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lo stato dell’arte
Azioni e progetti
sulla pubblicità sessista
La pubblicità sessista condiziona stili di vita e comportamenti?
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Nonostante la polemica sia aperta da tempo, i cartelloni delle città, le
pagine dei giornali, i contenuti presenti in rete, continuano a
presentare ancora troppo spesso, donne in pose ammiccanti per
pubblicizzare prodotti, servizi, immagini femminili non conformi alla
realtà, legate a stereotipi discriminatori talvolta offensive.
Solo di recente le Amministrazioni Comunali hanno attivato
concretamente politiche o azioni mirate
Il primo grande impulso è arrivato dall’applicazione della Risoluzione
del Parlamento europeo del 3 settembre 2008 sull'impatto del
marketing e della pubblicità sulla parità tra donne e uomini.
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I principali Comuni analizzati
Torino
Rimini
Reggio
Emilia
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Campagna di sensibilizzazione per sollecitare cittadine e
cittadini a segnalare all’ Amministrazione le pubblicità ritenute
offensive che vengono
poi trasmesse all'Istituto di
Autodisciplina Pubblicitaria (IAP).
Il Comune intende attivare un gruppo di lavoro con il compito
di elaborare un codice di comportamento relativo alla
pubblicità e un osservatorio sulle pubblicità
Firmato il protocollo d’intesa per l’attività di sensibilizzazione
sulla parità e non discriminazione tra i generi nell’ambito della
pubblicità con gli operatori privati del settore. L’impegno delle
parti è verso una comunicazione responsabile, che non utilizzi
i corpi o le immagini di genere in modo lesivo.
I Comuni
si impegnano a denunciare all'Istituto di
Autodisciplina Pubblicitaria (IAP), anche su segnalazione dei
cittadini e delle cittadine, le comunicazioni commerciali
ritenute lesive della dignità dei generi o che contengano
immagini o rappresentazioni di violenza o che incitino ad atti
di violenza sulle donne.
Inoltre, il comune di Rimini ha presentato, nel mese di maggio,
un marchio che verrà assegnato alle pubblicità ritenute
corrette e che rispettino i criteri della comunicazione di
genere.
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I principali Comuni analizzati
Genova
Firenze
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Costituito la commissione tecnica per identificare i
parametri di valutazione della pubblicità lesiva.
Modificato il regolamento delle affissioni pubblicitarie con
l’introduzione di un criterio rivolto ai messaggi lesivi.
L'art. 10: “Limitazioni e divieti” prevede che il messaggio
pubblicitario di qualsiasi natura, istituzionale, culturale,
sociale e commerciale, non deve ledere il comune buon
gusto, deve garantire il rispetto della dignità umana e
dell'integrità della persona, non deve comportare
discriminazioni dirette o indirette, né contenere alcun
incitamento all'odio basato su sesso, razza o origine etnica,
religione, o convinzioni personali, disabilità, età o
orientamento sessuale, non deve contenere elementi che
valutati nel loro contesto approvino, esaltino o inducano alla
violenza contro le donne, come indicato nella risoluzione del
Parlamento europeo.
Introduzione nel Piano Generale “Impianti Pubblicitari”
(Regolamento) di una clausola etica:
«Gli impianti
pubblicitari e la pubblicità esposta non devono avere
contenuto ed immagini rappresentative di violenza fisica o
morale, nonché lesive del decoro, offensive delle convinzioni
morali, civili e religiose e/o delle appartenenze di genere,
culturali e nazionali della persona»
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I principali Comuni analizzati
Roma
Ravenna
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Costituzione di una commissione tecnica con l’obiettivo di
elaborare le linee guida per definire la pubblicità lesiva della
dignità della donna.
6 i criteri individuati :
1. Messaggi lesivi della dignità delle donne
2. Rappresentazioni o riproduzione del corpo delle donne
quale oggetto di possesso e di sopraffazione sessuale
3. Rappresentazione della sessualità in chiave violenta,
coercitiva e di dominio
4. Messaggi che tendono a collocare le donne in ruoli sociali di
subalternità e disparità
5. Pregiudizi culturali e stereotipi sociali fondati sulla
discriminazione di genere, appartenenza etnica,
orientamento sessuale, abilità fisica e psichica, credo
religioso.
6. Messaggi che, anche attraverso l’uso di stereotipi,
rivolgendosi ai bambini a agli adolescenti tendano ad
abusare della loro naturale ingenuità, predisposizione a
credere ed inesperienza e li inducano a comportamenti
dannosi per il loro sviluppo psichico e fisico.
Gruppo di monitoraggio e sensibilizzazione delle pubblicità e
delle immagini commerciali a tutela della dignità femminile
con funzione consultiva e propositiva
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I criteri per definire le pubblicità sessiste: le fonti analizzate
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Criteri stabiliti dal Giurì dello IAP
Criteri stabiliti dai Comuni
Manifesto deontologico dell’Adci -Art Directors Club Italiano
Criteri stabiliti dal protocollo di intesa tra il Ministero delle Pari Opportunità e
lo IAP (31 gennaio2013)
Manifesto di Pari e Dispare “per un utilizzo responsabile dell’immagine
femminile”
Critericontenutineldisegnodileggen.2216del2009presentatoinSenatoin
materia di contrasto alla discriminazione della donna nella pubblicità e nei
media
Criteri “positivi” contenuti nella Legge Regionale 21 Marzo 2007 n.7 della
RegionePuglia: NormeperlepolitichedigenereeiservizidiconciliazionevitalavoroinPuglia
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Gli indirizzi fondamentali
in materia di pubblicità discriminatoria e lesiva della dignità della donna
1
Rappresentazioni di violenza fisica o morale o immagini
che incitino atti di violenza;
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Immagini volgari/indecenti/ripugnanti devianti da
quello che la comunità percepisce come “normale” tali
da ledere la sensibilità del pubblico.
3
Messaggi discriminatori e/o degradanti che, anche
attraverso l’uso di stereotipi, tendono a collocare
le donne in ruoli sociali di subalternità e disparità.
4
Mercificazione del corpo, rappresentazioni o
riproduzioni del corpo delle donne quale oggetto di
possesso o sopraffazione sessuale.
5
Pregiudizi culturali e stereotipi sociali fondati sulla
discriminazione di genere, appartenenza etnica,
orientamento sessuale, abilità fisica e psichica, credo
religioso.
6
Rappresentazione dei genere che non rispetti
l’identità di donne e uomini coerenti con
l’evoluzione dei ruoli della società
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L’immagine
del
corpo
della
donna
esclusivamente strumentale, finalizzato di
attirare l’attenzione del pubblico senza che vi
sia alcuna relazione tra immagine della donna
e prodotto sponsorizzato
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Un’ultima dimensione da tenere in
considerazione riguarda il decoro urbano. E’
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importante considerare dove viene affissa
la
pubblicità, valutando sia lo spazio urbano sia
le principali popolazioni che lo utilizzano o vi
transitano: si pensi ad esempio alla
esposizione in prossimità delle scuole, degli
ospedali o e delle istituzioni religiose.
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Milano: azioni e prospettive
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Momenti di confronto attraverso incontri con esperti impegnati nell’ambito della
pubblicità:
IAP, Anna Maria Testa, Lorella Zanardo, Donne in Quota,CGIL, UDI, Delegate Pari
Opportunità dei consigli di zona, Comitato Pari Opportunità della RAI, Avv. Alesso, Ico
Gasparri.
Coinvolgimento nella realizzazione di progetti sul tema dell’immagine di donne e
bambini/e: Terre des Hommes, Pubblicità Progresso (Alberto Contri)
Collaborazione sui temi della violenza con Ass. Majorino e Ass. Granelli
Il comune di Milano:
• ha aderito alla campagna “Città libere dalla pubblicità offensiva” promossa
dall’Unione Donne in Italia (UDI) a favore della moratoria delle pubblicità lesive della
dignità della donna.
• si impegna a chiedere agli organi di Governo nazionale e regionale l’attuazione della
risoluzione comunitaria, che indica come inammissibile il modello pubblicitario
lesivo verso il genere femminile, invitando gli Stati membri ad adeguare le norme in
tal senso.
• è stato insignito del Premio Immagini Amiche, iniziativa promossa dal Parlamento
Europeo e dall’Udi. L’Amministrazione ha prestato attenzione alla valorizzazione del
ruolo e dei talenti femminili e alla democrazia paritaria. Attenzione iniziata con la
costituzione della giunta paritaria e con l’azione di riequilibrio di genere nelle
aziende partecipate del Comune attraverso le nomine.
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I prossimi passi
Definire
gli indirizzi fondamentali in materia di pubblicità
discriminatoria e lesiva della dignità della donna;
non per censurare la creatività, ma per promuovere una
corretta rappresentazione dei generi.
Applicare
nel Comune e nelle aziende partecipate del Comune gli
indirizzi fondamentali in materia di pubblicità
discriminatoria e lesiva della dignità della donna (con azioni
nel breve e medio periodo)
Facilitare
le segnalazioni di pubblicità sessiste da parte di cittadini e
cittadine attraverso modalità e spazi facilmente accessibili
da inoltrare all'Istituto di Autodisciplina Pubblicitaria (IAP)
Sensibilizzare
gli attori coinvolti nel settore ad evitare l’utilizzo, nella
comunicazione, di contesti espressivi che possano
risultare offensivi
Promuovere
momenti di formazione e sensibilizzazione nel mondo
della scuola e nella città
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Best practice : il modello austriaco
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Tre Osservatori nelle città di Graz, Vienna, Salisburgo
Monitoraggio delle pubblicità diffuse nelle città
Valutazione attraverso criteri comuni definiti dal Catalogue
of Criteria for the Classification of Sexist Advertising
Diffusione degli esempi positivi di pubblicità
Form online e applicazione Android per segnalare le
pubblicità offensive
Decisioni prese in tempi brevi (due/tre giorni) e pubblicate
sul sito web di ogni Osservatorio
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