“L`IMPERO , IL PAPATO E LA CROCIATA PROF . MARCELLO

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“L’IMPERO, IL PAPATO E LA CROCIATA”
PROF. MARCELLO PACIFICO
Università Telematica Pegaso
L’impero, il Papato e la crociata
Indice
1 LA VIGILIA DELLA CROCIATA E L’INCORONAZIONE DI FEDERICO II ----------------------------------- 3
2 L’ASSUNZIONE DELLA CROCE DI FEDERICO II E IL CARATTERE ISTITUZIONALE DELLA
CROCIATA ------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------ 7
3 IL RUOLO DELLA CHIESA ------------------------------------------------------------------------------------------------- 11
BIBLIOGRAFIA --------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- 14
Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente
vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore
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L’impero, il Papato e la crociata
1 La vigilia della crociata e l’incoronazione di
Federico II
E allora andiamo tutti insieme / a mangiar di questo frutto che è la nostra salvezza, / e lo
troveremo certamente Oltremare, / là dove il Signore fu ucciso e poi risorse [...] / Dio ha esortato al
frutto che non perisce / il valente re Federico, mio signore, / e tutti quelli che per suo amore, /
vorranno morire e vivere, esorta /ad andare a mangiare sulla gente pagana / che disconosce Cristo e
il suo messaggio / e la vera Croce, in cui non crede, / e malamente disconosce il Sepolcro [...] / Re
Federico, voi siete frutto di giovinezza e frutto di pregio e frutto di conoscenza, / e se mangiate il
frutto di penitenza, / finirete bene ciò che bene avete iniziato.
In risposta all’appello di papa Innocenzo III per il soccorso dei Luoghi santi, il re di
Sicilia Federico II, in qualità di nuovo sovrano designato dai principi tedeschi al soglio del sacro
romano impero, si mette subito al servizio della chiesa di Roma e promette di recuperare alla
cristianità la città santa di Gerusalemme per realizzare il fine stesso della regalità. Dopo qualche
mese, il Concilio Laterano IV trasforma l’idea di crociata in istituzione grazie alla sapiente regia del
papato, sempre pronto a contrastare l’eresia musulmana, a ridurre le chiese orientali all’obbedienza
apostolica e a condurre i fedeli alla salvezza eterna. Mentre in Europa i poeti trovatori esortano il re
normanno-svevo a recarsi nella terra di Cristo, nel regno cristiano di Gerusalemme, ridotto alla sola
fascia costiera palestinese, si attende l’arrivo dei pellegrini in armi, dei crociati, per rinnovare da
una posizione di forza la tregua vigente da più di venticinque anni tra Franchi e Saraceni, e per
ottenere la custodia della città santa, aperta al culto delle tre religioni dell’Antico Testamento anche
dopo la conquista del sultano Saladino.1
1
Salah al-Dîn, il cui laqab indica «la santità della religione» (Cardini, L’invenzione del Nemico, 60).
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La Terra santa o Sâhel2 è diversa dal costruito mondo visionario, epico e retorico cui
sono abituati nei sermoni della crociata i pellegrini provenienti dalle terre dell’Occidente cristiano,
lontante dalle zone di frontiera tra cristianità e islam: gli scontri tra Franchi e Saraceni non sono
frequenti, non sono causati da un conflitto religioso, né sono alimentati da ribellioni interne a regni
di una regione caratterizzata dalla commistione di riti, confessioni, costumi, etnie, lingue, e da una
solida pace sociale che è sorretta dalla tutela giuridica dei vinti e dalla libera professione di fede.
In questo spazio euro-mediterraneo, aperto alla circolazione di uomini, di merci, di
idee, i racconti del francese vescovo di Acri, Giacomo di Vitry, e del tedesco frate minore, maestro
Thietmar, entrambi giunti in Palestina prima dell’inizio delle operazioni militari della quinta
crociata, testimoniano il carattere multiculturale e plurireligioso della società orientale, chiariscono
la propaganda sottesa all’idea di guerra santa invocata nella crociata o nella jihâd, e introducono
quel contesto messianico che investe tutte le crociate bandite nella prima metà del Duecento, come
descritte nelle opere dello scolastico di Colonia, Oliviero di Paderbon, e così presenti nella vita e
nella politica dello stesso Federico II.
Nell’estate del 1215, il giovane re normanno-svevo conclude nella capitale del sacro romano
impero un lungo e insidioso viaggio, iniziato ben tre anni prima dalla Sicilia, e consuma il rito
dell’unzione imperiale, a seguito dell’elezione da parte dei principi tedeschi su indicazione di papa
Innocenzo III,3 e della sconfitta subita a Bouvines dallo scomunicato e deposto imperatore, Ottone
IV di Brunswick. Il 25 luglio, nella sainte chapelle d’Aquisgrana (Achen), Federico II riceve il
diadema dal legato apostolico Sigfrido4 e prende la croce al servizio di Cristo, rispondendo così alla
predicazione della crociata dello scolastico Giovanni di Xanten. La cerimonia che accompagna il
2
La Palestina musulmana.
Francoforte, 30 novembre 1213, cfr.: Chronica regia Coloniensis, in SRG, a cura di G. Waitz, Hannover 1880,
189.
4
La cattedra arcivescovile di Colonia è vacante.
3
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rito d’incoronazione nella basilica palatina è volutamente simbolica: il puer ecclesie,5 prima di
dichiarare il voto innanzi al Signore, nel ripetere il gesto del nonno Federico I, apre lo scrigno che
custodisce le spoglie di Carlo Magno e le tumula in un nuovo sarcofago d’oro e d’argento recante
nelle pareti le figure degli imperatori del sacro romano impero in veste di apostoli; tra questi vi è
proprio il nuovo re dei Romani che, unto dall’arcivescovo di Magonza, acclamato dai nobili e dal
popolo, prende la croce, la mostra agli astanti e predica un sermone di esortazione alla crociata ai
nobili dell’impero, vestito dell’abito cistercense. Gli storici si dividono tra sentito amore cristiano e
gesto politico premeditato, senza soffermarsi troppo sul fine stesso della missione imperiale: E.
Kantorowicz loda la mossa diplomatica straordinariamente abile e geniale di sostituirsi al papa nella
direzione della crociata; S. Runciman ne denuncia il progetto ambizioso, mentre T. C. Van Cleve e
W. Stürner sottolineano la devota commozione e l’atto di ringraziamento a Dio per la riuscita
spedizione tedesca, compiuto in memoria degli avi.6 Il dibattito sulla religiosità dell’imperatore e
sul successivo scontro con il papato influisce su un giudizio che necessariamente deve tener conto
della paterna tradizione familiare come dell’appello papale lanciato due anni prima a tutti i principi
cristiani e già raccolto dal re d’Ungheria e dal duca d’Austria, e che non può prescindere dall’idea
di una regalità imperiale incardinata nella missione dell’affermazione di un regno di pace e di
giustizia. Federico II si mostra riconoscente verso il papa e verso Dio, da monarca, da pellegrino e
da pastore, pronto ad affrontare lo specifico compito della regalità: condurre il fedele popolo di
Cristo alla salvezza eterna. L’invito a prendere la croce è subito accolto dal clero e dalla nobiltà
tedesca che con entusiasmo promettono di portare il loro sostegno alla Terra santa, dall’arcivescovo
di Magonza ai vescovi di Liegi e di Bamberga, di Poitiers e di Strasburgo, dai duchi di Merania e di
5
6
Federico II è così chiamato da Innocenzo III.
Kantorowicz, Federico II, imperatore, 63. Van Cleve, The Crusade of Frederik II, 430 Runciman, Storia delle crociate, II,
.
826 Stürner, Federico II. Il potere regio in Sicilia e in Germania, 184; Idem, Federico II, re di Gerusalemme, 159-160 Federico II
.
;
e l’apogeo dell’impero,264 - 266
.
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L’impero, il Papato e la crociata
Brabante, di Limburgo e di Nancy al conte palatino di Tubinga, dal marchese di Baden ai conti de
Iuliaco, de Seine e del Monte.7
7
Chronica regia Coloniensis, 236.
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L’impero, il Papato e la crociata
2 L’assunzione della croce di Federico II e il
carattere istituzionale della crociata
Il rito penitenziale dell’assunzione della croce, in ricordo della passione di Cristo, si carica
di un particolare sentimento mistico perché l’umile imperatore, nel voler realizzare la missione
salvifica dell’impero, entra con il cuore contrito nel riformatore Ordine cistercense e promette da
miles di soccorrere i Luoghi santi nella città del primo crociato ante litteram, Carlo Magno. Un
sirventese è dedicato a Federico II per l’occasione e conferma lo speciale legame tra la croce, la
regalità e l’impero: dopo le iniziali lamentele del nobile Pons de Capdoil per l’onta dei Turchi non
vendicata per il conflitto tra il re di Puglia e il re di Germania, ecco che Guilhem Figueira invita
apertamente il sovrano normanno-svevo a partire crociato e a realizzare il voto preso insieme alla
corona imperiale per recupare la città di Dio.8 Da questo momento, i poeti provenzali mostrano un
interesse crescente per l’imperatore che incentra la sua politica nel Mediterraneo come trait d’union
d’Europa, d’Asia e d’Africa, e lega il suo destino al regno di Gerusalemme, nel vortice delle
relazioni politiche intessute tra cristianità e islam durante le crociate partite dall’Occidente per
l’Oriente nella prima metà del XIII secolo.
L’assunzione della croce federiciana compie il processo di sacralizzazione dell’impero
avviato dal fondatore della dinastia sveva e risponde alla precisa volontà del papa di organizzare
una nuova spedizione per il recupero di Gerusalemme con il sostegno del massimo rappresentante
del potere secolare, il figlio prediletto della chiesa. Già dall’aprile del 1213, il papa pensa a una
nuova crociata: dopo aver esortato i cavalieri francesi a sterminare gli Albigesi annidati nelle terre
Pons de Capdoil, En honor del Pair’, en cui es, in Poesie, I, XLVIII, 195-198. Lo sehner que formet lo tro, XLIX,
199-202. Guilhem Figueira, Totz hom qui ben comensa e ben fenis, LII, 209-211; Musca, Saggezza e follia di Federico
II, in «Quaderni medievali», 41, Bari 1996, 94-99.
8
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provenzali,9 e aver invitato il patriarca Alberto d’Antiochia a convincere il sultano egiziano al‘Adîl10 a restituire la terra di Cristo e a risparmiare il sangue dei rispettivi fedeli,11 Innocenzo III
affida la predica della crociata a Corrado di Marburgo per la Germania e a Giacomo di Vitry per la
Lotaringia,12 e prega il re di Gerusalemme, Giovanni di Brienne, baroni d’Oltremare e pellegrini,
Templari e Ospedalieri di custodire con cura le terre rimaste, in attesa di un nuovo concilio
universale che possa raccogliere maggiori forze in loro soccorso,13 ratificando l’elezione del
vescovo di Sidone, Rodolfo di Mérencourt, al soglio patriarcale gerosolimitano.14 I preparativi della
nuova spedizione sono disturbati dal conflitto tra papato e impero e dal conflitto anglo-francese per
il governo dell’Aquitania e dell’Angiò, finchè la vittoria di re Filippo II a Bouvines su re Giovanni
Senza Terra e sull’imperatore Ottone IV, nel luglio del 1214,15permette l’affermazione della pace di
Dio e consente alla cavalleria cristiana di aderire pienamente al pellegrinaggio in Palestina.
La crociata si caratterizza subito per il carattere istituzionale16impresso nel Concilio
Laterano dalla costitutio ‘Ad Liberandam’,17 voluta da un papa che si definisce vicarius Christi, si
considera il «vero imperatore, il re dei preti e il signore del mondo»,18 e si affida ai porti del regno
siciliano per garantire la raccolta e l’imbarco dei pellegrini, forte del sostegno offerto da Federico
9
Les gestes de Philippe-Auguste, in RHGF, XVII, 402.
Il Safadino nelle cronache franche. La lettera non è consegnata dal patriarca di Gerusalemme, Alberto di
Vercelli, come ritengono B. Bombi, G. Andenna e B. Bolton, cfr.: B. Bombi, Introduzione, in G. Andenna e Bombi, a
cura di, I Cristiani e il favoloso Egitto, Genova-Milano, 2009, 20-21; Andenna, Predicare o combattere?, 158.
11
Lettera del 26 aprile 1213, cfr.: RPRT, 85.
12
Giacomo di Vitry è nominato vescovo di Acri mentre predica la crociata in Francia, diventerà cardinale vescovo
Tuscolano nel 1228 (Ernoul, 410). Per uno studio approfondito, v. la nota n. 17, citata da Andenna, Predicare o
combattere?, 162-163.
13
11-30 novembre 1215, cfr.: Chronica regia Coloniensis, 237.
14
Chronica S. Petri Erfordensis, in SRG-Monumenta Erphersfurtensia saec. XII. XIII. XIV., 213. Per Alberico delle
Tre Fontane, Rodolfo di Mérencourt, è consacrato a Roma il 30 novembre 1215, muore nel 1235 (L. Mas Latrie, Les
patriarches latins de Jérusalem, in «Revue de l’Orient latin», 1/1893, rist. Bruxelles 1964, 21). Ma in una lettera del 19
settembre 1213, Innocenzo III scrive a Pelagio, legato in Romania, sull’elezione del patriarca (Tafel-Thomas, 173).
15
G. Duby, La dimanche de Bouvines, Paris 1973.
16 L
’istituzionalizzazione dell’idea di crociata rende la quinta crociata diversa dall’idea di crociata permanente, e la
distanzia dal pellegrinaggio, cfr.: Richard, La croisade: l’évolution des conceptions et des stratégies, in From Clermont
to Jerusalem, Turnhout 1998, 13.
17
Conciliorum Oecumenicorum Decreta, Bologna 1973, 264-271; Ex Chronico Turonensi, in RHGF, XVIII, 300.
Andenna, 158.
18
Kantorowicz, Federico II, imperatore, 41.
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II.19 La morte di Innocenzo III, il 16 luglio 1216,20 però, ritarda ancora una volta la partenza della
crociata che rimane tra le priorità del successore Onorio III: se per E. Kantorowicz, chiunque «fosse
succeduto al grande Innocenzo III, non poteva che apparire insignificante dopo quel gigante», per
R. Manselli, Onorio III supera gli altri del tempo «nell’amore della pace, nella preferenza data ai
valori religiosi»;21 G. Pepe accosta il camerlengo a san Francesco per essere stato una delle «ultime
voci del Cristianesimo nella vita politica del XIII secolo», mentre P. Alphandéry e A. Dupront
oppongono alla volontà di dominio universale dell’idea di crociata di Innocenzo III, un umile
atteggiamento mirato più all’esito positivo della crociata che al suo compimento.22 Il giudizio è fin
troppo marcato visto che l’elezione di Cencio Savelli, autore del Liber Censuum, conferma il solo
ruolo assunto dalla rinascita del diritto nella curia papale, che è alla base della stessa
«istituzionalizzazione» dell’idea di crociata: nel Concilio lateranense, sono fissate la data della
partenza della militia Christi, la linea della campagna militare, la quantità delle decime e delle
vigesime da raccogliere, cosicché il nuovo papa deve soltanto continuare fedelmente il progetto del
predecessore con la stessa passione e la stessa decisione. E così avviene: il giorno dopo l’elezione,
ad un anno dall’assunzione della croce da parte di Federico II, Onorio III avverte sovrani e principi
cristiani, i vescovi e i patriarchi di Gerusalemme e di Antiochia, i maestri del Tempio e
dell’Ospedale, il re di Gerusalemme Giovanni di Brienne, di voler incrementare l’aiuto per la Terra
santa, il cui recupero come per chi lo ha preceduto rappresenta un obiettivo di primaria
importanza.23 Il papa chiede ai duchi di Borgogna e di Brabante, ai conti di Bar e d’Auxerre di
condurre subito l’esercito cristiano e ordina ai podestà di Milano e di Piacenza di cessare le ostilità
contro la popolazione di Pavia per non violare la quadriennale pace di Dio, per non impedire un
19
Contrariamente a quanto ritiene lo storico inglese, cfr.: Van Cleve, The Crusade of Frederik II, 431.
RPR, I, 460; Sicardi episcopi Cremonensis Cronica, in MGH-SS, XXXI, 182.
21
Kantorowicz, Federico II, imperatore, 88-89. R. Manselli, Onorio III e Federico II (Revisione di un giudizio?), in
«Studi Romani», 11/1963, 159.
22
Pepe, Carlo Magno. Federico II, Firenze 1978, 128. Alphandéry e Dupront, 354.
23
Perugia, 25 luglio 1216, cfr.: CGH, 192; Epistulae, I, 1.
20
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deciso soccorso alla Terra promessa e per non incorrere nella scomunica da parte dei cardinali legati
Leone e Ranieri.24
24
Epistulae, I, 2 e ss.; AA. ECC., 230-231.
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3 Il ruolo della Chiesa
Il controllo della chiesa è così ferreo che l’abate di Premontré consiglia al papa di lasciare
liberi i crociati francesi di partire da dove vogliono - non necessariamente dalla Puglia o dalla
Sicilia - e di far scomunicare dagli arcivescovi i renitenti nel regno francese25dove il legato Simone,
arcivescovo di Tiro, assolve il figlio cadetto del re, in cambio della rinuncia alla guerra di
successione alla corona inglese.26 Nel 1216, infatti, Luigi VIII era partito per l’Inghilterra, chiamato
da alcuni baroni ribelli all’autorità di re Giovanni Senza Terra, successo al fratello Riccardo Cuor di
Leone: appena sbarcato nel regno, il principe francese aveva reclamato con le armi la corona in
nome dei diritti della moglie Bianca di Castiglia, tradendo la pace di Dio e incorrendo nella censura
ecclesiastica comminata da Innocenzo III e confermata da Onorio III. Alla morte di re Giovanni, il
27 ottobre 1216, però, gli stessi baroni ribelli27 incoronano il giovane figlio Enrico III di dodici
anni, che prende la croce, si mette sotto la protezione papale e costringe Luigi VIII a siglare una
tregua e a rientrare in Francia per uscire dalla scomunica.28
La divisione della Cristianità spiega perché il papa non pressi i sovrani dei regni europei a
partire per l’Oriente e perché la cavalleria dell’Occidente cristiano, da sempre strumentum
ecclesiae, risponde con debolezza al suo appello: la nobiltà tedesca, inglese e normanna è stremata
dalle recenti lotte dinastiche avvenute durante la minore età di Federico II e di Enrico III, quella
iberica è impegnata nella reconquista seguita all’ultima battaglia di Las Navas de Tolosas (1212)
25
Delectus epistolarum Innocentii III papae, in RHGF, XIX, 605.
Willelmi chronica Andrensis, in MGH-SS, XXIV, 758. La conferma papale dell’investitura del legato Simone è
del 5 dicembre 1216, cfr.: Delectus ex epistolarum Honorii papae III, 615-616. Il legato apostolico incarica il vescovo
di Tolosa e Giacomo di Vitry di predicare la crociata in tutto il regno di Francia, cfr.: Ex Guillelmi de Podio-Laurentii
historia Alibigensium, in MGH-SS, XXVI, 597.
27
Tra cui Guglielmo Lungaspada e il maresciallo Guglielmo.
28
Estoire, 320-321; Willelmi chronica Andrensis, 758; Gesta Philippi Augusti, in RHGF, XVII, 110-111; Ex
Matthei Paris majori Anglicana Historia, in RHGF, XVII, 725 e ss.
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sotto le insegne d’Alfonso VII di Castiglia, Pietro II d’Aragona e Sancio VII di Leon,29 e nello
scontro con la cavalleria francese nelle terre cristiane della Linguadoca dove il conte Raimondo di
Tolosa, scomunicato con lo stesso re Pietro II per il sostegno offerto agli eretici Albigesi,30 invia il
figlio come vicario ad Avignone per recuperare i territori conquistati dal crociato Simone di
Montfort.31 Gli unici principi cristiani di alto rango che possono rispondere all’appello della chiesa e
partire subito per l’Oltremare sono il re d’Ungheria e quel duca d’Austria che aveva imprigionato il
crociato re Riccardo al suo rientro dalla Palestina dalla terza crociata, per vendicare l’affronto alla
morte del Barbarossa in Oriente anche a costo della scomunica.
Pur consapevole delle difficoltà, Onorio III non demorde e dimostra un impegno, se è
possibile, maggiore: dopo aver inviato il cardinale Ugolino32 ai fedeli della Lombàrdia e della
Tuscia per arruolare preziosi cavalieri, essendo giunto il momento della rivincita contro quei popoli
che disprezzano la Terra santa, la Croce e la Domenica della Passione,33 esorta Pisani e Genovesi a
fornire la logistica necessaria, mette sotto protezione ecclesiastica il re di Norvegia recentemente
crociato, nomina come legato per l’Oriente il cardinale Pelagio per assolvere vice nostra al
negotium Christi,34 avverte l’arcivescovo di Cosenza e il vescovo di Brindisi della prossima
partenza dei crociati giunti a Messina, e l’arcivescovo di Genova del prossimo passaggio, l’8
settembre 1217, di re Andrea e del duca Leopoldo a Cipro dove devono recarsi il patriarca e il re di
29
Roberti autissiodorensis cronici Continuatio II, in MGH-SS, XXVI, 278; P. Buresi e D. Menjot, La bataille de
Las Navas de Tolosa (al-‘Iqâb), in Pays d’Islam, 210-213; Gonzáles, El reino de Castilla en la época de Alfonso VIII de
Castilla, III, doc. 898, Madrid 1960; Rasâ’il muwahhidiyya. Madjmû‘a djadîda, Nouvelles lettres almohades, I, a cura
di A. Azzahoi Kénitra, n. 63, 269-271.
30
Pietro II muore scomunicato a Muret, nel 1213. La sua morte è pianta dalla sorella Costanza d’Aragona, moglie
di Federico II, che chiede al papa il permesso di seppellirlo in terra consacrata (Pacifico, Costanza d’Aragona, in
Siciliane, Siracusa 2006, 95).
31
Ex Guillelmi de Podio-Laurentii historia Alibigensium, 597.
32
Futuro papa Gregorio IX.
33
23 gennaio 1217, cfr.: Epistulae, I, 9-10.
34
Il portoghese Galvani è cardinale diacono di santa Maria in Septicollio (1205), presbitero di santa Cecilia,
vescovo d’Albano (1213).
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Gerusalemme con i maestri del Tempio e dell’Ospedale - o i loro delegati -, per portare aiuto e
consiglio.35
Nel seguire le istruzioni del predecessore, Onorio III organizza una crociata che dal Concilio
di Clermont a quello Laterano si è sempre più perfezionata negli strumenti, negli obiettivi, negli
attributi: sotto la sapiente regia del papato, si sviluppa un’efficiente macchina amministrativa grazie
all’azione di abili e fidati legati, predicatori e collettori che permette la raccolta di una grande
quantità di denaro e di uomini, a tutto vantaggio del prestigio della cristianità e della chiesa di Roma
ma anche lo sviluppo delle lettere di cambio e dell’amministrazione regale e comitale. Il movimento
della crociata si trasforma in idea e questa stessa in un’istituzione scandita da una bolla papale e da
un decreto conciliare che rendono gloria al Re dei re, al Dio vivente che opera nella storia, all’opera
dell’Altissimo nella missione salvifica dell’umanità. Di fronte a questo progetto, il papa e
l’imperatore collaborano per realizzare il fine della regalità e del potere affidato dal Signore.
Federico II, per il momento, offre il solo sostegno logistico alla partenza dei pellegrini ma si prepara
a partire personalmente, pronto a seguire la tradizione familiare che aveva visto Federico I ed
Enrico VI organizzare una crociata in Oriente, e Guglielmo II inviare una flotta in Egitto alla notizia
della perdita dei Luoghi santi, riportata dall’arcivescovo di Tiro.36
35
36
24 luglio 1217, cfr.: AA. ECC., 239.
Estoire, 111-118. Jacques de Vitry, 207-208.
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Bibliografia
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Van Cleve T. C., The Crusade of Frederik II, in A history of the crusades, vol. II, 377-428
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Runciman S., A History of the Crusades. The Kingdom of Acre and the Later Crusades, vol. I-III,
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di V. Punzi, Roma 1998
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