LA SOCIOLOGIA RURALE Conoscenza territorio e fenomeni economici e sociali: fondamentale per programmazione futura: base: dati ISTAT Comunità rurale: 75% territorio non urbanizzato e densità 300 abitanti per kmq Interazione di molteplici attori, istituzioni, agenti economici e sociali. Attualmente: ripopolamento campagne - controesodo Alto costo affitti cittadini, nuovo interesse dei giovani per l’ambiente e le “occupazioni verdi”. L’agricoltura svolge ora anche un servizio di pubblica utilità Il termine "multifunzionalità" fa riferimento alle numerose funzioni proprie dell'agricoltura:produzione di alimenti e fibre, sicurezza alimentare, salvaguardia dell'ambiente, sostegno all'occupazione, mantenimento di attività economiche nelle zone a basso insediamento, sviluppo rurale. L’urbanizzazione delle campagne Dal 1982 ad oggi si è assistito ad un fenomeno di crescente urbanizzazione delle campagne, in quanto le grandi città metropolitane si sono estese a macchia d’olio inglobando anche i territori circostanti Fenomeno della speculazione edilizia Abusivismo in contrasto con la tutela del paesaggio Le aree urbane sono interessate dai fenomeni migratori che contribuiscono all’incremento demografico. L’area rurale diventa “dimora” di ceti più abbienti attratti da questo ambiente naturale che offre un modello alternativo a quello urbano. Si assiste alla crisi del modello post-industriale con conseguente crisi della famiglia patriarcale che viene sostituita dalla famiglia nucleare. Mutamenti sociali nell’ambiente urbano La popolazione rurale in rapporto a quella urbana presenta un tasso di vecchiaia leggermente superiore a quello urbano nell’ordine dell’1%. Si assiste ad una mobilità di tipo residenziale da parte dei ritirati dal lavoro e la destinazione da loro privilegiata è l’ambiente rurale. Sulla base dei dati del censimento sulla popolazione dl 2001 il modello di famiglia dominante risulta essere quello nucleare anche nell’ambiente rurale. Inoltre nell’ambiente urbano dell’Italia Settentrionale si evidenziano i seguenti fenomeni sociali: - Aumento del numero di single; - Aumento del numero di anziani soli; - Generale disaffezione nei confronti dell’istituto del matrimonio; - Sostanziale scomparsa delle famiglie molto numerose (5 o più figli); - Nuove forme di famiglia non istituzionalizzate e anche radicalmente differenti dal concetto di famiglia tradizionale. Nuovi modelli di residenza in ambiente rurale 1 Storicamente le forme di residenza più diffuse in ambiente rurale erano: -Ville signorili riservate ai ceti più abbienti e spesso non utilizzate come abitazione principale; - Case coloniche riservate ai ceti meno abbienti legati ai lavori agricoli utilizzate come unico domicilio. Dagli anni ‘90 in avanti si assiste all’emergere del seguente fenomeno: costruzione di nuove abitazioni (spesso nella forma di villette a schiera) o ristrutturazione di fabbricati rurali già esistenti destinati a giovani coppie con o senza figli che svolgono un’attività lavorativa nel centro urbano più prossimo. Nuovi modelli di residenza in ambiente rurale 2 Esiste un nesso causale tra il trasferimento e l’aumento dei canoni di locazione e del prezzo degli immobili in città. La vicinanza al centro urbano permette uno stile di vita del tutto simile a quello cittadino a costi minori. Un altro aspetto positivo è la possibilità di fruire di un ambiente rurale più salubre e più a contatto con la natura. L’aspetto negativo è rappresentato dai fenomeni di “Lottizzazione selvaggia” in violazione alle norme urbanistiche e con una ripercussione negativa sul territorio e sul paesaggio. Analisi della ricchezza delle famiglie nell’ambiente rurale 1 Le principali manifestazioni di ricchezza di una famiglia sono: il reddito, il patrimonio e i consumi. Dall’analisi di queste variabili è emerso che dal 1996 al 2006 è migliorata la situazione economica delle famiglie a monoreddito in cui il capofamiglia è impiegato in un lavoro autonomo. Tuttavia si è assistito anche ad una riduzione del tasso di risparmio delle famiglie che tendono a consumare una parte sempre maggiore del proprio reddito, riducendo i propri investimenti immobiliari soprattutto nell’ambito dei terreni agricoli. Analisi della ricchezza delle famiglie in ambiente rurale 2 In questo modo l’allocazione del reddito si è quasi omologata a quella che è la tendenza delle famiglie “cittadine” sia nella propensione al consumo che che nella tipologia di consumi effettuati. Si registrano degli scostamenti solamente al sud e nelle isole dove i consumi sono inferiori alla media nazionale. All’aumento del reddito nelle zone rurali si aggiunge un minor costo della vita senza rinunciare ai servizi pubblici e privati tipici dello stile di vita contemporaneo. Analisi del mercato del lavoro nell’ambiente rurale 1 La composizione sociale del lavoro è simile a quella del mondo urbano per la crescita del settore manifatturiero e terziario. La percentuale delle donne in cerca di lavoro è maggiore nelle campagne che nelle città, e anche la differenza della popolazione inattiva è minima. (Luoghi del terziario) Nel 2001 si verifica, per la prima volta, il fenomeno del “maschio casalingo” con una esigua percentuale. Mentre il numero dei pensionati è pressochè uguale in campagna ed in città, l’occupazione nel terziario è notevolmente diversa, con picco più alto in città. L’aumento della grande distribuzione provoca dei mutamenti a livello sociale soprattutto per gli anziani i quali assistono impotenti dovendo adattarsi alla scomparsa delle botteghe rurali. Analisi del mercato del lavoro nell’ambiente rurale 2 Nella grande distribuzione trovano impiego soprattutto le donne che siano residenti sia in città che in campagna. La loro occupazione è in crescita con un ritmo leggermente più lento in campagna; si rileva comunque un trend in ascesa, nel senso che sempre meno persone si occupano dell’attività primaria. Sempre a causa della grande distribuzione i piccoli imprenditori autonomi vanno scomparendo. Soprattutto al nord si assiste ad una interconnessione dei sistemi lavorativi nel senso che non c’è più distinzione tra comune principale e zona rurale. L’istruzione nel mondo rurale 1 La percentuale di laureati, anche negli ambienti rurali, con il passare degli anni aumenta avvicinandosi così alla percentuale dei laureati degli ambienti cittadini; in particolar modo a partire dagli anni ‘50 si assiste all’aumento di donne laureate in ambiti umanistici. In linea di massima l’analfabetismo rurale è destinato a sparire, ma sia in ambiente rurale che urbano si assiste a questo preoccupante fenomeno dell’analfabetismo di ritorno a causa dell’avvento dei mass media. L’istruzione nel mondo rurale 2 Recentemente in ambito rurale le scelte professionali dei giovani cadono anche sull’istruzione professionale (perito agrario). Oggi i giovani effettuano questa scelta anche per proseguire l’attività di famiglia, a discapito della formazione classica. Le scelte universitarie sono equamente distribuite tra i vari indirizzi. Nel primo dopoguerra, analizzando la condizione femminile, le donne erano penalizzate nell’accesso all’istruzione superiore e universitaria: generalmente solo le ragazze appartenenti ad un ceto medio-alto potevano accedere ai licei e alle università; negli anni ‘60 i laureati percepivano un reddito due o tre volte maggiore a quello di un operaio; ora c’è una inversione di tendenza. La religione Si assiste ad un processo di omologazione tra comportamenti rurali e urbani: negli anni ‘50 il sentimento religioso era molto diffuso sia a causa dell’elevato numero di componenti della popolazione che per il senso comune; ora le pratiche religiose sia in ambiente rurale che cittadino sono meno seguite a causa dell’incremento dell’immigrazione verso le città, della laicizzazione di diversi strati della popolazione, soprattutto giovanile che è molto influenzata dai mass media piuttosto che dai vecchi modelli educativi (genitori, parrocchia e scuola). In ambiente rurale le vecchie pratiche religiose, come le processioni, hanno acquistato attrattiva turistica. Per quanto riguarda la solidarietà sociale si registra un incremento dell’individualismo orientato all’accumulo di reddito e di beni voluttuari Si limita tutto ad isolati episodi sia in ambito solidaristico che in ambito religioso In definitiva i buoni valori persistono ma non sono sufficientemente radicati. SOCIOLOGIA AMBIENTALE La crisi ambientale 1 Crisi causata principalmente dai comportamenti umani, responsabili del degrado ambientale in modo permanente e della perdita di biodiversità. Si è verificato un aumento esponenziale dei consumi con corrispondente diminuzione del suolo e delle risorse disponibili. ESEMPI: - deforestazione in amazzonia con conseguente aumento di CO2 - sovrapascolamento e consumo eccessivo di carne - smaltimento rifiuti non controllato: ecomafia - “vendita” prodotti di scarto (anche tossici) ai paesi sottosviluppati come l’Africa - inquinamento industriale A questi problemi bisogna trovare una possibile soluzione.Quale potrebbe essere? “Un ritorno al passato” tramite una sensibilizzazione che porti alla riscoperta di stili di vita maggiormente sostenibili e rispettosi dell’ambiente; tutto ciò a vantaggio anche del singolo individuo. Alcuni casi eclatanti fanno riflettere: polveri sottili (Pm10), mucca pazza, diossina, amianto (Eternit) e molti altri. La crisi ambientale 2 L’esigenza sfrenata di procacciarsi beni di consumo porta ad un isolamento sempre maggiore e alla creazione di un modello di vita artificiale distante dai ritmi naturali. Ad esempio dal punto di vista dell’alimentazione c’è sempre la ricerca di alimenti non stagionali; questi comportamenti hanno portato anche in Italia la perdita di numerose specie: l’8 % di specie vegetali è a rischio estinzione e il 68 % di specie animali sono minacciate. L’attività umana deforma e degrada l’ambiente naturale, si riduce il numero di specie e gli ecosistemi si appiattiscono e impoveriscono. Tirando le somme questa crisi ambientale comporta alti costi a livello sociale e di convivenza. Sviluppo e crescita della sensibilità ambientale 1 Per la prima volta, spinti dal disastro della Seconda Guerra Mondiale di Hiroshima e Nagasaki, si è iniziato a riflettere sulla questione ambientale. Negli anni ‘60 e ‘70 si sono verificati molti episodi di inquinamento dovuti al nucleare, agli incidenti delle petroliere e ai pesticidi. Questi fatti hanno determinato la crisi del sistema produttivo fordista evidenziando i limiti di uno sviluppo incontrollato. Per la prima volta si ha una visione di tipo ecocentrico e non più antropocentrico. Negli anni ‘80 si è fatta strada l’idea dello sviluppo sostenibile: si deve pensare al risparmio delle risorse per le generazioni future, a questo proposito sarebbe necessario un cambiamento nei valori e negli stili di vita. Negli anni ‘90 la crisi economica ha indotto a riflettere ancor maggiormente sulla possibilità di creare sistemi alternativi. Sviluppo e crescita della sensibilità ambientale 2 Il livello di riflessione assume proporzioni mondiali e vengono istituite delle conferenze internazionali sulle tematiche ambientali ( sviluppo sostenibile, cambiamenti climatici,…). Questo sviluppo della sensibilità ambientale è reso possibile anche dalla nascita e diffusione dei movimenti ambientalisti che hanno sostenuto un approccio interdisciplinare al problema ambiente, infatti la questione ambientale comprende aspetti economici, paesaggistici, sociali, medici. Il ruolo dei sociologi è quello di investigare il problema ma anche di sollecitare delle soluzioni per mezzo di nuovi paradigmi metodologici e sostanziali. Inoltre i sociologi investigano l’ambiente inteso in senso lato come porzione di spazio o territorio nel quale insistono gli uomini che instaurano tra loro delle relazioni sociali. Sviluppo e crescita della sensibilità ambientale 3 L’ecologia è la scienza che studia l’insieme dei rapporti degli organismi con il mondo esterno in generale. ECOSISTEMA: è costituito da una parte vivente (biocenosi) e una parte fisica (biotopo). HABITAT: insieme dei biotopi che consentono la vita di una specie. Lo svilupparsi della sensibilità ambientale ha determinato dei cambiamenti anche in ambito agronomico: nel passato si faceva un uso massiccio dei pesticidi in agricoltura per contrastare le specie nocive, è stato poi introdotto il concetto di lotta integrata Uso combinato di più strumenti, come ad esempio una dose più bassa di pesticida abbinata all’introduzione di un microorganismo aggressivo rispetto alla specie da debellare. BIOSFERA: insieme di tutti gli ambienti terrestri le cui condizioni ambientali e le relazioni tra di essi sono determinanti per lo sviluppo della vita. Nuovo paradigma risolutivo 1 Gli effetti dei danni ambientali non sono prevedibili esattamente sia in ordine temporale che in ordine sostanziale. L’economia odierna è basata sulla crescita e sull’aumento dei consumi di massa ma è necessario creare un nuovo paradigma che ponga al centro tutti gli esseri viventi e non solo gli uomini. La terra è un ambiente limitato sempre più insufficiente a tutte le azioni umane e ai bisogni sociali. I comportamenti scorretti sono posti in essere sia a livello di singoli che di gruppi sociali (organizzazioni politiche ed economiche). E’ necessario creare una nuova visione del mondo comprensiva anche di maggiore coesione sociale. Gli uomini sono sempre in conflitto per garantirsi una posizione di supremazia a livello economico. Anche nell’ambiente urbano si assiste alla sopraffazione dell’uomo sull’ambiente: ad esempio costruzione di strutture varie a danno delle zone verdi. Nuovo paradigma risolutivo 2: il ruolo centrale della città La città può assumere un ruolo determinante nell’introduzione del nuovo paradigma a livello locale. L’attivismo è una risposta della popolazione locale alla rinnovata coscienza e la governance dovrebbe farsi portavoce di questo nuovo modello con politiche maggiormente attente alla centralità dell’ambiente viste anche le nuove competenze tecnico-scientifiche dei neo laureati. L’associazionismo e le istituzioni nella protezione ambientale 1 La finalità è quella di diffondere nuovi valori nella società, incentivando l’uso di tecnologie alternative, di acquisti maggiormente sostenibili. Le istituzioni, dal canto loro, dovrebbero provvedere contributi e sussidi per le aziende che adottano una politica produttiva maggiormente attenta alla protezione ambientale (certificazioni ambientali). Si dovrebbero inoltre implementare le professioni di tipo comunicativo e formativo al fine di sviluppare fin da piccoli un senso di rispetto per l’ambiente e incentivare comportamenti virtuosi. Le imprese spesse volte sono solo interessate al massimo profitto nel lungo periodo, se però venissero incentivate potrebbero cambiare ottica. L’associazionismo e le istituzioni nella protezione ambientale 2 I cambiamenti e le nuove professioni potrebbero incentivare un percorso virtuoso e quindi incentivare il “bisogno di natura”. GRAZIE PER L’ATTENZIONE!