Società rurale

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21/10/2011 |
Società rurale
Il termine di società rurale si riferisce alla struttura sociale delle aree di campagna, costituita principalmente
ma non esclusivamente, fin dopo l'Industrializzazione, da gruppi di pop. attivi nell'Agricoltura, come Contadini,
giornalieri (Tauner) e Servitù. Si tratta di un concetto più ampio rispetto a quello di società agraria poiché non
è definito in funzione dell'attività economica (l'agricoltura), ma della dimensione spaziale (la campagna
contrapposta alla città). Di conseguenza, della società rurale fanno parte anche gruppi sociali non agricoli ma
residenti nelle campagne, come artigiani e lavoratori a domicilio (Protoindustrializzazione). Prima della
Rivoluzione elvetica gli ab. delle campagne erano accomunati dall'esclusione dall'esercizio del potere (ad
eccezione degli ab. dei Cantoni rurali) e dal difficile accesso all'istruzione (spec. superiore). Nelle campagne
erano sempre presenti anche rappresentanti del potere (nobili, cittadini, ecclesiastici), che esercitavano un
influsso diretto sulla vita della pop. rurale. All'inizio del XXI sec., il concetto di società rurale in riferimento al
periodo preindustriale era ormai ampiamente accettato (sostituendo in parte quello di società agraria).
Talvolta veniva anche utilizzato per il periodo successivo alla Rivoluzione industriale, in particolare per
descrivere la struttura sociale delle aree rimaste rurali, in cui l'agricoltura era ancora predominante.
Per descrivere le società rurali in tutta la loro complessità, occorre esaminare aspetti quali l'economia, il
potere, la disuguaglianza sociale, la mentalità e le loro reciproche interrelazioni. Sul piano economico si
prendono in considerazione le risorse presenti in un dato ambiente e il modo in cui vengono sfruttate
dall'uomo, le forme di organizzazione produttiva (Ordinamento agrario) e le specializzazioni economiche.
Nella dimensione sociale risultano interessanti le unità sociali istituzionalizzate (ad esempio il Nucleo
familiare), i gruppi sociali e la loro stratificazione nonché la mobilità sociale. Per quanto concerne la
dimensione politica del potere signorile si considerano invece la ripartizione del potere fra i diversi detentori,
laici o ecclesiastici (diritti fondiari, di decima, di giurisdizione o territoriali), il rapporto tra questi ultimi e con i
sudditi delle campagne, ma anche le forme specifiche dell'esercizio del potere. La dimensione mentale e
culturale, infine, affronta domande legate a norme e valori, a modi e ambienti di vita e alla loro trasmissione,
oltre che a forme specifiche di comunicazione e sociabilità di gruppo, di tipo formale o informale.
Nell'alto ME, nel territorio dell'attuale Svizzera, si diffusero Signorie fondiarie laiche ed ecclesiastiche. Il
modello prevalente era quello della signoria fondiaria bipartita, composta da un lato dall'Economia curtense
signorile, sorretta dalle Corvée dei contadini dipendenti, dall'altro dai Mansi che questi ultimi abitavano e
amministravano personalmente.
Dai sec. centrali al tardo ME la società rurale subì una profonda trasformazione strutturale nel corso della
quale il suo principale punto di riferimento si spostò da un complesso di curtes signorili al Villaggio, al Comune
o alla Comunità di valle. Nell'Altopiano questo sviluppo fu favorito dalla crescita demografica dei sec. centrali
del ME, dal conseguente addensamento degli abitati e dall'intensificazione della cerealicoltura, in particolare
attraverso la diffusione dell'avvicendamento triennale delle colture (Avvicendamento delle colture), un
metodo di coltivazione che rese possibili, per la prima volta, eccedenze produttive. In seguito, le signorie
fondiarie rinunciarono sempre più spesso alla propria riserva signorile, chiedendo rendite (ovvero una parte
delle eccedenze) invece delle corvée, tanto più che i servi minacciavano di trasferirsi nelle città di nuova
fondazione. Probabilmente per iniziativa del nuovo, ristretto ceto dirigente dei villaggi, che spesso era al
servizio della signoria e mediava tra questa e i contadini, lo sfruttamento individuale e collettivo delle risorse
economiche venne regolato istituzionalmente a livello del villaggio (rotazione obbligatoria delle colture,
sfruttamento collettivo dei Beni comuni). Dopo il 1300, i conflitti fra villaggio e signoria si intensificarono a
dimostrazione della graduale trasformazione di una corporazione per lo sfruttamento dei beni comuni in
un'ass. di tipo politico. Centri di identificazione e luoghi di nuove forme di sociabilità furono tra l'altro anche le
parrocchie, che dal XII sec., in seguito alla suddivisione delle grandi parrocchie, vennero vieppiù istituite nei
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singoli villaggi.
Nel tardo ME, fra le numerose città e la pop. delle aree rurali si instaurarono intense relazioni di scambio
(relazioni tra Città e campagna). Nelle vicinanze delle città si coltivavano prodotti facilmente smerciabili sui
mercati cittadini (come vino e verdura). Gli ab. delle città, d'altro canto, investivano capitali nel territorio
circostante, acquistando beni e diritti signorili, concedendo prestiti ipotecari o in qualità di comproprietari di
bestiame. Ciò favorì una nuova stratificazione della società rurale in base a criteri economici, mentre nella
quotidianità il tradizionale ordinamento per ceti perse importanza. Forme economiche basate sulla
ripartizione del lavoro nacquero anche all'interno della società rurale. Nel tardo ME si formò così un
Artigianato rurale, costituito - ad eccezione di osti e mugnai - da esponenti del ceto più basso.
L'espansione territoriale tardomedievale delle città nelle campagne, che toccò tutti gli ambiti della vita,
incontrò resistenze presso la pop. rurale, come nell'affare Waldmann a Zurigo (1489) o all'inizio del XVI sec. in
seguito alla Riforma. In rapporto alle dimensioni e alla pop., nessun altro Paese europeo conobbe tante Rivolte
contadine come la Svizzera.
Nell'età moderna la differenziazione sociale si acuì all'interno della società rurale. Nell'Altopiano ai contadini
proprietari si contrappose un numero crescente di contadini in possesso di piccoli appezzamenti o del tutto
privi di terra, sempre più indebitati con gli ab. delle città. I ceti dirigenti dei villaggi cercavano di conservare il
proprio patrimonio intensificando la produzione agricola, privatizzando parti delle risorse sfruttate in maniera
comunitaria (Recinzioni), limitandone l'accesso ai ceti rurali inferiori e cercando di regolare l'immigrazione con
tasse d'entrata sempre più elevate (Dimoranti). Coloro che disponevano di piccoli appezzamenti traevano
sostentamento dal servizio mercenario e, dal XVII sec., anche da attività protoindustriali; queste attività
influenzarono tra l'altro la configurazione degli insediamenti, i matrimoni, il numero dei figli e le abitudini
alimentari. La società rurale dell'area prealpina si rivolse alla produzione di latte e bestiame orientata al
mercato e anche nelle Alpi l'agricoltura venne intensificata. Rispetto all'Altopiano, i com. conservarono un
elevato grado di autonomia. La fragile base economica spingeva una parte degli ab. a un'Emigrazione
stagionale o legata al ciclo di vita con conseguenze considerevoli sulle società rurali delle regioni di origine.
Con l'industrializzazione e i sovvertimenti politici della prima metà del XIX sec. la società rurale mutò
profondamente. Gli ab. delle campagne divennero cittadini con uguali diritti politici e la percentuale degli
occupati nell'agricoltura si ridusse gradualmente (dal 54% ca. attorno al 1850 al 31% verso il 1900). Nelle
prime fasi dell'industrializzazione, numerose fabbriche sorsero lungo i corsi d'acqua nelle campagne e i primi
operai e i padroni delle fabbriche rimasero così legati alla società rurale. Solo con la ferrovia l'industria
divenne la forma economica dei centri urbani. Non da ultimo grazie alla mobilità favorita dal traffico
individuale, che permetteva di lavorare in luoghi anche molto distanti dal domicilio, nella seconda metà del
XX sec. i confini tra insediamenti rurali e cittadini divennero sempre più fluidi; anche dal profilo economico,
sociale e della mentalità il contrasto tra campagna e città si è notevolmente affievolito (Agglomerato urbano).
Bibliografia
– K. S. Bader, Studien zur Rechtsgeschichte des mittelalterlichen Dorfes, 3 voll., 1957-1973
– R. Braun, Sozialer und kultureller Wandel in einem ländlichen Industriegebiet, 1965 (19992)
– P. Dubuis, Une économie alpine à la fin du Moyen Age, 2 voll., 1990
– A. Ineichen, Innovative Bauern, 1996
– A. Radeff, Du café dans le chaudron, 1996
– A. Suter, «Neue Forschungen und Perspektiven zur Geschichte der ländlichen Gesellschaft in der Schweiz
(1500-1800)», in Agrargeschichte. Positionen und Perspektiven, a cura di W. Trossbach, C. Zimmermann,
1998, 73-91
– T. Meier, R. Sablonier (a cura di), Wirtschaft und Herrschaft, 1999
– P. Blickle, Kommunalismus, 2 voll., 2000
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Autrice/Autore: Martin Leonhard / did
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