“Occident Express”, il sogno di un futuro migliore viaggia su di un treno
La Compagnia Kataplixi Teatro mette in scena il testo di Matéi Visniec
di Franca Cassine
Sono i personaggi e le immagini che vivono attraverso le parole di Matéi Visniec ad
aver attratto e ispirato Kataplixi Teatro. Il drammaturgo, poeta e giornalista romeno
ha talmente colpito la compagnia torinese che i ragazzi hanno deciso di mettere in
scena uno dei suoi testi. Grazie poi al fatto che il loro progetto è stato selezionato per
“Scene allo sBando”, la sezione di “Generazione Creativa” del bando della
Compagnia di San Paolo, lo spettacolo “Occident Express” debutterà il 2 luglio 2015
(con repliche anche il 3 e il 4) in una cornice d’eccezione: l’ex cimitero di San Pietro
in Vincoli a Torino (www.teatriindipendenti.org).
<Abbiamo – spiegano Anna Montalenti, Francesco Gargiulo e Luca Busnengo di
Kataplixi (attori i primi due e regista il terzo) – incrociato Matéi Visniec qualche
anno fa grazie al regista Alberto Gozzi con cui abbiamo messo in scena “Deserto”,
uno dei suoi testi. Ci siamo appassionati talmente tanto che Anna ha deciso di
laurearsi con una tesi proprio su di lui, così abbiamo iniziato a conoscere le sue opere
e abbiamo anche avuto l’opportunità di incontrarlo di persona>.
Cosa vi ha colpito della produzione di Visniec?
<Oltre ad aver amato tutti i suoi scritti, ci è piaciuto il fatto che lui parli di cose
contemporanee e dunque a noi vicine. Nonostante utilizzi un linguaggio abbastanza
crudo, riesce sempre a mantenere una poeticità e un livello di immaginario che
apprezziamo e che rispecchia il nostro stile artistico>.
Come mai avete scelto proprio “Occident Express”?
<Di questo testo ci ha colpito l’aspetto storico e sociale che viene affrontato, ovvero i
flussi migratori, il fuggire dalla propria terra, il non sentirsi integrati nella realtà. Ma
ci è piaciuto soprattutto l’opportunità che ci offriva Visniec, lui ci avrebbe permesso
di parlare di questi argomenti senza retorica, mantenendo la letterarietà e la teatralità.
I suoi testi sono metaforici e c’è una poeticità che non è solo il racconto di una storia
e che a noi ha fatto ritrovare l’universalità, caratteristica solitamente attribuibile ad
autori più classici>.
Qual è il tema portante di “Occident Express”?
<Anzitutto ha una forma particolare: è suddiviso in quadri. Questa è una cifra
stilistica che appartiene all’intera opera di Visniec, infatti quando ci si riferisce a lui
si parla di teatro decomposto, frammentario. La scelta di utilizzare questo linguaggio
è dovuta al fatto che secondo lui la realtà è come uno specchio rotto, quindi risulta
difficile percepirla come un qualcosa di unitario ed è dunque complicato raccontarla.
Questo per noi rappresenta una sfida, perché mettere in scena uno spettacolo del
genere richiede anche una capacità registica particolare>.
Quali sono le storie raccontate?
<I quadri sono uniti dall’espediente letterario di essere ambientati su di un treno. Le
situazioni sono tipiche, come l’attesa, il viaggio clandestino, le frontiere e il tutto
viene raccontato come se lo spettatore fosse al finestrino di un vagone e ad ogni
fermata potesse scorgere un pezzetto di vita. Ogni storia è diversa, però tutte hanno in
comune il fatto di avere come mito l’Occidente, il sogno di un mondo diverso e di un
futuro migliore>.
Come avete costruito lo spettacolo?
<La messa in scena affonda le radici nel testo di Visniec, ma anche nel lavoro che
abbiamo svolto nei mesi precedenti. Grazie all’associazione Bucovina che si occupa
di integrazione sociale e culturale, all’Istituto Romeno di cultura di Venezia e
all’Università di Torino (in particolare al corso di studi di lingua e letteratura romena
condotto dal professor Merlo), abbiamo fatto delle ricerche e dei laboratori. Il bacino
di utenza è stato eterogeneo e, proprio per questo, sono emersi elementi
particolarmente interessanti. I partecipanti sono stati di età varia, molti provenienti
dalla Romania e dai paesi dell’Est. Ci siamo fatti raccontare le loro storie, le loro
aspettative, i loro sogni>.
A cosa è servito questo materiale?
<E’ stato fondamentale. Il lavoro di messa in scena si è nutrito proprio di questo
confronto e delle numerose testimonianze raccolte. Grazie agli incontri abbiamo
trovato una chiave di lettura diversa alle parole di Visniec, frasi che a noi sembravano
lontane, attraverso queste esperienze hanno trovato una giusta collocazione. Tutto ci
è parso avere un senso e abbiamo compreso il significato profondo di ciò che l’autore
ha voluto trasmettere>.