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Stonehenge
Stonehenge è il più importante monumento preistorico di tutta la Gran
Bretagna, unico nel suo genere. Risalendo alla sua originaria formazione, la
sua struttura è stata messa in relazione ad un tempio-osservatorio-calendario
antichissimo, databile intorno al 2500 a. C; quello che vediamo oggi
purtroppo è solo ciò che resta di quel colossale monumento.
Prima di entrare in merito alla descrizione delle fasi strutturali di questo
luogo carico di forte sacralità, è importante accennare alla popolazione che
viveva in quei territori: i Druidi.
I Druidi, popolo di derivazione celtica, ne rappresentavano la loro casta
sacerdotale. I Celti, stanziatisi intorno al IV- III secolo a. C in un’ampia area
d’Europa che andava dalle Isole britanniche fino al bacino del Danubio e si
espandeva poi verso la penisola iberica e anatolica, provenivano dall’antica
popolazione degli Indoeuropei che popolò quelle aree geografiche ancor
prima del II millennio a.C.
I Celti, depositari di una cultura
molto antica, ebbero nei Druidi la
loro massima espressione
sapienziale. Sembra che la parola
“druido” derivi dal termine
celtico “quercia” con il significato
di colui “che conosce”. Del resto
la quercia, possente albero
dedicato a Giove, massima
divinità dell’Olimpo, fu da tempi immemorabili assimilato alla saggezza; fu
così che “druido” assunse il significa di “saggio”, “sapiente”.
Il nome Druido, quindi, denotava il Sacerdote inteso come possessore di una
conoscenza antica, vero intermediario
tra Cielo e Terra. Anche se delle
pratiche rituali druidiche restano
pochissime tracce, sappiamo dai
rapporti lasciati da Cesare, che i
Druidi erano in possesso di una
ritualità iniziatica segreta che
praticavano in luoghi aperti,
circoscritti, orientati secondo precise
posizioni astronomiche.
John Aubrey, fisico naturalista inglese
del XVII secolo, fu il primo a
suggerire che quei cerchi di pietra
trovati, erano dei templi druidici e che l’allineamento di Stonehenge era stato
creato seguendo un orientamento che si rifaceva ad antiche conoscenze
tradizionali. Questa spiegazione può trovare contrasto con i dati storici,
perché quelle pietre risultano ancora precedenti all’insediamento druidico.
Altra difficoltà che sorge in merito, è che i ritrovamenti archeologici risalenti
a quell’antico periodo, mostrano i britanni come selvaggi urlanti la cui
cultura non aveva niente a che fare con la raffinatezza di quel complesso
megalitico. L’ipotesi che potrebbe spiegare questi contrasti storici sta
nell’esistenza di un’antica conoscenza segreta (procedente da bocca ad
orecchio) patrimonio esclusivo dei centri iniziatici, che sarebbe stata nei secoli
gelosamente custodita e segretamente trasmessa.
I misteriosi costruttori dovevano avere avuto qualità cognitive sufficienti a
comprendere e calcolare i cicli celesti e possedere capacità organizzative per
poter progettare la costruzione di
luoghi simili.
Del resto, da tempi
immemorabili, le cerimonie
misteriche erano celebrate
all’alba del solstizio d’inverno e
del solstizio d’estate ed i templi
venivano posizionati in quelle
direzioni. Ad esempio, i più
antichi templi egizi, erano quelli
solari, for m ati d a u n’ a rea
quadrata o rettangolare
circoscritta, al cui centro
s o rg eva u n a p i e t r a
sacra. Altri esempi di
Templi-osservatorio si
trovano nella civiltà
Inca nella città sacra di
Machu Picchu che si
eleva a 700 metri dal
fondovalle.
Nel caso di Stonehenge
le cerimonie di culto si
svolgevano al Solstizio d’Estate, perché all’alba di quel giorno il sole sorgeva
sulla pietra “Heel Stone” esattamente allineata ad oriente. A quanto pare il
simbolismo del sole che sorge sulla pietra era ben conosciuto dagli antichi
sacerdoti bretoni che celebravano il mistero della nascita del Dio-Sole-Fuoco;
questo perché il sole, fin dai tempi più remoti fu visto da tutte le civiltà del
passato, come sorgente di vita e di luce. Nel Cristianesimo il Sole è il simbolo
di Gesù Cristo, chiamato anche “Sole di Giustizia”.
Anche i calendari sacri si basavano sull’osservazione del movimento
apparente del Sole; le “date mistiche” erano tutte collegate alla posizione del
Sole nello Zodiaco e scandivano i
“tempi sacri” individuati per la
celebrazione e commemorazione di
e ve n t i s t o r i c i e m e t a s t o r i c i
realmente accaduti.
Guardando quelle colossali pietre
così ben ideate nella loro
disposizione, viene naturale la
domanda quali fasi di sviluppo
abbia subito il complesso megalitico
di Stonehenge e quale fosse la sua originaria progettazione.
Sembra che il suo ampliamento nei secoli abbia subito tre differenti fasi
costruttive.
Il primo Stonehenge, il più antico (forse risalente addirittura al 3000 a.C)
comprendeva un fossato, un vasto
terrapieno circolare, le Buche di
Aubrey tutte intorno, un’entrata
principale posta a nord-est
(all’incirca sull’allineamento attuale)
ed un’altra secondaria posta a sud.
La seconda fase vide un apporto di
strutture in legno all’interno del
terrapieno: una disposizione
complessa di pali al centro ed
all’esterno, sia nell’entrata nord-est
che in direzione dell’entrata sud.
La terza fase invece fu quella più
complessa, ma definitiva, che
completò quello che poi sarebbe
divenuto un tempio-osservatorio
astronomico.
Quest’importante testimonianza la
portò l’astronomo Sir Fred Hoyle
in un suo articolo pubblicato su
“Nature” il 30 luglio 1966. Secondo
Hoyle, qualsiasi congettura si volesse fare, Stonehenge rimaneva un
osservatorio astronomico dotato anche di un sistema di predizione delle
eclissi.
Stonehenge è formata da una serie di cerchi concentrici. Il primo cerchio, il
più grande, è costituito da un fossato erboso di un centinaio metri di
diametro e profondo circa un metro. Subito accosto al fossato, vi è un
terrapieno coperto d’erba alto circa due metri; all’interno del terrapieno
appare un cerchio di buche: le “Buche di Aubrey” (dal nome del suo
scopritore).
Ad una ventina di metri dal
terrapieno circolare, si trovano
altri due anelli di buche: uno più
esterno (Buche Y) ed uno più
interno (Buche Z); questi due
anelli sono allineati in maniera
tale che le buche sembrano
irradiare dalle pietre erette al
centro del complesso megalitico.
Dentro a questi due anelli, vi è un
altro cerchio un tempo definito da
30 pietre scolpite in forma
rettangolare, di circa 25 tonnellate
ciascuna, infisse nel terreno: le
pietre Sarsen. Ancora all’interno
di questo cerchio, ne sorgeva un altro (del diametro di 23 metri) costituito
dalle “pietre azzurre” la cui provenienza rimase a lungo misteriosa fino a che
la loro origine fu identificata nelle Montagne Prescelly, nel Galles.
Nella parte ancora più interna di
questi due cerchi, in direzione nordest, si trovano 5 giganteschi triliti
disposti in maniera tale da formare
una specie di ferro di cavallo ed infine
al centro di questo semicerchio si
trova un grande lastrone piano
chiamato la “pietra dell’altare”.
Sir Fred Hoyle, attestò che il cerchio
definito dalle buche di Aubrey,
rappresentava l’Eclittica e,
ipotizzando che lungo quella circonferenza ci fossero degli indicatori (che
dovevano rappresentare il Sole e la Luna) dimostrò, con calcoli matematici
complessi, che un osservatore avrebbe potuto predire tutte le eclissi lunari
con una certa precisione.
In oltre non dimentichiamo che a circa 77 metri dal centro del cerchio delle
pietre Sarsen vi è quella “pietra del tallone” (Heel Stone) al di sopra della
quale si assiste (il giorno del solstizio d’estate) al sorgere del sole.
La coincidenza con momenti astronomici così importanti (eclissi e solstizi)
doveva essere molto sentita dagli antichi iniziati bretoni che quel giorno si
ritrovavano a Stonehenge per celebrare i loro riti. Entrando in processione
dall’entrata nord-est si dovevano disporre gerarchicamente lungo i tre cerchi
del tempio megalitico, mentre al centro il sacerdote, assistito dai “dignitari
del Tempio”, celebrava il Mistero del dio-Sole.
Sembra incredibile ma ancor oggi quelle gigantesche pietre rimaste, annerite
dai secoli ed irrimediabilmente scomposte, riescono trasmettere il ricordo di
quell’antica sacralità.