della treeline in un’area alpina esterna �������
(Laghi ��������������
Gemelli, Alpi ��������
Orobie) ����������
e interna ����������������
(Valfurva, alta
Valtellina). Ogni punto rappresenta un singolo albero, rilevato dalla foresta chiusa al limite superiore delle specie.
Modificato da Caccianiga et al., 2008
Abb. 2. Struktur der Baumgrenze in einer äußeren (Laghi Gemelli, Orobische Alpen) und einer inneren Alpenregion
(Valfurva, oberes Veltlin). Jeder Punkt stellt einen einzelnen Baum aus dem geschlossenen Wald an der oberen Grenze
der Art dar. Verändert nach Caccianiga et al., 2008
Fig. 2. Treeline
��������������������������
structure from a Southern
����������������
Alpine (Laghi
������� Gemelli,
��������� Orobian
��������������
Alps) and
�������
an Inner
������������������
Alpine site (Valfurva,
�����������
Upper Valtellina). Each point represents a single tree individual, sampled from the closed forest up to the species limit.
Modified from Caccianiga et al., 2008
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Vegetazione e fattori climatici
La aree continentali intralpine, con elevata escursione termica e scarsa piovosità, sono
caratterizzate da un limite degli alberi molto elevato, che raggiunge i 2400-2500 m s.l.m; al
contrario, le zone prealpine a clima oceanico, a elevata piovosità e scarse escursioni termiche,
presentano un limite degli alberi relativamente basso, spesso intorno ai 2000 m. Le differenze tra queste aree possono superare le variazioni registrate dalla Piccola Età Glaciale a
oggi: occorre tenerne conto nell’interpretare le evidenze di posizioni passate del limite del
bosco.
Le differenti strutture della treeline possono essere anche molto brusche in corrispondenza di soglie orografiche ben definite, come tra i due versanti di alcuni passi alpini, ad
esempio il Passo Gavia (Fig.3). Determinanti sono anche le caratteristiche specifiche della
specie arborea al limite degli alberi: ad esempio, il limite del bosco sull’Appennino rappresenta una notevole eccezione alla regola generale dei 6°C, ponendosi a quote dove le temperature sono molto più elevate (Körner e Paulsen, 2004). Questo può essere imputato a
caratteristiche specifiche del faggio, la specie dominante alla treeline, ed in particolare la sua
sensibilità a fenomeni meteorologici ben precisi quali le gelate primaverili o il vento.
Fig. 3. Andamento dell’altezza degli individui arborei
in funzione della quota lungo un transetto dalla foresta
chiusa all’ultimo individuo. Il versante valtellinese del
Passo Gavia è caratterizzato da clima fortemente conti­
nentale, quello camuno da clima più oceanico. Le specie
dominanti alla treeline nelle tre aree sono rispettivamente
Pinus cembra, Larix decidua e Fagus sylvatica.
Abb. 3. Höhenänderung einzelner Bäume in Abhän­
gigkeit der Höhenlage entlang eines Transekts vom
geschlossenen Wald bis zum letzten Individuum. Die
Veltliner Seite des Passo Gavia ist durch stark konti­
nentales, die Camun-Seite durch mehr ozeanisches Klima
geprägt. Die dominierenden Arten an der Baumgrenze
sind in den drei Untersuchungsgebieten Pinus cembra,
Larix decidua und Fagus sylvatica.
Fig. 3. Tree height/altitude trends along altitudinal transects from the closed forest up to the uppermost tree ind���������
ividual.
Northern (valtellinese) slope of the Gavia Pass shows highly continental climate; southern (camuno) slope a more
oceanic one. Dominant species at the treeline in the three areas are Pinus cembra, Larix decidua and Fagus sylvatica,
respectively.
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Le Alpi che cambiano tra rischi e opportunità
A questa differenza di quota del limite degli alberi nelle diverse regioni montuose si affianca
una diversa dinamica dello stesso in risposta al cambiamento climatico: nelle Alpi interne,
il limite già elevato sta rapidamente innalzandosi, come testimoniano le numerose plantule
alle quote superiori, mentre sulle Alpi esterne esso appare piuttosto statico (con un calo
meno netto dell’età in funzione della quota e individui di età decennale alla treeline) fino a
risultare completamente immobile sull’Appennino (con faggi secolari al limite degli alberi)
(Fig. 4). Ciò indica che altri fattori oltre alla semplice temperatura limitano in queste aree
l’insediamento degli alberi ad alta quota.
4. Altri effetti del riscaldamento climatico
Gli effetti dei cambiamenti climatici non sono macroscopicamente osservabili solo in ecosistemi limitati dalla temperatura. A partire dai regimi climatici attuali, si possono ipotizzare
alcuni scenari innescati da un incremento termico e ipotizzare le conseguenti risposte della
vegetazione. In alcuni casi si attende l’instaurarsi di climi diversi da quelli presenti in aree
limitrofe, per i quali manca una flora autoctona idonea. Qui possono avere un ruolo le specie
esotiche importate dall’uomo. I climi già miti e piovosi, come quelli della regione insubrica
occidentale (Lago Maggiore, Lago di Como), con l’incremento delle temperature possono
diventare via via più simili a quelli delle regioni caratterizzate da una foresta di “laurifille”,
specie forestali sempreverdi legate a climi subtropicali (Fig. 5). Effettivamente in queste aree
si è osservata la spontaneizzazione di alcune specie esotiche coltivate nei giardini, come nel
caso del canforo, di alcune palme, del lauroceraso, del pittosporo, ecc. Questo fenomeno,
Fig. 4. Andamento dell’età degli individui arborei in
funzione della quota nelle stesse aree della fig. 3. I punti
rappresentano gli stessi alberi.
Abb. 4. Altersänderung einzelner Bäume in Abhän­
gigkeit der Höhenlage wie in Abb. 3
Fig. 4. Tree age/altitude trend in the same areas of fig.
3. P oints represent the same trees.
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Vegetazione e fattori climatici
Fig. 5. Climogrammi di Walter-Lieth rappresentativi del clima delle laurifille (Yokohama, Giappone) e del clima
insubrico della regione dei laghi prealpini (Bellano, Lago di Como). La curva inferiore rappresenta le temperature,
quella superiore le precipitazioni. L’area in nero rappresenta i mesi con precipitazioni >100 mm ed è a scala
differente. Si osserva come l’andamento dei climogrammi sia molto simile, con una temperatura media più elevata
(15,48° C contro 12,3°C) per la stazione giapponese.
Abb. 5. K limagramme nach Walter-Lieth, repräsentativ für das Klima der Laubwälder (Yokohama, Japan) und
des insubrischen Klimas der Voralpenseen (Bellano, Comosee). Die untere Linie stellt die Temperatur, die obere den
Niederschlag dar. Die schwarze Fläche stellt die Monate mit Niederschlägen über 100 mm in einer anderen Skala
dar. Beide Klimagramme sind sehr ähnlich, mit einer höheren Temperatur der japanischen Station (15,48°C gegen
12,3°C).
Fig. 5. Walter-Lieth climate diagrams representative of lauriphyll climate (Yokohama, Japan) and of Insubric climate
of the Pre-Alpine lakes (Bellano, Como Lake). The lower line represents the average monthly temperatures, the upper
line the average rainfall. Black-filled area indicates months with rainfall >100 mm with different scale. It is possible
to observe the overall similar trend of the diagrams, with higher average temperature (15,48° C vs.12,3°C) for the
Japanese site.
particolarmente evidente nella regione del Lago Maggiore, è detto della “laurifillizzazione”
dei climi insubrici (Berger e Walther, 2006). In climi più aridi e con un minimo di precipitazioni estivo, quali quelli della regione gardesana, è invece prevista una tendenza all’aridità
estiva che potrebbe portare a caratteristiche sempre più affini al clima mediterraneo.
5��. �����������
Conclusioni
I casi illustrati mostrano come anche i fenomeni apparentemente legati in modo diretto
al clima (e alla temperatura in particolare), come le fluttuazioni della treeline, mostrano
risposte complesse e non uniformi al riscaldamento climatico. Occorre quindi sempre tenere
presente che le risposte dei sistemi biologici alle sollecitazioni del clima sono estremamente
complesse. E’ necessaria quindi grande cautela nel modellizzare queste risposte nel futuro e
anche nel loro utilizzo come “termometro” del passato; le esigenze ecologiche delle singole
specie e le caratteristiche dei climi nelle diverse aree vanno sempre tenute presenti nella
valutazione degli effetti dei mutamenti climatici. Allo stesso tempo, però, l’integrazione dei
dati biologici con le ricerche climatologiche offre una risoluzione e una potenzialità elevatissime.
Un ultimo, importantissimo fattore di cui è necessario tenere conto è l’effetto dell’impatto
antropico sulla vegetazione. Sulle Alpi non esiste ambiente che non abbia subito l’impatto
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Le Alpi che cambiano tra rischi e opportunità
dell’uomo, che ne ha plasmato struttura e funzione. I profondi cambiamenti socio-economici che hanno interessato la regione alpina a partire dal XX secolo hanno indotto risposte
nella vegetazione di portata paragonabile (quando non addirittura maggiore) a quelle indotte
dai mutamenti climatici. La distinzione tra le dinamiche indotte dall’uomo e quelle legate
alle condizioni ambientali non è semplice, dal momento che i due fattori agiscono sempre
in sinergia. E’ quindi necessario un approccio interdisciplinare che possa aiutare a comprendere un sistema complesso come quello delle nostre montagne.
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