RICERCA Farmaco sperimentale sorvegliato SPECIALE di Daniela Ovadia Prima che una nuova cura sia disponibile per tutti i malati sono necessari molti anni di studio, a tutela della sicurezza di tutti Il padre della ragazza si rivolel 2002 una giovane donna statunitense, se ai tribunali e dopo una lunga Kianna Karnes, scoprì di battaglia ottenne il farmaco avere un cancro del rene in uno sulla base del cosiddetto ‘uso stadio già avanzato. Il padre, compassionevole’, una norma tramite Internet, venne a sapere che consente di somministrare di diverse ricerche in corso su una sostanza farmacologica non nuovi farmaci contro il tumore sufficientemente testata e al di fuori di una speridi cui Kianna sofmentazione a perfriva. Cercò in Il farmaco sone per le quali tutti i modi di è un’arma non esiste un’alfarla entrare in una sperimenta- a doppio taglio ternativa valida e e tutti hanno che, in base alle zione, ma senza successo: poiché effetti collaterali conoscenze disponibili, potrebla donna aveva già delle metastasi cerebrali, bero giovarsene. La storia di Kianna Karnes non era un buon soggetto di studio. Avrebbe potuto avere ha occupato le pagine dei giordelle crisi epilettiche e il ricerca- nali statunitensi per mesi, divitore non sarebbe stato in grado dendo i lettori tra sostenitori di discriminarne la causa: un del libero accesso a qualsiasi effetto collaterale del nuovo far- cura e sostenitori delle regole maco o una manifestazione della scienza. Eppure negare l’ingresso della giovane nella della malattia? N 22 Fondamentale aprile 2007 sperimentazione è stata, dal punto di vista della ricerca sui farmaci e della sanità pubblica, una decisione necessaria e saggia. Vediamo perché. REGOLE UGUALI PER TUTTI “La ricerca su farmaci nuovi segue una serie di tappe codificate a livello internazionale, alle quali i ricercatori devono attenersi” spiega Francesco Perrone, direttore della sperimentazione clinica dell’Istituto Pascale di Napoli. “Si tratta di un meccanismo messo in piedi nel tempo a tutela della salute dei malati”. Bisogna infatti partire dal presupposto che nessun farmaco è privo di effetti collaterali, neanche i più ‘intelligenti’: tutti possono fare danni, grandi o piccoli, e tali danni devono Francesco Perrone essere messi in evidenza prima che la cura sia a disposizione di tutti i pazienti. Per questo la ricerca clinica su una nuova molecola parte dall’elaborazione del cosiddetto ‘protocollo’: chi potrà entrare nella sperimentazione, quali caratteristiche dovrà avere (sesso, età, tipo di malattia, gravità della stessa) perché il risultato sia il più chiaro possibile. Il protocollo sperimentale deve essere sottoposto a una serie di enti di controllo sia scientifici (per esempio i ministeri della Salute o gli enti regolatori dei farmaci, come la Food and Drug Administration statunitense o l’EMEA in Europa) sia etici: è necessario, infatti, che qualcuno vegli sul rispetto dei diritti fondamentali di chi Corbis accetta di fare da ‘cavia’ per un nuovo studio (vedi il riquadro in questa pagina). DODICI ANNI DI STRADA Quando un team di ricercatori comincia a immaginare una nuova cura, si avvia la cosiddetta fase preclinica, che consiste nello studio, in laboratorio e su modelli in vivo, delle proprietà chimiche e tossicologiche della sostanza. Non basta infatti che una cura sia efficace nei confronti del bersaglio previsto (e che quindi curi la malattia): bisogna anche che non sia tossica, altrimenti non sarà di nessuna utilità. Una volta passata questa fase, che coinvolge diverse molecole spesso chimicamente simili tra loro, la migliore viene avviata alla cosiddetta sperimentazione clinica, ovvero viene testata sull’uomo. Dalla prima idea alla commercializzazione della cura passano in media dai 10 ai 12 anni, e sebbene molti pazienti (e anche molti medici!) desiderino accorciare questi tempi, ciò non è possibile. “I tempi della ricerca clinica di una nuova cura sono una ulteriore garanzia per i futuri consumatori” continua Perrone. Il farmaco uscito dal laboratorio viene avviato alla cosiddetta fase 1. Obiettivo: valutare per la prima volta se la sostanza è tossica nell’uomo e qual è la dose soglia oltre la quale è meglio non andare. Poiché lo scopo non è quello di curare la malattia, i volontari selezionati possono anche essere soggetti sani (quasi mai per i farmaci antitumorali) e poco numerosi (qualche decina). Se la molecola ottiene la ‘patente di sicurezza’, passa alla Dopo le aberranti sperimentazioni condotte nei campi di concentramento nazisti, la comunità internazionale, per la prima volta nella storia, decise di redigere le regole della sperimentazione sull’uomo. Era il 1947 e il documento, noto come ‘Codice di Norimberga’, proclamava in modo solenne che “il consenso volontario del soggetto è assolutamente necessario”. Tuttavia il vero significato del consenso volontario e non sostituibile da altre modalità di legittimazione venne compreso soltanto nei decenni successivi, attraverso un percorso che non è stato uniforme nei vari Paesi. Oggi il principale documento che regola l’eticità delle sperimentazioni nell’uomo è la Dichiarazione di Helsinki, redatta nel 1964 dalla World Medical Association (Associazione mondiale dei medici). Il documento, aggiornato nel 2004, regola i diritti degli esseri umani coinvolti nella sperimentazione dei farmaci. Al paziente viene riconosciuto il diritto alla riservatezza sui dati raccolti e il diritto di sapere chi gestisce i propri dati clinici. Ogni paziente può decidere di negare il proprio consenso alla partecipazione in qualsiasi momento, senza ripercussioni sul diritto di cura. Non è inoltre tenuto a dare spiegazioni in caso di rifiuto a partecipare oppure se decide di abbandonare lo studio. In ogni caso, ha il diritto di ricevere la migliore terapia al momento disponibile. Corbis L’etica della ricerca fase 2. Lo scopo di questa tappa è ancora diverso: si vuole, per la prima volta, verificare se effettivamente la cura è attiva contro la malattia per la quale è stata inventata, per cui si selezionano pazienti (in genere non più di un centinaio) il più possibile simili tra loro per caratteristiche individuali e della patologia. In questo modo i dati ottenuti sono chiaramente interpretabili. Anche in questa fase si fa attenzione a eventuali effetti collaterali e tossici, e si stabilisce qual è la posologia ottimale (dosaggio e tempi della somministrazione). Se anche questa fase trascorre senza incidenti di rilievo, e se il farmaco dimostra la sua attività, si passa alla fase 3: la nuova cura viene confrontata alla terapia standard già esistente per verificarne la reale efficacia; partecipano diversi ospedali in tutto il mondo e il numero dei pazienti reclutati aumenta (nell’ordine delle migliaia). Solo facendo crescere il numero di persone sottoposte alla sperimentazione (sempre però nell’ambito di un preciso protocollo) è possibile verificare se esistono effetti collaterali rari, che difficilmente si possono scoprire finchè la cura è somministrata a poche persone. A questo punto tutta la documentazione viene portata dalla casa farmaceutica che ha studiato il nuovo farmaco all’ente regolatore, che la esamina e approva la messa in commercio. Ora la nuova cura è a disposizione di tutti, ma non viene abbandonata a se stessa: poiché possono comparire effetti collaterali rarissimi, nell’ordine di un caso su milioni di utilizzatori, è stata istituita la cosiddetta fase 4, chiamata anche sorveglianza postmarkeFondamentale aprile 2007 23 RICERCA ting. Qualsiasi effetto collaterale, sia pur minimo e non notato nelle fasi precedenti, viene segnalato alle autorità che ne considerano l’importanza ed eventualmente cambiano le indicazioni o il foglietto illustrativo del farmaco, o, in casi veramente estremi, dispongono il ritiro della cura dal commercio. UNA TUTELA CONTRO L’IMPREVISTO Il caso di Kianna Karnes è servito a ricordare a tutti che l’accesso ai farmaci sperimentali è regolamentato perché questo è l’unico modo per tutelare la collettività da effetti collaterali anche molto gravi: basta ricordare che negli anni ‘60 entrò in commercio una sostanza, la talidomide, venduta come antinausea per la gravidanza, che fece nascere migliaia di bambini senza braccia nella sola Europa. La talidomide è stata poi studiata con più attenzione e oggi viene usata proprio come antitumorale, con l’accortezza, ovviamente, di evitare una gravidanza durante la cura. Dopo questo caso, la comunità scientifica si è data regole ferree, che è assolutamente necessario rispettare, salvo casi eccezionali. Uno di questi è proprio la concessione per ‘uso compassionevole’ di una sostanza non ancora disponibile in farmacia. Contrariamente a quanto può far pensare il termine un po’ infelice con cui viene designato, il farmaco per uso compassionevole non è riservato a malati in fase terminale, ma può essere utile in alcuni casi estremamente selezionati. Esiste infatti un regolamento molto complesso a tutela del malato che vuole assumere, al di fuori di una sperimentazio24 Fondamentale aprile 2007 ne, un farmaco che non è giun- cacia nei confronti di certi to alla fine del percorso di stu- tumori che però non sono dio. registrati per quella indicazioIl medico curante deve inol- ne. trare una richiesta dettagliata “Dare un farmaco fuori alla casa farmaceutica e chiede- indicazione vuol dire fare la re una fornitura. Sono necessa- cosiddetta ‘prescrizione off ri il nulla osta del comitato label’, che in inglese significa etico dell’ospedale e del pazien- ‘fuori dall’etichetta’” spiega te, che riceve spiegazioni sui Perrone; “in teoria è illegale, pro e i contro della cura ed è proprio per tutelare i malati tenuto a firmare un consenso dall’uso improvvido di alcune informato. sostanze da parte dei medici, Il farmaco deve essere stato ma ci sono eccezioni. Una inserito preventivamente in un recente legge contenuta all’inelenco presso l’Agenzia italiana terno della finanziaria ha ribaper il farmaco dito che è vietato (AIFA) e deve prescrivere off Un sistema avere superato la pubblico deve label e che i medifase 3 di sperici che lo fanno privilegiare mentazione (è dovranno risponinterventi rarissimo che si derne all’autorità, conceda l’uso di di reale efficacia anche in termini una sostanza in pecuniari. Si tratuna fase più precoce). L’azien- ta di una norma controversa, da produttrice deve essere dis- che crea qualche problema in posta a distribuirlo in questo oncologia, ma sulla quale gli modo, perché potrebbero esperti stanno già lavorando esservi problemi di produzione per trovare una soluzione o di costi (anche se esiste un accettabile”. Tutto ciò per apposito fondo presso il mini- ricordare che il farmaco è stero della Salute affinché il un’arma potente, ma talvolta a malato non debba mettere doppio taglio e il cui costo pesa mano al portafoglio). La rete di sulla collettività, come ricorda garanzie ha proprio la funzione ancora Perrone. di ricordare quanto eccezionale “Vi sono Paesi in cui le è questa procedura. assicurazioni private, pur di strapparsi reciprocamente i clienti, promettono di conceLA PRESCRIZIONE dere qualsiasi farmaco, anche OFF LABEL Molti farmaci usati in quelli nuovi o fuori indicaziooncologia non sono registrati, ne. Non ritengo che un sistedalla casa produttrice, per ma sanitario pubblico possa e tutte le indicazioni possibili. debba fare altrettanto: solo le Questo perché per ogni indi- regole tutelano la salute dei cazione l’azienda deve effet- pazienti, e solo un’equa distrituare appositi studi, molto buzione delle risorse, privilecostosi, che non sempre è con- giando interventi di efficacia veniente portare avanti. In dimostrata, consente di curare altri casi, invece, la scienza tutti. Continuo a pensare che progredisce più rapidamente sia una fortuna vivere in un della burocrazia, per cui vi Paese in cui a tutti è garantita sono sostanze di provata effi- una buona cura”.