L'ORTO BOTANICO DI PADOVA ASPETTI STORICI L’Orto botanico di Padova fu istituito nel 1545 per la coltivazione delle piante medicinali, che allora costituivano la grande maggioranza dei "semplici", cioè di quei medicamenti che provenivano direttamente dalla natura. Proprio per questa ragione i primi orti botanici vennero denominati “giardini dei semplici” ovvero horti simplicium. Qui infatti venivano lette e commentate le opere botaniche di Aristotele e di Tefrasto; sempre qui anche altri cominciarono a studiarle. Nell’epoca in cui l’Orto fu fondato c'era difficoltà sull'identificazione delle piante usate in ospedale dai medici dell'antichità. L'istituzione di un horto medicinale, sollecitata da Francesco Bonafede avrebbe permesso agli studenti di conoscere e studiare le piante presenti in natura. L'Orto, per la rarità dei vegetali contenuti, era soggetto di continui furti notturni, nonostante le gravi pene previste per chi avesse arrecato danni (multe, carcere ed esilio). Venne quindi ben presto costruito un muro di recinzione (da cui anche i nomi di hortus sphaericus, hortus cinctus e hortus conclusus).L'Orto era arricchito di piante provenienti da varie parti del mondo. L'Orto nel patrimonio UNESCO: Nel corso dei secoli, l’Orto di Padova si è situato al centro di una fitta rete di relazioni internazionali, esercitando una profonda influenza nell’ambiente della ricerca e svolgendo un ruolo preminente nello scambio di idee, di conoscenze, di piante e di materiale scientifico. Essi scambiavano piante medicinali nell’area.“L’Orto Botanico di Padova è all’origine di tutti gli orti botanici del mondo e rappresenta la culla della scienza, degli scambi scientifici e della comprensione delle relazioni tra la natura e la cultura. Ha largamente contribuito al progresso di numerose discipline scientifiche moderne, in particolare la botanica, la medicina, la chimica, l’ecologia e la farmacia”. Il Centro di Ateneo: Il Centro di Ateneo denominato “Orto Botanico” ha come scopo la protezione, conservazione, valorizzazione e trasmissione alle generazioni future del Patrimonio Culturale dell’Umanità dell’Orto Botanico, costituito dalle collezioni viventi, dalle collezioni dell'Herbarium Patavinum, dalle piante storiche e dalla struttura architettonica. L’Orto Botanico si occupa inoltre della conservazione delle specie vegetali locali, rare o a rischio di estinzione, per salvaguardare la biodiversità; di incentivare la ricerca e la sperimentazione; di promuovere la didattica sperimentale. Compito dell’Orto Botanico è anche lo sviluppo nelle nuove aree a disposizione, salvaguardando le specie e gli esemplari già presenti e mettendo le nuove opportunità in sintonia con gli obiettivi generali dell’Orto. ASPETTI ARCHITETTONOCI L'architettura: La forma a trapezio del terreno a disposizione condizionò la struttura dell'Orto. Fu creata una struttura circolare con un quadrato inscritto, a sua volta suddiviso in quattro quadrati più piccoli da due viali perpendicolari. I quattro "quarti", detti anche "spalti" perché originariamente sopraelevati di circa 70 cm rispetto ai viali, erano suddivisi in aiuole disposte in modo da formare eleganti disegni geometrici, diversi uno dall'altro. Vengono chiamati a seconda della pianta più vecchia che contengono. Un quarto si chiama Magnolia che è la più vecchia d’Italia. C’è il quarto del Ginco, il quarto del Tamaris e il quarto dell’Albizia (della famiglia della magnolia). Una volta le piante nei quarti erano raggruppate per provenienza, ma adesso per famiglia. Pochi anni dopo la fondazione, nel 1552, fu costruito un muro circolare di recinzione, per impedire i continui furti notturni delle preziose piante medicinali. La struttura architettonica dell'Orto subì in tempi successivi modifiche e arricchimenti. All'inizio del Settecento vennero realizzati i quattro monumentali portali d'ingresso dell'Hortus cinctus. Venne eliminato il dislivello tra i viali e gli "spalti" e modificato il disegno delle aiuole; furono inserite delle fontane al centro di ciascun quarto, alle quali se ne aggiungeva una all'incrocio dei due viali principali. In tempi successivi, l'Orto si estese fino ad occupare anche l'area esterna al muro circolare, dove vennero realizzate altre fontane. Vennero anche realizzate serre in muratura, in sostituzione delle conserve utilizzate in precedenza; una di queste serre ottocentesche conserva ancora l'originale struttura interna con eleganti archi e colonnine in ghisa. Sono lunghe 100 metri e alte 18 metri. ASPETTI SCIENTIFICI Palma di San Pietro (Chamaerops humilis) si trova in parchi e giardini, là dove le condizioni ambientali lo permettono, questa specie ha dimensioni piuttosto ridotte rispetto alle altre palme coltivate per ornamento e viene perciò chiamata anche palma nana. È l'unica palma attualmente spontanea in Europa. La palma di S. Pietro, messa a dimora nel 1585, è attualmente la pianta più vecchia presente nell'Orto botanico patavino ed è universalmente nota come "Palma di Goethe" da quando il grande poeta tedesco, dopo averla ammirata formulò un'idea evolutiva nel "Saggio sulla metamorfosi delle piante". Questa palma si trova all'interno dell'Hortus sphaericus, in una apposita serra ottagonale situata presso la porta Nord, nel settore delle piante medicinali. Una delle caratteristiche di questa pianta che attirò l'attenzione di Goethe risiede nel fatto che le foglie basali sono intere, quelle intermedie iniziano a dividersi lungo le nervature, fino a sfrangiarsi in un ventaglio di lacinie lineari nelle foglie superiori. Il platano orientale è un albero alto fino a una quarantina di metri, dal tronco grosso e dalla chioma fitta, molto ombrosa, il suo nome scientifico è Platanus occidentalis. Il platano orientale è un albero longevo e resistente, a crescita rapida, che preferisce terreni argillosi e umidi. La sua corteccia è liscia e tende a sfogliarsi, mettendo in evidenza la nuova scorza spesso chiarissima. Il platano orientale dell'Orto botanico è stato messo a dimora nel 1680 nell'Arboreto, poco lontano dal cancello d'accesso: attualmente rappresenta quindi una delle piante più vecchie. E' un albero imponente, con la singolare particolarità di possedere un fusto cavo, probabilmente come conseguenza di un fulmine. La pianta continua lo stesso a vegetare, perché normalmente la parte più interna del legno non è più funzionante e quindi non più necessaria. Nella parte più esterna si trovano invece i tessuti di conduzione funzionanti, che vengono prodotti ogni anno e che assicurano la sopravvivenza della pianta. Piante insettivore chiamate spesso anche carnivore, riescono a colonizzare ambienti particolarmente poveri d'azoto e di sali minerali. Si nutrono di piccoli insetti o piccoli animali. Esse hanno modificato profondamente le loro foglie, che svolgono funzioni di richiamo, cattura e digestione delle prede e assorbimento dei prodotti della digestione. Le loro foglie possono così funzionare da trappole passive o attive. Trappola attiva è ad esempio la foglia della trappola di Venere, che si chiude ripiegandosi lungo la nervatura centrale, ricoperte di un liquido vischioso, che attira le prede e le intrappola, alcune creano un liquido zuccherino che attira gli insetti, che scivolano poi dentro. Le pareti della trappola sono infatti lisce e con peli rigidi rivolti all'interno, per impedire agli insetti la risalita. Sul fondo si accumula un liquido contenente batteri specializzati che contribuiscono alla digestione della preda. Queste piante si trovano nella prima delle serre ottocentesche, posta poco oltre la porta Nord, lungo il viale delle serre, dove è+ facile vederle anche in fiore. Alcune piante dell'orto botanico: Ginco: pianta cinese, è una pianta primitiva e non si è evoluta; è una gimnosperma (senza frutto) e serve per curare i problemi di memoria. Non ha una forma propria perché è stata colpita da un fulmine ed è stato anche innestato un ramo di una femmina Vaniglia: si ricava dal baccello nero e viene da un’orchidea. Proviene dal Messico Pianta sasso: si mimetizza perché sennò le viene portata via l’acqua La quercia da sughero: il sughero è la corteccia esterna. Questa pianta può vivere dai 300 ai 350 anni se non viene privata dal sughero. Se viene coltivata vive tra i 10-12. Con il sughero si ripara dal fuoco e esso, però, si brucia e dopo 10 anni si rifà. Il banano: è la pianta erbacea più grande e in 4 anni muore (ha il tempo di fare solo un casco di banane). Originariamente aveva i semini e sono stati tolti perché la pianta è stata incrociata con un’altra. Per avere una nuova pianta bisogna tagliarne una e aspettare che arrivino dalle radici. Se ne muore una muoiono tutte perché hanno lo stesso DNA. AUTORI: Carboniero Cesare, Dal Zovo Simone, Roncari Luca CLASSE: 1°E SCUOLA SECONDARIA DI PRIMO GRADO DI VESTENANOVA