INDICE INTRODUZIONE .......................................................................................... 3 Sostenibilità in Agricoltura ................................................................................. 3 Il Pomodoro, Solanum lycopersicum................................................................... 6 Phytophthora infestans, agente della Peronospora del pomodoro....................... 9 PROTOCOLLI SPERIMENTALI E RISULTATI.......................................... 11 Preparazione del terreno e valutazione della fitness delle piante .......................11 Valutazione della ISR (Induced Systemic Resistance) ........................................ 14 Analisi Molecolare ............................................................................................ 19 CONCLUSIONI ........................................................................................... 27 BIBLIOGRAFIA ........................................................................................... 28 1 INTRODUZIONE Sostenibilità in Agricoltura L'agricoltura è l'attività primaria con cui l’uomo ha da sempre gestito il suo rapporto con le risorse naturali. Nel corso del tempo, le società e le tecniche agricole si sono progressivamente e parallelamente evolute. In seguito ad una crescente domanda di beni primari, a politiche agricole settoriali, ad una maggiore apertura dei mercati internazionali ed al conseguente aumento della competizione, si è passato da un'agricoltura di sussistenza, empirica e poco intensiva, ad un'agricoltura industriale che, grazie anche ai progressi della chimica, della meccanizzazione e in generale delle tecnologie, ha portato ad uno sfruttamento intensivo delle risorse naturali ed in particolare al conseguente impoverimento dei suoli. Un cambio di tendenza si sta via via imponendo negli ultimi anni: una presa di coscienza su quanto sia importante preservare lo stato di conservazione dell'ambiente. Si è quindi posto il problema di come limitare lo sfruttamento delle risorse naturali ed il loro depauperamento, indirizzandosi verso un nuovo tipo di agricoltura. La sostenibilità in agricoltura è un concetto molto ampio che se da un lato richiama ad un'agricoltura che si fonda sull'utilizzo di tecniche agricole che rispettano l'ambiente, la biodiversità e la naturale capacità di assorbimento dei residui della terra, d'altro canto più in generale si collega ad un concetto di agricoltura sostenibile che considera anche la capacità dell'intera produzione agro-alimentare mondiale di far fronte alla 2 domanda globale, non solo nei paesi industrializzati ma anche in quelli in via di sviluppo e soprattutto di quella delle future generazioni. “Consumare” una risorsa ad un livello sostenibile, significa utilizzarla anno dopo anno, passando da una generazione all’altra, senza intaccare il capitale. Diversamente presto o tardi essa è destinata ad esaurirsi. Un'agricoltura sostenibile interviene nell'ambiente in modo tale che: le risorse naturali siano disponibili anche in futuro, sia come qualità che quantità, ed includendo tra esse anche il paesaggio, gli habitat, e la biodiversità; le risorse disponibili siano utilizzate in maniera efficiente e tale da rendere il settore competitivo e vitale e da contribuire allo sviluppo rurale del territorio; vengano garantite opportunità di lavoro e accesso alle risorse e ai servizi delle aziende agricole. In questa ottica si privilegiano e si favoriscono quei processi, mirati alla produzione su economie di scala, che consentono di preservare la “risorsa ambiente”, evitando il ricorso a pratiche dannose per il suolo, a forti concimazioni per ottenere elevate produzioni, a sostanze chimiche come fitofarmaci e ormoni per la difesa delle piante utilizzando, invece, tecniche a basso impatto ambientale e fonti energetiche rinnovabili. Una delle pratiche fondamentali alla base di un processo produttivo sostenibile in agricoltura è il sovescio, tecnica ben nota che consente di realizzare la fertilizzazione delle colture senza ricorso a concimi minerali, interrando in una particolare fase 3 fenologica diverse colture sia leguminose che graminacee (M. Guiducci 2008). I vantaggi sono molteplici e complessi: protezione del suolo, della falda idrica, stabilità strutturale del terreno, ed in alcuni casi azione biocida; tutti i tipi di sovescio, inoltre, stimolano la proliferazione della microflora terricola, con una conseguente azione di prevenzione e contenimento verso la specializzazione di microrganismi patogeni. In questa tesi si è preso in esame, partendo dall'idea di questa pratica classica, la possibilità di impiegare dei sottoprodotti della lavorazione di una delle piante con maggiore diffusione mondiale: la soia (Glycine max). Di questa coltura già impiegata normalmente nel sovescio si è provato l’effetto della frazione fosfolipica su piante di pomodoro, misurando la crescita della pianta, valutandone la risposta a stress biotici e le conseguenti induzioni molecolari. 4 Il Pomodoro, Solanum lycopersicum Lo studio è stato effettuato su pomodoro, pianta di notevole importanza economica, la produzione nazionale è di oltre 5 milioni di tonnellate annue, di cui circa l'85 per cento destinato alla trasformazione. Ciò nonostante l’Italia importa notevoli quantità: negli ultimi 10 anni le importazioni dalla Cina hanno avuto un incremento del 272%. In Europa il primo produttore esportatore di pomodori è l’Olanda da cui l’Italia ne acquista guadagnandosi il titolo di terzo acquirente (http://www.ansa.it/web/notizie /rubriche/economia/2010/08/19/visualizza_new.html_1791875519.html). D'altra parte Solanum lycopersicum offre notevoli vantaggi essendo in molti studi impiegato come organismo modello, è infatti ampiamente caratterizzato, se ne conosce gran parte del genoma, sono in corso programmi volti ad ampliare questa conoscenza ed esistono banche dati specifiche. Il pomodoro è una solanacea, originaria dell’America sud-occidentale, una pianta erbacea annuale alta da 0,7 a 2 metri, eretta quando è giovane ma che tende a diventare prostrata sotto il peso dei frutti. Le foglie sono grandi, e irregolarmente composte da foglioline diseguali a lembo più o meno inciso. Il fusto in certi tipi presenta sviluppo indeterminato, cioè il suo meristema apicale mantiene per tutta la vita della pianta la capacità di formare foglie e infiorescenze all’ascella di queste; in altri tipi lo sviluppo è determinato, cioè la gemma apicale ad un certo momento si trasforma in infiorescenza e nuovi germogli si sviluppano all’ascella delle foglie 5 precedentemente formate sicché la pianta assume portamento cespuglioso e taglia contenuta. Fig. 1. Caratteri morfologici di pomodoro varietà Marmande Il frutto è una bacca di forma e dimensioni estremamente variabili (globosa, appiattita, allungata, liscia); a maturazione di colore generalmente rosso per la presenza di un pigmento carotenoide chiamato licopene. Oggi la produzione di pomodori vista la sua diffusione e importanza è classificata in base all’utilizzo: da tavola, per pelati, per concentrati, per succo. Mentre nel pomodoro da tavola notevole importanza è riconosciuta ad aspetti esteriori come forma, pezzatura e colore, in quello destinato all'industria si valuta la composizione chimica, oltre alla forma ed al colore. 6 I pomodori sono una buona fonte di Potassio, di Vitamina C e di Vitamina E. Il licopene che è contenuto in quantità significative, anche in prodotti trasformati, secondo recenti studi contribuirebbe in modo efficace alla prevenzione di alcune forme di cancro, riducendo i danni provocati dai radicali liberi (http://www.agraria.org/coltivazionierbacee/pomodoro.htm). Negli esperimenti descritti di seguito sono state utilizzate piante della varietà Marmande, una varietà commerciale di pomodoro. 7 Phytophthora infestans, agente della Peronospora del pomodoro Microrganismo originario del Messico, Phytophthora infestans appartenente al regno Protista, classe Oomycetes, colpisce piante della famiglia delle Solanaceae, di particolare interesse pomodoro e patata. Presenta un micelio asettato che si sviluppa tra le cellule dell’ospite, con cui instaura un rapporto trofico tramite austori, infetta ogni parte della pianta: tuberi, foglie e frutti, induce sintomi nelle 24/48 ore successive all’infezione. La riproduzione sessuata avviene tramite l’incontro di due talli di diversa compatibilità con formazione di oospore, mentre quella agamica tramite la formazione di sporangi da cui si possono differenziare zoospore. Sintomi caratteristici della Peronospora del Pomodoro, sindrome causata da P.infestans, sono la comparsa di macchie idropiche localizzate sulla foglia e lungo i suoi margini che successivamente imbruniscono e necrotizzano, mentre sulla pagina inferiore, in corrispondenza delle necrosi, in condizioni termo-igrometriche ideali si nota la presenza di muffa, ife fertili che portano spore agamiche atte alla diffusione. Sul fusto si distinguono macchie scure che interessano sia la corteccia, sia il cilindro centrale. La bacca infetta presenta macchie bruno-violacee e per lo più non riesce a giungere a maturazione e marcisce. L'agente è presente dovunque nel mondo e se non controllato porta a morte rapida intere coltivazioni. 8 Fig. 2. Peronospora del pomodoro sintomi su foglie e bacche Fig. 3. Sporangi di Phytophthora infestans in fase di differenziare zoospore La lotta si fonda sull’attuazione di pratiche agronomiche preventive quali l’eliminazione dei residui vegetali infetti, uso di varietà resistenti, limitata irrigazione aerea, arieggiamento della coltura. Nessuno di questi necessari accorgimenti, tuttavia, scongiura la malattia, per cui l'uso di fungicidi è inevitabile. Ne esistono di copertura o preventivi come quelli a base di rame e i più moderni sistemici e citotropici di sintesi. Da alcuni decenni inoltre si registra un aumento dei costi, già da sempre alti, legati a questi trattamenti, a causa dell'avvento di nuovi ceppi con più elevata virulenza. (G. Cristinzio 1998). 9 PROTOCOLLI SPERIMENTALI E RISULTATI Il sistema sperimentale preso in considerazione è costituito dal binomio pomodoro–P.infestans, nel quale si valutano gli effetti sulla risposta della pianta indotti da componenti della soia. Preparazione del terreno e valutazione della fitness delle piante Per la valutazione degli effetti degli estratti lipidici della soia, le piante di pomodoro sono state allevate in serra, in condizioni standard, e luce naturale. Per ogni tesi sono state prodotte 5 ripetizioni in vasi contenenti 7 kg di terriccio prelevato da un bosco di leccio e sterilizzato con vapore. Ad esso sono stati aggiunti gli estratti lipidici della soia (ELS), gentilmente forniti dal Prof. A. Calignano del Dip. di Farmacologia Sperimentale, in ragione di tre diverse formulazioni: ELS 0% controllo ELS 0,5% in peso ELS 5% in peso In ogni vaso sono stati posti a dimora quattro semi di pomodoro. La crescita delle piante è stata rilevata con misurazioni settimanali. Successivamente, alla quarta settimana le piante in ogni vaso sono state diradate, lasciandone una sola e continuando a misurarne l’altezza. Dopo circa sette settimane dall’inizio dell’esperimento, sulla maggior parte delle piante si sono differenziati i meristemi fiorali. Dopo l’allegagione, undicesima settimana circa, sono state effettuate 10 misurazioni del diametro dei frutti ad intervalli di due settimane. A fine produzione i frutti sono stati raccolti per future indagini quali-quantitative. Nel grafico sono riportate le medie delle progressioni di crescita delle piante in allungamento del fusto. La quantità di estratti lipidici somministrata influisce direttamente sulla crescita delle piante: alla più alta concentrazione, pur restando gli stessi rapporti di germinazione le plantule Foto 1. Crescita a 9 settimane dalla semina. A destra le piante trattate con ELS 5%, mostrano una crescita migliore delle centrali trattate con ELS 0,5%, ed ancor meglio del non trattato. hanno una crescita decisamente più stentata fino alla 5 settimana (grafico 1). Nella tesi trattata con ELS 0,5% non è stato riscontrato germinazione, alcun anzi si ritardo registra nella un incremento della crescita rispetto al controllo nelle prime 5 settimane. Questa risposta è particolarmente interessante, infatti una delle caratteristiche riportate più frequentemente in caso di attivazione di difese indotte è la riduzione della crescita della pianta (Heil M. and Baldwin I. T. 2002). La differenza in altezza è recuperata dalle diverse tesi nel corso del ciclo di vita delle piante fino ad essere irrilevabile. 11 Grafico 1. Allungamento del fusto. Si noti il ritardo nella germinazione e nella crescita fino alla quinta settimana nella tesi con ELS 5%. Nella trattato con 0,5% si nota invece un immediato effetto sulla crescita. Le differenze di crescita si normalizzano nel procedere del ciclo vitale. 12 Valutazione della ISR (Induced Systemic Resistance) Per verificare l’azione degli estratti lipidici di soia su pomodoro in termini di risposta della pianta all’attacco del patogeno si è proceduto al seguente esperimento: 10 foglie prelevate da piante trattate con gli estratti lipidici a diverse concentrazioni, ELS 0 (controllo), ELS 0,5%, ELS 5%, sono state messe a contatto con il patogeno in condizioni di elevata umidità. Il test è stato eseguito ponendo foglie giovani completamente sviluppate, in un contenitore a chiusura ermetica. Su ogni foglia è stato posto un disco di 1cm di diametro di substrato V8-P (50ml di V8 (Campbell GROCERY Products LTD), 100g piselli, 0,5g CaCO3, 15g Agar, 950 ml di acqua) prelevato da una giovane colonia allevata in purezza di P.infestans. A distanza di una settimana, sono apparsi i primi sintomi non documentabili con fotografia convenzionale. Dopo due settimane il patogeno, penetrato nei tessuti fogliari, ne ha alterato il metabolismo: sono evidenti risposte differenziali nel controllo in cui la lesione è mediamente estesa ed idropica, diversamente dal trattato allo 0,5% e 5% in cui la lesione di dimensioni decisamente più contenuta presenta delle aree necrotiche. La degenerazione idropica è un processo patologico dovuto all'accumulo di acqua all'interno della cellula, in seguito al danneggiamento delle pompe Na/K, responsabili del trasporto del sodio fuori dal citosol e del potassio verso l'interno. L’eccessivo accumulo di ioni sodio nel citoplasma, comporta, a causa di fenomeni osmotici, un abbondante ingresso di acqua all'interno della cellula che può 13 portare alla sua successiva lisi (http://it.wikipedia.org/wiki/Degenerazione_idropica). Dopo 21gg le differenze tra le tesi sono ancora più marcate: tutte le foglie del controllo e la maggior parte delle foglie della tesi 0,5% sono marcescenti, mentre le foglie da piante trattate al 5% presentano parte dei tessuti ancora vitali, mostrando alla base del picciolo fenomeni di differenziazione cellulare, rizogenesi. In questo caso il parassita è stato confinato con la morte delle cellule limitrofe al punto di infezione, risposta di ipersensibilità. 14 . 15 La risposta ipersensibile (HR) è propria delle cellule direttamente a contatto con il patogeno che reagiscono fin da subito confinandolo e così limitando l’infezione. Le zone HR sono caratterizzate da tessuti necrotici, in cui l'ospite produce una serie di sostanze, in particolare fenoliche, che hanno lo stesso scopo. Il tempo in cui tutto ciò avviene determina il successo o l'insuccesso dell'interazione Ospite-Patogeno. Inoltre, risposte locali come questa spesso provocano resistenza aspecifica nella pianta, conosciuta come Resistenza Sistemica Acquisita (SAR), fornendo una protezione duratura contro l’infezione ad un’ampia gamma di patogeni. (Biondi E. 2008). Fig. 5. 21° giorno dall’inoculo, dettaglio delle lesioni tipiche di: a) assenza risposta ipersensibile, b) parziale risposta ipersensibile, c) risposta ipersensibile. 16 ospite genotipo suscettibile ospite resistente Non ospite Fig. 6. Schema di interazione ospite-patogeno. 17 Analisi Molecolare Le piante rispondono all’attacco dei patogeni attivando una risposta multipla di difesa. Dal momento che esse sono prive di un sistema immunitario propriamente detto hanno sviluppato altri meccanismi di difesa antimicrobica: meccanismi costitutivi: caratterizzati da strutture fisiche o dalla costante presenza di molecole in grado di competere contro avversità biotiche o abiotiche, codificate da geni sempre espressi (housekeeping); meccanismi indotti: meccanismi più complessi, con i quali la pianta risponde agli stimoli esterni in modo più o meno sensibile, producendo molecole in grado di competere contro le avversità. Nel primo caso la pianta risente minimamente dell’attacco subito, in quanto le difese sono già pronte ad intervenire. Nel secondo caso invece la pianta deve subire un danno più o meno grave per attivare le difese. L’attivazione delle difese inducibili è mediata da sostanze, o fattori, esterni al sistema ospite-patogeno. L’induzione della resistenza specifica nell’ospite è mediata da recettori con alti gradi di specificità per le specie patogene, localizzati sulla membrana plasmatica o nel citosol, codificati da geni di resistenza R costitutivamente espressi. I geni R della pianta codificano per proteine che determinano riconoscimento di proteine Avr specifiche (prodotti genici dei patogeni) e sono iniziatori di pathways di trasduzione del segnale che portano a complesse risposte di 18 difesa. L’attivazione della rete di trasduzione del segnale dopo il riconoscimento del patogeno apporta modifiche nella programmazione del metabolismo cellulare. Oltre ai geni R della resistenza ed ai geni codificanti per le proteine della trasduzione del segnale, le piante possiedono geni di difesa, come quelli codificanti per le proteine PR (Pathogenesis-Related). Le proteine inducibili correlate alla patogenesi sono principalmente proteine acide secrete nello spazio intercellulare e basiche nei vacuoli. Le proteine PR appartengono a diverse famiglie (Tab. 1), ognuna con un mirato target molecolare di risposta al patogeno, infatti hanno un’azione lesiva sulle strutture del parassita. Le PR-1 e PR-5 interagiscono con la membrana plasmatica, in particolare le PR-5 creano pori trans membrana e sono quindi chiamate permatine, PR-2, PR-3, PR-4, PR-8 e PR-11 attaccano i beta-1,3 glicani e la chitina, che sono componenti delle pareti cellulari nella maggior parte dei funghi. Le proteine PR-6 sono inibitori delle proteasi; ed infine le proteine PR-10 hanno sequenza simile alle ribonucleasi. 19 Tab. 1. Famiglie di proteine PR (Odjakova M. 2001) In questo lavoro è state valutata l’induzione dell’espressione delle proteine PR-1 e PR-5 attraverso l’analisi del trascritto. L’RNA totale è stato estratto utilizzando il TRIZOL® (Invitrogen), una soluzione di fenolo e guanidina isotiocianato che permette, durante l’omogeneizzazione del campione di cellule o tessuto, di conservare l’integrità dell’RNA. Circa 0,18g di campioni di foglie provenienti dalle tre diverse tesi sono stati pesati e ad ognuno è stato aggiunto 1ml di TRIZOL® in eppendorf da 1,5ml. I campioni sono stati omogeneizzati, e fatti passare attraverso l’ago G22 di una siringa da 1ml e lasciati per 10 minuti a temperatura ambiente. A ciascun campione sono stati aggiunti 200µl di cloroformio con lo scopo di separare la fase organica da quella acquosa (ove è presente l’RNA). Dopo un’agitazione di 30 secondi al vortex i campioni sono stati centrifugati per 15 minuti a 12000 rpm a 4°C. La fase acquosa è stata prelevata e 20 trasferita in una nuova eppendorf, e 500µl di isopropanolo sono stati aggiunti per precipitare l’RNA. Il pellet è stato lavato con 1ml di etanolo al 75% e centrifugato a 9500 rpm per 5 minuti a 4°C. Una volta eliminato il surnatate, i campioni sono stati posti sotto vuoto per 10 minuti in ghiaccio per una totale evaporazione dell’etanolo. Il pellet è stato infine risospeso in 20µl di acqua per PCR (deionizzata e sterile). La qualità dell’RNA estratto è stata valutata tramite lettura dei campioni allo spettrofotometro a 260 e 280 nm: a 260 nm si rileva la concentrazione in µg/µl dell’RNA presente in soluzione; a 280 nm si rileva la concentrazione in µg/µl di contaminati, tutto ciò che è diverso dall’RNA. Oltre ai due valori di concentrazione, per ogni campione è stato calcolato il rapporto tra la concentrazione letta a 260 ed a 280. Il valore ottimale di questo rapporto è tra 1,6-1,7, tutti i nostri campioni rientravano in questo range. I valori ottenuti in assorbanza allo spettrofotometro sono trasformati in quantità. Sull’RNA estratto è stata eseguita una Retrotrascrizione (RT), cioè la conversione dell’RNA isolato in cDNA mediante l’enzima Retrotrascrittasi. A tale scopo sono stati impiegati 2µg di RNA in un volume finale di reazione di 20µl. 21 La mix di reazione è stata così preparata: µl per 1 campione Buffer 5x DTT 100µM Esameri 100µM dNTPs 25mM H2O per PCR RN-ase OUT MMLV Rev. Transcrittasi 4 2 2 0,8 1,7 0,5 1 I campioni sono stati incubati in un Termociclatore impostando il seguente programma: Temperatura 94°C 94°C 62°C X 35 72°C 72°C 4°C Tempo 3 min 30s 45s 30s 10min Fase Denaturazione iniziale Denaturazione Annealing Estensione Estensione finale Conservazione dei campioni 22 Ottenuto il cDNA, si esegue la PCR (Polymerase Chain Reaction), per l’amplificazione in vitro del frammento di DNA d’interesse. A tale scopo la sequenza degli oligonucleotidi impiegati è: PR1 forward: CCACTAAACCTAAAGAAA PR1 reverse: TAGTTTTGTGCTCGGGATGC PR5 forward: CCCCAACCAAATCCTAGTGGA PR5 reverse: ACCAGGGCAAGTAAATGTGC 2µl di cDNA sono stati impiegati come templato per la seguente reazione di amplificazione (50µl di volume finale): µl x1 campione H2O per PCR Buffer 10x dNTPs 25 mM Primer "forward" 36,75 5 4 1 Primer "reverse" 1 ® Taq TAKARA 0,25 23 L’amplificazione segue lo schema di seguito riportato. Temperatura 100°C 95°C 94°C 45°C X 35 72°C 72°C 4°C Tempo 3 min 30s 30s 1min 30s 10min Fase Riscaldamento Coperchio Denaturazione iniziale Denaturazione Annealing Estensione Estensione finale Conservazione dei campioni PR1 M A0 A0 A6 A6 A24 PR5 A24 B0 B6 B2 4 h2o A0 A6 A24 B0 B0 B6 B6 B24 B24 Tab. 2. Induzione dell'espressione PR1 e PR5: A: in foglie da piante controllo, cresciute su terreno senza aggiunta di ELS B: in foglie da piante cresciute su terreno con ELS5% 0, 6, 24: tempo in ore dall’inoculo di P.infestans 24 Ad amplificazione avvenuta, i campioni sono stati caricati su un gel di agarosio all’1% in TBE per effettuare una elettroforesi. La corsa è stata effettuata a 90 Volt per 30 minuti. Il bromuro di etidio 10µl in 50ml di agar, usato come marcatore per la capacità di intercalarsi negli acidi nucleici e di emettere luce visibile se eccitato da UV e quindi in grado di rivelare la posizione del DNA sul gel. Sono stati caricati 20µl di campione ed un marcatore di peso molecolare che dà bande che si differenziano per 100bp (Tab. 2). 25 CONCLUSIONI I dati fin qui riportati mostrano una volta di più che l’antica tecnica del sovescio è capace di impartire al suolo diversi fenomeni importati per le colture successive; come noto da sempre il sovescio va quindi interpretato non solo come strategia tesa a fertilizzare ed a rendere il suolo più ricco di azoto, ma anche come una sorta di biotrattamento naturale del terreno che tende ad aumentare la resistenza delle colture successive alle infezioni di alcuni patogeni. Se però questa pratica in una moderna agricoltura presenta lo svantaggio di costi diretti ed indiretti in particolare legati al tempo di impiego del terreno da parte delle colture da sovesciare, in questa tesi si prova a superare questo notevole svantaggio “sovesciando”, o più precisamente interrando, direttamente una frazione estratta direttamente da una pianta con note qualità di azione. Le osservazioni effettuate durante questa tesi hanno convalidato l'effettivo apporto di nutrienti alla pianta con un conseguente aumento della fitness anche utilizzando soltanto una frazione della pianta di soia costituita da sottoprodotti della lavorazione dei semi. Inoltre dal test di suscettibilità al patogeno e dalle analisi molecolari si evince che c’è stata una diversa e migliore risposta al patogeno da parte delle piante che sono cresciute in presenza di estratti lipidici. Infatti, oltre ad avere una chiara risposta ipersensibile, a mostrare tessuti ancora vitali, si sono rilevati anche maggiori livelli di espressione di PR-1 e PR-5. 26 BIBLIOGRAFIA • Agrois G. N. 2005. Plant Pathology. Fifth Edition, Academic Press. • Belli G. 2006. Elementi di patologia vegetale. Piccin. • Biondi E.2008. Risposte di resistenza a batteri fitopatogeni di importanti specie coltivate indotte da molecole segnale di diversa natura. Tesi di Dottorato in Ecologia Microbica e Resistenza Indotta ad Agenti Fitopatogeni e Colture Erbacee, Alma Mater Studiorum Università di Bologna. • Cristinzio G., Testa A. 1998, Research on physiological races of Phytophthora infestans in Italy. 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