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Marx in Italia: Labriola, Croce, Gentile
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Mostrare come la concezione materialistica della storia fosse nata precisamente in date condizioni e cioè non
come personale e discutibile opinione di due scrittori, ma come una nuova conquista del pensiero per la
inevitabile suggestione di un nuovo mondo che si sta generando già, ossia la rivoluzione proletaria […] fu
l’assunto del mio primo saggio.
A. Labriola, Del materialismo storico, VII
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La novità di tale dottrina non è difforme da quella di tutte le altre dottrine, che, dopo molte peripezie entro i
campi della fantasia, son giunte da ultimo assai faticosamente ad afferrare la prosa della realtà, ed a fermarsi
in essa […].
Contrapporre, e poi sostituire, a tale miraggio di ideazioni non critiche, a tali idoli della immaginazione, a
tali ripieghi dell’artificio letterario, a tali convenzionalismi, i soggetti reali, ossia le forze positivamente
operanti, ossia gli uomini nelle varie e circostanziate situazioni sociali proprie di loro: – ecco l’assunto
rivoluzionario e la meta scientifica della nuova dottrina, la quale obiettivizza e direi quasi naturalizza la
spiegazione dei processi storici.
A. Labriola, Del materialismo storico, I-II
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Ora in codesto termine del naturalizzare si cela per molti una forte seduzione a confondere questo ordine di
problemi con un altro ordine di problemi; e cioè, ad estendere alla storia le leggi e i modi del pensiero, che
parvero già appropriati e convenienti allo studio ed alla spiegazione del mondo naturale in genere e del
mondo animale in ispecie. […] Il darwinismo politico e sociale ha invaso, a guisa di epidemia, per non breve
corso di anni, le menti di parecchi ricercatori […].
A. Labriola, Del materialismo storico, IV
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Questa società, che, per le leggi stesse del suo movimento, ha messa a nudo la sua propria anatomia,
produce di contraccolpo la concezione materialistica […], che in fondo è la teoria obiettiva delle rivoluzioni
sociali. […]
Tutte coteste forme di critica parziale, unilaterale ed incompleta misero effettivamente capo nel socialismo
scientifico. Questo non è più la critica soggettiva applicata alle cose, ma è il ritrovamento dell’autocritica che è
nelle cose stesse. La critica vera della società è la società stessa, che per le condizioni antitetiche dei contrasti
su i quali poggia, genera da sé in se stessa la contraddizione, e questa poi vince per trapasso in una nuova
forma. […]
In questo trapasso dalla critica del pensiero soggettivo, che esamina dal di fuori le cose e immagina di
poterle correggere per conto suo, alla intelligenza dell’autocritica che la società esercita sopra di se stessa
nella immanenza del suo proprio processo; soltanto in ciò consiste la dialettica della storia, che Marx ed
Engels, solo in quanto erano materialisti, trassero dall’idealismo di Hegel. […]
In una parola, i dati della scienza sociale furono, per così dire, ammanniti dalla società stessa.
A. Labriola, Del materialismo storico, VII
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Il Capitale costringeva [professori e accademici] a studiar daccapo; cioè a rifarsi su gli elementi primi. Perché
quel libro, quantunque uscito dalla penna di un comunista estremo e risoluto, non recava tracce in sé di
proteste o di progetti subiettivi, ma era l’analisi spietatamente rigorosa e crudelmente obiettiva del processo
della produzione capitalistica.
A. Labriola, Discorrendo di socialismo e di filosofia, III
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Il comunismo […] può essere, anzi deve essere e sarà la conseguenza del dissolversi di questa nostra società
capitalistica. Ma in questa la dissoluzione non può essere inoculata ad arte, né importata ab extra. Si
dissolverà per il proprio peso, direbbe Machiavelli. Cadrà come forma di produzione, che genera da sé in se
stessa la costante e progressiva ribellione delle forze produttive contro i rapporti (giuridici e politici) della
produzione; e intanto non continua a vivere, finché vive e vivrà, se non aumentando con la concorrenza, che
genera le crisi, e con la vertiginosa estensione della sua sfera di azione, le condizioni intrinseche della sua
morte inevitabile. La morte anche qui nella forma sociale, come è accaduto in altro ramo di scienza per la
morte naturale, è diventata un caso fisiologico.
A. Labriola, In memoria del Manifesto dei comunisti
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La previsione storica, che sta in fondo alla dottrina del Manifesto, e che il comunismo critico ha poi in seguito
ampliata e specificata con la più larga e più minuta analisi del mondo presente […] non implicava, come non
implica tuttora, né una data cronologica, né la dipintura anticipata di una configurazione sociale, come fu ed
è proprio delle antiche e nuove profezie e apocalissi. […]
Nella dottrina del comunismo critico, è la società tutta intera, che in un momento del suo processo generale
scopre la causa del suo fatale andare, e, in un punto saliente della sua curva, la luce a se stessa per dichiarare
la legge del suo movimento. La previsione, che il Manifesto per la prima volta accennava, era, non
cronologica, di preannunzio o di promessa; ma era, per dirla in una parola, che a mio avviso esprime tutto in
breve, morfologica.
A. Labriola, In memoria del Manifesto dei comunisti
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La data memorabile della pubblicazione del Manifesto dei comunisti (febbraio 1848) ci ricorda il nostro primo
e sicuro ingresso nella storia. […] A quella data si misura il corso della nuova èra, la quale sboccia e sorge,
anzi si sprigiona e sviluppa dall’èra presente, per formazione a questa stessa intima ed immanente, e perciò
in modo necessario e ineluttabile; quali che sian per essere le vicende varie e le successive fasi sue, per ora di
certo imprevedibili.
A. Labriola, In memoria del Manifesto dei comunisti
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In fondo al marxismo ci son dei problemi generali; e questi si aggirano, per un verso su i limiti e su le forme
del conoscere, e, per un’altra parte, su le attinenze del mondo umano col resto del conoscibile e del
conosciuto. […] Tanto è, che io appunto alle questioni più generali rivolsi l’attenzione mia nel secondo dei
miei saggi; ma con un modo di trattazione che dissimula l’intento.
A. Labriola, Discorrendo di socialismo e di filosofia, V
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[…] la storia, cioè, bisogna intenderla tutta integralmente, e […] in essa nocciolo e scorza fanno uno, come
Goethe diceva delle universe cose […].
Le varie discipline analitiche, che illustrano i fatti che si svolgono nella storia, han finito per occasionare da
ultimo il bisogno di una comune e generale scienza sociale, che renda possibile la unificazione dei processi
storici. E di tale unificazione la dottrina materialistica segna appunto l’ultimo termine, e anzi l’apice.
A. Labriola, Del materialismo storico, VI
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[…] la riprova del suo valore consiste esclusivamente nella spiegazione più conveniente e congrua del
succedersi delle vicende umane, che da essa deriva [in quanto essa] enuncia soltanto la obiettiva
coordinazione e subordinazione di tutti gli interessi nello sviluppo di ogni società.
A. Labriola, Del materialismo storico, I
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[…] la struttura economica determina in secondo luogo l’indirizzo, e in buona parte e per indiretto gli obietti
della fantasia e del pensiero, nella produzione dell’arte della religione e della scienza. A dire altrimenti di così,
ed oltre di così, sarebbe come mettersi volontariamente su la via dell’assurdo. […]
Se dico in secondo luogo, gli è per distinguere questi prodotti dai fatti di ordinamento giuridico-politico, che
sono vera e propria obiettivazione dei rapporti economici. E se dico in buona parte e per indiretto degli obietti
di tali attività, gli è per indicare due cose: e cioè, che nella produzione artistica e religiosa la mediazione dalle
condizioni ai prodotti è assai complicata, e poi che gli uomini, pur vivendo in società, non cessano per ciò
solo di vivere anche nella natura, e di ricevere da questa occasione e materia alla curiosità ed al fantasticare.
A. Labriola, Del materialismo storico, X
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nella nostra dottrina non si tratta già di ritradurre in categorie economiche tutte le complicate manifestazioni
della storia, ma si tratta solo di spiegare in ultima istanza (Engels) ogni fatto storico per via della sottostante
struttura economica (Marx): la qual cosa importa analisi e riduzione, e poi mediazione e composizione.
A. Labriola, Del materialismo storico, III
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Per noi sta, cioè, indiscusso il principio, che non le forme della coscienza determinano l’essere dell’uomo, ma
il modo d’essere appunto determina la coscienza (Marx). Ma queste forme della coscienza, come son
determinate dalle condizioni di vita, sono anch’esse la storia.
A. Labriola, Del materialismo storico, III
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La nostra dottrina ha superato in modo definitivo l’angolo visuale di qualsiasi ideologia. I meditati disegni, i
propositi politici, le scienze, i sistemi di diritto e così via, anzi che essere il mezzo e l’istrumento della
spiegazione della storia, sono appunto la cosa che occorre di spiegare; perché derivano da determinate
condizioni e situazioni. Ma ciò non vuol dire che siano mere apparenze, e bolle di sapone. L’esser quelle
delle cose divenute e derivate da altre non implica che non sian cose effettuali: tanto è che son parse per
secoli alla coscienza non scientifica, e alla coscienza scientifica ancora in formazione, le sole che veramente
fossero.
A. Labriola, Del materialismo storico, V
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Voi adoperate come termini antitetici il metodo dialettico e il metodo metafisico. Per dire lo stesso [la forma
del pensiero, che concepisce le cose non in quanto sono (factum, specie fissa, categoria ecc.) ma in quanto
divengono], io qui in Italia invece di dialettico devo dire metodo genetico. La parola dialettica è degradata
nell’uso comune all’arte retorica ed avvocatesca, in somma alla Scheinbeweiskunst. Né qui si sa più nulla
della tradizione hegeliana. […]
Dunque – direte – è questione di parole! Precisamente così. Perché, appunto perché penso come voi, e anzi
mi sono assimilato il vostro pensiero, sento tutta la difficoltà di farvi intendere, senza essere scambiati con
altri, che pare dicano lo stesso.
A. Labriola, Lettera a Engels, 13 giugno 1984
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Se mai occorresse di formulare, non sarebbe fuori di luogo il dire, che la filosofia implicita al materialismo
storico è la tendenza al monismo; – e uso la parola tendenza, accentuandola. […] La parola tendenza esprime
precisamente l’adagiarsi della mente nella persuasione, che tutto è pensabile come genesi, che il pensabile,
anzi, non è che genesi, e che la genesi ha i caratteri approssimativi della continuità […].
A. Labriola, Discorrendo di socialismo e di filosofia, VI
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Tutte queste cose [i risultati teorico-pratici della tradizione del socialismo pre-marxiano] furono continuate e
portate a compimento di critica, la filosofia di Hegel non esclusa, con quella critica immanente, che è la
dialettica con le sue inversioni; ossia per via di quel negare, che non è contenziosa e avvocatesca
contrapposizione di concetto a concetto, di opinione ad opinione, ma che invece invera ciò che nega, perché in
ciò che nega e supera, trova o la condizione (di fatto), o la premessa (concettuale) del procedere stesso.
A. Labriola, Discorrendo di socialismo e di filosofia, IV
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Non scrivendo più di filosofia, nel senso professionalmente differenziato e differenziale, finiron per essere i
più perfetti esemplari di quella filosofia scientifica, che per molti è un semplice pio desiderio, per altri è un
mezzo di spiattellare in nuova dicitura fraseologica le ovvie cognizioni della scienza empirica, alcune volte è
una forma generica di razionalismo, e al postutto non è possibile, se non a chi entri nei particolari della realtà
con la penetrazione che è propria di un metodo genetico inerente alle cose.
A. Labriola, Discorrendo di socialismo e di filosofia, VI
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E così siamo daccapo nella filosofia della praxis, che è il midollo del materialismo storico. Questa è la filosofia
immanente alle cose su cui filosofeggia. Dalla vita al pensiero, e non già dal pensiero alla vita.; ecco il
processo realistico. Dal lavoro, che è un conoscere operando, al conoscere come astratta teoria: e non da
questo a quello.
A. Labriola, Discorrendo di socialismo e di filosofia, IV
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[…] il materialismo storico, ossia la filosofia della praxis, in quanto investe tutto l’uomo storico e sociale, come
mette termine ad ogni forma d’idealismo, che consideri le cose empiricamente esistenti qual riflesso,
riproduzione, imitazione, esempio, conseguenza o come altro dicasi, d’un pensiero, come che siasi,
presupposto, così è la fine anche del materialismo naturalistico, nel senso fino a pochi anni fa tradizionale
della parola.
A. Labriola, Discorrendo di socialismo e di filosofia, IV
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Ciò che decide di tale passaggio dalla ingenuità alla critica è la osservazione metodica (scarsa per estensione e
per sussidii negli antichi), e, più che l’osservazione, l’esperimento volontariamente e tecnicamente condotto
(che mancò quasi del tutto agli antichi). Sperimentando, noi diventiamo collaboratori della natura; – noi
produciamo ad arte ciò che la natura da per sé produce. Esperimentando ad arte, le cose cessan dall’esser per
noi dei meri obietti rigidi della visione perché si vanno, anzi, generando sotto la nostra guida; e il pensiero
cessa dall’essere un presupposto, o un’anticipazione paradigmatica delle cose, anzi diventa concreto, perché
cresce con le cose, a intelligenza delle quali viene progressivamente concrescendo.
A. Labriola, Discorrendo di socialismo e di filosofia, V
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Ogni atto di pensiero è uno sforzo; cioè un lavoro nuovo. […]
Dal lavoro, che è un conoscere operando, al conoscere come astratta teoria: e non da questo a quello. […]
Ragione precipua dell’accorgimento critico, col quale il materialismo storico corregge il monismo, è questa:
che esso parte dalla praxis, cioè dallo sviluppo della operosità, e come è la teoria dell’uomo che lavora, così
considera la scienza stessa come un lavoro. Porta infine a compimento il senso implicito alle scienze
empiriche; che noi, cioè, con l’esperimento ci riavviciniamo al fare delle cose, e raggiungiamo la persuasione,
che le cose stesse sono un fare, ossia un prodursi.
A. Labriola, Discorrendo di socialismo e di filosofia, IV, VI
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[…] la storia è la storia del lavoro, e come, da una parte, nel lavoro così integralmente inteso, è implicito lo
sviluppo rispettivamente proporzionato e proporzionale delle attitudini mentali e delle attitudini operative,
così, da un’altra parte, nel concetto della storia del lavoro è implicita la forma sempre sociale del lavoro
stesso, e il variare di tale forma.
A. Labriola, Discorrendo di socialismo e di filosofia, III
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l’esperienza di questi ultimi cinquant’anni deve indurre gli atti al pensiero ed alla pratica in questa
persuasione: che, cioè, a misura che cresce nei proletarii e nel minuto popolo la capacità ad organizzarsi in
partiti di classe, la prova stessa di questo complicato movimento ci porta a intendere lo sviluppo dell’era
nuova secondo una misura di tempo, che è assai lenta a confronto del rapido ritmo che concepivano una
volta i socialisti intinti di giacobinismo rivissuto. Or sopra a una distesa così grande di tempo la nostra
previsione non può non correre incerta; tenuto conto della enorme complicazione del mondo attuale, e in
tanto allargarsi del capitalismo, ossia della forma borghese.
A. Labriola, Discorrendo di socialismo e di filosofia, X
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la scienza pratica del socialismo consiste nella chiara notizia di tutti cotesti complicati processi dell’orbe
economico, e, parallelamente, nello studio delle condizioni del proletariato, in quanto esso via via diventa
atto a concentrarsi in partito di classe, e porta in questa successiva concentrazione l’animo che gli è proprio,
data la lotta economica in cui s’inradica quella politica, che gli è mestieri di fare. Su cotesti dati più prossimi
la nostra previsione può correre con sufficiente chiarezza di calcoli, e può raggiungere il punto nel quale il
proletariato divenga prevalente, e poscia predominante politicamente nello stato. E da quel punto, che deve
coincidere con la impotenza del capitalismo a reggersi, da quel punto, dico, che nessuno può immaginarsi
come un rumoroso patatrac.
A. Labriola, Discorrendo di socialismo e di filosofia, X
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Poniamo che l’ordine attuale della società civile d’Europa col predominio della classe borghese si
perpetuasse ancora per secoli, ciò per nulla contraddirebbe al materialismo storico, perché tale perpetuarsi
dimostrerebbe soltanto che la società della concorrenza può vivere ancora.
A. Labriola, Storia, filosofia della storia, sociologia e materialismo storico
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Due problemi di carattere più generale stanno a capo di tutta questa trattazione, e penetrano per ogni parte il
mio discorso.
Il primo è questo: si può mai misurare il progresso, e alla misura quale stregua occorre?
Il secondo può avere la seguente formulazione: è egli mai possibile di prevedere l’esito dei presenti
contrasti? Il che si riduce a riannodare la nozione del progresso ad un prossimo punto di approdo. S’intende
da sé, ed è anzi implicito al concetto della critica immanente ai contrasti della presente civiltà, che il
ragguaglio principalissimo è riposto nella aspettazione del socialismo.
A. Labriola, Da un secolo all’altro
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Per tali differenziazioni nel seno di una società, che non è più giuridicamente gerarchica, ma che è di fatto
multiformemente articolata, mal si forma, salvo che nei casi di violente e repentine scosse, quella umanitaria
opinione pubblica, senza della quale la democrazia non può sussistere. […]
Queste non liete riflessioni su gl’intralci che ha messo al moto ascensivo della democrazia il complicato
intrigo politico di tutto un secolo, trovano rincalzo in due altri fatti. Dov’è, fino al momento presente, ed
anche nei paesi che pretendono di averne, la vera cultura popolare? E d’altra parte non è forse vero che […]
in molti punti dell’orbe civile risorge il misticismo, e in molti strati della società si fa di nuovo potente il
cattolicismo?
A. Labriola, Da un secolo all’altro
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chi vorrà negare esser tuttora vivo e forte il divario fra popoli attivi e passivi? […]
Qual maraviglia, dunque, se la politica della conquista, della supremazia, della sopraffazione, dell’intervento
di paese e paese, e della guerra, o fatta o soltanto minacciata, sia stata e rimanga l’inevitabile conseguenza, il
potente ausilio e l’istrumento decisivo della espansione capitalistico-borghese?
A. Labriola, Da un secolo all’altro
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Dalla vita vissuta siam passati alla vita compresa, e in qualche modo anticipata dal pensiero e quindi capace
d’essere in qualche modo voluta. Dal processo solamente attraversato o percorso siam giunti al processo
valutato, presentito, desiderato, agognato, ossia alla persuasione del progresso.
A. Labriola, Da un secolo all’altro
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Il secolo del quale vado facendo la commemorazione, ebbe un carattere tutto speciale, che lo differenziava
singolarmente da tutti gli altri. Gli uomini che vissero per entro e durante codesto periodo vennero come
trasfigurando la nozione del tempo; e il numero decimonono, ossia la data, divenne un’idea: come a dire, la
persuasione del diritto a progredire. […]
Difatti per la prima volta gli uomini sentono che essi stessi fanno la storia per entro alla collettività
organizzata. […] La consapevolezza dell’esser nostro s’è venuta come rinforzando, avvalorando,
moltiplicando. Per la veduta così allargatasi su i molteplici precedenti del nostro vivere attuale, la certezza
dell’aver progredito, l’aspettazione del progredire e la necessità di dover progredire han finito per
raccogliersi in una persuasione che ha la sicurtà di fede.
A. Labriola, Da un secolo all’altro
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Il mio scopo è soltanto di sottoporre ai colleghi alcune poche osservazioni intorno a essa [la concezione
materialistica della storia], prendendola nella forma in cui si presenta in un libro recentissimo del prof.
Antonio Labriola, della università di Roma.
Per molte ragioni, a me non ispetta di lodare questo libro del Labriola. Ma non posso non dire, quasi per
necessario chiarimento, che esso mi è sembrato la più ampia e profonda trattazione dell’argomento: scevra di
pedanterie e di piccinerie erudite, eppure recante in ogni rigo i segni della conoscenza perfetta che l’autore
ha di quanto si è scritto sul proposito; tale, insomma, che risparmiala noia del polemizzare con vedute
erronee ed eccessive, che vi appaiono oltrepassate. La sua opportunità è poi grandissima in Italia, dove il
materialismo storico è diffuso quasi soltanto nella forma spuria datagli da un ingegnoso professore
d’economia, il quale se n’è spacciato ritrovatore.
B. Croce, Sulla forma scientifica del materialismo storico
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il materialismo storico, nella forma in cui lo presenta il Labriola, ha abbandonato nel fatto ogni pretesa di
stabilire la legge della storia, di ritrovare il concetto al quale si riducano i complessi fatti storici.
Dico «nella forma in cui egli lo presenta», perché il Labriola non ignora, che parecchie correnti, nel seno della
scuola materialistica della storia, tendono a ravvicinarsi a quelle concezioni viete.
B. Croce, Sulla forma scientifica del materialismo storico
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se è certo che il materialismo metafisico, cui il Marx e l’Engels dall’estrema sinistra hegeliana facilmente
pervennero, ha dato il nome ed alcuni particolari alla loro concezione della storia, altrettanto certo mi
sembra che così il nome come quei particolari sono estranei al significato vero della dottrina. Questa non può
essere né materialistica né spiritualistica, né dualistica né monadistica: nel suo campo ristretto non si hanno
innanzi gli elementi delle cose, in modo che si possa discutere filosoficamente se siano riducibili l’uno
all’altro e se si unifichino in un principio ultimo. Si hanno innanzi oggetti particolari, la terra, la produzione
naturale, gli animali; si ha innanzi l’uomo, in cui appaiono differenziati i cosiddetti processi psichici dai
cosiddetti fisiologici. Parlare in questo caso di monismo e di materialismo, è dir cosa priva di senso.
B. Croce, Sulla forma scientifica del materialismo storico
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A me, dunque, sembra che si faccia migliore lode alla concezione materialistica della storia, non già col dirla
«l’ultima e definitiva filosofia della storia», ma con l’affermare che addirittura essa «non è una filosofia della
storia». Questa intima sua natura, che si svela a chi ben l’intende, spiega la repulsione ch’essa mostra a una
formola dottrinale soddisfacente, e come al Labriola stesso sembri appena agli inizi e ancora bisognosa di
molto sviluppo. E spiega anche come l’Engels abbia detto (e il Labriola fa suo quel detto), che essa non sia
altro che un nuovo metodo; con che si vuol negare che sia una nuova teoria.
B. Croce, Sulla forma scientifica del materialismo storico
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Ma è poi un nuovo metodo? Debbo confessare che anche il nome di metodo non mi pare del tutto giusto.
Quando i filosofi idealistici si provavano a dedurre razionalmente i fatti storici, quello, sì, era un nuovo
metodo; ma gli storici della scuola materialistica adoprano gli stessi strumenti intellettuali e seguono le
stesse vie degli storici, dirò così, filologi, e solamente recano nel loro lavoro alcuni dati nuovi, alcune nuove
esperienze. È diverso, dunque, il contenuto e non già la forma metodica.
Ed eccoci al punto, che è da stimare sostanziale. Il materialismo storico non è, e non può essere, una nuova
filosofia della storia, né un nuovo metodo, ma è, e dev’essere, proprio questo: una somma di nuovi dati, di
nuove esperienze, che entrano nella coscienza dello storico.
B. Croce, Sulla forma scientifica del materialismo storico
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Intendere esattamente questa concezione non è facile, e la fraintendono tutti coloro che, anziché prenderla in
concreto, la enunciano astrattamente, al modo che si enuncia una verità filosofica ed assoluta. In astratto, la
teoria non si può sostenere senza distruggerla, ossia senza tornare alla teoria dei fattori, che è l’ultima parola
dell’analisi astratta. Parecchi hanno immaginato che il materialismo storico voglia dire: la storia non essere
altro che la storia economica, e tutto il resto una semplice maschera, un’apparenza senza sostanza. E si
affannano poi a cercare quale sia il vero dio della storia, se l’istrumento produttivo o la terra, con discussioni
che ricordano in ogni punto quella, proverbiale, dell’uovo e della gallina.
B. Croce, Sulla forma scientifica del materialismo storico
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Senza dubbio, la storia della genesi della verità scientifica viene anch’essa rischiarata dal materialismo
storico, che tende a mostrare l’efficacia delle condizioni di fatto sulle scoperte e sullo svolgimento stesso
della mente umana.
La storia così delle opinioni come della scienza è in parte da rifare sotto questo aspetto, e se ne cominciano a
vedere saggi notevoli. Ma coloro che per tale considerazione di genesi storica tornano trionfalmente al
vecchio relativismo e scetticismo, confondono due ordini di questioni affatto diversi. La geometria è nata, di
certo, in date condizioni, che importa determinare; ma non per questo le verità geometriche sono qualcosa di
relativo e contingente. […]
Anche più pericolosa è codesta unilateralità storica rispetto alle verità morali.
B. Croce, Sulla forma scientifica del materialismo storico
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Se il materialismo storico deve esprimere alcunché di criticamente accettabile, esso, come altra volta ebbi
occasione di esporre, non dev’essere né una nuova costruzione a priori di filosofìa della storia, né un nuovo
metodo del pensiero storico, ma semplicemente un canone d’interpetrazione storica. Questo canone consiglia
di rivolgere l’attenzione al cosiddetto sostrato economico dello società, per intendere meglio le loro
configurazioni e vicende.
B. Croce, Per la interpretazione e la critica di alcuni concetti del marxismo
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Quale relazione intercede tra materialismo storico e socialismo? 11 Labriola, se non erro, inclina a connettere
strettamente, e quasi a identificare, le due cose: tutto il socialismo è, a suo parere, nell’interpetrazione
materialistica della storia, ch’è la verità stessa del socialismo ; e chi accetta l’una e rifiuta l’altro, non ha inteso
né l’una né l’altro. Io credo queste affermazioni alquanto esagerate, o almeno, bisognose di schiarimento.
Spogliato il materialismo storico di ogni sopravvivenza di finalità e di disegni provvidenziali, esso non può
dare appoggio né al socialismo né a qualsiasi altro indirizzo pratico della vita.
B. Croce, Sulla forma scientifica del materialismo storico
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Egli disse che lo Hegel pone la storia sulla testa, e che bisogna capovolgerla per rimetterla sui piedi. […]
Sarebbe forse opportuno ristudiare una buona volta, con precisione e con critica, codeste affermate relazioni
del socialismo scientifico con lo hegelismo. […] In realtà, l’Idea dello Hegel (e il Marx doveva ben saperlo)
non sono le idee degli uomini; e il capovolgimento della filosofia hegeliana della storia non può consistere
nell’affermare, che le idee nascano come riflesso delle condizioni materiali. L’inverso sarebbe logicamente
questo: la storia non è un processo dell’Idea, ossia di una trascendente realtà razionale, sibbene un sistema di
forze: alla concezione trascendente si opporrebbe la concezione immanente.
B. Croce, Sulla forma scientifica del materialismo storico
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Nella letteratura socialistica si nota una forte corrente di relativismo morale, non già storico ma sostanziale,
di quello che considera la morale come una vana imaginatio. Questa corrente è stata principalmente
determinata dalla necessità in cui il Marx e l’Engels si trovarono, di fronte alle varie categorie di utopisti, di
affermare, che la cosiddetta questione sociale non è una questione morale […], e dalla loro critica acerba
delle ideologie ed ipocrisie di classe. È stata poi aiutata, per quel che a me sembra, dalla origine hegeliana
del pensiero del Marx e dell’Engels, essendo noto che nella filosofia hegeliana l’etica perde la rigidezza
datale dal Kant e serbatale dallo Herbart.
B. Croce, Sulla forma scientifica del materialismo storico
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— Come intendono il materialismo storico i marxisti? — A me non pare che si possa negare che, nella
letteratura marxistica, ossia dei seguaci ed interpetri del Marx, sia davvero un pericolo metafisico, contro il
quale bisogna star vigili. Anche negli scritti del prof. Labriola s’incontrano talune proposizioni, le quali
hanno porto di recente occasione a un critico assai rigoroso ed esatto di concludere: che il Labriola intende il
materialismo storico nel senso genuino ed originario di una metafisica, e di quella della peggiore specie,
quale sarebbe una metafisica del contingente.
B. Croce, Per la interpretazione e la critica di alcuni concetti del marxismo
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Vorrei similmente richiamare l’attenzione del Labriola sopra un’altra confusione, frequentissima nella
letteratura marxistica, ch’è quella tra le forme economiche e le epoche economiche. Sotto l’efficacia del
positivismo evoluzionistico, le partizioni che il Marx enunciò all’ingrosso, economia asiatica, antica, feudale e
borghese, sono diventate quattro epoche storiche: comunismo, economia di schiavitù, economia di servitù, economia
di salariato. Ma la storiografia moderna […] sa bene che quelle son quattro forme di ordinamento economico,
le quali si seguono e s’incrociano nella storia reale, formando spesso le miscele e le successioni più bizzarre.
B. Croce, Per la interpretazione e la critica di alcuni concetti del marxismo
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è noto per comune proverbio che l’interesse è fortissimo movente delle azioni degli uomini e si cela sotto le
forme più varie; ma non è men vero che a chi si faccia a studiare la storia dopo essere passato attraverso le
lezioni della critica socialistica, accade come al miope che si sia fornito di un buon paio di occhiali: vede ben
altrimenti, e tante ombre incerte gli svelano i loro contorni precisi. […]
E, nel concludere, torno al lamento, che ho già fatto contro questa denominazione di «materialismo», che non
ha ragion d’essere nel caso presente, e fa nascere tanti malintesi e serve al gioco degli avversari. Per quel che
riguarda la storia, io mi fermerei volentieri alla denominazione di «concezione realistica della storia», che
segna le opposizioni a tutte le teologie e metafisiche nel campo della storia […].
B. Croce, Sulla forma scientifica del materialismo storico
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Il concetto di «canone» non dovrebbe incontrare difficoltà, specie quando non si perda di vista ch’esso non
importa nessuna anticipazione di risultati, ma solamente un aiuto a cercarli, e che è di origine affatto
empirica. […] il materialismo storico è un semplice canone; quantunque sia, in verità, un canone di ricca
suggestione.
B. Croce, Per la interpretazione e la critica di alcuni concetti del marxismo
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[Engels] lasciava intendere che, quando insieme col Marx, sotto la lezione dei fatti, concepiva quella nuova
interpetrazione storica, non aveva inteso formolare una teoria rigorosa. In una di queste lettere, si scusava di
quel tanto di esagerazione che potevano, egli e il Marx, aver messo nell’affermazione polemica delle loro
idee, e raccomandava di badar piuttosto alle interpetrazioni storiche da loro date, che non alle adoperate
espressioni teoriche. Bella cosa (egli esclamava), se si potesse dar la formola per intendere tutti i fatti storici!
Applicando quella formola, l’intelligenza di qualsiasi periodo storico diventerebbe tanto facile quanto la
soluzione di una equazione di primo grado.
B. Croce, Sulla forma scientifica del materialismo storico
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Con tutte queste concessioni [Labriola] viene a riconoscere, se non m’inganno, che nel materialismo storico
non bisogna cercare una teoria da prendere in senso rigoroso; e, anzi che in esso non è punto quel che si dice,
propriamente, una teoria. E ci conferma in questa persuasione col narrare il nascimento della dottrina sotto
l’impulso di quella «grande scuola di sociologia», com’egli dice, che fu la Rivoluzione francese. Il
materialismo storico surse dal bisogno di rendersi conto di una determinata configurazione sociale, non già
da un proposito di ricerca dei fattori della vita storica: e si formò nella testa di politici e di rivoluzionari, non
già di freddi e compassati scienziati di biblioteca.
A questo punto alcuno dirà: — Ma se la teoria, in senso rigoroso, non è vera, qual’è dunque la scoperta? in
che sta la novità?
B. Croce, Sulla forma scientifica del materialismo storico
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E, finalmente, non è forse […] senza efficacia la denominazione di «materialismo», che fa ripensare subito
all’interesse ben inteso e al calcolo dei piaceri. Ma è evidente che l’idealità o l’assolutezza della morale, nel
senso filosofico di tali parole, sono presupposto necessario del socialismo. L’interesse, che ci muove a
costruire un concetto del sopravalore, non ò forse un interesse morale, o sociale che si voglia dire? In pura
economia, si può parlare di sopravalore? Non vende il proletario la sua forza di lavoro proprio per quel che
vale, data la sua situazione nella presente società? E, senza quel presupposto morale, come si spiegherebbe,
nonché l’azione politica del Marx, il tono di violenta indignazione e di satira amara, che si avverte in ogni
pagina del Capitale?
B. Croce, Sulla forma scientifica del materialismo storico
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Al Labriola la teoria marxistica del «sopravalore» e il «materialismo storico» importavano soprattutto ai fini
pratici del socialismo; a me importavano soprattutto al fine di quel che se ne potesse o no trarre per
concepire in modo più vivo e pieno la filosofia e intendere meglio la storia. Né a lui la scienza era
indifferente, né a me, in verità, l’azione pratica; ma l’accento che ponevamo sull’attività nostra era diverso e
quasi opposto: la natura ci aveva addetti a un diverso lavoro. Egli s’illuse per alcun tempo di avere trovato
in me il suo collega e successore nella custodia e nella difesa della genuina tradizione marxistica, che era la
forza del socialismo; ma io non mi feci alcuna illusione in proposito e quella che egli chiamava pigrizia di
letterato, era in realtà travaglio di pensatore, a suo modo politico nella cerchia sua propria.
B. Croce, Come nacque e come morì il marxismo teorico in Italia
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[Labriola a Croce, 3 dicembre 1986:] «L’economia non è che scienza storica, anzi non è che una astrazione
della storia. […] La scuola austriaca, invece, suppone i beni (venuti di dove?) e li confronta non con la
psicologia storicamente data in una data società, ma con degli enti astratti che chiama valutazioni
edonistiche. E qui mi ci ammattisco. […] Insomma, ci può essere una teoria del giudizio estetico, una teoria
dell’arte ed una storia dell’arte; e ciò non è passare dal puro al derivato, dal generale al particolare. Invece
esiste una economia, e quindi una descrizione di essa, o una teoria delle sue forme; ma non esiste un giudizio
economico per sè stante, del quale si possa fare la teoria. E non so se mi sono spiegato».
B. Croce, Come nacque e come morì il marxismo teorico in Italia
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Si era spiegato assai bene, cioè aveva riasserito la tesi alla quale io mi ero opposto; e la formula della sua
asserzione scopriva il vizio dell’arbitrio e della contradizione, quando ammetteva una teoria del giudizio
estetico in universale, ossia dell’arte, e non voleva ammettere una teoria del giudizio economico in
universale, ossia una economia pura.
B. Croce, Come nacque e come morì il marxismo teorico in Italia
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Ora, in questa indagine spregiudicata e scrupolosa, io giunsi a una conclusione analoga a quella a cui ero
pervenuto intorno al materialismo storico: cioè che la teoria del Marx non fosse il fondamento di una nuova
scienza dell’economia né a questa, rigorosamente parlando, appartenesse, perché il concetto-base di
sopravalore era logicamente scorretto e anzi assurdo; e che la scienza vera e propria della economia assai
meglio si trovasse rappresentata dalla vituperata scuola austriaca : ma che, d’altra parte, se non alla scienza
economica, l’opera del Marx conferisse alla coscienza sociale, illuminando con una serie di escogitazioni e di
comparazioni, il rapporto dei lavoratori coi capitalisti. Chiudendo il mio pensiero in una formula, dissi che il
sopravalore marxista era la conseguenza di un paragone ellittico tra un’astratta società tutta lavoratrice,
assunta come tipo, e una società con capitale privato.
B. Croce, Come nacque e come morì il marxismo teorico in Italia
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prendendo occasione da quel terzo volumetto [il Discorrendo labrioliano], io presentavo il 21 novembre di
quello stesso anno all’Accademia Pontaniana un’ampia memoria: Per l’interpetrazione e la critica di alcuni
concetti del marxismo, nella quale le soluzioni già da me accennate intorno al materialismo storico e alla teoria
del sopravalore erano energicamente riprese, sviluppate nei particolari, arricchite di molti altri problemi e,
insomma, tutte le tesi filosofiche scientifiche del Marx venivano negate, assegnandosi al Marx il carattere
non propriamente o non principalmente di filosofo né di scienziato, ma di un vigoroso ingegno politico, o
piuttosto di un genio rivoluzionario, che aveva dato impeto e consistenza al movimento operaio, armandolo
di una dottrina storiografica ed economica, fatta apposta per esso.
B. Croce, Come nacque e come morì il marxismo teorico in Italia
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I1 Labriola riprovò aspramente la mia nuova memoria accademica, e me ne scrisse a più riprese, ribadendo
le cose che ho già riferite di sopra sul mio atteggiamento di letterato e di epicureo intellettuale, e contro
l’economia pura e contro ogni teorizzamento di categorie filosofiche, tutte abbassate a categorie storiche; e
via discorrendo. […]
Dov’è chiaro che io, per vedere quale «uso» si dovesse fare delle dottrine del Marx nella cerchia della
filosofia e della scienza, non potevo non stabilire «che cosa» esse fossero, ma quello che «realmente» fossero
e non quello che il Marx immaginò che fossero quando immaginò di essere un ricercatore di verità, lui che,
come ogni temperamento politico, non voleva «conoscere» il mondo, ma «cangiarlo».
B. Croce, Come nacque e come morì il marxismo teorico in Italia
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In verità (e mi sia lecito notarlo qui di passata) la scienza e la filosofia di sola apparenza e «ideologia di
classe» il Marx non avrebbe dovuto andarle a cercare presso Cartesio e Spinoza, Kant e Hegel, ma presso di
sé medesimo: la qual cosa non toglie, anzi fonda, la sua importanza storica di creatore di un nuovo evangelo
e di apostolo delle genti o dei proletarî: evangelo distruttore di tutta l’idealità della vita umana, e che per ciò
stesso dà una forza terribile in mano all’apostolo. Né qui sono da dimenticare quelle che potrebbero
chiamarsi le origini religiose del materialismo storico e del comunismo dialettico.
B. Croce, Come nacque e come morì il marxismo teorico in Italia
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Ma non si entrerebbe appieno nell’intimo sentire e ragionare del Labriola allorché si doleva che il mio nome
fosse mescolato alla «crisi del marxismo», e avrebbe voluto che io, con impossibile gesto, me ne traessi fuori,
se non si tien presente che il Labriola, come di solito coloro che stanno dalla parte dei rivoluzionari, era
proclive a troppo credere, per spiegarsi gli avvenimenti, a complotti polizieschi. […] E circa la «crisi del
marxismo» pensava qualcosa di simile, e finalmente me lo disse […].
La mia spiegazione era affatto diversa: ossia che, fintanto che le teorie marxistiche rimanevano nella
propaganda socialistica, esposte e credute da menti insuete alla critica, esse vivevano; ma che, quando
furono trasportate nella sfera scientifica, e sottoposte all’esame d’intelletti colti e perspicaci, di uomini
addottrinati, diversi da quelli dinanzi ai quali pontificava 1’Engels e pei quali scriveva Augusto Bebel,
dovevano, dopo un breve tempo di ammirazione e d’interessamento, rapidamente scomporsi e dissolversi.
B. Croce, Come nacque e come morì il marxismo teorico in Italia
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Il Labriola avrebbe potuto aggiungere, seguendo il filo del suo discorso, che in siffatta società, tutta
deterministica, in questo perfetto congegno automatico, non ci sarebbe più storia: né una storia da scrivere,
né una storia da fare. Con sorriso amaro si rileggono ora coteste immaginazioni sull’abolizione che nel
comunismo accadrebbe dello Stato per la società; sulla pienissima libertà che, succedente al millenario
dominio della necessità, in esso godrebbero gli uomini tutti; sulla sparizione dei delitti e delle pene, ecc. ecc.;
quando si ha dinanzi agli occhi, nel paese in cui il comunismo marxistico ha fatto le sue prove, il più pesante
Stato che la storia mai ricordi, totalitario, cioè invadente tutte quelle forme della vita sulle quali lo Stato non
ha diritto alcuno, e reggentesi con l’applicazione quotidiana della più sbrigativa delle pene, quella di morte,
inflitta indifferentemente a non comunisti, a comunisti e ad ultracomunisti.
B. Croce, Come nacque e come morì il marxismo teorico in Italia
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Ma in quell’anno [1898] era sopravvenuta a turbarlo e inacerbirlo la cosiddetta «crisi del marxismo», nella
quale coloro che la affermarono e svilupparono, e segnatamente il Sorel in Francia e il Bernstein in
Germania, si rifacevano alla mia disamina dei concetti storici ed economici del Marx e ne accettavano le
conclusioni. […]
Il marxismo teorico si esaurì, introno al 1900, in Italia e nel mondo tutto.
B. Croce, Come nacque e come morì il marxismo teorico in Italia
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Un lavoro mi restava ancora da compiere intorno all’economia marxistica: l’esame di quella «legge della
caduta tendenziale del saggio di profitto», che forma il centro del terzo volume del Capitale e, in certo senso,
era destinata a segnare l’ultima fase e l’esaurimento della dialettica del capitalismo. Confesso che quel punto
mi costò molta fatica, giacche vi meditai intensamente per circa un mese, senza distrarmi in altri lavori; ma,
finalmente, venni in chiaro dell’errore logico in cui era caduto il Marx, «une erreur grossière», come poi
giudicò l’Andler, accogliendo la mia dimostrazione. E cosi io chiusi i miei studî sul marxismo
B. Croce, Come nacque e come morì il marxismo teorico in Italia
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Per intanto io, ascoltando e meditando, ero pervenuto dopo quasi un anno a una mia conclusione intorno al
materialismo storico; cioè avevo dato risposta alla domanda sul che cosa se ne potesse trarre per la filosofia e
per la storia. I1 materialismo storico mi si dimostrò doppiamente fallace e come materialistico e come
concezione del corso storico secondo un disegno predeterminato, variante della hegeliana filosofia della
storia.
B. Croce, Come nacque e come morì il marxismo teorico in Italia
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dal marxismo – propriamente detto, – all’infuori, naturalmente, della conoscenza che con esso feci di un
aspetto dello spirito europeo nel secolo decimonono, e all’infuori delle suggestioni storiografiche delle quali
ho già discorso, – teoricamente, non ricavai nulla; perché il suo valore era prammatistico e non scientifico, e
scientificamente offriva soltanto una pseudoeconomia, una pseudofilosofia e una pseudostoria.
B. Croce, Come nacque e come morì il marxismo teorico in Italia
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La scienza può certamente e deve far capo alle condizioni reali della società, che toglie a speciale oggetto
della sua investigazione: ma non deve né può mescolarle e farne una cosa sola con ciò che è proprio della sua
essenza. La quale è propriamente prodotto di formale elaborazione dello spirito, laddove quelle son destinate a
fornire il semplice contenuto. E, insieme con l’agitarsi pratico, tutta quella infinita produzione letteraria che
s’affastella giorno per giorno in tale campo di studi [la cosiddetta questione sociale], appartiene anch’essa
appunto al contenuto o materia della scienza, poiché non porta mai, si può dire, un concetto o una veduta
nuova
G. Gentile, La filosofia di Marx. Una critica del materialismo storico
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Giacché se quel ramo delle scienze sociali che si raccolgono sotto il titolo di sociologia si può dire che in tutta
la seconda metà del secolo abbia rappresentato, ancorché in forma inadeguata e filosoficamente scorretta,
il bisogno di costituire in un sistema logico e scientificamente intelligibile quella realtà storica, verso di cui
s’era orientato il maggior interesse del pensiero per effetto della speculazione idealistica dei primi decennii
di questo secolo stesso; non sarebbe facile indicare, nella storia dello spirito scientifico o speculativo, il
costrutto delle dottrine politico-sociali, a tendenza filosofizzante, pullulate intorno ai movimenti socialisti.
G. Gentile, La filosofia di Marx. Una critica del materialismo storico
slide 156
Ora sembra per l’appunto che l’ultima forma socialistica, la quale si può dire tenga incontrastata il campo,
quella che ha ricevuto il primo impulso dal pensiero e dall’azione di Carlo Marx ed è legata perciò al suo
nome e dicesi propriamente comunismo critico, abbia definitivamente formulato la sua dottrina teoretica. […]
Questa dottrina consiste nella cosiddetta concezione materialistica della storia ; per la quale con una rigida
critica della storia passata si determinerebbe un andamento costante e necessario nel corso degli umani
avvenimenti, sì da lasciar prevedere l’ulteriore svolgimento delle forme sociali.
G. Gentile, La filosofia di Marx. Una critica del materialismo storico
slide 157
E intanto ciascuno, discorrendo dell’indole e della forma della dottrina per fissarne esattamente la genesi
storica, ha tanto girato e rigirato sull’argomento, che oramai la vessata questione è più incerta che mai, pel
vario apprezzamento che generalmente si fa degli stessi suoi termini; e si comincia anche a trovare
inesatta, perché affatto ingiustificata e ingeneratrice di equivoci, la denominazione stessa di «materialismo
storico». Insomma la disputa è sempre viva; né può disinteressarsene lo studioso della storia della filosofia.
G. Gentile, La filosofia di Marx. La questione della concezione materialistica della storia
slide 158
Il prof. Labriola […], che è senza dubbio il più competente di quanti in Italia abbiano abbracciato questa fede
e questa scienza sociale, ha dedicato da più anni studi assidui a illustrare la dottrina del materialismo storico
nella sua forma più genuina e più compiuta [e] ha finora dato a luce due saggi, per esporre prima la
formazione genetica della nuova dottrina storica […] e svolgere quindi da’ suoi vari aspetti e definire con
prudenza scientifica la dottrina medesima, indagandone e fissandone il significato originale,
determinandone la portata, e sovrattutto procurando di sfrondarla da tutti gli errori, d’interpretazione e
d’esagerazione, onde l’hanno sovraccaricata gl’inesperti. E però noi crediamo opportuno di ritrarre da questi
recentissimi libri del valente professore di Roma i lineamenti della nuova concezione storica, che ci
proponiamo di valutare rispetto alla filosofia.
G. Gentile, La filosofia di Marx. La questione della concezione materialistica della storia
slide 159
Qui [nella Prefazione del ’59] tutto il pensiero e l’opera di Marx; qui, nella sua forma nativa, in breve formula
e, come a dire, in germe, ogni parte della teoria materialistica della storia e la fonte autentica di ogni
determinazione, che i migliori interpreti ne danno.
Ora, nel brano citato, una frase è specialmente notevole e pregna di significato, anzi racchiude il concetto
filosofico di tutto il resto: Non è la coscienza dell’uomo che determina il suo essere, ma è all’incontro il suo essere
sociale che determina la sua coscienza.
G. Gentile, La filosofia di Marx. Esposizione della concezione materialistica della storia
slide 160
Dove per uomo non è da intendere l’individuo umano allo stato naturale, come lo intendevano i filosofi
francesi del sec. XVIII; sì l’uomo sociale, ossia l’uomo storico, già fornito di tutte le ideologie; e per essere
sociale, le condizioni in mezzo alle quali e per le quali, in una data società, la vita umana si deve esplicare;
condizioni non politiche, né religiose, né morali, né scientifiche, né artistiche, ma semplicemente ed
unicamente economiche; dacché queste sono generatrici delle particolari forme di tutte le altre.
G. Gentile, La filosofia di Marx. Esposizione della concezione materialistica della storia
slide 161
Le condizioni o formazioni politiche, religiose, morali, scientifiche ed artistiche sono costruzioni ulteriori
dell’uomo, già entrato in società, cioè quando è definitivamente uscito dalla preistoria; e questa precedenza
logica e cronologica, che ha luogo nella prima formazione della umana convivenza, si ripete regolarmente
ogni volta che si rinnova la forma sociale, per alcuna interna rivoluzione.
G. Gentile, La filosofia di Marx. Esposizione della concezione materialistica della storia
slide 162
Coteste condizioni o formazioni sopravvengono, dunque, quando l’uomo ha già determinato in un dato
modo le sue materiali attinenze cogli altri individui della società; e nelle nuove creazioni derivate
dall’applicazione delle sue attività ai bisogni della vita ai quali egli vien via via procurando soddisfazione,
naturalmente egli non può sottrarsi all’efficacia della sua prima istituzione, né può agire o muoversi fuori di
quel terreno artificiale, come lo dice il Labriola, in che egli s’è trovato, uscendo dalla preistoria.
G. Gentile, La filosofia di Marx. Esposizione della concezione materialistica della storia
slide 163
Non può, insomma, dare a sé una forma politica, né una religione o una morale, né produrre una scienza, né
un’ arte qualsivoglia, a proprio piacimento o liberamente. Deve accettarle, o meglio, com’è vero, deve
produrle come si convengono e soltanto possono convenirsi a quella prima conformazione, che è come la
seconda natura, e che a sua volta ha dovuto necessariamente accogliere, o, più esattamente, produrre per
ovviare ai primi naturali bisogni della sua sussistenza.
G. Gentile, La filosofia di Marx. Esposizione della concezione materialistica della storia
slide 164
L’edificio della sua storia non può essere elevato se non su quelle fondamenta che egli s’è trovato a gettare.
Questo superiore edificio, quest’insieme di forme storiche ulteriori della vita sociale, costituisce pel
comunismo critico il complesso o l’organismo delle ideologie; laddove quelle fondamenta, in cui è la prima
condizione della società, sarebbero la sua struttura economica, base naturale di tutta la storia.
G. Gentile, La filosofia di Marx. Esposizione della concezione materialistica della storia
slide 165
E si tratta in verità d’un capovolgimento. Hegel, osservò ironicamente Marx, pone la storia sulla testa;
bisogna capovolgerla e rimetterla sui piedi. Da questa frase, — che, mentre punge o vuol pungere (vedremo
che non la tocca neppure) la costruzione dialettica a priori, che della storia faceva il grande filosofo di
Stoccarda col suo assoluto idealismo, dichiara insieme il proposito realistico del pensiero di Marx, — si
scorge intanto l’opposizione in cui la nuova dottrina intende di collocarsi verso l’hegelismo.
G. Gentile, La filosofia di Marx. Esposizione della concezione materialistica della storia
slide 166
In questo si idealizzava la storia, nel materialismo essa si obiettivizza, dice il Labriola, anzi si naturalizza;
nell’uno Primo, e Immanente nella storia, era l’Idea; nell’altro è, o si crede che sia, l’opposto principio, ma
pure suo natural fondamento, la materia. La materia, beninteso, in un significato relativo, come sostrato
sociale d’ogni e qualsiasi ideologia.
G. Gentile, La filosofia di Marx. Esposizione della concezione materialistica della storia
slide 167
Questi altri elementi dal Croce invocati, sono ideologie o effetti di ideologie; e non debbono però, in ambo i
casi, germogliare dal sostrato economico? Se ne fossero indipendenti, ecco, avremmo già una confessione
della insufficienza della spiegazione materialistica della storia; perché avremmo qui nientemeno che il più
gran fatto della storia — la democratica socializzazione di tutti i mezzi di produzione — prodotto da cagioni
che non hanno che vedere col sostrato economico, e appartengono piuttosto a quelle categorie ideali, che
sono state messe in burla.
G. Gentile, La filosofia di Marx. La concezione materialistica è una filosofia della storia?
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In particolare al Croce, quando osserva che il materialismo storico non basta per sé a fondare il socialismo,
ma che ha bisogno, per passare dalla teoria alla pratica, di sentimenti morali e di entusiasmi di fede, — ci
sembra sia da obbiettare che […] non si è prima materialisti della storia e poi socialisti; ma si è socialisti
indipendentemente dalla dottrina relativa al socialismo; e, se è vera la dottrina stessa, si può ben essere
socialisti, senza che ci sia la teoria; o che non si sia tuttavia formulata, o che non abbia per anco, come di fatti
avviene, chiara e piena coscienza di se medesima.
G. Gentile, La filosofia di Marx. La concezione materialistica è una filosofia della storia?
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Un nuovo angolo visuale, da cui s’è venuto a guardare la storia. Un nuovo metodo e un nuovo sistema, per
cui s’è annunziato che ci si dovesse rifare da capo per spiegare tutti i fatti umani; una nuova spiegazione
della vita, e, in una parola una nuova filosofia. La quale non è già intesa a preparare lentamente e per via
di progressive e lente trasmutazioni del contenuto e dell’indole della cultura d’una nazione o d’un tempo,
nuovi modi di civiltà nella vita pratica; ma è già strumento ed interpretazione teorica insieme d’una
rivoluzione sociale, non rimandata platonicamente ad una possibile o magari probabile condizione avvenire,
ma già risolutamente iniziata con entusiasmo di fede. Tale vuol essere la nuova dottrina.
G. Gentile, La filosofia di Marx. La questione della concezione materialistica della storia
slide 170
Non evoluzione, per contro, ma rivoluzione invoca il comunismo critico, un po’ più avveduto [rispetto
all’evoluzionismo, al darwinismo sociale], di Marx; poiché uno stato antitetico, una contraddizione sociale,
non si risolve trasformando l’antitesi, ma risolvendola, cioè distruggendola, — quando è possibile !
G. Gentile, La filosofia di Marx. Esposizione della concezione materialistica della storia
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Procedimento storico necessario ed immanente. V’è dunque una scienza che determina la legge del
procedimento, v’ è una filosofia della storia. E così il materialismo storico sarebbe o vorrebbe essere un’altra
filosofia della storia? Ecco una questione spinosa, nella quale i pareri sono discordi
G. Gentile, La filosofia di Marx. La concezione materialistica è una filosofia della storia?
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Il Labriola, in verità, dice il materialismo storico «ultima e definitiva filosofia della storia». Ma il Croce
osserva che l’originalità di quello sta per l’appunto in ciò: nell’avere abbandonato di fatto, nella forma in cui
lo presenta il Labriola, ogni pretesa di stabilire la legge della storia, di ritrovare il concetto cui si riducono i
complessi fatti storici. […] Ma qual è il valore della nuova concezione, se essa non è una filosofia della storia?
Qui sta propriamente il punto della questione.
G. Gentile, La filosofia di Marx. La concezione materialistica è una filosofia della storia?
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le circostanze storiche non operano sul sostrato economico, e non possono quindi deviarne il movimento
dialettico, se sono costruzioni superiori dell’uomo economico; e se sono attinenti ai fatti stessi economici,
rientrano esse stesse nell’ ingranaggio di quella dialettica storica, che Marx ha mutuata da Hegel. Se ciò non
fosse, non sarebbe più vero che l’economia è l’essenza della storia, e che questa si spiega tutta per le
condizioni variabili di quella.
G. Gentile, La filosofia di Marx. La concezione materialistica è una filosofia della storia?
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Si fa un merito a Marx d’aver capito, — in ciò seguendo Hegel, — che la storia umana è un divenire per
processo di antitesi, e d’aver veduto, — in ciò opponendosi ad Hegel, — che non è l’Idea o che altro di
astratto che si sviluppa dialetticamente, ma la società stessa; cioè la società in quello che ha in se stessa di
essenziale ed originario, il fatto economico, dal quale tutti i fenomeni sociali dipendono e derivano.
G. Gentile, La filosofia di Marx. La concezione materialistica è una filosofia della storia?
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Due cose bisogna dunque distinguere nella dottrina storica di Marx: la prima, mutuata da Hegel, che è il
procedimento dialettico; e la seconda, il contenuto o soggetto di questo procedimento, che si contrappone a
quello di Hegel. Sicché due sono gli aspetti da cui va considerata la dottrina medesima da chi voglia tentarne
una valutazione teorica: l’aspetto della forma, e l’aspetto del contenuto.
G. Gentile, La filosofia di Marx. La concezione materialistica è una filosofia della storia?
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E per quel che concerne la forma, è prima da osservare, che anche il materialismo storico intende di
determinare un processo. Determinare, diciamo: sebbene al Labriola possa piacere di più che si dica vedere o
sorprendere, o altro verbo che esprima meglio quell’obbiettività della nuova intuizione, che gli sta tanto a
cuore, quasi pregio singolarissimo e prerogativa della concezione materialistica della storia. Determinare
scientificamente non vale già mettersi a ragionare in astratto, correndo dietro alle esigenze della logica, e
pretender poi ad ogni costo di far camminare la storia sui trampoli del nostro ragionamento. Oh !la storia va
da sé, e ci lascia pur divertire noi co’ nostri trampoli.
G. Gentile, La filosofia di Marx. La concezione materialistica è una filosofia della storia?
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Anche il materialismo storico, pertanto, determina un processo di sviluppo, nel quale deve correre la storia.
Ora chi dice processo determinabile a priori, dice necessità di processo; e chi dice processo necessario,
stabilisce già la base d’una previsione dell’avvenire, in una data forma, almeno, e in una data misura. E chi
badi bene, giungere a questa predeterminazione a carattere scientifico di quello che sia per divenire la
società borghese, è l’intento precipuo dei teorici del comunismo, per gl’interessi pratici da cui sono animati
alla ricerca.
G. Gentile, La filosofia di Marx. La concezione materialistica è una filosofia della storia?
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Con tutti questi caratteri la concezione materialistica della storia non può non dirsi per la forma, in cui ci si
presenta, una vera e propria filosofia della storia. […]
E qui davvero bisogna intendersi bene. Non v’ ha scienza senza previsione, cioè senza leggi che non
comprendano soltanto i fenomeni, e diciamo pure i fatti passati, ma anche i fenomeni futuri, i fatti ancora da
farsi […] i fatti generalmente guardati in ciò che hanno di costante, di necessario, e però di essenziale […].
Il materialismo storico, per aver diritto o modo di antivedere la forma futura della società […], dovrebbe
aver colto ciò che vi ha di essenziale nel fatto storico e visto la legge del suo reale procedere.
G. Gentile, La filosofia di Marx. La concezione materialistica è una filosofia della storia?
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Ora come siffatta previsione, anche semplicemente morfologica, sicura, vale adire, non più utopistica, ma
diventata scientifica, perché fatta dalla stessa società, la quale, al dire del Labriola, «in un momento del suo
processo generale scopre la causa del suo fatale andare», può aver luogo se non si fonda sulla intuizione del
corso generale e necessario della storia?
G. Gentile, La filosofia di Marx. La concezione materialistica è una filosofia della storia?
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Questa previsione, la concezione materialistica della storia deve saperla fare, se è vero che essa ha scoperto
quello che metaforicamente si dice il sostrato e con meno orrore di termini vecchi, si direbbe più
propriamente l’essenza della storia. Deve saperla fare, perché in fondo non si tratta qui d’una previsione, ma
piuttosto di una semplice constatazione, e di una constatazione scientifica, che deve ingenerare quella
certezza, quella necessità subbiettiva che il Croce non vuole ammettere.
G. Gentile, La filosofia di Marx. La concezione materialistica è una filosofia della storia?
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L’astronomo che presagisce un’ecclissi di luna o di sole, non è esatto dire che lo preveda; perché egli non
vede il fenomeno futuro, ma i fenomeni presenti i quali sa per esperienza scientifica che cagioneranno i
futuri; e però, parlando di questi, non fa altro che constatare la virtualità dei primi. Ora questa virtualità
della società presente il materialismo storico dice appunto di averla constatata, quando afferma di essere
innanzi a ciò che v’ ha di immanente nel corso della storia. L’immanente trascende le relazioni di tempo, e
nemmeno ciò che s’afferma di esso si dice perciò propriamente che si prevede; la previsione presupponendo
quella successione, che, almeno come tale, è la negazione dell’immanente.
G. Gentile, La filosofia di Marx. La concezione materialistica è una filosofia della storia?
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E si ha qui, osi dovrebbe avere, un immanente che è un perpetuo divenire, l’unità della successione e
dell’immanente, il quale è però sempre identico a sé in tutti i momenti del tempo, e si constata in uno
qualunque di essi, ma speculativamente e non sperimentalmente, se il materialismo storico guarda davvero
al sostrato, all’essenza della storia. Quando s’è detto che non le ideologie spiegano la storia, ma che sono esse
medesime che bisogna spiegare, e s’aggiunge che esse si spiegano tutte per le condizioni economiche della
società, s’è già incominciato a filosofare; l’esperienza è finita. Non bisogna dunque pensare ad una
previsione, che sia come un’anticipazione di ciò che dovrebbe esser rimesso alla esperienza.
G. Gentile, La filosofia di Marx. La concezione materialistica è una filosofia della storia?
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Ciò che v’è d’essenziale nel fatto storico è per Hegel l’Idea, che si sviluppa dialetticamente; per Marx, la
materia (il fatto economico),che si sviluppa egualmente; e se Hegel con la sua Idea poteva fare una filosofia
della storia, ha pure da poterla fare Marx; e gli si deve concedere che proprio la sua scienza, non lo slancio
della fede, gli faccia prevedere quello che sia per divenire la società presente, quando che sia.
G. Gentile, La filosofia di Marx. La concezione materialistica è una filosofia della storia?
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Formalisticamente considerata, la concezione materialistica della storia ha tal carattere filosofico, —
crediamo di averlo provato, — che non soffre critica alcuna d’inconseguenza. […] Ma finora abbiamo
considerato, — e veramente ci premeva di più, — la forma che il materialismo storico come filosofia della
storia, ereditò da Hegel. È tempo di aggiunger qualche cosa circa il contenuto nuovo che all’antica forma si
volle dare dall’autore della nuova dottrina.
G. Gentile, La filosofia di Marx. Critica della nuova filosofia della storia
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Per questo rispetto tutti ripetono, — non so con quanta ragione, — che l’hegelismo è stato superato
intrinsecamente ; e tutti credono sia ciò avvenuto perché al principio di Hegel si sostituì il principio opposto
[…].
Se non che è chiaro che per fare una simile sostituzione bisognava prima intendere il valore della Idea
hegeliana. […] lo stesso contrapposto che si fa della materia (= realtà = fatto economico) con la Idea,
dimostra già da sé che questa si concepisce trascendente la realtà alla maniera platonica […].
Ora gli storici della filosofia sanno che nulla di più falso si può dire nell’interpretazione dell’hegelismo;
poiché dopo la Critica della Ragion pura le ipostasi e le trascendenze platoniche sono bandite dalla filosofia.
G. Gentile, La filosofia di Marx. Critica della nuova filosofia della storia
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la materia del materialismo storico, lungi dall’essere esterna ed opposta alla Idea di Hegel, vi è dentro
compresa, anzi è una cosa medesima con essa, poiché (tal conseguenza trasse l’hegelismo dalla sintesi a
priori kantiana!) lo stesso relativo (che esso è la materia di cui si parla) non solo non è fuori dell’assoluto, ma
è identico ad esso, per quell’unità dei molti e dell’uno, che Giordano Bruno da lontano aveva saputo ben
additare, ma che doveva prima diventare, per essere ritrovata, un problema della conoscenza.
G. Gentile, La filosofia di Marx. Critica della nuova filosofia della storia
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Il relativo è bensì diverso e opposto all’assoluto; ma è una diversità, una opposizione le mille miglia lontana
da quel che suppongono questi hegeliani comunisti; i quali credono il relativo stia, anzi si sia fatto stare
nientemeno che dallo stesso Hegel, da una parte, qui, giù, non si sa dove precisamente, ma si dice nella
realtà, nella storia, e l’assoluto lassù, in cielo forse, ma non si sa nemmeno esso in qual luogo per l’appunto:
l’uno insomma di fronte all’altro, in due campi nemici, l’un contro l’altro armati.
G. Gentile, La filosofia di Marx. Critica della nuova filosofia della storia
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Ma il guaio incomincia quando, fattasi la sostituzione, il relativo è costrettoa far le parti dell’assoluto, come i
materialisti storici hanno la ragionevolezza di pretendere. Immanente l’assoluto; ma l’assoluto è
immaginario; reale è il relativo; dunque, immanente il relativo.
G. Gentile, La filosofia di Marx. Critica della nuova filosofia della storia
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Il relativo, materia propria dell’esperienza, determinabile a priori? Ecco la ragione di tutte le difficoltà del
Croce: le quali si possono tutte risolvere, giacché crediamo di averle risolute, soltanto riconoscendo al
materialismo storico quei caratteri di filosofia della storia, che poi, a loro volta, conducono necessariamente a
quest’assurdo: a fare un a priori di ciò che è empirico, a dire determinabile a priori ciò che si deve rimettere
alla esperienza, e perciò a prevedere, ciò che il Croce ha ben ragione di non voler concedere, un fatto; poiché
quella tal forma — che darebbe luogo alla previsione morfologica — che altro sarebbe che un fatto storico? Il
fatto non si prevede, perché non è oggetto di speculazione, ma di esperienza
G. Gentile, La filosofia di Marx. Critica della nuova filosofia della storia
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Sicché, in fine, il materialismo storico, se vuol essere più che una semplice veduta metodologica, utile allo
storiografo, considerato dall’aspetto filosofico ci riesce uno de’ più sciagurati deviamenti del pensiero
hegeliano, in quanto riconduce ad una metafisica (scienza necessaria ed assoluta) del reale, inteso come
oggetto alla maniera prekantiana; e, quel che è più, trascina alla concezione di una dialettica, determinabile a
priori, del relativo. Ma come semplice veduta metodologica giova esso davvero gran che alla coscienza del
comunismo critico?
G. Gentile, La filosofia di Marx. Critica della nuova filosofia della storia
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bisogna quindi avere un po’ di pazienza, a quanto pare, e attendere finché, accaduto il fatto, cambiata la forma
della società, la storia ci dica per quali ragioni di antitesi da risolvere doveva avvenire la rivoluzione. Per ora
non si può che sperarla, e in buona fede anche aspettarla; per modo che, se si vuol dire «scientifico», non più
utopistico, il moderno socialismo, si deve intendere solamente nel senso che esso, a differenza delle utopie
già tramontate, si rivolge non più a ideali metafisici di giustizia, o a forme di società egualmente concepite a
norma di sistemi filosofici, ma alla critica economica delle condizioni sociali
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