La Salubrità in Edilizia dai materiali, agli effetti

2016
La Salubrità in Edilizia
dai materiali, agli effetti sulla salute,
responsabilità , con un po’ di storia
a cura dei geomm. Francesca Barina, Andrea Musto, Ettore Agostini, Franco Murru,Claudio Cibin
Esperti in Edificio Salubre
Tecnici&Professione
Associazione Nazionale “Donne Geometra”
AUTORI
GEOM. Francesca BARINA
Nata a Dolo (VE) il 24/05/1966
Iscritta al Collegio dei Geometri
della Provincia di Venezia dal 2005
Specializzato in Progettazione e Ristrutturazioni,
Direzione Lavori e Interni
Geom. Andrea MUSTO
Nato a Udine il 16/03/1966
Iscritto al Collegio dei Geometri
della Provincia di Udine dal 1989
Specializzato in valutazioni immobiliari con gli IVS a
norma UNI 11558, perizie assicurative ramo incendio,
certificazioni energetiche , consulenze di parte giudiziali
ed assicurative.
Geom. Ettore AGOSTINI
Nato a Lecco il 04/04/1981
Iscritto al Collegio dei Geometri
della Provincia di Lecco dal 2007.
Specializzato nella direzione di cantiere, topografia,
consulenza tecnica di parte.
Geom. Franco MURRU
Nato a Cagliari (CA) il 04/10/1961
Iscritto al Collegio dei Geometri
della Provincia di Cagliari dal 1984
Specializzato in Ripristini Ambientali ,
Terre e Rocce da scavo - Impianti trattamento rifiuti –
A.U.A. - Ristrutturazioni e Restauri Immobili di Pregio
GEOM. Claudio CIBIN
Nato a Tortona (AL) il 10/05/1959
Iscritto al Collegio dei Geometri
della Provincia di Alessandria dal 1981
Specializzato in Ristrutturazioni, Restauri ed
Ambientazione di Interni/Esterni, Materiali naturali,
Feng Shui, Consulenze e Stime
INDICE
CAPITOLO 1
Storia dell’Abitazione pag. 4
1.1 CRETA MINOICA pag.4
1.1.1 Tra leggenda e Storia pag.4
1.1.2 Rivoluzione “Fosbury” pag.5
1.1.3 Elementi distintivi dell’architettura cretese pag.5
1.1.4 Pittura e Interni pag.6
1.1.5 Edilizia normale e case pag.6
1.1.6 Materiali e Forme pag.8
1.2 DA CRETA A MICENE pag.10
1.2.1 Caratteristiche delle costruzioni minoiche pag.10
1.2.2 Le case pag.11
1.3 L'ABITAZIONE IN EPOCA MEDIOVALE pag.14
1.3.1 “Prima Casa” pag.14
1.3.2 I Castelli pag.16
1.3.3 Le Case Contadine pag.17
1.3.4 Le Città pag.17
1.3.5 Le Case a Torre pag.18
1.3.6 Il Palazzo pag.18
1.3.7 La diffusione delle costruzioni in pietra e cotto pag.19
1.3.8 Le case dei borghesi pag.19
1.3.9 I Primi Piani Regolatori pag.20
1.3.10 Materiali pag.20
CAPITOLO 2
Materiali Edili Salubri - Inquinamento indoor pag. 21
2.1 Caratteristiche dei Materiali Edili salubri pag. 22
2.2 Gli isolanti termoacustici pag. 22
2.2.1 FIBRA DI LEGNO pag. 25
2.2.2 SUGHERO pag. 26
2.2.3 FIBRA DI CANAPA pag. 27
2.2.4 LANA DI PECORA pag. 28
2.2.5 FIBRA DI KENAF pag.29
2.2.5 FIBRA DI LINO pag. 29
2.2.6 VETRO CELLULARE pag. 30
2.2.7 POLISTIRENE pag.31
2.3 MATERIALI EDILI SALUBRI PER ECCELLENZA pag.33
2.3.1 Il Legno pag.33
2.3.2 La pietra pag.34
2.3.3 Laterizi pag.34
2.3.5 Intonaci pag.34
2.3.6 Il Cemento pag.35
2.3.7 Paglia e Canapa pag.35
2.3.8 Pitture pag.35
2.4 L’INQUINAMENTO INDOOR
2.4.1 Le polveri pag.39
2.4.2 Acaro della polvere pag.40
1
2.4.3 Acaro del tarlo pag.40
2.4.4 Scleroderma pag.41
2.4.5 Legionella pag.41
2.5 COMPOSTI ORGANICI VOLATILI (VOC) pag.43
2.5.1 Formaldeide pag.44
2.6.2 Biossido di azoto pag.47
2.5.3 Anidride carbonica pag.48
2.5.4 Muffe pag.49
2.5.5 Radon pag.51
2.6.6 Rumore pag.54
2.5.7 Inquinamento elettromagnetico pag. 57
CAPITOLO 3
Responsabilità Civili – Penali – Disciplinari
Del costruttore, condominio, proprietario/affittuario, tecnico libero professionista pag. 60
3.1 Vizio di condensazione pag.60
3.1.1 Infiltrazioni d'acqua e produzione di condensa da parti comuni dell'immobile pag.61
3.2 Omessa o insufficiente collocazione di teli protettivi pag. 62
3.3 Infiltrazioni derivanti dalla fognatura pag.62
3.4 Umidità da errato allungamento sfiatatoi impianti riscaldamento condomini pag.62
3.5 Obblighi e responsabilità dell'amministratore di condominio pag.63
3.6 Condominio risarcimento danni per difetti costruttivi dell’immobile pag.63
3.7 Indennizzo per ipersensibilità chimica pag.64
3.8 Elettrosmog, una sentenza sancisce l’invalidità civile pag.64
3.9 Condensa anomala: sì alla responsabilità del costruttore pag.65
CONCLUSIONI pag. 67
BIBLIOGRAFIA pag.68
SITOGRAFIA pag.69
2
INTRODUZIONE
L’umanità continua ad attingere a quello che fornisce la natura senza volersi rendere conto
di quanto, in nome del progresso, stia utilizzando rispetto a ciò che avrebbe realmente a
disposizione, tenendo presente che oggi la Terra necessita di un anno e quattro mesi per
rigenerare quello che sovra-utilizziamo nell’arco di un anno.
L’Impronta Ecologica è emersa come unità di misura della domanda di risorse naturali da
parte dell’umanità. Essa misura quanta superficie in termini di terra e acqua la popolazione
umana necessita per produrre, con la tecnologia disponibile, le risorse che consuma e per
assorbire i rifiuti prodotti. Concepita nel 1990 da Mathis Wackernagel e William Rees
dell’Università della British Columbia, l’Impronta Ecologica è oggi ampiamente usata da
scienziati, aziende, governi, agenzie, individui, ed istituzioni che lavorano per monitorare
l’uso delle risorse ecologiche e promuovere lo sviluppo sostenibile.
Ma il vero sviluppo sostenibile dovrebbe più concretamente portarci ad una scelta più
consapevole di ciò che la natura ci ha da sempre messo a disposizione, non solo per
alimentarci e muoverci ma anche per costruire.
Ed è per questo che per noi Geometri, che abbiamo partecipato al Corso “Esperto dell’Edificio
Salubre”, è importante poter ripensare al futuro guardando al passato in ragione di ciò che per
millenni l’umanità ha sapientemente utilizzato come materiali da costruzione, attingendo a
ciò che la natura offriva come risorse naturali in un dato luogo, rispetto ad un altro.
Fu nel periodo da CRETA a MICENE che, abbandonato il periodo preistorico, ebbe a
diffondersi la realizzazione di abitazioni quadrangolari o rettangolari con un cortile centrale
attorno al quale si aprivano ambienti, che da esso ricevevano aria e luce ed erano strutturate
in modo da poter permettere facilmente l'aggiunta di nuovi locali in caso di necessità.
Erano case con fondamenta in pietra tenera, muri di mattoni essiccati al sole o cotti,
rivestimento argilloso, pavimento di lastre, ciottoli, cemento e terra battuta, soffitto in
giunchi e canne coperte d'intonaco.
Solo in epoca Medioevale nasceva il concetto di casa di città, che oggi ben conosciamo, in
un ambiente dinamico ma angusto, ove la necessità di spazi divisi per attività si affiancava
alla piccolezza degli spazi edificabili e le abitazioni evolvevano quindi in case-torre con
utilizzo di pietre e mattoni anche per fortificare le strutture più svariate. Ma l'illuminazione
dei locali era ancora un fattore di primo piano, anche se d'inverno le imposte di legno
venivano chiuse per il freddo.
Questi concetti semplici oggi li ritroviamo difficilmente nelle nostre case. E non se ne capisce
il perché visto che utilizzo di materiali edili salubri, aerazione naturale dei locali ed assenza di
inquinamento indoor dovrebbero essere la logica congiunzione fra passato, presente e futuro
se davvero vogliamo evitare i sempre più devastanti effetti sull’ambiente e sulla salute
dell’uomo, oltre a prevenire le sempre più numerose azioni in sede civile e penale a carico di
tutti: dai costruttori, ai progettisti, direttori lavori, proprietari, inquilini e condomini.
Ecco perché l’attività di prevenzione della Sindrome dell’Edificio Malato (SBS - Sick
Building Syndrome) pare essere indispensabile se affidata ad “Esperti in Edifico Salubre” in
grado di suggerire nuovi sistemi progettuali che sappiano guardare alla necessità di poter
coniugare il rispetto delle normative di settore con l’utilizzo di tecniche, di impianti e di
materiali sostenibili e ad impatto zero sia nel campo del recupero che della nuova
edificazione. Verificare la qualità dell’aria, dell’igiene e della salubrità con diagnosi mirate ed
indicazioni utili a risanare gli ambienti confinati ed a risolvere i danni che ne conseguono alle
persone che li occupano, anche non stabilmente, appare una scelta in linea con la figura
professionale del Geometra.
Gli autori
3
1_STORIA DELL'ABITAZIONE
DA CRETA A MICENE
L’ABITAZIONE IN EPOCA MEDIOEVALE
La casa è un concetto universale condiviso dall’umanità intera: non esiste popolo che non
abbia studiato un modo di chiudersi rispetto all’ambiente esterno, per le intemperie, ma anche
per ripararsi dagli sguardi altrui e per delimitare spazi sociali d’azione. Ogni tipo di abitazione
risponde non soltanto ad esigenze di tipo pratico, ma è anche un segno nello spazio ricco di
simboli. La casa è il particolare tecnico più comune a uomini e animali, la cui costruzione
dipende spesso dalla natura, per quanto riguarda materiali e clima: si esprime la relazione tra
cultura e natura.
Sul piano tecnologico le diverse tipologie abitative si fondono su due fattori principali: la
disponibilità di materiali e le esigenze climatiche, più la trasportabilità per le società nomadi.
Perché studiamo le costruzioni e le abitazioni cretesi?. In particolare, per usare l’espressione
di Barrico nelle “Palladium Lectures”, perché è '' “Lo strappo di Fosbury”, superare l'ostacolo
senza guardarlo'' cioè uno strappo, una nuova era culturale che condizionerà tutte le
abitazioni e l’architettura future, stabilendo un rapporto di continuità e interazione con il
paesaggio e la natura, attraverso le forme e i materiali impiegati. Da quel momento in poi
tutto sarà diverso.
1.1 CRETA MINOICA
Creta è un isola e si configura
come una lunga lingua di terra
con direzione est-ovest tra il mar
Egeo a nord e il Mediterraneo a
sud, tale da fungere da ponte
naturale
fra
la
Grecia
continentale, l’Asia Minore
(civiltà Mesopotamiche) e il nord
Africa (Egizi), quasi equidistante
tra Troia e L’Egitto. Sull’isola
sono presenti rilievi collinari e tre
massicci montuosi che pur riducendo la superficie abitabile, offrivano ricchezza dei boschi
di querce, cipressi, abeti e cedri con aree per i pascoli, numerose valli hanno consentito la
coltura della vigna e degli ulivi. La zona centrale è occupata da una pianura ed i fiumi ben
servivano le città. La temperatura non scende quasi mai sotto i –1° gradi e i periodi più
piovosi sono da novembre a parte dell’inverno. Da tenere in considerazione l’effetto dei
frequenti venti di Meltemi, è un vento secco e fresco che soffia nell'area del mar Egeo,
particolarmente in estate e contribuisce ad alleviare la percezione del calore.
1.1.1 Tra leggenda e storia
Si riscontrano nei “miti” (ci sono varie versioni) di Europa figlia del re di Tiro, rapita da
Zeus e portata a Creta, dove generò Minosse, dei chiari riferimenti al reale percorso della
civiltà che ha dato le origini dell’architettura europea. Verso il 1520 ac. una violenta eruzione
nell’isola di Santorini(THERA) - forse l’origine della leggenda di Atlantide, e il conseguente
tsunami, portò alla distruzione della flotta e alla salinizzazione dei terreni - fece ipotizzare il
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declino di Creta e la supremazia di Cnosso, che si trovava in posizione più elevata e protetta,
da cui la ricostruzione, anche se un secolo dopo avvenne la conquista micenea.
Gli storici considerano per l’evoluzione della ceramica, tre periodi corrispondenti al Antico
Minoico intorno al 3000.ac. età del Bronzo (dove vengono costruite le prime tombe a
cupola); il Minoico Medio dal 2000 a.c. al 1570 a.c. circa, in questo periodo si costruiscono i
Palazzi di Cnosso e Festo al centro, Manlia ad oriente; il Minoico Tardo o Recente dal 1570
ac al 1050 ac con l’invasione dei Micenei che mutano sostanzialmente il tipo di decorazione
nelle abitazioni.
1.1.2 Rivoluzione “Fosboury”
Alcune condizioni economiche e culturali della vita della popolazione di Creta hanno
permesso di distinguersi con una civiltà dinamica dal resto del mondo Egeo, in quanto unità
geografica economica autonoma.
L’originalità delle sue concezioni, dà inizio alla storia dell’architettura occidentale.
Le componenti di questa evoluzione, sono le risorse, clima, tradizione e rappresentatività,
ragioni produttive, tecnologia, motivazioni storico-simboliche i contatti con altre culture
hanno innescato il cambiamento. La trasformazione avviene da una società spezzettata a
dispersa in villaggi e in territori ristretti, con una organizzazione politica più accentrata
intorno al palazzo, primi elementi di città–stato. I re sono rappresentanti politici-religiosi
(talassocrazia), che amministrano le risorse del luogo. Non sono divisi da violente rivalità ed
intrattengono con tutta l’area mediterranea rapporti commerciali e artistici. Traggono
ispirazione dalla pittura Egizia e dai modelli di architettura con lo sviluppo degli ordini,
introduzione dei colonnati e delle sale ipostile (sala sorretta da colonne) e dalle grandi civiltà
mesopotamiche o anatolica.
Dalla civiltà Minoica, si conservano soprattutto i resti di grandiose residenze in cui i sovrani
raccoglievano il surplus della produzione agricola, essenziale in un clima a precipitazioni
irregolari e con lo sviluppo dell’agricoltura si incrementarono risorse e popolazione.
Le città minoiche erano connesse con strade (larghe 2-3 metri) pavimentate in pietra, formate
da blocchi tagliati con seghe di bronzo o acciottolate e vicoli pedonali, con condotti coperti
per drenare l'acqua e gli impianti fognari erano disponibili per mezzo di condutture in argilla.
1.1.3 Elementi distintivi dell’architettura cretese
Ai cretesi si deve la funzione distributiva e di accentramento del “cortile” (elemento di
articolazione), l’impiego della “colonna” e del “pilastro”, il loro uso congiunto, in posizione
alternata, nei portici disposti lungo il perimetro delle corti, la loro funzione di supporti per
suddividere lo spazio interno delle sale e il loro ruolo decorativo nelle logge (Manlia); la
tecnica delle grandi lastre di “ammuda” (un calcare giallo) impiegate nel basamento dei muri
o nell’intelaiatura delle aperture e il valore utilitario e monumentale delle larghe rampe di
scale con uso di raccordo pratico; uso dell’orientamento nord-sud e vie d’entrata con piedritti
e porte.
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Palazzo di Cnosso - decorazione parietale ed esempio di polythyronè
Negli edifici, si presentano dei procedimenti volti a creare una composizione funzionale e
organica incurante delle limitazioni simmetriche, con un uso sapiente, della colonna,
raggruppata o isolata a portico ed una organizzazione sapiente e ricercata dei volumi e degli
spazi interni, un gusto pronunciato per le strutture lineari e decorative, largo uso alla
policromia e alla pittura murale, questi elementi riuniscono e fondono tutti gli aspetti della
vita pubblica, religiosa e privata. L’alternanza dei pieni e vuoti delle terrazze, dei giardini
pensili, delle corti e dei porticati offrono giochi di luce e ombre sempre diversi in ogni
momento della giornata. Nonché: i cambiamenti di direzione dei corridoi e i cavedi laterali
garantiscono la circolazione d’aria. I cortili interni con peristilio e i cavedi assicuravano altresì
il ritmo e la bellezza con l’illuminazione smorzata e l’aereazione sapientemente dosata anche
nel caso di abitazioni massicce.
1.1.4 Pittura e Interni
L’arte sottile nel trattare con armonia gli spazi interni, la tecnica e la natura dei materiali
impiegati favorirono lo sviluppo della tecnica pittorica policroma. Sotto l’influsso della
pittura egiziana, già nell’epoca protopalaziale, le sale erano decorate con pittura su gesso,
mentre la grande pittura ad affresco non compare prima del 1600 ac. Affreschi seguono il
percorso dei visitatori e rappresentano dei fregi, immagini con paesaggi fantastici e marini,
animali, ecc. servono ad aprire e rischiarare le sale interne in modo da smaterializzare il muro
(molto più tardi si troveranno anche a Pompei).
La composizione architettonica mirava essenzialmente a fondere gli spazi interni con il
paesaggio, regolando il passaggio dagli uni all’altro
1.1.5 Edilizia normale e case
Le residenze private della Creta minoica andavano dalle semplici abitazioni dei contadini alle
ricche dimore e alle ville, costruite con le stesse caratteristiche e le raffinate tecniche dei
palazzi. La struttura delle abitazioni è piuttosto simile per tutti i ceti sociali, si differenziano
per la grandezza e il materiale più o meno “prezioso”. Le abitazioni comuni sono conosciute
dall'archeologia attraverso le rovine, si trattava solitamente di case articolate in ambienti
quadrangolari irregolari su più piani, costruite con un'ossatura lignea di travi orizzontali e pali
verticali rivestite con argilla, anche in mattoni crudi o pietre lavorate. Gli edifici erano
appoggiati su uno strato di sabbia e ghiaia sciolta per livellamento della irregolarità del terreno
e forse come smorzatore delle vibrazioni del suolo o fondamenta di pietra tenera. Solitamente
i muri inferiori erano costruiti in pietra e pietrisco, e quelli superiori in mattoni di fango
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Per realizzare le case “alte” (così come raffigurate nelle tavolette), rivelano una grande abilità
tecnica, poiché la costruzione esigeva rinforzi e sostegni non indifferenti. La presenza di una
trave (spesso dipinta o con fregi scolpiti) al centro di una stanza impediva la collocazione di
porte o di finestre in asse con le pareti. Le aperture esterne erano, per via di questa esigenza
costruttiva, quasi sempre in numero dispari.
I muri, i supporti verticali e le cornici delle porte e delle finestre erano costruiti con
un’armatura in legno rivestita con impasti di pietrisco ed argilla. Secondo alcuni archeologi la
struttura in legno, per la sua elasticità e resistenza aveva funzione antisismica, perché i
terremoti erano molto frequenti sull'isola. Altri dati archeologici, indica una tecnica
progredita dei rivestimenti interni delle case protopalaziali. Sulle pareti interne venivano
spalmati con lisciatoi di marmo, vari strati di intonaco, avendo cura che l’ultimo (uno stucco
a base di calce spenta) si prestasse nel modo migliore a venire affrescato.
Nella casa mancava la cucina o focolare fissi, poiché si preferiva far uso di un focolare mobile
e cucinare all’aria aperta, visto il clima favorevole. Al riscaldamento si provvedeva con
scaldini e bracieri mobili. Il pavimento, era generalmente di terra battuta, solo poche
abitazioni avevano il pavimento in lastre di pietra o ciottoli e le mura intonacate a calce,
magari con decorazioni. Il piano terra oltre alla porta di ingresso non aveva altre aperture, e
forse era privo di finestre per motivi di sicurezza, come precauzione contro i furti. In alcuni
esempi l'ingresso poteva essere preceduto da un portico. Le finestre sono invece presenti al
primo piano, mentre sul tetto piatto delle case si trovava spesso una stanza comunicante con
una loggia e una terrazza, probabilmente una camera da letto per le calde sere d'estate,
similmente ad alcuni esempi di abitazioni egizie. Il soffitto di legno sosteneva il tetto.
I tetti avevano forma piramidale, poiché l’uso dei tetti a terrazza subentrò dopo il XVIII sec.
ac. e se riparavano dalla pioggia non riuscivano a proteggere dal freddo. Quelle dei poveri
erano ricoperte di paglia impastata con argilla o in canne intonacate (arelle ancora presenti
nelle abitazioni italiane fino agli anni ‘50, come controsoffittatura) o in legno mentre quelle
dei ricchi erano di tegole piatte sistemate su graticci .
Erano gli stessi schiavi della casa a fabbricarle, così come si occupavano della manutenzione
della casa. Era possibile, dall'interno, spostare alcune tegole con una pertica per favorire la
fuoriuscita del fumo.
C
B
Facciate di case ritrovate a Cnosso
A
Tylisson – casa A,B,C da Preziosi
A Prepalazziale 2600-2000 ac.
B Neopalaziale 1700-1400 ac.
C Neopalaziale 1700-1400 ac.
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Mallia – casa ZetaAlpha
Pianta e dimensioni
Da Preziosi
Monti Lepini nel Lazio
meridionale –
Città del IX –X sec.
Da Storia delle città –
L. Zannini
1.1.6 Materiali e Forme
Elencano di seguito alcune materiali caratteristici ed elementi architettonici introdotti e i usati
nelle costruzioni, già descritte sopra.
- Blocchi in pietra megalitici sbozzati
- Polythyronè (letteralmente pilastri e
grossolanamente arenaria o calcare
porte)
- Alabastro
- Ortostati di alabastro alti quasi un
metro (tipicità ancora presente nelle
- Calcare ad es. Ammuda (giallo)
abitazioni
greche
muro
di
- Arenaria in conci
contenimento
e
sopra
colonne)
- Cotto /mattoni
- Finestre quadrate con intelaiatura in
- Bronzo
legno
- Legno
- Muratura in pietrisco unito a strati
- Gesso
di argilla
- Ceramica vetrificata (faïence)
- Pareti in mattoni crudi sostenuti da
- Malta
un’armatura di legno
- Cortile
- Colonne in legno.
Uno dei più notevoli contributi che i minoici hanno dato all'architettura è il loro tipo di
colonna, unico, con una rastremazione, diciamo così, inversa, ovvero: più larga alla sommità
che alla base. Definita anche colonna 'invertita' per il fatto che la maggior parte delle colonne
greche sono più larghe alla base, dando in questo modo l'illusione di un'altezza maggiore. Le
colonne erano fatte di legno contrapposte alla pietra, ed erano generalmente dipinte con
colore rosso.
Materiali in uso a Cnossos
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Campo di applicazione dei materiali
- Da Preziosi
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1.2 DA CRETA A MICENE
Mentre sono incerti i legami tra l’architettura cretese e quella greca, perché diverse nello
spirito e nelle forme per la concezione dei volumi e degli spazi decorativi, consideriamo
l’architettura micenea come l’anello di congiunzione tra le due, che viene già considerata una
creazione greca, realizzata da un popolo che parlava greco e che ha integrato forme ed
elementi minoici e strutture continentali e indigene, simile al processo di adattamento che ha
portato l’architettura greca verso quella romana.
Nella regione nell'Argolide che fa parte della penisola del Peloponneso, si trova la cittadella
antica di Micene «ricca d'oro», che dà nome alla più importante civiltà greca dell'età del
Bronzo, la civiltà micenea. Micene sorge su una collina (278 m slm), stretta e protetta da due
cime elevate e scoscese (il Sara e il Prophitis Ilias.) E’ situata a nord-est della pianura, a una
dozzina di chilometri dal mare e a circa nove chilometri dalla città di Argo, incontro di tutte
le strade dirette a Sud, dalla zona di Corinto. Posta in una splendida posizione naturale, che
la favoriva a diventare un centro dominante e una naturale acropoli di moderata altezza. La
pianura è percorsa da due fiumi, il Kephissos e l'Inachos. Ad est l'acropoli di Micene domina
la fertile pianura di Argo e ne controlla gli sbocchi e gli ingressi a est e a nord nel golfo di
Nauplia. Micene ha un clima continentale, più piovoso e più freddo rispetto a Creta, sovente
si possono avere temperature sotto lo zero durante l’inverno.
Territori influenzati da civiltà micenea
Micene – la cittadella
Nella media Età del Bronzo (circa 2000-1600 ac.), Micene era un centro militarmente ed
economicamente potente e ricco a carattere regionale e sovra regionale, che esigeva delle
massicce fortificazioni (la cittadella), un importante palazzo ed una serie di complesse tombe.
All'epoca, era molto più estesa della cittadella fortificata rinvenuta, ma pochi resti sono
rimasti della città bassa, probabilmente perché poco fortificata e costruita con abitazioni
deperibili. Rimase piccola e poco importante per tutta l'età classica ed ellenistica, partecipò
alle guerre persiane e a quelle del Peloponneso. Durante l'età romana era ormai ridotta ad
un piccolo borgo spopolato con poche capanne, casupole ed un centro agricolo locale. Subì
un secondo incendio, in data imprecisata, scomparendo e venendo parzialmente riedificata,
come borgata agricola, nei secoli successivi in un'altura poco distante.
1.2.1 Caratteristiche delle costruzioni minoiche
Nella prima età del bronzo vengono erette delle fortificazioni sui pianori delle colline. Un
sistema fatto da una cinta muraria doppia, collegata con dei setti murari, che talvolta
servivano da contenimento. Prima cinta ciclopica costruita a metà del XIV sec. ac., in quel
periodo i micenei costruiscono ampie terrazze che adattavano il sito alle costruzioni e non le
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costruzioni al sito. A metà del secolo successivo la cinta fortificata dell’acropoli verrà estesa
e rafforzata con la costruzione dei due ingressi, tra cui il più noto come “Porta dei Leoni”
(architrave), così detta per il rilievo monolitico, alto tre metri, in pietra grigia, che occupa il
triangolo di scarico, per evitare i pesi della muratura superiore sull’architrave monolitico.
La civiltà micenea è più ricca ed estesa ma meno raffinata di quella minoica: analoghi sono
gli affreschi con figure animali e umane che ornavano i palazzi. Nella ceramica si ha
l'irrigidimento dei motivi naturalistici nello stile “schematizzato”, sino a raggiungere la
massima astrazione (pochi elementi decorativi divisi da fasce).
A differenza della civiltà minoica, a Micene, dentro le mura sull’acropoli, abitavano solo i
nobili e i ricchi proprietari terrieri, assieme al re, mentre il popolo risiedeva fuori le
mura localizzata sulle pendici.
È a Micene che fa la sua comparsa una novità strutturale nelle abitazioni: il “mégaron”, una
stanza rettangolare o quadrata di rappresentanza, all'interno della quale è localizzato il fuoco
sacro, aperta in alto per permettere la fuoriuscita del fumo. Attorno al mégaron (la sala
centrale più importante, che aveva al centro un ampio focolare circondato da quattro
colonne) si aprono le altre stanze, piccole e indipendenti, alle quali si accede tramite il
“prodromos”, cioè un'antisala (n.b. atrio/Aithousa, vestibolo/Prodomos e ambiente
principale/Domos introduzione dei successivi templi della Grecia classica).
Nelle costruzioni , le scale sembra che non abbiano rappresentato un problema per gli
architetti, ma non sono rari esempi di ambienti inferiori privi di mezzi di accesso. Vengono
inseriti molti passaggi, rampe, accessi, spesso un po' stretti, soprattutto nella Cittadella, ma è
da notare che il Granaio sembra esser l'unico esempio di struttura costruita direttamente
contro le Mura Ciclopiche. Per ovvie ragioni di comunicazione e di difesa era uso lasciare
libero un passaggio all'interno delle mura.
È presumibile che nel palazzo ci sia stata una stanza di archivio per le tavolette scritte.
Per le sepolture reali i micenei adottarono la tomba minoica a “tholos”, sviluppandola in una
solenne costruzione funeraria. Le stanze funerarie spesso erano coperte da tumuli, ossia
collinette artificiali di terra, e vi si accedeva attraverso lunghi corridoi.
1.2.2 Le case
La casa micenea denota nella pianta e nella distribuzione degli ambienti l'origine nordica degli
Achei, più adatte alle fredde condizioni climatiche d'origine e si trovano in basso, nella
pianura dei poveri borghi contadini.
Nell’antico e medio Ellenico le case della Grecia continentale erano costituite da semplici
ambienti quadrangolari con ingressi diretti sulla strada, molte però nella fase neolitica
formate da “megarà” o mégaron preceduti da portici con stanze disposte assialmente. Nella
grande sala centrale, al centro c’e’un focolare stabile e una copertura a doppio spiovente. Le
costruzioni a Micene appaiono costruite soltanto con materiali locali, principalmente
conglomerati. La Grecia è nota per i suoi marmi usati nell'antichità (imbasamento cristallino)
rocce non nobili ma che sono ottimi come materiali da costruzione.
All’interno dell’acropoli molte abitazioni avevano muri di fondazione con pietre grezze
variabili a seconda dei piani, il muro spesso costruito con una intelaiatura in legno, si pensa
per contenere la sismicità dei luoghi. Pali inseriti ad intervalli regolari selle facce del muro e
collegati da travetti attraverso lo spessore del muro, inoltre travi orizzontali inserite a varie
altezze nelle facce del muro rafforzavano questa intelaiatura. Le pietre rozze erano tenute
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insieme con argilla giallastra. Questa struttura era coperta al piano terreno da uno strato di
intonaco fangoso e nelle stanze “da soggiorno” nascosta da decorazione con affreschi. Il
piano sopra quello di fondazione, era generalmente costruito con mattoni crudi.
Talvolta agli angoli sono usati grandi blocchi e i muri sono più spessi.
Si sono distinti tre tipi di muratura:
- una di mattoni seccati al sole di dimensioni variabili (i più grandi di cm.60x40x10 dove lo
spessore della parete era cm.60);
- muratura formata da argilla e fango ben pressato, realizzata con una tecnica simile a quella
del calcestruzzo con utilizzo di una cassaforma in legno;
- muratura mista di mattoni all’esterno e di argilla e pietrisco all’interno.
Alcuni muri combinavano le tre diverse tecniche. Le soglie di pietra dura spesso hanno fori
scavati per inserirvi le porte. I tetti erano realizzati con travicelli e sterpi intrecciati e coperti
da uno strato di fango e di terra pressata e le travi massicce erano in rapporto dell’ampiezza
delle stanze. Ci sono molti esempi di tecnica a travi lignee, sia verticali che orizzontali .
Un esempio di casa tra le più antiche (Antico e Medio Elladico 3500-1600 ac.) e articolate, è
la “casa delle tegole” o “corridor-houses” (Lerna): fondazioni in pietra e pavimenti ricoperti
con un sottile strato di argilla pressata; pareti in mattoni di fango di un metro circa di spessore
e decorate con stucco; sedili di argilla rossa correvano le pareti esterne sud e nord ed erano
utilizzati come luoghi di sosta all’ombra che si otteneva dalle ampie falde del tetto aggettante.
Il tetto era costituito da un’orditura di travi e travetti ricoperta da un manto di tegole cotte
disposte senza ganci direttamente su uno strato di argilla. Si presuppone avesse un piano
superiore con ampie verande parzialmente coperte dal tetto a doppia falda.
Casa delle tegole – Lerna
Corridor-houses
Le abitazioni fuori dell’acropoli, erano frequenti a Micene. Il luogo veniva scelto secondo il
bisogno di approvvigionamento idrico, creava un piccolo centro e spesso gli ambienti
avevano caratteristiche commerciali, con adeguata canalizzazione. Si sfruttava la pendenza
del luogo con terrazzamenti e muri di contenimento e utilizzando una differenza di livello
per ricavare piani interrati e magazzini.
Esistevano logge come dimostrano le pitture, ma manca una adeguata testimonianza
architettonica della disposizione degli ambienti nei piani superiori. Una notevole varietà
individuale appare negli ambienti del pianterreno, anche tra quelli che sembrano aver
l'impianto a “mégaron”. I pavimenti, generalmente d'argilla chiara o terra battuta duramente
nelle case più povere, in quelle più abbienti erano ricoperte di stucco bianco con una tecnica
ancora in uso in Grecia. Le scale erano costruite in legno. Il tetto poteva essere piano o a
spioventi, anche se le testimonianze sembrerebbero indicare una preferenza per il tetto piano.
L'illuminazione sembra che dipendesse principalmente dal cortile aperto.
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1.2.3 Materiali e Forme
- Calcari
(soprattutto
del
Cretaceo)
- Arenarie
- Calcari compatti (vari colori)
- Conglomerati
- Legno
- Cotto /mattoni
- Gesso/stucco
- Paglia
- Avorî,
- Vasi di pietra,
- Affreschi
- Ceramica vetrificata (Faïence)
- Bronzo
-
Porta dei leoni – Rocca di Micene
Mégaron prima cellula compositiva dei futuri templi greci
Edilizia funeraria (tholos)
Blocco Calcareo triangolare (chiave di volta arcaica)
Architrave di altezza variabile ( andamento parabolico dell’estradosso)
Sistema architravato
Sistema Pseudo -volta o pseudo-arco (arco raro)
Interno del Tesoro di Atreo
13
______________________________________________________________________
1.3 L'ABITAZIONE IN EPOCA MEDIOVALE
Il Medioevo è una delle quattro grandi epoche (antica, medievale, moderna e contemporanea)
in cui viene tradizionalmente suddivisa la storia dell'Europa. Comprende il periodo dal V
secolo al XV secolo.
Si usano anche altre suddivisioni espresse in periodi:
barbarico; giustinianeo; carolingio; ottoniano; ma con il termine latino “medium aevum” si
intendeva un’età tenebrosa, ignorante e superstiziosa molto differente dall’antichità.
All'inizio del basso Medioevo (dopo il 1000), mentre in Europa si diffondono le monarchie
feudali, in Italia si sviluppa la civiltà comunale, che si scontrerà politicamente e militarmente
con il Sacro Romano Impero Germanico. Successivamente, mentre in Europa si affermano
gli stati nazionali, in Italia si sviluppano delle potenze regionali che continuano a guerreggiare
fra loro, favorendo la domanda di maggior sicurezza dovuta alle pericolose invasioni di
Ungari, Saraceni e Normanni portarono a ripopolare e fortificare le città, che in quel periodo
erano spesso guidate dai loro vescovi.
Nacquero così delle oligarchie che tenevano in mano il governo cittadino, in una sorta di
autogoverno che si diffuse su larga scala in Europa occidentale e centrale tra i secoli XI e
XIV, con il maggiore sviluppo a livello civile e di autocoscienza politica nell'Italia centrosettentrionale (soprattutto Pianura Padana, Veneto occidentale, Umbria, Marche e Toscana).
Il comune ebbe una periodizzazione molto varia da zona a zona. Sebbene si identifichi un
"periodo comunale" tra XI e XIV secolo, si deve considerare che contemporaneamente ai
comuni propriamente detti coesistevano ancora istituzioni feudali di grande rilievo. Inoltre il
comune non fu esclusivamente un fenomeno cittadino: non mancarono esempi anche di
"comuni rurali".
La nascita vera e propria di un Comune varia da città a città e spesso, a causa della
documentazione assente o perduta, è ignota. Le città di Lucca e Pisa avevano consoli già nel
1085, mentre altre se ne dotarono entro i due decenni successivi; a Genova fu dal 1099, a
Milano dal 1117.
1.3.1 “Prima Casa”
Nei primi insediamenti la condizione socio-politica era basata sui clan, che formavano la tribù
(gruppo di famiglie discendenti da un antenato comune, cui erano affidate le terre). Non
esiste proprietà individuale. Assenza di città e presenza di “villaggi a maglie larghe”, con
abitazioni in legno, al massimo ricoperte all'esterno con argilla. Si trattava di abitazione isolate
e sparse dove gli abitanti venivano attratti da una fonte, un campo, un bosco.
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Contro il freddo, sfruttamento delle risorse ambientali, materiali destinati a durare breve
tempo. La vita quotidiana caratterizzata da divisione dei compiti tra uomini validi, vecchi,
donne e bambini scandita anche dalle stagioni. Si cibano di cereali, frutti selvaggi, selvaggina
fresca o latte rappreso; prediligevano le occasioni conviviali di vita comunitaria ha ruolo
importante, non ci sono ancora rigide stratificazioni sociali. Sono circondati da foreste ma si
adattano e sfruttano l'habitat; foresta domina anche l'immaginario e la religione (tradizione
perdura fino a Carlo Magno).
Si pratica anche la pastorizia e la pesca e abitano in capanne di tronchi scortecciati, con pochi
vani e un focolare, con argilla, sassi e sabbia, rami d’albero o canne e poggiava sul suolo per
metà interrata e di forma rettangolare. Elementi comuni tra tutte le costruzioni abitative:
affumicatoio, silos sotterraneo, sauna. Il fuoco veniva acceso su focolai aperti, erano presenti
anche forni a cupola. La luce proveniva dalla porta d’ingresso. Attorno alle abitazioni: granai,
stalle e magazzini sempre in legno e strutture per l’artigianato domestico e solitamente gli
aggregati erano generalmente in prossimità di fonti idriche.
In Italia, dopo l’invasione del IV sec. dei germani si diffuse un’edilizia mista in cui le antiche
“domus” venivano riutilizzate e materiali più modesti furono affiancati a murature già
presenti, l’attenzione si sposta nelle campagne e i centri urbani acquistano caratteristiche più
rurali. La tendenza di riutilizzare parti di case disabitate, molto comune per tutto il medioevo.
Il legno domina nell’edilizia mista e semplice utilizzato per le impalcature delle strutture ma
anche nelle pareti e tetti.
Nell’area sotto il controllo bizantino, resiste il centro urbano con l’utilizzo di pietra e laterizio
e decorazione musive.
Nella zona scandinava c’è la casa per la famiglia allargata “hallenhause”, casa di un ampio
unico locale, lunga anche 12 metri con focolare, solo il capofamiglia ha l’alcova privata.
Tra il V e X sec. la campagna diventa un luogo primario per l’organizzazione economica e
sociale, l’impatto con i popoli barbari ebbe esiti differenti nei vari paesi ad es. in Gallia si
forma una nuova aristocrazia mista e sopravvivono le grandi proprietà. In Italia l’invasione
con i longobardi provoca una rottura con il passato dove era preminente la diffusione della
piccola proprietà individuale collettiva del villaggio e a partire dal VII sec si afferma il sistema
curtense. Si costruisce la Casa a corte: aperta o chiusa (più frequente), sintesi dell’attività che
si svolge, cambiano solo le dimensioni, un nucleo edile composto da abitazione e corte
centrale con pozzo e orto. Anche nei secoli dopo il mille, si trovano nei borghi fortificati
dell’area lombarda, nelle campagne romagnole e marchigiane (aperte). Nel tardo medioevo,
sembra esserci maggiore disponibilità di spazio per uomini e animali (agricoltura e
allevamento) e appare la “longa domus” o longhhouse : uomini e animali insieme, con diverse
soluzioni uno o due ingressi distinti, uno o più vani, di dimensioni diverse. La divisione è
realizzata da leggera travatura linea in due vani. Appare anche la casa a struttura elementare
fatta in rocce e mattoni (climi aridi) , edificio che ha un vano multiuso, ricovero precario per
parte più povera della popolazione contadina.
Con il popolamento delle campagne avviene la nuova organizzazione intorno al villaggio,
unità amministrativa e fiscale. In questo periodo l’avere o non avere una casa determina
l’inclusione o l’esclusione sociale appartenenza che non si limita all’edificio, non è solo una
costruzione ma si carica di simboli e di valori.
Nel villaggio potevano esserci case rurali, con pianta rettangolare, una o due stanze una per
il focolare e altro per conservare le scorte e il vino. L’abitazione si sviluppava a due piani
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sopra era occupata dalla famiglia e i materiali erano quelli delle tradizioni locali. La struttura
al piano terreno, si diffonde nelle campagne europee per facilità costruttiva ed economicità.
La “casa solarium” nel tardo medioevo in Toscana, proprietario cittadino borghese, si
presenta con struttura a corte, di modeste dimensioni, con un piano terra di uno o due locali
e un solaio raggiungibile con una scala interna-esterna.
Nelle case contadine i materiali e le tecniche utilizzati cambiano tra il XI e XII sec., prima
materiali deperibili e fragili come il legno e tecnica mista con impalcature in legno riempite
poi con argilla amalgamata a paglia e ciottoli.
Vengono individuate oltre 10 strutture portanti di edifici rurali e 9 diverse tecniche per la
costruzioni degli elevati. A livello del suolo: armature di pali distribuiti in piante, a canaletta
perimetrale a pali inclinati esterni, a blockbau (travi orizzontali sovrapposte e incastrati – in
Europa e nelle Alpi) oltre a quelli dei basamenti (in pietra, legno, terra) ; semi-scavate:
capanne con struttura portante all’interno dello scavo. Non si hanno informazioni precise
sul legno usato ma si ipotizza quello di quercia (accessibile e durevole) oppure olmo e
conifere (comunque quanto reperibile nelle vicinanze).
Innovazioni furono le “stube” o stufa murata, con apertura per alimentare il fuoco
dall’esterno.
Nel tardo medioevo diffusione della mezzadria, nascono e nel IX e X sec. diffusione capillare
delle fortificazioni che determinano una vera rottura con il passato. In Italia, nascono più
villaggi/castello, fortificati su motte con torri e terrapieno circondato da fossato, composti
al loro interno dal villaggio, piazza, chiesa, cimitero e dimora del padrone. Materiali impiegati:
muratura, pietra e legno.
1.3.2 I Castelli
I castelli assunsero notevole importanza, anche come generatori di nuovi aggregati abitativi
fuori dalle città, che conciliavano i caratteri della villa con le esigenze difensive.
Il riscaldamento si faceva ancora secondo l'antico uso romano, con diversi tubi messi sotto
il pavimento e nello spessore dei muri, che diramavano il calore ricevendolo da una specie di
fornace messa nei sotterranei; le aperture dei tubi del pavimento si coprivano con tappeti,
dopo il XII sec. Esistevano camini enormi per poter bruciare anche tronchi da tre metri, ma
prima del secolo dodicesimo non si conoscevano i camini: il riscaldamento si faceva ancora
con diversi tubi messi sotto il pavimento e nello spessore dei muri, che diramavano il calore
ricevendolo da una specie di fornace messa nei sotterranei; le aperture dei tubi del pavimento
si coprivano con tappeti.
La terra circostante era di proprietà esclusiva del signore del castello e le case che vi sorgevano
erano misere baracche in legno o capanne, poveri ricoveri per servi della gleba che esistevano
solo per coltivare le terre del padrone e difenderne gli averi in caso di attacco nemico. Le
case erano piccole, costruite in legno, in pietra o in muratura e spesso, nella parte superiore,
sporgenti sulla via.
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Case del Borgo di Magnano, sulla
sella d’Ivrea fondato dal comune di
Vercelli nel 1204- Storia delle città
M.V. Davico
1.3.3 Le Case Contadine
Le case contadine erano realizzate prevalentemente come case unifamiliari in legno con tetto
in paglia, in un primo periodo sono costruite direttamente sul manso, cioè sul lotto di terra
da lavorare. Dal X secolo in poi, per esigenze di protezione, queste capanne si spostano nei
pressi del castello, all'interno del quale i contadini potevano rifugiarsi in caso di attacco. Chi
poteva permetterselo, riposava su sacchi imbottiti di paglia o foglie di mais oppure si adagiava
su delle tavole di legno. La paglia, nelle case, sostituiva spesso le sedie e le panche ed era
molto apprezzata, soprattutto, quando faceva freddo. La sera la famiglia si riuniva con
illuminazione delle lucerne ad olio o candele di sego (grasso di maiale solidificato).
Le case dei poveri addossate alle mura di cinta della città, oppure alle rovine di qualche
palazzo feudale, erano di solito costituite da una sola stanza per tutta la famiglia.
Le case erano molto spesso costruite di legno, ma in qualche raro caso erano fatte di pietra,
ed il tetto era di stoppia.
Al centro della stanza veniva tenuto un fuoco acceso, che per lo più affumicava l'ambiente,
aerato da un'unica apertura, dalla quale oltre ad uscire il fumo, entrava il freddo.
1.3.4 Le Città
Dopo il mille ripresa delle città, per aumento demografico , sviluppo dell’agricoltura e scambi
commerciali internazionali e nascita di sperimentazioni politiche come il Comune Italiano
(Italia centro settentrionale) mentre al sud, ciò non avviene a causa della Monarchia (così
come in Inghilterra) dove si sviluppano piccoli centri.
Tra il XII e XIII sec. Le nuove tecniche di carpenteria permettono di realizzare travi
squadrate e lavora te per basi più robuste e la lavorazione della pietra e del laterizio, anche
se la pietra aveva costi maggiori legati alla difficoltà di trasporto e alla manodopera
specializzata nonché a tempi di realizzo maggiori. Il mattone conobbe una nuova fioritura
proprio nei centri urbani, il suo utilizzo è legato soprattutto alla copertura dei tetti mentre
le case in mattoni si diffondono dopo il XIII sec. Tegole piatte in europea centrosettentrionale (tetto spiovente), coppi o tegole curve nell’Europa meridionale e mediterranea
(tetto poco spiovente). Altri sistemi di copertura utilizzati erano vegetali, abbandonati solo
nel tardo medioevo perché deperibili e oggetto d’incendio, come paglia tavolette di legno,
zolle erbose nelle zone più a nord.
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Pochissime le fonti di luce, a volte solo la porta d’ingresso , la sera ci si stringeva attorno al
focolare, per il quale le soluzioni erano essenzialmente due: o fuori , se ci si trovava in una
casa corte oppure al centro vicino a un angolo isolato con pietre e argilla, con conseguente
fumosità e oscurità.
1.3.5 Le Case a Torre
Elemento caratteristico del XII e XIII sec. le “case a torre”, tipica torre , suddivisa in stanze
sovrapposte , ballatoi in legno, portici e archi. Rappresentava il vero nucleo delle famiglie più
influenti della città. Materiali più usati: la pietra, legno e il laterizio. Il pavimento, in queste
case, era di legno o di pietre ed il soffitto, formato da travi incrociate, formava dei cassoni. I
muri, che per lungo tempo erano stati nudi, pian piano si ricoprirono di affreschi e stoffe,
appese con chiodi
Talvolta competevano in altezza con campanili, torri di cinta, talvolta perfino con la torre
civica. Anche se molte di queste torri sono state abbattute nella trasformazione
rinascimentale e barocca dei maggiori centri italiani, è ancora possibile farsi un'idea
dell'ambiente urbano medievale in diverse città italiane, prima fra tutte San Gimignano. In
epoca medievale le case superavano raramente i tre piani fuori terra e molte città contenevano
al loro interno orti, giardini e frutteti privati, utili anche in caso di assedio.
Sec. XIII - Edificio a torre a Priverno
Monti Lepini nel Lazio meridionale –
Città del IX –X sec. Da Storia delle città – L. Zannini
Case a Marostica fine XIII sec. Vicenza, Veneto
Da Storia delle città – U. Soragni
1.3.6 Il Palazzo
Nei secoli successivi appare “ il palazzo”, prima derivato dall’unione di abitazioni tra loro,
poi costruiti ex novo (già erano presenti regole per le facciate su strada e per gli sporti in
legno). Con l’espansione demografica (fino al XIV sec.) ci fu lo sviluppo spontaneo delle
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abitazioni del popolo con nuovi tipi di abitazione dettati dalla necessità di sfruttare al meglio
lo spazio. Nascono i caseggiati addossati o blocchi accostati (case a schiera), di tipo
monofamiliare, a due o tre piani, dove la vicinanza dei ceti sociali, fondeva in uno stesso
edificio attività lavorativa (al piano terra) e vita domestica ( al 1,e 2° piano). Le abitazioni
urbane delle famiglie ricche o nobili non differivano molto dalle case mercantili, se non per
le dimensioni. Più spesso le case delle famiglie più rappresentative adottavano lo schema a
corte o domus, anche nelle città dove era prevalente il tipo a schiera.
La casa del mercante e la casa dell'artigiano sono quelle che caratterizzano maggiormente le
città medievali d'Europa. Esse appartengono spesso al tipo unifamiliare a schiera o casa
gotica. L'abitazione medievale, infatti, ingloba in sé anche i locali di lavoro e svolge nello
stesso tempo le funzioni di bottega, ufficio e magazzino. Il piano terra era destinato a fondaco
del mercante o al laboratorio dell'artigiano, che spesso utilizzava, per alcune lavorazioni, lo
stretto cortile retrostante. Questa grande stanza aveva sul fondo la cucina, dove si mangiava
su tavoli montati su cavalletti che a fine pranzo venivano smontati.
Il primo piano era occupato da cucina e soggiorno e quello ancora superiore dalle camere da
letto. Le persone non disponevano di stanze private: nelle case semplici spesso molte persone
di diversa età e sesso dormivano nella stessa grande stanza, anche nelle case dei ricchi le
ancelle dormivano ai piedi del letto della padrona e i garzoni in un angolo della camera del
padrone (una vera e propria comunità domestica, che accoglie garzoni, apprendisti, operai e
servi, i quali vivono e lavorano sotto lo stesso tetto).
1.3.7 La diffusione delle costruzioni in pietra e cotto
La diffusione delle costruzioni in pietra e cotto fu una conseguenza dei grandi incendi che
devastarono le città europee. Nelle case a traliccio la decorazione era affidata, in parte, al
disegno geometrico dei tralicci, con l'inserimento di ampie parti finestrate, in parte all'intaglio
delle parti lignee. Nelle case in pietra o cotto la decorazione era invece ottenuta con strisce a
decorazione geometrica, cornicioni, variazione nella forma delle aperture. Rispetto alle
abitazioni romane di città, le case medievali disponevano di minore qualità tecnica: non
avevano acquedotto né fognatura e perciò utilizzavano acqua di pozzo o di fontana e
scaricavano i liquami nelle vie, in quanto i servizi igienici erano quasi inesistenti . Il focolare,
come in campagna, era isolato al centro della stanza, solo dopo il XIV sec. (cronista Giovanni
Musso nel 1320). Si diffondono i camini a muro. Rari i vetri , perciò freddo, caldo e umidità
penetravano dalle finestre, difese da tendaggi pesanti o scuri di legno.
1.3.8 Le case dei borghesi
Le case dei borghesi erano poco più grandi di quelle dei poveri, e prevedevano due stanze: la
cucina e la camera "nobile". I ricchi vivevano in case costituite da tre stanze: cucina, camera
da letto e sala per i ricevimenti, che era detta sala "prima" o sala "madornale" . Dato il freddo,
pian piano si diffuse l'usanza di costruire un caminetto in ogni stanza, costume che si
concretizzò definitivamente nel XVI secolo. Dentro le case, il mobilio era solido in legno,
costituito più che altro dalla cassapanca e dal letto. Tutte le case ricche possedevano inoltre
una loggia: una stanza, a volte separata dal palazzo, in cui si eseguivano feste private o
pubbliche, come battesimi, matrimoni o ricevimenti di ospiti illustri.
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1.3.9 I Primi Piani Regolatori
Fino al XIII sec. Il tessuto insediativo risultava caotico, con case torri, palazzi o semplici
capanne tanto che i ceti dirigenti attuarono precisi piani per regolare la vita in città,
rendendola più simmetrica nella rete stradale, nelle cinte murarie ma anche nella pulizia e il
decoro. Inizia per la seconda volta, dopo l’epoca romana, la consapevolezza del concetto di
salubrità per il miglioramento della vita comune, che ancora oggi accompagna le nostre
singole progettazioni.
1.3.11 Materiali:
- Vetro e l’impiego delle tessere
musive
- Cotto/mattone/ tegole ecc.
- Pietra
- Marmo
- Paglia
- Legno
- Ceramica
- Tessuto
Secolo XIII e XIV – Villanova di
Albenga – Liguria Occidentale
Abaco dei tipi edilizi ricorrenti (dopo il
1251 dc.)
Da Storia delle città – S. Visino
Orvieto – Prov. Terni Umbria Edificio del XII sec.
in cui compare l’uso del doppio arco interno
(rilievo di P.Achilli) da Storia della Città
Gubbio - Prov. Perugia Umbria
circa 1226 dc. – P. Micalizzi
da Storia della Città
20
2_ MATERIALI EDILI SALUBRI
INQUINAMENTO INDOOR
Occorre fare chiarezza sul concetto di salubrità riferito all’edilizia e cosa, ai giorni nostri, si
debba intendere per edificio salubre ovvero quali ambiti vadano esaminati per soddisfare il
requisito.
Salubrità significa semplicemente riferirsi a qualche cosa che giova alla salute, nel contempo
significa conoscere ed evitare il suo contrario e quindi ciò che nuoce alla salute.
Conoscere le caratteristiche secondo le quali un edificio può nuocere alla salute significa
essere in grado di progettare senza che queste circostanze si verifichino e, nel caso in cui si
stia valutando un edificio già esistente, significa essere in grado di individuare le circostanze
e le caratteristiche secondo le quali quell’edificio non sia salubre e possa generare delle
condizioni nocive alla salute.
Facendo una valutazione il più possibile ampia del concetto di salubrità dell’edificio va
considerata pariteticamente la salute di coloro che lo occuperanno a vario titolo (residenti,
lavoratori, utenti) ma anche dell’interazione diretta che l’edificio avrà con l’ambiente e,
spingendosi ancora oltre, alle implicazioni della filiera di produzione dei materiali che saranno
poi utilizzati nell’edificio medesimo.
 La salubrità degli ambienti confinati riguarda tutte quelle situazioni secondo le quali, in
conseguenza di scelte progettuali e di materiali utilizzati, si possano creare condizioni
nocive alla salute degli occupanti, definibili inquinamento indoor.
 La salubrità rispetto all’ambiente riguarda quanto l’edificio possa considerarsi inquinante
e nocivo per l’ambiente in conseguenza di scelte progettuali e materiali utilizzati.
 le scelte progettuali e di materiali da utilizzare dovrebbero anche tenere conto della filiera
produttiva e quanto questa a sua volta possa considerarsi salubre, ovvero quanto possa
risultare nocivo per l’ambiente produrre determinati materiali.
Si devono pertanto considerare tutti gli aspetti sopra menzionati. Questo richiede ai
professionisti che operano nel settore la massima attenzione e sensibilità nel porre in atto
soluzioni tali per cui non si privilegi un aspetto trascurandone gli altri, il rischio è di ottenere
buoni risultati perseguendo un obiettivo ma con risvolti negativi su altri ambiti.
Alcuni esempi di atteggiamenti miopi venuti in essere negli ultimi anni riguardano la giusta
attenzione che si è posta al risparmio energetico.
Si tratta correttamente di non realizzare edifici fortemente energivori che, per garantire
temperature ed umidità adeguate ad un vivere sano e confortevole agli occupanti, bruciano
combustibili fossili per produrre energia diventando quindi fonte inquinante per l’ambiente
con immissioni in atmosfera di inquinanti ed anidride carbonica.
L’obiettivo è quindi stato quello di imporre con normative e protocolli il raggiungimento di
prestazioni energetiche del sistema edificio impianto che garantiscano la riduzione delle
immissioni inquinanti nell’ambiente.
Ma mentre gli obiettivi sono assolutamente virtuosi si è assistito al loro perseguimento con
metodologie e protocolli che hanno generato problemi immediatamente percepibili proprio
sulla salubrità degli spazi confinati.
21
Anche altri atteggiamenti non virtuosi emergono se si considerano i materiali utilizzati per
realizzare gli isolamenti termici.
La normativa ed anche alcuni protocolli hanno sottovalutato l’aspetto della ventilazione, il
risultato è stato la realizzazione di edifici che scambiano poco o nulla con l’ambiente esterno
e questa è stata la causa di numerose complicanze sulla salubrità degli spazi confinati.
2.1 Caratteristiche dei Materiali Edili salubri
Come indicato in premessa per appartenere a questa categoria un materiale edile o un
componente che poi sarà parte integrante dell’edificio e del suo arredo deve
contemporaneamente soddisfare differenti requisiti.
Il componente non deve rilasciare sostanze nocive per la salute degli occupanti, quali ad
esempio formaldeide o polveri, deve nel contempo assicurate un corretto confort abitativo
sotto il profilo termico, acustico e dell’umidità, non deve impedire all’ambiente interno di
scambiare con l’esterno, non deve favorire l’attecchimento e sviluppo di muffe.
Un materiale edile salubre non deve disperdere sostanze nocive nemmeno nei confronti
dell’ambiente esterno; triste esempio negativo in tal senso è stato l’amianto. Le conseguenze
nefaste dei prodotti edili a base di amianto deve anche fare riflettere sull’errore che si rischia
di commettere nell’associare il concetto di naturale con quello di salubre, per cui l’attenzione
dell’esperto di edificio salubre deve sempre analizzare tutti gli aspetti nell’utilizzo di un
materiale senza farsi condizionare dall’origine del medesimo.
Non va nemmeno trascurata la filiera di produzione di un materiale ovvero quanto costa in
termini economico ambientali produrlo e distribuirlo. L’attenzione del progettista nella scelta
dei materiali deve tenere sempre e contemporaneamente in considerazione il rispetto di tutti
i requisiti, soprattutto quando ci si imbatte in materiali di nuova immissione sul mercato.
Si può quindi procedere ad indicare un parziale e non esaustivo elenco di alcuni materiali
edili che, rispondendo a tutti i requisiti, posso definirsi salubri.
Va comunque precisato che la salubrità del materiale non va considerato come concetto
assoluto ma anche in relazione alla scelta progettuale ed è la sinergia di entrambe le cose a
dare i risultati.
2.3 Gli isolanti termoacustici
La normativa energetica che impera a tutt’oggi impone l’inserimento di strati isolanti e
coibenti in tutte le parti di un edificio, quali muri, pavimenti, solai e tetti, non solo nelle nuove
costruzioni ma anche in vecchi edifici che ne erano privi. Ecco perché, rispetto ad altri
materiali, particolare attenzione deve essere posta proprio a questa categoria.
Il mercato attualmente offre infinite soluzioni, anche distinguere in categorie non è
facilissimo proprio in virtù delle innovazioni che i vari produttori continuano ad immettere
sul mercato.
L’obiettivo dell’esperto in edificio salubre deve essere quello di utilizzare i materiali che
permettano di ottenere il buon confort abitativo degli occupanti e nel contempo offrire un
minimo impatto ambientale diretto relativamente alle emissioni di CO2 e indiretto ovvero
facendo attenzione alla filiera produttiva dei materiali scelti.
Gli isolanti termici hanno il principale obiettivo contenere le dispersioni del calore
dell’involucro edilizio in inverno, diminuire gli apporti di calore dall’esterno durante l’estate
e allungare lo sfasamento.
22
Nel raggiungimento dei succitati scopi non va tralasciato che le scelte effettuate devono
sempre NON pregiudicare lo scambio dell’involucro con l’esterno.
Va poi considerata la sinergia del materiale isolante con l’involucro e con le strutture
disperdenti facendo bene attenzione a dotare la struttura di una adeguata inerzia e di un
coretto comportamento termo igrometrico.
Ovviamente il materiale non deve essere a sua volta fonte di inquinanti e diffondere in
ambiente sostanze nocive.
Solamente il soddisfacimento di tutte queste necessità garantirà buon confort e salubrità.
La valutazione di un isolante termico dovrebbe dipendere dalle seguenti caratteristiche:
- Conducibilità Termica
La conducibilità o conduttività termica (normalmente indicata con la lettera greca λ) è il
flusso di calore Q (misurato in J/s ovvero W) che attraversa una superficie unitaria A di
spessore unitario d sottoposta ad un gradiente termico ΔT di un grado Kelvin (o Celsius).
I materiali con elevata conducibilità termica sono detti conduttori (termici) mentre quelli
a bassa conducibilità termica sono definiti isolanti (termici).
La conducibilità termica ha un ruolo fondamentale nella progettazione di case a basso
consumo energetico: materiali a bassa conducibilità termica garantiscono un elevato
isolamento termico dell’edificio, permettono un basso consumo di energia per mantenere
la temperatura interna. E’ la caratteristica che è strettamente legata alle Resistenza termica
e quindi connessa alla trasmittanza ovvero all’unità di misura che consente il rispetto dei
limiti di legge previsti da zona a zona.
- Resistenza Al Passaggio Del Vapore
Il fattore di resistenza al vapore acqueo, comunemente chiamato fattore µ, è una
grandezza adimensionale che rappresenta quanto meglio un materiale o un prodotto
resiste al passaggio di vapore acqueo rispetto ad un equivalente spessore di aria. Più il
fattore µ è basso, più il materiale risulta essere permeabile al vapore, ovvero più
traspirante.
- Sfasamento
Lo sfasamento (fi) è l’arco di tempo (ore) che serve all’onda termica per fluire dall’esterno
all’interno attraverso un materiale edile. Maggiore è lo sfasamento, più lungo sarà il tempo
di passaggio del calore all’interno dell’edificio.
Lo sfasamento è dunque la differenza di tempo che intercorre tra l’ora in cui si ha la
massima temperatura all’esterno e l’ora in cui si ha la massima temperatura all’interno, e
non deve essere inferiore alle 8/12 ore.
- Capacità' Termica
La capacità termica massica indica il valore della quantità calorica in Joule, che 1 kg di
materia assorbe o emana, quando la sua temperatura viene alzata o abbassata di un K
(Kelvin).
Per alcuni materiali edili sono indicati i valori della capacità termica specifica in base alla
norma DIN EN 12524, oppure sono indicati i valori verificati dal produttore.
Più grande è la capacità termica massica, maggiore è la capacità di un materiale edile
(per kg) di accumulare energia termica.
- Massa Volumica - Densita'
La densità (kg/m³) è il peso in una unità di volume di un materiale. D'estate sono
preferibili alti valori di massa volumica a parità di spessore e conducibilità termica.
23
Aumentando la densità diminuisce la diffusività.
Una delle possibili catalogazioni è quella di seguito riportata:
la tabella che segue nell’indicare alcune delle caratteristiche di un isolante evidenzia anche gli
aspetti legati all’eco sostenibilità
24
2.3.1 FIBRA DI LEGNO
PRODUZIONE
I pannelli isolanti del suddetto tipo vengono realizzati con legno di abete rosso o di pino. La
materia prima è costituita da residui di segheria, legni deboli ecc. Il legno viene frantumato
e quindi scomposto in fibre di legno fini mediante procedimenti termici e meccanici. Dette
fibre di legno fini conferiscono al pannello la sua stabilità tipica attraverso l'intreccio e
l'infeltrimento subito durante la pressatura. Le resine naturali proprie del legno vengono
sprigionate per scomposizione con l'aggiunta di allume conferendo al pannello dopo
l'essiccazione la stabilità necessaria senza dover aggiungere altri leganti. Per rendere i pannelli
resistenti all'umidità vengono addizionati a seconda dell'uso per cui sono destinati alcune
sostanze idrofobizzanti (lattice, cera e un surrogato di bitume a base di resina
naturale). L'acqua di processo necessaria per la pressatura può essere condotta all'interno del
circuito della fabbrica.
APPLICAZIONE
I pannelli in fibra di legno vengono proposti in vari spessori, per applicazioni nella sezione
interna o esterna dell'edificio:
 Pannelli isolanti per tetto idrofobizzati utilizzati come sottotetto sostituiscono il
tavolato e il sotto strato protettivo. Vantaggi: aperti alla diffusione, possibilità di
isolamento pieno tra le travi portanti, azione isolante aggiuntiva, posa rapida.
 Pannelli per l'isolamento continuo sopra le travi portanti.
 Pannelli isolanti per l'isolamento tra le travi portanti del tetto, nelle pareti montanti e
soffitti a travi di legno nonché per facciate sospese e pareti intermedie.
 Pannelli isolanti per facciata come elemento di un sistema compound termoisolante.
 Elementi finiti per pavimenti a secco e per applicazione sotto pavimento per
insonorizzazione anti calpestio.
 Pannelli isolanti speciali per pareti divisorie e fonoisolanti leggere.
CARATTERISTICHE E PROPIETA'
Il pannello in fibra di legno è permeabile al vapore acqueo e consente un tipo di costruzione
a diffusione aperta(µ =5). L'effetto termoisolante è buono (0,04 W/mK), e per di più rispetto
ad altri materiali isolanti risulta una maggiore capacità di accumulo del calore e proprietà
fonoisolanti apprezzabili. La capacità di accumulo del calore dei pannelli è importante
soprattutto a livello di sottotetto dato che consente di ottenere un buon sfasamento nonché
smorzamento dei picchi termici. Nelle sezioni ad alto rischio di umidità vanno previsti
pannelli idrofobizzati con aggiunta di resina naturale, classe di infiammabilità 2.
CONSIDERAZIONI SULL' ASPETTO ECOLOGICO
Le materie prime sono inesauribili e pertanto disponibili in misura praticamente illimitata per
il relativo utilizzo. Il consumo di energia durante la produzione è relativamente alto.
L'inquinamento ambientale per effetto delle acque sporche scaricate durante la produzione
viene ridotto al minimo attraverso la circolazione in circuiti chiusi. I resti dei pannelli isolanti
in fibra di legno possono essere lavorati per produrre nuovi materiali isolanti oppure designati
al compostaggio. Questo materiale isolante è sostanzialmente conforme ai requisiti richiesti
per un prodotto ecologico e rappresenta pertanto un'alternativa valida.
25
2.3.2 SUGHERO
PRODUZIONE
Il sughero grezzo si ricava dalla corteccia della quercia da sughero coltivata principalmente
in Portogallo, Spagna e Africa nord-occidentale. Il sughero granulato naturale viene ricavato
dalla corteccia della quercia da sughero.
Oggi i pannelli isolanti in sughero vengono prodotti esclusivamente in versione espansa pura,
vale a dire senza aggiunta di altre sostanze. La corteccia di sughero viene macinata, il
granulato così ottenuto viene poi cotto all'interno di appositi serbatoi a pressione con vapore
acqueo della temperatura di circa 370°C. Durante questo processo il sughero si espande da
un 20% a un 30% e viene legato dalla propria resina.
APPLICAZIONE
Il sughero viene proposto in varie forme:
 Pannelli isolanti in sughero per l'isolamento acustico da calpestio.
 Sughero granulato sfuso come riempimento termoisolante per esempio nelle
intercapedini di murature.
CARATTERISTICHE E PROPIETA'
Nel caso del presente materiale si osserva la combinazione di buone proprietà termoisolanti
(0,04 W/mK) con un'elevata capacità di accumulo del calore. Il sughero è in grado di
accumulare una quantità di calore maggiore rispetto ad esempio al materiale isolante in fibre
minerali. I pannelli isolanti in sughero sono relativamente insensibili all'umidità e in caso di
influsso dell'umidità perdono poco del loro effetto isolante. Il coefficiente di resistenza alla
diffusione del vapore acqueo µ per i pannelli in sughero agglutinati è (µ=8) e per il sughero
granulato è (µ=5). Il sughero presenta una stabilità di forma e una permanente elasticità. E’
insensibile agli insetti e ai funghi. E’ opportuno rimuovere la polvere da sughero, soprattutto
durante le operazioni di montaggio. La posa del sughero non comporta alcun problema. Il
sughero presenta un grado di infiammabilità normale (classe 2), con vetro solubile diviene
difficilmente infiammabile (classe 1).
CONSIDERAZIONI SULL' ASPETTO ECOLOGICO
La quercia del sughero cresce nel bacino del Mediterraneo, in particolare in Portogallo. In
futuro può aumentare la disponibilità, in quanto attualmente viene lavorata soltanto una parte
delle risorse di sughero disponibili e le superfici di coltivazione vengono continuamente
ampliate. La coltivazione della quercia da sughero è vantaggiosa sotto l'aspetto ecologico, in
quanto favorisce anche l'esistenza della fauna e della flora locale. Il settore dell'artigianato
locale correlato assicura parecchi posti di lavoro. La scortecciatura viene operata circa ogni
10 anni ed è regolamentata dalle disposizioni di legge. I tragitti piuttosto lunghi vengono
effettuati soprattutto mediante camion. Il dispendio di energia durante la produzione è molto
ridotto. Il sughero espanso e quello granulato sviluppano spesso un odore molto forte.
26
2.3.3 FIBRA DI CANAPA
PRODUZIONE
La canapa è una delle piante coltivate locali più antiche. In tre mesi riesce a raggiungere
un'altezza di quattro metri ed è considerata una pianta che esercita un'azione benefica a
favore del terreno. La sostanze amare che contiene la renda particolarmente resistente ai
parassiti e pertanto non è necessario utilizzare dei pesticidi o degli erbicidi. Per garantire una
certa stabilità di forma alcuni prodotti vengono integrati con un 10-15% di fibre di supporto
in poliestere. Si può aggiungere anche della lana di pecora per una percentuale dal 3% al 10%.
APPLICAZIONE
I materiali isolanti a base di canapa sono adatti praticamente a tutte le applicazioni comuni.
 Pannelli isolanti per facciata come elemento di un sistema compound termoisolante
per le facciate esterne;
 Pannelli isolanti e tappetini isolanti par l'isolamento termico in pareti montanti,
 soffitti con travatura in legno, tetti e facciate sospese ventilate;
 Materiale di tamponatura per il riempimento di cavità, corda di canapa per giunzioni
di finestre e di porte;
 Pannelli fonoisolanti anti calpestio sotto il pavimento continuo flottante;
 Frammenti di canapa sfusi come riempimento isolante tra i legni di imbottitura;
CARATTERISTICHE E PROPIETA'
La canapa è una pianta coltivata molto robusta e per niente delicata, ideale alle nostre
latitudini anche per la coltivazione biologica.
La fibra di canapa è estremamente resistente allo strappo e all'umidità, riesce ad assorbire
umidità fino ad un terzo del proprio peso netto ed asciugarsi senza alcuna dispersione
termica. Presenta inoltre una capacità di accumulo del calore migliore rispetto a quella di altri
materiali isolanti a base di fibre minerali lana di vetro e di roccia. Secondo le indicazioni dei
produttori, il prodotto essendo privo di proteine e contenendo delle sostanze amare presenta
una certa resistenza contro la putrefazione, i parassiti, i roditori e la muffa. Le proprietà
termoisolanti sono buone (0,040 W/mK), la resistenza alla diffusione del vapore acqueo (µ
è 1). Con un trattamento impregnante a base di soda, fosfato di ammonio o di sali di boro si
raggiunge una classe di infiammabilità 2.
CONSIDERAZIONI SULL' ASPETTO ECOLOGICO
La canapa è una delle fibre vegetali più interessanti per il settore dell'edilizia. La coltivazione
estensiva della canapa è ideale per l'agricoltura ecologica. Le sue buone caratteristiche
consentono di utilizzare il prodotto aggiungendo poche sostanze del tutto innocue per la
salute umana. Durante la lavorazione non fuoriescono delle fibre che penetrano fino ai
polmoni. Solo l'aggiunta di fibre di poliestere relativizza un po' il bilancio ecologico positivo.
Sarebbe pertanto più opportuno utilizzare dei tessuti di sostegno o incollare delle fibre non
putrescibili. La canapa dopo essere stata smontata può essere riutilizzata. La canapa trattata
con sali di ammonio può essere conferita al compostaggio, le fibre di poliestere però non si
degradano e devono successivamente essere eliminate. I prodotti impregnati di sale di boro
non sono adatti al compostaggio.
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2.3.4 LANA DI PECORA
PRODUZIONE
La disponibilità a livello mondiale di ovini da lana ammonta a circa 1,2 miliardi di capi. La
tosatura, obbligatoria per la buona salute dell'animale, rende da 2,5 a 5kg di lana all'anno.
La lana, così ottenuta, viene lavata con saponi naturali e trattata con sostanze protettive antitarme. Successivamente vengono realizzati i materassini isolanti con tre sole lavorazioni
meccaniche; cardatura per l'omogeneità, agugliatura per la compattezza ed il taglio per
ottenere le misure desiderate. Il tutto senza uso di leganti sintetici o naturali.
APPLICAZIONE
Le lane di pecora vengono proposte sotto forma di feltro isolante in rotoli da utilizzare a
riempimento delle intercapedini, verticali ed orizzontali come isolante termico ed acustico.
La lana non è un isolante di tipo portante.
 Materassini posizionabili tra travi portanti e nelle pareti interne ed esterne di
costruzioni a montanti in legno. Nelle intercapedini in muratura. Nei tetti tradizionali
e ventilati con varie coperture. Il materiale isolante a base di lana di pecora,
compatibile con tutti i materiali da costruzione, è particolarmente idoneo per le
costruzioni in legno in quanto si adegua al suo lavorio e mantiene il giusto livello di
umidità. Fa, in parole povere, manutenzione alle strutture. I rotoli possono essere
forniti in diverse larghezze e spessori a seconda della costruzione in cui vanno inseriti,
il taglio può essere operato con un semplice paio di forbici oppure con
un'apparecchiatura di taglio speciale fornita dal produttore;
 Nota per la posa in opera: in verticale ed orizzontale le lane con densità > di 30
kg/mc hanno una perfetta stabilità dimensionale. E' sufficiente ancorare il
materassino in alto per il tempo necessario a chiudere la parete. Per le strutture dove
è prevista una camera d'aria riempita parzialmente è necessaria la tassellatura;
CARATTERISTICHE E PROPIETA'
Buone proprietà termoisolanti: Conduttività termica 0,0318W/mK - Calore specifico
pesato:1,3 kJ/kgk. Buone proprietà acustiche: Coefficiente assorbimento acustico pesato alla
densità di 30 kg/mc e spessore 65 mm = 1 ( classe A ) Coefficiente di resistenza al passaggio
del vapore µ = 2. La lana è impermeabile all'acqua ma permeabile al vapore che assorbe e
cede in continuazione per mantenere il giusto grado di umidità. Questo lavoro garantisce un
potere isolante stabile ai materassini composti di lana di pecora, perché l'aria trattenuta dalle
fibre rimane asciutta e non fa passare per conduzione il calore. Recenti scoperte hanno
confermato la capacità della lana di assorbire e neutralizzare sostanze nocive come
la formaldeide, Nox e Sox, presenti tra le mura domestiche. Utilizzando materiali traspiranti
garantisce la depurazione dell'aria da questi composti tossici. Temperatura di incendio 600°C.
Non fonde, non gocciola, carbonizza velocemente senza trasmettere la fiamma. Classe di
infiammabilità 2 (normale) Loi (limit oxigen index) 25. La temperatura di esercizio è da meno
60°C ad oltre + 80°C non risente degli sbalzi di temperatura e può essere impiegata
tranquillamente anche sotto le coperture dei tetti in metallo.
CONSIDERAZIONI SULL' ASPETTO ECOLOGICO
L'allevamento ovino estensivo contribuisce alla conservazione del paesaggio colturale e
culturale. Nelle regioni europee la lana di pecora è un sottoprodotto dell'allevamento di
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pecore madri e appare opportuno trasformare la lana in eccedenza in un prodotto a lunga
durata. Proviene da una fonte rinnovabile ed è l'unico prelievo di materia prima che non
rappresenti un danno od un impoverimento ma un beneficio. Il dispendio di energia per la
produzione dei materiali isolanti a base di lana di pecora è in proporzione piuttosto basso.
La lavorazione è a bassissime temperature e meccanica. Le condizioni di produzione possono
essere giudicate positive. A differenza delle fibre vegetali la lana di pecora deve essere trattata
contro le tarme, ma una volta montato il materiale non crea alcun problema.
2.3.5 FIBRA DI KENAF
PRODUZIONE
La fibra di kenaf si ricava da una pianta simile alla canapa. Le piante di kenaf vengono lasciate
seccare in campo e gli steli, ormai privi di linfa, vengono poi tagliati e raccolti. Per ottenere
la fibra gli steli vengono successivamente lavorati in macchine che separano la parte fibrosa
dal kenapulo e dalla polvere, che vengono utilizzate per produrre altri materiali.
APPLICAZIONE
I pannelli semirigidi in fibra di kenaf vengono utilizzati per isolare termicamente ed
acusticamente le intercapedini di strutture in legno e muratura, cappotti interni ed esterni
ventilati, controsoffitti, sottopavimenti e solai. I feltri flessibili trovano applicazione in
sottopavimenti per l'abbattimento del rumore di calpestio.
CARATTERISTICHE E PROPIETA'
La fibra di kenaf ha ottime proprietà termoacustiche ed è traspirante e igroscopica. Permette
quindi la regolazione dell'umidità garantendo un buon microclima interno. É un prodotto
che non contiene sostanze tossiche e non presenta rischi per la salute durante la fase di
lavorazione e nemmeno durante la messa in opera o l'uso.
CONSIDERAZIONI SULL' ASPETTO ECOLOGICO
La fibra di kenaf è riciclabile e riutilizzabile. Il compostaggio è possibile solo se non sono
presenti componenti sintetici.
2.3.5 FIBRA DI LINO
PRODUZIONE
Per la fabbricazione del materiale isolante si utilizzano le fibre corte del lino. Dopo la pulitura
e la separazione in fibre singole si applicano diverse procedure per impedire l'insaccamento
del materiale isolante: si può integrare il prodotto fino ad un 20% con delle fibre di supporto
composte da fibre tessili di poliestere oppure incollare le fibre con fecola di patate, Per
rendere il prodotto resistente al fuoco e ai parassiti vi vengono addizionati dei composti la
cui percentuale varia a seconda del produttore e possono essere al massimo un 10% di
composti di bromo o un1 % di fosfato di ammonio.
APPLICAZIONE
Il lino può essere applicato ovunque non vi sia una sollecitazione statica elevata:
 Feltro termoisolante per isolamento termico e acustico in tetti, soffitti con travatura
in legno, pareti di montanti e tra travi, travetti . I feltri isolanti arrotolabili possono
essere fabbricati solo con fibre di sostegno in poliestere;
 Pannelli isolanti per l'isolamento termico e acustico e per soffitti acustici;
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Materiale di tamponatura per l'isolamento da calpestio e per la tamponatura di
giunzioni e cavità, per esempio nei telai per finestre e porte. Il lino da tamponatura è
un alternativa alle schiume di montaggio;
CARATTERISTICHE E PROPIETA'
Le fibre di lino presentano buone proprietà termoisolanti (0,04W/mK). Il coefficiente di
resistenza alla diffusione del vapore acqueo µ è 1. Le fibre sono molto resistenti alla trazione
e estensibili. Il lino può assorbire umidità senza subire alcun danneggiamento. Le fibre sono
composte da cellulosa e non contengono proteine animali, pertanto sono resistenti alle tarme
e alla muffa. La cera protettiva del lino resta sulle fibre. La posa del lino non comporta alcun
problema, dato che può essere facilmente tagliato con un coltello elettrico o con una sega
circolare, I materiali isolanti in lino vengono incastrati tra portanti e travi in legno e non
devono essere graffettati. Classe di infiammabilità 2, infiammabile normalmente.
CONSIDERAZIONI SULL' ASPETTO ECOLOGICO
Il lino rientra tra le materie prime locali, rinnovabili. La coltivazione del lino è sensata da un
punto di vista ecologico in quanto il lino è una pianta adatta per la rotazione delle colture e
non necessita di alcun concime artificiale, Mentre le fibre lunghe vengono utilizzate per la
fabbricazione di tele di lino, le fibre corte sono ideali per la produzione di materiale isolante,
I produttori hanno dichiarato la propria disponibilità a ritirare il loro materiale per riutilizzarlo
per la produzione di nuovo materiale isolante. Il materiale isolante in lino trattato con sali di
ammonio può essere conferito al compostaggio anche se le fibre in poliestere non si
decompongono. I prodotti impregnati di sale di boro non sono adatti al compostaggio, in
quanto provocherebbero lisciviazioni inammissibili. Il lino è un prodotto alternativo
interessante nell'ambito dei materiali isolanti, anche se l'elevato contenuto di fibre plastiche
di sostegno di determinati prodotti finiscono per relativizzare la denominazione di' materiali
isolanti naturali.

2.3.6 VETRO CELLULARE
PRODUZIONE
Il vetro cellulare è un materiale isolante espanso a cellula chiusa. Il materiale di partenza è
composto per i 66% da vetro riciclato e per la restante percentuale da sabbia quarzosa alla
quale vengono addizionate altre sostanze specie il carbonato di calcio, teldspato potassico,
ossido ferroso, carbonato di sodio. Le materie prime vengono fuse a 1.250°C ad una massa
di vetro alla quale dopo essere stata macinata si aggiunge come propellente del carbonio.
Questa miscela viene inserita in vasche di acciaio al nichel- cromo e fatto ossidare, il carbonio
a anidride carbonica in stufe da espansione ad una temperatura di circa 1.000°C. Durante
questa procedura si formano delle bolle di gas che fanno espandere la miscela di 8-9 volte. Il
materiale grezzo passa poi dalle vasche al forno di laminazione
dove subisce un lento processo di raffreddamento che crea una depressione nella cellule
gassose, successivamente viene tagliato nel formato richiesto.
APPLICAZIONE
I pannelli d vetro cellulare sono particolarmente adatti per l'isolamento perimetrale lungo
le pareti esterne a contatto con la terra, sotto i plinti di fondazione, sulle terrazze o sui tetti
piani e in generale in tutte le parti di edificio sensibili all'umidita. La lavorazione viene eseguita
con seghe a mano. Il fissaggio viene operato con collanti speciali o a base di bitume oppure
30
direttamente nel pietrisco fine, nella sabbia o ne calcestruzzo fresco. Il prodotto potrebbe
riportare danni in seguito a sollecitazioni meccaniche durante il montaggio. Un altro campo
di applicazione sono rivestimenti isolanti di tubazioni e di serbatoi. Il materiale isolante
essendo stagno alla diffusone non si inumidisce a causa dell'acqua di condensa.
CARATTERISTICHE E PROPIETA'
Il vetro cellulare è stagno al vapore e all'acqua µ=infinito, vale a dire che non assorbe alcuna
umidità. E un materiale resistente al gelo e alle condizioni atmosferiche e regge bene le forti
compressioni. I pannelli sono comunque relativamente leggeri e non infiammabili, non
putrescibili e resistenti ai solventi organici e agli acidi. Le proprietà termoisolanti possono
essere paragonate a quelli di altri materiali isolanti con un valore che varia tra ?= 0,04 e 0,05
W/mK.
CONSIDERAZIONI SULL' ASPETTO ECOLOGICO
Il dispendio di energia primaria nella fase di produzione è elevato. Il recupero di energia in
fase di fusione ed espansione consente però di riutilizzare il calore prodotto. La longevità dei
pannelli si ripercuote positivamente sul bilancio energetico complessivo. Il vetro cellulare
non contiene gas nocivi per l'ozono. I pannelli impediscono la penetrazione del radon.
Durante il taglio fuoriesce dell'acido non pericoloso di odore putrido. Nel sistema compatto
tutti gli strati sono uniti tra loro a filo mediante massa collante calda o collante freddo a base
di bitume. L'utilizzo di collanti caldi a base di bitume o di collanti emulsionanti comporta
uno svantaggio ecologico durante la lavorazione. Non è possibile riutilizzare del vetro
cellulare trattato con collanti (per esempio bitumi, resina sintetica) li vetro cellulare puro può
essere riciclato senza alcun problema. Nella porzione delle pareti a contatto con la terra e per
i tetti struttura inversa il vetro cellulare costituisce l'unica alternativa possibile ai pannelli in
plastica e presenta caratteristiche particolari (per esempio una resistenza alla compressione
senza deformazioni).
2.3.7 POLISTIRENE
Nel campo degli isolanti termici rappresenta certamente il materiale meno salubre.
Tra gli aspetti positivi risulta sicuramente il minor costo rispetto ad altri prodotti e nel
contempo buone resistenza e bassa conducibilità.
Il polistirene espanso sinterizzato (EPS) è un materiale rigido, di peso ridotto, derivato dal petrolio.
Esso è composto da atomi di carbonio e di idrogeno. Mediante un processo industriale, dal
petrolio si ricavano piccole perle trasparenti di polistirene, a cui viene aggiunto pentano, un
idrocarburo che funge da gas espandente. Mettendo poi in contatto le perle ottenute con il
vapore acqueo a temperatura superiore ai 90°C, il pentano in esse contenuto le fa espandere
fino a 20-50 volte il loro volume iniziale. In questo processo si forma, all'interno delle perle
espanse di polistirene, una struttura a celle chiuse che trattengono al proprio interno l'aria,
impedendone i moti convettivi e conferiscono così al polistirene espanso le sue eccellenti
proprietà di isolante termico. La sinterizzazione è il processo di saldatura delle perle di
polistirene espanso che, sottoposte nuovamente all'azione del vapore acqueo, si uniscono fra
di loro fino a formare un blocco omogeneo di materiale espanso
L’EPS ha generalmente massa volumica compresa fra 10 e 40 Kg/mc, ed è quindi mediamente
costituito dal 98% di aria e solo dal 2% di materiale strutturale di puro idrocarburo. Oltre al
vapore acqueo, per la produzione del polistirene espanso viene usato solo il pentano, che al
31
termine del processo di espansione evapora. Il polistirene estruso ha le stesse caratteristiche
del polistirolo ma si presenta in modo più compatto ed ha la superficie liscia che consente di
realizzare prodotti più prestigiosi dal punto di vista strettamente estetico. In quanto materiale
estruso, nella tabella sottostante è possibile notare come il polistirene, il polistirolo ed il
poliuretano se da un lato offrono ottimi valori di resistenza e conducibilità mostrano invece
pessimi comportamenti alla permeabilità., ed alti costi ambientali, nella tabella non è indicato
il comportamento allo sfasamento ma anche in questo caso non offre buone prestazione e
quindi non adatto per il confort estivo.
L’elenco dei materiali isolanti fin qui riportato non può e non vuole essere completo in
quanto la produzione industriale immette sul mercato continuamente nuovi prodotti, l’elenco
sarebbe pertanto un continuo work in progress.
Per questa categoria di materiali come in genere per tutti quelli definibili edili o comunque
che interagiscono con lo spazio confinato e con l’ambiente esterno il tecnico deve sempre
porre attenzione ai seguenti tre punti:_
 Il materiale immette sostanze nocive ?
 Il materiale impedisce una adeguata traspirazione e confort termo-igrometrico?
 La filiera produttiva è ecosostenibile?
Le indagini svolte su ogni nuovo prodotto con i succitati criteri devo guidare nella scelta di
un materiale da potersi considerare salubre.
32
2.4 MATERIALI EDILI SALUBRI PER ECCELLENZA
2.4.1 Il Legno
Si tratta di un materiale di antichissimo utilizzo nelle costruzioni, numerose sono le essenze
utilizzate nell’edilizia ed ognuna di esse garantisce caratteristiche ed utilizzi differenti,
l’essenza va quindi scelta in funzione della destinazione.
Il legno trova utilizzo in tutte le parti di un edificio, strutture verticali, solai, solai di copertura,
infissi, pavimenti, arredi e complementi d’arredo, di seguito alcune virtù che fanno del legno
un materiale edile salubre.
 un rapporto favorevole tra densità e resistenza
 un’elevata temperatura superficiale
 una bassa conducibilità termica
 una buona acustica
 buone proprietà elastiche
 non trasmette sostanze nocive e non causa allergie
 equilibra l’umidità dell’aria
 è antistatico
 non è radioattivo
 emana una fragranza piacevole
 Il legno è l’unico materiale edile rinnovabile con un ciclo di vita estremamente puro e
a risparmio di energia. Ha origine da un processo puro di fotosintesi e assimilazione
accompagnato da un’influenza mite sull’ambiente.
 A differenza degli altri materiali è necessaria poca energia per la sua lavorazione e
trasformazione.
 Il legno consente di ottenere il massimo grado di prefabbricazione con un montaggio
rapido. Grazie alla costruzione a secco è possibile insediarsi subito nella nuova
costruzione e quindi anche le spese del prestito saranno inferiori.
 Il legno può essere modellato e posto in opera senza alcun problema.
 Il legno si asciuga rapidamente ed ha una bassa densità ovvero peso.
Rappresenta una scelta salubre per ciascuna delle destinazioni possibili, l’attenzione va
tuttavia posta ai metodi di posa in opera e di finitura, sono le colle e le vernici che sovente
sono utilizzate ad essere la causa di emissioni nocive quali formaldeide e composti organici
volatili.
Per il trattamenti di finitura e l’incollaggio dei materiali lignei si consiglia di utilizzare prodotti
a base acquosa, olii e cere naturali e porre attenzione a collanti e vernici.
33
2.4.2 La pietra
Anche la pietra come il legno è un materiale antichissimo, trova la sua applicazione sia nelle
strutture che nei rivestimenti e rifiniture.
Esiste una classificazione commerciale codificata dalla norma UNI 8458, con la seguente
suddivisione: Marmi, Travertini, Graniti, Pietre.
Essendo materiali di origine naturale le pietre generalmente rispondono a tutti i requisiti di
salubrità, vanno tuttavia attentamente considerate in relazione all’utilizzo che ci si prefigge.
Particolar attenzione va invece prestata ad alcune pietre quali il tufo e la pozzolana possono
contenere concentrazioni di gas come il radon che variano in relazione alla zona di estrazione.
2.4.3 Laterizi
Si tratta di un altro materiale di antica tradizione ottenuto dalla cottura di argille, con il
laterizio si realizzano elementi per molte collocazioni dell’edificio.
I mattoni, le tegole, le pignatte, le piastrelle ed altri elementi sono realizzati in laterizio, si
tratta di un materiale che, se prodotto naturalmente, ovvero senza aggiunta di processi che
ne prevedano la lavorazione assieme ad altri elementi , come ad esempio il polistirolo per
determinarne la porizzazione, ha tutti le caratteristiche per essere annoverato ai materiali edili
salubri.
E’ un prodotto che in virtù della porosità garantisce un adeguata permeabilità al vapore ed
in virtù della propria massa offre un buon volano termico.
2.4.5 Intonaci
L’intonaco oltre a rappresentare rivestimento protettivo della struttura ed avere una funzione
estetica, può offrire numerosi vantaggi nell’ambito della bioedilizia. Gli intonaci si
distinguono a seconda del legante usato, in intonaci a base di calce o intonaci a base di argilla.
Agli intonaci tradizionali e di antica tradizione il mercato attualmente offre numerose
soluzioni di prodotti premiscelati, è il caso di porre attenzione nella scelta di uno dei numerosi
prodotti in commercio tenendo sempre presente tutti i requisiti che il prodotto deve
soddisfare per definirsi salubre.
Come due esempi di intonaci salubri si indicano di seguito l’intonaco a base argilla e base
calce.
- Finitura a base Argilla
Per le innumerevoli proprietà dell’argilla, questo tipo d’intonaco rende gli ambienti più
salubri, regolarizzando l’umidità, liberando l’aria dagli odori ed abbassando le radiazioni
elettromagnetiche.
L’intonaco a base di argilla è particolarmente indicato per le strutture in legno,
rappresentando il perfetto connubio per una casa naturale e salubre.
Attese le sue caratteristiche se ne raccomanda l’utilizzo negli ambienti interni. Con
l’aggiunta di perlite e sabbia pomice, diventa un ottimo intonaco termico per interni.
34
- Intonaco a base Calce
La calce materiale “povero” non ha nulla da invidiare al cemento, essendo preferibile allo
stesso in termini di durabilità, sostenibilità ecologica e benessere abitativo. Gli intonaci a
base di calce possono essere utilizzati sia per l’interno che per l’esterno.
Rammentiamo che alcuni intonaci in virtù della loro struttura macro porosa si dimostrano
particolarmente efficaci nel trattamento dell’umidità di risalita nelle murature.
Esistono poi intonaci miscelabili con prodotti isolanti quali perlite, sughero ed altri ancora
che consentono di unire alla funzionalità dell’intonaco anche quella di isolante termico,
anche in questo caso nella scelta del prodotto vanno attentamente valutati tutti i requisiti
di salubrità.
Rammentiamo che alcuni intonaci in virtù della loro struttura macro-porosa si dimostrano
particolarmente efficaci nel trattamento dell’umidità di risalita nelle murature.
2.5.6 Il Cemento
Il cemento nella sua forma elementare è un prodotto di derivazione naturale, ottenuto per
cottura e macinazione di marne, ovvero di terreni calcareo argillosi.
Il cemento è un legante con cui si confezionano malte e calcestruzzi.
Il conglomerato cementizio, composto da cemento, inerti ed acqua di impasto è utilizzato
per molteplici funzioni strutturali dell’edificio.
Non offre caratteristiche tali per cui possa essere facilmente annoverato tra i materiali salubri,
principalmente è un materiale dotato di scarsa traspirabilità ed alta conducibilità termica.
Tuttavia utilizzato per assolvere prettamente funzioni strutturali e progettando l’edificio
attentamente non è da demonizzare se non nelle varie declinazioni commerciali ove viene
arricchito di additivi di varia natura che ne fanno invece un materiale decisamente insalubre.
2.5.7 Paglia e Canapa
Materiali di origine naturale che offrono interessanti applicazioni e che garantiscono ottimi
comportamenti termo igrometrici, acustici e di traspirabilità.
Con la canapa si realizza un conglomerato ed anche mattoni costruiti dalla fibra legnosa della
canapa, calce idraulica come legante ed acqua di impasto, offre quindi la riciclabilità a fine
ciclo vitale del manufatto.
Non offrendo buone caratteristiche negli utilizzi strutturali si presta maggiormente per
tamponamenti e riempimenti.
La paglia a sua volta racchiude tutti i requisiti per essere definito salubre quali ecosostenibilità, isolante termoacustico, traspirabilità, prima di emissioni nocive, dal punto di
vista strutturale si sono dimostrate buone portanze e resistenza al sisma.
2.5.8 Pitture
Le tinteggiature non devono avere solo lo scopo di dare una colorazione gradevole - benché
si tratti di un aspetto importante e basta fare riferimento agli studi sulla cromoterapia -, ma
anche la capacità di interagire con lo spazio confinato in maniera tale da non diffondere in
esso elementi nocivi e di non diventare esse stesse, in virtù della loro composizione, elemento
di inquinamento.
35
È il caso di ricordare brevemente che tra i meccanismi di proliferazione delle muffe esiste la
presenza di sostanze nutritive nelle pitture che assume fattore favorente.
Le sostanze nutritive sono le sostanze organiche presenti nelle pitture acriliche e pitture
cosiddette “lavabili” che bloccano la traspirazione..
Va quindi preferito l’utilizzo di pitture minerali che non offrano elementi nutritivi alle spore
e nel contempo garantiscano l’adeguata traspirazione del manufatto.
Tra i prodotti per pittura definibili salubri vi possono essere anche le pitture fotocatalitiche,
sia per esterni che per interni - la fotocatalisi è una reazione chimica nella quale il catalizzatore
è sollecitato dalla luce ed innesca una reazione chimica - dove al colore viene aggiunto un
catalizzatore che è in grado di degradare le sostanze inquinanti organiche ed odori molesti.
Ma è la storia, ancora una volta, a poterci permettere di affrontare con totale sicurezza, in
termini di salubrità, la scelta più consapevole per non commettere ulteriori errori ed i disastri
degli ultimi settant’anni dovuti, soprattutto, ad un uso scellerato dei prodotti di derivazione
chimica.
Con questo non possiamo certo demonizzare la chimica né il principio del progresso inteso
come evoluzione. I disastri e l’inquinamento non sono creati dalla chimica, bensì generati dal
lucro e dal pressapochismo che alberga nel genere umano. Oltretutto, se ci decidessimo a
guardare le cose dal giusto punto di vista, ci accorgeremmo che tante sostanze e materiali
così dannosi non sono neppure così indispensabili.
Ad esempio non è da sottovalutare la tossicità delle pitture e delle vernici c.d. convenzionali
come quelle “all’acqua” perché possono essere molto pericolose per la salute e l’ambiente
per la presenza di solventi, pigmenti, cariche, leganti e coadiuvanti contrassegnati con sigle
che nessuno va mai controllare.
- Solventi
Nelle pitture acriliche e viniliche o in quelle con resine amminoplastiche, con poliesteri o
poliuretani, i solventi organici più usati sono Idrocarburi Alifatici ed Aromatici, Alcoli,
Chetoni, Acetati e Glicoli. La Loro caratteristica è un’alta volatilità. I più comuni sono il
Toluene, lo Xilene ed i Glicoli. Alcuni di essi sono riconosciuti cancerogeni dal Ministero
della Sanità e sono contrassegnati con la sigla di rischio R-45 e R-49 come
l’Amminoazobenzene (colorante per solventi e cere), il Nitrobenzene (per le aniline ma
anche come solvente antidetonante per cere, resine ed oli) e tanti altri ancora come il
Clorometiletere o il Diamminodifenilmetano (agente induritore del gruppo epossidico),
Dibrometano, Dicoloroetano, Dietilsolfato (per la produzione di alcol etilico),
Epicloridrina, Esaclorobenzene (funghicida del legno), Esametilfosforo Triammide,
Etilene Ossido (per la produzione di glicole di etilene, molto usato nelle pitture acriliche
e viniliche), Nitropopano (nelle vernici e nei rivestimenti vinilici ed epossidici) Propilene
Ossido (come intermedio nella produzione di glicole propilenico, quello definito “non
tossico” ed utilizzato nelle pitture acriliche a Zero VOC).
- Pigmenti
Tra i pigmenti inorganici più pericolosi c’è il classico esempio della “Biacca di Piombo”
responsabile di un infinito elenco di danni biologici ad adulti e bambini. Questo pigmento
è stato usato per secoli ed era già descritto come pericoloso nel trattato di Ramazzini del
1713. La prima nazione a bandirlo fu l’Australia nei primi del ‘900. Passarono molti lustri
fin quando anche i paesi europei lo bandirono nel 1967. Gli Stati Uniti d’Americia
arrivarono buoni ultimi solo nel 1978. Oggi possono ancora risultare pericolosi agli addetti
36
lavori in caso di inalazione ed ingestione quando, ad esempio, si effettuano raschiature di
vecchie pitture.
Altri metalli pesanti pericolosi contenuti nei pigmenti delle pitture e delle vernici sono il
Cadmio, Cromo, Mercurio e l’Arsenico ma non da trascurare neppure il Titanio.
I coloranti sintetici furono le prime scoperte della chimica, avvenute nella seconda metà
dell’ottocento con la sintesi di un colorante dal carbon fossile. Ci hanno regalato la
possibilità di avere toni carichi di colore impossibili un tempo, o colori luminescenti,
oppure coloranti universali in grado di pigmentare pitture diversissime fra loro come
tempere, smalti, pitture a calce. Purtroppo, però, il prezzo che stiamo pagando in termini
di salute ed ambiente è ancora troppo alto.
- Cariche
La caratteristica delle cariche è quella di rinforzare il film dello strato pittorico. Si
presentano in polveri che divengono pericolose se inalate dagli addetti alla produzione nei
colorifici.
Tra le cariche più pericolose rileviamo le microsfere per la produzione di pitture termiche
anticondensa, le Polveri di Quarzite (definite cancerogene dal Federal hazard list – New
Jersey label law hazardous chemical) ed il Cromo (come carica nelle vernici per i metalli).
Il rischio di cancro ai polmoni ricade anche sui pittori edili che lavorano a spruzzo, senza
adeguata protezione. Anche la sabbiatura delle pitture lavabili al quarzo, che normalmente
tendono a spellarsi dopo 8-10 anni, è molto pericolosa per gli addetti ai lavori
- Leganti
È questo il gruppo di Colle o Resine che rivestono fondamentale importanza per la
definizione tecnica di un prodotto verniciante.
Le resine sintetiche sono inerti e teoricamente non dovrebbero costituire rischi per la
salute. Il problema è che possono essere presenti additivi cancerogeni, come residui di
produzione o additivi chimici pericolosi come i coalescenti e gli flatati che servono a
conferire particolari caratteristiche al prodotto finale.
- Coadiuvanti
Nelle pitture ad acqua, come del resto nelle vernici ad olio, esistono nella formulazione
diversi coadiuvanti, per rendere più efficiente il materiale pittorico in fase di lavorazione,
sia in fase di stoccaggio che in quelle finali di applicazione e di vita effettiva sulle varie
superfici pitturate.
Gli Antischiuma in uso negli ultimi 50-60 anni sono una mistura di oli minerali e di polveri
tipo quarziti, mentre nelle pitture naturali si usano innocui oli vegetali.
Gli Addensanti ed i Sospensivanti, invece, non vengono per fortuna dal mondo della
petrolchimica.
Le Metilcellulose vengono ottenute con cottura di cellulosa vegetale ed esteri di gas
metano. Allo stesso modo vengono lavorati gli amidi e le farine di Guar e Bentonite
Cellulosica : un minerale come la farina fossile in connubio con un vegetale. In questi casi
si può parlare di “chimica dolce”.
Nelle pitture sintetiche all’acqua o nelle tempere a base di leganti organici naturali, è quasi
sempre un piccolo quantitativo di Ammoniaca, che serve ad alcalinizzare il pH del
prodotto, scatenando la forza addensante delle metilcelluloseo degli amidi.
Nelle tinte a calce, invece, l’Ammoniaca non serve poiché il pH è già alto e, di
conseguenza, si evita un componente che può irritare occhi e naso.
37
Altri coadiuvanti usati nelle formulazioni di pitture all’acqua sono i Disperdenti ed i
Bagnanti, che servono per un’adeguata miscelazione delle polveri di carica o di pigmento.
Contengono, però, tensioattivi molto insidiosi soprattutto poiché inodori.
Le pitture convenzionali come le acriliche e le viniliche contengono anche glicoli come
l’Etilenico per il quale basterebbe assumerne accidentalmente una dose di una ventina di
grammi per morire (Relazione ASSAM 1999 “Progetto Colori con il Latte” Università di
Ancona, Prof. M.Pauri).
Troviamo inoltre i Plastificanti, ossia sostanze capaci di conferire flessibilità e plasticità ai
polimeri della pittura ma che risultano difficilmente biodegradabili ed altamente
cancerogeni.
Tutte queste pitture all’acqua, ossia tempere, idrorepellenti, traspiranti e lavabili,
contengono conservanti per impedire la formazione dei batteri in fase di stoccaggio in
barattolo. Molte di queste hanno anche dei battericidi per la protezione del film secco. Se
sono per interno contengono antimuffa. Se per esterno anche l’antialga.
È da chiarire subito che Tutte le pitture con un qualche componente organico hanno
bisogno di conservanti. Quindi, sia quelle a calce che le silossaniche contengono dei
conservanti come le resine acriliche, anche se i produttori non sono tenuti a dichiararlo.
Tutte le altre devono invece contenere dei conservanti che vanno da quelli altamente
tossici come la formaldeide - presente nella quasi totalità delle pitture sintetiche – agli
innocui Aceti, Borace, ed Oli Essenziali usati nelle pitture naturali.
38
2.5 L’INQUINAMENTO INDOOR
Si definisce inquinamento indoor “la presenza nell’aria di ambienti confinati di contaminanti
fisici, chimici e biologici non presenti naturalmente nell’aria esterna di sistemi ecologici di
elevata qualità”
I fattori di inquinamento per uno spazio confinato sono: l’ambiente esterno con le sue
concentrazioni inquinanti, i materiali da costruzione, i mobili, gli arredi, gli odori generati
dalla cottura dei cibi, dai detersivi, dai saponi, dai profumi, gli animali domestici, la polvere
e quant’altro, dall’unione di tutti questi fattori il risultato è scontato e non certo salubre, la
scarsa ventilazione e l’inadeguato o impossibilitato ricambio d’aria fanno il resto.
Le fonti principali di contaminanti indoor sono:
 i materiali da costruzione
 gli impianti di riscaldamento, condizionamento e cottura dei cibi etc.
 gli arredi
 i rivestimenti (pitture murali, vernici, pavimenti etc.)
 prodotti per la manutenzione e la pulizia (detersivi, insetticidi etc.)
 l’utilizzo degli spazi ed il tipo di attività che vi si svolge.
La tossicità di ogni singolo inquinante è spesso “amplificata” dall’ associazione
chimico/fisica con altre sostanze e/o agenti inquinanti. Le più comuni sostanze rilevate,
sono: le polveri, il fumo di sigaretta e i vapori generati dalla cottura dei cibi.
Il rischio per la salute è’ dato dalla concentrazione e dal tempo di permanenza nell’ambiente.
Prima di esaminare singolarmente i principali inquinanti è il caso di porre l’attenzione su una condizione
determinante la cui inadeguata progettazione e previsione e concentrazione e permanenza ed anche sviluppo
degli inquinanti ovvero l’adeguata ventilazione e gli scambi che l’ambiente confinato ha con l’ambiente esterno.
2.5.1 Le polveri
Il particolato aerodisperso è costituito da tutte quelle particelle solide, liquide e aerosol di
diametro e di peso tali da rimanere sospese nell’aria. È di origine naturale (erosione, eruzioni
vulcaniche, pollini e spore) ed antropica (combustioni per la produzione d’energia per il
riscaldamento, trasporti, industrie, cantieri edili). Le particelle con un diametro fino a 10 μm
vengono chiamate PM10, quelle con un diametro fino a 2.5 μm vengono denominate PM2.5.
Negli ambienti indoor il particolato proviene principalmente dal fumo di sigaretta, dalle fonti
di combustione, dall’ambiente esterno, dagli spray, dalla cottura degli alimenti, da batteri,
spore e pollini e dalle attività degli occupanti.
Può provocare un effetto irritante e nocivo per le vie respiratorie, ostruzione degli alveoli
polmonari, disturbi cardiaci e la possibilità di indurre alterazioni nel sistema immunitario,
determinano ed amplificano i problemi relativi all’aria respirata quali ad esempio la presenza
di metalli pesanti quali il piombo nel sangue.
NORME – VALORI LIMITE
I Valori di riferimento sono quelli relativi all’aria esterna:
Il D.Lgs. 155/2010 ha confermato per il PM10 i limiti già in vigore (ex DM 60/2002):
50 μg/m3 come media delle 24 ore da non superare più di 35 volte l’anno;
40 μg/m3 come media annuale.
Per il PM2.5 ha fissato il valore di 25 μg/m3 come media annuale entro il 01/01/2015.
L’OMS ha indicato i seguenti valori guida (“Air quality guidelines for particulate
39
matter, ozone, nitrogen dioxide and sulfur dioxide”, WHO, 2006):
PM2.5: 10 μg/m3 come media annuale e 25 μg/m3 come media giornaliera;
PM10: 20 μg/m3 come media annuale e 50 μg/m3 come media giornaliera.
L’US. EPA National Ambient Air Quality Standards indica come limite per il PM10 il valore
pari a 150 μg/m3 in un giorno; per il PM2.5 i valori 15,0 μg/m3 in un
anno e 35 μg/m3 in un giorno.
2.5.2 Acaro della polvere
Per quanto attiene i problemi relativi alle patologie allergiche respiratorie si calcola che il 4045% sia attribuibile all’acaro della polvere.
Si tratta di artropodi che vivono in svariati ambienti nutrendosi di cellulosa, cotone ed altri
carboidrati, proteine della pelle ecc.. Sono microrganismi simili ai ragni ed invisibili a occhio
nudo, di dimensioni molto inferiori al millimetro di diametro (misurano circa 250 micron, un
quarto di mm). trovano le condizioni necessarie alla loro sussistenza:
 Assenza di luce solare: gli acari vengono uccisi dalla luce, per questo motivo si
annidano negli strati interni del materasso, del cuscino e del piumone.
 Temperatura intorno ai 20°C e umidità relativa tra il 60 e l’80%
 Cibo in grande quantità
Gli acari provocano l'allergia attraverso particolari enzimi presenti nelle particelle fecali
(allergeni). Gli allergeni dell'acaro sono relativamente pesanti (misurano da 10 a 30 micron)
e non si disperdono nell’aria e si accumulano in quantità enormi.
Si entra in contatto con gli allergeni attraverso le vie respiratorie
PROFILASSI AMBIENTALE
Consigli per ridurre l'esposizione agli allergeni dell'acaro:
1) Rivestire materassi e cuscini con coperture antiacaro certificate
2) Rivestire anche piumoni e coperte con coperture antiacaro oppure sostituirli con coperte
lavabili a 60°C
3) Lavare lenzuola e federe ogni settimana a 60°C
4) Togliere tappeti e moquette dalla camera da letto
5) Rendere lo spazio della camera da letto facile da pulire
6) Preferire i divani e le poltrone in pelle, alcantara o altro materiale impermeabile agli
allergeni
7) Fare le pulizie di casa con un panno umido oppure con un aspirapolvere con tecnologia
ciclonica dotato di filtro HEPA
8) Mantenere l'umidità relativa (U.R.) sotto il 50%
9) Pulire periodicamente i filtri del condizionatore e del riscaldamento ad aria
10) Non fumare
2.5.3 Acaro del tarlo
Appartenente alla famiglia degli xilofagi, il tarlo si accompagna purtroppo da specifici acari
di cui è preda. Quest’ultimi, invisibili a occhio umano, quando non trovano sufficiente
nutrimento dalle larve dell’insetto attaccano l’uomo: la puntura si manifesta con piccole
vesciche particolarmente pruriginose.
40
2.5.4 Scleroderma
Parassita degli insetti xilofagi e del tarlo del legno in particolare: lo Scleroderma Domestico.
Si nutre e si riproduce a spese delle larve del tarlo. La femmina penetra nel legno attraverso
le gallerie scavate dal tarlo punge ripetutamente la larva, la paralizza e dopo aver succhiato il
liquido che esce dalle ferite vi depone le proprie uova. I piccoli che nasceranno si nutriranno
loro stessi della larva e una volta adulti usciranno dal legno in cerca di nuove vittime.
Possiamo vedere questi parassiti, quando sono fuori dal legno, lungo le pareti di casa, sulle
tende o tra le lenzuola.
Quando non trova il tarlo lo Scleroderma può pungere l’uomo con il suo pungiglione e
iniettare nel corpo lo stesso veleno usato per paralizzare le larve.
Il primo passo da effettuare per eliminare l’acaro del tarlo è quello di mettere in sicurezza i
propri mobili, eliminando l’insetto di cui l’acaro stesso è ghiotto e sigillando i numerosi
condotti che si sono creati all’interno del legno.
L’obiettivo può essere facilmente raggiunto con dell’estratto di cedro giapponese – una
sostanza poco amata da questi insetti – da passare sulla superficie della mobilia con un panno
inumidito, anche in quelle aree non immediatamente visibili o non facilmente raggiungibili.
Dopodiché, bisogna sigillare ogni singolo foro con della cera per legno.
Quindi si proceda alla riverniciatura, qualora l’infestazione fosse troppo severa, si consiglia
di sbarazzarsi completamente del pezzo d’arredamento affetto.
Così come il classico acaro, anche quello del legno non gradisce l’interazione con alcuni
vegetali, che fungono da efficace repellente. Fra i tanti, l’estratto di eucalipto e il tree tea
oil. Entrambi i prodotti possono essere passati ciclicamente sulla superficie del legno,
aiutandosi con un panno lievemente inumidito.
Vi sono poi erbe da sacchetto da posizionare negli angoli interni degli armadi oppure nei
cassetti, come la cannella e la lavanda, oppure si può ricorrere a delle fragranze in spray,
come l’estratto di sandalo.
NORME – VALORI LIMITE
Non esistono valori di riferimento relativi all’aria indoor (esclusi quelli inerenti ad alcuni
ambienti di lavoro).
2.5.5 Legionella
La Legionella è un batterio acquatico, Gram negativo, aerobio, ubiquitario in ambienti
naturali come sorgenti, fiumi, laghi, pozzi, acque termali, terreni.
Quando la Legionella passa da ambienti naturali ad ambienti artificiali (come le reti delle
condutture idriche cittadine che alimentano edifici comunitari ed abitazioni private) può
trovare l'habitat ideale per una rapida proliferazione. La legionella può essere presente anche
negli acquedotti, in quanto è in grado di superare, senza eccessivi danni, i normali trattamenti
di potabilizzazione.
Negli ambienti artificiali prolifera in Boiler e serbatoi d’accumulo; impianti di climatizzazione;
valvole e rubinetti in genere; nebulizzatori per lavandini, vasche, docce; apparecchiature per
la terapia respiratoria assistita; tubazioni in genere e poi ancora, vasche per idromassaggio;
piscine; sistemi antincendio sprinkler.
Gli impianti tecnologici soggetti a contaminazione da Legionella sono molti, fra i fattori che
contribuiscono alla proliferazione del batterio troviamo:
41
• Temperatura dell’acqua dai 20 ai 50°C all’interno delle tubazioni e dei preparatori d’acqua
calda;
• Caratteristiche strutturali dell’impianto (ad esempio i serbatoi verticali sono più soggetti
alla contaminazioni rispetto ai serbatoi orizzontali);
• Presenza di calcare, ruggine, biofilm (substrato costituito altri batteri, sali naturali, alghe,
in grado di offrire protezione ai microrganismi).
GLI EFFETTI DELLA LEGIONELLA SULLA SALUTE DELLE PERSONE
L’infezione da Legionella può dare luogo a due distinti quadri clinici:
1) Febbre di Pontiac: si manifesta in forma simil-influenzale dopo un’incubazione di 24 - 48
ore, senza interessamento polmonare e con risoluzione in 2-5 giorni.
2) Malattia dei Legionari è invece una patologia multisistemica, che spesso degenera in
polmonite.
Se i soggetti ammalati sono in età avanzata o immunodepressi spesso la malattia dei legionari
sfocia in complicazione e non raramente anche nel decesso del soggetto.
SOLUZIONI
Identificare soluzioni ecocompatibili per contrastare il fenomeno dell'inquinamento indoor:






Eliminazione del Calcare
Analisi e ricerca legionella
Prevenzione e bonifica della Legionella.
Soluzioni per l'igiene degli impianti idrici.
Disinfezione ambienti, mense, spogliatoi, docce, veicoli da trasporto, stanze con
persone indigenti.
Un'aria indoor di qualità e priva di inquinanti.
NORME – VALORI LIMITE
CONFERENZA PERMANENTE
PER I RAPPORTI TRA LO STATO, LE REGIONI
E LE PROVINCE AUTONOME DI TRENTO E BOLZANO
Documento di linee-guida per la prevenzione e il controllo della legionellosi 2000
42
2.6 COMPOSTI ORGANICI VOLATILI (VOC)
I Composti Organici Volatili (VOC) rappresentano un insieme di sostanze in forma liquida
o di vapore. I più comuni sono gli idrocarburi alifatici e aromatici, i terpeni, gli idrocarburi
clorinati, gli alcoli, gli esteri, i chetoni e le aldeidi (tra cui la formaldeide).
I VOC provengono da una lunga serie di prodotti tra i quali troviamo: pitture,
lacche,pesticidi, prodotti per la pulizia, materiali di costruzione, materiale per ufficio come
adesivi, marcatori, stampanti, fotocopiatrici, ecc.
Non ci sono valori limiti standard, ma la legislazione europea ed italiana mostrano
un’attenzione crescente come dimostrato dalla Dir. 2004/42/CE del Parlamento europeo e
del Consiglio relativa alla limitazione delle emissioni di composti organici volatili dovute
all’uso di solventi organici in talune pitture e vernici e in taluni prodotti per carrozzeria e
recante modifica della direttiva 1999/13/CE.
La direttiva è stata recepita in Italia con il D.Lgs. n. 161 del 27/3/2006 (Attuazione della
direttiva 2004/42/CE per la limitazione delle emissioni di composti organici volatili
conseguenti all’uso di solventi in talune pitture e vernici, nonché in prodotti per la
carrozzeria).
Gli effetti acuti associati all'esposizione ai VOC sono irritazione agli occhi, al naso e alla gola,
mal di testa, nausea, stanchezza.
Gli effetti cronici comprendono danni ai reni, al fegato e al sistema nervoso centrale e casi
estremi tumore.
Ridurre al minimo la fonte d'emissione. Aumentare la ventilazione quando si utilizzano
prodotti che emettono VOC. Fare attenzione a quanto riportato sulle etichette dei prodotti.
NORME – VALORI LIMITE
Per limitare l'adozione dei VOC nei materiali e nelle materie prime per le costruzioni,
la Legislazione europea ha dettato norme restrittive, tali da eliminare questi componenti
dal mercato negli anni a venire. Nel nostro Paese, in ambito industriale ad esempio, il D.M.
16 gennaio 2004 n. 44, che ha recepito la Direttiva 1999/13/CE, pone delle limitazioni
alle emissioni di composti organici volatili dovute all'uso di solventi organici in determinate
attività e in alcuni impianti.
Di notevole importanza risulta essere la certificazione VOC, attestato fondamentale per
sapere se un elemento è composto o meno da un VOC
La certificazione VOC è un sistema che misura la quantità di composti organici volatili
rilasciata da un prodotto e lo etichetta in base a una serie di classi di merito, in un range
compreso tra A+, la classe migliore, e C, la classe peggiore.
Si tratta di una semplice classificazione, simile a quella che troviamo negli Attestati di
Prestazione Energetica di un edificio.
Il suo possesso garantisce che il prodotto in questione non rilascia nell'ambiente sostanze
nocive per l'uomo, come il benzene o la formaldeide, vernici e solventi usati molto
frequentemente per serramenti ed arredi, e che possono avere anche effetti cancerogeni.
In Italia la certificazione VOC non è obbligatoria come lo è in Francia dal 2012; nel loro
mercato i prodotti che devono essere sottoposti a test sono i rivestimenti, i pavimenti, gli
intonaci, i controsoffitti, gli isolanti, porte e finestre, nonché colle, solventi, sigillanti.
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Nonostante nel nostro Paese non sussista l'obbligo di certificazione o test, molte aziende
con un occhio di riguardo alla sostenibilità, certificano i loro prodotti, assicurando l'assenza
o, perlomeno una ridotta quantità di componenti VOC.
Insomma, sebbene sarebbe auspicabile la presenza di una norma nazionale che obblighi alla
certificazione dei prodotti, le aziende che tengono al rispetto dell'ambiente e alla salute
dell'uomo, indipendentemente dagli obblighi di legge, assicurano ai propri clienti il
raggiungimento di alcuni requisiti.
In Europa, le più importanti norme di prova di VOC e formaldeide in uso sono:
• ISO 16000-3: composti carbonilici di formaldeide ed altre analisi in aria
• ISO 16000-6: composti organici volatili in analisi dell'aria
• ISO 16000-9: il funzionamento della camera di prova di emissione
• ISO 16000-10: operazione di cella di prova di emissione
• ISO 16000-11: Preparazione dei provini
I produttori di materiali per edilizia stanno sviluppando da anni soluzioni a bassissima
emissione di VOC che siano in grado di garantire una buona qualità dell'aria interna. Le classi
di emissione sono determinate attraverso l’esecuzione di test di emissione della durata di 28
giorni, secondo la norma UNI EN ISO 16000-9 e calcolate secondo il modello della camera
di riferimento europea.
Classi
C (µg/m3)
B (µg/m3)
A (µg/m3)
A + (µg/m3)
TVOC
> 2000
<2000
<1500
<1000
Formaldeide
> 120
<120
<60
<10
Acetaldeide
> 400
<400
<300
<200
Toluene
> 600
<600
<450
<300
Tetracloroetilene
> 500
<500
<350
<250
Xilene
> 400
<400
<300
<200
1,2,4-Trimetilbenzene
> 2000
<2000
<1500
<1000
1,4-diclorobenzene
> 120
<120
<90
<60
Etilbenzene
> 1500
<1500
<1000
<750
2-Butossietanolo
> 2000
<2000
<1500
<1000
Stirene
> 500
<500
<350
<250
2.6.1 Formaldeide
La formaldeide ( nota anche con i nomi di formalina, aldeide formica, ossido di metilene, ossimetilene
metilaldeide) viene catalogata come composto organico volatile (VOC) in virtù della sua
volatilità a temperatura ambiente e della presenza di carbonio nella sua molecola.
A causa di questa volatilità, i prodotti che la contengono la rilasciano con molta facilità
nell’aria circostante.
Stando a uno studio dell'Istituto Superiore della Sanità, può raggiungere concentrazioni
persino più alte nelle abitazioni rispetto agli ambienti di lavoro.
Uno studio dell'American Academy of Neurology, ha dimostrato che la formaldeide può produrre
anche la Sclerosi .
44
L'Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) sin dal 2004 ha inserito la
Formaldeide nell'elenco delle sostanze considerate con certezza cancerogene per la
specie umana.
Il gas è irritante per le mucose e potenzialmente cancerogeno. Gli effetti sul breve periodo
sono irritazioni, infiammazioni, in particolare delle vie respiratorie e delle mucose, disturbi
della vista, nausea, eczemi. L'assorbimento prolungato può dare effetti genotossici e forme
tumorali (la sperimentazione ha dimostrato che è cancerogena per inalazione per gli
animali).
Il fumo di sigaretta è uno dei principali responsabili. Ma anche nei locali dove non si fuma
non è infrequente trovare concentrazioni pari a 0,1 parti per milione (ppm) a causa
soprattutto del rilascio dei mobili in legno truciolato o di compensato, soprattutto
quando sono nuovi, alle colle e ai solventi usati nei mobili e nell'edilizia (moquette, parquet).
Il rilascio di formaldeide da truciolato è, nelle produzioni più moderne e controllate, molto
più contenuto del passato, ma sempre presente.
La formaldeide all’aria aperta si decompone molto velocemente sotto l’azione dei raggi
ultravioletti del sole: se si acquistano mobili nuovi in legno pressato, truciolato e simili, prima
di introdurli in casa è utile liberarli del packaging ed esporli per un po’ all’aria aperta.
Da tener presente che le emissioni di formaldeide sono particolarmente importanti nei primi
mesi, poi diminuiscono molto.
Nella tabella sono riportati i materiali ed i maggiori prodotti contenenti la formaldeide:
Prodotti
Impiego
Materiali da costruzione
Schiume, isolanti, resine
Tavole di compensato, materiale a media densità (MDF) per
Legno pressato
arredi, mobilio, parquèt, pavimentazione
Prodotti di manifattura
Collanti, adesivi, carte da parati, tinte per pareti, vernici
Prodotti cosmetici
Indurente per unghie, solvente per smalto
Prodotti per la casa
Coloranti, disinfettanti, detergenti
Fumo di tabacco
Sigarette e sigari
Apparecchi a combustione Stufe a legno, a gas, a cherosene
Non è infrequente trovare concentrazioni pari a 0,1 parti per milione (ppm) a causa
soprattutto del rilascio dei mobili in legno truciolato o di compensato, soprattutto
quando sono nuovi, alle colle e ai solventi usati nei mobili e nell'edilizia (moquette, parquet).
Il rilascio di formaldeide da truciolato è, nelle produzioni più moderne e controllate, molto
più contenuto del passato, ma sempre presente.
Essa è conosciuta dalla Unione internazionale di chimica pura e applicata (IUPAC) come
metanale
NORME – VALORI LIMITE
La normativa è antiquata e contraddittoria. La formaldeide:
 è ammessa come conservante per alimenti (con la sigla E240) anche in forti
concentrazioni;
45
se ne prevede la presenza regolamentata nella carta per alimenti, anche nel caso di
etichetta ecologica (la margherita europea), ma le norme ambientali per il macero
destinato a riciclo ne prevedono la totale assenza.
Qualche misura più coerente e restrittiva è stata invece presa per regolamentare la presenza
della formaldeide nel legno truciolare. Un decreto legge (D.M. 10.10.2008) ha infatti vietato
il commercio di pannelli a base di legno e di manufatti con essi realizzati se il rilascio
nell'ambiente di formaldeide supera il valore di 0,1 ppm (0,124 mg al metro cubo).
Il 24.03.2015 è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea il Regolamento
(UE) 2015/491 del 23.03.2015 che, facendo seguito a notizie già diffuse in forma ufficiosa
nelle scorse settimane, conferma lo spostamento del termine del periodo transitorio per
l’applicazione alla formaldeide della nuova classificazione come cancerogeno di categoria 1B
al 01.01.2016.
Con pubblicazione nella G.U. dell’Unione Europea (6 giugno 2014) la Formaldeide dal
01.04.2015 viene considerata: cancerogena 1/B (Regolamento U.E. n.605/2014 del
05.06.2014.
In pratica, ove la formaldeide sia presente e ci siano lavoratori esposti, bisognerà procedere
a rivedere il Documento di Valutazione di Rischio secondo le indicazioni del Titolo IX del
D.Lvo 81/08 (protezione da agenti cancerogeni e mutageni) e dare corso a tutti gli obblighi
previsti (sistemi chiusi, eliminazione o riduzione del rischio, registro esposti, sorveglianza
sanitaria …).
Qualche misura più coerente e restrittiva è stata invece presa per regolamentare la presenza
della formaldeide nel legno truciolare. Un decreto legge (D.M. 10.10.2008) ha infatti vietato
il commercio di pannelli a base di legno e di manufatti con essi realizzati se il rilascio
nell'ambiente di formaldeide supera il valore di 0,1 ppm (0,124 mg al metro cubo).
Il DM 10.10.2008 regolamenta la fabbricazione, l’importazione e l’immissione in commercio
di pannelli a base di legno e i loro manufatti, sia semilavorati che prodotti finiti, contenenti
formaldeide. A partire dall’ 11.12.2008, in Italia è di fatto vietato immettere prodotti ad uso
indoor con emissioni di formaldeide superiori a quelle stabilite ai sensi nella norma UNI EN
13986:2005, che fissa i requisiti minimi di emissione in funzione del metodo di prova
utilizzato con due possibili classi di emissioni: E1 ≤ 0,1 ppm; E2 > 0,1 ppm. Questo sistema,
originariamente stabilito dalla legislazione nazionale tedesca, nel tempo è diventato
riferimento comune per il resto della UE
Evitare l’uso di prodotti di legno contenenti resine urea-formaldeide (UF), quali:
 compensato di legno massiccio utilizzato per pannelli, accessori e altri prodotti;
 tavole di legno compensato usate per rivestimenti, armadi, ripiani, pavimentazione
in legno laminato;
 tavole di legno a fibra di media densità (MDF) usato per ripiani, accessori, porte,
pavimentazione in legno laminato.
 armadi e pavimentazioni in laminato in quanto, se nuovi, contengono elevate
quantità di formaldeide. L’attuale norma europea distingue i pannelli di legno in tre
diverse classi: E1, E2, E3 identificando con E1 la categoria a minore emissione.
Pertanto un tecnico e il consumatore devono, ove non fosse fornita, richiedere la
certificazione del pannello o mobile acquistato e preferire solo quelli della
categoria E1 (bassa concentrazione di formaldeide) indicata nell’etichettatura.

46
2.6.2 Biossido di azoto
Gli ossidi di azoto che contribuiscono all’inquinamento atmosferico sono il monossido di
azoto (NO) e il biossido di azoto (NO2). Si formano per reazione chimica in aria a partire
dall’azoto atmosferico che viene ossidato a NO2 e NO. La maggior parte dell’NO reagisce
spontaneamente con l’ossigeno dell’aria per dare l’NO2; per questo motivo si misura il
biossido di azoto come indice dell’inquinamento dell’aria da ossidi di azoto.
Il biossido di azoto è un gas tossico di colore giallo-rosso, dall’odore forte e pungente, con
grande potere irritante, trattandosi di un ossidante altamente reattivo e corrosivo.
Svolge un ruolo fondamentale nella formazione dello smog fotochimico, essendo
l’intermedio di base per la produzione di tutta una serie di inquinanti secondari molto
pericolosi, come l’ozono, l’acido nitrico, l’acido nitroso, ecc…
Negli ambienti indoor, in mancanza di una adeguata ventilazione, le principali fonti del
biossido di azoto sono costituite da apparecchi di combustione come sistemi di
riscaldamento a legna, a gas e a cherosene, fornelli, stufe, ecc., e dal fumo di tabacco
ambientale.
 Mantenere in perfetta efficienza le apparecchiature garantendo gli sfoghi verso
l’esterno.
 Effettuare controlli annuali al sistema di riscaldamento, ai condotti di scarico e ai
camini, provvedendo alla pulizia regolare da parte di personale esperto.
 Non usare stufe a kerosene in spazi chiusi senza aerazione.
 Non lasciare l’automobile accesa nel garage o in uno spazio chiuso.
 Eliminare il fumo di sigaretta.
NORME – VALORI LIMITE
Valori di riferimento relativi all’aria esterna:
D.Lgs. 155/2000 ha confermato i due valori limite per la protezione della salute umana già
in vigore (ex DM 60/2002):
- 350 g/m3 come media oraria da non superare più di 24 volte l’anno;
- 125 g/m3 come media giornaliera da non superare più di 3 volte l’anno.
Ha imposto inoltre la soglia di allarme pari a 500 μg/m3 misurata su tre ore consecutive.
L’OMS ha indicato come valori guida (“Air quality guidelines for particulate matter, ozone,
nitrogen dioxide and sulfur dioxide”, WHO, 2006):
- 500 g/m3 come valore medio per 10 minuti,
- 20 g/m3 come valore medio per esposizioni di 24 ore.
L’U.S. National Ambient Air Quality Standards indica come limite a breve termine (24 ore)
il valore di 0,14 ppm (365 g/m3) e a lungo termine (annuale) 0,03 ppm (80 g/m3).
Valore di riferimento relativo all’aria indoor:
L’ASHRAE (American Societ y of Heating, Refrigerating and Air - ConditioningEngineers,
Inc.) propone per gli ambienti interni lo stess o valore guida di 80 g/m 3 in un anno indicato
dall’U.S. National Ambient Air Quality Standards.
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2.6.3 Anidride carbonica
L' anidride carbonica (CO2) è una molecola prodotta dal corpo durante la respirazione, la sua
concentrazione nell'aria che circola all’ interno dei locali è legata al numero di persone che
abitualmente occupano un determinato edificio e alle possibilità di ricambio dell'aria.
Questo è il motivo per cui la percentuale di CO2 misurata negli ambienti interni è uno dei
parametri fondamentali ai fini della regolazione interna della ventilazione.
I limiti regolamentari e normativi vigenti in vari paesi variano tra i 1000 e 1500 ppm (parti
per milione).
I suddetti parametri, che in modo assolutamente standardizzato vengono fissati, ma in realtà
presi in valore assoluto, non hanno di per sé alcun significato per l’analisi della qualità
sanitaria dell'aria interna.
Un recente studio dimostra quanto la qualità dell’aria indoor svolga un ruolo fondamentale
nell’ottimizzazione delle funzioni cognitive.
La simulazione, rigorosa accurata, ha evidenziato differenti risultati nell’esercizio delle
funzioni cognitive più complesse al variare della concentrazione di CO2.
NORME – VALORI LIMITE
Concentrazione normale di CO2 in atmosfera: 400 ppm circa
550 ppm – situazione ottimale di
945 ppm – diminuzione delle funzioni cognitive del 15%
1.400 ppm – diminuzione delle funzioni cognitive del 50%
Pur essendo tali valori lontano dai limiti di legge, i risultati dello studio suggeriscono di
valutare attentamente la qualità dell’aria indoor anche ai fini della riduzione degli errori
umani, delle errate valutazioni e, in definitiva, per il miglioramento della sicurezza nei luoghi
di lavoro.
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2.6.4 Muffe
L’inquinamento dell’aria all’interno degli edifici è determinato soprattutto da microrganismi
come batteri e funghi, in particolare quelli filamentosi (muffe), che proliferano quando è
presente un livello di umidità elevato. L’inquinamento dell’aria da parte di questi organismi
ha effetti sul sistema respiratorio, provoca allergie e asma, ma anche disturbi a livello del
sistema immunitario.
Le spore di alcune muffe, infatti, causano potenti allergie, o possono rilasciare tossine che,
nei polmoni, creano infiammazioni polmonari.
Le muffe sono un tipo di funghi che si riproducono per mezzo di spore e possono causare
danni nell’uomo in particolare all’apparato respiratorio.
La muffa è composta da microrganismi viventi come batteri e spore, che continuano a
proliferare a colonie sui muri “mangiandosi” letteralmente prima le pitture esterne e poi
l’intonaco.
Per attecchire e svilupparsi, le muffe hanno bisogno di tre condizioni essenziali
contemporaneamente: presenza di spore, presenza di acqua (in pratica la condensa), sostanze
nutritive.
- Le spore
Gli agenti biologici inquinanti negli spazi indoor sono molto eterogenei e comprendono
pollini e spore delle piante, batteri, funghi, alghe e alcuni protozoi. La loro presenza è
ricollegabile a un eccesso di umidità e a una ventilazione inadeguata.
L’eccesso di umidità porta alla proliferazione di funghi e batteri che rilasciano nell’aria
spore, cellule, composti organici in frammenti o volatili. È per questo motivo che l’umidità
è considerata un fattore di rischio per asma e altri problemi respiratori.
Le muffe sono dei piccolissimi organismi appartenenti al regno dei Funghi. Sono costituiti
da singole cellule, dette ife, che se si riproducono massicciamente originano quel
caratteristico feltro che fa riconoscere le muffe ad occhio nudo. Nell’aria disperdono le
spore, che sono un tipo di cellule riproduttive; quando le spore raggiungono una
superficie umida attecchiscono e la muffa inizia a svilupparsi colonizzando un nuovo
ambiente.
- L’Acqua
La presenza d’acqua sulle strutture ovvero la condensa noto come fenomeno di trasporto
dell’umidità nelle strutture
La condensa superficiale è un fenomeno fisico che si crea per una combinazione di
umidità relativa e temperatura corticale della superficie.
La condensazione superficiale avviene in funzione di due circostanze ovvero la
temperatura delle superfici e l’umidità dell’ambiente.
La temperatura della superficie è più bassa della temperatura di rugiada oppure il
contenuto di vapore nell’aria cresce sino a raggiungere la saturazione.
Si esprime in gradi centigradi o kelvin.
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Noto quindi il fenomeno di condensazione si dovrà agire o prevedere che la temperatura
corticale delle superfici si mantenga superiore a determinati valori e che l’umidità relativa
dell’ambiente si mantenga inferiore a determinati valori.
- Le sostanze nutritive
Le spore per svilupparsi necessitato di sostanze nutritive ovvero di sostanze organiche
presenti nelle pitture e negli intonaci.
Prevedere o trattare le superfici con intonaci o pitture privi di sostanze nutritive crea
pertanto un ambiente sfavorevole alla proliferazione delle muffe, si tratta quindi di
utilizzare prodotti su base minerale con effetto alcalinizzante.
NORME – VALORI LIMITE
Non esistono valori guida standard né formule per indicare il livello normale di muffe negli
ambienti indoor (esclusi quelli inerenti ad alcuni ambienti di lavoro), in quanto questo
dipende dalle caratteristiche di ogni costruzione, dalla pulizia, dai filtri per purificare l’aria dal
clima ed anche dalle stagioni. Nel 2009 l’OMS ha pubblicato le linee guida per la qualità
dell’aria indoor relativamente a umidità e muffe [WHO, 2009].
50
2.6.5 Radon
È un gas radioattivo immesso nell’aria ambiente e proveniente dal decadimento dell’uranio
presente nelle rocce, nel suolo e nei materiali da costruzione.
Tende ad accumularsi negli ambienti confinati (ambienti indoor), dove in alcuni casi può
raggiungere concentrazioni tali da rappresentare un rischio significativo per la salute della
popolazione esposta.
È considerato la seconda causa di cancro al polmone dopo il fumo di tabacco e ad esso sono
attribuiti dal 5 al 20% di tutti i casi (da 1.500 a 5.500 stimati per la sola Italia all’anno).
Gli edifici maggiormente a rischio sono quelli costruiti su suoli di origine vulcanica o
fortemente permeabili e che impiegano materiali da costruzione quali tufo, pozzolane, graniti.
L’Italia rappresenta pertanto un Paese a rischio, per quanto la situazione si presenti a macchia
di leopardo non solo tra aree diverse ma anche nell’ambito di un medesimo comprensorio
territoriale. Il livello di radon raggiunto negli edifici dipende da numerosi fattori, tra i quali la
tipologia di edificio e il numero di ricambi d’aria, che a sua volta dipende dal grado di
ventilazione naturale o artificiale.
Il radon è un gas nobile radioattivo incolore ed inodore, generato continuamente da alcune
rocce della crosta terrestre (principalmente lave, tufi, graniti, pozzolane) in seguito al
decadimento del Radio 226 (226Ra), che a sua volta è generato dall’Uranio 238 (238U). Il
Radon si trasforma spontaneamente in altre sostanze radioattive dette “figli”. La catena di
decadimenti ha termine con un elemento stabile rappresentato dal Piombo 206 (206Pb).
Tra gli elementi radioattivi presenti nelle rocce e nel terreno derivano infatti tre importanti
catene radioattive:
• la prima ha origine dall’Uranio 238 (238U) e arriva fino al Piombo 206 (206Pb); costituisce
la serie dell’Uranio;
• la seconda ha origine dall’Uranio 235 (235U) e termina con il Piombo 207 (207Pb); è detta
serie dell’Attinio;
• la terza ha origine dal Torio 232 (232Th) e termina con il Piombo 208 (208Pb); viene
definita serie del Torio.
Il radon “decade” in altri elementi anch’essi radioattivi (detti “prodotti di decadimento del
radon” o “figli del radon”), per cui nell’aria che inaliamo si trovano sia radon che prodotti di
decadimento.
Come detto in precedenza il radon è un gas nobile; esso non si deposita sulle pareti
dell’apparato bronco-polmonare e viene in gran parte riesalato senza avere avuto il tempo di
decadere emettendo radiazioni.
Invece i suoi prodotti di decadimento si depositano facilmente sulle pareti dei bronchi e dei
polmoni ed entro circa mezz’ora decadono emettendo radiazioni ionizzanti (soprattutto le
radiazioni alfa) che possono colpire e danneggiare il DNA delle cellule.
La maggior parte dei danni al DNA viene riparata da appositi meccanismi cellulari, ma alcuni
di essi possono persistere e con tempo svilupparsi in un tumore polmonare.
Maggiore è la quantità di radon e dei suoi prodotti di decadimento inalata e maggiore è la
probabilità che qualche danno non venga riparato, o venga riparato male, e possa quindi
svilupparsi successivamente in un tumore, soprattutto se le cellule sono sottoposte ad altre
sostanze cancerogene, in particolare a quelle contenute nel fumo di sigaretta.
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Normalmente la principale fonte di radon è il suolo, in dipendenza dei meccanismi di
diffusione del radon dal suolo, i locali degli edifici collocati nei seminterrati o al pianterreno
sono in genere quelli particolarmente interessati dal fenomeno. In certi casi anche l’utilizzo
di determinate lave, tufi, pozzolane e di alcuni graniti nella costruzione o nei rivestimenti
interni, così come la presenza di acque sorgive ad alto contenuto di radon, può contribuire
ad incrementare la concentrazione di radon indoor. In questo caso le concentrazioni medioalte di radon non si presenteranno necessariamente al piano più basso, ma potrebbero
riguardare gli ambienti nei quali sono stati utilizzati tali materiali o è usata l’acqua.
Una delle cause principali per la quale aria ricca di radon affluisce dal suolo verso l’interno
degli edifici è la depressione che si viene a creare tra i locali ed il suolo, in conseguenza della
differenza di temperatura tra l’interno e l’esterno dell’edificio.
Più pronunciata è questa differenza, maggiore sarà la depressione all’interno della casa, si
parla di effetto camino.
Anche altri fattori, come la presenza di aperture in un edificio o il vento, possono
incrementare o ridurre la depressione dovuta alla semplice differenza di temperatura.
L’effetto del vento varia in funzione della tenuta degli infissi o della posizione di questi ultimi
rispetto alla direzione prevalente del vento e alla sua forza.
La concentrazione di radon può subire sensibili variazioni giornaliere e stagionali.
In genere i valori più elevati si osservano nelle prime ore del mattino, quando la differenza
di temperatura tra l’interno e l’esterno è maggiore. Per lo stesso motivo d’inverno le
concentrazioni sono mediamente maggiori di quelle estive, ma la variabilità è molto alta. Al
nord (Alto Adige) si è osservato che la concentrazione di radon in casa aumenta quando il
terreno ghiaccia. Verosimilmente il gelo ostacola la fuoriuscita del radon dal terreno,
favorendone la fuga laddove il terreno non è gelato (nelle cantine o sotto il pavimento delle
case).
Nel caso dei pendii i fenomeni in gioco sono particolarmente complessi: in dipendenza della
stagione e/o dell’insolazione possono formarsi moti convettivi nel terreno che trasportano
il radon nelle case site sul pendio o alla base di questo; di conseguenza questi edifici risultano
essere spesso particolarmente interessati al problema del radon.
Oltre ai fattori descritti la concentrazione di radon indoor dipende in maniera decisiva da
come è costruita la casa. Pertanto ogni edificio è un caso a parte.
Perfino case vicine e costruite nello stesso modo possono presentare concentrazioni di radon
totalmente diverse.
Per ottenere informazioni certe riguardo la propria abitazione è necessario eseguire una
misura del gas radon.
In base all’esperienza è però possibile individuare alcuni elementi comuni e peculiari delle
abitazioni con maggiori concentrazioni di radon. In generale si può distinguere tra il
risanamento del radon in una casa esistente e la prevenzione dal radon in un edificio nuovo,
ancora in fase di progetto.
In entrambi i casi si cerca d’impedire o limitare l’ingresso del radon dal suolo.
In termini operativi vi è però una sostanziale differenza.
52
NORME – VALORI LIMITE
La legge che regola l'argomento radon in Italia è il D. Lgs. 230/95 così come modificato dal
D.Lgs. 241/2000. Detto atto normativo obbliga i datori di lavoro, che impieghino personale
in ambienti di lavoro sotterranei, a far valutare la dose ricevuta da tali lavoratori per inalazione
di radon. Se tutta o parte dell'attività di una ditta si svolge in ambiente sotterraneo (officina,
autorimessa, magazzino, uffici a vario titolo) e vi sono uno o più dipendenti che vi prestano
la loro opera per più di 10 ore al mese, il caso ricade sotto la normativa, che prescrive valori
limite per la concentrazione di radon nell'aria degli ambienti interessati.
Per i luoghi di lavoro il livello d'azione è regolato dalla quantità di dose assorbita: se la dose
assorbita è compresa tra 0.8 e 1 mSv/anno è imposto un monitoraggio annuale. Se la dose
assorbita invece è superiore a 1 mSv/anno i lavoratori devono essere classificati esposti in
categoria B. In questo caso se la dose è minore a 3 mSv/anno il datore di lavoro non è
obbligato a mettere in atto azioni di rimedio mentre al di sopra di questo valore è necessario
intervenire. Sono soggetti a questa prescrizione anche gli asili nido, le scuole materne e le
scuole dell'obbligo elementare e medio, se ubicati anche in parte in luoghi sotterranei.
E' esplicitamente esclusa la sua applicazione alle abitazioni. Le misure devono essere eseguite
da un laboratorio idoneamente attrezzato e le valutazioni di dose alle persone devono essere
fatte da un esperto qualificato della radioprotezione. Decreto Legislativo del Governo 17
marzo 1995 n° 230 e successive integrazioni e modifiche (D. Lgs.187/2000, D.Lgs.241/2000,
D.Lgs.257/2001) (estratto):
53
2.6.6 Rumore
La casistica delle immissioni è ampia: dai rumori provenienti dall'appartamento del vicino a
quelli provocati dagli impianti comuni - ascensore, autoclave, condizionamento dell'aria o
centrale termica. Immissioni acustiche che possono quindi provenire sia dalla proprietà
esclusive dei singoli condomini sia da parti o da beni comuni e che la legge disciplina a
seconda della loro entità e rilevanza.
Il principio generale. Il limite del rumore previsto dall'articolo 844 del Codice civile, secondo
cui il proprietario di un bene immobile non può impedire i rumori o le immissioni di fumo e
di odori provenienti dal fondo vicino se non superano la normale tollerabilità, trova
applicazione sia tra i proprietari dei singoli appartamenti sia nei rapporti di condominio, cioè
tra proprietà privata e proprietà comune.
Non esiste un criterio predeterminato per stabilire la tollerabilità in genere dei rumori in
condominio. Il limite deve però essere prudentemente determinato di volta in volta, se
necessario anche in via giudiziaria, con riguardo alle condizioni dei luoghi ma anche all'uso
che i condomini fanno dell'edificio, nonché a quegli elementi - signorilità dell'edificio, usanze
dei condomini e uso degli appartamenti - che caratterizzano la reale destinazione del l'edificio.
La valutazione deve essere fatta in modo obiettivo, sulla base del normale uso e della normale
tollerabilità. Le immissioni, insomma, sono ritenute intollerabili quando si manifestano con
qualunque stimolo sonoro non gradito all'orecchio umano, con caratteristiche di intensità e
di durata tali da risultare dannose per la salute. Mancando una precisa normativa sui limiti di
ammissibilità dei rumori nelle abitazioni, è stato ormai elaborato un criterio che prende come
base il normale rumore di fondo e che considera come intollerabili le immissioni che
superano la soglia dei 3 decibel sopra questo rumore di fondo, cioè sopra quell'accettabile
rumore costante abitualmente presente negli edifici. Superati questi limiti il rumore diventa
intollerabile e automaticamente illecito.
I limiti previsti nel regolamento. Nel condominio i rapporti di vicinato sono senza dubbio
più intensi e frequenti in conseguenza del fatto che le proprietà esclusive sono confinanti in
modo orizzontale e verticale.
Il regolamento di condominio contrattuale, nell'interesse di tutti, può perciò imporre
limitazioni al l'uso delle unità immobiliari di proprietà esclusiva e, conseguentemente, limiti
dei rumori più rigorosi di quelli stabiliti dalla legge. Le limitazioni all'uso dei singoli immobili
possono genericamente riferirsi ai pregiudizi e ai disagi che si vogliono evitare oppure tradursi
in un elenco delle attività vietate. In ogni caso, simili divieti e limiti devono essere espressi in
modo chiaro e non equivoco e, soprattutto, devono essere previsti nell'atto di compravendita
dell'immobile o in un regolamento di natura contrattuale ed essere trascritti nei registri
immobiliari.
In presenza di precisi divieti allo svolgimento di determinate attività in condominio, e quindi
di maggiori limitazioni per i rumori, non occorre più andare a valutare se l'attività impedita
produca o meno rumori superiori a quelli previsti dalla norma codicistica, perché in questo
caso prevalgono le norme del regolamento che vietano quella particolare attività anche se
produttiva di rumori normalmente ritenuti tollerabili.
L'AMMINISTRATORE.
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Spetta all'amministratore portare a conoscenza dei condomini la denuncia con cui anche un
solo condomino lamenti la presenza di rumori superiori alla normale tollerabilità, così da
evitare al condominio di risarcire gli eventuali danni alla salute provocati al soggetto
disturbato dai rumori.
Nel caso di rumori dovuti al funzionamento degli impianti tecnologici è meglio intervenire,
se possibile, direttamente sulle apparecchiature piuttosto che isolare acusticamente il locale
ove sono posizionate. Le tubazioni rumorose non vanno mai ancorate a pareti divisorie
sottili, né a ossature portanti metalliche. Quanto ai possibili rumori provocati dalla centrale
termica, può essere sufficiente interporre alle tubazioni dei giunti antivibranti, oppure
posizionare il bruciatore su supporti elastici o, nei casi più gravi, incapsularlo. L'importante
è che l'amministratore, sentiti gli opportuni pareri tecnici, intervenga al più presto per
eliminare o ridurre il rumore lamentato, anche senza il preventivo benestare dei condomini,
che dovranno però esserne informati nella prima assemblea.
In relazione al tipo di ambiente e attività svolta si definisce un livello sonoro di normale
tollerabilità, in maniera tale che non determini disagio, il superamento porta alla perdita della
condizione di benessere.
Il rumore si trasmette attraverso due meccanismi di propagazione ovvero per via aerea e via
strutturale, per ogni componente edilizio la trasmissione può essere diretta o laterale.
La progettazione di nuovi edifici e il trattamento degli edifici esistenti deve quindi mirare ad
ottenere condizioni di benessere acustico per gli occupanti.
NORME – VALORI LIMITE
Negli ambienti di vita, la norma di riferimento per la protezione e tutela dei soggetti disturbati
da fonti di rumore è il D.P.C.M. 14 novembre 1997 recante "Determinazione dei valori limite delle
sorgenti sonore", il quale definisce i limiti di rumorosità per le sorgenti sonore fisse, sia in relazione
ai valori limiti assoluti, riferiti all'ambiente esterno, sia a quelli differenziali, riferiti
all'ambiente abitativo interno
I valori limiti differenziali di immissione, misurati all'interno degli ambienti abitativi,
prevedono che l'incremento al rumore residuo, apportato da una specifica sorgente di
rumore, non può superare il limite di 5 dB(A) per i periodo diurno (dalle ore 6 alle ore 22)
e di 3 dB(A) per quello notturno. Il valore differenziale è, quindi, ottenuto eseguendo la
differenza tra il livello equivalente di rumore ambientale e quello residuo.
Il livello di rumore ambientale (LA) è il livello continuo equivalente di pressione sonora
ponderato "A", prodotto da tutte le sorgenti di rumore esistenti in un dato luogo e durante
un determinato tempo. Il rumore ambientale è costituito dall’insieme del rumore residuo e
da quello prodotto dalle specifiche sorgenti disturbanti, con l’esclusione degli eventi sonori
singolarmente identificabili di natura eccezionale rispetto al valore ambientale della zona.
Il livello di rumore residuo (LR) è il livello continuo equivalente di pressione sonora
ponderato "A", che si rileva quando si esclude la specifica sorgente disturbante. Deve essere
misurato con le identiche modalità impiegate per la misura del rumore ambientale e non deve
contenere eventi sonori atipici.
I limiti differenziali non si applicano nei seguenti casi, poiché ogni effetto del rumore è da
ritenersi trascurabile:
55
- se il livello di rumore ambientale misurato a finestre aperte è inferiore a 50 dB(A) durante
il periodo diurno e 40 dB(A) in quello notturno;
- se il livello di rumore ambientale misurato a finestre chiuse è inferiore a 35 dB(A) durante
il periodo diurno e 25 dB(A) durante quello notturno.
Detti limiti, inoltre, non si applicano all'interno delle aree classificate dalla zonizzazione
acustica in aree esclusivamente industriali, nonché per la rumorosità prodotta dalle
infrastrutture stradali, ferroviarie, aeroportuali, marittime, da attività e comportamenti non
connessi con esigenze produttive, commerciali e professionali, da servizi e impianti fissi
dell'edificio adibiti ad uso comune, limitatamente al disturbo provocato all'interno dello
stesso.
Il valore limite differenziale presenta, tuttavia, l'inconveniente di riservare una maggiore
tutela alle zone più tranquille rispetto a quelle più rumorose, giacché, in queste ultime, il
rumore residuo è più elevato, per la presenza di vie di traffico e altre sorgenti sonore tipiche
delle zone urbanizzate.
È questa una delle ragioni per cui il legislatore ha introdotto l'obbligo di rispettare anche i
limiti assoluti.
56
2.6.7 Inquinamento elettromagnetico
Il fenomeno definito "inquinamento elettromagnetico" è legato alla generazione di campi
elettrici, magnetici ed elettromagnetici artificiali, cioè non attribuibili al naturale fondo
terrestre o ad eventi naturali, ad esempio il campo elettrico generato da un fulmine.
La propagazione di onde elettromagnetiche come gli impianti radio-TV e per la telefonia
mobile, o gli elettrodotti per il trasporto e la trasformazione dell'energia elettrica, da apparati
per applicazioni biomedicali, da impianti per lavorazioni industriali, come da tutti quei
dispositivi il cui funzionamento è subordinato a un'alimentazione di rete elettrica, come gli
elettrodomestici. Mentre i sistemi di teleradiocomunicazione sono progettati per emettere
onde elettromagnetiche, gli impianti di trasporto e gli utilizzatori di energia elettrica,
emettono invece nell'ambiente circostante campi elettrici e magnetici in maniera non
intenzionale.
I campi elettromagnetici si propagano sotto forma di onde elettromagnetiche, per le quali
viene definito un parametro, detto frequenza, che indica il numero di oscillazioni che l'onda
elettromagnetica compie in un secondo. L'unità di misura della frequenza è l'Hertz (1 Hz
equivale a una oscillazione al secondo). Sulla base della frequenza viene effettuata una
distinzione tra:
 inquinamento elettromagnetico generato da campi a bassa frequenza (0 Hz - 10 kHz),
nel quale rientrano i campi generati dagli elettrodotti che emettono campi
elettromagnetici a 50 Hz;
 inquinamento elettromagnetico generato da campi ad alta frequenza (10 kHz - 300
GHz) nel quale rientrano i campi generati dagli impianti radio-TV e di telefonia mobile.
Questa distinzione è necessaria in quanto le caratteristiche dei campi in prossimità delle
sorgenti variano al variare della frequenza di emissione, così come variano i meccanismi di
interazione di tali campi con gli esseri viventi e quindi le possibili conseguenze per la salute.
In risposta alla necessità, oramai da tempo avvertita sia a livello nazionale ma ancor più a
livello locale, di un censimento delle sorgenti inquinanti e sulla base anche di quanto previsto
dal nuovo scenario normativo (legge quadro n. 36/2001), è in corso la costituzione di
specifici catasti (nazionale e regionali) delle sorgenti di campo elettromagnetico come
supporto per le attività di controllo, di informazione della cittadinanza e, soprattutto, per
l'attività di pianificazione. Alcune regioni, in considerazione soprattutto del proliferare degli
impianti per la telefonia cellulare, hanno già da qualche tempo avviato specifiche attività per
la loro realizzazione.
Sia nel settore delle radiofrequenze che in quello delle frequenze estremamente basse
(Elf: Extremely Low Frequency) l'entità delle attività di controllo è in fase di continua
crescita; ciò è dovuto sia alla crescente pressione sul territorio che alle richieste da parte della
popolazione. Attualmente, infatti, l'attività di controllo dell'inquinamento elettromagnetico
rappresenta una delle principali emergenze per gli enti competenti (Agenzie regionali per
l'ambiente). La tendenza futura va verso l'adozione di nuove tecnologie che modificheranno
l'assetto ambientale e paesaggistico, principalmente dei siti urbani. L'adozione di tecnologie
a basso impatto e una buona pianificazione territoriale consentiranno di raggiungere un buon
compromesso tra la diffusione delle sorgenti impattanti e la tutela dell'ambient
57
Quello elettromagnetico è una forma di inquinamento molto comune anche in ambito
domestico, infatti in casa abbiamo diverse fonti di radiazioni elettromagnetiche, basterà
pensare ai telefoni cordless, ai telefoni cellulari, gli apparati wireless (modem/router wi-fi,
casse stereo, stampanti wireless…), i forni a microonde….
Vediamo l’elenco delle fonti di inquinamento elettromagnetico domestiche e non:
 Radar
 Forni a microonde
 Infrastrutture di telecomunicazione
 Radiodiffusione
 Telediffusione
 Ponti radio
 Reti per telefonia cellulare
 Telefoni cellulari
 Apparati wireless
 Infrastrutture di trasporto dell’energia elettrica
 Cavi elettrici
 Elettrodotti
I primi effetti negativi dell’inquinamento elettromagnetico furono osservati durante la
seconda guerra mondiale. Le radiazioni in questione erano quelle prodotte dai radar, in
particolare da quelli civili e da diporto.
Si osservò che gli addetti ai lavori, i quali operavano a diretto contatto coi radar, tendevano
ad ammalarsi della cosiddetta “malattia dei radaristi”. Si trattava dei primi evidenti effetti
termici delle microonde, la stessa tecnologia sulla quale è stato possibile sviluppare i forni a
microonde.
GLI EFFETTI DELL’INQUINAMENTO ELETTROMAGNETICO SULL’UOMO.
Gli effetti dell’elettrosmog seguono una curva ad andamento di tipo dose-risposta, cioè, a un
aumento della dose di radiazione segue in genere un aumento dell’effetto.
Tutti noi, almeno una volta nella vita, abbiamo assistito agli effetti termici delle microonde:
basta osservare la cottura degli alimenti nei forni i quali tendono a surriscaldarsi e quindi a
cuocersi, dall’interno verso l’esterno.
Oltre all’effetto termico, l’inquinamento elettromagnetico ha fatto osservare effetti
sull’uomo e sugli animali. Parliamo dei cosiddetti effetti biologici che avvengono senza un
apprezzabile riscaldamento cellulare. In questo contesto, l’andamento dose-risposta è assente
e la materia vivente reagisce non alla potenza del segnale ma al segnale stesso.
Dimostrare l’esistenza di un rischio rilevante per la salute umana è a tutt’oggi un’impresa
complessa e controversa, vista anche la dimensione e la durata degli studi epidemiologici che
occorrono per fare chiarezza definitiva sull’argomento.
Stando all’IARC, Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro, facente parte dell’OMS
dell’ONU (Organizzazione Mondiale della Sanità delle Nazioni Unite), i campi
magnetici aumenterebbero il rischio di cancro.
In particolare, l’IARC ha aggiunto nella lista dei possibili elementi cancerogeni per l’uomo,
i campi magnetici in bassa frequenza. Tali campi magnetici potrebbero raddoppiare il fattore
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di rischio di leucemia, astrocitomi, linfomi e altre incidenze tumorali, per esposizioni a valori
di campo magnetico superiori a 0,4 microTesla.
Quando parliamo di inquinamento elettromagnetico, sulla base della frequenza viene
effettuata una distinzione tra:
 inquinamento elettromagnetico generato da campi a bassa frequenza (0 Hz – 10 kHz), nel
quale rientrano i campi generati dagli elettrodotti che emettono campi elettromagnetici a
50 Hz;
 inquinamento elettromagnetico generato da campi ad alta frequenza (10 kHz – 300 GHz)
nel quale rientrano i campi generati dagli impianti radio-TV e di telefonia mobile.
DISPOSITIVI PER MONITORARE L’INQUINAMENTO ELETTROMAGNETICO.
L’ente ARPA (Agenzia Regionale Protezione Ambiente) è l’organo di controllo di
riferimento. Se pensate che nella vostra città ci sia un eccesso di inquinamento
elettromagnetico potete fare riferimento a questo ente.
L’ARPA coordina campagne di misura di elettrosmog a campione in diverse località italiane
o su richiesta delle autorità locali o della popolazione. Ricordate di fare riferimento all’ARPA
della vostra Regione, per esempio: ARPAC per la Campania, ARPAB per la Basilicata, ARPA
Puglia, ARPA Sicilia….
Lo stesso ente ARPA è responsabile dell’autorizzazione riguardo l’installazione e la modifica
degli impianti Radio-TV-Cellulari in coerenza con gli attuali standard di campo
elettromagnetico previsto.
Se intendete avviare delle misurazioni dell’inquinamento elettromagnetico in autonomia,
sappiate che in commercio sono disponibili diversi kit, ne è un esempio il moderno e
completo Kit Lapka che tuttavia, per funzionare, sfrutta le onde dello Smartphone!
NORME – VALORI LIMITE
Alta frequenza: Il D.L. n. 381 del 10 settembre 1998, "Regolamento recante norme per la
determinazione dei tetti di radiofrequenza compatibili con la salute umana", ha fissato un
livello massimo di campo elettrico pari a 20 V/m, che si riducono a 6 V/m per i luoghi ove
si sosta per più di 4 ore al giorno e per tutti gli spazi dedicati all’infanzia e le aree sanitarie.>
leggi il testo del Decreto Legge n.381
Nel 2001 la Camera ha approvato in via definitiva la legge quadro sui campi
elettromagnetici (Legge 22 febbraio 2001, n. 36, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 55 del
07.03.2001). La nuova legge definisce:
a. limiti di esposizione - valori che non possono mai essere superati.
b. valori di attenzione - valori da non superare nei luoghi dove è prevista una permanenza
per più di 4 ore (case, scuole ed altri luoghi adibiti a permanenze prolungate)
c. obiettivi di qualità - valori elettromagnetici più restrittivi a cui si deve far riferimento per
il risanamento e da conseguire per la costruzione di nuovi elettrodotti situati nei pressi di
centri abitati, scuole, parchi giochi per bambini.
Il successivo decreto attuativo DPCM 8/07/2003 ha poi fissato i seguenti tre limiti per i
campi elettromagnetici generati a frequenze comprese tra 100kHz e 300Ghz:
limite
esposizione
di 20 V/m (*)
valore
d'attenzione
6 V/m
59
obiettivo di qualità 6 V/m
(*) limite di esposizione per i c.e.m. a frequenze comprese tra 3 Mhz e 3Ghz.Per quelle tra
100kHz e 3Mhz il limite è 60 V/m; per quelle oltre 3GHz e fino a 300 Ghz il limite è 40V/m.
Bassa frequenza: Attuando le disposizioni della Legge quadro sull'inquinamento
elettromagnetico, il decreto attuativo DPCM 8/07/2003 ha definitivamente fissato i seguenti
tre limiti ai campi elettromagnetici a bassa frequenza generati dagli elettrodotti:
limite
esposizione
valore
d'attenzione
di 100 microTesla
10 microTesla
obiettivo di qualità 3 microTesla
I limiti indicati come valori di attenzione ed obiettivi di qualità sono ben superiori a quelli
previsti inizialmente nella bozza preliminare dei decreti attuativi della legge quadro,
rispettivamente di 0,5 e 0,2 microTesla
60
3_LA RESPONSABILITÀ CIVILE, PENALE E DISCIPLINARE
DEL COSTRUTTORE, CONDOMINIO,
PROPRIETARIO/AFFITTUARIO,
TECNICO LIBERO PROFESSIONISTA
3.1 Il vizio di condensazione.
Cause e responsabilità alla luce della casistica giurisprudenziale
La richiesta del risarcimento del danno causato da infiltrazioni di acqua rappresenta
una delle fattispecie più ricorrenti e dibattute nelle aule giudiziarie. In questo
contributo, si cercheranno di analizzare alc uni casi particolari che soventemente si
verificano all'interno degli edifici condominiali approfondendo le diverse risposte che la
giurisprudenza ha proposto.
Le diverse soluzioni giurisprudenziali.
Prima di analizzare le singole fattispecie è opportuno fare alcune precisazioni di carattere
generale.
Buona parte dei vizi derivanti da infiltrazioni sulle parti comuni e/o esclusive si verificano in
seguito a gravi difetti dei lavori appaltati.
Recente giurisprudenza ha consolidato un orientamento interpretativo secondo cui
l'espressione "gravi difetti", prevista dall'art. 1669 c. c., prevede il diritto del committente
al risarcimento dei danni da parte dell'appaltatore, non solo nelle ipotesi in cui per vizio del
suolo o difetto della costruzione questa rovini in tutto o in parte o ci sia pericolo che tale
rovina si verifichi, ma anche quando l'opera, per sua natura destinata a lunga durata, presenti
"gravi difetti" - generatori a loro volta di danno - nel caso in cui questi non comportino
rovina - o pericolo di rovina - parziale o totale della costruzione.
(Cass., 117/2000; Cass., 1468/1999).
3.1.1 Infiltrazioni d'acqua e produzione di condensa provenienti da parti comuni dell'immobile.
Su questa fattispecie è intervenuta una importante sentenza della Corte di Cassazione (Cass.
n. 3753/1999) che offre lo spunto per approfondire un tema estremamente attuale e
ricorrente: l'individuazione, in caso di infiltrazioni d'acqua provenienti da parti comuni
dell'immobile, di coloro che ne sono i responsabili e, pertanto, di coloro che sono tenuti al
relativo risarcimento del danno provocato. In particolare, la Cassazione, preliminarmente ha
innanzitutto rilevato che la presenza di umidità negli appartamenti dei singoli condomini,
conseguente ad inadeguata coibentazione delle strutture perimetrali dell'edificio, costituisce,
laddove ne venga compromessa in modo notevole l'abitabilità ed il godimento del bene, grave
difetto dell'edificio, come tale suscettibile di ricadere nell'ambito di applicazione della
normativa di cui all'art. 1669, cod. civ., che introduce una responsabilità a carico del
costruttore (Cass. n. 6856/1993 ). Il diritto del committente si prescrive in un anno dalla
denuncia, che deve essere avanzata, a pena di decana, entro un anno dalla scoperta del danno
lamentato. Ma la parte più interessante di questa sentenza è riscontrabile nel fatto che i giudici
di legittimità precisano quanto segue: "qualora il fenomeno, originato da difettosa
coibentazione, delle parti comuni dell'edificio, sia causa di danni a singoli condomini, nei
confronti di questi è responsabile, in via autonoma ex art. 2051 cod. civ., il condominio, che
è tenuto, quale custode, ad eliminare le caratteristiche lesive insite nella cosa propria" (Cass.
9 maggio 1988, n. 3405/1988; Cass. n. 3209/1991; Cass., 6856/1993.). Conclusivamente, la
61
Corte precisa che non si tratta di una responsabilità a titolo derivativo (il condominio, pur
successore a titolo particolare del costruttore venditore, non subentra nella sua personale
responsabilità, legata alla sua specifica attività e fondata sull'art. 1669 cod. civ.), bensì di una
autonoma fonte di responsabilità ex art. 2051 cod. civ. (Cass., n. 6856/1993.).
Successivamente lo stesso ente giudicante, con sentenza n.12211/2003, ha stabilito che "il
condominio di un edificio, quale custode dei beni e dei servizi comuni, essendo obbligato ad
adottare tutte le misure necessarie affinché le cose comuni non rechino pregiudizio ad alcuno,
risponde in base all'art. 2051 c.c. dei danni da queste cagionati alla porzione di proprietà
esclusiva di uno dei condomini, ancorché i danni siano imputabili ai vizi edificatori o dello
stabile comportanti la concorrente responsabilità del costruttore-venditore (ex art. 1669 c.c.),
non potendosi equiparare i difetti originari dell'immobile al caso fortuito, che costituisce
l'unica causa di esonero del custode dalla responsabilità dell'art. 2051. Qualora poi la
situazione dannosa sia potenzialmente produttiva di ulteriori danni, il condominio è anche
obbligato a rimuovere ex art. 1172 c.c. le cause del danno stesso" (Cass. n.12211/2003).
3.2 Omessa o insufficiente collocazione di teli protettivi.
In tale ipotesi, deve escludersi la responsabilità del Condominio per i danni arrecati
all'appartamento del condomino proprietario dell'unità immobiliare immediatamente
sottostante il tetto, essendo essi imputabili alla negligenza usata dall'impresa nell'esecuzione
dei lavori. L'azione per ottenere il risarcimento dei danni dovrà essere svolta dal condomino
danneggiato direttamente nei confronti della ditta appaltatrice alla quale erano stati affidati i
lavori di rifacimento del manto di copertura dell'edificio condominiale: ciò in conseguenza
del fatto che per tutto il tempo dell'esecuzione dell'appalto il potere di controllo e di vigilanza
sul bene passa dal Condominio all'appaltatore(Tribunale di Milano, 21 gennaio 1991).
3.3 Infiltrazioni derivanti dalla fognatura.
Nel caso in cui i danni siano provocati da infiltrazioni derivanti dalla fognatura è opportuno
verificare preliminarmente se le stesse provengono dalla parte della fognatura condominiale
che arriva sino al punto di innesto con la fognatura stradale o piuttosto dalla rete fognaria
esterna al condominio. Solo nella prima ipotesi il condominio sarà tenuto a risarcire i danni,
potendo poi richiedere al costruttore dello stabile la rifusione di quanto corrisposto al singolo
condomino danneggiato, se il danno consegue a difetto di costruzione. Precedentemente,
però, lo stesso Tribunale di Milano, in merito ad una infiltrazione di acqua dal canale di scarico
della fognatura del condominio, aveva stabilito che: "accertata responsabilità di una ditta
incaricata di lavori di riparazione nell'edificio condominiale nella causazione di un evento
dannoso, non esclude la responsabilità concorrente del condominio, qualora il danno sia
derivato da cosa di proprietà comune".( Corte App. Roma, 30 novembre 1964)
3.4 Umidità causata dall'errato allungamento degli sfiatatoi degli impianti di riscaldamento
dei singoli condomini.
La Cassazione (Cass. 169/1996 ), in merito a questa fattispecie, ha stabilito che la
responsabilità dell'appaltatore per i vizi della cosa, permane anche quando vi siano stati
interventi riparatori del committente o dei suoi aventi causa in quanto in nessun modo la
responsabilità del costruttore per vizi della cosa, quale che sia la natura, può essere esclusa
dall'errata esecuzione di interventi riparatori del committente o dei suoi aventi causa, in
quanto questi sono tenuti a non aggravare le conseguenze del difetto, ma non a ripararlo.
Infatti «la norma dell'art. 1227 c. c., concernente il concorso del fatto colposo del creditore,
62
si limita a dare applicazione concreta alla colpa del danneggiato del più generale principio di
causalità, ma non implica l'affermazione di un dovere del danneggiato di ovviare all'inerzia
del responsabile, accollandosi attività straordinarie e particolarmente onerose per limitare gli
effetti dannosi determinati dall'illecita condotta altrui» (Cass., 2589/1988; Cass. 4174/1982.)
3.5 Obblighi e responsabilità dell'amministratore di condominio.
Alla luce della casistica riportata ci si chiede come si concretizza la legittimazione ad agire
dell'amministratore condominiale in merito alle fattispecie esaminate.
Le distanze da rispettare per l'installazione di caldaie.
Bisogna fare una triplice distinzione:
A. nel caso in cui il venditore sia anche costruttore dell'immobile e il danno venutosi a creare
sia stato provocato da una inadeguata coibentazione termica, in tal caso legittimato ad
agire direttamente è l'amministratore in quanto si configura un atto conservativo, ex art.
1134 c.1 n.1, rientrante nei suoi poteri se i difetti sono riscontrabili sulle parti comuni
(Cass.3146/1998; Cass.1081/95; Cass. 5613/1996);
B. se invece si verificano dei vizi per la parti comuni non rientranti nella casistica individuata
dall'art 1669, la legittimazione ad agire spetta invece solo ai singoli condomini e
l'amministratore potrebbe agire solo ed esclusivamente in presenta di uno specifico
mandato conferitogli dai condomini stessi;
C. infine, se a subire danni sono sole porzione di proprietà esclusiva, il singolo proprietario
potrà agire nei confronti del condominio ex art. 2015 cod. civ.
Riguardo la possibile responsabilità dell'amministratore nel caso in cui i lavori di
ristrutturazione vangano eseguiti da uno dei condomini e abbiano arrecato danni ad altra
unità abitativa, in nessun caso è ravvisabile una generale responsabilità dell'amministratore
per non aver impedito ad uno dei condomini di eseguire lavori di ristrutturazione all'interno
del proprio appartamento in quanto ciascun condomino può eseguire liberamente lavori
di restauro all'interno della propria proprietà e l'amministratore non può ritenersi
responsabile in tutti i casi in cui tale lavori non siano abusivi o pregiudizievoli della proprietà
comune (T. Roma 9.10.1996).
Come anche va esclusa la configurabilità dell'illecito penale, previsto dall'art. 650 c.p.p., in
relazione all'inottemperanza, da parte dell'amministratore di un condominio, del
provvedimento che gli imponeva di effettuare lavori per l'eliminazione di infiltrazioni d'acqua
nell'appartamento di un solo condomino: a quest'ultimo l'ordinamento appresta un diverso
titolo di tutela, da farsi valere nella competente sede civile.
Ecco perché se i lavori costituiscono un danno per il condomino la delibera va sospesa
3.6 Condominio risarcimento danni per difetti costruttivi dell’immobile.
Il condominio di un edificio, quale custode dei beni e dei servizi comuni, è obbligato ad
adottare tutte le misure necessarie affinché le cose comuni non rechino pregiudizio ad alcuno
rispondendo, in base all’art. 2051 c.c., dei danni da queste cagionati alla porzione di proprietà
esclusiva di uno dei condomini, ancorché tali danni siano imputabili a difetti costruttivi dello
stabile. Il condominio è esente da responsabilità in considerazione del fatto che i fenomeni
di condensa di cui è causa erano dovuti alla mancanza di isolamento termico della copertura,
di idoneo isolamento termico delle pareti nonché alla mancanza di areazione dei locali che,
nella loro pregressa destinazione non richiedevano gli stessi accorgimenti di un locale abitato;
63
il che spiega perché non fosse presente né un isolamento termico né l’impermeabilizzazione
sulla copertura e se pure la dimensione ridotta della gronda può aver determinato ma solo in
concomitanza con eventi eccezionali qualche fenomeno di infiltrazione, la causa principale e
determinante viene fatta risalir alla condensa cui sono dovuti il degrado delle condizioni
igieniche dei locali e delle finiture interne dell’appartamento. Di qui l’obbligo del condomino
a provvedere personalmente o comunque a subire le conseguenze delle infiltrazioni.
Corte di Appello di Firenze 28 febbraio 2013, n. 369
3.7 Sentenza del Tribunale di Viterbo: indennizzo per ipersensibilità chimica
multipla 22-01-2010.
Con questa sentenza, una dipendente dell’aeroporto militare di Viterbo, viene
indennizzata in seguito all’aver contratto una forma lieve della sindrome da
ipersensibilità chimica multipla. Ad aver causato la malattia, affermano le perizie
medico legali, la presenza dei prodotti chimici presenti sul posto di lavoro (la
dipendente era addetta alla mensa, pulizie, lavaggio stoviglie e servizi inerenti) che
hanno portato la dipendente a subire una menomazione cronica invalidante del 10%.
Ricordiamo che tale sindrome, conosciuta anche come MCS, non è un’allergia, bensì
una malattia che si manifesta attraverso episodi acuti di malattia multiorgano, che
affiorano qualora si venga a contatto o vengano inalate (anche piccoli dosi) dette
sostanze chimiche.
Sappiate che anche il toner, al suo interno, contiene agenti chimici e le sue polveri
sono una delle principali cause della MCS!!!
3.8 Elettrosmog, una sentenza sancisce l’invalidità civile
La notizia ha sconfinato le Alpi, approdando persino sul Tg1 : il Tribunale di Tolosa ha
sancito il riconoscimento di invalidità civile (più l’accompagnamento) ad una donna francese
affetta da Elettrosensibilità, nuova malattia da società occidentale informatizzata (il lato
oscuro del Digital divide e della Banda Ultra Larga. Una sorta di ‘allergia’ alle radiazioni da
Wi-Fi, cellulari, Pc, ripetitori-antenne di telefonia mobile, che costringe a scappare, ritirandosi
dalla società, per scongiurare violente e dolorose reazioni infiammatorie del corpo in rivolta)
che l’establishment medico-scientifico-istituzionale fatica a riconoscere, nonostante
l’evidenza di casi in esponenziale crescita e studi indipendenti come il lavoro della
Commissione Internazionale per la Sicurezza dei Campi Elettromagnetici (ICEMS).
Ma l’ultimo verdetto è un dato di fatto col quale bisogna per forza misurarsi, e che fa il paio
con la sentenza d’appello del Tribunale di Brescia, confermata in Cassazione, che in nome
del popolo italiano nel 2012 ha decretato l’esistenza del nesso causale tra l’uso prolungato del
telefonino e l’insorgenza di masse tumorali.
Imbarazza che il monito arrivi quindi dai togati e non dall’OMS, dallo IARC o da politiche
governative di precauzione, vocati alla tutela della salute pubblica dall’indiscriminato utilizzo
di apparecchiature a emissione di onde elettromagnetiche, in dote persino ai bambini come
fossero giocattoli. Ma a dire il vero, la cosa non mi sorprende più di tanto se, al netto di
astruse tesi complottistiche, penso ai continui richiami su trasparenza e assenza di conflitti di
interesse degli operatori decisionali oppure al fatto che nelle casse dello Stato piovono
proventi delle concessioni d’uso delle frequenze cedute ai gestori delle compagnie
telefoniche. In ballo ci sono business vertiginosi, ma pure l’interesse del benessere della
64
cittadinanza. Questo il punto: come coniugare progresso tecnologico con la prevenzione
verso nuove patologie altamente invalidanti.
Fin dove si continuerà ad avere la spregiudicata ostinazione di negare l’evidenza? Quando ci
si deciderà a demarcare un punto di non ritorno (Renzi è pronto ad innalzare la soglia
d’esposizione a 61 V/m?) visto che molteplici segnali cumulativi (Tolosa non è un indizio,
ma un precedente!) ci dicono chiaramente che il filo s’è spezzato da tempo? E che non c’è
poi tanto altro tempo da attendere? L’ubiquitaria e tutt’altro che precauzionale presenza di
campi elettromagnetici artificiali e nocivi per l’umanità (e non solo!), rappresenta un grosso
limite alla personale libertà di scelta sulla gestione della propria vita e della propria salute.
Come la vicenda della giovane francese in fuga sulle montagne dei Pirenei ci insegna, anche
in Italia c’è un mondo sommerso di elettrosensibili che tra l’indifferenza generale fugge
dall’elettrosmog, attendendo il riconoscimento dei più elementari diritti del malato (per altro,
disattesi proprio dagli stessi soggetti ‘inquinanti’). E’ ora di fare chiarezza, senza ambiguità:
anche gli elettroscettici dovranno farsene una ragione, visto che in ballo c’è la salute di tutti
(e non solo di quanti, ad oggi, sono già finiti dentro la ragnatela del male). Ma perché devono
essere sempre i giudici a ricordarcelo?
3.9 Condensa anomala: sì alla responsabilità del costruttore
Cassazione Civile, sez. II, sentenza 11/06/2013 n° 14650
La sezione seconda civile della Corte di Cassazione interviene in materia di vizi di costruzione
degli edifici individuando nel costruttore il responsabile. Infatti, secondo il consolidato
orientamento della Cassazione i gravi difetti di costruzione che danno luogo alla garanzia
prevista dall’art. 1669 c.c. non si identificano necessariamente con vizi influenti sulla staticità
dell’edificio, ma possono consistere in qualsiasi alterazione incidente sulla struttura e sulla
funzionalità dell’edificio, menomandone il godimento in misura apprezzabile.
In definitiva, l’incidenza negativa dei difetti di costruzione, accolti dall’art. 1669 c.c., può
consistere in una qualsiasi alterazione, conseguente ad una insoddisfacente realizzazione
dell’opera che, pur non riguardano parti essenziali della stessa, bensì quegli elementi accessori
o secondari che ne consentono l’impiego duratura cui è destinata, incida negativamente ed
in modo considerevole sul godimento dell’immobile. Esempi sono costituiti dalle condutture
di adduzione idrica, dai rivestimenti, dall’impianto di riscaldamento, dalla canna fumaria, ecc.
L’interpretazione della norma è giunta fino a considerare rientranti nella nozione di gravi
difetti anche le infiltrazioni d’acqua determinate da carenze di impermeabilizzazione e da
idonea realizzazione degli infissi; difetti che, senza richiedere opere di manutenzione
straordinaria, possono essere eliminati solo con gli interventi di manutenzione ordinaria quali
opere di riparazione, rinnovamento e sostituzione delle finiture degli edifici o quali opere
necessarie per integrare o mantenere in efficienza gli impianti tecnologici esistenti.
Nel caso di specie un condominio aveva convenuto in giudizio il costruttore dell’edificio per
sentirlo condannare all’eliminazione dei difetti dell’opera, consistenti in effetti di condensa e
in infiltrazioni di umidità ovvero al pagamento della somma necessaria allo scopo. Mentre il
tribunale accoglieva la domanda, riqualificandola ai sensi dell’art. 1669 c.c., la Corte di appello
territoriale ribaltava la decisione affermando che l’azione proposta poteva essere riqualificata
ai sensi dell’art. 1669 c.c.solo se fondata su difetti costrittivi così gravi da incidere sulle
componenti essenziali dell’opera.
65
Come detto, la Cassazione, di avviso contrario, ha ritenuto che l’esclusione della rilevanza
dell’art. 1669 c.c. dei difetti in questione sia il risultato di una non corretta applicazione della
norma. Da qui l’accoglimento del ricorso e cassazione della sentenza impugnata con rinvio
ad altra sezione della Corte di appello territoriale.
66
CONCLUSIONI
Sapevamo costruire meglio, quando avevamo meno conoscenze e capacità di quante, invece,
non ne abbiamo oggi.
Sempre più accerchiati dal mero rispetto di distanze codicistiche, di parametri dimensionali
dati dalle norme urbanistiche vigenti, di necessità prestazionali dal punto di vista antisismico
ed energetico, tendiamo sempre più a perdere il lume della ragione quando, noi progettisti e
direttori lavori, ci limitiamo solo a far questo.
Se al posto degli intonaci cementizi di scarsa qualità, che possono contenere scorie
d’altoforno, loppe e rifiuti tossici, si facessero i tradizionali intonaci a calce; se si applicasse
all’esterno un rivestimento o una pittura a calce; se all’interno si applicasse uno degli ormai
numerosi prodotti naturali esistenti sul mercato, molto traspiranti, quali pittura, velatura,
stucco, marmorino, così come si è sempre fatto nella storia dell’umanità per millenni, dove
sarebbe oggi il problema della condensa e delle muffe?. È questo quello possiamo e che
dobbiamo fare con molta semplicità, se non vogliamo perseverare nel continuo far danni, sia
sotto il profilo della salute che del rispetto dell’ambiente.
Partire appunto dall’ultimo strato delle costruzioni, ossia
quello più a contatto con la nostra pelle e l’aria che
respiriamo, per innescare un meccanismo virtuoso di
progressiva autorigenerazione, non può che procurare
benessere per noi, nell’immediato, ma anche per quanti
verranno dopo di noi. Esattamente così come è sempre
stato per millenni e che si è interrotto solo negli ultimi
settant’anni.
Non possiamo dunque restare impassibili dinnanzi a
pitture realizzate in affresco che resistono orami da
millenni nei reperti giunti ai giorni nostri. Dobbiamo
riflettere e comprendere che chi li ha realizzate aveva
molta competenza e maestria, nonché molto più spirito di
osservazione e molte più conoscenze di noi tutti
nell’attingere il proprio sapere da quello che la natura gli
aveva messo a disposizione. Quella stessa natura cui noi
non siamo più in grado di guardare ogni qualvolta ci
rimettiamo, con totale disinteresse, all’uso di materiali in
edilizia di cui non sappiamo nulla e per i quali nulla
abbiamo accertato.
Conoscenza viaggia di pari passo a Competenza.
Il Geometra ma più ancora il vero “Esperto in Edificio Salubre” che voglia sentirsi tale è a
questo che deve saper protendere.
67
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BIBLIOGRAFIA
“Architettura concetti di una contro storia” Bruno Zevi – ed. Newton
“Storia dell’arte italiana” G.C. Argan – ed. Sansoni
“Architettura Greca” Roland Martin – ed. Electa
“Storia della Città – Case Mediovali” n.52 – ed. Electa
“Architettura Egea” Gianluigi Ciotta – ed . De Ferrari
“Storia della Città – Insediamenti e tradizioni” n.31-32 – ed. Electa
“L’architettura del mondo antico” Bozzoni,Franchetti Pardo, Ortolani, Viscogliosi
– ed. Laterza
“Storia Dell’architettura occidentale” Devid Watkin - ed. Zanichelli
“Le civiltà mediterranee e il medievo” Singer,Holmyard, Hall, Williams – ed.
Bollati Bordigheri
“Minoan Architectural Design” Donald Preziosi – ed. Mouton
“L’edilizia nell’antichità” Cairoli Fulvio Giuliani – ed. Carrocci
“Ancient Building Technology” G.R.H. Wright – ed. Brill
“Uomini e case nel medioevo tra oriente e occidente” Paola Galetti - ed- Laterza
“Guida al medioevo” Horst Fuhrmann - ed- Laterza
“Enciclopedia” TRECCANI – ed.
“Muraria – Arte “TRECCANI – ed.
“Piccola Storia dell'abitazione in Europa” Giuliana Bandinelli ed. Loescher
“Il primo libro di antropologia” Marco Aime- ed. Einaudi
“Linee guida per la prevenzione delle esposizioni del gas radon in ambienti
indoor”_Regione Lombardia D. n. 12.678 del 21/12/2011;
“Linee guida microclima”_Ministero della sanità;
“Tutela e promozione della salute negli ambienti confinati”_Dipartimento della
prevenzione;
“Radon in Italia, linee giuda per il cittadino”_Ispesl;
Costruire in bioedilizia;
Gazzetta ufficiale Unione Europea;
Sviluppo sostenibile. Tutela dell’ambiente e della salute umana. Atti del 10°
Congresso CIRIAF (Perugia 2010);
Filtrazioni e disinquinamento dell’aria. Antonio Briganti;
ISS-ANPA, “Indagine nazionale sulla radioattività naturale nelle abitazioni.”(1994);
ARPACAL – Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Calabria;
ARPA EMILIA ROMAGNA;
ARPA LOMBARDIA;
Esperto Edificio Salubre – Associazione Nazionale Donne Geometra;
Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea - L.13 del 17.01.2014;
Regione Toscana: “Elenco base dei materiali per l’edilizia sostenibile” (2004/2006);
“Materiali da costruzione e inquinamento indoor”. (1998).
“Pitture e Pitture – Tumori e Tumori” a cura di Roberto Mosca – Grafiche Scarponi
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SITOGRAFIA
-
www.wikipedia.org
www.footprintnetwork.org
www.itcgmattei.it
www.studenti.it
www.treccani.it
Google immagini
www.isprambiente.gov.it
www.protezioneradon.it
www.lacasainlegno.wordpress.com
www.lolmoelaterra.it
www.isde.it
www.inquinamentoindoor.info
www.alpretec.com
www.indoorquality.it
www.active-ceramic.it
www.ediltecnico.it
www.arieggiare.it
www.arpat.toscana.it
www.epicentro.iss.it
www.docplayer.it
www.inquinamentoacustico.it
www.ideegreen.it
www.condominioweb.com
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