Tesi triennale - Feeding Knowledge

INDICE
INTRODUZIONE .......................................................................................... 3
Sostenibilità in Agricoltura ................................................................................. 3
Il Pomodoro, Solanum lycopersicum................................................................... 6
Phytophthora infestans, agente della Peronospora del pomodoro....................... 9
PROTOCOLLI SPERIMENTALI E RISULTATI.......................................... 11
Preparazione del terreno e valutazione della fitness delle piante .......................11
Valutazione della ISR (Induced Systemic Resistance) ........................................ 14
Analisi Molecolare ............................................................................................ 19
CONCLUSIONI ........................................................................................... 27
BIBLIOGRAFIA ........................................................................................... 28
1
INTRODUZIONE
Sostenibilità in Agricoltura
L'agricoltura è l'attività primaria con cui l’uomo ha da sempre gestito il suo rapporto
con le risorse naturali. Nel corso del tempo, le società e le tecniche agricole si sono
progressivamente e parallelamente evolute. In seguito ad una crescente domanda di
beni primari, a politiche agricole settoriali, ad una maggiore apertura dei mercati
internazionali ed al conseguente aumento della competizione, si è passato da
un'agricoltura di sussistenza, empirica e poco intensiva, ad un'agricoltura industriale
che, grazie anche ai progressi della chimica, della meccanizzazione e in generale delle
tecnologie, ha portato ad uno sfruttamento intensivo delle risorse naturali ed in
particolare al conseguente impoverimento dei suoli.
Un cambio di tendenza si sta via via imponendo negli ultimi anni: una presa di
coscienza su quanto sia importante preservare lo stato di conservazione dell'ambiente.
Si è quindi posto il problema di come limitare lo sfruttamento delle risorse naturali ed
il loro depauperamento, indirizzandosi verso un nuovo tipo di agricoltura.
La sostenibilità in agricoltura è un concetto molto ampio che se da un lato richiama ad
un'agricoltura che si fonda sull'utilizzo di tecniche agricole che rispettano l'ambiente,
la biodiversità e la naturale capacità di assorbimento dei residui della terra, d'altro
canto più in generale si collega ad un concetto di agricoltura sostenibile che considera
anche la capacità dell'intera produzione agro-alimentare mondiale di far fronte alla
2
domanda globale, non solo nei paesi industrializzati ma anche in quelli in via di
sviluppo e soprattutto di quella delle future generazioni. “Consumare” una risorsa ad
un livello sostenibile, significa utilizzarla anno dopo anno, passando da una
generazione all’altra, senza intaccare il capitale. Diversamente presto o tardi essa è
destinata ad esaurirsi.
Un'agricoltura sostenibile interviene nell'ambiente in modo tale che:
le risorse naturali siano disponibili anche in futuro, sia come qualità che
quantità, ed includendo tra esse anche il paesaggio, gli habitat, e la biodiversità;
le risorse disponibili siano utilizzate in maniera efficiente e tale da rendere il
settore competitivo e vitale e da contribuire allo sviluppo rurale del territorio;
vengano garantite opportunità di lavoro e accesso alle risorse e ai servizi delle
aziende agricole.
In questa ottica si privilegiano e si favoriscono quei processi, mirati alla produzione
su economie di scala, che consentono di preservare la “risorsa ambiente”, evitando il
ricorso a pratiche dannose per il suolo, a forti concimazioni per ottenere elevate
produzioni, a sostanze chimiche come fitofarmaci e ormoni per la difesa delle piante
utilizzando, invece, tecniche a basso impatto ambientale e fonti energetiche
rinnovabili.
Una delle pratiche fondamentali alla base di un processo produttivo sostenibile in
agricoltura è il sovescio, tecnica ben nota che consente di realizzare la fertilizzazione
delle colture senza ricorso a concimi minerali, interrando in una particolare fase
3
fenologica diverse colture sia leguminose che graminacee (M. Guiducci 2008). I
vantaggi sono molteplici e complessi: protezione del suolo, della falda idrica, stabilità
strutturale del terreno, ed in alcuni casi azione biocida; tutti i tipi di sovescio, inoltre,
stimolano la proliferazione della microflora terricola, con una conseguente azione di
prevenzione e contenimento verso la specializzazione di microrganismi patogeni. In
questa tesi si è preso in esame, partendo dall'idea di questa pratica classica, la
possibilità di impiegare dei sottoprodotti della lavorazione di una delle piante con
maggiore diffusione mondiale: la soia (Glycine max). Di questa coltura già impiegata
normalmente nel sovescio si è provato l’effetto della frazione fosfolipica su piante di
pomodoro, misurando la crescita della pianta, valutandone la risposta a stress biotici e
le conseguenti induzioni molecolari.
4
Il Pomodoro, Solanum lycopersicum
Lo studio è stato effettuato su pomodoro, pianta di notevole importanza economica, la
produzione nazionale è di oltre 5 milioni di tonnellate annue, di cui circa l'85 per
cento destinato alla trasformazione. Ciò nonostante l’Italia importa notevoli quantità:
negli ultimi 10 anni le importazioni dalla Cina hanno avuto un incremento del 272%.
In Europa il primo produttore esportatore di pomodori è l’Olanda da cui l’Italia ne
acquista guadagnandosi il titolo di terzo acquirente (http://www.ansa.it/web/notizie
/rubriche/economia/2010/08/19/visualizza_new.html_1791875519.html).
D'altra parte Solanum lycopersicum offre notevoli vantaggi essendo in molti studi
impiegato come organismo modello, è infatti ampiamente caratterizzato, se ne
conosce gran parte del genoma, sono in corso programmi volti ad ampliare questa
conoscenza ed esistono banche dati specifiche.
Il pomodoro è una solanacea, originaria dell’America sud-occidentale, una pianta
erbacea annuale alta da 0,7 a 2 metri, eretta quando è giovane ma che tende a
diventare prostrata sotto il peso dei frutti. Le foglie sono grandi, e irregolarmente
composte da foglioline diseguali a lembo più o meno inciso. Il fusto in certi tipi
presenta sviluppo indeterminato, cioè il suo meristema apicale mantiene per tutta la
vita della pianta la capacità di formare foglie e infiorescenze all’ascella di queste; in
altri tipi lo sviluppo è determinato, cioè la gemma apicale ad un certo momento si
trasforma in infiorescenza e nuovi germogli si sviluppano all’ascella delle foglie
5
precedentemente formate sicché la pianta assume portamento cespuglioso e taglia
contenuta.
Fig. 1. Caratteri morfologici di pomodoro varietà Marmande
Il frutto è una bacca di forma e dimensioni estremamente variabili (globosa, appiattita,
allungata, liscia); a maturazione di colore generalmente rosso per la presenza di un
pigmento carotenoide chiamato licopene. Oggi la produzione di pomodori vista la sua
diffusione e importanza è classificata in base all’utilizzo: da tavola, per pelati, per
concentrati, per succo. Mentre nel pomodoro da tavola notevole importanza è
riconosciuta ad aspetti esteriori come forma, pezzatura e colore, in quello destinato
all'industria si valuta la composizione chimica, oltre alla forma ed al colore.
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I pomodori sono una buona fonte di Potassio, di Vitamina C e di Vitamina E. Il
licopene che è contenuto in quantità significative, anche in prodotti trasformati,
secondo recenti studi contribuirebbe in modo efficace alla prevenzione di alcune
forme
di
cancro,
riducendo
i
danni
provocati
dai
radicali
liberi
(http://www.agraria.org/coltivazionierbacee/pomodoro.htm).
Negli esperimenti descritti di seguito sono state utilizzate piante della varietà
Marmande, una varietà commerciale di pomodoro.
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Phytophthora infestans, agente della Peronospora del pomodoro
Microrganismo originario del Messico, Phytophthora infestans appartenente al regno
Protista, classe Oomycetes, colpisce piante della famiglia delle Solanaceae, di
particolare interesse pomodoro e patata. Presenta un micelio asettato che si sviluppa
tra le cellule dell’ospite, con cui instaura un rapporto trofico tramite austori, infetta
ogni parte della pianta: tuberi, foglie e frutti, induce sintomi nelle 24/48 ore
successive all’infezione. La riproduzione sessuata avviene tramite l’incontro di due
talli di diversa compatibilità con formazione di oospore, mentre quella agamica
tramite la formazione di sporangi da cui si possono differenziare zoospore.
Sintomi caratteristici della Peronospora del Pomodoro, sindrome causata da
P.infestans, sono la comparsa di macchie idropiche localizzate sulla foglia e lungo i
suoi margini che successivamente imbruniscono e necrotizzano, mentre sulla pagina
inferiore, in corrispondenza delle necrosi, in condizioni termo-igrometriche ideali si
nota la presenza di muffa, ife fertili che portano spore agamiche atte alla diffusione.
Sul fusto si distinguono macchie scure che interessano sia la corteccia, sia il cilindro
centrale. La bacca infetta presenta macchie bruno-violacee e per lo più non riesce a
giungere a maturazione e marcisce. L'agente è presente dovunque nel mondo e se non
controllato porta a morte rapida intere coltivazioni.
8
Fig. 2. Peronospora del pomodoro
sintomi su foglie e bacche
Fig. 3. Sporangi di Phytophthora infestans in
fase di differenziare zoospore
La lotta si fonda sull’attuazione di pratiche agronomiche preventive quali
l’eliminazione dei residui vegetali infetti, uso di varietà resistenti, limitata irrigazione
aerea, arieggiamento della coltura. Nessuno di questi necessari accorgimenti, tuttavia,
scongiura la malattia, per cui l'uso di fungicidi è inevitabile. Ne esistono di copertura
o preventivi come quelli a base di rame e i più moderni sistemici e citotropici di
sintesi. Da alcuni decenni inoltre si registra un aumento dei costi, già da sempre alti,
legati a questi trattamenti, a causa dell'avvento di nuovi ceppi con più elevata
virulenza. (G. Cristinzio 1998).
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PROTOCOLLI SPERIMENTALI E RISULTATI
Il sistema sperimentale preso in considerazione è costituito dal binomio
pomodoro–P.infestans, nel quale si valutano gli effetti sulla risposta della pianta
indotti da componenti della soia.
Preparazione del terreno e valutazione della fitness delle piante
Per la valutazione degli effetti degli estratti lipidici della soia, le piante di pomodoro
sono state allevate in serra, in condizioni standard, e luce naturale. Per ogni tesi sono
state prodotte 5 ripetizioni in vasi contenenti 7 kg di terriccio prelevato da un bosco di
leccio e sterilizzato con vapore. Ad esso sono stati aggiunti gli estratti lipidici della
soia (ELS), gentilmente forniti dal Prof. A. Calignano del Dip. di Farmacologia
Sperimentale, in ragione di tre diverse formulazioni:
ELS 0% controllo
ELS 0,5% in peso
ELS 5% in peso
In ogni vaso sono stati posti a dimora quattro semi di pomodoro. La crescita delle
piante è stata rilevata con misurazioni settimanali. Successivamente, alla quarta
settimana le piante in ogni vaso sono state diradate, lasciandone una sola e
continuando a misurarne l’altezza. Dopo circa sette settimane dall’inizio
dell’esperimento, sulla maggior parte delle piante si sono differenziati i meristemi
fiorali. Dopo l’allegagione, undicesima settimana circa, sono state effettuate
10
misurazioni del diametro dei frutti ad intervalli di due settimane. A fine produzione i
frutti sono stati raccolti per future indagini quali-quantitative.
Nel grafico sono riportate le medie delle
progressioni di crescita delle piante in
allungamento del fusto. La quantità di
estratti lipidici somministrata influisce
direttamente sulla crescita delle piante: alla
più alta concentrazione, pur restando gli
stessi rapporti di germinazione le plantule
Foto 1. Crescita a 9 settimane dalla semina.
A destra le piante trattate con ELS 5%,
mostrano una crescita migliore delle centrali
trattate con ELS 0,5%, ed ancor meglio del
non trattato.
hanno
una
crescita
decisamente
più
stentata fino alla 5 settimana (grafico 1).
Nella tesi trattata con ELS 0,5% non è
stato
riscontrato
germinazione,
alcun
anzi
si
ritardo
registra
nella
un
incremento della crescita rispetto al controllo nelle prime 5 settimane. Questa risposta
è particolarmente interessante, infatti una delle caratteristiche riportate più
frequentemente in caso di attivazione di difese indotte è la riduzione della crescita
della pianta (Heil M. and Baldwin I. T. 2002).
La differenza in altezza è recuperata dalle diverse tesi nel corso del ciclo di vita delle
piante fino ad essere irrilevabile.
11
Grafico 1. Allungamento del fusto. Si noti il ritardo nella germinazione e nella crescita
fino alla quinta settimana nella tesi con ELS 5%. Nella trattato con 0,5% si nota invece
un immediato effetto sulla crescita. Le differenze di crescita si normalizzano nel
procedere del ciclo vitale.
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Valutazione della ISR (Induced Systemic Resistance)
Per verificare l’azione degli estratti lipidici di soia su pomodoro in termini di risposta
della pianta all’attacco del patogeno si è proceduto al seguente esperimento: 10 foglie
prelevate da piante trattate con gli estratti lipidici a diverse concentrazioni, ELS 0
(controllo), ELS 0,5%, ELS 5%, sono state messe a contatto con il patogeno in
condizioni di elevata umidità.
Il test è stato eseguito ponendo foglie giovani completamente sviluppate, in un
contenitore a chiusura ermetica. Su ogni foglia è stato posto un disco di 1cm di
diametro di substrato V8-P (50ml di V8 (Campbell GROCERY Products LTD), 100g
piselli, 0,5g CaCO3, 15g Agar, 950 ml di acqua) prelevato da una giovane colonia
allevata in purezza di P.infestans.
A distanza di una settimana, sono apparsi i primi sintomi non documentabili con
fotografia convenzionale. Dopo due settimane il patogeno, penetrato nei tessuti
fogliari, ne ha alterato il metabolismo: sono evidenti risposte differenziali nel
controllo in cui la lesione è mediamente estesa ed idropica, diversamente dal trattato
allo 0,5% e 5% in cui la lesione di dimensioni decisamente più contenuta presenta
delle aree necrotiche. La degenerazione idropica è un processo patologico dovuto
all'accumulo di acqua all'interno della cellula, in seguito al danneggiamento delle
pompe Na/K, responsabili del trasporto del sodio fuori dal citosol e del potassio verso
l'interno. L’eccessivo accumulo di ioni sodio nel citoplasma, comporta, a causa di
fenomeni osmotici, un abbondante ingresso di acqua all'interno della cellula che può
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portare alla sua successiva lisi (http://it.wikipedia.org/wiki/Degenerazione_idropica).
Dopo 21gg le differenze tra le tesi sono ancora più marcate: tutte le foglie del
controllo e la maggior parte delle foglie della tesi 0,5% sono marcescenti, mentre le
foglie da piante trattate al 5% presentano parte dei tessuti ancora vitali, mostrando alla
base del picciolo fenomeni di differenziazione cellulare, rizogenesi. In questo caso il
parassita è stato confinato con la morte delle cellule limitrofe al punto di infezione,
risposta di ipersensibilità.
14
.
15
La risposta ipersensibile (HR) è propria delle cellule direttamente a contatto con il
patogeno che reagiscono fin da subito confinandolo e così limitando l’infezione. Le
zone HR sono caratterizzate da tessuti necrotici, in cui l'ospite produce una serie di
sostanze, in particolare fenoliche, che hanno lo stesso scopo. Il tempo in cui tutto ciò
avviene determina il successo o l'insuccesso dell'interazione Ospite-Patogeno. Inoltre,
risposte locali come questa spesso provocano resistenza aspecifica nella pianta,
conosciuta come Resistenza Sistemica Acquisita (SAR), fornendo una protezione
duratura contro l’infezione ad un’ampia gamma di patogeni. (Biondi E. 2008).
Fig. 5. 21° giorno dall’inoculo, dettaglio delle lesioni tipiche di:
a) assenza risposta ipersensibile,
b) parziale risposta ipersensibile,
c) risposta ipersensibile.
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ospite
genotipo
suscettibile
ospite
resistente
Non ospite
Fig. 6. Schema di interazione ospite-patogeno.
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Analisi Molecolare
Le piante rispondono all’attacco dei patogeni attivando una risposta multipla di
difesa. Dal momento che esse sono prive di un sistema immunitario propriamente
detto hanno sviluppato altri meccanismi di difesa antimicrobica:
meccanismi costitutivi: caratterizzati da strutture fisiche o dalla costante
presenza di molecole in grado di competere contro avversità biotiche o abiotiche,
codificate da geni sempre espressi (housekeeping);
meccanismi indotti: meccanismi più complessi, con i quali la pianta risponde
agli stimoli esterni in modo più o meno sensibile, producendo molecole in grado di
competere contro le avversità.
Nel primo caso la pianta risente minimamente dell’attacco subito, in quanto le difese
sono già pronte ad intervenire. Nel secondo caso invece la pianta deve subire un
danno più o meno grave per attivare le difese.
L’attivazione delle difese inducibili è mediata da sostanze, o fattori, esterni al sistema
ospite-patogeno. L’induzione della resistenza specifica nell’ospite è mediata da
recettori con alti gradi di specificità per le specie patogene, localizzati sulla
membrana plasmatica o nel citosol, codificati da geni di resistenza R costitutivamente
espressi. I geni R della pianta codificano per proteine che determinano
riconoscimento di proteine Avr specifiche (prodotti genici dei patogeni) e sono
iniziatori di pathways di trasduzione del segnale che portano a complesse risposte di
18
difesa.
L’attivazione della rete di trasduzione del segnale dopo il riconoscimento del
patogeno apporta modifiche nella programmazione del metabolismo cellulare. Oltre ai
geni R della resistenza ed ai geni codificanti per le proteine della trasduzione del
segnale, le piante possiedono geni di difesa, come quelli codificanti per le proteine PR
(Pathogenesis-Related). Le proteine inducibili correlate alla patogenesi sono
principalmente proteine acide secrete nello spazio intercellulare e basiche nei vacuoli.
Le proteine PR appartengono a diverse famiglie (Tab. 1), ognuna con un mirato target
molecolare di risposta al patogeno, infatti hanno un’azione lesiva sulle strutture del
parassita.
Le PR-1 e PR-5 interagiscono con la membrana plasmatica, in particolare le PR-5
creano pori trans membrana e sono quindi chiamate permatine, PR-2, PR-3, PR-4,
PR-8 e PR-11 attaccano i beta-1,3 glicani e la chitina, che sono componenti delle
pareti cellulari nella maggior parte dei funghi. Le proteine PR-6 sono inibitori delle
proteasi; ed infine le proteine PR-10 hanno sequenza simile alle ribonucleasi.
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Tab. 1. Famiglie di proteine PR (Odjakova M. 2001)
In questo lavoro è state valutata l’induzione dell’espressione delle proteine PR-1 e
PR-5 attraverso l’analisi del trascritto.
L’RNA totale è stato estratto utilizzando il TRIZOL® (Invitrogen), una soluzione di
fenolo e guanidina isotiocianato che permette, durante l’omogeneizzazione del
campione di cellule o tessuto, di conservare l’integrità dell’RNA. Circa 0,18g di
campioni di foglie provenienti dalle tre diverse tesi sono stati pesati e ad ognuno è
stato aggiunto 1ml di TRIZOL® in eppendorf da 1,5ml. I campioni sono stati
omogeneizzati, e fatti passare attraverso l’ago G22 di una siringa da 1ml e lasciati per
10 minuti a temperatura ambiente. A ciascun campione sono stati aggiunti 200µl di
cloroformio con lo scopo di separare la fase organica da quella acquosa (ove è
presente l’RNA). Dopo un’agitazione di 30 secondi al vortex i campioni sono stati
centrifugati per 15 minuti a 12000 rpm a 4°C. La fase acquosa è stata prelevata e
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trasferita in una nuova eppendorf, e 500µl di isopropanolo sono stati aggiunti per
precipitare l’RNA. Il pellet è stato lavato con 1ml di etanolo al 75% e centrifugato a
9500 rpm per 5 minuti a 4°C. Una volta eliminato il surnatate, i campioni sono stati
posti sotto vuoto per 10 minuti in ghiaccio per una totale evaporazione dell’etanolo. Il
pellet è stato infine risospeso in 20µl di acqua per PCR (deionizzata e sterile). La
qualità dell’RNA estratto è stata valutata tramite lettura dei campioni allo
spettrofotometro a 260 e 280 nm: a 260 nm si rileva la concentrazione in µg/µl
dell’RNA presente in soluzione; a 280 nm si rileva la concentrazione in µg/µl di
contaminati, tutto ciò che è diverso dall’RNA.
Oltre ai due valori di concentrazione, per ogni campione è stato calcolato il rapporto
tra la concentrazione letta a 260 ed a 280. Il valore ottimale di questo rapporto è tra
1,6-1,7, tutti i nostri campioni rientravano in questo range. I valori ottenuti in
assorbanza allo spettrofotometro sono trasformati in quantità.
Sull’RNA estratto è stata eseguita una Retrotrascrizione (RT), cioè la conversione
dell’RNA isolato in cDNA mediante l’enzima Retrotrascrittasi.
A tale scopo sono stati impiegati 2µg di RNA in un volume finale di reazione di 20µl.
21
La mix di reazione è stata così preparata:
µl per 1 campione
Buffer 5x
DTT 100µM
Esameri 100µM
dNTPs 25mM
H2O per PCR
RN-ase OUT
MMLV Rev. Transcrittasi
4
2
2
0,8
1,7
0,5
1
I campioni sono stati incubati in un Termociclatore impostando il seguente
programma:
Temperatura
94°C
94°C
62°C
X 35
72°C
72°C
4°C
Tempo
3 min
30s
45s
30s
10min
Fase
Denaturazione iniziale
Denaturazione
Annealing
Estensione
Estensione finale
Conservazione dei campioni
22
Ottenuto il cDNA, si esegue la PCR (Polymerase Chain Reaction), per
l’amplificazione in vitro del frammento di DNA d’interesse. A tale scopo la sequenza
degli oligonucleotidi impiegati è:
PR1 forward:
CCACTAAACCTAAAGAAA
PR1 reverse:
TAGTTTTGTGCTCGGGATGC
PR5 forward:
CCCCAACCAAATCCTAGTGGA
PR5 reverse:
ACCAGGGCAAGTAAATGTGC
2µl di cDNA sono stati impiegati come templato per la seguente reazione di
amplificazione (50µl di volume finale):
µl x1 campione
H2O per PCR
Buffer 10x
dNTPs 25 mM
Primer "forward"
36,75
5
4
1
Primer "reverse"
1
®
Taq TAKARA
0,25
23
L’amplificazione segue lo schema di seguito riportato.
Temperatura
100°C
95°C
94°C
45°C
X 35
72°C
72°C
4°C
Tempo
3 min
30s
30s
1min
30s
10min
Fase
Riscaldamento Coperchio
Denaturazione iniziale
Denaturazione
Annealing
Estensione
Estensione finale
Conservazione dei campioni
PR1
M
A0
A0
A6
A6
A24
PR5
A24
B0
B6
B2
4
h2o
A0
A6
A24
B0
B0
B6
B6
B24
B24
Tab. 2. Induzione dell'espressione PR1 e PR5:
A: in foglie da piante controllo, cresciute su terreno senza aggiunta di ELS
B: in foglie da piante cresciute su terreno con ELS5%
0, 6, 24: tempo in ore dall’inoculo di P.infestans
24
Ad amplificazione avvenuta, i campioni sono stati caricati su un gel di agarosio
all’1% in TBE per effettuare una elettroforesi. La corsa è stata effettuata a 90 Volt per
30 minuti. Il bromuro di etidio 10µl in 50ml di agar, usato come marcatore per la
capacità di intercalarsi negli acidi nucleici e di emettere luce visibile se eccitato da
UV e quindi in grado di rivelare la posizione del DNA sul gel. Sono stati caricati 20µl
di campione ed un marcatore di peso molecolare che dà bande che si differenziano per
100bp (Tab. 2).
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CONCLUSIONI
I dati fin qui riportati mostrano una volta di più che l’antica tecnica del sovescio è
capace di impartire al suolo diversi fenomeni importati per le colture successive;
come noto da sempre il sovescio va quindi interpretato non solo come strategia tesa a
fertilizzare ed a rendere il suolo più ricco di azoto, ma anche come una sorta di biotrattamento naturale del terreno che tende ad aumentare la resistenza delle colture
successive alle infezioni di alcuni patogeni.
Se però questa pratica in una moderna agricoltura presenta lo svantaggio di costi
diretti ed indiretti in particolare legati al tempo di impiego del terreno da parte delle
colture da sovesciare, in questa tesi si prova a superare questo notevole svantaggio
“sovesciando”, o più precisamente interrando, direttamente una frazione estratta
direttamente da una pianta con note qualità di azione.
Le osservazioni effettuate durante questa tesi hanno convalidato l'effettivo apporto di
nutrienti alla pianta con un conseguente aumento della fitness anche utilizzando
soltanto una frazione della pianta di soia costituita da sottoprodotti della lavorazione
dei semi. Inoltre dal test di suscettibilità al patogeno e dalle analisi molecolari si
evince che c’è stata una diversa e migliore risposta al patogeno da parte delle piante
che sono cresciute in presenza di estratti lipidici. Infatti, oltre ad avere una chiara
risposta ipersensibile, a mostrare tessuti ancora vitali, si sono rilevati anche maggiori
livelli di espressione di PR-1 e PR-5.
26
BIBLIOGRAFIA
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_pomodori_italiani_.php
29
Desidero Ringraziare
… mio
Padre per avermi incitato e insegnato fin da piccolo i valori della
Vita, tra i quali l’importanza dello studio…
… mia
Sorella per avermi aiutato e sopportato…
… Chiara
per aver affrontato con me sfide nuove e impreviste, per avermi
sempre dimostrato il suo affetto, avermi reso migliore e perché l’unica
cosa che non ha potuto fare è studiare per sostenere gli esami al posto
mio…
… La
Famiglia Piscopo - Delli Colli per aver aggiunto un figlio nello stato
di famiglia e per i discorsi d'attualità a tavola…
… gli
amici Antonio, Lucio e Michele che nel ruolo di colleghi hanno
semplificato e divertito la mia vita lavorativa permettendomi di portare a
termine gli studi…
… il
Prof. Antonino Testa, per la professionalità con la quale mi ha
insegnato non solo nozioni universitarie, la fiducia concessami
affidandomi impegni molto delicati, e la disponibilità nonostante il tempo
limitato a disposizione …
… il Prof. Antonio Calignano per aver accettato di dare il suo prezioso
contributo a questo lavoro, la disponibilità e “l'affetto per i
biotecnologi”…
… la Dott.ssa Monti, per il paziente contributo alla stesura della Tesi...
… Parenti,
Amici e Colleghi che a loro modo con consigli, discussioni e
quanto altro, mi hanno incoraggiato in questo percorso...
… le persone che mi hanno da sempre domandato: “ma quando ti
Laurei?”