2016 La Salubrità in Edilizia dai materiali, agli effetti sulla salute, responsabilità , con un po’ di storia a cura dei geomm. Francesca Barina, Andrea Musto, Ettore Agostini, Franco Murru,Claudio Cibin Esperti in Edificio Salubre Tecnici&Professione Associazione Nazionale “Donne Geometra” AUTORI GEOM. Francesca BARINA Nata a Dolo (VE) il 24/05/1966 Iscritta al Collegio dei Geometri della Provincia di Venezia dal 2005 Specializzato in Progettazione e Ristrutturazioni, Direzione Lavori e Interni Geom. Andrea MUSTO Nato a Udine il 16/03/1966 Iscritto al Collegio dei Geometri della Provincia di Udine dal 1989 Specializzato in valutazioni immobiliari con gli IVS a norma UNI 11558, perizie assicurative ramo incendio, certificazioni energetiche , consulenze di parte giudiziali ed assicurative. Geom. Ettore AGOSTINI Nato a Lecco il 04/04/1981 Iscritto al Collegio dei Geometri della Provincia di Lecco dal 2007. Specializzato nella direzione di cantiere, topografia, consulenza tecnica di parte. Geom. Franco MURRU Nato a Cagliari (CA) il 04/10/1961 Iscritto al Collegio dei Geometri della Provincia di Cagliari dal 1984 Specializzato in Ripristini Ambientali , Terre e Rocce da scavo - Impianti trattamento rifiuti – A.U.A. - Ristrutturazioni e Restauri Immobili di Pregio GEOM. Claudio CIBIN Nato a Tortona (AL) il 10/05/1959 Iscritto al Collegio dei Geometri della Provincia di Alessandria dal 1981 Specializzato in Ristrutturazioni, Restauri ed Ambientazione di Interni/Esterni, Materiali naturali, Feng Shui, Consulenze e Stime INDICE CAPITOLO 1 Storia dell’Abitazione pag. 4 1.1 CRETA MINOICA pag.4 1.1.1 Tra leggenda e Storia pag.4 1.1.2 Rivoluzione “Fosbury” pag.5 1.1.3 Elementi distintivi dell’architettura cretese pag.5 1.1.4 Pittura e Interni pag.6 1.1.5 Edilizia normale e case pag.6 1.1.6 Materiali e Forme pag.8 1.2 DA CRETA A MICENE pag.10 1.2.1 Caratteristiche delle costruzioni minoiche pag.10 1.2.2 Le case pag.11 1.3 L'ABITAZIONE IN EPOCA MEDIOVALE pag.14 1.3.1 “Prima Casa” pag.14 1.3.2 I Castelli pag.16 1.3.3 Le Case Contadine pag.17 1.3.4 Le Città pag.17 1.3.5 Le Case a Torre pag.18 1.3.6 Il Palazzo pag.18 1.3.7 La diffusione delle costruzioni in pietra e cotto pag.19 1.3.8 Le case dei borghesi pag.19 1.3.9 I Primi Piani Regolatori pag.20 1.3.10 Materiali pag.20 CAPITOLO 2 Materiali Edili Salubri - Inquinamento indoor pag. 21 2.1 Caratteristiche dei Materiali Edili salubri pag. 22 2.2 Gli isolanti termoacustici pag. 22 2.2.1 FIBRA DI LEGNO pag. 25 2.2.2 SUGHERO pag. 26 2.2.3 FIBRA DI CANAPA pag. 27 2.2.4 LANA DI PECORA pag. 28 2.2.5 FIBRA DI KENAF pag.29 2.2.5 FIBRA DI LINO pag. 29 2.2.6 VETRO CELLULARE pag. 30 2.2.7 POLISTIRENE pag.31 2.3 MATERIALI EDILI SALUBRI PER ECCELLENZA pag.33 2.3.1 Il Legno pag.33 2.3.2 La pietra pag.34 2.3.3 Laterizi pag.34 2.3.5 Intonaci pag.34 2.3.6 Il Cemento pag.35 2.3.7 Paglia e Canapa pag.35 2.3.8 Pitture pag.35 2.4 L’INQUINAMENTO INDOOR 2.4.1 Le polveri pag.39 2.4.2 Acaro della polvere pag.40 1 2.4.3 Acaro del tarlo pag.40 2.4.4 Scleroderma pag.41 2.4.5 Legionella pag.41 2.5 COMPOSTI ORGANICI VOLATILI (VOC) pag.43 2.5.1 Formaldeide pag.44 2.6.2 Biossido di azoto pag.47 2.5.3 Anidride carbonica pag.48 2.5.4 Muffe pag.49 2.5.5 Radon pag.51 2.6.6 Rumore pag.54 2.5.7 Inquinamento elettromagnetico pag. 57 CAPITOLO 3 Responsabilità Civili – Penali – Disciplinari Del costruttore, condominio, proprietario/affittuario, tecnico libero professionista pag. 60 3.1 Vizio di condensazione pag.60 3.1.1 Infiltrazioni d'acqua e produzione di condensa da parti comuni dell'immobile pag.61 3.2 Omessa o insufficiente collocazione di teli protettivi pag. 62 3.3 Infiltrazioni derivanti dalla fognatura pag.62 3.4 Umidità da errato allungamento sfiatatoi impianti riscaldamento condomini pag.62 3.5 Obblighi e responsabilità dell'amministratore di condominio pag.63 3.6 Condominio risarcimento danni per difetti costruttivi dell’immobile pag.63 3.7 Indennizzo per ipersensibilità chimica pag.64 3.8 Elettrosmog, una sentenza sancisce l’invalidità civile pag.64 3.9 Condensa anomala: sì alla responsabilità del costruttore pag.65 CONCLUSIONI pag. 67 BIBLIOGRAFIA pag.68 SITOGRAFIA pag.69 2 INTRODUZIONE L’umanità continua ad attingere a quello che fornisce la natura senza volersi rendere conto di quanto, in nome del progresso, stia utilizzando rispetto a ciò che avrebbe realmente a disposizione, tenendo presente che oggi la Terra necessita di un anno e quattro mesi per rigenerare quello che sovra-utilizziamo nell’arco di un anno. L’Impronta Ecologica è emersa come unità di misura della domanda di risorse naturali da parte dell’umanità. Essa misura quanta superficie in termini di terra e acqua la popolazione umana necessita per produrre, con la tecnologia disponibile, le risorse che consuma e per assorbire i rifiuti prodotti. Concepita nel 1990 da Mathis Wackernagel e William Rees dell’Università della British Columbia, l’Impronta Ecologica è oggi ampiamente usata da scienziati, aziende, governi, agenzie, individui, ed istituzioni che lavorano per monitorare l’uso delle risorse ecologiche e promuovere lo sviluppo sostenibile. Ma il vero sviluppo sostenibile dovrebbe più concretamente portarci ad una scelta più consapevole di ciò che la natura ci ha da sempre messo a disposizione, non solo per alimentarci e muoverci ma anche per costruire. Ed è per questo che per noi Geometri, che abbiamo partecipato al Corso “Esperto dell’Edificio Salubre”, è importante poter ripensare al futuro guardando al passato in ragione di ciò che per millenni l’umanità ha sapientemente utilizzato come materiali da costruzione, attingendo a ciò che la natura offriva come risorse naturali in un dato luogo, rispetto ad un altro. Fu nel periodo da CRETA a MICENE che, abbandonato il periodo preistorico, ebbe a diffondersi la realizzazione di abitazioni quadrangolari o rettangolari con un cortile centrale attorno al quale si aprivano ambienti, che da esso ricevevano aria e luce ed erano strutturate in modo da poter permettere facilmente l'aggiunta di nuovi locali in caso di necessità. Erano case con fondamenta in pietra tenera, muri di mattoni essiccati al sole o cotti, rivestimento argilloso, pavimento di lastre, ciottoli, cemento e terra battuta, soffitto in giunchi e canne coperte d'intonaco. Solo in epoca Medioevale nasceva il concetto di casa di città, che oggi ben conosciamo, in un ambiente dinamico ma angusto, ove la necessità di spazi divisi per attività si affiancava alla piccolezza degli spazi edificabili e le abitazioni evolvevano quindi in case-torre con utilizzo di pietre e mattoni anche per fortificare le strutture più svariate. Ma l'illuminazione dei locali era ancora un fattore di primo piano, anche se d'inverno le imposte di legno venivano chiuse per il freddo. Questi concetti semplici oggi li ritroviamo difficilmente nelle nostre case. E non se ne capisce il perché visto che utilizzo di materiali edili salubri, aerazione naturale dei locali ed assenza di inquinamento indoor dovrebbero essere la logica congiunzione fra passato, presente e futuro se davvero vogliamo evitare i sempre più devastanti effetti sull’ambiente e sulla salute dell’uomo, oltre a prevenire le sempre più numerose azioni in sede civile e penale a carico di tutti: dai costruttori, ai progettisti, direttori lavori, proprietari, inquilini e condomini. Ecco perché l’attività di prevenzione della Sindrome dell’Edificio Malato (SBS - Sick Building Syndrome) pare essere indispensabile se affidata ad “Esperti in Edifico Salubre” in grado di suggerire nuovi sistemi progettuali che sappiano guardare alla necessità di poter coniugare il rispetto delle normative di settore con l’utilizzo di tecniche, di impianti e di materiali sostenibili e ad impatto zero sia nel campo del recupero che della nuova edificazione. Verificare la qualità dell’aria, dell’igiene e della salubrità con diagnosi mirate ed indicazioni utili a risanare gli ambienti confinati ed a risolvere i danni che ne conseguono alle persone che li occupano, anche non stabilmente, appare una scelta in linea con la figura professionale del Geometra. Gli autori 3 1_STORIA DELL'ABITAZIONE DA CRETA A MICENE L’ABITAZIONE IN EPOCA MEDIOEVALE La casa è un concetto universale condiviso dall’umanità intera: non esiste popolo che non abbia studiato un modo di chiudersi rispetto all’ambiente esterno, per le intemperie, ma anche per ripararsi dagli sguardi altrui e per delimitare spazi sociali d’azione. Ogni tipo di abitazione risponde non soltanto ad esigenze di tipo pratico, ma è anche un segno nello spazio ricco di simboli. La casa è il particolare tecnico più comune a uomini e animali, la cui costruzione dipende spesso dalla natura, per quanto riguarda materiali e clima: si esprime la relazione tra cultura e natura. Sul piano tecnologico le diverse tipologie abitative si fondono su due fattori principali: la disponibilità di materiali e le esigenze climatiche, più la trasportabilità per le società nomadi. Perché studiamo le costruzioni e le abitazioni cretesi?. In particolare, per usare l’espressione di Barrico nelle “Palladium Lectures”, perché è '' “Lo strappo di Fosbury”, superare l'ostacolo senza guardarlo'' cioè uno strappo, una nuova era culturale che condizionerà tutte le abitazioni e l’architettura future, stabilendo un rapporto di continuità e interazione con il paesaggio e la natura, attraverso le forme e i materiali impiegati. Da quel momento in poi tutto sarà diverso. 1.1 CRETA MINOICA Creta è un isola e si configura come una lunga lingua di terra con direzione est-ovest tra il mar Egeo a nord e il Mediterraneo a sud, tale da fungere da ponte naturale fra la Grecia continentale, l’Asia Minore (civiltà Mesopotamiche) e il nord Africa (Egizi), quasi equidistante tra Troia e L’Egitto. Sull’isola sono presenti rilievi collinari e tre massicci montuosi che pur riducendo la superficie abitabile, offrivano ricchezza dei boschi di querce, cipressi, abeti e cedri con aree per i pascoli, numerose valli hanno consentito la coltura della vigna e degli ulivi. La zona centrale è occupata da una pianura ed i fiumi ben servivano le città. La temperatura non scende quasi mai sotto i –1° gradi e i periodi più piovosi sono da novembre a parte dell’inverno. Da tenere in considerazione l’effetto dei frequenti venti di Meltemi, è un vento secco e fresco che soffia nell'area del mar Egeo, particolarmente in estate e contribuisce ad alleviare la percezione del calore. 1.1.1 Tra leggenda e storia Si riscontrano nei “miti” (ci sono varie versioni) di Europa figlia del re di Tiro, rapita da Zeus e portata a Creta, dove generò Minosse, dei chiari riferimenti al reale percorso della civiltà che ha dato le origini dell’architettura europea. Verso il 1520 ac. una violenta eruzione nell’isola di Santorini(THERA) - forse l’origine della leggenda di Atlantide, e il conseguente tsunami, portò alla distruzione della flotta e alla salinizzazione dei terreni - fece ipotizzare il 4 declino di Creta e la supremazia di Cnosso, che si trovava in posizione più elevata e protetta, da cui la ricostruzione, anche se un secolo dopo avvenne la conquista micenea. Gli storici considerano per l’evoluzione della ceramica, tre periodi corrispondenti al Antico Minoico intorno al 3000.ac. età del Bronzo (dove vengono costruite le prime tombe a cupola); il Minoico Medio dal 2000 a.c. al 1570 a.c. circa, in questo periodo si costruiscono i Palazzi di Cnosso e Festo al centro, Manlia ad oriente; il Minoico Tardo o Recente dal 1570 ac al 1050 ac con l’invasione dei Micenei che mutano sostanzialmente il tipo di decorazione nelle abitazioni. 1.1.2 Rivoluzione “Fosboury” Alcune condizioni economiche e culturali della vita della popolazione di Creta hanno permesso di distinguersi con una civiltà dinamica dal resto del mondo Egeo, in quanto unità geografica economica autonoma. L’originalità delle sue concezioni, dà inizio alla storia dell’architettura occidentale. Le componenti di questa evoluzione, sono le risorse, clima, tradizione e rappresentatività, ragioni produttive, tecnologia, motivazioni storico-simboliche i contatti con altre culture hanno innescato il cambiamento. La trasformazione avviene da una società spezzettata a dispersa in villaggi e in territori ristretti, con una organizzazione politica più accentrata intorno al palazzo, primi elementi di città–stato. I re sono rappresentanti politici-religiosi (talassocrazia), che amministrano le risorse del luogo. Non sono divisi da violente rivalità ed intrattengono con tutta l’area mediterranea rapporti commerciali e artistici. Traggono ispirazione dalla pittura Egizia e dai modelli di architettura con lo sviluppo degli ordini, introduzione dei colonnati e delle sale ipostile (sala sorretta da colonne) e dalle grandi civiltà mesopotamiche o anatolica. Dalla civiltà Minoica, si conservano soprattutto i resti di grandiose residenze in cui i sovrani raccoglievano il surplus della produzione agricola, essenziale in un clima a precipitazioni irregolari e con lo sviluppo dell’agricoltura si incrementarono risorse e popolazione. Le città minoiche erano connesse con strade (larghe 2-3 metri) pavimentate in pietra, formate da blocchi tagliati con seghe di bronzo o acciottolate e vicoli pedonali, con condotti coperti per drenare l'acqua e gli impianti fognari erano disponibili per mezzo di condutture in argilla. 1.1.3 Elementi distintivi dell’architettura cretese Ai cretesi si deve la funzione distributiva e di accentramento del “cortile” (elemento di articolazione), l’impiego della “colonna” e del “pilastro”, il loro uso congiunto, in posizione alternata, nei portici disposti lungo il perimetro delle corti, la loro funzione di supporti per suddividere lo spazio interno delle sale e il loro ruolo decorativo nelle logge (Manlia); la tecnica delle grandi lastre di “ammuda” (un calcare giallo) impiegate nel basamento dei muri o nell’intelaiatura delle aperture e il valore utilitario e monumentale delle larghe rampe di scale con uso di raccordo pratico; uso dell’orientamento nord-sud e vie d’entrata con piedritti e porte. 5 Palazzo di Cnosso - decorazione parietale ed esempio di polythyronè Negli edifici, si presentano dei procedimenti volti a creare una composizione funzionale e organica incurante delle limitazioni simmetriche, con un uso sapiente, della colonna, raggruppata o isolata a portico ed una organizzazione sapiente e ricercata dei volumi e degli spazi interni, un gusto pronunciato per le strutture lineari e decorative, largo uso alla policromia e alla pittura murale, questi elementi riuniscono e fondono tutti gli aspetti della vita pubblica, religiosa e privata. L’alternanza dei pieni e vuoti delle terrazze, dei giardini pensili, delle corti e dei porticati offrono giochi di luce e ombre sempre diversi in ogni momento della giornata. Nonché: i cambiamenti di direzione dei corridoi e i cavedi laterali garantiscono la circolazione d’aria. I cortili interni con peristilio e i cavedi assicuravano altresì il ritmo e la bellezza con l’illuminazione smorzata e l’aereazione sapientemente dosata anche nel caso di abitazioni massicce. 1.1.4 Pittura e Interni L’arte sottile nel trattare con armonia gli spazi interni, la tecnica e la natura dei materiali impiegati favorirono lo sviluppo della tecnica pittorica policroma. Sotto l’influsso della pittura egiziana, già nell’epoca protopalaziale, le sale erano decorate con pittura su gesso, mentre la grande pittura ad affresco non compare prima del 1600 ac. Affreschi seguono il percorso dei visitatori e rappresentano dei fregi, immagini con paesaggi fantastici e marini, animali, ecc. servono ad aprire e rischiarare le sale interne in modo da smaterializzare il muro (molto più tardi si troveranno anche a Pompei). La composizione architettonica mirava essenzialmente a fondere gli spazi interni con il paesaggio, regolando il passaggio dagli uni all’altro 1.1.5 Edilizia normale e case Le residenze private della Creta minoica andavano dalle semplici abitazioni dei contadini alle ricche dimore e alle ville, costruite con le stesse caratteristiche e le raffinate tecniche dei palazzi. La struttura delle abitazioni è piuttosto simile per tutti i ceti sociali, si differenziano per la grandezza e il materiale più o meno “prezioso”. Le abitazioni comuni sono conosciute dall'archeologia attraverso le rovine, si trattava solitamente di case articolate in ambienti quadrangolari irregolari su più piani, costruite con un'ossatura lignea di travi orizzontali e pali verticali rivestite con argilla, anche in mattoni crudi o pietre lavorate. Gli edifici erano appoggiati su uno strato di sabbia e ghiaia sciolta per livellamento della irregolarità del terreno e forse come smorzatore delle vibrazioni del suolo o fondamenta di pietra tenera. Solitamente i muri inferiori erano costruiti in pietra e pietrisco, e quelli superiori in mattoni di fango 6 Per realizzare le case “alte” (così come raffigurate nelle tavolette), rivelano una grande abilità tecnica, poiché la costruzione esigeva rinforzi e sostegni non indifferenti. La presenza di una trave (spesso dipinta o con fregi scolpiti) al centro di una stanza impediva la collocazione di porte o di finestre in asse con le pareti. Le aperture esterne erano, per via di questa esigenza costruttiva, quasi sempre in numero dispari. I muri, i supporti verticali e le cornici delle porte e delle finestre erano costruiti con un’armatura in legno rivestita con impasti di pietrisco ed argilla. Secondo alcuni archeologi la struttura in legno, per la sua elasticità e resistenza aveva funzione antisismica, perché i terremoti erano molto frequenti sull'isola. Altri dati archeologici, indica una tecnica progredita dei rivestimenti interni delle case protopalaziali. Sulle pareti interne venivano spalmati con lisciatoi di marmo, vari strati di intonaco, avendo cura che l’ultimo (uno stucco a base di calce spenta) si prestasse nel modo migliore a venire affrescato. Nella casa mancava la cucina o focolare fissi, poiché si preferiva far uso di un focolare mobile e cucinare all’aria aperta, visto il clima favorevole. Al riscaldamento si provvedeva con scaldini e bracieri mobili. Il pavimento, era generalmente di terra battuta, solo poche abitazioni avevano il pavimento in lastre di pietra o ciottoli e le mura intonacate a calce, magari con decorazioni. Il piano terra oltre alla porta di ingresso non aveva altre aperture, e forse era privo di finestre per motivi di sicurezza, come precauzione contro i furti. In alcuni esempi l'ingresso poteva essere preceduto da un portico. Le finestre sono invece presenti al primo piano, mentre sul tetto piatto delle case si trovava spesso una stanza comunicante con una loggia e una terrazza, probabilmente una camera da letto per le calde sere d'estate, similmente ad alcuni esempi di abitazioni egizie. Il soffitto di legno sosteneva il tetto. I tetti avevano forma piramidale, poiché l’uso dei tetti a terrazza subentrò dopo il XVIII sec. ac. e se riparavano dalla pioggia non riuscivano a proteggere dal freddo. Quelle dei poveri erano ricoperte di paglia impastata con argilla o in canne intonacate (arelle ancora presenti nelle abitazioni italiane fino agli anni ‘50, come controsoffittatura) o in legno mentre quelle dei ricchi erano di tegole piatte sistemate su graticci . Erano gli stessi schiavi della casa a fabbricarle, così come si occupavano della manutenzione della casa. Era possibile, dall'interno, spostare alcune tegole con una pertica per favorire la fuoriuscita del fumo. C B Facciate di case ritrovate a Cnosso A Tylisson – casa A,B,C da Preziosi A Prepalazziale 2600-2000 ac. B Neopalaziale 1700-1400 ac. C Neopalaziale 1700-1400 ac. 7 Mallia – casa ZetaAlpha Pianta e dimensioni Da Preziosi Monti Lepini nel Lazio meridionale – Città del IX –X sec. Da Storia delle città – L. Zannini 1.1.6 Materiali e Forme Elencano di seguito alcune materiali caratteristici ed elementi architettonici introdotti e i usati nelle costruzioni, già descritte sopra. - Blocchi in pietra megalitici sbozzati - Polythyronè (letteralmente pilastri e grossolanamente arenaria o calcare porte) - Alabastro - Ortostati di alabastro alti quasi un metro (tipicità ancora presente nelle - Calcare ad es. Ammuda (giallo) abitazioni greche muro di - Arenaria in conci contenimento e sopra colonne) - Cotto /mattoni - Finestre quadrate con intelaiatura in - Bronzo legno - Legno - Muratura in pietrisco unito a strati - Gesso di argilla - Ceramica vetrificata (faïence) - Pareti in mattoni crudi sostenuti da - Malta un’armatura di legno - Cortile - Colonne in legno. Uno dei più notevoli contributi che i minoici hanno dato all'architettura è il loro tipo di colonna, unico, con una rastremazione, diciamo così, inversa, ovvero: più larga alla sommità che alla base. Definita anche colonna 'invertita' per il fatto che la maggior parte delle colonne greche sono più larghe alla base, dando in questo modo l'illusione di un'altezza maggiore. Le colonne erano fatte di legno contrapposte alla pietra, ed erano generalmente dipinte con colore rosso. Materiali in uso a Cnossos 8 Campo di applicazione dei materiali - Da Preziosi 9 ______________________________________________________________________ 1.2 DA CRETA A MICENE Mentre sono incerti i legami tra l’architettura cretese e quella greca, perché diverse nello spirito e nelle forme per la concezione dei volumi e degli spazi decorativi, consideriamo l’architettura micenea come l’anello di congiunzione tra le due, che viene già considerata una creazione greca, realizzata da un popolo che parlava greco e che ha integrato forme ed elementi minoici e strutture continentali e indigene, simile al processo di adattamento che ha portato l’architettura greca verso quella romana. Nella regione nell'Argolide che fa parte della penisola del Peloponneso, si trova la cittadella antica di Micene «ricca d'oro», che dà nome alla più importante civiltà greca dell'età del Bronzo, la civiltà micenea. Micene sorge su una collina (278 m slm), stretta e protetta da due cime elevate e scoscese (il Sara e il Prophitis Ilias.) E’ situata a nord-est della pianura, a una dozzina di chilometri dal mare e a circa nove chilometri dalla città di Argo, incontro di tutte le strade dirette a Sud, dalla zona di Corinto. Posta in una splendida posizione naturale, che la favoriva a diventare un centro dominante e una naturale acropoli di moderata altezza. La pianura è percorsa da due fiumi, il Kephissos e l'Inachos. Ad est l'acropoli di Micene domina la fertile pianura di Argo e ne controlla gli sbocchi e gli ingressi a est e a nord nel golfo di Nauplia. Micene ha un clima continentale, più piovoso e più freddo rispetto a Creta, sovente si possono avere temperature sotto lo zero durante l’inverno. Territori influenzati da civiltà micenea Micene – la cittadella Nella media Età del Bronzo (circa 2000-1600 ac.), Micene era un centro militarmente ed economicamente potente e ricco a carattere regionale e sovra regionale, che esigeva delle massicce fortificazioni (la cittadella), un importante palazzo ed una serie di complesse tombe. All'epoca, era molto più estesa della cittadella fortificata rinvenuta, ma pochi resti sono rimasti della città bassa, probabilmente perché poco fortificata e costruita con abitazioni deperibili. Rimase piccola e poco importante per tutta l'età classica ed ellenistica, partecipò alle guerre persiane e a quelle del Peloponneso. Durante l'età romana era ormai ridotta ad un piccolo borgo spopolato con poche capanne, casupole ed un centro agricolo locale. Subì un secondo incendio, in data imprecisata, scomparendo e venendo parzialmente riedificata, come borgata agricola, nei secoli successivi in un'altura poco distante. 1.2.1 Caratteristiche delle costruzioni minoiche Nella prima età del bronzo vengono erette delle fortificazioni sui pianori delle colline. Un sistema fatto da una cinta muraria doppia, collegata con dei setti murari, che talvolta servivano da contenimento. Prima cinta ciclopica costruita a metà del XIV sec. ac., in quel periodo i micenei costruiscono ampie terrazze che adattavano il sito alle costruzioni e non le 10 costruzioni al sito. A metà del secolo successivo la cinta fortificata dell’acropoli verrà estesa e rafforzata con la costruzione dei due ingressi, tra cui il più noto come “Porta dei Leoni” (architrave), così detta per il rilievo monolitico, alto tre metri, in pietra grigia, che occupa il triangolo di scarico, per evitare i pesi della muratura superiore sull’architrave monolitico. La civiltà micenea è più ricca ed estesa ma meno raffinata di quella minoica: analoghi sono gli affreschi con figure animali e umane che ornavano i palazzi. Nella ceramica si ha l'irrigidimento dei motivi naturalistici nello stile “schematizzato”, sino a raggiungere la massima astrazione (pochi elementi decorativi divisi da fasce). A differenza della civiltà minoica, a Micene, dentro le mura sull’acropoli, abitavano solo i nobili e i ricchi proprietari terrieri, assieme al re, mentre il popolo risiedeva fuori le mura localizzata sulle pendici. È a Micene che fa la sua comparsa una novità strutturale nelle abitazioni: il “mégaron”, una stanza rettangolare o quadrata di rappresentanza, all'interno della quale è localizzato il fuoco sacro, aperta in alto per permettere la fuoriuscita del fumo. Attorno al mégaron (la sala centrale più importante, che aveva al centro un ampio focolare circondato da quattro colonne) si aprono le altre stanze, piccole e indipendenti, alle quali si accede tramite il “prodromos”, cioè un'antisala (n.b. atrio/Aithousa, vestibolo/Prodomos e ambiente principale/Domos introduzione dei successivi templi della Grecia classica). Nelle costruzioni , le scale sembra che non abbiano rappresentato un problema per gli architetti, ma non sono rari esempi di ambienti inferiori privi di mezzi di accesso. Vengono inseriti molti passaggi, rampe, accessi, spesso un po' stretti, soprattutto nella Cittadella, ma è da notare che il Granaio sembra esser l'unico esempio di struttura costruita direttamente contro le Mura Ciclopiche. Per ovvie ragioni di comunicazione e di difesa era uso lasciare libero un passaggio all'interno delle mura. È presumibile che nel palazzo ci sia stata una stanza di archivio per le tavolette scritte. Per le sepolture reali i micenei adottarono la tomba minoica a “tholos”, sviluppandola in una solenne costruzione funeraria. Le stanze funerarie spesso erano coperte da tumuli, ossia collinette artificiali di terra, e vi si accedeva attraverso lunghi corridoi. 1.2.2 Le case La casa micenea denota nella pianta e nella distribuzione degli ambienti l'origine nordica degli Achei, più adatte alle fredde condizioni climatiche d'origine e si trovano in basso, nella pianura dei poveri borghi contadini. Nell’antico e medio Ellenico le case della Grecia continentale erano costituite da semplici ambienti quadrangolari con ingressi diretti sulla strada, molte però nella fase neolitica formate da “megarà” o mégaron preceduti da portici con stanze disposte assialmente. Nella grande sala centrale, al centro c’e’un focolare stabile e una copertura a doppio spiovente. Le costruzioni a Micene appaiono costruite soltanto con materiali locali, principalmente conglomerati. La Grecia è nota per i suoi marmi usati nell'antichità (imbasamento cristallino) rocce non nobili ma che sono ottimi come materiali da costruzione. All’interno dell’acropoli molte abitazioni avevano muri di fondazione con pietre grezze variabili a seconda dei piani, il muro spesso costruito con una intelaiatura in legno, si pensa per contenere la sismicità dei luoghi. Pali inseriti ad intervalli regolari selle facce del muro e collegati da travetti attraverso lo spessore del muro, inoltre travi orizzontali inserite a varie altezze nelle facce del muro rafforzavano questa intelaiatura. Le pietre rozze erano tenute 11 insieme con argilla giallastra. Questa struttura era coperta al piano terreno da uno strato di intonaco fangoso e nelle stanze “da soggiorno” nascosta da decorazione con affreschi. Il piano sopra quello di fondazione, era generalmente costruito con mattoni crudi. Talvolta agli angoli sono usati grandi blocchi e i muri sono più spessi. Si sono distinti tre tipi di muratura: - una di mattoni seccati al sole di dimensioni variabili (i più grandi di cm.60x40x10 dove lo spessore della parete era cm.60); - muratura formata da argilla e fango ben pressato, realizzata con una tecnica simile a quella del calcestruzzo con utilizzo di una cassaforma in legno; - muratura mista di mattoni all’esterno e di argilla e pietrisco all’interno. Alcuni muri combinavano le tre diverse tecniche. Le soglie di pietra dura spesso hanno fori scavati per inserirvi le porte. I tetti erano realizzati con travicelli e sterpi intrecciati e coperti da uno strato di fango e di terra pressata e le travi massicce erano in rapporto dell’ampiezza delle stanze. Ci sono molti esempi di tecnica a travi lignee, sia verticali che orizzontali . Un esempio di casa tra le più antiche (Antico e Medio Elladico 3500-1600 ac.) e articolate, è la “casa delle tegole” o “corridor-houses” (Lerna): fondazioni in pietra e pavimenti ricoperti con un sottile strato di argilla pressata; pareti in mattoni di fango di un metro circa di spessore e decorate con stucco; sedili di argilla rossa correvano le pareti esterne sud e nord ed erano utilizzati come luoghi di sosta all’ombra che si otteneva dalle ampie falde del tetto aggettante. Il tetto era costituito da un’orditura di travi e travetti ricoperta da un manto di tegole cotte disposte senza ganci direttamente su uno strato di argilla. Si presuppone avesse un piano superiore con ampie verande parzialmente coperte dal tetto a doppia falda. Casa delle tegole – Lerna Corridor-houses Le abitazioni fuori dell’acropoli, erano frequenti a Micene. Il luogo veniva scelto secondo il bisogno di approvvigionamento idrico, creava un piccolo centro e spesso gli ambienti avevano caratteristiche commerciali, con adeguata canalizzazione. Si sfruttava la pendenza del luogo con terrazzamenti e muri di contenimento e utilizzando una differenza di livello per ricavare piani interrati e magazzini. Esistevano logge come dimostrano le pitture, ma manca una adeguata testimonianza architettonica della disposizione degli ambienti nei piani superiori. Una notevole varietà individuale appare negli ambienti del pianterreno, anche tra quelli che sembrano aver l'impianto a “mégaron”. I pavimenti, generalmente d'argilla chiara o terra battuta duramente nelle case più povere, in quelle più abbienti erano ricoperte di stucco bianco con una tecnica ancora in uso in Grecia. Le scale erano costruite in legno. Il tetto poteva essere piano o a spioventi, anche se le testimonianze sembrerebbero indicare una preferenza per il tetto piano. L'illuminazione sembra che dipendesse principalmente dal cortile aperto. 12 1.2.3 Materiali e Forme - Calcari (soprattutto del Cretaceo) - Arenarie - Calcari compatti (vari colori) - Conglomerati - Legno - Cotto /mattoni - Gesso/stucco - Paglia - Avorî, - Vasi di pietra, - Affreschi - Ceramica vetrificata (Faïence) - Bronzo - Porta dei leoni – Rocca di Micene Mégaron prima cellula compositiva dei futuri templi greci Edilizia funeraria (tholos) Blocco Calcareo triangolare (chiave di volta arcaica) Architrave di altezza variabile ( andamento parabolico dell’estradosso) Sistema architravato Sistema Pseudo -volta o pseudo-arco (arco raro) Interno del Tesoro di Atreo 13 ______________________________________________________________________ 1.3 L'ABITAZIONE IN EPOCA MEDIOVALE Il Medioevo è una delle quattro grandi epoche (antica, medievale, moderna e contemporanea) in cui viene tradizionalmente suddivisa la storia dell'Europa. Comprende il periodo dal V secolo al XV secolo. Si usano anche altre suddivisioni espresse in periodi: barbarico; giustinianeo; carolingio; ottoniano; ma con il termine latino “medium aevum” si intendeva un’età tenebrosa, ignorante e superstiziosa molto differente dall’antichità. All'inizio del basso Medioevo (dopo il 1000), mentre in Europa si diffondono le monarchie feudali, in Italia si sviluppa la civiltà comunale, che si scontrerà politicamente e militarmente con il Sacro Romano Impero Germanico. Successivamente, mentre in Europa si affermano gli stati nazionali, in Italia si sviluppano delle potenze regionali che continuano a guerreggiare fra loro, favorendo la domanda di maggior sicurezza dovuta alle pericolose invasioni di Ungari, Saraceni e Normanni portarono a ripopolare e fortificare le città, che in quel periodo erano spesso guidate dai loro vescovi. Nacquero così delle oligarchie che tenevano in mano il governo cittadino, in una sorta di autogoverno che si diffuse su larga scala in Europa occidentale e centrale tra i secoli XI e XIV, con il maggiore sviluppo a livello civile e di autocoscienza politica nell'Italia centrosettentrionale (soprattutto Pianura Padana, Veneto occidentale, Umbria, Marche e Toscana). Il comune ebbe una periodizzazione molto varia da zona a zona. Sebbene si identifichi un "periodo comunale" tra XI e XIV secolo, si deve considerare che contemporaneamente ai comuni propriamente detti coesistevano ancora istituzioni feudali di grande rilievo. Inoltre il comune non fu esclusivamente un fenomeno cittadino: non mancarono esempi anche di "comuni rurali". La nascita vera e propria di un Comune varia da città a città e spesso, a causa della documentazione assente o perduta, è ignota. Le città di Lucca e Pisa avevano consoli già nel 1085, mentre altre se ne dotarono entro i due decenni successivi; a Genova fu dal 1099, a Milano dal 1117. 1.3.1 “Prima Casa” Nei primi insediamenti la condizione socio-politica era basata sui clan, che formavano la tribù (gruppo di famiglie discendenti da un antenato comune, cui erano affidate le terre). Non esiste proprietà individuale. Assenza di città e presenza di “villaggi a maglie larghe”, con abitazioni in legno, al massimo ricoperte all'esterno con argilla. Si trattava di abitazione isolate e sparse dove gli abitanti venivano attratti da una fonte, un campo, un bosco. 14 Contro il freddo, sfruttamento delle risorse ambientali, materiali destinati a durare breve tempo. La vita quotidiana caratterizzata da divisione dei compiti tra uomini validi, vecchi, donne e bambini scandita anche dalle stagioni. Si cibano di cereali, frutti selvaggi, selvaggina fresca o latte rappreso; prediligevano le occasioni conviviali di vita comunitaria ha ruolo importante, non ci sono ancora rigide stratificazioni sociali. Sono circondati da foreste ma si adattano e sfruttano l'habitat; foresta domina anche l'immaginario e la religione (tradizione perdura fino a Carlo Magno). Si pratica anche la pastorizia e la pesca e abitano in capanne di tronchi scortecciati, con pochi vani e un focolare, con argilla, sassi e sabbia, rami d’albero o canne e poggiava sul suolo per metà interrata e di forma rettangolare. Elementi comuni tra tutte le costruzioni abitative: affumicatoio, silos sotterraneo, sauna. Il fuoco veniva acceso su focolai aperti, erano presenti anche forni a cupola. La luce proveniva dalla porta d’ingresso. Attorno alle abitazioni: granai, stalle e magazzini sempre in legno e strutture per l’artigianato domestico e solitamente gli aggregati erano generalmente in prossimità di fonti idriche. In Italia, dopo l’invasione del IV sec. dei germani si diffuse un’edilizia mista in cui le antiche “domus” venivano riutilizzate e materiali più modesti furono affiancati a murature già presenti, l’attenzione si sposta nelle campagne e i centri urbani acquistano caratteristiche più rurali. La tendenza di riutilizzare parti di case disabitate, molto comune per tutto il medioevo. Il legno domina nell’edilizia mista e semplice utilizzato per le impalcature delle strutture ma anche nelle pareti e tetti. Nell’area sotto il controllo bizantino, resiste il centro urbano con l’utilizzo di pietra e laterizio e decorazione musive. Nella zona scandinava c’è la casa per la famiglia allargata “hallenhause”, casa di un ampio unico locale, lunga anche 12 metri con focolare, solo il capofamiglia ha l’alcova privata. Tra il V e X sec. la campagna diventa un luogo primario per l’organizzazione economica e sociale, l’impatto con i popoli barbari ebbe esiti differenti nei vari paesi ad es. in Gallia si forma una nuova aristocrazia mista e sopravvivono le grandi proprietà. In Italia l’invasione con i longobardi provoca una rottura con il passato dove era preminente la diffusione della piccola proprietà individuale collettiva del villaggio e a partire dal VII sec si afferma il sistema curtense. Si costruisce la Casa a corte: aperta o chiusa (più frequente), sintesi dell’attività che si svolge, cambiano solo le dimensioni, un nucleo edile composto da abitazione e corte centrale con pozzo e orto. Anche nei secoli dopo il mille, si trovano nei borghi fortificati dell’area lombarda, nelle campagne romagnole e marchigiane (aperte). Nel tardo medioevo, sembra esserci maggiore disponibilità di spazio per uomini e animali (agricoltura e allevamento) e appare la “longa domus” o longhhouse : uomini e animali insieme, con diverse soluzioni uno o due ingressi distinti, uno o più vani, di dimensioni diverse. La divisione è realizzata da leggera travatura linea in due vani. Appare anche la casa a struttura elementare fatta in rocce e mattoni (climi aridi) , edificio che ha un vano multiuso, ricovero precario per parte più povera della popolazione contadina. Con il popolamento delle campagne avviene la nuova organizzazione intorno al villaggio, unità amministrativa e fiscale. In questo periodo l’avere o non avere una casa determina l’inclusione o l’esclusione sociale appartenenza che non si limita all’edificio, non è solo una costruzione ma si carica di simboli e di valori. Nel villaggio potevano esserci case rurali, con pianta rettangolare, una o due stanze una per il focolare e altro per conservare le scorte e il vino. L’abitazione si sviluppava a due piani 15 sopra era occupata dalla famiglia e i materiali erano quelli delle tradizioni locali. La struttura al piano terreno, si diffonde nelle campagne europee per facilità costruttiva ed economicità. La “casa solarium” nel tardo medioevo in Toscana, proprietario cittadino borghese, si presenta con struttura a corte, di modeste dimensioni, con un piano terra di uno o due locali e un solaio raggiungibile con una scala interna-esterna. Nelle case contadine i materiali e le tecniche utilizzati cambiano tra il XI e XII sec., prima materiali deperibili e fragili come il legno e tecnica mista con impalcature in legno riempite poi con argilla amalgamata a paglia e ciottoli. Vengono individuate oltre 10 strutture portanti di edifici rurali e 9 diverse tecniche per la costruzioni degli elevati. A livello del suolo: armature di pali distribuiti in piante, a canaletta perimetrale a pali inclinati esterni, a blockbau (travi orizzontali sovrapposte e incastrati – in Europa e nelle Alpi) oltre a quelli dei basamenti (in pietra, legno, terra) ; semi-scavate: capanne con struttura portante all’interno dello scavo. Non si hanno informazioni precise sul legno usato ma si ipotizza quello di quercia (accessibile e durevole) oppure olmo e conifere (comunque quanto reperibile nelle vicinanze). Innovazioni furono le “stube” o stufa murata, con apertura per alimentare il fuoco dall’esterno. Nel tardo medioevo diffusione della mezzadria, nascono e nel IX e X sec. diffusione capillare delle fortificazioni che determinano una vera rottura con il passato. In Italia, nascono più villaggi/castello, fortificati su motte con torri e terrapieno circondato da fossato, composti al loro interno dal villaggio, piazza, chiesa, cimitero e dimora del padrone. Materiali impiegati: muratura, pietra e legno. 1.3.2 I Castelli I castelli assunsero notevole importanza, anche come generatori di nuovi aggregati abitativi fuori dalle città, che conciliavano i caratteri della villa con le esigenze difensive. Il riscaldamento si faceva ancora secondo l'antico uso romano, con diversi tubi messi sotto il pavimento e nello spessore dei muri, che diramavano il calore ricevendolo da una specie di fornace messa nei sotterranei; le aperture dei tubi del pavimento si coprivano con tappeti, dopo il XII sec. Esistevano camini enormi per poter bruciare anche tronchi da tre metri, ma prima del secolo dodicesimo non si conoscevano i camini: il riscaldamento si faceva ancora con diversi tubi messi sotto il pavimento e nello spessore dei muri, che diramavano il calore ricevendolo da una specie di fornace messa nei sotterranei; le aperture dei tubi del pavimento si coprivano con tappeti. La terra circostante era di proprietà esclusiva del signore del castello e le case che vi sorgevano erano misere baracche in legno o capanne, poveri ricoveri per servi della gleba che esistevano solo per coltivare le terre del padrone e difenderne gli averi in caso di attacco nemico. Le case erano piccole, costruite in legno, in pietra o in muratura e spesso, nella parte superiore, sporgenti sulla via. 16 Case del Borgo di Magnano, sulla sella d’Ivrea fondato dal comune di Vercelli nel 1204- Storia delle città M.V. Davico 1.3.3 Le Case Contadine Le case contadine erano realizzate prevalentemente come case unifamiliari in legno con tetto in paglia, in un primo periodo sono costruite direttamente sul manso, cioè sul lotto di terra da lavorare. Dal X secolo in poi, per esigenze di protezione, queste capanne si spostano nei pressi del castello, all'interno del quale i contadini potevano rifugiarsi in caso di attacco. Chi poteva permetterselo, riposava su sacchi imbottiti di paglia o foglie di mais oppure si adagiava su delle tavole di legno. La paglia, nelle case, sostituiva spesso le sedie e le panche ed era molto apprezzata, soprattutto, quando faceva freddo. La sera la famiglia si riuniva con illuminazione delle lucerne ad olio o candele di sego (grasso di maiale solidificato). Le case dei poveri addossate alle mura di cinta della città, oppure alle rovine di qualche palazzo feudale, erano di solito costituite da una sola stanza per tutta la famiglia. Le case erano molto spesso costruite di legno, ma in qualche raro caso erano fatte di pietra, ed il tetto era di stoppia. Al centro della stanza veniva tenuto un fuoco acceso, che per lo più affumicava l'ambiente, aerato da un'unica apertura, dalla quale oltre ad uscire il fumo, entrava il freddo. 1.3.4 Le Città Dopo il mille ripresa delle città, per aumento demografico , sviluppo dell’agricoltura e scambi commerciali internazionali e nascita di sperimentazioni politiche come il Comune Italiano (Italia centro settentrionale) mentre al sud, ciò non avviene a causa della Monarchia (così come in Inghilterra) dove si sviluppano piccoli centri. Tra il XII e XIII sec. Le nuove tecniche di carpenteria permettono di realizzare travi squadrate e lavora te per basi più robuste e la lavorazione della pietra e del laterizio, anche se la pietra aveva costi maggiori legati alla difficoltà di trasporto e alla manodopera specializzata nonché a tempi di realizzo maggiori. Il mattone conobbe una nuova fioritura proprio nei centri urbani, il suo utilizzo è legato soprattutto alla copertura dei tetti mentre le case in mattoni si diffondono dopo il XIII sec. Tegole piatte in europea centrosettentrionale (tetto spiovente), coppi o tegole curve nell’Europa meridionale e mediterranea (tetto poco spiovente). Altri sistemi di copertura utilizzati erano vegetali, abbandonati solo nel tardo medioevo perché deperibili e oggetto d’incendio, come paglia tavolette di legno, zolle erbose nelle zone più a nord. 17 Pochissime le fonti di luce, a volte solo la porta d’ingresso , la sera ci si stringeva attorno al focolare, per il quale le soluzioni erano essenzialmente due: o fuori , se ci si trovava in una casa corte oppure al centro vicino a un angolo isolato con pietre e argilla, con conseguente fumosità e oscurità. 1.3.5 Le Case a Torre Elemento caratteristico del XII e XIII sec. le “case a torre”, tipica torre , suddivisa in stanze sovrapposte , ballatoi in legno, portici e archi. Rappresentava il vero nucleo delle famiglie più influenti della città. Materiali più usati: la pietra, legno e il laterizio. Il pavimento, in queste case, era di legno o di pietre ed il soffitto, formato da travi incrociate, formava dei cassoni. I muri, che per lungo tempo erano stati nudi, pian piano si ricoprirono di affreschi e stoffe, appese con chiodi Talvolta competevano in altezza con campanili, torri di cinta, talvolta perfino con la torre civica. Anche se molte di queste torri sono state abbattute nella trasformazione rinascimentale e barocca dei maggiori centri italiani, è ancora possibile farsi un'idea dell'ambiente urbano medievale in diverse città italiane, prima fra tutte San Gimignano. In epoca medievale le case superavano raramente i tre piani fuori terra e molte città contenevano al loro interno orti, giardini e frutteti privati, utili anche in caso di assedio. Sec. XIII - Edificio a torre a Priverno Monti Lepini nel Lazio meridionale – Città del IX –X sec. Da Storia delle città – L. Zannini Case a Marostica fine XIII sec. Vicenza, Veneto Da Storia delle città – U. Soragni 1.3.6 Il Palazzo Nei secoli successivi appare “ il palazzo”, prima derivato dall’unione di abitazioni tra loro, poi costruiti ex novo (già erano presenti regole per le facciate su strada e per gli sporti in legno). Con l’espansione demografica (fino al XIV sec.) ci fu lo sviluppo spontaneo delle 18 abitazioni del popolo con nuovi tipi di abitazione dettati dalla necessità di sfruttare al meglio lo spazio. Nascono i caseggiati addossati o blocchi accostati (case a schiera), di tipo monofamiliare, a due o tre piani, dove la vicinanza dei ceti sociali, fondeva in uno stesso edificio attività lavorativa (al piano terra) e vita domestica ( al 1,e 2° piano). Le abitazioni urbane delle famiglie ricche o nobili non differivano molto dalle case mercantili, se non per le dimensioni. Più spesso le case delle famiglie più rappresentative adottavano lo schema a corte o domus, anche nelle città dove era prevalente il tipo a schiera. La casa del mercante e la casa dell'artigiano sono quelle che caratterizzano maggiormente le città medievali d'Europa. Esse appartengono spesso al tipo unifamiliare a schiera o casa gotica. L'abitazione medievale, infatti, ingloba in sé anche i locali di lavoro e svolge nello stesso tempo le funzioni di bottega, ufficio e magazzino. Il piano terra era destinato a fondaco del mercante o al laboratorio dell'artigiano, che spesso utilizzava, per alcune lavorazioni, lo stretto cortile retrostante. Questa grande stanza aveva sul fondo la cucina, dove si mangiava su tavoli montati su cavalletti che a fine pranzo venivano smontati. Il primo piano era occupato da cucina e soggiorno e quello ancora superiore dalle camere da letto. Le persone non disponevano di stanze private: nelle case semplici spesso molte persone di diversa età e sesso dormivano nella stessa grande stanza, anche nelle case dei ricchi le ancelle dormivano ai piedi del letto della padrona e i garzoni in un angolo della camera del padrone (una vera e propria comunità domestica, che accoglie garzoni, apprendisti, operai e servi, i quali vivono e lavorano sotto lo stesso tetto). 1.3.7 La diffusione delle costruzioni in pietra e cotto La diffusione delle costruzioni in pietra e cotto fu una conseguenza dei grandi incendi che devastarono le città europee. Nelle case a traliccio la decorazione era affidata, in parte, al disegno geometrico dei tralicci, con l'inserimento di ampie parti finestrate, in parte all'intaglio delle parti lignee. Nelle case in pietra o cotto la decorazione era invece ottenuta con strisce a decorazione geometrica, cornicioni, variazione nella forma delle aperture. Rispetto alle abitazioni romane di città, le case medievali disponevano di minore qualità tecnica: non avevano acquedotto né fognatura e perciò utilizzavano acqua di pozzo o di fontana e scaricavano i liquami nelle vie, in quanto i servizi igienici erano quasi inesistenti . Il focolare, come in campagna, era isolato al centro della stanza, solo dopo il XIV sec. (cronista Giovanni Musso nel 1320). Si diffondono i camini a muro. Rari i vetri , perciò freddo, caldo e umidità penetravano dalle finestre, difese da tendaggi pesanti o scuri di legno. 1.3.8 Le case dei borghesi Le case dei borghesi erano poco più grandi di quelle dei poveri, e prevedevano due stanze: la cucina e la camera "nobile". I ricchi vivevano in case costituite da tre stanze: cucina, camera da letto e sala per i ricevimenti, che era detta sala "prima" o sala "madornale" . Dato il freddo, pian piano si diffuse l'usanza di costruire un caminetto in ogni stanza, costume che si concretizzò definitivamente nel XVI secolo. Dentro le case, il mobilio era solido in legno, costituito più che altro dalla cassapanca e dal letto. Tutte le case ricche possedevano inoltre una loggia: una stanza, a volte separata dal palazzo, in cui si eseguivano feste private o pubbliche, come battesimi, matrimoni o ricevimenti di ospiti illustri. 19 1.3.9 I Primi Piani Regolatori Fino al XIII sec. Il tessuto insediativo risultava caotico, con case torri, palazzi o semplici capanne tanto che i ceti dirigenti attuarono precisi piani per regolare la vita in città, rendendola più simmetrica nella rete stradale, nelle cinte murarie ma anche nella pulizia e il decoro. Inizia per la seconda volta, dopo l’epoca romana, la consapevolezza del concetto di salubrità per il miglioramento della vita comune, che ancora oggi accompagna le nostre singole progettazioni. 1.3.11 Materiali: - Vetro e l’impiego delle tessere musive - Cotto/mattone/ tegole ecc. - Pietra - Marmo - Paglia - Legno - Ceramica - Tessuto Secolo XIII e XIV – Villanova di Albenga – Liguria Occidentale Abaco dei tipi edilizi ricorrenti (dopo il 1251 dc.) Da Storia delle città – S. Visino Orvieto – Prov. Terni Umbria Edificio del XII sec. in cui compare l’uso del doppio arco interno (rilievo di P.Achilli) da Storia della Città Gubbio - Prov. Perugia Umbria circa 1226 dc. – P. Micalizzi da Storia della Città 20 2_ MATERIALI EDILI SALUBRI INQUINAMENTO INDOOR Occorre fare chiarezza sul concetto di salubrità riferito all’edilizia e cosa, ai giorni nostri, si debba intendere per edificio salubre ovvero quali ambiti vadano esaminati per soddisfare il requisito. Salubrità significa semplicemente riferirsi a qualche cosa che giova alla salute, nel contempo significa conoscere ed evitare il suo contrario e quindi ciò che nuoce alla salute. Conoscere le caratteristiche secondo le quali un edificio può nuocere alla salute significa essere in grado di progettare senza che queste circostanze si verifichino e, nel caso in cui si stia valutando un edificio già esistente, significa essere in grado di individuare le circostanze e le caratteristiche secondo le quali quell’edificio non sia salubre e possa generare delle condizioni nocive alla salute. Facendo una valutazione il più possibile ampia del concetto di salubrità dell’edificio va considerata pariteticamente la salute di coloro che lo occuperanno a vario titolo (residenti, lavoratori, utenti) ma anche dell’interazione diretta che l’edificio avrà con l’ambiente e, spingendosi ancora oltre, alle implicazioni della filiera di produzione dei materiali che saranno poi utilizzati nell’edificio medesimo. La salubrità degli ambienti confinati riguarda tutte quelle situazioni secondo le quali, in conseguenza di scelte progettuali e di materiali utilizzati, si possano creare condizioni nocive alla salute degli occupanti, definibili inquinamento indoor. La salubrità rispetto all’ambiente riguarda quanto l’edificio possa considerarsi inquinante e nocivo per l’ambiente in conseguenza di scelte progettuali e materiali utilizzati. le scelte progettuali e di materiali da utilizzare dovrebbero anche tenere conto della filiera produttiva e quanto questa a sua volta possa considerarsi salubre, ovvero quanto possa risultare nocivo per l’ambiente produrre determinati materiali. Si devono pertanto considerare tutti gli aspetti sopra menzionati. Questo richiede ai professionisti che operano nel settore la massima attenzione e sensibilità nel porre in atto soluzioni tali per cui non si privilegi un aspetto trascurandone gli altri, il rischio è di ottenere buoni risultati perseguendo un obiettivo ma con risvolti negativi su altri ambiti. Alcuni esempi di atteggiamenti miopi venuti in essere negli ultimi anni riguardano la giusta attenzione che si è posta al risparmio energetico. Si tratta correttamente di non realizzare edifici fortemente energivori che, per garantire temperature ed umidità adeguate ad un vivere sano e confortevole agli occupanti, bruciano combustibili fossili per produrre energia diventando quindi fonte inquinante per l’ambiente con immissioni in atmosfera di inquinanti ed anidride carbonica. L’obiettivo è quindi stato quello di imporre con normative e protocolli il raggiungimento di prestazioni energetiche del sistema edificio impianto che garantiscano la riduzione delle immissioni inquinanti nell’ambiente. Ma mentre gli obiettivi sono assolutamente virtuosi si è assistito al loro perseguimento con metodologie e protocolli che hanno generato problemi immediatamente percepibili proprio sulla salubrità degli spazi confinati. 21 Anche altri atteggiamenti non virtuosi emergono se si considerano i materiali utilizzati per realizzare gli isolamenti termici. La normativa ed anche alcuni protocolli hanno sottovalutato l’aspetto della ventilazione, il risultato è stato la realizzazione di edifici che scambiano poco o nulla con l’ambiente esterno e questa è stata la causa di numerose complicanze sulla salubrità degli spazi confinati. 2.1 Caratteristiche dei Materiali Edili salubri Come indicato in premessa per appartenere a questa categoria un materiale edile o un componente che poi sarà parte integrante dell’edificio e del suo arredo deve contemporaneamente soddisfare differenti requisiti. Il componente non deve rilasciare sostanze nocive per la salute degli occupanti, quali ad esempio formaldeide o polveri, deve nel contempo assicurate un corretto confort abitativo sotto il profilo termico, acustico e dell’umidità, non deve impedire all’ambiente interno di scambiare con l’esterno, non deve favorire l’attecchimento e sviluppo di muffe. Un materiale edile salubre non deve disperdere sostanze nocive nemmeno nei confronti dell’ambiente esterno; triste esempio negativo in tal senso è stato l’amianto. Le conseguenze nefaste dei prodotti edili a base di amianto deve anche fare riflettere sull’errore che si rischia di commettere nell’associare il concetto di naturale con quello di salubre, per cui l’attenzione dell’esperto di edificio salubre deve sempre analizzare tutti gli aspetti nell’utilizzo di un materiale senza farsi condizionare dall’origine del medesimo. Non va nemmeno trascurata la filiera di produzione di un materiale ovvero quanto costa in termini economico ambientali produrlo e distribuirlo. L’attenzione del progettista nella scelta dei materiali deve tenere sempre e contemporaneamente in considerazione il rispetto di tutti i requisiti, soprattutto quando ci si imbatte in materiali di nuova immissione sul mercato. Si può quindi procedere ad indicare un parziale e non esaustivo elenco di alcuni materiali edili che, rispondendo a tutti i requisiti, posso definirsi salubri. Va comunque precisato che la salubrità del materiale non va considerato come concetto assoluto ma anche in relazione alla scelta progettuale ed è la sinergia di entrambe le cose a dare i risultati. 2.3 Gli isolanti termoacustici La normativa energetica che impera a tutt’oggi impone l’inserimento di strati isolanti e coibenti in tutte le parti di un edificio, quali muri, pavimenti, solai e tetti, non solo nelle nuove costruzioni ma anche in vecchi edifici che ne erano privi. Ecco perché, rispetto ad altri materiali, particolare attenzione deve essere posta proprio a questa categoria. Il mercato attualmente offre infinite soluzioni, anche distinguere in categorie non è facilissimo proprio in virtù delle innovazioni che i vari produttori continuano ad immettere sul mercato. L’obiettivo dell’esperto in edificio salubre deve essere quello di utilizzare i materiali che permettano di ottenere il buon confort abitativo degli occupanti e nel contempo offrire un minimo impatto ambientale diretto relativamente alle emissioni di CO2 e indiretto ovvero facendo attenzione alla filiera produttiva dei materiali scelti. Gli isolanti termici hanno il principale obiettivo contenere le dispersioni del calore dell’involucro edilizio in inverno, diminuire gli apporti di calore dall’esterno durante l’estate e allungare lo sfasamento. 22 Nel raggiungimento dei succitati scopi non va tralasciato che le scelte effettuate devono sempre NON pregiudicare lo scambio dell’involucro con l’esterno. Va poi considerata la sinergia del materiale isolante con l’involucro e con le strutture disperdenti facendo bene attenzione a dotare la struttura di una adeguata inerzia e di un coretto comportamento termo igrometrico. Ovviamente il materiale non deve essere a sua volta fonte di inquinanti e diffondere in ambiente sostanze nocive. Solamente il soddisfacimento di tutte queste necessità garantirà buon confort e salubrità. La valutazione di un isolante termico dovrebbe dipendere dalle seguenti caratteristiche: - Conducibilità Termica La conducibilità o conduttività termica (normalmente indicata con la lettera greca λ) è il flusso di calore Q (misurato in J/s ovvero W) che attraversa una superficie unitaria A di spessore unitario d sottoposta ad un gradiente termico ΔT di un grado Kelvin (o Celsius). I materiali con elevata conducibilità termica sono detti conduttori (termici) mentre quelli a bassa conducibilità termica sono definiti isolanti (termici). La conducibilità termica ha un ruolo fondamentale nella progettazione di case a basso consumo energetico: materiali a bassa conducibilità termica garantiscono un elevato isolamento termico dell’edificio, permettono un basso consumo di energia per mantenere la temperatura interna. E’ la caratteristica che è strettamente legata alle Resistenza termica e quindi connessa alla trasmittanza ovvero all’unità di misura che consente il rispetto dei limiti di legge previsti da zona a zona. - Resistenza Al Passaggio Del Vapore Il fattore di resistenza al vapore acqueo, comunemente chiamato fattore µ, è una grandezza adimensionale che rappresenta quanto meglio un materiale o un prodotto resiste al passaggio di vapore acqueo rispetto ad un equivalente spessore di aria. Più il fattore µ è basso, più il materiale risulta essere permeabile al vapore, ovvero più traspirante. - Sfasamento Lo sfasamento (fi) è l’arco di tempo (ore) che serve all’onda termica per fluire dall’esterno all’interno attraverso un materiale edile. Maggiore è lo sfasamento, più lungo sarà il tempo di passaggio del calore all’interno dell’edificio. Lo sfasamento è dunque la differenza di tempo che intercorre tra l’ora in cui si ha la massima temperatura all’esterno e l’ora in cui si ha la massima temperatura all’interno, e non deve essere inferiore alle 8/12 ore. - Capacità' Termica La capacità termica massica indica il valore della quantità calorica in Joule, che 1 kg di materia assorbe o emana, quando la sua temperatura viene alzata o abbassata di un K (Kelvin). Per alcuni materiali edili sono indicati i valori della capacità termica specifica in base alla norma DIN EN 12524, oppure sono indicati i valori verificati dal produttore. Più grande è la capacità termica massica, maggiore è la capacità di un materiale edile (per kg) di accumulare energia termica. - Massa Volumica - Densita' La densità (kg/m³) è il peso in una unità di volume di un materiale. D'estate sono preferibili alti valori di massa volumica a parità di spessore e conducibilità termica. 23 Aumentando la densità diminuisce la diffusività. Una delle possibili catalogazioni è quella di seguito riportata: la tabella che segue nell’indicare alcune delle caratteristiche di un isolante evidenzia anche gli aspetti legati all’eco sostenibilità 24 2.3.1 FIBRA DI LEGNO PRODUZIONE I pannelli isolanti del suddetto tipo vengono realizzati con legno di abete rosso o di pino. La materia prima è costituita da residui di segheria, legni deboli ecc. Il legno viene frantumato e quindi scomposto in fibre di legno fini mediante procedimenti termici e meccanici. Dette fibre di legno fini conferiscono al pannello la sua stabilità tipica attraverso l'intreccio e l'infeltrimento subito durante la pressatura. Le resine naturali proprie del legno vengono sprigionate per scomposizione con l'aggiunta di allume conferendo al pannello dopo l'essiccazione la stabilità necessaria senza dover aggiungere altri leganti. Per rendere i pannelli resistenti all'umidità vengono addizionati a seconda dell'uso per cui sono destinati alcune sostanze idrofobizzanti (lattice, cera e un surrogato di bitume a base di resina naturale). L'acqua di processo necessaria per la pressatura può essere condotta all'interno del circuito della fabbrica. APPLICAZIONE I pannelli in fibra di legno vengono proposti in vari spessori, per applicazioni nella sezione interna o esterna dell'edificio: Pannelli isolanti per tetto idrofobizzati utilizzati come sottotetto sostituiscono il tavolato e il sotto strato protettivo. Vantaggi: aperti alla diffusione, possibilità di isolamento pieno tra le travi portanti, azione isolante aggiuntiva, posa rapida. Pannelli per l'isolamento continuo sopra le travi portanti. Pannelli isolanti per l'isolamento tra le travi portanti del tetto, nelle pareti montanti e soffitti a travi di legno nonché per facciate sospese e pareti intermedie. Pannelli isolanti per facciata come elemento di un sistema compound termoisolante. Elementi finiti per pavimenti a secco e per applicazione sotto pavimento per insonorizzazione anti calpestio. Pannelli isolanti speciali per pareti divisorie e fonoisolanti leggere. CARATTERISTICHE E PROPIETA' Il pannello in fibra di legno è permeabile al vapore acqueo e consente un tipo di costruzione a diffusione aperta(µ =5). L'effetto termoisolante è buono (0,04 W/mK), e per di più rispetto ad altri materiali isolanti risulta una maggiore capacità di accumulo del calore e proprietà fonoisolanti apprezzabili. La capacità di accumulo del calore dei pannelli è importante soprattutto a livello di sottotetto dato che consente di ottenere un buon sfasamento nonché smorzamento dei picchi termici. Nelle sezioni ad alto rischio di umidità vanno previsti pannelli idrofobizzati con aggiunta di resina naturale, classe di infiammabilità 2. CONSIDERAZIONI SULL' ASPETTO ECOLOGICO Le materie prime sono inesauribili e pertanto disponibili in misura praticamente illimitata per il relativo utilizzo. Il consumo di energia durante la produzione è relativamente alto. L'inquinamento ambientale per effetto delle acque sporche scaricate durante la produzione viene ridotto al minimo attraverso la circolazione in circuiti chiusi. I resti dei pannelli isolanti in fibra di legno possono essere lavorati per produrre nuovi materiali isolanti oppure designati al compostaggio. Questo materiale isolante è sostanzialmente conforme ai requisiti richiesti per un prodotto ecologico e rappresenta pertanto un'alternativa valida. 25 2.3.2 SUGHERO PRODUZIONE Il sughero grezzo si ricava dalla corteccia della quercia da sughero coltivata principalmente in Portogallo, Spagna e Africa nord-occidentale. Il sughero granulato naturale viene ricavato dalla corteccia della quercia da sughero. Oggi i pannelli isolanti in sughero vengono prodotti esclusivamente in versione espansa pura, vale a dire senza aggiunta di altre sostanze. La corteccia di sughero viene macinata, il granulato così ottenuto viene poi cotto all'interno di appositi serbatoi a pressione con vapore acqueo della temperatura di circa 370°C. Durante questo processo il sughero si espande da un 20% a un 30% e viene legato dalla propria resina. APPLICAZIONE Il sughero viene proposto in varie forme: Pannelli isolanti in sughero per l'isolamento acustico da calpestio. Sughero granulato sfuso come riempimento termoisolante per esempio nelle intercapedini di murature. CARATTERISTICHE E PROPIETA' Nel caso del presente materiale si osserva la combinazione di buone proprietà termoisolanti (0,04 W/mK) con un'elevata capacità di accumulo del calore. Il sughero è in grado di accumulare una quantità di calore maggiore rispetto ad esempio al materiale isolante in fibre minerali. I pannelli isolanti in sughero sono relativamente insensibili all'umidità e in caso di influsso dell'umidità perdono poco del loro effetto isolante. Il coefficiente di resistenza alla diffusione del vapore acqueo µ per i pannelli in sughero agglutinati è (µ=8) e per il sughero granulato è (µ=5). Il sughero presenta una stabilità di forma e una permanente elasticità. E’ insensibile agli insetti e ai funghi. E’ opportuno rimuovere la polvere da sughero, soprattutto durante le operazioni di montaggio. La posa del sughero non comporta alcun problema. Il sughero presenta un grado di infiammabilità normale (classe 2), con vetro solubile diviene difficilmente infiammabile (classe 1). CONSIDERAZIONI SULL' ASPETTO ECOLOGICO La quercia del sughero cresce nel bacino del Mediterraneo, in particolare in Portogallo. In futuro può aumentare la disponibilità, in quanto attualmente viene lavorata soltanto una parte delle risorse di sughero disponibili e le superfici di coltivazione vengono continuamente ampliate. La coltivazione della quercia da sughero è vantaggiosa sotto l'aspetto ecologico, in quanto favorisce anche l'esistenza della fauna e della flora locale. Il settore dell'artigianato locale correlato assicura parecchi posti di lavoro. La scortecciatura viene operata circa ogni 10 anni ed è regolamentata dalle disposizioni di legge. I tragitti piuttosto lunghi vengono effettuati soprattutto mediante camion. Il dispendio di energia durante la produzione è molto ridotto. Il sughero espanso e quello granulato sviluppano spesso un odore molto forte. 26 2.3.3 FIBRA DI CANAPA PRODUZIONE La canapa è una delle piante coltivate locali più antiche. In tre mesi riesce a raggiungere un'altezza di quattro metri ed è considerata una pianta che esercita un'azione benefica a favore del terreno. La sostanze amare che contiene la renda particolarmente resistente ai parassiti e pertanto non è necessario utilizzare dei pesticidi o degli erbicidi. Per garantire una certa stabilità di forma alcuni prodotti vengono integrati con un 10-15% di fibre di supporto in poliestere. Si può aggiungere anche della lana di pecora per una percentuale dal 3% al 10%. APPLICAZIONE I materiali isolanti a base di canapa sono adatti praticamente a tutte le applicazioni comuni. Pannelli isolanti per facciata come elemento di un sistema compound termoisolante per le facciate esterne; Pannelli isolanti e tappetini isolanti par l'isolamento termico in pareti montanti, soffitti con travatura in legno, tetti e facciate sospese ventilate; Materiale di tamponatura per il riempimento di cavità, corda di canapa per giunzioni di finestre e di porte; Pannelli fonoisolanti anti calpestio sotto il pavimento continuo flottante; Frammenti di canapa sfusi come riempimento isolante tra i legni di imbottitura; CARATTERISTICHE E PROPIETA' La canapa è una pianta coltivata molto robusta e per niente delicata, ideale alle nostre latitudini anche per la coltivazione biologica. La fibra di canapa è estremamente resistente allo strappo e all'umidità, riesce ad assorbire umidità fino ad un terzo del proprio peso netto ed asciugarsi senza alcuna dispersione termica. Presenta inoltre una capacità di accumulo del calore migliore rispetto a quella di altri materiali isolanti a base di fibre minerali lana di vetro e di roccia. Secondo le indicazioni dei produttori, il prodotto essendo privo di proteine e contenendo delle sostanze amare presenta una certa resistenza contro la putrefazione, i parassiti, i roditori e la muffa. Le proprietà termoisolanti sono buone (0,040 W/mK), la resistenza alla diffusione del vapore acqueo (µ è 1). Con un trattamento impregnante a base di soda, fosfato di ammonio o di sali di boro si raggiunge una classe di infiammabilità 2. CONSIDERAZIONI SULL' ASPETTO ECOLOGICO La canapa è una delle fibre vegetali più interessanti per il settore dell'edilizia. La coltivazione estensiva della canapa è ideale per l'agricoltura ecologica. Le sue buone caratteristiche consentono di utilizzare il prodotto aggiungendo poche sostanze del tutto innocue per la salute umana. Durante la lavorazione non fuoriescono delle fibre che penetrano fino ai polmoni. Solo l'aggiunta di fibre di poliestere relativizza un po' il bilancio ecologico positivo. Sarebbe pertanto più opportuno utilizzare dei tessuti di sostegno o incollare delle fibre non putrescibili. La canapa dopo essere stata smontata può essere riutilizzata. La canapa trattata con sali di ammonio può essere conferita al compostaggio, le fibre di poliestere però non si degradano e devono successivamente essere eliminate. I prodotti impregnati di sale di boro non sono adatti al compostaggio. 27 2.3.4 LANA DI PECORA PRODUZIONE La disponibilità a livello mondiale di ovini da lana ammonta a circa 1,2 miliardi di capi. La tosatura, obbligatoria per la buona salute dell'animale, rende da 2,5 a 5kg di lana all'anno. La lana, così ottenuta, viene lavata con saponi naturali e trattata con sostanze protettive antitarme. Successivamente vengono realizzati i materassini isolanti con tre sole lavorazioni meccaniche; cardatura per l'omogeneità, agugliatura per la compattezza ed il taglio per ottenere le misure desiderate. Il tutto senza uso di leganti sintetici o naturali. APPLICAZIONE Le lane di pecora vengono proposte sotto forma di feltro isolante in rotoli da utilizzare a riempimento delle intercapedini, verticali ed orizzontali come isolante termico ed acustico. La lana non è un isolante di tipo portante. Materassini posizionabili tra travi portanti e nelle pareti interne ed esterne di costruzioni a montanti in legno. Nelle intercapedini in muratura. Nei tetti tradizionali e ventilati con varie coperture. Il materiale isolante a base di lana di pecora, compatibile con tutti i materiali da costruzione, è particolarmente idoneo per le costruzioni in legno in quanto si adegua al suo lavorio e mantiene il giusto livello di umidità. Fa, in parole povere, manutenzione alle strutture. I rotoli possono essere forniti in diverse larghezze e spessori a seconda della costruzione in cui vanno inseriti, il taglio può essere operato con un semplice paio di forbici oppure con un'apparecchiatura di taglio speciale fornita dal produttore; Nota per la posa in opera: in verticale ed orizzontale le lane con densità > di 30 kg/mc hanno una perfetta stabilità dimensionale. E' sufficiente ancorare il materassino in alto per il tempo necessario a chiudere la parete. Per le strutture dove è prevista una camera d'aria riempita parzialmente è necessaria la tassellatura; CARATTERISTICHE E PROPIETA' Buone proprietà termoisolanti: Conduttività termica 0,0318W/mK - Calore specifico pesato:1,3 kJ/kgk. Buone proprietà acustiche: Coefficiente assorbimento acustico pesato alla densità di 30 kg/mc e spessore 65 mm = 1 ( classe A ) Coefficiente di resistenza al passaggio del vapore µ = 2. La lana è impermeabile all'acqua ma permeabile al vapore che assorbe e cede in continuazione per mantenere il giusto grado di umidità. Questo lavoro garantisce un potere isolante stabile ai materassini composti di lana di pecora, perché l'aria trattenuta dalle fibre rimane asciutta e non fa passare per conduzione il calore. Recenti scoperte hanno confermato la capacità della lana di assorbire e neutralizzare sostanze nocive come la formaldeide, Nox e Sox, presenti tra le mura domestiche. Utilizzando materiali traspiranti garantisce la depurazione dell'aria da questi composti tossici. Temperatura di incendio 600°C. Non fonde, non gocciola, carbonizza velocemente senza trasmettere la fiamma. Classe di infiammabilità 2 (normale) Loi (limit oxigen index) 25. La temperatura di esercizio è da meno 60°C ad oltre + 80°C non risente degli sbalzi di temperatura e può essere impiegata tranquillamente anche sotto le coperture dei tetti in metallo. CONSIDERAZIONI SULL' ASPETTO ECOLOGICO L'allevamento ovino estensivo contribuisce alla conservazione del paesaggio colturale e culturale. Nelle regioni europee la lana di pecora è un sottoprodotto dell'allevamento di 28 pecore madri e appare opportuno trasformare la lana in eccedenza in un prodotto a lunga durata. Proviene da una fonte rinnovabile ed è l'unico prelievo di materia prima che non rappresenti un danno od un impoverimento ma un beneficio. Il dispendio di energia per la produzione dei materiali isolanti a base di lana di pecora è in proporzione piuttosto basso. La lavorazione è a bassissime temperature e meccanica. Le condizioni di produzione possono essere giudicate positive. A differenza delle fibre vegetali la lana di pecora deve essere trattata contro le tarme, ma una volta montato il materiale non crea alcun problema. 2.3.5 FIBRA DI KENAF PRODUZIONE La fibra di kenaf si ricava da una pianta simile alla canapa. Le piante di kenaf vengono lasciate seccare in campo e gli steli, ormai privi di linfa, vengono poi tagliati e raccolti. Per ottenere la fibra gli steli vengono successivamente lavorati in macchine che separano la parte fibrosa dal kenapulo e dalla polvere, che vengono utilizzate per produrre altri materiali. APPLICAZIONE I pannelli semirigidi in fibra di kenaf vengono utilizzati per isolare termicamente ed acusticamente le intercapedini di strutture in legno e muratura, cappotti interni ed esterni ventilati, controsoffitti, sottopavimenti e solai. I feltri flessibili trovano applicazione in sottopavimenti per l'abbattimento del rumore di calpestio. CARATTERISTICHE E PROPIETA' La fibra di kenaf ha ottime proprietà termoacustiche ed è traspirante e igroscopica. Permette quindi la regolazione dell'umidità garantendo un buon microclima interno. É un prodotto che non contiene sostanze tossiche e non presenta rischi per la salute durante la fase di lavorazione e nemmeno durante la messa in opera o l'uso. CONSIDERAZIONI SULL' ASPETTO ECOLOGICO La fibra di kenaf è riciclabile e riutilizzabile. Il compostaggio è possibile solo se non sono presenti componenti sintetici. 2.3.5 FIBRA DI LINO PRODUZIONE Per la fabbricazione del materiale isolante si utilizzano le fibre corte del lino. Dopo la pulitura e la separazione in fibre singole si applicano diverse procedure per impedire l'insaccamento del materiale isolante: si può integrare il prodotto fino ad un 20% con delle fibre di supporto composte da fibre tessili di poliestere oppure incollare le fibre con fecola di patate, Per rendere il prodotto resistente al fuoco e ai parassiti vi vengono addizionati dei composti la cui percentuale varia a seconda del produttore e possono essere al massimo un 10% di composti di bromo o un1 % di fosfato di ammonio. APPLICAZIONE Il lino può essere applicato ovunque non vi sia una sollecitazione statica elevata: Feltro termoisolante per isolamento termico e acustico in tetti, soffitti con travatura in legno, pareti di montanti e tra travi, travetti . I feltri isolanti arrotolabili possono essere fabbricati solo con fibre di sostegno in poliestere; Pannelli isolanti per l'isolamento termico e acustico e per soffitti acustici; 29 Materiale di tamponatura per l'isolamento da calpestio e per la tamponatura di giunzioni e cavità, per esempio nei telai per finestre e porte. Il lino da tamponatura è un alternativa alle schiume di montaggio; CARATTERISTICHE E PROPIETA' Le fibre di lino presentano buone proprietà termoisolanti (0,04W/mK). Il coefficiente di resistenza alla diffusione del vapore acqueo µ è 1. Le fibre sono molto resistenti alla trazione e estensibili. Il lino può assorbire umidità senza subire alcun danneggiamento. Le fibre sono composte da cellulosa e non contengono proteine animali, pertanto sono resistenti alle tarme e alla muffa. La cera protettiva del lino resta sulle fibre. La posa del lino non comporta alcun problema, dato che può essere facilmente tagliato con un coltello elettrico o con una sega circolare, I materiali isolanti in lino vengono incastrati tra portanti e travi in legno e non devono essere graffettati. Classe di infiammabilità 2, infiammabile normalmente. CONSIDERAZIONI SULL' ASPETTO ECOLOGICO Il lino rientra tra le materie prime locali, rinnovabili. La coltivazione del lino è sensata da un punto di vista ecologico in quanto il lino è una pianta adatta per la rotazione delle colture e non necessita di alcun concime artificiale, Mentre le fibre lunghe vengono utilizzate per la fabbricazione di tele di lino, le fibre corte sono ideali per la produzione di materiale isolante, I produttori hanno dichiarato la propria disponibilità a ritirare il loro materiale per riutilizzarlo per la produzione di nuovo materiale isolante. Il materiale isolante in lino trattato con sali di ammonio può essere conferito al compostaggio anche se le fibre in poliestere non si decompongono. I prodotti impregnati di sale di boro non sono adatti al compostaggio, in quanto provocherebbero lisciviazioni inammissibili. Il lino è un prodotto alternativo interessante nell'ambito dei materiali isolanti, anche se l'elevato contenuto di fibre plastiche di sostegno di determinati prodotti finiscono per relativizzare la denominazione di' materiali isolanti naturali. 2.3.6 VETRO CELLULARE PRODUZIONE Il vetro cellulare è un materiale isolante espanso a cellula chiusa. Il materiale di partenza è composto per i 66% da vetro riciclato e per la restante percentuale da sabbia quarzosa alla quale vengono addizionate altre sostanze specie il carbonato di calcio, teldspato potassico, ossido ferroso, carbonato di sodio. Le materie prime vengono fuse a 1.250°C ad una massa di vetro alla quale dopo essere stata macinata si aggiunge come propellente del carbonio. Questa miscela viene inserita in vasche di acciaio al nichel- cromo e fatto ossidare, il carbonio a anidride carbonica in stufe da espansione ad una temperatura di circa 1.000°C. Durante questa procedura si formano delle bolle di gas che fanno espandere la miscela di 8-9 volte. Il materiale grezzo passa poi dalle vasche al forno di laminazione dove subisce un lento processo di raffreddamento che crea una depressione nella cellule gassose, successivamente viene tagliato nel formato richiesto. APPLICAZIONE I pannelli d vetro cellulare sono particolarmente adatti per l'isolamento perimetrale lungo le pareti esterne a contatto con la terra, sotto i plinti di fondazione, sulle terrazze o sui tetti piani e in generale in tutte le parti di edificio sensibili all'umidita. La lavorazione viene eseguita con seghe a mano. Il fissaggio viene operato con collanti speciali o a base di bitume oppure 30 direttamente nel pietrisco fine, nella sabbia o ne calcestruzzo fresco. Il prodotto potrebbe riportare danni in seguito a sollecitazioni meccaniche durante il montaggio. Un altro campo di applicazione sono rivestimenti isolanti di tubazioni e di serbatoi. Il materiale isolante essendo stagno alla diffusone non si inumidisce a causa dell'acqua di condensa. CARATTERISTICHE E PROPIETA' Il vetro cellulare è stagno al vapore e all'acqua µ=infinito, vale a dire che non assorbe alcuna umidità. E un materiale resistente al gelo e alle condizioni atmosferiche e regge bene le forti compressioni. I pannelli sono comunque relativamente leggeri e non infiammabili, non putrescibili e resistenti ai solventi organici e agli acidi. Le proprietà termoisolanti possono essere paragonate a quelli di altri materiali isolanti con un valore che varia tra ?= 0,04 e 0,05 W/mK. CONSIDERAZIONI SULL' ASPETTO ECOLOGICO Il dispendio di energia primaria nella fase di produzione è elevato. Il recupero di energia in fase di fusione ed espansione consente però di riutilizzare il calore prodotto. La longevità dei pannelli si ripercuote positivamente sul bilancio energetico complessivo. Il vetro cellulare non contiene gas nocivi per l'ozono. I pannelli impediscono la penetrazione del radon. Durante il taglio fuoriesce dell'acido non pericoloso di odore putrido. Nel sistema compatto tutti gli strati sono uniti tra loro a filo mediante massa collante calda o collante freddo a base di bitume. L'utilizzo di collanti caldi a base di bitume o di collanti emulsionanti comporta uno svantaggio ecologico durante la lavorazione. Non è possibile riutilizzare del vetro cellulare trattato con collanti (per esempio bitumi, resina sintetica) li vetro cellulare puro può essere riciclato senza alcun problema. Nella porzione delle pareti a contatto con la terra e per i tetti struttura inversa il vetro cellulare costituisce l'unica alternativa possibile ai pannelli in plastica e presenta caratteristiche particolari (per esempio una resistenza alla compressione senza deformazioni). 2.3.7 POLISTIRENE Nel campo degli isolanti termici rappresenta certamente il materiale meno salubre. Tra gli aspetti positivi risulta sicuramente il minor costo rispetto ad altri prodotti e nel contempo buone resistenza e bassa conducibilità. Il polistirene espanso sinterizzato (EPS) è un materiale rigido, di peso ridotto, derivato dal petrolio. Esso è composto da atomi di carbonio e di idrogeno. Mediante un processo industriale, dal petrolio si ricavano piccole perle trasparenti di polistirene, a cui viene aggiunto pentano, un idrocarburo che funge da gas espandente. Mettendo poi in contatto le perle ottenute con il vapore acqueo a temperatura superiore ai 90°C, il pentano in esse contenuto le fa espandere fino a 20-50 volte il loro volume iniziale. In questo processo si forma, all'interno delle perle espanse di polistirene, una struttura a celle chiuse che trattengono al proprio interno l'aria, impedendone i moti convettivi e conferiscono così al polistirene espanso le sue eccellenti proprietà di isolante termico. La sinterizzazione è il processo di saldatura delle perle di polistirene espanso che, sottoposte nuovamente all'azione del vapore acqueo, si uniscono fra di loro fino a formare un blocco omogeneo di materiale espanso L’EPS ha generalmente massa volumica compresa fra 10 e 40 Kg/mc, ed è quindi mediamente costituito dal 98% di aria e solo dal 2% di materiale strutturale di puro idrocarburo. Oltre al vapore acqueo, per la produzione del polistirene espanso viene usato solo il pentano, che al 31 termine del processo di espansione evapora. Il polistirene estruso ha le stesse caratteristiche del polistirolo ma si presenta in modo più compatto ed ha la superficie liscia che consente di realizzare prodotti più prestigiosi dal punto di vista strettamente estetico. In quanto materiale estruso, nella tabella sottostante è possibile notare come il polistirene, il polistirolo ed il poliuretano se da un lato offrono ottimi valori di resistenza e conducibilità mostrano invece pessimi comportamenti alla permeabilità., ed alti costi ambientali, nella tabella non è indicato il comportamento allo sfasamento ma anche in questo caso non offre buone prestazione e quindi non adatto per il confort estivo. L’elenco dei materiali isolanti fin qui riportato non può e non vuole essere completo in quanto la produzione industriale immette sul mercato continuamente nuovi prodotti, l’elenco sarebbe pertanto un continuo work in progress. Per questa categoria di materiali come in genere per tutti quelli definibili edili o comunque che interagiscono con lo spazio confinato e con l’ambiente esterno il tecnico deve sempre porre attenzione ai seguenti tre punti:_ Il materiale immette sostanze nocive ? Il materiale impedisce una adeguata traspirazione e confort termo-igrometrico? La filiera produttiva è ecosostenibile? Le indagini svolte su ogni nuovo prodotto con i succitati criteri devo guidare nella scelta di un materiale da potersi considerare salubre. 32 2.4 MATERIALI EDILI SALUBRI PER ECCELLENZA 2.4.1 Il Legno Si tratta di un materiale di antichissimo utilizzo nelle costruzioni, numerose sono le essenze utilizzate nell’edilizia ed ognuna di esse garantisce caratteristiche ed utilizzi differenti, l’essenza va quindi scelta in funzione della destinazione. Il legno trova utilizzo in tutte le parti di un edificio, strutture verticali, solai, solai di copertura, infissi, pavimenti, arredi e complementi d’arredo, di seguito alcune virtù che fanno del legno un materiale edile salubre. un rapporto favorevole tra densità e resistenza un’elevata temperatura superficiale una bassa conducibilità termica una buona acustica buone proprietà elastiche non trasmette sostanze nocive e non causa allergie equilibra l’umidità dell’aria è antistatico non è radioattivo emana una fragranza piacevole Il legno è l’unico materiale edile rinnovabile con un ciclo di vita estremamente puro e a risparmio di energia. Ha origine da un processo puro di fotosintesi e assimilazione accompagnato da un’influenza mite sull’ambiente. A differenza degli altri materiali è necessaria poca energia per la sua lavorazione e trasformazione. Il legno consente di ottenere il massimo grado di prefabbricazione con un montaggio rapido. Grazie alla costruzione a secco è possibile insediarsi subito nella nuova costruzione e quindi anche le spese del prestito saranno inferiori. Il legno può essere modellato e posto in opera senza alcun problema. Il legno si asciuga rapidamente ed ha una bassa densità ovvero peso. Rappresenta una scelta salubre per ciascuna delle destinazioni possibili, l’attenzione va tuttavia posta ai metodi di posa in opera e di finitura, sono le colle e le vernici che sovente sono utilizzate ad essere la causa di emissioni nocive quali formaldeide e composti organici volatili. Per il trattamenti di finitura e l’incollaggio dei materiali lignei si consiglia di utilizzare prodotti a base acquosa, olii e cere naturali e porre attenzione a collanti e vernici. 33 2.4.2 La pietra Anche la pietra come il legno è un materiale antichissimo, trova la sua applicazione sia nelle strutture che nei rivestimenti e rifiniture. Esiste una classificazione commerciale codificata dalla norma UNI 8458, con la seguente suddivisione: Marmi, Travertini, Graniti, Pietre. Essendo materiali di origine naturale le pietre generalmente rispondono a tutti i requisiti di salubrità, vanno tuttavia attentamente considerate in relazione all’utilizzo che ci si prefigge. Particolar attenzione va invece prestata ad alcune pietre quali il tufo e la pozzolana possono contenere concentrazioni di gas come il radon che variano in relazione alla zona di estrazione. 2.4.3 Laterizi Si tratta di un altro materiale di antica tradizione ottenuto dalla cottura di argille, con il laterizio si realizzano elementi per molte collocazioni dell’edificio. I mattoni, le tegole, le pignatte, le piastrelle ed altri elementi sono realizzati in laterizio, si tratta di un materiale che, se prodotto naturalmente, ovvero senza aggiunta di processi che ne prevedano la lavorazione assieme ad altri elementi , come ad esempio il polistirolo per determinarne la porizzazione, ha tutti le caratteristiche per essere annoverato ai materiali edili salubri. E’ un prodotto che in virtù della porosità garantisce un adeguata permeabilità al vapore ed in virtù della propria massa offre un buon volano termico. 2.4.5 Intonaci L’intonaco oltre a rappresentare rivestimento protettivo della struttura ed avere una funzione estetica, può offrire numerosi vantaggi nell’ambito della bioedilizia. Gli intonaci si distinguono a seconda del legante usato, in intonaci a base di calce o intonaci a base di argilla. Agli intonaci tradizionali e di antica tradizione il mercato attualmente offre numerose soluzioni di prodotti premiscelati, è il caso di porre attenzione nella scelta di uno dei numerosi prodotti in commercio tenendo sempre presente tutti i requisiti che il prodotto deve soddisfare per definirsi salubre. Come due esempi di intonaci salubri si indicano di seguito l’intonaco a base argilla e base calce. - Finitura a base Argilla Per le innumerevoli proprietà dell’argilla, questo tipo d’intonaco rende gli ambienti più salubri, regolarizzando l’umidità, liberando l’aria dagli odori ed abbassando le radiazioni elettromagnetiche. L’intonaco a base di argilla è particolarmente indicato per le strutture in legno, rappresentando il perfetto connubio per una casa naturale e salubre. Attese le sue caratteristiche se ne raccomanda l’utilizzo negli ambienti interni. Con l’aggiunta di perlite e sabbia pomice, diventa un ottimo intonaco termico per interni. 34 - Intonaco a base Calce La calce materiale “povero” non ha nulla da invidiare al cemento, essendo preferibile allo stesso in termini di durabilità, sostenibilità ecologica e benessere abitativo. Gli intonaci a base di calce possono essere utilizzati sia per l’interno che per l’esterno. Rammentiamo che alcuni intonaci in virtù della loro struttura macro porosa si dimostrano particolarmente efficaci nel trattamento dell’umidità di risalita nelle murature. Esistono poi intonaci miscelabili con prodotti isolanti quali perlite, sughero ed altri ancora che consentono di unire alla funzionalità dell’intonaco anche quella di isolante termico, anche in questo caso nella scelta del prodotto vanno attentamente valutati tutti i requisiti di salubrità. Rammentiamo che alcuni intonaci in virtù della loro struttura macro-porosa si dimostrano particolarmente efficaci nel trattamento dell’umidità di risalita nelle murature. 2.5.6 Il Cemento Il cemento nella sua forma elementare è un prodotto di derivazione naturale, ottenuto per cottura e macinazione di marne, ovvero di terreni calcareo argillosi. Il cemento è un legante con cui si confezionano malte e calcestruzzi. Il conglomerato cementizio, composto da cemento, inerti ed acqua di impasto è utilizzato per molteplici funzioni strutturali dell’edificio. Non offre caratteristiche tali per cui possa essere facilmente annoverato tra i materiali salubri, principalmente è un materiale dotato di scarsa traspirabilità ed alta conducibilità termica. Tuttavia utilizzato per assolvere prettamente funzioni strutturali e progettando l’edificio attentamente non è da demonizzare se non nelle varie declinazioni commerciali ove viene arricchito di additivi di varia natura che ne fanno invece un materiale decisamente insalubre. 2.5.7 Paglia e Canapa Materiali di origine naturale che offrono interessanti applicazioni e che garantiscono ottimi comportamenti termo igrometrici, acustici e di traspirabilità. Con la canapa si realizza un conglomerato ed anche mattoni costruiti dalla fibra legnosa della canapa, calce idraulica come legante ed acqua di impasto, offre quindi la riciclabilità a fine ciclo vitale del manufatto. Non offrendo buone caratteristiche negli utilizzi strutturali si presta maggiormente per tamponamenti e riempimenti. La paglia a sua volta racchiude tutti i requisiti per essere definito salubre quali ecosostenibilità, isolante termoacustico, traspirabilità, prima di emissioni nocive, dal punto di vista strutturale si sono dimostrate buone portanze e resistenza al sisma. 2.5.8 Pitture Le tinteggiature non devono avere solo lo scopo di dare una colorazione gradevole - benché si tratti di un aspetto importante e basta fare riferimento agli studi sulla cromoterapia -, ma anche la capacità di interagire con lo spazio confinato in maniera tale da non diffondere in esso elementi nocivi e di non diventare esse stesse, in virtù della loro composizione, elemento di inquinamento. 35 È il caso di ricordare brevemente che tra i meccanismi di proliferazione delle muffe esiste la presenza di sostanze nutritive nelle pitture che assume fattore favorente. Le sostanze nutritive sono le sostanze organiche presenti nelle pitture acriliche e pitture cosiddette “lavabili” che bloccano la traspirazione.. Va quindi preferito l’utilizzo di pitture minerali che non offrano elementi nutritivi alle spore e nel contempo garantiscano l’adeguata traspirazione del manufatto. Tra i prodotti per pittura definibili salubri vi possono essere anche le pitture fotocatalitiche, sia per esterni che per interni - la fotocatalisi è una reazione chimica nella quale il catalizzatore è sollecitato dalla luce ed innesca una reazione chimica - dove al colore viene aggiunto un catalizzatore che è in grado di degradare le sostanze inquinanti organiche ed odori molesti. Ma è la storia, ancora una volta, a poterci permettere di affrontare con totale sicurezza, in termini di salubrità, la scelta più consapevole per non commettere ulteriori errori ed i disastri degli ultimi settant’anni dovuti, soprattutto, ad un uso scellerato dei prodotti di derivazione chimica. Con questo non possiamo certo demonizzare la chimica né il principio del progresso inteso come evoluzione. I disastri e l’inquinamento non sono creati dalla chimica, bensì generati dal lucro e dal pressapochismo che alberga nel genere umano. Oltretutto, se ci decidessimo a guardare le cose dal giusto punto di vista, ci accorgeremmo che tante sostanze e materiali così dannosi non sono neppure così indispensabili. Ad esempio non è da sottovalutare la tossicità delle pitture e delle vernici c.d. convenzionali come quelle “all’acqua” perché possono essere molto pericolose per la salute e l’ambiente per la presenza di solventi, pigmenti, cariche, leganti e coadiuvanti contrassegnati con sigle che nessuno va mai controllare. - Solventi Nelle pitture acriliche e viniliche o in quelle con resine amminoplastiche, con poliesteri o poliuretani, i solventi organici più usati sono Idrocarburi Alifatici ed Aromatici, Alcoli, Chetoni, Acetati e Glicoli. La Loro caratteristica è un’alta volatilità. I più comuni sono il Toluene, lo Xilene ed i Glicoli. Alcuni di essi sono riconosciuti cancerogeni dal Ministero della Sanità e sono contrassegnati con la sigla di rischio R-45 e R-49 come l’Amminoazobenzene (colorante per solventi e cere), il Nitrobenzene (per le aniline ma anche come solvente antidetonante per cere, resine ed oli) e tanti altri ancora come il Clorometiletere o il Diamminodifenilmetano (agente induritore del gruppo epossidico), Dibrometano, Dicoloroetano, Dietilsolfato (per la produzione di alcol etilico), Epicloridrina, Esaclorobenzene (funghicida del legno), Esametilfosforo Triammide, Etilene Ossido (per la produzione di glicole di etilene, molto usato nelle pitture acriliche e viniliche), Nitropopano (nelle vernici e nei rivestimenti vinilici ed epossidici) Propilene Ossido (come intermedio nella produzione di glicole propilenico, quello definito “non tossico” ed utilizzato nelle pitture acriliche a Zero VOC). - Pigmenti Tra i pigmenti inorganici più pericolosi c’è il classico esempio della “Biacca di Piombo” responsabile di un infinito elenco di danni biologici ad adulti e bambini. Questo pigmento è stato usato per secoli ed era già descritto come pericoloso nel trattato di Ramazzini del 1713. La prima nazione a bandirlo fu l’Australia nei primi del ‘900. Passarono molti lustri fin quando anche i paesi europei lo bandirono nel 1967. Gli Stati Uniti d’Americia arrivarono buoni ultimi solo nel 1978. Oggi possono ancora risultare pericolosi agli addetti 36 lavori in caso di inalazione ed ingestione quando, ad esempio, si effettuano raschiature di vecchie pitture. Altri metalli pesanti pericolosi contenuti nei pigmenti delle pitture e delle vernici sono il Cadmio, Cromo, Mercurio e l’Arsenico ma non da trascurare neppure il Titanio. I coloranti sintetici furono le prime scoperte della chimica, avvenute nella seconda metà dell’ottocento con la sintesi di un colorante dal carbon fossile. Ci hanno regalato la possibilità di avere toni carichi di colore impossibili un tempo, o colori luminescenti, oppure coloranti universali in grado di pigmentare pitture diversissime fra loro come tempere, smalti, pitture a calce. Purtroppo, però, il prezzo che stiamo pagando in termini di salute ed ambiente è ancora troppo alto. - Cariche La caratteristica delle cariche è quella di rinforzare il film dello strato pittorico. Si presentano in polveri che divengono pericolose se inalate dagli addetti alla produzione nei colorifici. Tra le cariche più pericolose rileviamo le microsfere per la produzione di pitture termiche anticondensa, le Polveri di Quarzite (definite cancerogene dal Federal hazard list – New Jersey label law hazardous chemical) ed il Cromo (come carica nelle vernici per i metalli). Il rischio di cancro ai polmoni ricade anche sui pittori edili che lavorano a spruzzo, senza adeguata protezione. Anche la sabbiatura delle pitture lavabili al quarzo, che normalmente tendono a spellarsi dopo 8-10 anni, è molto pericolosa per gli addetti ai lavori - Leganti È questo il gruppo di Colle o Resine che rivestono fondamentale importanza per la definizione tecnica di un prodotto verniciante. Le resine sintetiche sono inerti e teoricamente non dovrebbero costituire rischi per la salute. Il problema è che possono essere presenti additivi cancerogeni, come residui di produzione o additivi chimici pericolosi come i coalescenti e gli flatati che servono a conferire particolari caratteristiche al prodotto finale. - Coadiuvanti Nelle pitture ad acqua, come del resto nelle vernici ad olio, esistono nella formulazione diversi coadiuvanti, per rendere più efficiente il materiale pittorico in fase di lavorazione, sia in fase di stoccaggio che in quelle finali di applicazione e di vita effettiva sulle varie superfici pitturate. Gli Antischiuma in uso negli ultimi 50-60 anni sono una mistura di oli minerali e di polveri tipo quarziti, mentre nelle pitture naturali si usano innocui oli vegetali. Gli Addensanti ed i Sospensivanti, invece, non vengono per fortuna dal mondo della petrolchimica. Le Metilcellulose vengono ottenute con cottura di cellulosa vegetale ed esteri di gas metano. Allo stesso modo vengono lavorati gli amidi e le farine di Guar e Bentonite Cellulosica : un minerale come la farina fossile in connubio con un vegetale. In questi casi si può parlare di “chimica dolce”. Nelle pitture sintetiche all’acqua o nelle tempere a base di leganti organici naturali, è quasi sempre un piccolo quantitativo di Ammoniaca, che serve ad alcalinizzare il pH del prodotto, scatenando la forza addensante delle metilcelluloseo degli amidi. Nelle tinte a calce, invece, l’Ammoniaca non serve poiché il pH è già alto e, di conseguenza, si evita un componente che può irritare occhi e naso. 37 Altri coadiuvanti usati nelle formulazioni di pitture all’acqua sono i Disperdenti ed i Bagnanti, che servono per un’adeguata miscelazione delle polveri di carica o di pigmento. Contengono, però, tensioattivi molto insidiosi soprattutto poiché inodori. Le pitture convenzionali come le acriliche e le viniliche contengono anche glicoli come l’Etilenico per il quale basterebbe assumerne accidentalmente una dose di una ventina di grammi per morire (Relazione ASSAM 1999 “Progetto Colori con il Latte” Università di Ancona, Prof. M.Pauri). Troviamo inoltre i Plastificanti, ossia sostanze capaci di conferire flessibilità e plasticità ai polimeri della pittura ma che risultano difficilmente biodegradabili ed altamente cancerogeni. Tutte queste pitture all’acqua, ossia tempere, idrorepellenti, traspiranti e lavabili, contengono conservanti per impedire la formazione dei batteri in fase di stoccaggio in barattolo. Molte di queste hanno anche dei battericidi per la protezione del film secco. Se sono per interno contengono antimuffa. Se per esterno anche l’antialga. È da chiarire subito che Tutte le pitture con un qualche componente organico hanno bisogno di conservanti. Quindi, sia quelle a calce che le silossaniche contengono dei conservanti come le resine acriliche, anche se i produttori non sono tenuti a dichiararlo. Tutte le altre devono invece contenere dei conservanti che vanno da quelli altamente tossici come la formaldeide - presente nella quasi totalità delle pitture sintetiche – agli innocui Aceti, Borace, ed Oli Essenziali usati nelle pitture naturali. 38 2.5 L’INQUINAMENTO INDOOR Si definisce inquinamento indoor “la presenza nell’aria di ambienti confinati di contaminanti fisici, chimici e biologici non presenti naturalmente nell’aria esterna di sistemi ecologici di elevata qualità” I fattori di inquinamento per uno spazio confinato sono: l’ambiente esterno con le sue concentrazioni inquinanti, i materiali da costruzione, i mobili, gli arredi, gli odori generati dalla cottura dei cibi, dai detersivi, dai saponi, dai profumi, gli animali domestici, la polvere e quant’altro, dall’unione di tutti questi fattori il risultato è scontato e non certo salubre, la scarsa ventilazione e l’inadeguato o impossibilitato ricambio d’aria fanno il resto. Le fonti principali di contaminanti indoor sono: i materiali da costruzione gli impianti di riscaldamento, condizionamento e cottura dei cibi etc. gli arredi i rivestimenti (pitture murali, vernici, pavimenti etc.) prodotti per la manutenzione e la pulizia (detersivi, insetticidi etc.) l’utilizzo degli spazi ed il tipo di attività che vi si svolge. La tossicità di ogni singolo inquinante è spesso “amplificata” dall’ associazione chimico/fisica con altre sostanze e/o agenti inquinanti. Le più comuni sostanze rilevate, sono: le polveri, il fumo di sigaretta e i vapori generati dalla cottura dei cibi. Il rischio per la salute è’ dato dalla concentrazione e dal tempo di permanenza nell’ambiente. Prima di esaminare singolarmente i principali inquinanti è il caso di porre l’attenzione su una condizione determinante la cui inadeguata progettazione e previsione e concentrazione e permanenza ed anche sviluppo degli inquinanti ovvero l’adeguata ventilazione e gli scambi che l’ambiente confinato ha con l’ambiente esterno. 2.5.1 Le polveri Il particolato aerodisperso è costituito da tutte quelle particelle solide, liquide e aerosol di diametro e di peso tali da rimanere sospese nell’aria. È di origine naturale (erosione, eruzioni vulcaniche, pollini e spore) ed antropica (combustioni per la produzione d’energia per il riscaldamento, trasporti, industrie, cantieri edili). Le particelle con un diametro fino a 10 μm vengono chiamate PM10, quelle con un diametro fino a 2.5 μm vengono denominate PM2.5. Negli ambienti indoor il particolato proviene principalmente dal fumo di sigaretta, dalle fonti di combustione, dall’ambiente esterno, dagli spray, dalla cottura degli alimenti, da batteri, spore e pollini e dalle attività degli occupanti. Può provocare un effetto irritante e nocivo per le vie respiratorie, ostruzione degli alveoli polmonari, disturbi cardiaci e la possibilità di indurre alterazioni nel sistema immunitario, determinano ed amplificano i problemi relativi all’aria respirata quali ad esempio la presenza di metalli pesanti quali il piombo nel sangue. NORME – VALORI LIMITE I Valori di riferimento sono quelli relativi all’aria esterna: Il D.Lgs. 155/2010 ha confermato per il PM10 i limiti già in vigore (ex DM 60/2002): 50 μg/m3 come media delle 24 ore da non superare più di 35 volte l’anno; 40 μg/m3 come media annuale. Per il PM2.5 ha fissato il valore di 25 μg/m3 come media annuale entro il 01/01/2015. L’OMS ha indicato i seguenti valori guida (“Air quality guidelines for particulate 39 matter, ozone, nitrogen dioxide and sulfur dioxide”, WHO, 2006): PM2.5: 10 μg/m3 come media annuale e 25 μg/m3 come media giornaliera; PM10: 20 μg/m3 come media annuale e 50 μg/m3 come media giornaliera. L’US. EPA National Ambient Air Quality Standards indica come limite per il PM10 il valore pari a 150 μg/m3 in un giorno; per il PM2.5 i valori 15,0 μg/m3 in un anno e 35 μg/m3 in un giorno. 2.5.2 Acaro della polvere Per quanto attiene i problemi relativi alle patologie allergiche respiratorie si calcola che il 4045% sia attribuibile all’acaro della polvere. Si tratta di artropodi che vivono in svariati ambienti nutrendosi di cellulosa, cotone ed altri carboidrati, proteine della pelle ecc.. Sono microrganismi simili ai ragni ed invisibili a occhio nudo, di dimensioni molto inferiori al millimetro di diametro (misurano circa 250 micron, un quarto di mm). trovano le condizioni necessarie alla loro sussistenza: Assenza di luce solare: gli acari vengono uccisi dalla luce, per questo motivo si annidano negli strati interni del materasso, del cuscino e del piumone. Temperatura intorno ai 20°C e umidità relativa tra il 60 e l’80% Cibo in grande quantità Gli acari provocano l'allergia attraverso particolari enzimi presenti nelle particelle fecali (allergeni). Gli allergeni dell'acaro sono relativamente pesanti (misurano da 10 a 30 micron) e non si disperdono nell’aria e si accumulano in quantità enormi. Si entra in contatto con gli allergeni attraverso le vie respiratorie PROFILASSI AMBIENTALE Consigli per ridurre l'esposizione agli allergeni dell'acaro: 1) Rivestire materassi e cuscini con coperture antiacaro certificate 2) Rivestire anche piumoni e coperte con coperture antiacaro oppure sostituirli con coperte lavabili a 60°C 3) Lavare lenzuola e federe ogni settimana a 60°C 4) Togliere tappeti e moquette dalla camera da letto 5) Rendere lo spazio della camera da letto facile da pulire 6) Preferire i divani e le poltrone in pelle, alcantara o altro materiale impermeabile agli allergeni 7) Fare le pulizie di casa con un panno umido oppure con un aspirapolvere con tecnologia ciclonica dotato di filtro HEPA 8) Mantenere l'umidità relativa (U.R.) sotto il 50% 9) Pulire periodicamente i filtri del condizionatore e del riscaldamento ad aria 10) Non fumare 2.5.3 Acaro del tarlo Appartenente alla famiglia degli xilofagi, il tarlo si accompagna purtroppo da specifici acari di cui è preda. Quest’ultimi, invisibili a occhio umano, quando non trovano sufficiente nutrimento dalle larve dell’insetto attaccano l’uomo: la puntura si manifesta con piccole vesciche particolarmente pruriginose. 40 2.5.4 Scleroderma Parassita degli insetti xilofagi e del tarlo del legno in particolare: lo Scleroderma Domestico. Si nutre e si riproduce a spese delle larve del tarlo. La femmina penetra nel legno attraverso le gallerie scavate dal tarlo punge ripetutamente la larva, la paralizza e dopo aver succhiato il liquido che esce dalle ferite vi depone le proprie uova. I piccoli che nasceranno si nutriranno loro stessi della larva e una volta adulti usciranno dal legno in cerca di nuove vittime. Possiamo vedere questi parassiti, quando sono fuori dal legno, lungo le pareti di casa, sulle tende o tra le lenzuola. Quando non trova il tarlo lo Scleroderma può pungere l’uomo con il suo pungiglione e iniettare nel corpo lo stesso veleno usato per paralizzare le larve. Il primo passo da effettuare per eliminare l’acaro del tarlo è quello di mettere in sicurezza i propri mobili, eliminando l’insetto di cui l’acaro stesso è ghiotto e sigillando i numerosi condotti che si sono creati all’interno del legno. L’obiettivo può essere facilmente raggiunto con dell’estratto di cedro giapponese – una sostanza poco amata da questi insetti – da passare sulla superficie della mobilia con un panno inumidito, anche in quelle aree non immediatamente visibili o non facilmente raggiungibili. Dopodiché, bisogna sigillare ogni singolo foro con della cera per legno. Quindi si proceda alla riverniciatura, qualora l’infestazione fosse troppo severa, si consiglia di sbarazzarsi completamente del pezzo d’arredamento affetto. Così come il classico acaro, anche quello del legno non gradisce l’interazione con alcuni vegetali, che fungono da efficace repellente. Fra i tanti, l’estratto di eucalipto e il tree tea oil. Entrambi i prodotti possono essere passati ciclicamente sulla superficie del legno, aiutandosi con un panno lievemente inumidito. Vi sono poi erbe da sacchetto da posizionare negli angoli interni degli armadi oppure nei cassetti, come la cannella e la lavanda, oppure si può ricorrere a delle fragranze in spray, come l’estratto di sandalo. NORME – VALORI LIMITE Non esistono valori di riferimento relativi all’aria indoor (esclusi quelli inerenti ad alcuni ambienti di lavoro). 2.5.5 Legionella La Legionella è un batterio acquatico, Gram negativo, aerobio, ubiquitario in ambienti naturali come sorgenti, fiumi, laghi, pozzi, acque termali, terreni. Quando la Legionella passa da ambienti naturali ad ambienti artificiali (come le reti delle condutture idriche cittadine che alimentano edifici comunitari ed abitazioni private) può trovare l'habitat ideale per una rapida proliferazione. La legionella può essere presente anche negli acquedotti, in quanto è in grado di superare, senza eccessivi danni, i normali trattamenti di potabilizzazione. Negli ambienti artificiali prolifera in Boiler e serbatoi d’accumulo; impianti di climatizzazione; valvole e rubinetti in genere; nebulizzatori per lavandini, vasche, docce; apparecchiature per la terapia respiratoria assistita; tubazioni in genere e poi ancora, vasche per idromassaggio; piscine; sistemi antincendio sprinkler. Gli impianti tecnologici soggetti a contaminazione da Legionella sono molti, fra i fattori che contribuiscono alla proliferazione del batterio troviamo: 41 • Temperatura dell’acqua dai 20 ai 50°C all’interno delle tubazioni e dei preparatori d’acqua calda; • Caratteristiche strutturali dell’impianto (ad esempio i serbatoi verticali sono più soggetti alla contaminazioni rispetto ai serbatoi orizzontali); • Presenza di calcare, ruggine, biofilm (substrato costituito altri batteri, sali naturali, alghe, in grado di offrire protezione ai microrganismi). GLI EFFETTI DELLA LEGIONELLA SULLA SALUTE DELLE PERSONE L’infezione da Legionella può dare luogo a due distinti quadri clinici: 1) Febbre di Pontiac: si manifesta in forma simil-influenzale dopo un’incubazione di 24 - 48 ore, senza interessamento polmonare e con risoluzione in 2-5 giorni. 2) Malattia dei Legionari è invece una patologia multisistemica, che spesso degenera in polmonite. Se i soggetti ammalati sono in età avanzata o immunodepressi spesso la malattia dei legionari sfocia in complicazione e non raramente anche nel decesso del soggetto. SOLUZIONI Identificare soluzioni ecocompatibili per contrastare il fenomeno dell'inquinamento indoor: Eliminazione del Calcare Analisi e ricerca legionella Prevenzione e bonifica della Legionella. Soluzioni per l'igiene degli impianti idrici. Disinfezione ambienti, mense, spogliatoi, docce, veicoli da trasporto, stanze con persone indigenti. Un'aria indoor di qualità e priva di inquinanti. NORME – VALORI LIMITE CONFERENZA PERMANENTE PER I RAPPORTI TRA LO STATO, LE REGIONI E LE PROVINCE AUTONOME DI TRENTO E BOLZANO Documento di linee-guida per la prevenzione e il controllo della legionellosi 2000 42 2.6 COMPOSTI ORGANICI VOLATILI (VOC) I Composti Organici Volatili (VOC) rappresentano un insieme di sostanze in forma liquida o di vapore. I più comuni sono gli idrocarburi alifatici e aromatici, i terpeni, gli idrocarburi clorinati, gli alcoli, gli esteri, i chetoni e le aldeidi (tra cui la formaldeide). I VOC provengono da una lunga serie di prodotti tra i quali troviamo: pitture, lacche,pesticidi, prodotti per la pulizia, materiali di costruzione, materiale per ufficio come adesivi, marcatori, stampanti, fotocopiatrici, ecc. Non ci sono valori limiti standard, ma la legislazione europea ed italiana mostrano un’attenzione crescente come dimostrato dalla Dir. 2004/42/CE del Parlamento europeo e del Consiglio relativa alla limitazione delle emissioni di composti organici volatili dovute all’uso di solventi organici in talune pitture e vernici e in taluni prodotti per carrozzeria e recante modifica della direttiva 1999/13/CE. La direttiva è stata recepita in Italia con il D.Lgs. n. 161 del 27/3/2006 (Attuazione della direttiva 2004/42/CE per la limitazione delle emissioni di composti organici volatili conseguenti all’uso di solventi in talune pitture e vernici, nonché in prodotti per la carrozzeria). Gli effetti acuti associati all'esposizione ai VOC sono irritazione agli occhi, al naso e alla gola, mal di testa, nausea, stanchezza. Gli effetti cronici comprendono danni ai reni, al fegato e al sistema nervoso centrale e casi estremi tumore. Ridurre al minimo la fonte d'emissione. Aumentare la ventilazione quando si utilizzano prodotti che emettono VOC. Fare attenzione a quanto riportato sulle etichette dei prodotti. NORME – VALORI LIMITE Per limitare l'adozione dei VOC nei materiali e nelle materie prime per le costruzioni, la Legislazione europea ha dettato norme restrittive, tali da eliminare questi componenti dal mercato negli anni a venire. Nel nostro Paese, in ambito industriale ad esempio, il D.M. 16 gennaio 2004 n. 44, che ha recepito la Direttiva 1999/13/CE, pone delle limitazioni alle emissioni di composti organici volatili dovute all'uso di solventi organici in determinate attività e in alcuni impianti. Di notevole importanza risulta essere la certificazione VOC, attestato fondamentale per sapere se un elemento è composto o meno da un VOC La certificazione VOC è un sistema che misura la quantità di composti organici volatili rilasciata da un prodotto e lo etichetta in base a una serie di classi di merito, in un range compreso tra A+, la classe migliore, e C, la classe peggiore. Si tratta di una semplice classificazione, simile a quella che troviamo negli Attestati di Prestazione Energetica di un edificio. Il suo possesso garantisce che il prodotto in questione non rilascia nell'ambiente sostanze nocive per l'uomo, come il benzene o la formaldeide, vernici e solventi usati molto frequentemente per serramenti ed arredi, e che possono avere anche effetti cancerogeni. In Italia la certificazione VOC non è obbligatoria come lo è in Francia dal 2012; nel loro mercato i prodotti che devono essere sottoposti a test sono i rivestimenti, i pavimenti, gli intonaci, i controsoffitti, gli isolanti, porte e finestre, nonché colle, solventi, sigillanti. 43 Nonostante nel nostro Paese non sussista l'obbligo di certificazione o test, molte aziende con un occhio di riguardo alla sostenibilità, certificano i loro prodotti, assicurando l'assenza o, perlomeno una ridotta quantità di componenti VOC. Insomma, sebbene sarebbe auspicabile la presenza di una norma nazionale che obblighi alla certificazione dei prodotti, le aziende che tengono al rispetto dell'ambiente e alla salute dell'uomo, indipendentemente dagli obblighi di legge, assicurano ai propri clienti il raggiungimento di alcuni requisiti. In Europa, le più importanti norme di prova di VOC e formaldeide in uso sono: • ISO 16000-3: composti carbonilici di formaldeide ed altre analisi in aria • ISO 16000-6: composti organici volatili in analisi dell'aria • ISO 16000-9: il funzionamento della camera di prova di emissione • ISO 16000-10: operazione di cella di prova di emissione • ISO 16000-11: Preparazione dei provini I produttori di materiali per edilizia stanno sviluppando da anni soluzioni a bassissima emissione di VOC che siano in grado di garantire una buona qualità dell'aria interna. Le classi di emissione sono determinate attraverso l’esecuzione di test di emissione della durata di 28 giorni, secondo la norma UNI EN ISO 16000-9 e calcolate secondo il modello della camera di riferimento europea. Classi C (µg/m3) B (µg/m3) A (µg/m3) A + (µg/m3) TVOC > 2000 <2000 <1500 <1000 Formaldeide > 120 <120 <60 <10 Acetaldeide > 400 <400 <300 <200 Toluene > 600 <600 <450 <300 Tetracloroetilene > 500 <500 <350 <250 Xilene > 400 <400 <300 <200 1,2,4-Trimetilbenzene > 2000 <2000 <1500 <1000 1,4-diclorobenzene > 120 <120 <90 <60 Etilbenzene > 1500 <1500 <1000 <750 2-Butossietanolo > 2000 <2000 <1500 <1000 Stirene > 500 <500 <350 <250 2.6.1 Formaldeide La formaldeide ( nota anche con i nomi di formalina, aldeide formica, ossido di metilene, ossimetilene metilaldeide) viene catalogata come composto organico volatile (VOC) in virtù della sua volatilità a temperatura ambiente e della presenza di carbonio nella sua molecola. A causa di questa volatilità, i prodotti che la contengono la rilasciano con molta facilità nell’aria circostante. Stando a uno studio dell'Istituto Superiore della Sanità, può raggiungere concentrazioni persino più alte nelle abitazioni rispetto agli ambienti di lavoro. Uno studio dell'American Academy of Neurology, ha dimostrato che la formaldeide può produrre anche la Sclerosi . 44 L'Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) sin dal 2004 ha inserito la Formaldeide nell'elenco delle sostanze considerate con certezza cancerogene per la specie umana. Il gas è irritante per le mucose e potenzialmente cancerogeno. Gli effetti sul breve periodo sono irritazioni, infiammazioni, in particolare delle vie respiratorie e delle mucose, disturbi della vista, nausea, eczemi. L'assorbimento prolungato può dare effetti genotossici e forme tumorali (la sperimentazione ha dimostrato che è cancerogena per inalazione per gli animali). Il fumo di sigaretta è uno dei principali responsabili. Ma anche nei locali dove non si fuma non è infrequente trovare concentrazioni pari a 0,1 parti per milione (ppm) a causa soprattutto del rilascio dei mobili in legno truciolato o di compensato, soprattutto quando sono nuovi, alle colle e ai solventi usati nei mobili e nell'edilizia (moquette, parquet). Il rilascio di formaldeide da truciolato è, nelle produzioni più moderne e controllate, molto più contenuto del passato, ma sempre presente. La formaldeide all’aria aperta si decompone molto velocemente sotto l’azione dei raggi ultravioletti del sole: se si acquistano mobili nuovi in legno pressato, truciolato e simili, prima di introdurli in casa è utile liberarli del packaging ed esporli per un po’ all’aria aperta. Da tener presente che le emissioni di formaldeide sono particolarmente importanti nei primi mesi, poi diminuiscono molto. Nella tabella sono riportati i materiali ed i maggiori prodotti contenenti la formaldeide: Prodotti Impiego Materiali da costruzione Schiume, isolanti, resine Tavole di compensato, materiale a media densità (MDF) per Legno pressato arredi, mobilio, parquèt, pavimentazione Prodotti di manifattura Collanti, adesivi, carte da parati, tinte per pareti, vernici Prodotti cosmetici Indurente per unghie, solvente per smalto Prodotti per la casa Coloranti, disinfettanti, detergenti Fumo di tabacco Sigarette e sigari Apparecchi a combustione Stufe a legno, a gas, a cherosene Non è infrequente trovare concentrazioni pari a 0,1 parti per milione (ppm) a causa soprattutto del rilascio dei mobili in legno truciolato o di compensato, soprattutto quando sono nuovi, alle colle e ai solventi usati nei mobili e nell'edilizia (moquette, parquet). Il rilascio di formaldeide da truciolato è, nelle produzioni più moderne e controllate, molto più contenuto del passato, ma sempre presente. Essa è conosciuta dalla Unione internazionale di chimica pura e applicata (IUPAC) come metanale NORME – VALORI LIMITE La normativa è antiquata e contraddittoria. La formaldeide: è ammessa come conservante per alimenti (con la sigla E240) anche in forti concentrazioni; 45 se ne prevede la presenza regolamentata nella carta per alimenti, anche nel caso di etichetta ecologica (la margherita europea), ma le norme ambientali per il macero destinato a riciclo ne prevedono la totale assenza. Qualche misura più coerente e restrittiva è stata invece presa per regolamentare la presenza della formaldeide nel legno truciolare. Un decreto legge (D.M. 10.10.2008) ha infatti vietato il commercio di pannelli a base di legno e di manufatti con essi realizzati se il rilascio nell'ambiente di formaldeide supera il valore di 0,1 ppm (0,124 mg al metro cubo). Il 24.03.2015 è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea il Regolamento (UE) 2015/491 del 23.03.2015 che, facendo seguito a notizie già diffuse in forma ufficiosa nelle scorse settimane, conferma lo spostamento del termine del periodo transitorio per l’applicazione alla formaldeide della nuova classificazione come cancerogeno di categoria 1B al 01.01.2016. Con pubblicazione nella G.U. dell’Unione Europea (6 giugno 2014) la Formaldeide dal 01.04.2015 viene considerata: cancerogena 1/B (Regolamento U.E. n.605/2014 del 05.06.2014. In pratica, ove la formaldeide sia presente e ci siano lavoratori esposti, bisognerà procedere a rivedere il Documento di Valutazione di Rischio secondo le indicazioni del Titolo IX del D.Lvo 81/08 (protezione da agenti cancerogeni e mutageni) e dare corso a tutti gli obblighi previsti (sistemi chiusi, eliminazione o riduzione del rischio, registro esposti, sorveglianza sanitaria …). Qualche misura più coerente e restrittiva è stata invece presa per regolamentare la presenza della formaldeide nel legno truciolare. Un decreto legge (D.M. 10.10.2008) ha infatti vietato il commercio di pannelli a base di legno e di manufatti con essi realizzati se il rilascio nell'ambiente di formaldeide supera il valore di 0,1 ppm (0,124 mg al metro cubo). Il DM 10.10.2008 regolamenta la fabbricazione, l’importazione e l’immissione in commercio di pannelli a base di legno e i loro manufatti, sia semilavorati che prodotti finiti, contenenti formaldeide. A partire dall’ 11.12.2008, in Italia è di fatto vietato immettere prodotti ad uso indoor con emissioni di formaldeide superiori a quelle stabilite ai sensi nella norma UNI EN 13986:2005, che fissa i requisiti minimi di emissione in funzione del metodo di prova utilizzato con due possibili classi di emissioni: E1 ≤ 0,1 ppm; E2 > 0,1 ppm. Questo sistema, originariamente stabilito dalla legislazione nazionale tedesca, nel tempo è diventato riferimento comune per il resto della UE Evitare l’uso di prodotti di legno contenenti resine urea-formaldeide (UF), quali: compensato di legno massiccio utilizzato per pannelli, accessori e altri prodotti; tavole di legno compensato usate per rivestimenti, armadi, ripiani, pavimentazione in legno laminato; tavole di legno a fibra di media densità (MDF) usato per ripiani, accessori, porte, pavimentazione in legno laminato. armadi e pavimentazioni in laminato in quanto, se nuovi, contengono elevate quantità di formaldeide. L’attuale norma europea distingue i pannelli di legno in tre diverse classi: E1, E2, E3 identificando con E1 la categoria a minore emissione. Pertanto un tecnico e il consumatore devono, ove non fosse fornita, richiedere la certificazione del pannello o mobile acquistato e preferire solo quelli della categoria E1 (bassa concentrazione di formaldeide) indicata nell’etichettatura. 46 2.6.2 Biossido di azoto Gli ossidi di azoto che contribuiscono all’inquinamento atmosferico sono il monossido di azoto (NO) e il biossido di azoto (NO2). Si formano per reazione chimica in aria a partire dall’azoto atmosferico che viene ossidato a NO2 e NO. La maggior parte dell’NO reagisce spontaneamente con l’ossigeno dell’aria per dare l’NO2; per questo motivo si misura il biossido di azoto come indice dell’inquinamento dell’aria da ossidi di azoto. Il biossido di azoto è un gas tossico di colore giallo-rosso, dall’odore forte e pungente, con grande potere irritante, trattandosi di un ossidante altamente reattivo e corrosivo. Svolge un ruolo fondamentale nella formazione dello smog fotochimico, essendo l’intermedio di base per la produzione di tutta una serie di inquinanti secondari molto pericolosi, come l’ozono, l’acido nitrico, l’acido nitroso, ecc… Negli ambienti indoor, in mancanza di una adeguata ventilazione, le principali fonti del biossido di azoto sono costituite da apparecchi di combustione come sistemi di riscaldamento a legna, a gas e a cherosene, fornelli, stufe, ecc., e dal fumo di tabacco ambientale. Mantenere in perfetta efficienza le apparecchiature garantendo gli sfoghi verso l’esterno. Effettuare controlli annuali al sistema di riscaldamento, ai condotti di scarico e ai camini, provvedendo alla pulizia regolare da parte di personale esperto. Non usare stufe a kerosene in spazi chiusi senza aerazione. Non lasciare l’automobile accesa nel garage o in uno spazio chiuso. Eliminare il fumo di sigaretta. NORME – VALORI LIMITE Valori di riferimento relativi all’aria esterna: D.Lgs. 155/2000 ha confermato i due valori limite per la protezione della salute umana già in vigore (ex DM 60/2002): - 350 g/m3 come media oraria da non superare più di 24 volte l’anno; - 125 g/m3 come media giornaliera da non superare più di 3 volte l’anno. Ha imposto inoltre la soglia di allarme pari a 500 μg/m3 misurata su tre ore consecutive. L’OMS ha indicato come valori guida (“Air quality guidelines for particulate matter, ozone, nitrogen dioxide and sulfur dioxide”, WHO, 2006): - 500 g/m3 come valore medio per 10 minuti, - 20 g/m3 come valore medio per esposizioni di 24 ore. L’U.S. National Ambient Air Quality Standards indica come limite a breve termine (24 ore) il valore di 0,14 ppm (365 g/m3) e a lungo termine (annuale) 0,03 ppm (80 g/m3). Valore di riferimento relativo all’aria indoor: L’ASHRAE (American Societ y of Heating, Refrigerating and Air - ConditioningEngineers, Inc.) propone per gli ambienti interni lo stess o valore guida di 80 g/m 3 in un anno indicato dall’U.S. National Ambient Air Quality Standards. 47 2.6.3 Anidride carbonica L' anidride carbonica (CO2) è una molecola prodotta dal corpo durante la respirazione, la sua concentrazione nell'aria che circola all’ interno dei locali è legata al numero di persone che abitualmente occupano un determinato edificio e alle possibilità di ricambio dell'aria. Questo è il motivo per cui la percentuale di CO2 misurata negli ambienti interni è uno dei parametri fondamentali ai fini della regolazione interna della ventilazione. I limiti regolamentari e normativi vigenti in vari paesi variano tra i 1000 e 1500 ppm (parti per milione). I suddetti parametri, che in modo assolutamente standardizzato vengono fissati, ma in realtà presi in valore assoluto, non hanno di per sé alcun significato per l’analisi della qualità sanitaria dell'aria interna. Un recente studio dimostra quanto la qualità dell’aria indoor svolga un ruolo fondamentale nell’ottimizzazione delle funzioni cognitive. La simulazione, rigorosa accurata, ha evidenziato differenti risultati nell’esercizio delle funzioni cognitive più complesse al variare della concentrazione di CO2. NORME – VALORI LIMITE Concentrazione normale di CO2 in atmosfera: 400 ppm circa 550 ppm – situazione ottimale di 945 ppm – diminuzione delle funzioni cognitive del 15% 1.400 ppm – diminuzione delle funzioni cognitive del 50% Pur essendo tali valori lontano dai limiti di legge, i risultati dello studio suggeriscono di valutare attentamente la qualità dell’aria indoor anche ai fini della riduzione degli errori umani, delle errate valutazioni e, in definitiva, per il miglioramento della sicurezza nei luoghi di lavoro. 48 2.6.4 Muffe L’inquinamento dell’aria all’interno degli edifici è determinato soprattutto da microrganismi come batteri e funghi, in particolare quelli filamentosi (muffe), che proliferano quando è presente un livello di umidità elevato. L’inquinamento dell’aria da parte di questi organismi ha effetti sul sistema respiratorio, provoca allergie e asma, ma anche disturbi a livello del sistema immunitario. Le spore di alcune muffe, infatti, causano potenti allergie, o possono rilasciare tossine che, nei polmoni, creano infiammazioni polmonari. Le muffe sono un tipo di funghi che si riproducono per mezzo di spore e possono causare danni nell’uomo in particolare all’apparato respiratorio. La muffa è composta da microrganismi viventi come batteri e spore, che continuano a proliferare a colonie sui muri “mangiandosi” letteralmente prima le pitture esterne e poi l’intonaco. Per attecchire e svilupparsi, le muffe hanno bisogno di tre condizioni essenziali contemporaneamente: presenza di spore, presenza di acqua (in pratica la condensa), sostanze nutritive. - Le spore Gli agenti biologici inquinanti negli spazi indoor sono molto eterogenei e comprendono pollini e spore delle piante, batteri, funghi, alghe e alcuni protozoi. La loro presenza è ricollegabile a un eccesso di umidità e a una ventilazione inadeguata. L’eccesso di umidità porta alla proliferazione di funghi e batteri che rilasciano nell’aria spore, cellule, composti organici in frammenti o volatili. È per questo motivo che l’umidità è considerata un fattore di rischio per asma e altri problemi respiratori. Le muffe sono dei piccolissimi organismi appartenenti al regno dei Funghi. Sono costituiti da singole cellule, dette ife, che se si riproducono massicciamente originano quel caratteristico feltro che fa riconoscere le muffe ad occhio nudo. Nell’aria disperdono le spore, che sono un tipo di cellule riproduttive; quando le spore raggiungono una superficie umida attecchiscono e la muffa inizia a svilupparsi colonizzando un nuovo ambiente. - L’Acqua La presenza d’acqua sulle strutture ovvero la condensa noto come fenomeno di trasporto dell’umidità nelle strutture La condensa superficiale è un fenomeno fisico che si crea per una combinazione di umidità relativa e temperatura corticale della superficie. La condensazione superficiale avviene in funzione di due circostanze ovvero la temperatura delle superfici e l’umidità dell’ambiente. La temperatura della superficie è più bassa della temperatura di rugiada oppure il contenuto di vapore nell’aria cresce sino a raggiungere la saturazione. Si esprime in gradi centigradi o kelvin. 49 Noto quindi il fenomeno di condensazione si dovrà agire o prevedere che la temperatura corticale delle superfici si mantenga superiore a determinati valori e che l’umidità relativa dell’ambiente si mantenga inferiore a determinati valori. - Le sostanze nutritive Le spore per svilupparsi necessitato di sostanze nutritive ovvero di sostanze organiche presenti nelle pitture e negli intonaci. Prevedere o trattare le superfici con intonaci o pitture privi di sostanze nutritive crea pertanto un ambiente sfavorevole alla proliferazione delle muffe, si tratta quindi di utilizzare prodotti su base minerale con effetto alcalinizzante. NORME – VALORI LIMITE Non esistono valori guida standard né formule per indicare il livello normale di muffe negli ambienti indoor (esclusi quelli inerenti ad alcuni ambienti di lavoro), in quanto questo dipende dalle caratteristiche di ogni costruzione, dalla pulizia, dai filtri per purificare l’aria dal clima ed anche dalle stagioni. Nel 2009 l’OMS ha pubblicato le linee guida per la qualità dell’aria indoor relativamente a umidità e muffe [WHO, 2009]. 50 2.6.5 Radon È un gas radioattivo immesso nell’aria ambiente e proveniente dal decadimento dell’uranio presente nelle rocce, nel suolo e nei materiali da costruzione. Tende ad accumularsi negli ambienti confinati (ambienti indoor), dove in alcuni casi può raggiungere concentrazioni tali da rappresentare un rischio significativo per la salute della popolazione esposta. È considerato la seconda causa di cancro al polmone dopo il fumo di tabacco e ad esso sono attribuiti dal 5 al 20% di tutti i casi (da 1.500 a 5.500 stimati per la sola Italia all’anno). Gli edifici maggiormente a rischio sono quelli costruiti su suoli di origine vulcanica o fortemente permeabili e che impiegano materiali da costruzione quali tufo, pozzolane, graniti. L’Italia rappresenta pertanto un Paese a rischio, per quanto la situazione si presenti a macchia di leopardo non solo tra aree diverse ma anche nell’ambito di un medesimo comprensorio territoriale. Il livello di radon raggiunto negli edifici dipende da numerosi fattori, tra i quali la tipologia di edificio e il numero di ricambi d’aria, che a sua volta dipende dal grado di ventilazione naturale o artificiale. Il radon è un gas nobile radioattivo incolore ed inodore, generato continuamente da alcune rocce della crosta terrestre (principalmente lave, tufi, graniti, pozzolane) in seguito al decadimento del Radio 226 (226Ra), che a sua volta è generato dall’Uranio 238 (238U). Il Radon si trasforma spontaneamente in altre sostanze radioattive dette “figli”. La catena di decadimenti ha termine con un elemento stabile rappresentato dal Piombo 206 (206Pb). Tra gli elementi radioattivi presenti nelle rocce e nel terreno derivano infatti tre importanti catene radioattive: • la prima ha origine dall’Uranio 238 (238U) e arriva fino al Piombo 206 (206Pb); costituisce la serie dell’Uranio; • la seconda ha origine dall’Uranio 235 (235U) e termina con il Piombo 207 (207Pb); è detta serie dell’Attinio; • la terza ha origine dal Torio 232 (232Th) e termina con il Piombo 208 (208Pb); viene definita serie del Torio. Il radon “decade” in altri elementi anch’essi radioattivi (detti “prodotti di decadimento del radon” o “figli del radon”), per cui nell’aria che inaliamo si trovano sia radon che prodotti di decadimento. Come detto in precedenza il radon è un gas nobile; esso non si deposita sulle pareti dell’apparato bronco-polmonare e viene in gran parte riesalato senza avere avuto il tempo di decadere emettendo radiazioni. Invece i suoi prodotti di decadimento si depositano facilmente sulle pareti dei bronchi e dei polmoni ed entro circa mezz’ora decadono emettendo radiazioni ionizzanti (soprattutto le radiazioni alfa) che possono colpire e danneggiare il DNA delle cellule. La maggior parte dei danni al DNA viene riparata da appositi meccanismi cellulari, ma alcuni di essi possono persistere e con tempo svilupparsi in un tumore polmonare. Maggiore è la quantità di radon e dei suoi prodotti di decadimento inalata e maggiore è la probabilità che qualche danno non venga riparato, o venga riparato male, e possa quindi svilupparsi successivamente in un tumore, soprattutto se le cellule sono sottoposte ad altre sostanze cancerogene, in particolare a quelle contenute nel fumo di sigaretta. 51 Normalmente la principale fonte di radon è il suolo, in dipendenza dei meccanismi di diffusione del radon dal suolo, i locali degli edifici collocati nei seminterrati o al pianterreno sono in genere quelli particolarmente interessati dal fenomeno. In certi casi anche l’utilizzo di determinate lave, tufi, pozzolane e di alcuni graniti nella costruzione o nei rivestimenti interni, così come la presenza di acque sorgive ad alto contenuto di radon, può contribuire ad incrementare la concentrazione di radon indoor. In questo caso le concentrazioni medioalte di radon non si presenteranno necessariamente al piano più basso, ma potrebbero riguardare gli ambienti nei quali sono stati utilizzati tali materiali o è usata l’acqua. Una delle cause principali per la quale aria ricca di radon affluisce dal suolo verso l’interno degli edifici è la depressione che si viene a creare tra i locali ed il suolo, in conseguenza della differenza di temperatura tra l’interno e l’esterno dell’edificio. Più pronunciata è questa differenza, maggiore sarà la depressione all’interno della casa, si parla di effetto camino. Anche altri fattori, come la presenza di aperture in un edificio o il vento, possono incrementare o ridurre la depressione dovuta alla semplice differenza di temperatura. L’effetto del vento varia in funzione della tenuta degli infissi o della posizione di questi ultimi rispetto alla direzione prevalente del vento e alla sua forza. La concentrazione di radon può subire sensibili variazioni giornaliere e stagionali. In genere i valori più elevati si osservano nelle prime ore del mattino, quando la differenza di temperatura tra l’interno e l’esterno è maggiore. Per lo stesso motivo d’inverno le concentrazioni sono mediamente maggiori di quelle estive, ma la variabilità è molto alta. Al nord (Alto Adige) si è osservato che la concentrazione di radon in casa aumenta quando il terreno ghiaccia. Verosimilmente il gelo ostacola la fuoriuscita del radon dal terreno, favorendone la fuga laddove il terreno non è gelato (nelle cantine o sotto il pavimento delle case). Nel caso dei pendii i fenomeni in gioco sono particolarmente complessi: in dipendenza della stagione e/o dell’insolazione possono formarsi moti convettivi nel terreno che trasportano il radon nelle case site sul pendio o alla base di questo; di conseguenza questi edifici risultano essere spesso particolarmente interessati al problema del radon. Oltre ai fattori descritti la concentrazione di radon indoor dipende in maniera decisiva da come è costruita la casa. Pertanto ogni edificio è un caso a parte. Perfino case vicine e costruite nello stesso modo possono presentare concentrazioni di radon totalmente diverse. Per ottenere informazioni certe riguardo la propria abitazione è necessario eseguire una misura del gas radon. In base all’esperienza è però possibile individuare alcuni elementi comuni e peculiari delle abitazioni con maggiori concentrazioni di radon. In generale si può distinguere tra il risanamento del radon in una casa esistente e la prevenzione dal radon in un edificio nuovo, ancora in fase di progetto. In entrambi i casi si cerca d’impedire o limitare l’ingresso del radon dal suolo. In termini operativi vi è però una sostanziale differenza. 52 NORME – VALORI LIMITE La legge che regola l'argomento radon in Italia è il D. Lgs. 230/95 così come modificato dal D.Lgs. 241/2000. Detto atto normativo obbliga i datori di lavoro, che impieghino personale in ambienti di lavoro sotterranei, a far valutare la dose ricevuta da tali lavoratori per inalazione di radon. Se tutta o parte dell'attività di una ditta si svolge in ambiente sotterraneo (officina, autorimessa, magazzino, uffici a vario titolo) e vi sono uno o più dipendenti che vi prestano la loro opera per più di 10 ore al mese, il caso ricade sotto la normativa, che prescrive valori limite per la concentrazione di radon nell'aria degli ambienti interessati. Per i luoghi di lavoro il livello d'azione è regolato dalla quantità di dose assorbita: se la dose assorbita è compresa tra 0.8 e 1 mSv/anno è imposto un monitoraggio annuale. Se la dose assorbita invece è superiore a 1 mSv/anno i lavoratori devono essere classificati esposti in categoria B. In questo caso se la dose è minore a 3 mSv/anno il datore di lavoro non è obbligato a mettere in atto azioni di rimedio mentre al di sopra di questo valore è necessario intervenire. Sono soggetti a questa prescrizione anche gli asili nido, le scuole materne e le scuole dell'obbligo elementare e medio, se ubicati anche in parte in luoghi sotterranei. E' esplicitamente esclusa la sua applicazione alle abitazioni. Le misure devono essere eseguite da un laboratorio idoneamente attrezzato e le valutazioni di dose alle persone devono essere fatte da un esperto qualificato della radioprotezione. Decreto Legislativo del Governo 17 marzo 1995 n° 230 e successive integrazioni e modifiche (D. Lgs.187/2000, D.Lgs.241/2000, D.Lgs.257/2001) (estratto): 53 2.6.6 Rumore La casistica delle immissioni è ampia: dai rumori provenienti dall'appartamento del vicino a quelli provocati dagli impianti comuni - ascensore, autoclave, condizionamento dell'aria o centrale termica. Immissioni acustiche che possono quindi provenire sia dalla proprietà esclusive dei singoli condomini sia da parti o da beni comuni e che la legge disciplina a seconda della loro entità e rilevanza. Il principio generale. Il limite del rumore previsto dall'articolo 844 del Codice civile, secondo cui il proprietario di un bene immobile non può impedire i rumori o le immissioni di fumo e di odori provenienti dal fondo vicino se non superano la normale tollerabilità, trova applicazione sia tra i proprietari dei singoli appartamenti sia nei rapporti di condominio, cioè tra proprietà privata e proprietà comune. Non esiste un criterio predeterminato per stabilire la tollerabilità in genere dei rumori in condominio. Il limite deve però essere prudentemente determinato di volta in volta, se necessario anche in via giudiziaria, con riguardo alle condizioni dei luoghi ma anche all'uso che i condomini fanno dell'edificio, nonché a quegli elementi - signorilità dell'edificio, usanze dei condomini e uso degli appartamenti - che caratterizzano la reale destinazione del l'edificio. La valutazione deve essere fatta in modo obiettivo, sulla base del normale uso e della normale tollerabilità. Le immissioni, insomma, sono ritenute intollerabili quando si manifestano con qualunque stimolo sonoro non gradito all'orecchio umano, con caratteristiche di intensità e di durata tali da risultare dannose per la salute. Mancando una precisa normativa sui limiti di ammissibilità dei rumori nelle abitazioni, è stato ormai elaborato un criterio che prende come base il normale rumore di fondo e che considera come intollerabili le immissioni che superano la soglia dei 3 decibel sopra questo rumore di fondo, cioè sopra quell'accettabile rumore costante abitualmente presente negli edifici. Superati questi limiti il rumore diventa intollerabile e automaticamente illecito. I limiti previsti nel regolamento. Nel condominio i rapporti di vicinato sono senza dubbio più intensi e frequenti in conseguenza del fatto che le proprietà esclusive sono confinanti in modo orizzontale e verticale. Il regolamento di condominio contrattuale, nell'interesse di tutti, può perciò imporre limitazioni al l'uso delle unità immobiliari di proprietà esclusiva e, conseguentemente, limiti dei rumori più rigorosi di quelli stabiliti dalla legge. Le limitazioni all'uso dei singoli immobili possono genericamente riferirsi ai pregiudizi e ai disagi che si vogliono evitare oppure tradursi in un elenco delle attività vietate. In ogni caso, simili divieti e limiti devono essere espressi in modo chiaro e non equivoco e, soprattutto, devono essere previsti nell'atto di compravendita dell'immobile o in un regolamento di natura contrattuale ed essere trascritti nei registri immobiliari. In presenza di precisi divieti allo svolgimento di determinate attività in condominio, e quindi di maggiori limitazioni per i rumori, non occorre più andare a valutare se l'attività impedita produca o meno rumori superiori a quelli previsti dalla norma codicistica, perché in questo caso prevalgono le norme del regolamento che vietano quella particolare attività anche se produttiva di rumori normalmente ritenuti tollerabili. L'AMMINISTRATORE. 54 Spetta all'amministratore portare a conoscenza dei condomini la denuncia con cui anche un solo condomino lamenti la presenza di rumori superiori alla normale tollerabilità, così da evitare al condominio di risarcire gli eventuali danni alla salute provocati al soggetto disturbato dai rumori. Nel caso di rumori dovuti al funzionamento degli impianti tecnologici è meglio intervenire, se possibile, direttamente sulle apparecchiature piuttosto che isolare acusticamente il locale ove sono posizionate. Le tubazioni rumorose non vanno mai ancorate a pareti divisorie sottili, né a ossature portanti metalliche. Quanto ai possibili rumori provocati dalla centrale termica, può essere sufficiente interporre alle tubazioni dei giunti antivibranti, oppure posizionare il bruciatore su supporti elastici o, nei casi più gravi, incapsularlo. L'importante è che l'amministratore, sentiti gli opportuni pareri tecnici, intervenga al più presto per eliminare o ridurre il rumore lamentato, anche senza il preventivo benestare dei condomini, che dovranno però esserne informati nella prima assemblea. In relazione al tipo di ambiente e attività svolta si definisce un livello sonoro di normale tollerabilità, in maniera tale che non determini disagio, il superamento porta alla perdita della condizione di benessere. Il rumore si trasmette attraverso due meccanismi di propagazione ovvero per via aerea e via strutturale, per ogni componente edilizio la trasmissione può essere diretta o laterale. La progettazione di nuovi edifici e il trattamento degli edifici esistenti deve quindi mirare ad ottenere condizioni di benessere acustico per gli occupanti. NORME – VALORI LIMITE Negli ambienti di vita, la norma di riferimento per la protezione e tutela dei soggetti disturbati da fonti di rumore è il D.P.C.M. 14 novembre 1997 recante "Determinazione dei valori limite delle sorgenti sonore", il quale definisce i limiti di rumorosità per le sorgenti sonore fisse, sia in relazione ai valori limiti assoluti, riferiti all'ambiente esterno, sia a quelli differenziali, riferiti all'ambiente abitativo interno I valori limiti differenziali di immissione, misurati all'interno degli ambienti abitativi, prevedono che l'incremento al rumore residuo, apportato da una specifica sorgente di rumore, non può superare il limite di 5 dB(A) per i periodo diurno (dalle ore 6 alle ore 22) e di 3 dB(A) per quello notturno. Il valore differenziale è, quindi, ottenuto eseguendo la differenza tra il livello equivalente di rumore ambientale e quello residuo. Il livello di rumore ambientale (LA) è il livello continuo equivalente di pressione sonora ponderato "A", prodotto da tutte le sorgenti di rumore esistenti in un dato luogo e durante un determinato tempo. Il rumore ambientale è costituito dall’insieme del rumore residuo e da quello prodotto dalle specifiche sorgenti disturbanti, con l’esclusione degli eventi sonori singolarmente identificabili di natura eccezionale rispetto al valore ambientale della zona. Il livello di rumore residuo (LR) è il livello continuo equivalente di pressione sonora ponderato "A", che si rileva quando si esclude la specifica sorgente disturbante. Deve essere misurato con le identiche modalità impiegate per la misura del rumore ambientale e non deve contenere eventi sonori atipici. I limiti differenziali non si applicano nei seguenti casi, poiché ogni effetto del rumore è da ritenersi trascurabile: 55 - se il livello di rumore ambientale misurato a finestre aperte è inferiore a 50 dB(A) durante il periodo diurno e 40 dB(A) in quello notturno; - se il livello di rumore ambientale misurato a finestre chiuse è inferiore a 35 dB(A) durante il periodo diurno e 25 dB(A) durante quello notturno. Detti limiti, inoltre, non si applicano all'interno delle aree classificate dalla zonizzazione acustica in aree esclusivamente industriali, nonché per la rumorosità prodotta dalle infrastrutture stradali, ferroviarie, aeroportuali, marittime, da attività e comportamenti non connessi con esigenze produttive, commerciali e professionali, da servizi e impianti fissi dell'edificio adibiti ad uso comune, limitatamente al disturbo provocato all'interno dello stesso. Il valore limite differenziale presenta, tuttavia, l'inconveniente di riservare una maggiore tutela alle zone più tranquille rispetto a quelle più rumorose, giacché, in queste ultime, il rumore residuo è più elevato, per la presenza di vie di traffico e altre sorgenti sonore tipiche delle zone urbanizzate. È questa una delle ragioni per cui il legislatore ha introdotto l'obbligo di rispettare anche i limiti assoluti. 56 2.6.7 Inquinamento elettromagnetico Il fenomeno definito "inquinamento elettromagnetico" è legato alla generazione di campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici artificiali, cioè non attribuibili al naturale fondo terrestre o ad eventi naturali, ad esempio il campo elettrico generato da un fulmine. La propagazione di onde elettromagnetiche come gli impianti radio-TV e per la telefonia mobile, o gli elettrodotti per il trasporto e la trasformazione dell'energia elettrica, da apparati per applicazioni biomedicali, da impianti per lavorazioni industriali, come da tutti quei dispositivi il cui funzionamento è subordinato a un'alimentazione di rete elettrica, come gli elettrodomestici. Mentre i sistemi di teleradiocomunicazione sono progettati per emettere onde elettromagnetiche, gli impianti di trasporto e gli utilizzatori di energia elettrica, emettono invece nell'ambiente circostante campi elettrici e magnetici in maniera non intenzionale. I campi elettromagnetici si propagano sotto forma di onde elettromagnetiche, per le quali viene definito un parametro, detto frequenza, che indica il numero di oscillazioni che l'onda elettromagnetica compie in un secondo. L'unità di misura della frequenza è l'Hertz (1 Hz equivale a una oscillazione al secondo). Sulla base della frequenza viene effettuata una distinzione tra: inquinamento elettromagnetico generato da campi a bassa frequenza (0 Hz - 10 kHz), nel quale rientrano i campi generati dagli elettrodotti che emettono campi elettromagnetici a 50 Hz; inquinamento elettromagnetico generato da campi ad alta frequenza (10 kHz - 300 GHz) nel quale rientrano i campi generati dagli impianti radio-TV e di telefonia mobile. Questa distinzione è necessaria in quanto le caratteristiche dei campi in prossimità delle sorgenti variano al variare della frequenza di emissione, così come variano i meccanismi di interazione di tali campi con gli esseri viventi e quindi le possibili conseguenze per la salute. In risposta alla necessità, oramai da tempo avvertita sia a livello nazionale ma ancor più a livello locale, di un censimento delle sorgenti inquinanti e sulla base anche di quanto previsto dal nuovo scenario normativo (legge quadro n. 36/2001), è in corso la costituzione di specifici catasti (nazionale e regionali) delle sorgenti di campo elettromagnetico come supporto per le attività di controllo, di informazione della cittadinanza e, soprattutto, per l'attività di pianificazione. Alcune regioni, in considerazione soprattutto del proliferare degli impianti per la telefonia cellulare, hanno già da qualche tempo avviato specifiche attività per la loro realizzazione. Sia nel settore delle radiofrequenze che in quello delle frequenze estremamente basse (Elf: Extremely Low Frequency) l'entità delle attività di controllo è in fase di continua crescita; ciò è dovuto sia alla crescente pressione sul territorio che alle richieste da parte della popolazione. Attualmente, infatti, l'attività di controllo dell'inquinamento elettromagnetico rappresenta una delle principali emergenze per gli enti competenti (Agenzie regionali per l'ambiente). La tendenza futura va verso l'adozione di nuove tecnologie che modificheranno l'assetto ambientale e paesaggistico, principalmente dei siti urbani. L'adozione di tecnologie a basso impatto e una buona pianificazione territoriale consentiranno di raggiungere un buon compromesso tra la diffusione delle sorgenti impattanti e la tutela dell'ambient 57 Quello elettromagnetico è una forma di inquinamento molto comune anche in ambito domestico, infatti in casa abbiamo diverse fonti di radiazioni elettromagnetiche, basterà pensare ai telefoni cordless, ai telefoni cellulari, gli apparati wireless (modem/router wi-fi, casse stereo, stampanti wireless…), i forni a microonde…. Vediamo l’elenco delle fonti di inquinamento elettromagnetico domestiche e non: Radar Forni a microonde Infrastrutture di telecomunicazione Radiodiffusione Telediffusione Ponti radio Reti per telefonia cellulare Telefoni cellulari Apparati wireless Infrastrutture di trasporto dell’energia elettrica Cavi elettrici Elettrodotti I primi effetti negativi dell’inquinamento elettromagnetico furono osservati durante la seconda guerra mondiale. Le radiazioni in questione erano quelle prodotte dai radar, in particolare da quelli civili e da diporto. Si osservò che gli addetti ai lavori, i quali operavano a diretto contatto coi radar, tendevano ad ammalarsi della cosiddetta “malattia dei radaristi”. Si trattava dei primi evidenti effetti termici delle microonde, la stessa tecnologia sulla quale è stato possibile sviluppare i forni a microonde. GLI EFFETTI DELL’INQUINAMENTO ELETTROMAGNETICO SULL’UOMO. Gli effetti dell’elettrosmog seguono una curva ad andamento di tipo dose-risposta, cioè, a un aumento della dose di radiazione segue in genere un aumento dell’effetto. Tutti noi, almeno una volta nella vita, abbiamo assistito agli effetti termici delle microonde: basta osservare la cottura degli alimenti nei forni i quali tendono a surriscaldarsi e quindi a cuocersi, dall’interno verso l’esterno. Oltre all’effetto termico, l’inquinamento elettromagnetico ha fatto osservare effetti sull’uomo e sugli animali. Parliamo dei cosiddetti effetti biologici che avvengono senza un apprezzabile riscaldamento cellulare. In questo contesto, l’andamento dose-risposta è assente e la materia vivente reagisce non alla potenza del segnale ma al segnale stesso. Dimostrare l’esistenza di un rischio rilevante per la salute umana è a tutt’oggi un’impresa complessa e controversa, vista anche la dimensione e la durata degli studi epidemiologici che occorrono per fare chiarezza definitiva sull’argomento. Stando all’IARC, Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro, facente parte dell’OMS dell’ONU (Organizzazione Mondiale della Sanità delle Nazioni Unite), i campi magnetici aumenterebbero il rischio di cancro. In particolare, l’IARC ha aggiunto nella lista dei possibili elementi cancerogeni per l’uomo, i campi magnetici in bassa frequenza. Tali campi magnetici potrebbero raddoppiare il fattore 58 di rischio di leucemia, astrocitomi, linfomi e altre incidenze tumorali, per esposizioni a valori di campo magnetico superiori a 0,4 microTesla. Quando parliamo di inquinamento elettromagnetico, sulla base della frequenza viene effettuata una distinzione tra: inquinamento elettromagnetico generato da campi a bassa frequenza (0 Hz – 10 kHz), nel quale rientrano i campi generati dagli elettrodotti che emettono campi elettromagnetici a 50 Hz; inquinamento elettromagnetico generato da campi ad alta frequenza (10 kHz – 300 GHz) nel quale rientrano i campi generati dagli impianti radio-TV e di telefonia mobile. DISPOSITIVI PER MONITORARE L’INQUINAMENTO ELETTROMAGNETICO. L’ente ARPA (Agenzia Regionale Protezione Ambiente) è l’organo di controllo di riferimento. Se pensate che nella vostra città ci sia un eccesso di inquinamento elettromagnetico potete fare riferimento a questo ente. L’ARPA coordina campagne di misura di elettrosmog a campione in diverse località italiane o su richiesta delle autorità locali o della popolazione. Ricordate di fare riferimento all’ARPA della vostra Regione, per esempio: ARPAC per la Campania, ARPAB per la Basilicata, ARPA Puglia, ARPA Sicilia…. Lo stesso ente ARPA è responsabile dell’autorizzazione riguardo l’installazione e la modifica degli impianti Radio-TV-Cellulari in coerenza con gli attuali standard di campo elettromagnetico previsto. Se intendete avviare delle misurazioni dell’inquinamento elettromagnetico in autonomia, sappiate che in commercio sono disponibili diversi kit, ne è un esempio il moderno e completo Kit Lapka che tuttavia, per funzionare, sfrutta le onde dello Smartphone! NORME – VALORI LIMITE Alta frequenza: Il D.L. n. 381 del 10 settembre 1998, "Regolamento recante norme per la determinazione dei tetti di radiofrequenza compatibili con la salute umana", ha fissato un livello massimo di campo elettrico pari a 20 V/m, che si riducono a 6 V/m per i luoghi ove si sosta per più di 4 ore al giorno e per tutti gli spazi dedicati all’infanzia e le aree sanitarie.> leggi il testo del Decreto Legge n.381 Nel 2001 la Camera ha approvato in via definitiva la legge quadro sui campi elettromagnetici (Legge 22 febbraio 2001, n. 36, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 55 del 07.03.2001). La nuova legge definisce: a. limiti di esposizione - valori che non possono mai essere superati. b. valori di attenzione - valori da non superare nei luoghi dove è prevista una permanenza per più di 4 ore (case, scuole ed altri luoghi adibiti a permanenze prolungate) c. obiettivi di qualità - valori elettromagnetici più restrittivi a cui si deve far riferimento per il risanamento e da conseguire per la costruzione di nuovi elettrodotti situati nei pressi di centri abitati, scuole, parchi giochi per bambini. Il successivo decreto attuativo DPCM 8/07/2003 ha poi fissato i seguenti tre limiti per i campi elettromagnetici generati a frequenze comprese tra 100kHz e 300Ghz: limite esposizione di 20 V/m (*) valore d'attenzione 6 V/m 59 obiettivo di qualità 6 V/m (*) limite di esposizione per i c.e.m. a frequenze comprese tra 3 Mhz e 3Ghz.Per quelle tra 100kHz e 3Mhz il limite è 60 V/m; per quelle oltre 3GHz e fino a 300 Ghz il limite è 40V/m. Bassa frequenza: Attuando le disposizioni della Legge quadro sull'inquinamento elettromagnetico, il decreto attuativo DPCM 8/07/2003 ha definitivamente fissato i seguenti tre limiti ai campi elettromagnetici a bassa frequenza generati dagli elettrodotti: limite esposizione valore d'attenzione di 100 microTesla 10 microTesla obiettivo di qualità 3 microTesla I limiti indicati come valori di attenzione ed obiettivi di qualità sono ben superiori a quelli previsti inizialmente nella bozza preliminare dei decreti attuativi della legge quadro, rispettivamente di 0,5 e 0,2 microTesla 60 3_LA RESPONSABILITÀ CIVILE, PENALE E DISCIPLINARE DEL COSTRUTTORE, CONDOMINIO, PROPRIETARIO/AFFITTUARIO, TECNICO LIBERO PROFESSIONISTA 3.1 Il vizio di condensazione. Cause e responsabilità alla luce della casistica giurisprudenziale La richiesta del risarcimento del danno causato da infiltrazioni di acqua rappresenta una delle fattispecie più ricorrenti e dibattute nelle aule giudiziarie. In questo contributo, si cercheranno di analizzare alc uni casi particolari che soventemente si verificano all'interno degli edifici condominiali approfondendo le diverse risposte che la giurisprudenza ha proposto. Le diverse soluzioni giurisprudenziali. Prima di analizzare le singole fattispecie è opportuno fare alcune precisazioni di carattere generale. Buona parte dei vizi derivanti da infiltrazioni sulle parti comuni e/o esclusive si verificano in seguito a gravi difetti dei lavori appaltati. Recente giurisprudenza ha consolidato un orientamento interpretativo secondo cui l'espressione "gravi difetti", prevista dall'art. 1669 c. c., prevede il diritto del committente al risarcimento dei danni da parte dell'appaltatore, non solo nelle ipotesi in cui per vizio del suolo o difetto della costruzione questa rovini in tutto o in parte o ci sia pericolo che tale rovina si verifichi, ma anche quando l'opera, per sua natura destinata a lunga durata, presenti "gravi difetti" - generatori a loro volta di danno - nel caso in cui questi non comportino rovina - o pericolo di rovina - parziale o totale della costruzione. (Cass., 117/2000; Cass., 1468/1999). 3.1.1 Infiltrazioni d'acqua e produzione di condensa provenienti da parti comuni dell'immobile. Su questa fattispecie è intervenuta una importante sentenza della Corte di Cassazione (Cass. n. 3753/1999) che offre lo spunto per approfondire un tema estremamente attuale e ricorrente: l'individuazione, in caso di infiltrazioni d'acqua provenienti da parti comuni dell'immobile, di coloro che ne sono i responsabili e, pertanto, di coloro che sono tenuti al relativo risarcimento del danno provocato. In particolare, la Cassazione, preliminarmente ha innanzitutto rilevato che la presenza di umidità negli appartamenti dei singoli condomini, conseguente ad inadeguata coibentazione delle strutture perimetrali dell'edificio, costituisce, laddove ne venga compromessa in modo notevole l'abitabilità ed il godimento del bene, grave difetto dell'edificio, come tale suscettibile di ricadere nell'ambito di applicazione della normativa di cui all'art. 1669, cod. civ., che introduce una responsabilità a carico del costruttore (Cass. n. 6856/1993 ). Il diritto del committente si prescrive in un anno dalla denuncia, che deve essere avanzata, a pena di decana, entro un anno dalla scoperta del danno lamentato. Ma la parte più interessante di questa sentenza è riscontrabile nel fatto che i giudici di legittimità precisano quanto segue: "qualora il fenomeno, originato da difettosa coibentazione, delle parti comuni dell'edificio, sia causa di danni a singoli condomini, nei confronti di questi è responsabile, in via autonoma ex art. 2051 cod. civ., il condominio, che è tenuto, quale custode, ad eliminare le caratteristiche lesive insite nella cosa propria" (Cass. 9 maggio 1988, n. 3405/1988; Cass. n. 3209/1991; Cass., 6856/1993.). Conclusivamente, la 61 Corte precisa che non si tratta di una responsabilità a titolo derivativo (il condominio, pur successore a titolo particolare del costruttore venditore, non subentra nella sua personale responsabilità, legata alla sua specifica attività e fondata sull'art. 1669 cod. civ.), bensì di una autonoma fonte di responsabilità ex art. 2051 cod. civ. (Cass., n. 6856/1993.). Successivamente lo stesso ente giudicante, con sentenza n.12211/2003, ha stabilito che "il condominio di un edificio, quale custode dei beni e dei servizi comuni, essendo obbligato ad adottare tutte le misure necessarie affinché le cose comuni non rechino pregiudizio ad alcuno, risponde in base all'art. 2051 c.c. dei danni da queste cagionati alla porzione di proprietà esclusiva di uno dei condomini, ancorché i danni siano imputabili ai vizi edificatori o dello stabile comportanti la concorrente responsabilità del costruttore-venditore (ex art. 1669 c.c.), non potendosi equiparare i difetti originari dell'immobile al caso fortuito, che costituisce l'unica causa di esonero del custode dalla responsabilità dell'art. 2051. Qualora poi la situazione dannosa sia potenzialmente produttiva di ulteriori danni, il condominio è anche obbligato a rimuovere ex art. 1172 c.c. le cause del danno stesso" (Cass. n.12211/2003). 3.2 Omessa o insufficiente collocazione di teli protettivi. In tale ipotesi, deve escludersi la responsabilità del Condominio per i danni arrecati all'appartamento del condomino proprietario dell'unità immobiliare immediatamente sottostante il tetto, essendo essi imputabili alla negligenza usata dall'impresa nell'esecuzione dei lavori. L'azione per ottenere il risarcimento dei danni dovrà essere svolta dal condomino danneggiato direttamente nei confronti della ditta appaltatrice alla quale erano stati affidati i lavori di rifacimento del manto di copertura dell'edificio condominiale: ciò in conseguenza del fatto che per tutto il tempo dell'esecuzione dell'appalto il potere di controllo e di vigilanza sul bene passa dal Condominio all'appaltatore(Tribunale di Milano, 21 gennaio 1991). 3.3 Infiltrazioni derivanti dalla fognatura. Nel caso in cui i danni siano provocati da infiltrazioni derivanti dalla fognatura è opportuno verificare preliminarmente se le stesse provengono dalla parte della fognatura condominiale che arriva sino al punto di innesto con la fognatura stradale o piuttosto dalla rete fognaria esterna al condominio. Solo nella prima ipotesi il condominio sarà tenuto a risarcire i danni, potendo poi richiedere al costruttore dello stabile la rifusione di quanto corrisposto al singolo condomino danneggiato, se il danno consegue a difetto di costruzione. Precedentemente, però, lo stesso Tribunale di Milano, in merito ad una infiltrazione di acqua dal canale di scarico della fognatura del condominio, aveva stabilito che: "accertata responsabilità di una ditta incaricata di lavori di riparazione nell'edificio condominiale nella causazione di un evento dannoso, non esclude la responsabilità concorrente del condominio, qualora il danno sia derivato da cosa di proprietà comune".( Corte App. Roma, 30 novembre 1964) 3.4 Umidità causata dall'errato allungamento degli sfiatatoi degli impianti di riscaldamento dei singoli condomini. La Cassazione (Cass. 169/1996 ), in merito a questa fattispecie, ha stabilito che la responsabilità dell'appaltatore per i vizi della cosa, permane anche quando vi siano stati interventi riparatori del committente o dei suoi aventi causa in quanto in nessun modo la responsabilità del costruttore per vizi della cosa, quale che sia la natura, può essere esclusa dall'errata esecuzione di interventi riparatori del committente o dei suoi aventi causa, in quanto questi sono tenuti a non aggravare le conseguenze del difetto, ma non a ripararlo. Infatti «la norma dell'art. 1227 c. c., concernente il concorso del fatto colposo del creditore, 62 si limita a dare applicazione concreta alla colpa del danneggiato del più generale principio di causalità, ma non implica l'affermazione di un dovere del danneggiato di ovviare all'inerzia del responsabile, accollandosi attività straordinarie e particolarmente onerose per limitare gli effetti dannosi determinati dall'illecita condotta altrui» (Cass., 2589/1988; Cass. 4174/1982.) 3.5 Obblighi e responsabilità dell'amministratore di condominio. Alla luce della casistica riportata ci si chiede come si concretizza la legittimazione ad agire dell'amministratore condominiale in merito alle fattispecie esaminate. Le distanze da rispettare per l'installazione di caldaie. Bisogna fare una triplice distinzione: A. nel caso in cui il venditore sia anche costruttore dell'immobile e il danno venutosi a creare sia stato provocato da una inadeguata coibentazione termica, in tal caso legittimato ad agire direttamente è l'amministratore in quanto si configura un atto conservativo, ex art. 1134 c.1 n.1, rientrante nei suoi poteri se i difetti sono riscontrabili sulle parti comuni (Cass.3146/1998; Cass.1081/95; Cass. 5613/1996); B. se invece si verificano dei vizi per la parti comuni non rientranti nella casistica individuata dall'art 1669, la legittimazione ad agire spetta invece solo ai singoli condomini e l'amministratore potrebbe agire solo ed esclusivamente in presenta di uno specifico mandato conferitogli dai condomini stessi; C. infine, se a subire danni sono sole porzione di proprietà esclusiva, il singolo proprietario potrà agire nei confronti del condominio ex art. 2015 cod. civ. Riguardo la possibile responsabilità dell'amministratore nel caso in cui i lavori di ristrutturazione vangano eseguiti da uno dei condomini e abbiano arrecato danni ad altra unità abitativa, in nessun caso è ravvisabile una generale responsabilità dell'amministratore per non aver impedito ad uno dei condomini di eseguire lavori di ristrutturazione all'interno del proprio appartamento in quanto ciascun condomino può eseguire liberamente lavori di restauro all'interno della propria proprietà e l'amministratore non può ritenersi responsabile in tutti i casi in cui tale lavori non siano abusivi o pregiudizievoli della proprietà comune (T. Roma 9.10.1996). Come anche va esclusa la configurabilità dell'illecito penale, previsto dall'art. 650 c.p.p., in relazione all'inottemperanza, da parte dell'amministratore di un condominio, del provvedimento che gli imponeva di effettuare lavori per l'eliminazione di infiltrazioni d'acqua nell'appartamento di un solo condomino: a quest'ultimo l'ordinamento appresta un diverso titolo di tutela, da farsi valere nella competente sede civile. Ecco perché se i lavori costituiscono un danno per il condomino la delibera va sospesa 3.6 Condominio risarcimento danni per difetti costruttivi dell’immobile. Il condominio di un edificio, quale custode dei beni e dei servizi comuni, è obbligato ad adottare tutte le misure necessarie affinché le cose comuni non rechino pregiudizio ad alcuno rispondendo, in base all’art. 2051 c.c., dei danni da queste cagionati alla porzione di proprietà esclusiva di uno dei condomini, ancorché tali danni siano imputabili a difetti costruttivi dello stabile. Il condominio è esente da responsabilità in considerazione del fatto che i fenomeni di condensa di cui è causa erano dovuti alla mancanza di isolamento termico della copertura, di idoneo isolamento termico delle pareti nonché alla mancanza di areazione dei locali che, nella loro pregressa destinazione non richiedevano gli stessi accorgimenti di un locale abitato; 63 il che spiega perché non fosse presente né un isolamento termico né l’impermeabilizzazione sulla copertura e se pure la dimensione ridotta della gronda può aver determinato ma solo in concomitanza con eventi eccezionali qualche fenomeno di infiltrazione, la causa principale e determinante viene fatta risalir alla condensa cui sono dovuti il degrado delle condizioni igieniche dei locali e delle finiture interne dell’appartamento. Di qui l’obbligo del condomino a provvedere personalmente o comunque a subire le conseguenze delle infiltrazioni. Corte di Appello di Firenze 28 febbraio 2013, n. 369 3.7 Sentenza del Tribunale di Viterbo: indennizzo per ipersensibilità chimica multipla 22-01-2010. Con questa sentenza, una dipendente dell’aeroporto militare di Viterbo, viene indennizzata in seguito all’aver contratto una forma lieve della sindrome da ipersensibilità chimica multipla. Ad aver causato la malattia, affermano le perizie medico legali, la presenza dei prodotti chimici presenti sul posto di lavoro (la dipendente era addetta alla mensa, pulizie, lavaggio stoviglie e servizi inerenti) che hanno portato la dipendente a subire una menomazione cronica invalidante del 10%. Ricordiamo che tale sindrome, conosciuta anche come MCS, non è un’allergia, bensì una malattia che si manifesta attraverso episodi acuti di malattia multiorgano, che affiorano qualora si venga a contatto o vengano inalate (anche piccoli dosi) dette sostanze chimiche. Sappiate che anche il toner, al suo interno, contiene agenti chimici e le sue polveri sono una delle principali cause della MCS!!! 3.8 Elettrosmog, una sentenza sancisce l’invalidità civile La notizia ha sconfinato le Alpi, approdando persino sul Tg1 : il Tribunale di Tolosa ha sancito il riconoscimento di invalidità civile (più l’accompagnamento) ad una donna francese affetta da Elettrosensibilità, nuova malattia da società occidentale informatizzata (il lato oscuro del Digital divide e della Banda Ultra Larga. Una sorta di ‘allergia’ alle radiazioni da Wi-Fi, cellulari, Pc, ripetitori-antenne di telefonia mobile, che costringe a scappare, ritirandosi dalla società, per scongiurare violente e dolorose reazioni infiammatorie del corpo in rivolta) che l’establishment medico-scientifico-istituzionale fatica a riconoscere, nonostante l’evidenza di casi in esponenziale crescita e studi indipendenti come il lavoro della Commissione Internazionale per la Sicurezza dei Campi Elettromagnetici (ICEMS). Ma l’ultimo verdetto è un dato di fatto col quale bisogna per forza misurarsi, e che fa il paio con la sentenza d’appello del Tribunale di Brescia, confermata in Cassazione, che in nome del popolo italiano nel 2012 ha decretato l’esistenza del nesso causale tra l’uso prolungato del telefonino e l’insorgenza di masse tumorali. Imbarazza che il monito arrivi quindi dai togati e non dall’OMS, dallo IARC o da politiche governative di precauzione, vocati alla tutela della salute pubblica dall’indiscriminato utilizzo di apparecchiature a emissione di onde elettromagnetiche, in dote persino ai bambini come fossero giocattoli. Ma a dire il vero, la cosa non mi sorprende più di tanto se, al netto di astruse tesi complottistiche, penso ai continui richiami su trasparenza e assenza di conflitti di interesse degli operatori decisionali oppure al fatto che nelle casse dello Stato piovono proventi delle concessioni d’uso delle frequenze cedute ai gestori delle compagnie telefoniche. In ballo ci sono business vertiginosi, ma pure l’interesse del benessere della 64 cittadinanza. Questo il punto: come coniugare progresso tecnologico con la prevenzione verso nuove patologie altamente invalidanti. Fin dove si continuerà ad avere la spregiudicata ostinazione di negare l’evidenza? Quando ci si deciderà a demarcare un punto di non ritorno (Renzi è pronto ad innalzare la soglia d’esposizione a 61 V/m?) visto che molteplici segnali cumulativi (Tolosa non è un indizio, ma un precedente!) ci dicono chiaramente che il filo s’è spezzato da tempo? E che non c’è poi tanto altro tempo da attendere? L’ubiquitaria e tutt’altro che precauzionale presenza di campi elettromagnetici artificiali e nocivi per l’umanità (e non solo!), rappresenta un grosso limite alla personale libertà di scelta sulla gestione della propria vita e della propria salute. Come la vicenda della giovane francese in fuga sulle montagne dei Pirenei ci insegna, anche in Italia c’è un mondo sommerso di elettrosensibili che tra l’indifferenza generale fugge dall’elettrosmog, attendendo il riconoscimento dei più elementari diritti del malato (per altro, disattesi proprio dagli stessi soggetti ‘inquinanti’). E’ ora di fare chiarezza, senza ambiguità: anche gli elettroscettici dovranno farsene una ragione, visto che in ballo c’è la salute di tutti (e non solo di quanti, ad oggi, sono già finiti dentro la ragnatela del male). Ma perché devono essere sempre i giudici a ricordarcelo? 3.9 Condensa anomala: sì alla responsabilità del costruttore Cassazione Civile, sez. II, sentenza 11/06/2013 n° 14650 La sezione seconda civile della Corte di Cassazione interviene in materia di vizi di costruzione degli edifici individuando nel costruttore il responsabile. Infatti, secondo il consolidato orientamento della Cassazione i gravi difetti di costruzione che danno luogo alla garanzia prevista dall’art. 1669 c.c. non si identificano necessariamente con vizi influenti sulla staticità dell’edificio, ma possono consistere in qualsiasi alterazione incidente sulla struttura e sulla funzionalità dell’edificio, menomandone il godimento in misura apprezzabile. In definitiva, l’incidenza negativa dei difetti di costruzione, accolti dall’art. 1669 c.c., può consistere in una qualsiasi alterazione, conseguente ad una insoddisfacente realizzazione dell’opera che, pur non riguardano parti essenziali della stessa, bensì quegli elementi accessori o secondari che ne consentono l’impiego duratura cui è destinata, incida negativamente ed in modo considerevole sul godimento dell’immobile. Esempi sono costituiti dalle condutture di adduzione idrica, dai rivestimenti, dall’impianto di riscaldamento, dalla canna fumaria, ecc. L’interpretazione della norma è giunta fino a considerare rientranti nella nozione di gravi difetti anche le infiltrazioni d’acqua determinate da carenze di impermeabilizzazione e da idonea realizzazione degli infissi; difetti che, senza richiedere opere di manutenzione straordinaria, possono essere eliminati solo con gli interventi di manutenzione ordinaria quali opere di riparazione, rinnovamento e sostituzione delle finiture degli edifici o quali opere necessarie per integrare o mantenere in efficienza gli impianti tecnologici esistenti. Nel caso di specie un condominio aveva convenuto in giudizio il costruttore dell’edificio per sentirlo condannare all’eliminazione dei difetti dell’opera, consistenti in effetti di condensa e in infiltrazioni di umidità ovvero al pagamento della somma necessaria allo scopo. Mentre il tribunale accoglieva la domanda, riqualificandola ai sensi dell’art. 1669 c.c., la Corte di appello territoriale ribaltava la decisione affermando che l’azione proposta poteva essere riqualificata ai sensi dell’art. 1669 c.c.solo se fondata su difetti costrittivi così gravi da incidere sulle componenti essenziali dell’opera. 65 Come detto, la Cassazione, di avviso contrario, ha ritenuto che l’esclusione della rilevanza dell’art. 1669 c.c. dei difetti in questione sia il risultato di una non corretta applicazione della norma. Da qui l’accoglimento del ricorso e cassazione della sentenza impugnata con rinvio ad altra sezione della Corte di appello territoriale. 66 CONCLUSIONI Sapevamo costruire meglio, quando avevamo meno conoscenze e capacità di quante, invece, non ne abbiamo oggi. Sempre più accerchiati dal mero rispetto di distanze codicistiche, di parametri dimensionali dati dalle norme urbanistiche vigenti, di necessità prestazionali dal punto di vista antisismico ed energetico, tendiamo sempre più a perdere il lume della ragione quando, noi progettisti e direttori lavori, ci limitiamo solo a far questo. Se al posto degli intonaci cementizi di scarsa qualità, che possono contenere scorie d’altoforno, loppe e rifiuti tossici, si facessero i tradizionali intonaci a calce; se si applicasse all’esterno un rivestimento o una pittura a calce; se all’interno si applicasse uno degli ormai numerosi prodotti naturali esistenti sul mercato, molto traspiranti, quali pittura, velatura, stucco, marmorino, così come si è sempre fatto nella storia dell’umanità per millenni, dove sarebbe oggi il problema della condensa e delle muffe?. È questo quello possiamo e che dobbiamo fare con molta semplicità, se non vogliamo perseverare nel continuo far danni, sia sotto il profilo della salute che del rispetto dell’ambiente. Partire appunto dall’ultimo strato delle costruzioni, ossia quello più a contatto con la nostra pelle e l’aria che respiriamo, per innescare un meccanismo virtuoso di progressiva autorigenerazione, non può che procurare benessere per noi, nell’immediato, ma anche per quanti verranno dopo di noi. Esattamente così come è sempre stato per millenni e che si è interrotto solo negli ultimi settant’anni. Non possiamo dunque restare impassibili dinnanzi a pitture realizzate in affresco che resistono orami da millenni nei reperti giunti ai giorni nostri. Dobbiamo riflettere e comprendere che chi li ha realizzate aveva molta competenza e maestria, nonché molto più spirito di osservazione e molte più conoscenze di noi tutti nell’attingere il proprio sapere da quello che la natura gli aveva messo a disposizione. Quella stessa natura cui noi non siamo più in grado di guardare ogni qualvolta ci rimettiamo, con totale disinteresse, all’uso di materiali in edilizia di cui non sappiamo nulla e per i quali nulla abbiamo accertato. Conoscenza viaggia di pari passo a Competenza. Il Geometra ma più ancora il vero “Esperto in Edificio Salubre” che voglia sentirsi tale è a questo che deve saper protendere. 67 - BIBLIOGRAFIA “Architettura concetti di una contro storia” Bruno Zevi – ed. Newton “Storia dell’arte italiana” G.C. Argan – ed. Sansoni “Architettura Greca” Roland Martin – ed. Electa “Storia della Città – Case Mediovali” n.52 – ed. Electa “Architettura Egea” Gianluigi Ciotta – ed . De Ferrari “Storia della Città – Insediamenti e tradizioni” n.31-32 – ed. Electa “L’architettura del mondo antico” Bozzoni,Franchetti Pardo, Ortolani, Viscogliosi – ed. Laterza “Storia Dell’architettura occidentale” Devid Watkin - ed. Zanichelli “Le civiltà mediterranee e il medievo” Singer,Holmyard, Hall, Williams – ed. Bollati Bordigheri “Minoan Architectural Design” Donald Preziosi – ed. Mouton “L’edilizia nell’antichità” Cairoli Fulvio Giuliani – ed. Carrocci “Ancient Building Technology” G.R.H. Wright – ed. Brill “Uomini e case nel medioevo tra oriente e occidente” Paola Galetti - ed- Laterza “Guida al medioevo” Horst Fuhrmann - ed- Laterza “Enciclopedia” TRECCANI – ed. “Muraria – Arte “TRECCANI – ed. “Piccola Storia dell'abitazione in Europa” Giuliana Bandinelli ed. Loescher “Il primo libro di antropologia” Marco Aime- ed. Einaudi “Linee guida per la prevenzione delle esposizioni del gas radon in ambienti indoor”_Regione Lombardia D. n. 12.678 del 21/12/2011; “Linee guida microclima”_Ministero della sanità; “Tutela e promozione della salute negli ambienti confinati”_Dipartimento della prevenzione; “Radon in Italia, linee giuda per il cittadino”_Ispesl; Costruire in bioedilizia; Gazzetta ufficiale Unione Europea; Sviluppo sostenibile. Tutela dell’ambiente e della salute umana. Atti del 10° Congresso CIRIAF (Perugia 2010); Filtrazioni e disinquinamento dell’aria. Antonio Briganti; ISS-ANPA, “Indagine nazionale sulla radioattività naturale nelle abitazioni.”(1994); ARPACAL – Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Calabria; ARPA EMILIA ROMAGNA; ARPA LOMBARDIA; Esperto Edificio Salubre – Associazione Nazionale Donne Geometra; Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea - L.13 del 17.01.2014; Regione Toscana: “Elenco base dei materiali per l’edilizia sostenibile” (2004/2006); “Materiali da costruzione e inquinamento indoor”. (1998). “Pitture e Pitture – Tumori e Tumori” a cura di Roberto Mosca – Grafiche Scarponi 68 SITOGRAFIA - www.wikipedia.org www.footprintnetwork.org www.itcgmattei.it www.studenti.it www.treccani.it Google immagini www.isprambiente.gov.it www.protezioneradon.it www.lacasainlegno.wordpress.com www.lolmoelaterra.it www.isde.it www.inquinamentoindoor.info www.alpretec.com www.indoorquality.it www.active-ceramic.it www.ediltecnico.it www.arieggiare.it www.arpat.toscana.it www.epicentro.iss.it www.docplayer.it www.inquinamentoacustico.it www.ideegreen.it www.condominioweb.com 69