OSI AL LAC GIOVEDÌ 8 OTTOBRE 2015 ORE 20.30 RILEGGENDO BRAHMS Orchestra della Svizzera italiana Direttore Markus Poschner Solista Frank Peter Zimmermann violino CONCERTI 1 BEETHOVEN “IN TESTA”? RISCOPRENDO BRAHMS PROGRAMMA Dr. Wolfgang Sandberger Orchestra della Svizzera italiana Uno sguardo alla sala della musica di Brahms a p. 11: dietro al pianoforte, letteralmente “in testa” al compositore, il busto del ‘suo’ Beethoven. Un’immagine significativa: Brahms non segue le orme di Beethoven, ma lo sente dietro a sé, opprimente, angosciante. Direttore Markus Poschner Il compositore appare come il presunto erede di Beethoven: la sua Sinfonia n.1 (1876) viene definita da Hans von Bülow “la Decima di Beethoven” e il Concerto per violino (1878) – nella stessa tonalità (re maggiore) – suona già dalle prime note come un omaggio a Beethoven. Fin dalla maligna definizione di Nietzsche di ‘maestro nella copia’, l’immagine più diffusa di Brahms è stata quella di erede ed epigono beethoveniano. Possiamo però vederla in maniera diversa. I musicisti della ‘Nuova Scuola Tedesca’ quali Liszt o Wagner con il poema sinfonico e il Musikdrama avevano in parte evitato il confronto con Beethoven. Brahms invece lo cerca apertamente! E lo si può ben vedere: nel Concerto per violino il solista attacca con un motivo ascendente in stile recitativo su più ottave, che fa da eco all’attacco solistico parallelo di Beethoven. Brahms ha anche evitato nella sinfonia di entrare in concorrenza con Richard Wagner, che nell’agosto 1876 aveva inaugurato il Festspielhaus di Bayreuth. Wagner aveva espressamente concepito il suo Musikdrama sulla tradizione della ‘Nona’. Brahms deve agire se vuole assicurarsi un posto rilevante nella storia della musica. Stabilisce perciò per novembre 1876 la prima esecuzione della sua Sinfonia, prima ancora di averla terminata. Concepita come Finalsinfonie, la ‘Prima’ diventa dimostrazione di confronto con Beethoven, anche se il motto arguto di “Decima di Beethoven” solo in parte le si addice. Che il tema in do maggiore del finale corrisponda al Tema della Gioia della ‘Nona’ è evidente e lo può sentire “ogni asino” (afferma un Brahms leggermente alterato). Determinante per l’apoteosi sinfonica sono due altri opposti poli, sui quali culmina questo finale (dopo una lenta introduzione!): la natura, che viene evocata dal richiamo del corno delle Alpi, e la sfera religiosa, che risuona nel corale immaginario. Questa è una soluzione del tutto ‘brahmsiana’. Al corale viene attribuita grande importanza. Seguendo l’ideale del “contrappunto puro” offre da un lato una soluzione musicale specifica al lavoro compositivo, e – quale polo opposto al suono della natura del corno delle Alpi – garantisce parimenti un conforto spirituale anche quando il corale stesso non viene concretamente citato. 2 (Traduzione A. Ciocca-Rossi) Solista Frank Peter Zimmermann violino Johannes Brahms (1833-1897) Concerto per violino e orchestra in re maggiore op. 77 (1878) 37’ – Allegro non troppo – Adagio – Allegro giocoso, ma non troppo vivace Sinfonia n. 1 in do minore op. 68 (1876) 48’ – Un poco sostenuto. Allegro. Un poco sostenuto – Andante sostenuto – Un poco allegretto e grazioso – Adagio. Più andante. Allegro non troppo, ma non brio. Più allegro Diretta radiofonica Streaming rsi.ch/concertirsi 3 MARKUS POSCHNER Nasce nel 1971 a Monaco di Baviera, dove intraprende gli studi; è assistente di direttori quali Sir Roger Norrington e Sir Colin Davis. Nel 2000 è direttore principale della Georgisches Kammerorchester Ingolstadt. Insignito del Deutscher Dirigentenpreis nel 2004, viene chiamato alla Komische Oper Berlin. Dal 2007 è Generalmusikdirektor a Brema: l’Università lo nomina nel 2010 professore onorario della facoltà di musicologia. È ospite delle più rinomate formazioni, quali: Sächsische Staatskapelle Dresden, Münchner Philharmoniker, Wiener Symphoniker, Bamberger Symphoniker, Rundfunk-Sinfonieorchester Berlin, Radio-Sinfonieorchester Stuttgart, WDR Sinfonieorchester Köln, Orchestra Sinfonica Nazionale Danese, Konzerthausorchester Berlin, Orchestre Sinfoniche della NHK e del Metropolitan di Tokyo, e teatri: Staatsoper Berlin, Opernhaus Zürich, Oper Frankfurt, Hamburgische Staatsoper e Oper Köln. Dal 2011 al 2014 è primo direttore ospite dei Dresdner Philharmoniker, con i quali realizza un eccezionale ciclo di concerti dedicato a Beethoven. Dal 2002 riveste il ruolo di primo direttore ospite della Deutsche Kammerorchester Berlin. Nominato a Linz successore di Dennis Russell Davies a partire dal 2017/2018 nel ruolo di direttore dell’opera al Landestheater e di direttore principale della Bruckner Orchester Linz, dal 2015-2016 Markus Poschner affiancherà l’Orchestra della Svizzera italiana nel ruolo di direttore principale. 4 FRANK PETER ZIMMERMANN Il violinista tedesco nasce a Duisburg. Debutta a 10 anni in concerto con orchestra. Terminati gli studi con Valery Gradov, Saschko Gawriloff e Herman Krebbers nel 1983 inizia un’intensa carriere concertistica internazionale a fianco di orchestre prestigiose e con rinomati direttori, che lo portano nelle più importanti sale e festivals musicali di Europa, Stati Uniti, Giappone, Sud America e Australia. In formazione cameristica e in recital si è inoltre esibito in numerosi concerti in tutto il mondo, acclamato dalla critica e dal pubblico. Suoi partners abituali sono i pianisti Piotr Anderzewski, Enrico Pace e Emanuel Ax. Con Antoine Tamestit, viola e Christian Poltéra, violoncello, forma il Trio Zimmermann, che con grande successo calca i palcoscenici di città quali Amsterdam, Bruxelles, Colonia, Londra, Lione, Milano, Monaco di Baviera, Parigi e Vienna, così come i Salzburger Festspiele e l’Edinburgh International Festival. Detentore di numerosi premi e riconoscimenti, ha costruito negli anni un’ampia discografia per EMI Classics, Sony Classical, BIS, Ondine, Teldec Classics and ECM Records, più volte premiata a livello internazionale. Suona un violino Stradivarius del 1711, appartenuto a Fritz Kreisler. 6 RILEGGENDO BRAHMS Prof. Dr. Wolfgang Sandberger Direttore del Brahms-Institut alla Musikhochschule Lübeck Le tradizioni possono consolidarsi a tal punto da creare visioni rigide e clichés. La musica di Brahms è presente in maniera costante e importante nelle sale concertistiche internazionali. Ancor oggi la sua sonorità, così caratteristica, ci emoziona. Perché allora un direttore dovrebbe dare una nuova lettura delle quattro sinfonie o dei concerti del compositore, viennese per adozione e perché noi, come pubblico, dovremmo riascoltarli in modo diverso? A differenza della «musica antica» – quella di Monteverdi o di Telemann o di Bach – nel caso dell’opera sinfonica di Brahms la tradizione non è mai stata interrotta. Brahms è stato costantemente eseguito dalle grandi orchestre a livello mondiale. Perché non continuare ad ascoltare e interpretare la sua musica secondo un’abitudine ormai condivisa e affermata? Il fatto è che le tradizioni possono consolidarsi a tal punto da creare visioni rigide e cliché. Il Progetto Rileggendo Brahms vuole dimostrare quanto oggi valga la pena di confrontarsi criticamente con Brahms: da nuovi punti di vista e tramite una diversa lettura delle sue partiture. IL CLICHÉ «BRAHMS» L’opera della maturità si sovrappone quale pars pro toto alle opere giovanili. L’immagine che abbiamo oggi di Johannes Brahms viene principalmente influenzata dalle fotografie che lo ritraggono durante la sua vecchiaia. In piedi o seduto viene raffigurato un uomo dallo sguardo affabile e serio, con un barbone bianco. Ci sembra di sentire l’odore del suo grosso sigaro, mentre lui – trasognato – guarda l’obiettivo. Si vede quel Brahms malinconico, che – quando di buon umore – pare facesse cantare al suo coro Lieder tanto vivaci quanto Das Grab ist meine Freude (La tomba è la mia gioia). La dominanza di foto della sua vecchiaia corrisponde all’immagine di un Brahms ‘più rivolto verso l’aldilà’, per cui l’opera della maturità si sovrappone quale pars pro toto alle opere giovanili. Il carattere di molte sue opere tarde, quali i trasognati Klavierstücke o la musica da camera per clarinetto, viene così comunemente identificata con il vero ‘suono’ di Brahms. 8 Johannes Brahms, 15 giugno 1896. Fotografia di Maria Fellinger (1849–1925), appartenente al cerchio delle amicizie del compositore. Brahms-Institut, Musikhochschule Lübeck. Robert Schumann definì il giovane Brahms «uno dei giovani più belli e geniali». La dominanza numerica delle tarde fotografie distorce senza dubbio l’immagine. Solo il 45.enne compositore portava la barba e Brahms non è assolutamente sempre solo stato quel compositore solitario, così come stilizzato dalla posterità, alla ricerca di un ‘comodo’ posticino nella frescura estiva, quale massima aspirazione di vita borghese. Con questo quadro unidimensionale contrasta il giovane Brahms, che assimilava concezioni del mondo romantiche e che si identificava nel temperamento focoso del Kapellmeister Johannes Kreisler, così come concepito dalla penna di E.T.A Hoffmann. Questa «attitudine alla Kreisler junior» (Matthias Schmid) si rispecchia in una rappresentazione del giovane Brahms: un disegno in punta d’argento del giovane pianista e compositore eseguito con fattezze volutamente 9 androgine dallo scrittore, incisore e pittore Jean-Joseph-Bonaventure Laurens. Di fronte a questo disegno Robert Schumann definì il giovane Brahms «uno dei giovani più belli e geniali». «ausnehmend melancholisch» (‘oltre misura melanconico’) e si autodefinisce – nel contesto della Sinfonia n. 2 e del Mottetto Warum op. 74 – uno «schwer melancholischen Menschen» (‘un uomo molto melanconico’), occorre domandarsi, cosa egli intendesse con melanconia. La visione unilaterale del ‘flemmatico tedesco del nord’ nasconde facilmente il dato di fatto, che – proprio per il tardo Brahms – di grande importanza fu l’ideale di leggero, non forzato, grazioso. Brahms, il profondo e malinconico tedesco, ammirava persino Johann Strauss e a stento qualcuno potrebbe sospettare che Brahms – astemio di opera – si entusiasmasse per la Carmen di George Bizet. In una lettera a Elisabeth von Herzogenberg ne parla come di ‘una mia amante molto speciale’ («eine ganz besondre Geliebte von mir», 21.12.1883). Brahms si è nel vero senso del termine messo in testa, sopra al pianoforte, il busto di Beethoven. Johannes Brahms, fotografia del disegno di Laurens. Brahms-Institut, Musikhochschule Lübeck. Proprio per il tardo Brahms, di grande importanza fu l’ideale di leggero, non forzato, grazioso. Se si affiancano il disegno in punta d’argento e le fotografie della sua vecchiaia, difficilmente crediamo possa trattarsi della stessa persona. Tanto sono attuali, perlomeno oggi, le opere oramai ‘canonizzate’ di Brahms, tanto poco tangibile appare il compositore dietro a queste. Nonostante ciò le immagini di Brahms si sono cristallizzate nella coscienza musicale collettiva. Viennese per adozione, il compositore di Amburgo è ritenuto innanzitutto il grande antagonista di Wagner e Bruckner, il personaggio simbolo borghese del partito conservatore, che dell’idea della «musica assoluta» ha fatto la sua bandiera. Con questa prospettiva Brahms viene allo stesso tempo ridotto ad una concezione cameristica («Idee der Kammermusik», Carl Dahlhaus) – in contrapposizione al poema sinfonico (Liszt) e all’azione scenica sacrale («Bühnenweihfestspiel», Wagner). Viene associata a Brahms anche la figura del melanconico tedesco del nord, le cui opere a Vienna rispecchiano lo spirito Fin du Siècle. Quando Brahms stesso indica in composizioni quali l’Intermezzo in si minore dai Klavierstücke op. 119 10 Alle costanti che alimentano l’immagine ormai comune di Brahms appartiene infine l’idea che il «classicista» sia un erede di Beethoven. Uno sguardo alla sua sala viennese della musica alla Karlsgasse 4 può davvero irritare: qui Brahms si è nel vero senso del termine messo in testa, sopra al pianoforte, il busto di Beethoven. Questa sua stessa messa in scena, interessante dal punto di vista psicologico, ben si accorda alla famosa dichiarazione che il quasi 40enne compositore, ancora all’inizio del 1870, fece di fronte al direttore Hermann Levi: «Non scriverò mai una sinfonia! Non hai nessuna idea del coraggio che occorre a noialtri, quando dietro a te senti sempre marciare un tale gigante (Beethoven)». La sala della musica di Johannes Brahms. Wien Museum. 11 Al topos di ‘erede di Beethoven’ è legata, a seconda dell’interpretazione che si vuole dare, sia l’idea del Brahms ‘ultimo massimo geniale esponente’, sia quella del Brahms ‘imitatore’ nato (troppo) tardi. Non è inoltre distante da tutto ciò la maligna definizione di Nietzsche di ‘maestro nella copia’ («Meister in der Copie»), che nel caso di Brahms accentua chiaramente il ‘danno della storia’ («Nachtheil der Geschichte», Nietzsche) sul suo specifico modo di comporre. Anche qui sarebbe da domandarsi: perché Brahms ha cercato il confronto con Beethoven in modo così aperto, mentre altri compositori hanno preferito sottrarsi a tale accostamento? IL BRAHMS DI MEININGEN Fritz Steinbach, quale direttore della Meininger Hofkapelle, si è potuto molto avvicinare all’ideale di flessibilità ed espressività di Brahms. Le idee e le domande schizzate, concernenti l’immagine comune di Brahms, hanno certamente dirette conseguenze sull’interpretazione della sua musica sinfonica, che per la sua sottigliezza e polivalenza di significati rappresenta un’enorme sfida per qualsiasi direttore. Anche qui però occorre un più preciso sguardo alla tradizione che ci è stata tramandata. Brahms stesso ha giudicato in maniera ambivalente i direttori suoi contemporanei in relazione alla proprie opere: «sempre calcolato sull’effetto» (Hans von Bülow), «vivace» (Hermann Levi) o «particolarmente empatico e accademico» (Otto Dessoff), questi alcuni dei suoi giudizi. La maggiore stima l’ha forse avuta per Fritz Steinbach («pieno di slancio ed eleganza») che – quale direttore della Meininger Hofkapelle – si è potuto molto avvicinare all’ideale di flessibilità ed espressività di Brahms. Ma come ci possiamo immaginare questo ‘Brahms di Meiningen’ vista la mancanza di registrazioni? e bella nuova edizione dell’Olms Verlag. Molto si discute nello scritto sui cambiamenti di tempo, sull’articolazione e sul fraseggio. Markus Poschner ritiene questo Brahms di Meiningen affascinante: il trasparente quadro sonoro, la polifonia sempre percettibile, l’importanza delle voci intermedie rivalutata in senso cameristico e non da ultimo la flessibilità dei tempi che viene di continuo documentata. Così si legge in una recensione per un festival musicale dedicato a Brahms a Meiningen nel 1895: «Soprattutto nella capacità – praticata con estrema ingegnosità – di utilizzare elasticamente i tempi, nel modo di sacrificare la rigida inflessibilità dei tempi alle flessioni dell’espressione, Steinbach si dimostra musicista dalla sensibilità moderna e dagli ampi orizzonti di pensiero». Questa flessibilità richiede però all’orchestra tutto, ma veramente tutto. I presupposti per un Brahms così flessibile sono eccellenti a Lugano: un organico orchestrale quasi alla Meininger con dieci primi violini e perfino i tromboni classici. Prepariamoci a questa nuova – forse sbalorditiva – esperienza d’ascolto brahmsiana in una nuova sala concertistica! (Traduzione A. Ciocca-Rossi) Il maestro Markus Poschner si è interessato presso il Brahms-Institut di Lubecca a questo «scritto segreto». Importanti punti di riferimento ci vengono forniti in questo contesto dagli scritti del 1933 di Walter Blume, un allievo di Steinbach, annotazioni rese pubbliche in occasione del 100esimo anniversario dalla nascita di Brahms unicamente in forma di dattiloscritto. Per la plasticità delle formulazioni e per i numerosi esempi musicali gli scritti di Blume risultano essere una fonte unica nel suo genere per qualsiasi interprete di Brahms. Il maestro Markus Poschner si è interessato presso il Brahms-Institut di Lubecca a questo «scritto segreto» – conservato in pochi esemplari – già anni orsono, consultandolo molto prima che questo comparisse nella recente 12 www.osi-brahms.ch 13 paganini e la televisione si fa musica Rete Due è anche un Club: Iscriviti subito! Per godere di condizioni di favore ai concerti, in musei e librerie, e partecipare a incontri e gite culturali. rsi.ch/rete-due/club, [email protected] i aganin P a t n e 1 pres rsadri 0 su LA a 3 . M 0 a 1 d e all Gia LA 2 menica ogni do ì alle 23.45 su d e il lune i aganin 14 rsi.ch/p club Vivi la cultura con Rete Due.15 PROSSIMO CONCERTO OSI AL LAC LAC . LUGANO GIOVEDÌ 22 OTTOBRE 2015 ORE 20.30 RILEGGENDO BRAHMS Orchestra della Svizzera italiana Direttore Markus Poschner Solisti Alexandra Soumm violino Jean-Guihen Queyras violoncello Musiche di Brahms CONTATTI RSI RETE DUE T +41 91 803 95 49 [email protected] rsi.ch/concertirsi ORCHESTRA DELLA SVIZZERA ITALIANA T +41 91 803 93 19 [email protected] orchestradellasvizzeraitaliana.ch 16