latte crudo, pesce e integratori alimentari

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Seminario
VALUTAZIONE DEL RISCHIO BENEFICIO NEGLI ALIMENTI:
LATTE CRUDO, PESCE E INTEGRATORI ALIMENTARI
PADIGLIONI MODENA FIERE – V.le Virgilio, 58/ B - Modena
28 maggio 2009 ore 14.00 – ore 18.00
INTEGRATORI ALIMENTARI: I FITOESTROGENI
Stefano Lorenzetti, Istituto Superiore di Sanità
Abstract
Gli integratori alimentari (in inglese denominati “dietary supplements” o più comunemente
“food supplements”) sono concentrati di nutrienti (in particolare micronutrienti quali vitamine ed
elementi in traccia) o di altre sostanze (p.es. i polifenoli o fitoestrogeni), a cui vengono riconosciute
proprietà nutrizionale o fisiologiche, il cui uso è mirato a complementare la normale dieta. La
principale regolamentazione legislativa sull’uso degli integratori alimentari deriva dalla direttiva
europea 2002/46/CE del 10 giugno 2002, la quale è stata recepita in Italia con il DM n.169 del 21
maggio 2004, e che definisce gli integratori alimentari, come “prodotti alimentari destinati ad
integrare la dieta normale e che costituiscono una fonte concentrata di sostanze nutritive o di altre
sostanze aventi effetto nutritivo o fisiologico, sia mono-composti che pluri-composti, in forme di
dosaggio, vale a dire in forme di commercializzazione quali capsule, pastiglie, compresse, pillole e
simili, polveri in bustina, liquidi contenuti in fiale, flaconi a contagocce e altre forme simili, di liquidi
o polveri destinati ad essere assunti in piccoli quantitativi unitari” (1,2). In altre parole, gli integratori
alimentari sono un complesso di prodotti il cui uso risponde all’obiettivo di migliorare il metabolismo
e le funzioni fisiologiche dell’organismo attraverso un insieme di effetti aggiuntivi alle normali
funzioni nutrizionali. L’abuso degli integratori alimentari e/o l’eccessivo introito di micronutrienti è
riconosciuto come rischioso per la salute o causa di indesiderati effetti collaterali, per cui nelle
stesse leggi sopra citate si individua la necessità di una regolamentazione del labelling e dei livelli
minimi e massimi delle singole vitamine e dei singoli elementi in traccia ammissibili (1-3).
Mentre i livelli massimi tollerabili di assunzione per vitamine ed elementi in traccia sono
stati recentemente definiti e pubblicati dalla European Food Safety Authority (3), più complessa e
ambigua è la situazione per gli integratori alimentari contenenti estratti alimentari e/o vegetali i cui
ingredienti bioattivi, ritenuti responsabili degli effetti benefici degli alimenti vegetali, presentano
un’attività endocrina, spesso pleiotropica, molto minore dei composti farmaceutici di riferimento,
ma di cui gli effetti a lungo termini sono sconosciuti. Tali prodotti aumenterebbero il benessere
psico-fisico del consumatore grazie alla loro azione benefica di tipo endocrino-simile e sono definiti
nella letteratura inglese “nutraceuticals” (nutraceutici), un ibrido delle parole “nutrients” and
“pharmaceuticals”. Tra i polifenoli che sono maggiormente utilizzati in commercio come integratori
alimentari ci sono gli isoflavoni della soia e del trifoglio rosso, le antocianine e il resveratrolo delle
bacche di bosco e dell’uva, i flavanoni degli agrumi (4). Tali composti bioattivi sono spesso
denominati fitoestrogeni proprio per la loro somiglianza strutturale e funzionale (almeno nella
sperimentazione in vitro) con l’ormone steroideo naturale 17 -estradiolo (E2): la capacità di legare
con affinità molto minore dell’E2 i recettori per gli estrogeni e tramite questo legame mimare
l’azione degli estrogeni naturali è alla base dell’interesse che queste sostanze hanno ricevuto per
la prevenzione di numerose patologie ormone-correlate (5-6). I fitoestrogeni, infatti, sono studiati
da anni per il loro potenziale impiego di “farmaci naturali” nella prevenzione dei sintomi della postmenopausa, dell’osteoporosi, delle malattie cardiovascolari e del sistema nervoso, e per la
prevenzione dei tumori ormone-dipendenti (mammella, prostata). Finora, però, la sperimentazione
clinica è ben lontana dal confermare l’efficacia dei fitoestrogeni in maniera univoca, non
contraddittoria, rispetto ai risultati ottenuti nella sperimentazione di laboratorio, sia in vitro che su
animali (7,8).
Non ancora dimostrata, infine, la sicurezza dei fitoestrogeni: considerando le loro azioni di
tipo goitrogenico e sul metabolismo degli ormoni steroidei, gli effetti dei fitoestrogeni i) sulle
persone con alterata funzione tiroidea, ii) sulla salute riproduttiva e sulla fertilità della popolazione
generale, e iii) sulle possibili interazioni con l’assunzione di farmaci, andrebbero sicuramente
approfonditi. I dati disponibili sulla sicurezza dei fitoestrogeni sono relativi agli studi epidemiologici
che per lo più riguardano la loro assunzione con gli alimenti. Tale esposizione alimentare è molto
più bassa rispetto a quella che si ottiene mediante supplementi e integratori alimentari, i quali
possono essere commercializzati senza essere sottoposti ai controlli di qualità, efficacia e
tollerabilità richiesti per i prodotti farmaceutici. Come conseguenza esiste anche il problema dei
prodotti che risultano essere non standardizzati e quindi la variabilità tra prodotto e prodotto o tra
singoli lotti dello stesso prodotto. Infine, la coltivazione delle piante da cui derivano gli estratti di
fitoestrogeni dovrebbero seguire le norme delle “good agricultural practices” e la produzione dei
preparati commerciali le norme delle “good manufacturing practices”(9).
Referenze.
1. Unione Europea. Direttiva 2002/46/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio del 10
giugno 2002, per il ravvicinamento delle legislazioni degli stati membri relative agli
integratori alimentari. Gazzetta Ufficiale delle Comunità Europee L183/51, 12 luglio 2002.
2. Italia. Decreto legislativo 21 maggio 2004, n.169. Attuazione della direttiva 2002/46/CE
relativa agli integratori alimentari. Gazzetta Ufficiale n. 164, 15 luglio 2004.
3. European Food Safety Authority (EFSA). “Tolerable Upper Intake Levels for Vitamins and
Minerals” – Parti 1, 2 e 3. EFSA Publications, 2006.
4. Espin JC et al., 2007. “Nutraceuticals: facts and fiction”. Phytochemistry, 68:2986-3008.
5. Lorenzetti
S.
2005.
“Estrogenic
potency
and
beyond:
assays
to
characterize
phytoestrogens”. NUTRAfoods, 4(4):29-44.
6. Saarinen NM, Bingham C, Lorenzetti S, et al., 2006. “Tools to evaluate estrogenic potency
of dietary phytoestrogens: a consensus paper from the EU Thematic Network “Phytohealth”
(QLKI-2002-2453)”. Genes and Nutrition, 1(3/4):143-158.
7. Branca F, Lorenzetti S., 2005. “Health effects of phytoestrogens”. Forum of Nutrition
57:100–111
8. Weaver CM, Cheong JM. 2005. “Soy isoflavones and bone health: the relationship is still
unclear”. J Nutr., 135(5):1243-1247.
9. Fitzpatrick LA. 2003. “Soy isoflavones: hope or hype?” Maturitas, 44(Suppl 1):S21-29.
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