scaricato da www.sunhope.it Seconda Università di Napoli II° Anno II° Semestre A.A. 2012/2013 Sbobinatura Patologia Generale Prof. Banfi Gruppo di studio “La Sbobba” A cura di dodo e Ely24e 1) Introduzione alla Genetica Medica Pag. 2 2) Malattie Auto. Reces. Patol. Molecolare Complic. Pag. 22 3) Complicazioni rispetto ai principali modelli di eredit. mendel. Aberr. cromos. Pag. 44 4) Tipi di anomalie cromosomiche Anomalie strutturali cromosomiche Pag. 64 5) Test genetico I Micro Rna e il loro ruolo nelle malattie genetiche Pag. 86 scaricato da www.sunhope.it 1 scaricato da www.sunhope.it Banfi 1.1 (Venerdì 15 Marzo 2013) Introduzione alla genetica medica Oggi faremo una breve introduzione sul genoma, la struttura dei geni e poi diremo qualcosa sulla trasmissione delle malattie genetiche e diremo brevemente qualcosa sulle mutazioni puntiformi e sull’effetto delle mutazioni. La genetica studia quale è la variabilità biologica degli organismi viventi, quindi studia perché tutte le varie specie e che cosa rende diverse le varie specie e anche all’interno di una stessa specie cosa è che causa la diversità che c’è tra individuo e individuo, secondo si occupa di studiare come da un organismo all’altro nella stessa specie si possono trasmettere dei caratteri che vengono ereditati appunto da un organismo all’altro e da una cellula all’altra, quindi la variabilità biologica è la trasmissione dei caratteri e in ultimo, cosa più recente, quale è il ruolo del genoma e in particolare dei geni che sono le unità principali del nostro genoma nella regolazione dei processi fondamentali della vita e in particolare lo sviluppo di un organismo e la funzione dei vari organi e l’attività dei vari organi una volta formati. Quindi variabilità biologica, trasmissione dei caratteri, ruolo dei genoma, ruolo del patrimonio ereditario nel funzionamento di una cellula o di un organismo. Nella storia della genetica c’è stata una grossa rivoluzione negli ultimi due secoli, all’inizio l’argomento principale era lo studio dell’ereditarietà e della variabilità tra individui, le prime due funzioni di cui abbiamo parlato prima, poi successivamente quando si sono effettuati studi del genoma quindi studi più molecolari, quindi all’inizio la genetica era soprattutto formale, poi quando la genetica è diventata più molecolare quindi sullo studio del DNA, lo studio si è incentrato sullo studio dei geni, le funzioni dei geni e nell’ambito della genetica medica quali erano i geni responsabili di malattia e come le variazioni di questi geni, le mutazioni, possono determinare malattia, quindi la funzione dei vari geni in condizioni normali e patologiche e come queste mutazioni possono portare al processo patologico quindi alla malattia. Questo all’inizio era effettuato su base singola gene per gene poi questi studio è stato esteso al genoma intero c’è proprio una branca della genetica che si occupa proprio di genomi interi, la genomica, ed essendo la genetica scaricato da www.sunhope.it 2 scaricato da www.sunhope.it medica una disciplina prettamente medica non solo vogliamo riconoscere i meccanismi e quali sono le cause delle malattie ma vogliamo arrivare in ultima analisi anche a curarle; oltre alle normali procedure terapeutiche che sono comuni a tutte le discipline mediche ci sono dei tipi di terapie che sono specifiche delle malattie genetiche in particolare la terapia genica. Cosa si intende per genoma? E’ l’intero patrimonio genetico di un organismo vivente, paragonato a un enciclopedia in cui sono contenute tutte le istruzioni che regolalo lo sviluppo e il funzionamento di un organismo, e la lingua in cui è scritta questa enciclopedia genomica è il DNA, il genoma all’interno di un organismo è uguale in tutte le cellule ed è contenuto nel nucleo, diverso invece se parliamo di come questo DNA si esprime, funziona nelle varie cellule, tutte le cellule sono uguali per quanto riguarda composizione dell’organismo, bene o male in buona approssimazione sono uguali mentre non è uguale il corredo di geni che è attivo in una cellula di un tessuto rispetto a un altro, quindi l’espressione del genoma poi varia tra tessuto e tessuto e da cellula a cellula. La grandezza totale del genoma umano è di circa di 3 miliardi e 70 milioni di basi di cui 2843mila sono costituiti da eucromatina, per eucromatina si intende quella porzione del genoma del DNA che non si presenta compatto ma si presenta srotolato che può essere quindi trascritto e produrre RNA e poi in ultima analisi proteine, a differenze dell’eterocromatina che è quella porzione del genoma che per lo più costituita da sequenze ripetute ma che non dà luogo, apparentemente, a nessun tipo di trascrizione e produzione di proteine anche se questi concetti schematici negli ultimi anni stanno mutando perché stanno uscendo fuori un pò di sorprese. Parlando del genoma dobbiamo introdurre il progetto del genoma umano che ha portato negli ultimi anni ad una grossa rivoluzione sia nella genetica che nell’ambito di varie discipline biologiche vere e proprie e l’ultima analisi di genoma umano non è stato altro che la decodificazione di tutta la sequenza del genoma umano; ma se vogliamo risalire più a monte il progetto del genoma umano che è cominciato nel 1990 negli Usa non è stato altro che la generazione di mappe ha provveduto a generare altre mappe che hanno potuto portare alla codifica del genoma umano in particolare vari tipi di mappe, se per mappe intendiamo lo scaricato da www.sunhope.it 3 scaricato da www.sunhope.it stabilire di un ordine lineare di elementi noti, quindi prima di tutto si è dovuto identificare questi elementi noti, che quando si è cominciato il progetto genoma si sapeva davvero poco a parte un pò la grandezza della molecola di DNA del genoma, non si avevano dei punti di riferimento si conoscevano pochissime sequenze, prima cosa si è dovuto identificare questi elementi noti e poi si è dovuto posizionali in ordine ben precisi per identificare le mappe. Tra i vari tipi di mappe, la mappa di tipo genetico che è una mappa distribuita lungo tutto il genoma di elementi di DNA che sono variabili nella popolazione, se un elemento non è variabile non ci consente di stabilire una mappa genetica. Quindi sono quegli elementi che ci permettono di seguire, di identificare i geni malattia perché i vari marcatori che variano in una popolazione possono essere associati alla trasmissione di un carattere patologico. Insieme alla mappa genetica esiste una mappa fisica e stiamo parlando di elementi di DNA noti che non necessariamente variano ma che ci servono per aiutarci a posizionare i marcatori genetici, questi sono stati i primi due grossi risultati del progetto genoma umano quindi lo stabilire di una mappa genetica e di una mappa fisica. Altri tipi di mappe che esistono possono aiutarci per identificare per identificare i genomi erano già note come la mappa citogenetica. Invece la mappa dei geni non era nota quindi l’identificazione di tutti i geni presenti nel genoma e la loro localizzazione nei cromosomi che ci permette di avere un mappa dei geni malattia cioè quali di questi geni si associano a malattia e in ultima analisi la mappa di sequenza cioè la sequenza completa di tutto il genoma. E come sapete nel 2001 è stata pubblicata bozza del genoma umana e pubblicata da due gruppi in contemporanea, un gruppo pubblico quello che ha cominciato il progetto genoma e un gruppo privato quello diretto da Kenneth Bender e un paio di anni dopo poi la decodifica del genoma umano è stato decodificato anche il genoma di topo che ha permesso di fare degli studi importanti evolutivi sulle varie funzioni della sequenza di DNA contenuto nel genoma. Per arrivare a questo primo abbozzo di genoma il progetto è cominciato nel 1990 e questa prima abbozza è stata pubblicata nel 2001 quindi sono accorsi 10 anni e il costo totale è di 3 miliardi di dollari quindi un dollaro per ogni base. Questi costi sono drasticamente ridotti ed è possibile sequenziare un genoma a costi incredibilmente più bassi, scaricato da www.sunhope.it 4 scaricato da www.sunhope.it il costo del sequenziamento è una delle poche cose ha avuto un crollo verso il basso, e permette anche di avere sequenze personali del genoma a costi più accessibili, naturalmente era un progetto molto ambizioso per cui è stato un progetto pioneristico e questo spiega il motivo per cui si è spesa una cifra così elevata perché non c’erano ancora le tecnologie disponibili per arrivare a un processo più rapido. Questo è un es di cosa consiste questa sequenza e come questa pagina così densa dovete considerare 550mila di queste pagine che costituiscono tutto il genoma umano a indicare la complessità dei dati che sono stati ottenuti e l’interpretazione di questi dati che ci terrà impegnati per un bel pò di tempo. Oltre al genoma umano è stato sequenziato il genoma di topo ma questo processo continua e continuamente vengono sequenziati altri genomi di altre specie, alcuni es di specie che variano dai batteri fino a mammiferi e primati vicino all’uomo e ormai centinaia e centinaia i genomi che sono stati sequenziati e continuano ad essere sequenziati. Ovviamente il sequenziamento di genomi delle varie specie ci permette di fare degli studi evolutivi e ci permette di identificare quali sono gli elementi più importanti che sono comuni presenti durante l’evoluzione che svolgono un ruolo di base, ma ci permettono anche di identificare quali sono gli elementi che contraddistinguono una specie e che contribuiscono a rendere quella specie diversa rispetto alle altre. Da un lato possiamo vedere cosa ci accomuna anche a specie più distanti da noi fino al lievito per es per vedere quali sono i geni che svolgono un ruolo di base e quali sono i geni che contribuiscono a rendere l’uomo quella che dovrebbe la specie più evoluta presente sul pianeta. Quali sono stati i risultati principali di questo progetto genoma umano, e anche quello che è venuto dopo nei 10 anni che si sono seguiti alla sequenze del genoma umano. In questi 4 punti si riassume: innanzitutto il progetto del sequenziamento del genoma ci ha permesso di identificare quali sono le fonti di variabilità intra individuale quindi all’interno della specie tra individuo e individuo. Quindi per quanto riguarda la variabilità sono stati identificati due principali fonti di variabilità nel genoma che sono comuni nella popolazione normale, la prima fonte di variabilità è rappresentata dai polimorfismi di singoli nucleotidi nominati Snp o Snip e in cosa consistono questi Snip? Praticamente consistono in variazioni di scaricato da www.sunhope.it 5 scaricato da www.sunhope.it sequenza che avvengono a livello di una particolare base del genoma nell’ambito della popolazione quindi in un certo nucleotide, in questa particolare zona nella popolazione possono esistere basi diverse non tutti gli individui presentano la stessa sequenza ad es a quella base la potremmo avere individui che presentano una A e individui che presentano la T o individui che presentano sia la A che la T se si tratta di un locus autosomico che è presente in due copie, queste variazioni coinvolgono un solo nucleotide per questo si chiamano Snp se invece coinvolgono altre regioni più grandi si chiameranno in un altro modo che vediamo dopo. Quindi sequenziando un singolo individuo per quella regione per quel locus noi possiamo trovare sequenze diverse e quindi potremmo avere il caso di un individuo che avrà in questo locus una doppia T sarà omoziogote per la T o omozigote per la C o sarà eterozigote e quindi presenterà la T e la C, per parlare di polimorfismo nella genetica formale quella variazione particolare di sequenza deve essere presente almeno nel 1% della popolazione, al di sotto del 1% è più incerto il significato di polimorfismo oppure di mutazione quindi frequenza al di sopra del 1%, osservando una tabella, questo più o meno dice la stessa cosa però il numero di Snp (polimorfismo singolo nucleotide) è molto alto nel genoma ne sono stati identificati almeno una decina di milioni e il loro numero continua ad aumentare perché poi ogni popolazione può avere un certo numero diverso di polimorfismi, addirittura anche un individuo può avere nell’ambito di una stessa popolazione della stessa zona potrebbe esserci variazioni diverse; quindi, in media, ogni individuo presenta un Snp ogni mille basi quindi se consideriamo due individui c’è la probabilità che abbiano una variazione di singola base è di 1 su ogni 1000 basi quindi ognuno di noi presenta una variazione rispetto ad un altro individuo. Questi Snp hanno un grossa importanza perché possono essere usati come markers genetici e costituiscono a formare la mappa genetica e hanno una grossa importanza per la ricerca biomedica, infatti questo è solo un es dell’informazione che ci può dare un Snp se noi consideriamo una certa mutazione che è responsabile per una malattia genetica e se consideriamo questi Snp che hanno una diversa composizione vediamo che questa mutazione può essere presente in individui che presentano corredo diverso di Snp e possiamo dire che questa scaricato da www.sunhope.it 6 scaricato da www.sunhope.it mutazione ha avuto una diversa origine perché tutti i genotipi di questi individui sono praticamente diversi tra loro, in un altra situazione tutti gli individui che portano questa mutazione presentano lo stesso corredo di Snp per cui ipotizziamo che la origine di questa mutazione è comune quindi questa mutazione è derivato da un singolo individuo mutato che poi l’ha trasmessa alla sua discendenza che ha conservato lo stesso genotipo in quella regione. Invece una l’altra fonte di variabilità riguarda non singoli nucleotidi ma regioni più grandi e questo per i singolo nucleotidi sapevamo che esistevano questi polimorfismi questa è stata una sorpresa perché parliamo di regioni più grandi e parliamo di variazioni del numero di copie Cnv e la variazione è determinata da grossi segmenti di DNA qui non parliamo di singola base ma di centinaia, migliaia, milioni di basi che possono variare nel loro numero di copie da un individuo all’altro e varie migliaia di queste variazioni, Cnv, sono state identificate nel genoma e la stima è ancora abbastanza bassa ma sembra che sia più elevato è che il 12 % del genoma è costituito da regioni variabili e che il numero di copie può variare da individuo a individuo, così come le Snp anche le Cnv costituiscono una sorgente di variabilità interindividuale e addirittura parliamo del 12% del genoma e questi Cnv possono essere o polimorfismi come nel caso delle Snip o secondo alcuni possono essere associati a suscettibilità e a malattie in particolare è stato ipotizzato il loro ruolo nella patogenesi di malattie psichiatriche. Per darvi un es di cosa consistono questi Cnv, se in una condizione normale e queste sono due copie di un certo locus sul genoma e questa è una regione di centinaia, migliaia di basi che è presente in numero normale all’interno di questo individuo quindi su entrambi i cromosomi c’è la stessa copia di DNA, invece poi ci sono individui che presenteranno una singola copia di questi due quindi un cromosoma che presenterà questa regione e l’altro cromosoma in cui questa copia non sarà presente o altri individui in cui oltre alla singola copia normale sarà presente una copia addizionale quindi ci saranno due copie di questo frammento più o meno grande di DNA quindi variazioni del numero di frammenti grandi, queste sono le sorgenti principali di variabilità. Altri due punti importanti che costituiscono il risultato del progetto del genoma umani sono l’identificazione dei geni e dei trascritti che scaricato da www.sunhope.it 7 scaricato da www.sunhope.it possono essere codificanti e non codificanti e la comprensione del ruolo biologico di sequenze che non sono geniche. La prima domanda che si è posti prima ancora di arrivare alla sequenza completa del genoma era quanti geni sono presenti nel genoma umano e qui la risposta era molto incerta, solo un es. di un paio di lavori che sono stati pubblicati nel 2000 quindi a un anno prima del completamento del genoma in cui diversi gruppi di ricercatori scommettevano sul numero di geni presenti nel genoma e un gruppo ipotizzava la presenza di 120.000 geni e quest’altro che ipotizzava la presenza di 35.000 geni e alla fine nessuno dei due aveva ragione. Il gene sul genoma umano è organizzato in modo abbastanza complesso, è organizzato in un alternanza di esoni ipotiziamoli come rettangoli rossi che sono separati da sequenze genomiche chiamate introni e quando viene trascritto il gene viene trascritto nella sua interezza quindi verrà fatto un primo RNA eterogene nucleare in cui saranno contenuti all’inizio della trascrizione sia gli esoni che gli introni, questo RNA immaturo subirà il processo di splicing in cui ci sarà la rimozione degli introni e rimaranno solamente le sequenze esoniche, oltre alle sequenze esoniche ed introniche dobbiamo tener conto che esiste una sequenza regolatrice a monte del sito di inizio della trascrizione chiamata promotore e in un prima porzione della sequenza trascritta esiste il 5′ non tradotto che viene a far parte delle RNA messaggero ma non viene a far parte della proteina che comincia al codone di inizio, meteonina di inizio e termina la sequenza codificante per proteina a livello del codone di stop e a valle del codone di stop c’è un’altra porzione non tradotta, che entra a far parte dell’rna messaggero, 3′ non tradotto che poi termina con il segnale di poliadeninazione, poli A, tutta questa regione 5′ non tradotto sequenze esoniche codificanti e 3′ non tradotto vengono a far parte dell’RNA messaggero. Quindi per dare un informazione sulle dimensioni di queste regioni la grandezza normale,media di un gene sul genoma può essere di 60 Kb (kilobasi) la porzione intronica in genere è molto più grande di quella esonica, quindi abbiamo queste grosse porzioni intervallari che occupano molto spazio quindi questa è una grandezza media di 60 kb che viene trascritta completamente a partire dal sito di inizio della trascrizione rna immaturo, RNA eterogeneo nucleare, che poi una volta scaricato da www.sunhope.it 8 scaricato da www.sunhope.it processato tramite il processo di splicing dà luogo a un RNA messaggero maturo se vedete la differenza di dimensione è molto marcato, la dimensione media di un gene su un genoma è di 60 kb la dimensione media di RNA messaggero è di 2.2 kb quindi c’è tutta una seria di informazioni di regioni DNA che occupano molto spazio e questo ha portato una grossa difficoltà nella predizione di geni e quando noi sequenziamo il genoma non è facile capire dove comincia un gene e dove finisce proprio perché ci sono tutte queste informazioni intermedie. In ogni caso si è arrivati a una soluzione finale e si è stimato che esistono dai 20 ai 25 mila geni codificanti per proteine nel genoma umano quindi numero più basso rispetto anche alle stime negative riportate precedentemente. Questa è stata una grossa sorpresa, proprio perché parlavamo cosa rende un organismo più complesso rispetto a un altro si ipotizzava che l’uomo per definizione dovesse avere il numero maggiore di geni nel genoma e questa è stata una grossa sorpresa perché se guardiamo il numero di geni codificanti per proteine nei batteri come nell’escherichia coli andando ai lieviti ai primi organismi pluricellulari vediamo che il numero di geni nell’uomo non è molto più alto rispetto alle altre specie innanzitutto è uguale a quello del topo è più basso addirittura di altre specie come il pesce palla giapponese e addirittura inferiore a quello di piante, quindi il numero di geni non corrisponde con lo stato evolutivo e quindi non è il numero di geni che rende una specie più complessa rispetto a un’altra. Cosa rende una specie diversa da un’altra? Ci sono varie ipotesi ma si è ipotizzata che la complessità non è data dal numero di geni ma dal modo in cui questi geni sono usati e dal modo in cui interagiscono, da quante forme alternative possiamo avere da questi geni e dalla presenza di RNA non codificanti ma una risposta ancora precisa a questa domanda non c’è. La dimensione media di un gene adesso sulla base del sequenziamento di tutto il genoma è di 10-15 kb, la dimensione, un esone interno di un gene può avere la grandezza di 150 paia di basi, vi sono geni che sono un pò agli estremi cioè che sono abbastanza grandi ad es. il gene della distrofina che è responsabile della distrofia muscolare ha la più grossa dimensione sul genoma e occupa 2.5 milioni di basi sul genoma mentre invece un altro gene della Titina che è responsabile di alcune forme di distrofia scaricato da www.sunhope.it 9 scaricato da www.sunhope.it muscolare ha la più lunga sequenza codificante in questo caso il più lungo RNA messaggero che è più di 80 mila basi, il più grande numero di esone più di 178 esoni e l’esone singolo più grande più di 17mila basi quindi ci sono varie diversità nella grandezza dei geni però più o meno la grandezza media è quella di 10-15 kb sul genoma e 2 kb come RNA messaggero. I geni possono essere elementi singoli ma possono anche essere organizzati in famiglie cioè ci sono dei geni che presentano varie copie simili nel genoma e queste copie di geni simile tra loro possono connotare una famiglia genica e di famiglie geniche ne esistono varie nel genoma, possiamo avere famiglie cluster raggruppate in cui tutti i geni che sono simili tra loro sono localizzati nella stessa regione genomica e sono derivati da eventi di duplicazione successiva e quindi sono localizzati tutti nello stesso locus genomico, classico è l’es del gene delle globine localizzate tutte nelle vicinanze oppure oppure degli omeobox che sono dei cluster di omeobox e quindi sono vari membri di una stessa famiglia che sono localizzate all’interno di una stessa regione genomica, invece possiamo avere delle famiglie geniche che sono interspersed sono localizzate in regioni diverse del genoma e abbiamo vari es come i geni PAX che sono geni importanti per lo sviluppo e che hanno almeno 9 membri ma che sono tutti localizzati su cromosomi diversi quindi si pensa che siano derivati da una iniziale duplicazione che però è stata seguita da una traslocazione delle varie copie in varie regioni del genoma. Un es di una famiglia clusterizzata che è il caso della alfa globine e beta globine che sono tutti quanti posizionati in una stessa regione genomica e intervallate da sequenze intergeniche. Sempre parlando del numero delle sequenze codificanti il genoma umano è costituito da 46 cromosomi, 20.000-25.000 geni, 3 miliardi di nucleotidi, se consideriamo tutte le sequenza codificanti di sequenze presenti in questi 3 miliardi di nucleotidi arriviamo a dire che le sequenze codificanti, quindi le sequenze che servono a codificare le proteine e anche del 3′ e 5′ non tradotto ci troviamo di fronte a una % del genoma che è davvero basso, quindi il 2% del genoma viene a far parte di gene codificanti per proteine. La domanda è a che cosa serve il restante 98%? Prima di questo riconoscimento del numero così basso di geni questa porzione del genoma veniva chiamato scaricato da www.sunhope.it 10 scaricato da www.sunhope.it genoma spazzatura, questa porzione del 98% del genoma è costituito da 3 grossi gruppi, la prima porzione è costituita da sequenze ripetute e queste costituiscono il 50% del genoma e sono sequenze di DNA che sono ripetute in numero variabili di copie e ci sono due grossi gruppi di sequenze ripetute, uno è costituito dal DNA satellite che sono blocchi di sequenze ripetute presenti, clusterizzate cioè regioni di DNA ripetute presenti in certe regioni particolari del genoma, cioè in regioni cromosomiche specifiche caratterizzate dalla presenza di eterocromatina, il DNA insieme ai complessi proteici presenta una formazione altamente condensata che è priva di geni e questi geni sono localizzate nelle regioni telomeriche e in altre regioni del genoma e questo costituisce il gruppo più sostanzioso di sequenze ripetute in cui apparentemente non ci sono sequenze geniche. L’altro gruppo è costituito dalle Repeats interspersed (disperse) nel genoma in cui abbiamo dei moduli che sono presenti in multiple copie ma in regioni più svariate del genoma e queste sono localizzate in genere nelle regioni eucromatiniche, regioni che sono attivamente trascritte e addirittura alcune di queste sequenze ripetute sono presenti all’interno del RNA messaggero e in 5′ e 3′ non tradotto potremmo avere regioni ripetute, quindi possono essere anche trascritti, in genere sono derivati dai trasposoni che sono questi elementi che possono far saltare una regione da una parte all’altra e possono migrare da regione a regione del cromosoma per lo più sono derivati da trasposoni. Un’altra parte è caratterizzata dalla presenza di pseudogeni in cui c’è sempre un meccanismo di trasposizione praticamente un gene può duplicarsi e dare luogo a un altro membro di una famiglia genica ma questa duplicazione può dare luogo a un gene che evolve in modo negativo, accumula mutazione e viene a formare un pseudogene che non è più funzionante e non è più in grado di dare luogo a una sequenza proteica perché accumula varie mutazioni, questi sono pseudogeni non processati. Alcune volte, RNA messaggero viene a fare parte di un trasposone va a localizzarsi già processato in un’altra regione del genoma dove accumula mutazione e viene a costituire una sorta di pseudogene processato che non ha più una funzione e buona parte di queste repeats interspersed sono caratterizzate da pseudogeni processati che fino a pochi anni fa venivano considerati come una cosa inutili scaricato da www.sunhope.it 11 scaricato da www.sunhope.it ma nell’ultima lezione vedremo che questi pseudogeni sono importanti soprattutto quando vengono trascritti nel RNA; poi ci sono semplici di multipli di nucleotidi poli A, poli T poli AC etc... e duplicazioni segmentali ma l’importante è che sapete che esistono sequenze di DNA satellite e repeats interspersed. Invece gli altri gruppi di DNA non codificante presente nel genoma abbiamo un vasto gruppo di DNA non trascritto e una funzione che può essere ascritta a questa regione è quello di costituire elementi di controllo dell’espressione dei geni quindi promotori, sequenze Hans che servono ad aiutare la trascrizione di un gene a renderlo tessuto specifico, oppure sequenze Silens che bloccano l’espressione di un gene in un certo tessuto, e tra queste sequenze regolatorie è curiosa la presenza di sequenze non codificanti non conservate che è stata una grossa sorpresa del sequenziamento dei vari genomi cosa sono queste sequenze Cnc, quando è stato sequenziato il genoma di topo si è fatta una comparazione tra il genoma di uomo e il genoma di topo e si è visto che il 5% dei due genomi era altamente conservato tra le due specie e ovviamente si pensava che queste sequenze conservate fossero costituite da sequenze codificanti, da geni e la grossa sorpresa è stata che solo ⅓ di queste sequenze corrispondeva a geni il restante ⅔ non erano sequenze codificanti per cui si è dato il nome a queste regioni conservate tra topo e uomo di Cnc o Cns, è stata data anche una definizione quindi sono sequenze lunghe almeno 100 paia di basi con una % di identità almeno del 70%. Queste Cnc possono rappresentare elementi di controllo dell’espressione sono stati ipotizzati anche il loro ruolo come RNA non codificanti ma queste ipotesi non sono state convalidate. Questo è un es di come si visualizza queste Cnc nel genoma e questo è un gene che vedremo più avanti, è un gene responsabile della fibrosi cistica CFTR e in questo grafico sull’asse dell’ascisse è rappresentata la regione genomica umana e sull’asse delle ordinate è indicata questi picchi corrispondono alla % di identità che c’è nella corripondente regione genomica tra uomo e topo quindi la parte più bassa corrisponde al 50%, questo al 75% e poi 100%, in celeste vedete le regioni corrispondenti agli esoni del gene CFTR poi vedere tutti questi altri picchi che superano il 75% che presentano un identità molto simili a quello di esoni ma non sono esoni e che scaricato da www.sunhope.it 12 scaricato da www.sunhope.it sono le Cnc e il significato rimane da chiarire. L’ultimo gruppo è rappresentato da sequenze che sono trascritte ma non sono codificanti, nell’ambito di questo 98% non codificante, e stiamo parlando degli RNA non codificanti e tra questo possiamo annoverare i micro RNA. Una delle grosse sorprese sempre del genoma era che mentre la componente codificante era stata inferiore all’attesa come quantità invece la componente non codificante presente nel genoma umano è stata molto più importante di quanto si pensasse e oltre agli RNA non codificanti che erano già conosciuti molto prima del sequenziamento del genoma i cosiddetti RNA non codificanti che svolgono funzioni di base come ad es. RNA rimosomiale, transfer etc... è venuta fuori questa grossa categoria di RNA non codificante con ruolo regolatorio che serve a svolgere un ruolo che è diverso da cellula a cellula, questi sono vari tipi di RNA, ma abbiamo soprattutto micro RNA ma adesso stanno venendo fuori Long non coding RNA che svolgono un ruolo interessante sia per la regolazione genica che per vari funzioni biologiche di base. Così come abbiamo visto prima che la correlazione tra numero di gene e complessità di un organismo non esiste se invece andiamo a considerare la % del genoma che costituisce RNA non codificante vediamo che c’è una correlazione nell’ambito dell’evoluzione partendo da escherichia coli le regione non codificanti sono indicate qui in grigio chiaro e vedete che nell’escherichia coli il batterio è inesistente, l’1% mentre una grossa parte del genoma è costituita da regioni codificanti e man mano che andiamo in alto nell’evoluzione vediamo che nel lievito questa componente tende a crescere al 10% negli organismi pluricellulari arriva a costituire il 30% e invece nell’uomo al 43% quindi mentre con le regioni codificanti non c’è correlazione con RNA non codificante c’è una correlazione con la complessità di una specie nell’ambito dell’evoluzione quindi sembra che gli RNA codificanti possano essere una delle spiegazioni alla domanda che ci eravamo fatti prima sul perché alcune specie sono più complesse rispetto a un’altre forse dipende dalla quantità di rna non codificante. Quindi è solamente una carrellata sui risultati principali del progetto genoma umano e dato questi risultati e tutte le serie di domande che emerge da questi risultati si è venuta a formare una nuova scaricato da www.sunhope.it 13 scaricato da www.sunhope.it disciplina della genetica la cosiddetta Genomica il cui obiettivo primario è quello di comprendere il significato dell’organizzazione molecolare contenuto nei genomi con varie implicazioni cioè una parte che si occupa più di genomica strutturale cioè si occupa di sequenziare, determinare la struttura di genomi completa ma c’è questa parte che è più interessane che è la genomica funzionale che si occupa di determinare come la struttura di un genoma poi si associa a una funzione e quale è la funzione del genoma nella sua interezza e del trascrittoma, di tutta la serie di trascritti e del proteoma, di tutte le proteine; questa è una disciplina che sta ottenendo sempre più importanza nell’ambito della genetica e per rispondere a queste domande c’è stata un evoluzione naturale del progetto genoma umano è stato quello di questo progetto che è nato subito dopo del progetto genoma umano che si chiama progetto Encode che si propone di identificare tutti gli elementi funzionali che sono presenti nel genoma, quindi di annotare base per base con tutti gli elementi funzionali e vedere dove cominciano i trascritti esattamente, dove cominciano i promotori dove finiscono, quali sono le regioni che fanno parte di eucromatina e di eterocromatina e così via. Questo progetto Encode va accumulando tutta un serie di informazioni in modo sistematico quindi è un grosso catalogo di informazioni che al momento non è arrivato a una definizione funzionale ma fornisce l’utente di tutte le informazioni che possono essere utilizzati per interpretare i dati quindi sia il genoma che il risultato del progetto Encode sono accessibili a tutti tramite internet. Cominciamo a entrare nel merito della genetica medica e a dare una introduzione su quali sono le varie discipline della genetica. La genetica medica è lo studio della variabilità biologica in genere e entreremo nel merito della genetica medica che è quello che si propone di studiare la variabilità e di associare la variabilità biologica allo stato di salute o di malattia quindi a vedere quali sono le variazioni del DNA che si associa a malattie, conseguenze del risultato della genetica medica appunto la medicina molecolare è quello di applicare la conoscenze della genetica medica per applicarla alla diagnostica delle malattie e la comprensione dei meccanismi alla base di malattie genetiche. La genetica clinica che entra nel merito delle varie patologie e che associa conoscenze di scaricato da www.sunhope.it 14 scaricato da www.sunhope.it genetica alle clinica di varie malattie e poi tutta un’altra serie di discipline di cui parleremo rapidamente in queste lezioni. Alcune definizione che ci servono per comprendere quello che diremo dopo; malattia congenita , cosa è malattia congenita? E’ una malattia che si presenta alla nascita di un individuo e non necessariamente una malattia genetica quindi tutte le malattie che si presentano in un neonato o prima della nascita sono malattie congenite e non significa che sia una malattia genetica può essere anche dovuta una malattia congenita a un infezione durante la gravidanza, o ad agenti fisici a teratogeni. Familiarità è un concetto importante della genetica, per familiarità si intende che nell’ambito di una famiglia esiste una ricorrenza di una certa malattia nell’ambito di quella famiglia ma non necessariamente ci troviamo di fronte a una malattia mendeliana ma solamente che c’è una predisposizione, una familiarità, caso sporadico è che solo un individuo solamente in quella famiglia presenta quella malattia, l’unicità di quella malattia in quell’individuo che però non implica che la malattia non sia di tipo genetico. Malattia a carattere ereditario intendiamo una malattia che si manifesta con della particolari e precise condizioni che possono essere facilmente riconoscibili, in questo malattie ereditarie intendiamo malattie mendeliane che hanno un chiaro pattern ereditario mendeliano. Genotipo è la costituzione genetica di un individuo, l’informazione genomica per quel locus particolare e specificamente gli alleli presenti in quel locus particolare a differenza del genotipo che è la manifestazione fisica di un carattere genetico che dipende dal genotipo e la sua interazione con l’ambiente. Le malattie genetiche possono essere raggruppate in alcuni grossi gruppi, allora il gruppo principale sono quello delle malattie mendeliane che possono essere autosomiche dominanti, autosomiche recessive legate al X; l’altro grosso gruppo è rappresentato dalle malattie cromosomiche in cui ci sono anomalie di numero e di strutture dei cromosomi, poi abbiamo il gruppo delle malattie multifattoriali o poligeniche in cui ci può essere la conpartecipazione di più geni nella patogenesi e di più geni insieme a fattori ambientali; poi abbiamo malattie da mutazioni di cellule somatiche in particolare del cancro, e poi malattie da mutazione del scaricato da www.sunhope.it 15 scaricato da www.sunhope.it genoma mitocondriale. Quindi le malattie monogeniche o mendeliane sono malattie a chiara trasmissione ereditaria, familiare che sono dovute alla mutazione di un singolo gene, sono malattie molto rare se prese individualmente se le mettiamo tutte assieme vengono a formare un gruppo la cui frequenza non è così rilevante e ovviamente sono caratterizzate da alto rischio di ricorrenza familiare e con pattern di ereditarietà facilmente riconoscibile. Numero di queste malattie genetiche si stimano che siano 7-8 mila e di queste malattie mendeliane almeno 2.000 hanno un difetto biochimico o un difetto genetico riconosciuto, è stato riconosciuto quale è il gene responsabile e quando è noto il gene si può fare una diagnosi molecolare precisa e addirittura fare una diagnosi prenatale. Le malattie cromosomiche sono dovute alla deficienza o all’eccesso di interi cromosomi o frammenti di un cromosoma quindi un questo caso non è un singolo gene ma essendo un frammento di cromosoma che può contenere al suo interno ci possono essere molti geni che possono essere alterati sia come numero che come struttura, sono abbastanza rare anche queste però sono più frequenti delle malattie genetiche in particolare se consideriamo alcune malattie come la trisomia 21, la sindrome di Down che presenta una frequenza più alte rispetto alle malattie mendeliane anche queste sono molto frequenti come gruppo. In questo caso la ricorrenza familiare non è così certa come nel caso delle malattie mendeliane e può essere presente o può essere non presente infatti nella maggior parte dei casi non c’è ricorrenza familiare. Sono caratterizzati da un punto di vista clinico da ogni malattia cromosomica ha il suo pattern, il suo quadro clinico, ma hanno dei segni comuni che sono presenti in tutti i pazienti e la cui presenza deve far sospettare il medico di una possibile anomalia cromosomica che sono in genere segni abbastanza generali: ritardo mentale, presenza di bassa statura e segni disformici quindi problemi dello sviluppo osseo con caratteri disformici facciali e anche degli arti, una altro segno distintivo delle malattie cromosoniche è l’alta frequenza di aborti nell’ambito delle famiglie in cui c’è ricorrenza di queste malattie. Mentre nel caso delle malattie genetiche singole parliamo di una frequenza che va da qualche individuo su 10mila a 100mila qua la frequenza cumulativa scaricato da www.sunhope.it 16 scaricato da www.sunhope.it di tutte le malattie è di 7 su 1000 neonati quindi è una frequenza un pò più alta. Fra le malattie più frequenti cromosomiche abbiamo la sindrome di down, di klineferter e così via. Le malattie multifattoriali a differenza delle altre sono malattie di alto impatto, sono molto frequenti, sono malattie di alto impatto sociale in cui c’è una componente genetica e sono malattie dovute a un coinvolgimento di più geni quindi sono denominate anche poligeniche, sono molto frequenti perché stiamo parlando di malattie ad alto impatto, possono riguardare sia malformazioni congenite ma sono malattie frequenti nell’adulto perché sono malattie che esordiscono in età avanzata. La modalità di trasmissione, in questo caso qui ci potrebbe essere familiarità ma non c’è una modalità di trasmissione facilmente riconoscibile c’è una predisposizione in alcune famiglie al manifestarsi di quella malattia ed è importante l’interazione con l’ambiente; purtroppo nonostante siano le malattie più frequenti e di alto impatto le basi molecolari nonostante tutta una serie di studi sono ancora sconosciute nella maggior parte dei casi quindi non si sa bene quali sono le cause, le predisposizioni genetiche di queste malattie appunto si parla in questo caso di predisposizione quindi non è un gene responsabile ma sono fattori di predisposizione, in questo caso i fattori di predisposizione possono essere anche gli Snip o Snp o Cnv che sono presenti nella popolazione la cui combinazione o la presenza di più Snip o Cnv nello stesso individuo può predisporre alla comparsa di queste malattie, però il ruolo preciso di questi genotipi specifici che sono alla base di queste malattie ancora non sono noti e parliamo di malattie come il diabete mellito, ipertensione, malattie cardiovascolari, malattie psichiatriche e queste sono le malattie complesse. Le malattie da cellule somatiche sono dovute a mutazione che non colpiscono le cellule germinali, non colpiscono i gameti ma colpiscono i genomi di cellule somatiche che non verranno trasmesse alle discendenza ma colpiscono determinati tessuti e queste malattie sono dovute a mutazioni in qualche caso il primo IT che colpisce le cellule germinali che fornisce una predisposizione ma la vera mutazione somatica è quella che colpisce il secondo allele all’interno di una cellula somatica il cosiddetto secondo IT e questo meccanismo è alla base dei vari tipi di cancro per se. nel scaricato da www.sunhope.it 17 scaricato da www.sunhope.it cancro della mammella c’è una forma familiare di cancro della mammella che è dovuto a mutazione del gene Brca1 e queste sono mutazioni in eterozigosi, queste mutazioni nel tessuto mammario sono accompagnati a un seconda mutazione che dà luogo al cancro. Il ruolo della genetica in medica può essere diagnostico, può essere una diagnosi sia prenatale che postnatale, quindi nell’individuo postnatale può essere addirittura pre-sintomatica quindi si può fare una diagnosi con i sintomi della malattia sono già chiari ma possono essere fatti anche in fase preclinica, può essere una diagnosi di predisposizione possiamo fare uno screening di popolazione. La genetica può essere importante nella prevenzione tramite la consulenza genetica e la possibile interruzione di gravidanza. Poi la genetica può svolgere un ruolo in terapia non solo usando i classici strumenti della terapia disponibili per tutte le malattie ma può svolgere un ruolo anche utilizzando delle particolari modalità terapeutiche che sono specifiche delle malattie genetiche come la terapia genica. La genetica può aiutare altre branche della medicina tramite la produzione di farmaci che possono essere ottenute con tecniche di genetica molecolare e DNA ricombinanti anche per malattie non genetiche di cui però la genetica costituisce uno strumento. La genetica può svolgere un ruolo importante nelle malattie infettive perché può riconoscere tramite metodiche molecolare la presenza di un dato microrganismo dato che si conoscono tutti i genomi di quasi tutti gli organismi principali che hanno un ruolo patogenetico in varie malattie genetiche, può fare una diagnosi di certezza molecolare. Il locus è una posizione specifica su un cromosoma spesso nella genetica medica per locus ci riferiamo a un gene quindi locus è sinonimo di gene in molti casi, quindi regione particolare sul genoma o gene. Ogni locus a livello di un autosoma, gli autosomi sono le 22 coppie di cromosomi non sessuali ogni individuo presenterà due copie dello stesso cromosoma e quindi per un certo locus avremo due forme alternative che verranno chiamati Alleli e ogni individuo rappresenterà un allele materno e uno paterno per ciascun locus fatta eccezione per il maschio che avrà un cromosoma X e Y e quindi per la maggior parte del cromosoma X e del cromosoma Y non avrà un allele ma avrà una sola copia. Questi scaricato da www.sunhope.it 18 scaricato da www.sunhope.it alleli possono costituire una Aplotipo e per aplotipo si intende la successione di allele vicini su un certo locus di un cromosoma. Polimorfismo è una variabilità allelica che è presente in più del 1% della popolazione anche se oggi con i nuovi studi genomici questa frequenza tenderà ad abbassarsi. Un Omozigote viene descritto come un individuo che presenta alleli identitici a un certo locus, lo abbiamo visto anche per gli Snip quindi se a un certo locus un individuo presenta due alleli identici sarà omozigote per quel locus viceversa se i due alleli saranno diversi l’individuo sarà eterozigote. Un altro concetto importante è il Carattere di Dominanza, si intende dominante quel carattere genetico che si manifesta nel fenotipo anche in stato di eterozigote invece il Carattere Recessivo è quel carattere genetico che si manifesta in una malattia, in un fenotipo, in una forma clinica solo nello stato di omozigote; invece l’eterozigote composto è assimilabile al discorso dell’omozigote e si intende eterozigote composto un individuo che porta due mutazioni diverse a uno stesso locus quindi due mutazioni che entrami sono eterozigoti che però una colpisce una copia e l’altra colpisce l’altra copia quindi alla fine è come se fosse un discorso di omozigosi, omozigosi è la stessa mutazione presente in duplice copia ma in questo caso è due mutazioni diverse allo stesso locus. Le malattie monogeniche possono trasmettersi come forme autosomiche legate al X e possono essere a loro volta dominanti e recessive, questi sono i simboli per costruire gli alberi familiari, quindi il soggetto di sesso maschile è indicato con un quadrato il soggetto di sesso femminile con un circolo, il soggetto affetto è indicato con un quadrato o un circolo completamente ripieni, gli eterozigoti possono essere indicati con una metà, i portatori con un puntino all’interno e il soggetto con la freccia indica il soggetto che viene all’osservazione. Le malattie autosomiche dominanti sono malattie monogeniche in cui il fenotipo si manifesta in individui eterozigoti per la mutazione e se intendiamo con N l’allele normale e A l’allele affetto il genotipo di questo individuo sarà NA, il fenotipo degli eterozigoti è indistinguibile da quello degli eterozigoti affetti quindi la presenza di una o due copie non modifica nella maggior parte il fenotipo quindi è sufficiente una copia della mutazione per avere il genotipo e scaricato da www.sunhope.it 19 scaricato da www.sunhope.it questo fenotipo non è influenzato dalla presenza di una duplice variazione, quindi questo è il genotipo dei soggetti affetti quindi o una singola copia o una duplice copia dell’allele mutato quindi il soggetto normale è quello che non presenterà assolutamente la mutazione; questo è un es. di una famiglia con una trasmissione autosomica dominante ed è caratterizzata da alcune caratteristiche, essendo autosomica interesserà gli autosomi e non i cromosomi sessuali e quindi non ci sarà nessuna distinzione di sesso sia a livello dei soggetti affetti che nella trasmissione, quindi la malattia è presente in soggetti di sesso maschile e femminile in uguale proporzioni e sia i maschi che le femmine sono in grado di trasmettere la malattia sia ai figli maschi che alle figlie femmine quindi non c’è nessuna dipendenza dal sesso. La malattia si osserva in tutte le generazioni quindi si parla di trasmissione verticale e quindi non ci sono salti di generazione. Ancora, il genitore affetto può trasmette la malattia al 50% dei figli quindi per ogni gravidanza ci sarà il 50% della probabilità che il figlio nasca affetto al contrario se partiamo dall’individuo affetto, l’individuo affetto deve avere almeno uno dei genitori che è affetto dalla stessa malattia, ma con qualche eccezione. Se la penetranza del carattere è completa al 100% i figli di genitori non affetti non sono a rischio; se entrambe i genitori sono affetti da una malattia autosomica dominante allora il 75% dei figli sarà affetto, è facile fare il conto con questo quadrato di Punnet in cui si indicano i due alleli per genitori e poi si calcola la probabilità del genotipo dei figli. Nel caso di una persona che è omozigote per un carattere dominante tutti i figli saranno affetti. Una delle prime eccezioni è il caso in cui ci sia una nuova mutazione, se noi osserviamo una famiglia in cui solamente alcune generazioni presentano la malattia questa può essere dovuto al fatto che si determina una nuova mutazione in uno degli individui quindi al di sopra non si verifica la malattia perché quella mutazione non era presente. Un paio di es di malattie autosomiche dominanti una delle malattia classiche è la Acondroplasia che è una forma di nanismo disarmonico in cui gli individui si presentano con arti corti sproporzionati rispetto e con una facies caratteristica, è una frequenza tipica di una malattia mendeliana quindi 1/15 mila o 1/40 mila nati, è una malattia autosomica dominante e una cosa che scaricato da www.sunhope.it 20 scaricato da www.sunhope.it caratterizza questa malattia è che nella grande maggioranza dei casi si parla di nuove mutazione, in questo caso qua la trasmissione autosomica dominante è difficilmente visualizzabile perché sono tutti casi dovuti a nuove mutazioni e la mutazione è sempre la stessa, è un gene specifico il gene Fgfr3 che è un recettore per un fattore di crescita ed è la mutazione della glicina in posizione 1138 che diventa alanina, è una delle poche eccezioni di malattie genetiche causate da una singola mutazione. Il meccanismo di questa mutazione è un guadagno di funzione, questa mutazione non causa una perdita di funzione di questa proteina ma fa si che questa proteina acquisti una nuova funzione, questo spiega anche il meccanismo di altre malattie autosomiche dominanti che sono causate da meccanismi di guadagno di funzione e questo spiega perché l’allele normale non è in grado a supplire alla funzione anomala appunto perché non è la perdita di funzione ma l’acquisizione di una funzione nuova che molte volta è tossica e non può essere controbilanciato dall’allele normale. La Neurofibromatosi di tipi I che è una malattia abbastanza frequente ed è una malattia con una clinica molto complessa per vari segni, con presenza di macchie cutanee le cosiddette macchie caffè latte, inizialmente presenza di tumori benigni fibromatosi che poi possono diventare maligni e possono colpire anche il sistema nervoso centrale. La malattia si manifesta anche in modo diverso da paziente a paziente e si parla anche di espressività variabile, l’incidenza è più alta rispetto all’acondroplasia, è una malattia autosomica dominante con una espressività variabile che significa diversità del quadro clinico tra individui della stessa famiglia e anche in questo caso c’è una % di nuove mutazioni circa il 50% dei pazienti presentano una nuove mutazioni e il primo gene ad essere stato identificato è il gene Nf1 neurofibromatosi di tipo I ed è un gene molto grande, adesso esistono anche geni Nf2 un altro gene che causa neurofibromatosi. In questo caso la patogenesi non è un guadagno di funzione ma la perdita di funzione quindi la perdita di una copia del gene NF1 ha un effetto deleterio che determina la comparsa della patologia. scaricato da www.sunhope.it 21 scaricato da www.sunhope.it Banfi 1.2 (Lunedì 18 Marzo 2013) Malattie Autosomiche Recessive Patologia Molecolare Complicazioni Rispetto ai principali modelli di ereditarietà mendeliana L’altra volta ci eravamo fermati alle malattie autosomiche dominanti adesso diciamo qualcosa sulle malattie autosomiche recessive, innanzitutto come si definiscono le malattie autosomiche recessive, da che cosa sono caratterizzate? Sono caratterizzate dal fatto che il fenotipo si manifesta in individui che presentano entrambe gli alleli mutati, entrambi gli alleli di uno stesso locus coinvolti in un patologia autosomica recessiva devono essere mutati e ne consegue che essendo entrambi mutati o possiamo trovarci di fronte al caso di una mutazione in omozigosi quindi la stessa mutazione presente sugli entrambi gli alleli o due mutazioni diverse allo stesso locus che colpiscono tutti e due gli alleli e in questo caso si parla di eterozigoti composti. Mentre come abbiamo visto l’altra volta nel caso delle malattie autosomiche dominanti il fenotipo è indistinguibile sia che ci troviamo in una mutazione in omozigosi o eterozigosi il fenotipo rimane sempre quello in questo caso, delle malattie autosomiche recessive, il fenotipo si manifesta solamente negli omozigoti e non negli eterozigoti composti e non c’è differenza tra il fenotipo che si osserva negli eterozigoti e quello degli omozigoti normali in questo caso gli eterozigoti sono dei portatori sani della mutazione. In un albero esplicativo di una malattia autosomica recessiva è molto diverso dalle malattie autosomiche dominante, essendo una malattia autosomica anche qui non c’è coinvolgimento dei cromosomi sessuali quindi sia maschi che femmine sono ugualmente affetti e sia i maschi e le femmine possono trasmette in modo uguale la malattia sia ai loro figli maschi che alle figlie femmine quindi la trasmissione e la presenza della malattia non dipende dal sesso, la trasmissione in questo caso si dice di tipo Trasversale a differenza della trasmissione di tipo verticale delle malattie autosomiche dominanti in cui sono affetti i soggetti di tutte le generazioni, in questo caso i soggetti affetti tendono ad essere concentrati in poche generazioni. L’individuo affetto ha di solito entrambi i genitori sani ecco perché scaricato da www.sunhope.it 22 scaricato da www.sunhope.it per avere una mutazione in omozigosi o un eterozigosi composta nello stesso locus la mutazione deve essere ereditata da entrambi i genitori, e come abbiamo gli eterozigoti sono sani e quindi entrambi i genitori devono essere portatori eterozigoti della mutazione ma saranno sani e quindi ne consegue che entrambi i genitori sono portatori eterozigoti della mutazione e trasmettono la malattia al 25% della progenie rispetto al 50% che osservavamo nelle malattie autosomiche dominanti. Riassumendo quello che abbiamo detto fino adesso, quindi la trasmissione non dipende dal sesso, la trasmissione di tipo trasversale, più membri affetti nella stessa generazione soprattutto nella stessa famiglia, l’individuo affetto ha di solito entrambe i genitori sani che sono portatori, eterozigote della mutazione, e che e trasmettono la malattia al 25% dei figli. Una cosa importante riguardo alle malattie autosomiche recessive è che sono molto più frequenti in soggetti che sono consanguinei o che si originari di piccole comunità isolate (fenomeno del imprinting), quando si parla di comunità isolate si può parlare di piccoli paesini come nel Cilento, paesi delle comunità montane, quindi paesi molto più piccoli in cui anche se non c’è una chiara definizione di consanguineità tutti gli abitanti di questi paese hanno la maggiore probabilità di avere un antenato comune. Un es. di una malattia autosomica recessiva in cui vedete in questo caso qua che c’è un unico soggetto affetto nella famiglia ma si può immediatamente sospettare la trasmissione autosomica recessiva perché c’è consanguineità tra i due genitori che sono cugini primi e il simbolo che si ha per denotare consaguineità cioè il doppio trattino di connessione. Quindi quando si sospetta anche in presenza di un unico soggetto affetto possiamo sospettare la trasmissione autosomica recessiva chiedendo ai genitori se fossero imparentati o originari di piccole comunità, chiaramente sarà sempre più difficile oggi dato le piccole dimensioni delle famiglie avere delle famiglie molto estese con molti soggetti affetti in un’unica generazione questa sarà la norma per le malattie autosomiche recessive quindi un soggetto affetto per famiglia quindi bisogna stare attenti a riconoscere il pattern di ereditarietà. Per quanto riguarda la probabilità di trasmissione in genere il caso classico è quello di due genitori portatori, e nel caso di due genitori portatori la probabilità che nasca un figlio affetto sarà del 25% scaricato da www.sunhope.it 23 scaricato da www.sunhope.it mentre nel 50% avremo figli eterozigoti sani e nel 25% il genotipo sarà normale. Un altro es. in cui il genitore è normale e l’altro è portatore in questo caso la probabilità che il figlio sia portatore si osserva nel 50% dei figli e l’altro 50% sarà portatore non affetto, in questo caso con un solo genitore portatore non ci sarà il caso di un figlio affetto. Questo è il caso più frequente entrambe i genitori sono portatori sani e il 25% dei figli sono omozigoti normali e il 50% eterozigote portatore non affetto e il 25% sarà omozigote affetto. Un altro es., se il genitore è affetto e l’altro è normale cosa succederà? Che il 100% è portatore ma nessuno dei figli potrà essere affetto a meno che l’altro genitore sia pure lui eterozigote e questo non può verificarsi frequentemente a meno che non ci troviamo di fronte a un matrimonio tra consaguinei, quindi quello che si può dire a una persona affetta da una malattia autosomica recessiva è che escludendo i casi in cui il suo partner sia un lontano parente oppure derivi da questi casi di piccole comunità nessuno dei figli sarà affetto però tutti i figli saranno portatori eterozigoti della mutazione. Es. di alcune malattie autosomiche recessive: anemie falciforme , fibrosi cistica etc… La fibrosi cistica è una delle malattie mendeliane più frequenti in assoluto, la fibrosi cistica è una malattia molto severa perché è caratterizzata dall’alterazione di vari tipi di epiteli quindi è caratterizzata clinicamente da una malattia polmonare cronica, da un’insufficienza pancreatica esocrina, crescita stentata, azospermia ostruttiva, e problemi a carico dell’intestino con ileo da meconio (materiale contenuto nell’intestino del feto, costituito dai prodotti delle secrezioni intestinali unitamente a cellule epiteliali intestinali desquamatesi e dal liquido amniotico ingerito durante il periodo pre-natale), ostruzione di buona parte degli epiteli secernenti e aumentata concentrazione di cloro nel sudore. E’ una delle malattie mendeliane più frequenti in assoluto, è la malattia autosomica recessiva più frequente nei Caucasici con 1/2000 nati ed è autosomica recessiva ed è causata da mutazione del gene CFTR, CFTR è un canale trasportatore del cloro e queste mutazioni che si verificano nel canale CFTR causano la perdita di funzione quindi causano un alterazione di questo canale che non funziona e non è in grado di esercitare la sua funzione per cui si ha questo accumulo di cloro negli epiteli, ci sono vari tipi di mutazione a carico del gene CFTR però c’è un caso molto interessane e come abbiamo visto nell’acondroplasia c’è un’unica mutazione che colpisce il gene responsabile dell’acondroplasia, nel caso del gene CFTR le mutazioni possono essere multiple ma ce ne una che è presente in circa il 70% degli affetti soprattutto nella popolazione occidentale, popolazione europea e si tratta della delezione di un singolo aminoacido quindi vengono delete tre basi che sono le tre basi che codificano fenilalanina in posizione 508 quindi la delezione di questo aminoacido fenilalanina in posizione 508 rappresenta la scaricato da www.sunhope.it 24 scaricato da www.sunhope.it mutazione più frequente che causa la fibrosi cistica, quindi se si sospetta la fibrosi cistica è possibile richiedere come esame diagnostico già solamente questa mutazione e avremo alta probabilità di riscontrare questa mutazione e cominciare a fare una diagnosi molecolare, come dicevo la patogenesi è dovuta alla perdita di funzione di questa proteina che è un canale del cloro regolato da AMP-ciclico con risultante difetto del trasporto del cloro e questo è il meccanismo alla base della malattia, purtroppo è una malattia molto severa e molto grave e in genere non supera la seconda, terza decade di vita. L’ultimo capitolo delle malattie mendeliane classiche è quello delle malattie legate al cromosoma sessuali in particolare al cromosoma X. Ci sono pochissimi casi di malattie con trasmissione legate al cromosoma X, ricordiamo che i maschi hanno un solo cromosoma X e le femmine ne hanno due qui ne consegue la differenza di manifestazione e trasmissione della malattia. Anche in questo caso come nel caso delle malattie autosomiche distinguiamo due casi, abbiamo malattie legate al X recessive in cui solamente i maschi per lo più saranno affetti e quindi basterà la presenza di una mutazione sul cromosoma X maschile per dar luogo alla malattia mentre il maschio che avrà l’allele normale sarà fenotipicamente normale, invece per quanto riguarda le femmine la presenza dei due cromosomi X farà in modo che solo nei casi rarissimi in cui entrambi i loci siano mutati la femmina potrà essere affetta mentre nel caso di una mutazione in eterozigosi la femmina sarà portatrice normale. Nel caso delle malattie legate al X dominanti il maschio sarà sempre affetto perché ha un solo cromosoma X mentre invece nel caso delle femmine, nel caso delle malattie dominanti, anche la presenza di un singolo allele darà luogo al fenotipo affetto. Un tipico es. di albero di una famiglia con trasmissione legata al X recessiva e già qui ci accorgiamo che rispetto alle malattie autosomiche in questo caso sono affetti solo i maschi, non c’è mai una trasmissione maschio-maschio quindi il maschio non potrà mai trasmettere la malattia al figlio maschio proprio perché in questo caso non potrà trasmettere il cromosoma X al figlio maschio ma trasmetterà il cromosoma Y e non potrà trasmettere la malattia. Solo i maschi sono affetti come dicevamo prima, e tutti i figli maschi di padri affetti sono sani mentre il maschio trasmetterà l’unico cromosoma X a tutte le sue figlie femmine che saranno portatrici nel 100% dei casi quindi tutte le figlie femmine di un maschio affetto saranno portatrici, a sua volta la femmina portatrice, che avrà due cromosomi X, avrà un rischio del 50% di avere figli maschi affetti perché appunto a seconda del cromosoma X che trasmetterà e il scaricato da www.sunhope.it 25 scaricato da www.sunhope.it 50% di avere figlie femmine portatrici; quindi il maschio trasmetterà il suo cromosoma X mutato a tutte le figlie femmine quindi tutte le figlie femmine del maschio affetto saranno portatrici, una femmina portatrice avrà il 50% la probabilità di avere figlie femmine portatrici o figli maschi affetti. Casi di malattie legati al X recessive abbiamo l’emofilia, disordine della coagulazione, sanguinamento prolungato di ferite ed emorragie di zone contuse soprattutto a carico delle articolazioni e dei muscoli, colpisce 1/10.000 maschi quindi anche questa è una malattia abbastanza rilevante, possiamo avere due forme A e B entrambe legate al X recessive le femmine portatrici in genere non sono mai affette anche se ci può essere un problema di inattivazione del X che qui complica la trasmissione. La malattie è dovuta a mutazione di vario tipo nei geni del fattore ottavo forma A e nona forma B dell’emofilia della coagulazione, nella forma A la mutazione è un inversione. Essendo una malattia recessiva anche in questo caso le mutazioni determinano una perdita di funzione, quindi c’è un’alterazione della funzione del fattore ottavo e nono con conseguente anomalia della cascata della coagulazione e difetto della formazione di fibrina e del coagulo. Un pò diverso è il discorso delle malattie legate al X dominante, questo è un es. in cui in questo è caso vediamo che non sono più affetti solamente i maschi ma sono affetti sia maschi che femmine, però la cosa importante è che anche in questo caso non c’è mai trasmissione maschio-maschio proprio per il fatto che il maschio non può trasmettere il proprio cromosoma X al figlio maschio; in quest’altro caso rispetto alle malattie legate al X recessive il 100% delle figlie di un padre affetto sono affette perché riceveranno tutte quante il cromosoma X mutato, mentre la femmina affetta avrà in ogni gravidanza un rischio del 50% di avere figli maschi affetti anzi sia maschi che femmine affetti perché in questo caso non ci sarà più il discorso di portatore, quindi il 50% di figli di una femmina affetta saranno a loro volta affetti a seconda del cromosoma X che riceverà. Il caso delle malattie legate al X dominante è un caso rarissimo cioè non si verifica quasi mai esistono solo rare forme in cui si osservano sia maschi che femmine in egual misura mentre invece quello che più facilmente si osserva è un altro caso che è questo, quelle delle malattie legate al X dominanti che sono letali scaricato da www.sunhope.it 26 scaricato da www.sunhope.it nei maschi in questo caso qui poiché la maggior parte dei geni che danno luogo alle malattie X dominanti sono dei geni che svolgono un ruolo molto importante in processi biologici e il fatto che geni con ruoli fondamentali siano mutati nel maschio che ha una sola copia di questo cromosoma nella maggior parte dei casi rende questa situazione incompatibile con la vita, quindi il maschio con mutazioni in questi geni non è in grado di avere una vita normale quindi questa mutazione è incompatibile con la vita e si avrà letalità intraembrionale a livello della vita uterina quindi noi osserveremo solamente femmine affette da queste malattie quindi quello che noi vedremo in queste famiglie sarà la presenza di femmine affette e nessun maschio affetto se poi chiederemo alla famiglia questa storia di ricorrenza di aborti in famiglia e per lo più saranno aborti di sesso maschile. C’è un gruppo di malattie legate al X dominante letali nei maschi di cui, alcuni es, in particolari malattie dello sviluppo caratterizzate da deficit appunto di grossi problemi dello sviluppo e in questo caso maschi con questa mutazione avranno dei fenotipi così gravi che saranno incompatibili con la vita, c’è un caso di una malattia legata al X dominante e ce ne è una che invece ha una rilevanza clinica più importante ed è la sindrome di Rett che relativamente frequente ed è una delle forme più frequenti di ritardo mentale presente nelle bambine e sarà caratterizzato da ritardo mentale più altri problemi di origine psichiatrica come autismo e altri problemi neurologici come atassia e movimenti stereotipati diciamo una frequenza molto elevata, quindi per quanto riguarda le malattie X dominante il caso più frequente è quello delle malattie letali nei maschi. Poi l’eredità legata al Y solo i maschi sono affetti e c’è una trasmissione diretta da padre a figlio tramite il cromosoma Y, però sono malattie rarissime e per li più sono difetti, problemi di sterilità maschile perché nel cromosoma Y esistono per lo più più geni che sono coinvolti nella regolazione della fertilità e sono rarissime queste forme e sono anche dovute anche al fatto che il cromosoma Y è il cromosoma più piccolo presente nel genoma, presenta solamente 48 geni e per la maggior parte coinvolti nella funzione della fertilità. L’albero di una famiglia legata al Y sarà di questo tipo molto facile da riconoscere perché sono affetti solo soggetti di sesso maschile e la trasmissione sarà diretta maschio-maschio. scaricato da www.sunhope.it 27 scaricato da www.sunhope.it Le mutazioni possono avere un ruolo nella patologia e sono alla base dell’evoluzione proprio perché le mutazioni consentono l’evoluzione della specie, ovviamente la mutazione può essere di grosse dimensione quando coinvolge numero e struttura dei cromosomi ma quello che ci interessa adesso sono le mutazioni di piccole dimensioni che sono sostituzioni di basi, inserzione o delezione quindi a carico di un singolo gene. La cosa importante che dobbiamo sapere riallanicciandoci al discorso del genoma che abbiamo fatto l’altra volta è che riguarda la probabilità che ci siano nuove mutazioni in ogni generazioni quindi si è visto da dati di sequenziamento genomico che il numero di nuove mutazioni e parliamo di mutazioni puntiformi che si verificano de novo, cioè nuove mutazioni non sono presenti nei genitori è di circa 1 su 100milioni quindi una su 100milione di basi possono essere soggette a una mutazione de novo e se noi rapportiamo questa probabilità alla dimensione del genoma e alla dimensione del genoma che codifica per proteine ne possiamo derivare che all’interno della porzione codificante del genoma si potrà verificare per ogni individuo una o due mutazioni a carico di una porzione codificante quindi diciamo una probabilità molto bassa, questo spiega il fatto per cui riscontrare una mutazione de novo in un individuo che presenta una malattia che non è presente nei genitori ci da una buona probabilità di avere identificato il difetto molecolare perché questa probabilità è bassissima. Tutte le nuove sostituzioni sono in eterozigosi e sarà molto difficile che si possa verificarsi una mutazione de novo in eterozigosi perché colpirà un singolo locus meno l’1% cade negli esoni codificanti dei geni. Le mutazioni di singola base possono essere distinte in 4 grosse categorie: possono essere distinte in Mutazioni Silenti o Sinonime quando questa mutazione non determina il cambio dell’aminoacido e voi sapete che c’è degenerazione del codice aminoacidico per cui molti aminoacidi possono essere codificati da codoni diversi quindi quando ci troviamo di fronte a una mutazione che non cambia la codifica dell’aminoacido si parla di mutazione silente o sinonima che per lo più viene intesa come una mutazione che non ha un significato causativo. Invece salendo come complicazione la Mutazione Missenso quando determina la sostituzione con un altro aminoacido, qui la mutazione può essere più o meno grave a scaricato da www.sunhope.it 28 scaricato da www.sunhope.it seconda della posizione in cui si viene a cadere e dal tipo di sostituzione che viene a costituire, perché se avremo una mutazione conservativa di un aminoacido avremo maggiore probabilità che questa mutazione non abbia effetto causativo rispetto a una mutazione che cambia drasticamente o la struttura o la carica elettrostatica di quell’aminoacido. Poi sempre salendo di più come complessità, probabilità di avere un effetto patologico Mutazioni Non Senso quando c’è una sostituzione che fa si che un aminoacido venga sostituito da un codone maturo di terminazione e in questo caso la mutazione è ancora più drastica perché determinerà la codifica della proteina a quel livello e quindi sarà importante verificare a livello di quale regione ci troviamo e se sarà verso la fine possiamo avere la probabilità che la mutazione sia meno dannosa, naturalmente se ci troviamo all’inizio avremo un interruzione prematura della proteina e quindi sarà maggiore probabilità che sia più grave. Ultimo caso è quello in cui la Mutazione che causa una Trasformazione di un Codone di stop in un altro aminoacido per cui causerà una estensione della proteina rispetto alla sua sequenza originaria e sono meno frequenti però anche questi possono avere la loro importanza ci sono molto casi di mutazioni che determinano l’estensione della proteina. La delezione è l’eliminazione di una o più basi, l’inserzione è l’aggiunta di una o più basi, e l’effetto della mutazione è molto più grave perché in questo caso l’aggiunta di una o la perdita di una base fa si che si alteri completamente la cornice di lettura della proteina e per cui avremo a partire dal sito in cui si verifica la mutazione una completa trasformazione della proteina e la maggior parte dei casi quello che succederà sarà una interruzione precoce della proteina quindi le inserzioni e delezioni le cosiddette frameshift determinano un effetto più dannoso rispetto alle sostituzioni. Quando le delezioni e inserzioni riguardano un numero di nucleotidi che non è divisibile per 3 si avrà un conseguente sfasamento della cornice di lettura delle triplette e l’RNA messaggero e quindi l’alterazione completa della proteina e quindi una mutazione di questo tipo determina la traduzione non corretta della proteina a valle della mutazione; se invece ci troviamo di fronte a una delezione o inserzione di un numero divisibile per tre in teoria potremmo ancora avere la conservazione della corretta scaricato da www.sunhope.it 29 scaricato da www.sunhope.it cornice di lettura per es. nel caso della delezione della fenilalania in 508 in quel caso c’è una conservazione della cornice di lettura perché sono deleti 3 nucleotidi che codificano per la fenilalanina, però anche in quel caso li la mutazione determina un effetto severo, perdita di funzione. Altri tipo di mutazioni che dobbiamo tener conto possono essere classicamente oltre alle mutazioni che si verificano nelle regioni codificanti sono le mutazioni che alterano il fenomeno dello splicing, quindi possono essere mutazioni che alterano i siti di splicing facendo in modo che vengano distrutti i siti di splicing o che possono creare nuovi siti di splicing, in questo caso qui uno splicing anomalo, l’alterazione di questa mutazione è identica a quella che si osserva in una frameshift perché altera completamente la cornice di lettura e porta alla formazione di codoni di stop prematuri. Un altro tipo di mutazioni che vengono ancora difficilmente identificate sono mutazioni che non colpiscono ne le regioni codificanti ne di splicing ma colpiscono gli elementi che controllano le espressioni di un gene quindi possono colpire i promotori che sono appunto le sequenze che determinano il livello di trascrizione di un gene che a loro volta possono influenzane l’espressione dei geni però fino a poco tempo fa queste mutazioni erano difficili da identificarsi proprio perché non conoscevamo bene le sequenze dei promotori adesso con i metodi di sequenziamento genomico sarà un pò più semplice identificarli anche se attribuire a queste mutazioni un carattere patogenetico rimarrà sempre un compito molto difficile. Per il fenomeno dello splicing per ricordarvi che ci sono dei siti classici che sono coinvolti nello splicing, ad es l’esone, quando termina l’esone ci sarà la presenza di due basi che sono quasi sempre presenti nell’introne e sono una G e una U a livello del RNA (GT) e l’introne terminerà con una sequenza, una doppietta AG e mutazione a carico dei questi 4 nucleotidi nella maggior parte determina alterazione dello splicing per cui, se viene mutato uno di questi 4 aminoacidi molto probabilmente avremo una rimozione dello splicing per cui avremo una formazione di un RNA messaggero anomalo. Quali saranno le conseguenze funzionali di una mutazione? Incominciamo a dire una cosa che riguarda della mutazione non senso e frameshift, uno può pensare che la mutazione non senso o scaricato da www.sunhope.it 30 scaricato da www.sunhope.it un frameshift darà luogo a una proteina tronca, a seconda di dove io verifico la presenza di questo codone di stop io immagino che avrò un RNA messaggero che darà luogo alla produzione di una proteina che si fermerà a quel livello quindi avrò semplicemente una proteina tronca e questo è quello che si riteneva fino a poco tempo fa. Invece si è visto che molte volte la presenza di un segnale di stop dovuta a una mutazione non senso o di un frameshift dà luogo alla degradazione completa dell’intero RNA messaggero quindi non una proteina tronca ma una proteina assente e questo perché è stata scoperto il fenomeno del cosiddetto degradazione del RNA messaggero mediato da una mutazione non senso, si è visto che esiste un sistema di controllo nella cellula che riconosce tutti gli RNA messaggeri che presentano un codone di stop nell’esone che non sia l’ultimo esone cioè normalmente l’ultimo esone presenta il codone presente e quando l’RNA messaggero presenta un codone di stop nell’ultimo esone viene riconosciuto come RNA messaggero normale se un RNA messaggero presenta un codone di stop a monte dell’ultimo esone quindi in un esone intermedio c’è un sistema per cui la cellula lo riconosce come dannoso e lo degrada quindi è un sistema di controllo; questo serve soprattutto nelle cellule somatiche per impedire l’accumularsi di mutazioni che possono avere un effetto canceroso, un effetto neoplastico però quando questa mutazione si verifica in una cellula germinale si ha questo sistema potrà essere dannoso e potrà dare luogo al fenomeno di degradazione del RNA messaggero quindi alla mancanza della proteina. A livello funzionale quello che possono determinare le mutazioni sono due classi principali di alterazioni funzionali, una mutazione può determinare una perdita di funzione del prodotto proteico corrispondente, loss of function (LOS) in questo caso qua la mutazione intendiamo una mutazione no non senso ma frameshift fa si che la proteina corrispondente abbia una ridotta o nessuna funzione e questo è il caso classico che si verifica nelle malattie recessive; nelle malattie recessive per lo più le mutazioni sono da perdita di funzione e questo caso qua spiega perché è necessario avere 2 alleli mutati perché l’altro allele nella maggior parte dei casi è sufficiente a vicariare (sostituire) la funzione dell’allele mutato, quando si tratta di perdita di funzione perché li è semplicemente scaricato da www.sunhope.it 31 scaricato da www.sunhope.it una questione quantitativa, quindi l’altro allele è in grado si sopperire alla mancanza di funzione dell’altro allele, fanno eccezioni i casi in cui è importante che ci sia un dosaggio prestabilito, predeterminato che è consentito solo dal funzionamento dei due alleli, nei casi in cui la perdita di funzione di un allele determina un abbassamento del dosaggio di quella proteina che è sufficiente a determinare l’apo-insufficienza, apoinsufficienza sono malattie che sono dovute alla perdita del 50% dell’espressione di un allele. In buona sostanza le mutazioni che causano perdita di funzione causano patologie recessive a meno che non ci troviamo di fronte a un caso di apo-insufficienza e in quel caso potremmo trovarci anche di fronte a una malattia autosomica dominante ma nella maggior parte sono recessive. Invece il secondo grosso gruppo è dovuto al fatto che la mutazione fa acquisire una nuova funzione alla proteina e per lo più può essere una funzione tossica allora in quel caso si parla di guadagno di funzione, acquisizione di funzione o addirittura aumento della funzione e quando si verifica una mutazione di questo tipo che per lo più è dovuta a una mutazione Missense che nel cambio aminoacidico che fa si che venga acquisita una nuova funzione, come ad es. nel caso nell’acondroplasia in quel caso il cambio aminoacidico fa assumere una funzione nuova alla proteina, l’allele sano non è in grado di sopperire a questa funzione perché l’allele sano continua a fare il suo mestiere, non può controbilanciare una nuova funzione che viene ad acquisire questa proteina, per cui l’acquisizione di funzione è il meccanismo più frequente alla base delle malattie dominanti ecco perché è sufficiente una mutazione perché non c’è la possibilità dell’altro allele di controbilanciare a questa situazione. Un’ultima cosa che riguarda sempre le nuove acquisizioni del progetto genomico è di fare una verifica di quante sono le mutazioni che sono presenti all’interno di ognuno di noi e questi numeri hanno rappresentato una sorpresa perché si è visto che il numero di mutazioni potenzialmente dannose che ognuno di noi può avere nel genoma è molto alto, questo è un progetto mille genomi che prevede il sequenziamento di 1000 individui, i primi risultati che ha già dato questo progetto sono questi: in ogni individuo ha 10.00012.000 polimorfismi sinonimi Snp, quindi sono polimorfismi che non scaricato da www.sunhope.it 32 scaricato da www.sunhope.it alterano la sequenza aminoacidica, ma presenta tra i 10-10.800 Snp che non sono sinonimi tra cui perdita di stop 4 su 14, non sense da 67 a 100, perdita di splicing 28-45, frameschift 192-280, facendo il conto di quante di queste non sono polimorfismi cioè polimorfismi presenti all’1% della popolazione ne risulta che ogni genoma potrebbe presentare 200-300 mutazioni che sono potenzialmente dannose quindi ognuno di noi presenta un certo numero di alterazione che hanno un possibile significato patologico per la maggior parte di queste non daranno problemi perché saranno mutazioni recessive presenti in eterozigosi. Però questo numero da idea del fatto che quando si faranno sequenziamenti a scopo diagnostico bisognerà essere molto attenti a interpretare il significato di queste mutazioni perché non possiamo dire appena troviamo una variazioni tipo di stop, una mutazione, non possiamo dire questa è una mutazione causativa bisogna essere molto cauti nel interpretare questi dati. Vediamo quali sono le complicazioni rispetto ai principali modelli di ereditarietà mendeliana, queste sono complicazioni, sono delle situazioni che complicano l’interpretazione dei pattern di ereditarietà però non ci portano al di fuori di quello che abbiamo detto. Alcune le possiamo vedere molto velocemente come le mutazioni de novo, questo è un caso di una malattia autosomica dominante causata da una nuova mutazione abbiamo già visto prima la probabilità di una nuova mutazione, probabilità molto basse però possiamo avere questo caso, e abbiamo visto l’altra volta l’acondroplasia causata da mutazioni de novo se noi ci fermassimo alla valutazione dell’albero in questo caso non diremmo mai che è una malattia autosomica dominate perché abbiamo un unico soggetto affetto, più un solo caso sporadico, quindi siamo più portati a pensare a una malattia recessiva quindi attenzione a quel punto ci aiuta la clinica, sapere di che tipo di malattia si tratta e sapere che quella malattia è una malattia che si verifica in un pattern autosomico dominante ci dovrebbe aiutare nella diagnosi, in futuro ci potrà aiutare anche il sequenziamento genomico o esonico e possiamo riscontrare che questa mutazione presente in questo individuo non è presente nei genitori, comunque in ogni caso ci troviamo di fronte a un caso di trasmissione autosomica dominante, in ambito di consiglio genetico se si tratta di una malattia scaricato da www.sunhope.it 33 scaricato da www.sunhope.it compatibile con la riproduzione dovremmo dire a quel soggetto che da quel momento in poi la malattia diventerà autosomica dominante classica e avrà la probabilità del 50% di avere un figlio affetto. Finiamo il discorso dell’espressività variabile, per espressività variabile si intende la manifestazione più o meno marcata di un fenotipo dovuto a un allele mutante, in parole povere all’interno di una stessa famiglia la stessa mutazione potrà dar luogo a uno spettro fenotipico completamente diverso, quindi la malattia sarà sempre presente però con intensità e modalità diverse, quindi l’espressività di un carattere si riferisce alla natura e alla gravità del fenotipo, quindi stessa mutazione fenotipo diverso all’interno della stessa famiglia e questo potrebbe un pò complicarci la diagnosi potrebbe far pensare alla presenza di più patologie presenti nella stessa famiglia quando invece ci troviamo di fronte allo stesso quadro ma con manifestazione di tipo diverse. Questo è un es. di una malattia che si chiama sindrome di Waardenburg che è caratterizzata da un quadro fenotipico variabile, ed è una malattia a trasmissione autosomica dominante ed è caratterizzata da 4 principali segni: sordità, eterocromia iridea (occhi di colore diverso) presenza di ciuffo di capelli bianchi sulla fronte o un precoce incanutimento (capelli diventano grigi). Questi spicchi diversi ci indicano la diversa associazione di questi sintomi nella famiglia, quindi la presenza di un fenotipo diverso in soggetti della stessa famiglia pure in presenza della stessa mutazione. Ci sono altri es. di espressività variabile che sono rappresentati dalla sindrome di Marfan, l’osteogenesi imperfecta che è una malattia che colpisce l’osso e sono mutazioni del gene del collagene, la sindrome di Marfan oltre all’osso colpisce anche il sistema vascolare, in particolare anche la distrofia miotonica che si può andare dalla presenza di cataratta alla presenza di distrofia miotonica alla presenza di gravi alterazioni cardiache e potremmo avere all’interno della stessa famiglia soggetti che presentano lo spettro più grave come problemi cardiologici e miotonia e cataratta mentre altri soggetti presenteranno solo la cataratta quindi un quadro molto variegato di manifestazioni che può confondere la diagnosi quindi espressività variabile e diverso fenotipo in presenza di una stessa mutazione ma in ogni caso tutti i soggetti sono affetti. Diverso invece è il discorso della penetranza incompleta, in questo scaricato da www.sunhope.it 34 scaricato da www.sunhope.it caso non è una variabilità clinica diciamo un aspetto quantitativo per cui alcuni soggetti avranno una malattia più o meno grave, nel caso di una penetranza incompleta avremo una situazione di tutto o nulla cioè stessa mutazione alcuni soggetti saranno affetti e altri soggetti apparentemente non saranno affetti, in caso di penetranza incompleta solamente una certa proporzione di individui che presentano la mutazione presenteranno la malattia e i casi che abbiamo visto fino adesso di malattie autosomiche dominanti sono a penetranza completa per cui tutti i soggetti che presentano la mutazione presentano la malattia, invece nel caso di penetranza incompleta avremo che solamente una % di individui presenteranno la malattia, quindi la penetranza si esprimerà come una % o frazione di uno, nel senso che sarà una divisione tra il numero di soggetti che presentano la malattia rispetto al numero di soggetti che presentano la mutazione, quindi abbiamo detto prima è un fenomeno tutto o nulla che si riferisce all’espressività quindi presenza o assenza della malattia quindi si riferirà quantitativamente come la proporzione di portatori obbligati della mutazione che esprimono il fenotipo, anche questo si verifica per le malattie autosomiche dominanti e parlare di penetranza incompleta del 90% significa dire che un portatore dell’allele mutato ha il 90% di probabilità di esprimere la malattia a livelli diagnosticabili, come in questo albero, dove una malattia con trasmissione autosomica dominate sono affetti tutte le generazioni e il problema viene da questo ramo qui della famiglia in cui vedete, classicamente nelle malattie autosomiche dominanti si dice che tutti i soggetti affetti devono avere uno dei genitori affetti, invece in questo caso qua la mamma che è portatrice della mutazione è apparentemente sana anzi sarà sana. Quindi se noi osservassimo solo questa parte qui della famiglia senza tener conto di tutta quest’altra parte noi potremmo concludere che questa è un malattia autosomica recessiva perché i genitori sono sani e invece è un caso di autosomica dominante a penetranza incompleta e in questo caso qua se noi contiamo tutti i soggetti affetti rispetto ai soggetti obbligati della mutazione ci troveremo di fronte a 9 su 10 e quindi parleremo di una penetranza del 90%. Come si può spiegare questa penetranza incompleta? Si può fare l’es. di un caso in cui la penetranza incompleta è stata spiegata e si tratta di una forma di scaricato da www.sunhope.it 35 scaricato da www.sunhope.it Retinite Pigmentosa, malattia genetica molto complessa che colpisce la retina, una forma molto frequente di retinopatia ereditaria colpisce 1 su 400 individui ed è caratterizzata da problemi della visione che cominciano soprattutto a livello della vista periferica. Presenta una genetica molto complessa perché può essere causata da mutazioni di tanti geni diversi circa 50 con un fenotipo clinico indistinguibile e può avere un pattern di ereditarietà dominante recessivo legato al X. Nella forma RP11 che è causato dalla mutazione di un gene implicato nel processo dello splicing, questa forma è una retinite pigmentosa autosomica dominante in cui era noto da tempo la presenza di penetranza incompleta e con la sua identificazione si è notato che nei soggetti che presentano questa mutazione non presentano il fenotipo clinico e un gruppo di ricercatori ha ipotizzato che potessero essere i livelli di espressione dell’allele normale a determinare la penetranza cioè sono andati a verificare quali fossero i livelli di espressione dell’allele normale del gene PRPF31 quindi allele del gene non mutato e hanno riscontrato che laddove i livelli di espressione superavano una certa soglia i soggetti non erano affetti mentre al disotto 3 i soggetti presentano la patologia mentre al di sopra di 3 i soggetti che presentano la mutazione sono protetti quindi in qualche modo quindi sembra che i livelli normali proteggano o determinano la presenza della malattia cioè è la mutazione che determina la malattia però se l’altro allele riesce ad esprimere la proteina a livelli superiori rispetto ad una certa soglia questi soggetto saranno protetti, quindi questo vuol dire che esistono due polimorfismi nella popolazione normale che fanno si che uno sia associato ad un livello altro di espressione, l’altro sia associato ad un livello più basso. Quando la mutazione è associata a un livello alto di espressione dell’altro allele la patologia non si manifesta, quando invece la mutazione che è la perdita di funzione dell’altro allele si accompagna ad un livello basso di espressione dell’allele sano la malattia si manifesta. Questo ha spiegato la penetranza in questa malattia. Attenzione, si ci può confondere tra Espressività e Penetranza incompleta!!! Quindi Espressività di diversa intensità di un fenotipo all’interno di una famiglia con la stessa mutazione ma in cui tutti i soggetti sono affetti, Penetranza invece è il discorso di presenza o assenza all’interno della spessa famiglia in presenza di una scaricato da www.sunhope.it 36 scaricato da www.sunhope.it mutazione del fenotipo. Un altro aspetto che può complicare, più raramente, il quadro di trasmissione è quello del Mosaicismo Germinale, intendiamo per Mosaicismo la condizione in cui in un individuo sono presenti due o più linee cellulari che sono geneticamente diverse derivate da un singolo zigote e che possono essere diverse per una mutazione cioè significa genomi diversi all’interno dello stesso individuo e queste mutazioni possono avere luogo in epoca prenatale o post natale, chiaramente quanto più precocemente queste mutazioni possono avvenire maggiore sarà il livello di mosaicismo e maggiore sarà la presenza di questo secondo genoma. Se colpiscono solo le cellule somatiche si parlerà di mosaicismo somatico che potrà colpire solamente un certo tipo di tessuto, se invece questo mosaicismo colpisce fasi precoci dello sviluppo interessa anche le cellule germinali ovviamente si può osservare all’interno dello stesso individuo cellule germinali gameti con un genotipo normale e con un genotipo mutato, quindi il soggetto sarà fenotipicamente sano cioè non porterà la mutazione però potrà trasmettere eventualemente questa mutazione con uno di questi gamenti alterati alla progenia. Quindi tanto più precoce dello sviluppo, della formazione del embrione si verifica la mutazione maggiore sarà il numero di cellule colpite dal mosaicismo. Quindi nel mosaicismo germinale possono essere presenti due o più linee cellulari derivate da un singolo zigote che differiscono per la presenza di una mutazione. Tutto questo porta interesse al consiglio genetico perché possono essere confuse con una nuova mutazione “de novo”, quindi mentre per una mutazione de novo noi possiamo dire ai familiari che quello è stato un evento sfortunato che però non si verificherà più in una seconda gravidanza in quanto si ha una probabilità 1 su 100milioni. Nel caso di un mosaicismo germinale invece no, in quanto dipende dall’entità del mosaicismo per cui in una nuova gravidanza potrebbe esserci un nuovo caso di figlio affetto. Un altro caso che può complicare la normale trasmissione è quello dell’Insorgenza Tardiva cioè che avvengono dopo la nascita come alcune che si verificano in età tardiva e questo può essere dovuto da varie situazioni come malattie da un lento accumulo di sostanze nocive in cui vi è una morte rallentata di certi tessuti ad esempio la scaricato da www.sunhope.it 37 scaricato da www.sunhope.it retinite pigmentosa non è una malattia che si manifesta alla nascita, così come buona parte delle malattie neurodegenerative causate da triplette sono malattie che esordiscono in modo relativamente tardivo ovviamente ci potremo trovare di fronte a quadri in cui potremmo avere delle malattie nelle generazioni superiori mentre nelle generazioni più giovani apparentemente non ci sono affetti ma questo è dovuto solo ad una questione di tempo perché poi in fasi successive anche alcuni di questi soggetti nell’ultima generazione presenteranno la malattia, ovviamente anche in questo caso è semplice da diagnosticare quando si analizza l’albero nel suo complesso, ma quando andiamo ad analizzare solamente una piccola famiglia senza tener conto la relazione con gli altri rami potremmo essere tratti in inganno, però bisogna essere sempre attenti a chiedere ai pazienti qualsiasi altra informazione che riguardano altri parenti, altri rami della famiglia. Ultima complicanza di Trasmissione è la Eterogeneità Genetica che è il fenomeno per cui lo stesso fenotipo può essere causato da mutazioni di geni diversi e questo si può verificare quando ci troviamo in mutazioni in geni che codificano per proteine che in qualche modo siano correlate tra di loro funzionalmente come il caso di diverse unità o subunità di una proteina oppure con proteine che interagiscono con altre proteine all’interno di uno stesso processo metabolico, molecolare. Nel caso delle proteine che sono subunità di una stessa proteina o un aggregato proteico è quella dell’osteogenesi imperfetta che è causata da mutazioni nel collagene il quale è formato da varie catene diverse e che sono codificate da vari tipi di geni come ad es. il gene presente sul cromosoma 17 o 7 e quindi mutazioni in una qualunque di questi due catene del collageno può portare ad una forma di osteogenesi imperfetta che è indistinguibile dal punto di vista clinico. Un altro caso è quello della retinite pigmentosa in cui può essere causata da mutazioni in almeno 50 geni diversi ed il fenotipo di queste mutazioni è indistinguibile, quindi l’oculista potrà fare solo diagnosi di retinite pigmentosa però non potrà indicare qual’è il gene responsabile, quindi sarà necessario uno screening genetico per arrivare al gene responsabile di quella forma. In sintesi la maggior parte delle complicazioni riguardano la trasmissione autosomica dominante, quali sono i casi in cui una scaricato da www.sunhope.it 38 scaricato da www.sunhope.it malattia trasmessa con modalità autosomica dominante possiamo avere in caso in cui un affetto presenta entrambi i genitori sani, quindi come abbiamo visto può essere un caso di mutazione de novo, un caso di penetranza incompleta oppure potremmo avere apparentemente la presenza di genitori sani, la presenza di mosaicismo germinale e un altro caso che non bisogna sottovalutare è quello di un errata attribuzione di paternità. Fino a poco tempo fa è stato molto difficile riconoscere tra mutazione de novo e mosaicismo germinale in quanto non erano presenti test diagnostici adatti. Poi abbiamo classi particolari di malattie genetiche come: le malattie mitocondriali sono per definizione sono completamente diverse rispetto alla genetica mendeliana perché colpiscono un altro genoma, non colpiscono il genoma nucleare costituito da 3miliardi di nucleotidi e 22mila geni, il genoma mitocondriale che è formato da 16600 basi e codifica per 37 geni e questo genoma può presentare mutazioni che possono avere un ruolo clinico, 13 geni codificano per proteine che sono coinvolte nella catena respiratoria, 22 per RNA di trasporto al livello della sintesi proteica ribosomiale e 2 per RNA ribosomiali, quindi il mitocondrio presenta una sorta di suo apparato per la sintesi proteica, quindi la cosa importante è che solo 13 geni rientrano nella catena respiratoria, quindi solo una piccola parte. Il mitocondrio presenta non solo un genoma diverso ma anche un codice genetico leggermente diverso da quello nucleare che si distingue soprattutto per i codoni di stop. Le proteine mitocondriali possono essere prodotte sia dal genoma mitocondriale sia dal genoma nucleare, la maggior parte. Quando parliamo di malattie mitocondriali bisogna stare attenti a distinguere, malattie mitocondriali sono tutte malattie che in qualche modo presentano un alterazione in cui c’è un alterazione della funzione mitocondriale però quando parliamo di mutazioni mitocondriali ovviamente ci si riferisce solamente alle mutazioni che colpiscono solo il genoma mitocondriale, tutte le altre mutazioni che colpiscono la sintesi di proteine mitocondriali ma che sono codificate dal genoma nucleare ovviamente rientrano nelle modalità di trasmissione mendeliana che è stata descritta in precedenza. Mentre le mutazioni che colpiscono il genoma mitocondriale presentano una loro diversa modalità di trasmissione e diverse scaricato da www.sunhope.it 39 scaricato da www.sunhope.it modalità di manifestarsi. Quando parliamo di malattie dovute a mutazioni del genoma mitocondriale dobbiamo rifarci a questi 5 aspetti: Poliplasmia è il fenomeno per cui in ogni cellula sono presenti molti mitocondri da 2 a 100 e ogni mitocondrio, a sua volta, contiene multiple copie del suo genoma quindi all’interno di ogni cellula avremo migliaia di copie di DNA mitocondriale e bisogna anche tener presente che durante la divisione cellulare i mitocondri vengono distribuiti casualmente alle cellula figlie. Eteroplasmia è una conseguenza della Poliplasmia cioè in tessuti normali tutte le copie del genoma mitocondriale saranno identiche tra di loro ma quando però incominciano ad essere presenti mutazioni queste mutazioni possono o colpire tutte le copie (ma quasi mai succede) oppure determinare un fenomeno detto Eteroplasmia per cui queste mutazioni saranno presenti solamente in un certo numero di genomi mitocondriali all’interno della cellula, quindi avremo genomi diversi all’interno di una stessa cellula. Effetto Soglia si intende quella soglia che al di sopra della quale si potrà manifestare il fenotipo a carico di un certo tessuto, e l’aspetto importante questo tipo di patologia colpisce determinati tessuti come per esempio tessuti che hanno maggior bisogno dell’attività mitocondriale come il sistema nervoso centrale, il cuore e muscolo quindi tutte quelle strutture che hanno bisogno di grandi quantità di energie (ovviamente questo determina un effetto soglia infatti queste copie mutate del DNA mitocondriale manifesteranno i loro effetti solamente quando si supererà una certa soglia di numero di genomi mutati rispetto al numero di genomi normali presenti all’interno di un certo tessuto, quindi bisogna avere un certo numero di geni mutati per avere il fenotipo clinico) Segregazione mitotica, come detto, non si ha una trasmissione 1:1 ma durante la divisione cellulare molti mitocondri verranno trasmessi nelle cellule figlie e a seconda della distribuzione delle copie del genoma mutato avremo un conseguente cambiamento fenotipico e questo avviene soprattutto nelle prime fasi dello sviluppo dove alcune cellule deriveranno dai tessuti a seconda della segregazione di copie mutate andrà a finire in quel particolare tessuto si potrà avere la comparsa o meno dei sintomi clinici di quella malattia. Ereditarietà Materna, i mitocondri nell’ambito della formazione dello scaricato da www.sunhope.it 40 scaricato da www.sunhope.it zigote lo zigote riceverà tutti i mitocondri dalla cellula uovo materno, quindi tutte le mutazioni verranno ereditate sempre dalla mamma, lo spermatozoo non trasmetterà mitocondri allo zigote per cui solamente le mamme portatrici potranno trasmettere la mutazione nel DNA mitocondriale a tutti i figli sia figlie femmine che figli maschi, ma solo le figlie femmine lo trasmetteranno ai loro figli. La funzione mitocondriale è importante a quasi tutte le cellule e poiché l’espressione di una mutazione dipende dalla proporzione relativa di DNA mitocondriale normale mutante nelle cellule che formano i vari tessuti e quindi dipenderanno dal grado di eteroplasmia, effetto soglia per quel tessuto, nelle malattie mitocondriali la regola è la penetranza ridotta e l’espressività variabile perché dipenderà da dove si sono andati a distribuire i mitocondri mutati rispetto a quelli sani quindi in ogni famiglia con una malattia mitocondriale ci sarà sempre l’espressività variabile e penetranza non necessariamente completa. Un po più complesso è il discorso da malattie da Espansione Triplette, rispetto alla genetica mendeliana classica le mutazioni che abbiamo parlato prima sono per definizione sono stabili e vengono trasmesse invariate da una generazione all’altra, invece negli ultimi 20 anni è venuto fuori un gruppo di malattie in cui la mutazione non è stabile ma si hanno una presenza di mutazioni instabili che sono dovute da un meccanismo diverso cioè un espansione di DNA ripetuto quindi non sostituzione o delezione ma espansione di DNA ripetuto in particolare sono espansioni di triplette ripetute in particolare CAG e CGG e queste triplette hanno la particolarità a di avere un comportamento anomalo cioè mentre le altre tendono ad essere abbastanza stabili nel corso delle divisioni cellulari, queste triplette mostrano una certa tendenza all’instabilità allorché superano una certa soglia sia in mitosi che in meiosi, il meccanismo attraverso il quale avviene può dare luogo ad appaiamenti alterati nel corso della replicazione del DNA per cui potremmo avere degli scivolamenti, appaiamenti errati quindi ad un mancato appaiamento, il perché si manifesti a carico di queste triplette ora non è noto. Tre caratteristiche fondamentali che caratterizzano queste triplette sono il concetto di Premutazione, Istabilità e Anticipazione. Premutazione è quel fenomeno per cui all’interno delle malattie con scaricato da www.sunhope.it 41 scaricato da www.sunhope.it espansione di triplette noi osserviamo che non c’è mai passaggio diretto dalla normalità alla mutazione ma c’è un passaggio intermedio che è quello della comparsa di una premutazione che è un limite di un numero di triplette che è superiore alla norma ma non sufficiente a determinare una patologia franca ma questo limite superiore è quello che rende la cellula predisposta alla mutazione vera e propria quindi se non si ha il passaggio per questa premutazione in genere la mutazione non avviene ed è un limite superiore che di per se non causa la malattia ma è prono alla generazione successiva all’espansione e alla mutazione. Un altro aspetto importante delle malattie da triplette è l’Instabilità Genetica, cioè se noi andiamo a verificare all’interno di una famiglia vediamo che si passa sempre da numeri più bassi di un numero di triplette a numeri sempre più elevati. Per quanto riguarda la Trasmissione anche l’origine parentale della tripletta può essere importante perché ci sono malattie da triplette in cui la trasmissione da parte del padre ha un maggiore rischio di espansione, e questo si verifica nel caso di malattie di poliglutammine, mentre ci sono altri casi in cui la trasmissione materna che determina l’espansione più grave è quella che si verifica per esempio nella distrofia miotonica e nella sindrome del X fragile. Ultimo aspetto importante che è comune a tutte le malattie da espansione da triplette è quello dell’Anticipazione ed è il fenomeno per cui osservando famiglie con queste malattie si osservava un peggioramento della malattia da una generazione all’altra ed è un classico quadro che si osservava nella distrofia miotonica (difficoltà a decontrarre il muscolo) e gravi alterazioni della funzionalità cardiaca. Si osservava in famiglie, con trasmissione autosomiche dominate, si avevano individui che nelle generazioni più anziane (la nonna) presentava cataratta e a 50 anni con esordio con il difetto muscolare, quando si andava alla seconda generazione (figlia) aveva un problema muscolare che sorgeva già in adolescenza e la presenza di cardiomiopatie che sorgeva precocemente, nella generazione successiva (nipote) si osservavano forme gravissime di miotomie congenita che portava addirittura insufficienza respiratoria, ipotomia e anche morte. Quindi in questo fenomeno si ha peggioramento del quadro clinico all’interno della stessa scaricato da www.sunhope.it 42 scaricato da www.sunhope.it famiglia, mam mano che si scende nelle generazioni veniva chiamato anticipazione. Dopo vari studi si è visto che l’età di esordio e le gravità del quadro clinico sono inversamente proporzionali al numero di triplette, cioè man mano che aumenta il numero di triplette nel genotipo di questi individui tanto più si abbassa l’età di esordio ed il quadro clinico diventa più grave. scaricato da www.sunhope.it 43 scaricato da www.sunhope.it Banfi 1.3 (Mercoledì 20 Marzo 2013) Complicazioni Rispetto Ai Principali Modelli Di Ereditarietà Mendeliana Aberrazioni Cromosomiche Riprendiamo il discorso che abbiamo interrotto la scorsa volta, la scorsa volta avevamo cominciato ad accennare l’argomento delle malattie da espansioni da triplette che rappresentano un caso particolare nell’ambito delle malattie mendeliane e avevamo parlato del discorso della Premutazione dell’Instabilità e della Anticipazione adesso entriamo più nel merito di questo interessante gruppo di malattie e vediamo dei casi specifici e poi facciamo un ulteriore classificazione, perché nell’ambito di queste malattie di espansione da triplette sono stati distinti due grossi gruppi che distinguo sulla base sia del tipo di mutazione che si verifica che anche della funzionalità associata a questa mutazione; distinguiamo delle malattie da espansione di tripletta da perdita di funzione e da acquisizione di funzione, questi meccanismi di mutazione l’abbiamo già accennato la scorsa volta e questa classificazione dipende da dove è posizionata la tripletta nell’ambito del gene responsabile. Cominciamo con il dire che questi due tipi principali di malattie si differenziano nel senso che il primo gruppo quello da guadagno di funzione è caratterizzata da triplette che si trovano nella regione codificante di un gene e parliamo di malattie di Tipo 1, quando invece le triplette si trovano in regioni non codificanti del gene parliamo di malattie di Tipo 2, le malattie di tipo 1 sono caratterizzate da guadagno di funzione e le malattie di tipo 2 da perdita di funzione e alcune delle principali malattie da espansione da triplette che sono conosciute a monte e vediamo che qui stiamo parlando di malattie di tipo 1 quindi malattie da guadagno di funzione che sono causate da espansione nella regione codificante e la tripletta che qui è interessata è CAG, trovandosi nella regione codificante del gene questa codifica per un aminoacido che è la glutamina e poiché si parla di più triplette parliamo di malattia di poli-glutamine cioè da molte glutamine che possono aumentare il loro numero, parliamo in particolare della Corea di Huntington che rappresentata all’interno della regione scaricato da www.sunhope.it 44 scaricato da www.sunhope.it codificante ci sono queste CAG che possono aumentare di numero, quello che ci interessa sapere è che a livello di numero di triplette di cui parliamo abbiamo questa situazione: la normalità prevede dalle 10-30 unità triplette e in questo ambito le tripletta è stabile, invece per avere la mutazione in media l’espansione avviene al di sopra delle 40 unità, nella regione di mezzo tra 30-40 abbiamo una zona intermedia che possiamo assimilare al discorso della premutazione che abbiamo fatto l’altra volta. Questo tratto poli glutaminico espanso conferisce una nuova funzione patologica alla proteina, alcuni degli esempi di malattia da triplette di tipo 1 ma adesso ci soffermeremo soprattutto sulla Corea di Huntigton, in linea generale queste malattie da triplette di tipo 1 sono malattie neurodegenerative e colpiscono prevalentemente il sistema nervoso centrale causando la degenerazione di classi particolari di neuroni, oltre la Corea di Huntington abbiamo anche altri tipi di malattie degenerative in particolare sono forme di atassie spinocerebellare quindi malattie che colpiscono prevalentemente il cervelletto e il midollo spinale. La più frequente di queste malattie è la Corea di Huntington che è stata descritta già da un secolo e mezzo la prima volta da questo medico americano, viene anche denominata a causa della sua particolare manifestazione clinica ballo di San Vito, questo medico riconobbe questi pazienti che avevano questi movimenti incontrollati, involontari che diventavano quasi una sorte di danza e ha dato nome a questa malattia. Si tratta di una malattia neurologica devastante che è dovuta alla degenerazione specifica di un componente neuronale e in particolare il neurone del corpo striato, è la classica malattia autosomica dominante e ha penetranza completa e in genere l’età di esordio è in media intorno ai 40 anni, comincia con segni di mutabilità, comparsa di depressione, comparsa di questi gravi disturbi del movimento e progressiva aderenza, è una malattia lunga, progressiva che però al momento ha prognosi infausta. Dal punto di vista genetico è caratterizzata da eraditarietà autosomica dominante e c’è qui la presenza di Anticipazione ed è una delle prime condizioni in cui è stata descritta l’anticipazione insieme alla sindrome del X fragile e alla distrofia miotonica si cui parleremo dopo. Quello che si osservava era che nell’ambito di queste famiglie c’era un scaricato da www.sunhope.it 45 scaricato da www.sunhope.it progressivo peggioramento del quadro clinico con un anticipazione dell’esordio e in particolare si notava che il quadro più severo si osservava in figli di maschi affetti quindi la trasmissione paterna determina l’insorgenza delle forme più gravi. Per quanto riguarda il numero delle CAG al di sotto di 28-30 parliamo di livello normale, quindi al di sotto di 28-30 la tripletta è stabile quindi non tende ad aumentare nelle successive generazione, mentre invece tra 29-34 chi possiede questo tipo di triplette non ha alcun problema clinico ma comincia ad entrare in quel range di stabilità per cui la generazione successiva può essere a rischio di mutazione; tra 3539 siamo ancora più intermedio perché alcuni possono avere la malattia e altri no quindi siamo in un quadro in cui se volessimo usare un termine improprio in cui la penetranza non è completa però la generazione successiva è a rischio, al di sopra di 40 c’è la malattia conclamata e c’è il rischio di sviluppare ulteriore stabilità. La proteina interessata ha preso il nome della malattia e si chiama Huntington proteina molto grande in cui la poli-glutamina è presente nella porzione più iniziale della proteina nella N terminale, questa è una proteina ubiquitaria ed è espressa in tutti i tessuti e la funzione normale di questa proteina è quella di regolare il meccanismo di trascrizione e proteggere le cellule dalla morte cellulare quindi una funzione molto importante ma molto generale e pur essendo una proteina ubiquitaria determina questo quadro specifico di degenerazione a carico solamente di questa popolazione neuronale e quindi la funzione normale non ha nulla a che vedere con la patogenesi della malattia perché infatti l’espansione della poliglutamina fa acquisire una nuova funzione tossica a questa proteina che determina un danno alla cellula con una degenerazione progressiva della cellula, in particolare questa tossicità è dovuta alla presenza di questi cosiddetti aggregati all’interno del nucleo di queste cellule, e in particolare si parla di aggregati intranucleari che si formano all’interno del nucleo e che sono dovuti proprio alla presenza di poli-glutamina non è un’alterazione della funzione dell’ATT che determina la comparsa della malattia ma la presenza di questi aggregati intranucleari che per qualche meccanismo ancora non ben noto determina questi aggregati si accumulano nel nucleo e determinano la sofferenza della cellula e alla fine muore. Quindi la Corea di Huntington così scaricato da www.sunhope.it 46 scaricato da www.sunhope.it come le altre malattie da triplette di tipi 1 presentano delle caratteristiche generali: presentano questo progressivo fenotipo neurologico che è dovuto a perdita di neuroni, quindi degenerazione neuronale, e questa degenerazione neuronale è dovuta all’acquisizione di funzione della proteina che presenta il tratto della poli-glutaminico espanso, la cosa che riguarda non solo la Corea di Huntigton ma anche e altre forme di malattie di tipo 1 che queste tutte queste proteine non sono specifiche di tipo neuronale ma sono proteine espresse in tutti i tessuti ma il fenotipo è selettivo, selettivo per alcuni neuroni, nel caso della Corea di Huntigton abbiamo visto che sono i neuroni dello striato invece nel caso della atassia sono neuroni cerebellari e il fatto che questo fenotipo sia specifico si presuppone che questa proteina tossica in qualche modo interagisca con altre proteine che in quei siti sono più sensibili, oppure potrebbe indicare che l’associazione di quel tipo di mutazione in quella particolare proteina può determinare una sofferenza specifica di quel tipo neuronale perché quel tipo neuronale è più sensibile a quella data situazione comunque ci deve essere un fattore di specificità che al momento non è stata ancora ben chiarito. Invece le malattie di tipo 2 sono quelle in cui le triplette si trovano al di fuori della regione codificante e si può trovare in varie regioni del gene, quando vi ho accennato alla struttura del gene vi ho ricordato che la sequenza genomica è formata da un alternarsi di esoni e a monte e a valle del primo e ultimo esoni esistono due regioni non tradotte, 5′ non tradotto e 3′ non tradotto che vengono a formare l’RNA messaggero; due delle principali malattie da triplette di tipo II si trovano in queste regioni, parliamo del X fragile per quanto riguarda il 5′ non tradotto quindi qui la tripletta qui non è CAG, ma ACGG o GA nel caso della terza malattia della Friedreich. Quindi nel caso del X fragile la tripletta si trova nel 5′ non tradotto nel caso della distrofia miotonica si trova nel 3′ non tradotto invece nella terza malattia che è la malattia di Friedreic, comunque sono accomunate dal fatto che si trovano al di fuori della regione codificante, in questo caso la dimensione dell’allele normale è tra le 5-50 ripetute la differenza rispetto alle malattie di tipo 1 è che quando c’è un espansione può essere un espansione davvero incontrollata si può arrivare addirittura alle centinaia, migliaia di scaricato da www.sunhope.it 47 scaricato da www.sunhope.it copie. E in questo caso qua l’espansione della ripetuta non determina un acquisizione di funzione ma determina una perdita di funzione della proteina soprattutto può determinare una riduzione di efficacia di trascrizione. Malattie principali, malattie importanti abbiamo la distrofia miotonica, ne abbiamo già l’altra volta abbiamo già accennato quando abbiamo parlato della malattia del X fragile e la atassia di Friedreich e un’altra forma di malattia neurologica caratterizzata da atassia e problemi dell’equilibrio. Diciamo qualcosa di più della malattia del X fragile, è una delle forme più comuni di ritardo mentale ereditabile e rappresenta il 1520% dei ritardi mentali legati al cromosoma X e come dice la parola stessa il locus si trova all’interno del cromosoma X. E’ una delle forme più frequenti colpisce 1 su 4.000 maschi ma può colpire anche le femmine e si trasmette con un tratto legato al X recessivo, ora questa definizione con penetranza ridotta è dovuta al fatto soprattutto all’evidenza prima che venisse conosciuta questo meccanismo di mutazioni quindi c’era questo quadro di trasmissione molto particolare che però poi è stato chiarito quando è stato identificato il meccanismo di mutazione, può colpire sia maschi e molto raramente anche femmine per il fenomeno di inattivazione del X, perché si chiama sindrome del X fragile? Perché era noto già da tempo, prima ancora che fosse noto il meccanismo molecolare, che quando si andava a fare un indagine citogenetica, quando si andava a visualizzare il cromosoma di questi pazienti in condizioni particolari quando veniva applicata la preparazione di cromosomi di acido folico si osservava una presenza di un sito cosiddetto fragile a carico del cromosoma X come se ci fosse una rottura in questa parte del cromosoma X e per questo ha preso il nome di X fragile. Il quadro clinico è caratterizzato da ritardo mentale, ma non c’è solo ritardo mentale ma ci sono anche delle caratteristiche dismorfiche quindi i pazienti presentano una facies anomala con una mandibola prominente e grosse orecchie e presentano anche macro orchidismo e anomalie del comportamento non solo ritardo mentale, anche iperattività e autismo e si manifestano soprattutto nei maschi. La tripletta in ACGG si trova nel 5′ non tradotto del messaggero e in condizioni normali è tra le 5-50 unità e in questo caso la tripletta è stabile, quando superiamo le 50 e arriviamo a 200-220 in questo caso la scaricato da www.sunhope.it 48 scaricato da www.sunhope.it tripletta può essere instabile è parliamo di Premutazione, il gene responsabile si chiama FMR1, quindi una tripletta si trova nel gene FMR1, quando la tripletta supera le 200 unità allora siamo in quadro clinico conclamato abbiamo la mutazione franca e in questo caso la malattia si manifesta. Il gene FMR1 codifica per una proteina con un ruolo nel trasporto del RNA messaggero e la stragrande maggioranza delle forme di X fragile sono dovute a questa espansione della tripletta CGG nel 5′ non codificante del gene FMR1, ci sono rarissimi casi in cui la mutazione può essere una mutazione puntiforme a carico del gene FMR1 però sono davvero una netta minoranza di casi la maggior parte dei casi ci troviamo di fronte a delle espansioni di questa tripletta per cui è anche facile una diagnosi perché quando si sospetta la sindrome del X fragile in passato si faceva questa indagine citogenetica che dimostrava la presenza di questo sito di fragilità del X adesso basta andare a cercare direttamente la tripletta nel 5′ non tradotto del gene FMR1 quindi è una ricerca abbastanza diretta e facile. Cosa comporta questa espansione, perché c’è perdita di funzione? Come dicevo questa tripletta si trova nella regione 5′ non tradotta del gene FMR1 e si trova in prossimità del cosiddetto promotore, c’è il promotore, la sequenza che serve ad attivare la trascrizione del gene, quello che succede che quando questa tripletta supera il numero 230 si ha una modifica della regione del 5′ non tradotto del promotore che si chiama Metilazione, la metilazione è una modifica del DNA ed è a carico soprattutto dei mucleotidi delle citosine e guanosine che determina, quando si trova a livello del promotore, un compattamento della regione della cromatina e fa si che non ci sia la possibilità di trascrivere quel gene quindi in ultima analisi l’Ipermetilazione di quella regione fa si che il gene FMR1 non venga trascritto e quindi per questo c’è una perdita di funzione manca l’RNA messaggero per l’FMR1. La variabilità fenotipica che si può osservare nei pazienti dipende dall’espansione della ripetuta quindi quanto più è espansa la ripetuta peggiore sarà il quadro clinico perché diverso sarà il grado di metilazione del promotore quindi quando ci sarà dei casi di metilazione completa, di parziale metilazione ci potrà ancora essere produzione di un messaggero del FMR1 quindi si potranno avere dei quadri clinici meno gravi; poi a rinforzare il grado ci potrebbe essere problemi di mosaicismo, scaricato da www.sunhope.it 49 scaricato da www.sunhope.it l’altra volta abbiamo parlato del mosaicismo germinale che è quello che si verifica nella popolazione di gameti di un individuo abbiamo cellule con diversi genomi, il mosaicismo può verificarsi anche a livello somatico e una ripetuta instabile dà luogo al classico quadro di instabilità, quindi anche all’interno dello stesso tessuto possiamo avere una instabilità all’interno dello stesso tessuto con presenza di mosaicismo. Se all’interno del tessuto cerebrale per es. possiamo avere delle regioni che avranno delle espansioni più ridotte rispetto ad altre quindi il quadro di ritardo mentale potrebbe essere meno grave, questo discorso del mosaicismo somatico lo ritroviamo anche quando parleremo delle Anaplodie in particolare della sindrome di Down. Quindi la genetica del X fragile, per riassumere, è una malattia legata al cromosoma X, per avere la mutazione è necessario un meccanismo duplice, cioè passiamo prima dalla premutazione alla mutazione vera e propria per arrivare all’espressione della malattia, quindi non ci sono dei casi che dalla normalità si passa alla mutazione ma bisogna passare prima da una premutazione, e come vi dicevo prima che per la Corea di Huntgton i casi più gravi i casi più gravi di trasmissione sono quelli ereditati dal padre in questo caso, del X fragile, è il contrario, i casi più gravi sono quelli ereditati dalle madri, e la cosa interessante è che mentre la premutazione quando si trasmette da un maschio ai figli rimane stabile quindi il maschio con la premutazione non trasmetterà una mutazione alle figlie, ovviamente il maschio può trasmettere il cromosoma X sono alle figlie femmine in questo caso le figlie femmine di un maschio portatore di una premutazione non saranno mai affette. Mentre invece, quando a trasmettere la premutazione sarà un soggetto di sesso femminile i figli maschi potrebbero essere affetti perché c’è una maggiore tendenza all’instabilità, quindi vedete possibile trasmissione da parte dei maschi normali attraverso le figlie di portatrici sane ai loro nipoti intendendo che per arrivare a un maschio con premutazione potrebbe trasmettere la malattia in ultima analisi solamente ai nipoti tranne che un passaggio attraverso una figlia portatrice attraverso la quale si potrà avere il passaggio alla mutazione della premutazione; quindi questo riassume quello che ho detto la tendenza all’espansione di questa tripletta CGG si verifica solo quando la premutazione è trasmessa dalla madre. Mentre invece scaricato da www.sunhope.it 50 scaricato da www.sunhope.it quando la premutazione è trasmessa dal padre rimane instabile e quindi le figlie femmine ricevono la premutazione senza che ci sia espansione, mentre i figli maschi ricevono l’Y e non sono a rischio di ereditare la malattia. Per quanto riguarda la Distrofia Miotonica, che abbiamo accennato l’altra volta, il discorso è abbastanza simile solo che la tripletta si trova nel 3′ non tradotto del gene e anche nel caso della distrofia miotonica possiamo avere i quadri più grave di instabilità quando a trasmettere è la madre e addirittura nella distrofia miotonica, abbiamo accennato l’altra volta, mentre è una malattia a esordio in età adulta possiamo avere, quando l’espansione aumenta in modo incontrollato arrivando a centinaia, migliaia, possiamo avere delle cosiddette forme congenite di distrofia miotonica gravissime in cui il fenotipo si manifesta direttamente alla nascita e quelle forme sono trasmesse dalla madri. Esiste un altro gruppo di malattie da espansione di triplette che sono un pò a parte rispetto a quelle di cui abbiamo parlato di quelle di tipi 1 e di tipo 2 perché sono triplette un pò atipiche e si parla di espansioni di poli-alanine e questo solo per sapere che esistono come numero di triplette siamo come nel caso delle malattie di tipo 1 quindi siamo 10-20 normalità allele espansi al di sotto o più un limite un pò più basso tra i 17-33 anche in questo caso parliamo di triplette all’interno della regione codificante e in questo caso la tripletta codifica per un aminoacido e parliamo di poli-alanina, rispetto alle poli-glutamine queste espansioni sono abbastanza stabili non c’è quella tendenza all’instabilità, all’anticipazione e il tratto poli-alaninico non è associato incontrovertibilmente o a un guadagno di funzione o a una perdita di funzione ma può conferire entrambi le cose. Sono malattie caratterizzate per lo più presenti in fattori di trascrizioni cioè geni che svolgono ruoli importanti in processi dello sviluppo tranne con unica eccezione che è una forma di distrofia muscolare particolare che è la distrofia muscolare oculofaringea e colpisce prevalentemente i muscoli oculari e della faringe che è abbastanza invalidante perché colpendo i muscoli della faringe può determinare problemi della deglutizione. Per chiudere l’argomento delle classi particolari delle malattie genetiche c’è rimasto solamente quest’altro gruppo che è il gruppo delle malattie da difetto dell’Imprinting, e l’imprinting è stata scaricato da www.sunhope.it 51 scaricato da www.sunhope.it assimilata a una battaglia tra i sessi perché appunto è determinata da una differenziale espressioni di geni che siano derivati dal padre o dalla madre ed è una battaglia che è stata descritta a cominciare già dalla formazione dello zigote. Quale è la definizione di imprinting? Fino adesso di tutti i casi che abbiamo parlato di tutte le modalità di trasmissioni non abbiamo mai fatto distinzioni tra il fatto che quel gene fosse di origine materna o paterna tranne nel caso ci troviamo di fronte a una trasmissione legata a mutazione del cromosoma X o cromosoma sessuale però per mutazioni che derivano da autosomi noi dicevamo classicamente che non c’è differenza di trasmissione alla progenie sulla base del sesso, era dato per scontato che entrambe gli alleli paterni e materni si esprimessero allo stesso modo; questo non vale per alcuni geni e questa è stata una recente scoperta che è stata effettuata nell’ambito della genetica medica, ci sono alcuni geni che fanno eccezione perché l’espressione di questi geni dipende dall’origine parentale degli alleli. Per alcuni geni che sono geni soggetti all’imprinting viene espresso solamente l’allele di origine materna e per altri solo l’allele di origine paterna e a questo fenomeno si dà il nome di impritinting genomica; quando parliamo di un gene imprinted si definisce imprinted la copia del gene che non viene espresso quindi dire che un gene presenta un imprinting materno vuol dire che la copia materna non viene espressa ma viene espressa solo la copia paterna quindi impriting è la copia del gene che non viene espresso. Es. di geni che sono sottoposti a imprintig, consideriamo tre geni, anticipiamo già adesso i geni imptinting non sono quasi mai localizzati isolatamente nel genoma ma sono presenti in gruppi, in cluster in cui c’è alternanza di imprinting materna o paterna per cui se facciamo l’ es. di un cluster di geni imprinted abbiamo che il primo di questi geni qui non è imprinted è acceso, on, sia sulla copia materna che paterna, invece il gene a fianco presenta l’imprinting in particolare in questo è imprinted materno però è paterno l’express, quindi è imprintata la copia materna che vedete spenta, off, ed è accesa quella paterna, al contrario quest’altro è imptinting materno per cui la copia paterna è spenta e la copia materna è accesa quindi vedete che c’è l’alternanza cioè viene espressa solo una delle due copie. Questo fenomeno dell’imprinting è stato scoperto recentemente, una scaricato da www.sunhope.it 52 scaricato da www.sunhope.it trentina di anni fa, dei ricercatori effettuarono questa manipolazione di trapianti di nuclei nell’embrione di topo e formarono degli embrioni di topo che erano manipolati in modo da contenere o 2 genomi materni o 2 genomi paterni e l’idea è che si dovessero sviluppare correttamente perché presentavano il corredo cromosomico appropriato e invece questi genomi un pò aberranti non si sviluppavano correttamente e in particolare si osservava che gli embrioni che presentavano due nuclei di orgine materna, si sviluppavano più o meno regolarmente almeno all’inizio nella componente dell’embrione vero e proprio ma presentavano un sviluppo minimo, assente, delle componenti membrane extraembrionali cioè della placenta si formava un abbozzo di embrione ma non si formava la placenta. Invece al contrario quando andavamo a osservare embrioni con due genomi paterni si aveva una crescita quasi normale della placenta, delle componenti extraembrionali ma strutture embrionali altamente anomali. Questa situazione ha un riscontro anche in patologia ci sono dei casi di patologia umana in cui si osserva che sono dovuti alla presenza di genomi sbilanciati di questo tipo, in particolare abbiamo la forma di tumore placentare che si chiama Mola Idatiforme che è un tumore che si verifica nell’uomo ed è abbastanza raro che è causato dalla presenza di due corredi aploidi di origine materno senza contributo materno quindi praticamente sono tumori placentari che danno luogo a una pseudogravidanza in cui si forma solamente questo tessuto placentare tumorale e si è visto che sono dovuti alla formazione di uno zigote formato solamente da due componenti aploidi materni. Il Teratoma Ovarico è un tumore ovarico benigno che deriva da cellule che contengono due genomi femminili, questo tumore ovarico si forma delle masse embrionali che contengono tessuti dei vari foglietti embrionali e sono caratterizzati dalla presenza di genomi con due componenti femminili. Poi ci sono altre osservazioni cliniche, si è visto che in gravidanze umane con assetto Triploide hanno caratteristiche diverse a seconda che il genoma in più sia materno o paterno quindi un certo tipo di triploidia con un cromosoma in più non si presenta allo stesso modo in vari soggetti ma si presentono in modo diversa a seconda che il cromosoma in più sia di origine materna o paterna. scaricato da www.sunhope.it 53 scaricato da www.sunhope.it Alcune malattie che si manifestano con un ereditarietà autosomica dominante e si manifestano solo quando è ereditato da un genitore e no quando ereditati dall’altro, oppure, la stessa cosa, la delezione di certe regioni cromosomiche che dà luogo a un certo fenotipo a seconda che si trova sul cromosoma di origine materna o paterno e questa è la sindrome di Padrer-Willi e Angelman. I geni imprinting sul genoma che si conoscono fino a tutto oggi non sono moltissimi ma rappresentano un problema rilevante per la medicina, e sono molte le malattie dovute a deficit dell’imprinting ad oggi se ne conoscono circa 156 che sono sottoposti a imprinting e di questi circa una 60 possono essere in grado di influenzare lo stato di salute. Quasi tutti i cromosomi presentano geni imprintati però la maggior parte sono clusterizzati distribuiti su alcuni cromosomi, il 2-6-7-11-14-15-16-20 e in particolare 11 e il 15 sono quelli che hanno maggiore rilevanza per la patologia, e ora ci soffermeremo su quelli del cromosoma 15, un cluster di geni imprintati sul cromosoma 15. Questi geni imprinted sono spesso geni coinvolti nel controllo della crescita fetale e poi vedremo che questa evidenza del controllo del coinvolgimento di questi geni nella crescita fetale ha dato origine a una teoria che cerca di spiegare il perché l’origine evolutiva del fenomeno dell’imprinting. Non solo isolati nel genoma ma tendono a formare dei cluster in cui c’è un’alternanza di geni imprinted di origine materna e paterna e in cui c’è anche la presenza di loci che controllano l’efficacia dell’imprinting quindi si parla anche di centri rilevatori dell’imprinting nell’ambito di questi cluster. Abbiamo accennato prima alla metilazione, la metilazione è una modifica del genoma che ci può funzionare come un interruttore di alcuni geni quindi metilando una certa regione genomica in particolare il promotore noi possiamo accendere in quel caso spegnere il gene che si trova a valle e quindi a seconda che quel promotore sia metilato o non metilato il gene associato a questo promotore sarà acceso o spento. Quindi il fatto che le due copie alleliche di geni una sia acceso e l’altra spento è dovuta alla metilazione differenziale dei due alleli e quindi uno dei due alleli sarà metilato e l’altro no, i geni imprinted possono essere sia dei geni codificanti per proteine che geni che rappresentano RNA non codificanti non tradotti. Quindi la modificazione principe che svolge scaricato da www.sunhope.it 54 scaricato da www.sunhope.it il ruolo principale è la metilazione del DNA, la metilazione è l’addizione covalente di gruppi metilici alle basi del DNA e nelle cellule eucariote questa modifica avviene a livello delle citosine ed è associata a ridotti livelli di trascrizione dei geni quando parliamo di una regione metilata intendiamo che c’è una inattivazione del gene associata. La metilazione quindi è un fenomeno che serve a regolare lo spegnimento e accensione del gene e gioca un ruolo nell’imprinting. In questo caso a differenza negli altri casi la metilazione è un fenomeno per cui un gene che dovrebbe funzionare come abbiamo detto all’inizio noi possediamo un certo genoma tranne nei casi di mosaicismo però normalmente è uguale in tutte cellule però poi ogni cellula presenta un corredo di geni che sono attivi o spenti e a questo livello la metilazione gioca un ruolo nel dire chi è acceso o chi è spento in certo tessuto, per es. il gene della rodopsina che è importante per la visione sarà acceso solamente nei fotorecettori ma sarà spento nelle cellule muscolari poco funzionanti perché non ci serve e proprio li sarà la metilazione a giocare un ruolo però appunto proprio in quel caso li la metilazione è presente su entrambe gli alleli del locus nel caso dell’imprinting la metilazione sarà di tipo differenziale per cui all’interno di un locus un allele sarà metilato e l’altro no. Ad esempio se noi consideriamo un gene imprintato vediamo che l’allele 1 presenterà metilazione, la cromatina sarà compattata e questo gene non sarà trascritto; mentre sull’altro allele non ci sarà metilazione la cromatina sarà in forma srotolata e il gene si potrà trascrivere. Questa metilazione può avvenire in varie fasi dello sviluppo addirittura può essere introdotta nella linea germinale e mantenuta durante lo sviluppo in tutte cellule, però vi possono esserci anche dei casi in cui questa metilazione può modificarsi nell’ambito dello sviluppo quindi diciamo che è un processo molto dinamico e questi processi di metilazioni differenziali rientrano nelle modifiche genetiche che noi osserviamo nel genoma quindi sono modifiche che non sono stabilmente presenti nel nostro genoma ma possono essere introdotte o rimosse a seconda dell’esigenza del tessuto. Leggendo una lista di geni imprintati che possono svolgere un ruolo in patologia e distinguiamo le forme classiche in cui c’è un diretto coinvolgimento di questi geni che svolgono un ruolo principale nella genesi di queste malattie genetiche e questi sono i scaricato da www.sunhope.it 55 scaricato da www.sunhope.it classi geni imprintend e ci soffermeremo sulla Prader-Willi e sulla Angelman e poi altre situazioni in cui c’è più probabile coinvolgimento di altri geni imprintati in cui ci sono anomalie cromosomiche come la sindrome di Turner e poi ci sono fattori di suscettibilità da malattie complesse il cui meccanismo ancora non è ben chiarito. Le classiche malattie di geni imprinted sono due gruppi, uno sul cromosoma 11 e uno sul cromosoma 15 che danno luogo a queste malattie genetiche che hanno rappresentato un mistero per molti anni e ci soffermeremo su queste due sulla sindrome di PraderWilli e sulla sindrome di Angelman. Per quanto riguarda il meccanismo di mutazione è abbastanza simile a quello che abbiamo visto per le altre condizioni quindi mutazioni puntiformi, mutazioni dell’intero gene, mutazioni del centro dell’imprinting e vi ho accennato che esiste il centro dell’imprinting che regola il corretto imprinting di questa regione e quindi vi possono essere mutazioni al carico di questo locus e che possono essere mutazioni puntiformi ma c’è un terzo meccanismo che è particolare per queste malattie che si chiama Disomia Uniparentale che vedremo dopo. Per quanto riguarda la Prader-Willi e la Angelman dal punto di vista clinico si presentano con un quadri abbastanza diversi tra loro; nel caso della sindrome di Prader-Willi si presenta con un quadro abbastanza precoce ipotonia, facies particolare, occhi a mandorla, strabismo, questi bambini si presentano con capelli chiari e ipopigmentazione e con ritardo mentale medio, la cosa più caratteristica dal punto di vista clinico di questa malattia è l’iperfagia cioè sono bambini che hanno un impulso irrefrenabile a mangiare e diventano obesi proprio per questa loro iperfagia tanto che a volte i genitori devono chiudere il frigorifero perché loro hanno questo impulso convulsivo a mangiare. La sindrome di Angelman ha un quadro particolare di inappropriato eccessi di riso di questi bambini che presentano postura atipica detta a marionetta e presentano un quadro neurologico con epilessia e anche questi bambini presentano una facies particolare con lingua protrusa e bocca larga etc. e quello che c’è in comune tra le due sindromi è il ritardo mentale grave con assenza di parole; se mettiamo insieme i due quadri vediamo che sono per lo più abbastanza diversi hanno qualcosa in comune l’ipopigmentazione e il ritardo mentale però nel scaricato da www.sunhope.it 56 scaricato da www.sunhope.it complesso sono abbastanza diversi. Nella maggior parte dei casi questi pazienti sono sporadici quindi non c’era una chiara evidenza di familiarità, la cosa che ha colpito dall’inizio che entrambi queste patologie erano dovute ad anomalie della stessa regione del cromosoma 15, quindi di una delezione, un’assenza di questa regione del cromosoma 15 tra la banda Q1-1 e Q1-3 e la cosa sorprendente che alcuni soggetti che presentavano questa delezione avevano la Prader-Willi e altri la Angelman e possono essere affetti sia maschi che femmine ed è rimasto un qualcosa di misterioso per molto tempo per capire perché poi la stessa regione è associata a due malattie diverse. L’analisi molecolare ha dimostrato che è deleto lo stesso intervallo ma dopo si è chiarito che la differenza del fenotipo è dovuto alla differente origine parentale della delezione in particolare quando ad essere deleto era l’allele paterno si aveva la sindrome di Prader-Willi quando invece ad essere deleto era l’allele materno si aveva la sindrome di Angelman e ciò ha portato appunto anche sulla base degli altri studi di cui abbiamo accennato prima fatti nel topo all’ipotesi che nella regione ci fossero 2 più geni imprinting in maniera opposta alla regione deleta. Quello che si è ipotizzato è che nel gene o geni che causano nel Prader-Willi è espresso esclusivamente nell’omologo paterno e questo spiega perché se la delezione viene trasmessa dal padre, e poiché l’allele paterno è l’unico che viene espresso avere una delezione dell’allele paterno significa non avere espressione di quel gene nel soggetto per cui avremo la malattia; per quanto riguarda l’Angelman il discorso è opposto, il gene che causa sindrome di Angelman che in questo caso è noto e si chiama UB-3A, è un gene specifico è espresso nell’omologo materno e quando quella regione è deleta sull’allele materno l’individuo non avrà espressione del gene UB-3A e quindi avrà la sindrome di Angelman quindi la delezione dell’allele espresso determina Mullisomia e anche se c’è l’altra copia sull’altro allele, ma l’altro allele non può essere espresso perché è metilato, quindi il soggetto non avrà espressione di quel gene quindi avrà mullisomia e come se avesse 0 copie di quel gene, anche se una copia genomicamente c’è. In questo caso l’ereditarietà è completamente deviata rispetto alle regole mendeliane e quindi non possiamo solo in base alla trasmissione dire chi è affetto e chi no, quindi dobbiamo scaricato da www.sunhope.it 57 scaricato da www.sunhope.it tenere conto di chi trasmette l’allele mutato, per la delezione il discorso può essere ancora relativamente semplice ma a complicare le cose c’è il fatto che che c’è un nuovo meccanismo di mutazione che è stato identificato in queste malattie che è al Disomia Uniparentale che consiste nel fatto che per uno stesso locus questi soggetti presentano 2 copie dello stesso cromosoma ereditati dallo stesso genitore mentre nessuna copia deriva dall’altro genitore quindi noi possiamo avere che qui trovandoci qui nel caso del cromosoma 15 noi potremmo avere nel caso del gene della sindrome di Angelman UB-3A vengono ereditate due copie di origine paterna il soggetto con disomia uniparentale di questo tipo manifesterà la malattia perché le due copie paterne non si possono esprimere e viceversa con la sindrome di Prader-Willi quindi malattie dell’imprinting sono state alla base della scoperta alla base di questo nuovo meccanismo di mutazione che appunto è la presenza di due copie, di due regioni cromosomiche che hanno la stessa origine parentale. Quindi per riassumere un pò il meccanismo delle mutazioni che causano imprinting qui c’è il parallelo tra la sindrome di Prader-Willi e Angelman nella maggior parte dei casi la malattia è dovuta nel 75% dei casi è dovuta a una delezione del cromosoma 15q, quindi una delezione visibile, nella sindrome di Prader-Will abbiamo una notevole quota 20-25% che è dovuta a disomia uniparentale mentre un pò più bassa un 2% nella sindrome di Angelman, nel caso della Prader-Willi possiamo avere mutazioni puntiformi nei geni e anche se come vi dicevo non è ancora ben chiaro perché sono vari i geni associati a Prader-Willi mentre più semplice il discorso nell’Angelman perché li è stato identificato il gene che si chiama UB-3A e li sono state identificate le mutazioni. Nel caso di disomia uniparentale materna abbiamo che coinvolge la regione di PraderWilli e abbiamo la sindrome di Prader-Willi perché abbiamo la delezione dell’omologo paterno e abbiamo due copie di quel gene che sono tutti e due di origine materna e non avremo nessuna copia paterna per cui avremo la Prader-Willi invece al contrario se la disomia uniparentale di tutta la regione è di origine paterna avremo la sindrome di Angelman perché manca l’allele materno che è l’unico che viene espresso. Meccanismo alla base della disomia uniparentale potrebbe essere una non disgiunzione nella scaricato da www.sunhope.it 58 scaricato da www.sunhope.it meiosi ovviamente è questa la cosa che riguarda specificamente quella regione del cromosoma, osservando la struttura del cluster della Prader-Willi e Angelman tutta la regione che è soggetta, poi abbiamo il gene UB-3A ed è il gene che provoca la sindrome di Angelman poi abbiamo i geni che sono stati messi in relazione alla sindrome di Prader-Willi e vi dicevo all’inizio che questi sono geni sia codificanti per proteine che geni non codificanti infatti questi geni SNRPN non codificanti per proteine che sembrano avere un ruolo importante per la genesi della Prader-Willi, poi si osservano geni espressi paternamente e maternamente. La teoria che è stata avanzata per spiegare il motivo della presenza del imprinting di questa complicazione è una teoria che al momento è ancora valida cioè del conflitto parentale. È stato detto che i geni coinvolti nel imprinting sono coinvolti nella crescita fetale quindi molti geni imprinting sono espressi nella placenta e ciò avviene in modo antagonistico e questo avviene soprattutto negli organismi placentari, in geni espressi si è visto che quelli che vengono espressi dal cromosoma paterno aumentano la crescita mentre i geni espressi dal cromosoma materno tendono a sopprimere la crescita del feto, questa dicotomia è stata dimostrata con il fatto che ci sono interessi diversi da parte del padre e della madre riguardo la loro progenie, l’idea sarebbe che il proprio figlio cresca nel modo migliore a scapito delle risorse della madre quindi debba attivare in modo incontrollato la crescita sottraendo risorse alla madre mentre la mamma ha l’interesse di conservare le proprie risorse per vari figli e possono essere anche da altri individui e non dal individuo stesso per cui c’è questa tendenza al contrasto tra le copie paterne che tende a sottrarre energia alla madre invece la madre tende a mantenere le risorse per altri figli. Riassumendo, sull’eccezione delle complicazioni sull'ereditarietà mendeliane possiamo dire che vi sono alcune regole e alcune eccezioni: le malattie monogeniche normalmente si trasmettono secondo pattern ben definiti (cromosomi dominanti, recessivi X linked) e questo quando le mutazioni sono presenti sul cromosoma nucleare e una delle eccezioni che è stata osservata è quando queste mutazioni vengono trasmesse su di un altro genoma e cioè sul genoma mitocondriale e quindi l’ereditarietà mitocondriale rappresenta un eccezione ad i normali pattern di ereditarietà mendeliana proprio scaricato da www.sunhope.it 59 scaricato da www.sunhope.it perché i mitocondri si trasmettono in modo madre lineare. Altro esempio di eccezione è che quando ci troviamo di fronte a mutazioni de novo è stato detto che c’è assenza di ricorrenza quindi queste mutazioni sono molto infrequenti 1/100milioni ma l’eccezione a questa regola è quando non ci troviamo di fronte a questo tipo di mutazione de novo ma quando ci troviamo di fronte a mosaicismo germinale, quindi attenzione a distinguere mutazione de novo e mosaicismo germinale come nel caso dell’osteogenesi imperfetta. Per un locus autosomico il figlio in genere eredita un allele da ciascuno dei due genitori eccezione può essere quello della presenza di segni parentali in cui il figlio riceve nello stesso locus due copie dallo stesso genitore. In ultimo, Entrambi gli alleli di un locus autosomico sono ugualmente espressi cioè nel caso in cui quel gene sia imprinting, come la Prader-Willi e la Angelman. Ultima grossa eccezione, le mutazioni vengono ereditate stabilmente tranne quando le mutazioni sono instabili come nel caso di malattie da triplette. Dopo il discorso delle malattie monogeniche, incominciamo a parlare delle malattie cromosomiche, cosa diversa in quanto prima abbiamo parlato di singoli geni mentre qui parliamo di grosse regioni e più geni coinvolti e quindi parliamo di anomalie e della struttura dei cromosomi. Per parlare di queste anomalie bisogna parlare un po di citogenetica che non è altro che lo studio della struttura della funzione dell’evoluzione dei cromosomi ed ha una vita molto più lunga rispetto alla genetica molecolare in quanto la citogenetica è stata studiata molto prima degli studi molecolare e quindi abbiamo una decifrazione cromosomica molto prima rispetto agli studi del menoma umano. La citogenetica si occupa anche dello studio del comportamento dei cromosomi durante la divisione somatica e germinale quindi durante la mitosi e la meiosi ed ha una storia molto più lunga della genetica molecolare (1956) quando furono messi appunto le prime tecniche per l’analisi dei cromosomi e si stabilì che il numero di cromosomi in condizioni di normalità era 46, quindi ha una tradizione più lunga. scaricato da www.sunhope.it 60 scaricato da www.sunhope.it Le malattie cromosomiche sono una grossa categoria di malattie genetiche che possono avere dei segni comuni che si riscontrano in vari pazienti a prescindere dal tipo particolare di difetto e in genere sono rappresentate dalla perdita della capacità riproduttiva, dalla presenza di malformazioni congenite (dimorfismi, ritardo mentale) e spesso queste malattie sono associate anche ad eventi oncologici. Quindi quando ci troviamo di fronte un quadro complesso in cui dove possono essere presenti altre manifestazioni e ritroviamo di fronte uno di questi segni, dobbiamo sempre sospettare un anomalia cromosomica più o meno grave. Sono una grossa categoria di malattie genetiche, tra cui la sindrome di Down, sono responsabili di qualche centinaio di differenti sindromi genetiche definite identificabili e sono più comuni di tutte le malattie genetiche mendeliane da alterazioni di un singolo gene quindi possono colpire una significativa % di nati vivi e gravidanze. La maggior parte delle malattie cromosomiche non arriva ad un evidenza clinica perché sono incompatibili con la vita quindi il numero di patologie cromosomiche teoriche che possono esistere è molto più elevato e dà le sue manifestazioni nella vita intrauterina quindi noi non arriveremo mai a vedere clinicamente queste manifestazioni proprio perché sono incompatibili con la vita. Queste anomalie possono essere dovute o alla deficienza o eccesso di interi cromosomi o frammenti di cromosoma e quindi non colpiscono i singoli geni ma molti geni. Rispetto alle malattie poligeniche o multifattoriali sono rare però sono multo più frequenti rispetto alle malattie mendeliane, ma la cosa importante è che è frequente causa di aborto quindi la maggior parte delle aberrazioni cromosomiche non arrivano alla manifestazione clinica proprio perché determina la morte intrauterina. Giusto un ricordo per la struttura dei cromosomi: il cromosoma presenta un braccio corto P e un braccio lungo Q con due telomeri che sono le estremità terminali ed il centromero al centro quando osserviamo i cromosomi dobbiamo ricordare che vengono osservati in un momento particolare della mitosi nella tecnica del cariotipo in un momento particolare che è la metafase e in questa fase il cromosoma è formato da due cromatiti perché si è avuta la replicazione del DNA quindi ogni cromosoma presenterà una doppia porzione di DNA e ognuna di queste sarà presente su di un scaricato da www.sunhope.it 61 scaricato da www.sunhope.it cromatide e i cromatidi si congiungeranno a livello del centromero, quindi il centromero unisce i due cromatidi fratelli per un appropriata segregazione alla mitosi e alla meiosi. Per quanto riguarda il telomero, fino a poco tempo fa si considerava una struttura inerte ma nel telomero sono presenti delle porzioni ripetute tipo satellite, ma si è visto che presentano delle proprietà protettive cioè proteggono le estremità dei cromosomi dalla degradazione e dalla fusione con altri cromosomi, si è visto anche che la maggior o minore integrità del telomero durante l’invecchiamento è quello che determina il processo di invecchiamento di un individuo per cui la protezione del telomero protegge le cellule dall’invecchiamento. Ricordando la mitosi, ci sono varie fasi che consiste nella duplicazione con l’origine di due cellule da un'unica cellula e si verifica nelle cellule somatiche, mentre nella meiosi che si verifica nei gameti e porta alle formazioni dei gameti e da 1 cellula madre si arriva a 4 cellule figlie che hanno un menoma apolide quindi ad un singolo corredo cromosomico. Le fasi della meiosi maschile avviene per tutta la vita mentre la meiosi femminile si completa durante la fertilizzazione. I cromosomi possono essere visualizzati sulla base della dimensione, posizione del centrometro è alla modalità di distribuzione delle bande cromosomiche. Per quanto riguarda la dimensione è importante perché in base alla dimensione che i cromosomi vengono distinti e assegnati un numero ai cromosomi da 1 a 22 più i cromosomi sessuali e i numeri indicano l’ordine di grandezza cioè dal 1 sarà il più grande e così via… questa regola vale per tutti tranne per i cromosomi sessuali. Per quanto riguarda la distinzione del centromero in quanto non si trova esattamente al centro del cromosoma, se è posizionato al centro viene detto metacentrico e di solito sono i cromosomi più grandi (1, 3, 16, 19, 20) in altri casi il cromosoma viene ad essere localizzato più asimmetricamente rispetto ai due bracci viene denominato cromosoma submetacentrico in cui c’è un asimmetria nella posizione del centrometro però si distinguono braccio lungo e quello corto. Mentre per quanto riguarda il cromosoma detto aplocentrico dove si osserva il centromentro che corrisponde quasi ad un telomero con un braccio corto quasi assente e in questo caso (21, 22) il braccio corto conterà più eterocromatina che geni. Ultimo scaricato da www.sunhope.it 62 scaricato da www.sunhope.it aspetto è quello delle bande servono ai citogenetisti per individuare regioni particolari come 15-Q, quindi sono punti di riferimento artificiali dove i citogenetisti coloreranno con coloranti più chiari (regioni ricche di GC, le quali sono quelle più presenti) o più scuri (regioni ricche di AT, sono regioni di DNA più ripetuto) e poi queste bande verranno numerate a partire dal centrometro. Con queste metodiche permette ai citogenetisti di individuare il cariotipo che è il patrimonio cromosomico di un individuo. Per effettuare il cariotipo si parte da un prelievo di sangue precisamente di linfociti oppure mediante biopsia cutanea, liquido amniotico (amniocentesi), in caso di tumore come leucemia si effettua il prelievo di midollo osseo. Le anomalie cromosomiche, come già accennato, sono responsabili nel grosso numero di aborti nel primo trimestre di gravidanza e sono presenti in circa lo 0,5% delle nascite in particolare la sindrome di Down, sindrome del X fragile, anomalie delle cellule somatiche. Le anomalie cromosomiche possono essere: anomalie di numero dei cromosomi cioè aploidia e anomalie strutturali dei cromosomi. scaricato da www.sunhope.it 63 scaricato da www.sunhope.it Banfi 1.4 (Lunedì 25 Marzo 2013) Tipi di Anomalie Cromosomiche Anomalie Strutturali Cromosomiche Nell’ultima lezione abbiamo accennato la struttura del cromosoma, come si distinguono i cromosomi sulla base della grandezza, posizione del centrometro, come si possono visualizzare i cromosomi con il test del cariotipo, fino alle anomalie cromosomiche. Le anomalie cromosomiche rappresentano una grossa fetta delle malattie genetiche e possono essere suddivise sulla base di alterazione del numero dei cromosomi e alterazioni strutturali. Per quanto riguarda le Anomalie Numeriche si dividono in due grosse sotto categorie una che prevede l’alterazione del Aploidia e un l'altra che prevede la variazione del numero, in genere di un cromosoma, e si parla di Aneuplodia. Alterazioni del Aploidia rappresentano un fenomeno interessante dal punto di vista biologico ma legato dal punto di vista clinico non costituiscono un problema rilevante per la pratica clinica perché sono situazioni che raramente arrivano a manifestarsi un loro fenotipo questo perché per alterazioni dell’Aploidia si intendono alterazioni molto importante per i numeri dei cromosomi che sono incompatibili con la vita. Noi sappiano che il set di una cellula somatica normale presenta un corredo cromosomico diploide perché è formato da una coppia di cromosomi per cui il numerosi cromosomi normali di una cellula somatica è 46 (2x23, 23 è il corredo cromosomico standard che moltiplicato x 2 che sono le cellule germinali). Mentre nel nostro organismo ci sono delle cellule che presentano un corredo cromosomico che è la metà del corredo diploide e cioè il corredo apolide e sono le cellule germinali (spermatozoo e ovociti) che è formato da 23 cromosomi, ovviamente per avere la corretta formazione dello zigote le cellule germinali devono dimezzare il numero di cromosomi in modo che quando si ha la fecondazione e la fusione dell’ovocita con lo spermatozoo si ristabilisce il numero normale di cromosomi. Quindi diploide nelle cellule somatiche e apolide nelle cellule germinali. scaricato da www.sunhope.it 64 scaricato da www.sunhope.it Tutte le alterazioni di questo corredo cromosomico vanno sotto il nome di Alterazioni Aploidia e le alterazioni che si possono riscontrare è la Triploidia e Tetraploidia. Per cellula triploide si intende quella cellula che presenta un numero triplo del corredo cromosomico quindi 3n cioè 3x23 e che da un punto di vista di cariotipo si identificano il 69 che è il numero dei cromosomi più i cromosomi sessuali. La triploidia può derivare dalla fecondazione di un singolo ovocita da parte di due spermatozoi oppure da una difettosa meiosi nel corso della produzione di un gamete diploide e questo consegue che si può avere anche la tetraploidia con la presenza di un corredo cromosomico 4n cioè 4x23 che si arriva a 92 cromosomi e questo è un difetto che in genere non si verifica nella meiosi ma un difetto della mitosi e si verifica a carico della prima divisione dello zigote. Questi tipi di alterazioni sono talmente aberranti che non sono compatibili con la vita e risultano in genere in rapporto con gli aborti spontanei, ma in alcuni rari casi queste situazioni possono arrivare alla nascita ma con durata della vita molto breve. La triploidia può derivare per la maggior parte dei casi dalla fecondazione di un ovocita da parte di due spermatozoi con la formazione di con corredo triploide, oppure in casi più rari può avvenire la fecondazione di un ovocita diploide che non ha completato la sua maturazione quindi presenta ancora un corredo diploide da parte di uno spermatozoo o anche da un ovocita normale che viene fecondato da uno spermatozoo diploide cioè che non ha completato la sua maturazione. La Tetraploidia invece, non deriva per lo più da problemi nel ambito della meiosi o della fecondazione ma deriva da un’anomala divisione mitotica di uno zigote che si è correttamente formato e deriva dal caso in cui ci sia un anomala duplicazione della mitosi in cui si ha duplicazione del DNA senza la divisione cellulare per cui alla fine si avrà la formazione di uno zigote tetraploide. Dal punto di vista clinico la frequenza di triploidie è molto alta per spiegare situazioni di aborto 1 su 14 aborti è causata da triploidia. In oltre si può avere una varia distribuzione cioè a seconda della presenza di cromosomi sessuali. Mentre è molto più rilevante a livello clinico il discorso delle Aneuplodie dove parliamo di alterazioni del numero di cromosomi scaricato da www.sunhope.it 65 scaricato da www.sunhope.it che riguardano un singolo cromosoma che può essere in eccesso o in difetto, quindi quando abbiamo un acquisizione di un cromosoma in più ci troviamo in presenza di una Trisomia, quando siamo alla presenza di un cromosoma in meno parliamo di Monosomia. Nel caso della Monosomia quello che osserviamo è che al fronte di un corredo cromosomico normale XX quindi un fenotipo femminile si può osservare un esempio con il cromosoma, il numero 5, in meno e questo cariotipo verrà identificato con 45 meno 5 ed il genotipo sessuali XX. Dal punto di vista biologico quello che comporta la monosomia è quello di slatentizzare, rendere evidenti dei caratteri, delle mutazioni recessive che normalmente nel ambito di un genotipo normale, perfettamente diploide, la presenza di mutazioni recessive in eteroziogosi sono compensate dall’altro allele che è normale. Ovviamente i caso di monosomia quello che abbiamo è che tutti gli alleli, le mutazioni recessive che sono localizzate sul cromosoma mancante non vengono compensate dal cromosoma normale per cui si ha un fenotipo molto grave che porta alla monosomia di quel allele e quindi determina la slatentizzazione di caratteri recessivi e questo è grave perché tra le mutazioni recessive che possiamo avere ci saranno alcune che avranno un significato incompatibile con la vita, quindi ciò determina la letalità della maggior parte delle situazioni monosomiche. Al contrario nella Trisomia abbiamo la presenza di un cromosoma in più, ad esempio in una cellula che è normalmente diploide si può osservare che all’interno sono presenti 3 cromosomi. Anche la Trisomia ovviamente può portare dei problemi perché determinerà un fenotipo che è altamente deleterio (nel caso della monosomia è sempre deleterio e nella maggior parte dei casi è letale) ma non al 100% dei casi sarà letale e in ogni caso quello che ci sarà sarà un dosaggio genico perché avremo la presenza di una triplice copia dei geni che sono presenti sul cromosoma soprannumerario. Nel caso dell’Aneuploidia sono nella maggior parte sono dovute ad un problema che si verifica al livello della meiosi cioè una non disgiunzione nella meiosi, quindi nell’ambito della meiosi non si avrà una corretta segregazione dei cromosomi per cui una delle cellule figlie potrà avere degli sbilanciamenti dei cromosomi per cui una delle cellule figlie potrà avere una situazione di presenza di due coppie dello stesso cromosoma e l’altra cellula invece l’assenza del scaricato da www.sunhope.it 66 scaricato da www.sunhope.it cromosoma del cromosoma in questione. Quindi la non disgiunzione meiotica causa una variazione del numero dei cromosomi che è causata dall’incapacità di una coppia di omologhi appaiati di segregare correttamente la meiosi, potremmo avere anche dei problemi di mitosi però in questo caso porteranno ad un mosaicismo che probabilmente sarà molto meno grave. Nell’ambito delle meiosi il problema della non disgiunzione può non verificarsi in due momenti o nell’ambito della prima divisione meiotica o nell’ambito della seconda divisione meiotica e da un punto di vista biologico ci sono due grandi differenze: immaginiamo, in un problema di non disgiunzione che succede a carico della prima divisione meiotica si parte dal gamete e quello che succede è che se non si ha disgiunzione nell’ambito della prima divisione meiotica avremo una cellula che sarà completamente monosomica cioè non riceverà nessuno dei due cromosomi 21, mentre in un altra cellula riceverà 2 cromosomi 21 quindi si avrà uno sbilanciamento per cui avremo che 2 delle cellule origineranno da questo problema di non disgiunzione meiotica una volta che andrà ad essere fecondato dal altro gamete avrà un genotipo trisomico mentre nell’altra cellula figlia, derivata da questa prima divisione meiotica, darà luogo a zigoti monosomici che non presenterà nessun cromosoma 21 e quindi la fecondazione da parte dell’altro gamete darà luogo ad altre cellule che sono monosomiche per quel cromosoma, quindi da una singola cellula noi avremo che tutte le 4 discendenti saranno alterate ma un altro aspetto importante è che i due cromosomi che daranno luogo alla trisomia saranno di origine sia paterna che materna, quindi non avendo una prima segregazione della copia materna e copia paterna entrambi andranno a formare lo zigote, quindi nello zigote saranno rappresentati sia il cromosoma 21 che derivano da entrambi i genitori dell’individuo. Nel caso della non disgiunzione della seconda divisione meiotica quello che succederà che se la prima divisione meiotica è andata correttamente in porto avremo che tutte le cellule che deriveranno da uno delle cellule andrà a formare correttamente uno zigote normale, mentre il problema sarà limitato solamente alla progenie che deriveranno da questa problematica seconda divisione meiotica per cui quello che succederà una non disgiunzione della seconda divisione meiotica e quindi avremo un scaricato da www.sunhope.it 67 scaricato da www.sunhope.it numero più limitato di alterazioni, si avrà formazione solo di uno zigote monosomico e uno zigote bisomico, mentre quell’altra cellula andrà correttamente a buon fine nelle successive divisioni. Un'altra differenza è che i cromosomi soprannumerari saranno tutti e due della stessa origine parentale quindi non sarà un cromosoma 21 uno materno e uno paterno ma saranno entrambi deriva da uno dei due genitori quindi per quanto riguarda per il fenomeno dell’imprinting può determinare delle differenze. Quindi come abbiamo visto per le alterazioni per la poliploidia sono incompatibili per la maggior parte con la vita tranne alcune situazioni. Quindi le monosomie come le trisomie sono in genere incompatibili con la vita quindi sono letali quando parliamo soprattutto di autosomi però per le monosomie e trisomie autosomiche sono in genere incompatibili con la vita diverso il discorso per le monosomie e trisomie che colpiscono i cromosomi sessuali, ma lo vediamo dopo. Per quanto riguarda le aneuplodie che colpiscono gli autosomi si hanno tre situazioni che sono compatibili con la vita, quindi per quanto riguarda le monosomie in genere non abbiamo monosomie complete di nessun autosoma infatti come abbiamo visto non sono compatibili con la vita proprio perché slatentizzano i caratteri recessivi. Per le trisomie abbiamo tre situazioni compatibili con la vita che sono la trisomia 21 che è del cromosoma 21 che è una delle malattie genetiche più frequenti (Sindrome di Down) poi abbiamo altre due trisomie quelle del cromosoma 13 che da luogo alla Sindrome di Patau e la trisomia 18 che da luogo alla sindromi di Edwards, sono trisomie compatibili con la vita perché colpiscono 3 dei cromosomi più piccoli e anche perché i problemi di dosaggio genico che sono correlati alla trisomia di questi tre cromosomi non danno dei problemi di letalità quindi possono essere superati dall’organismo. Quindi in ogni caso non sono situazioni che sono sempre compatibili con la vita se cominciamo ad affrontare il discorso della sindrome di Down vediamo il 70% delle gravidanze con sindrome di Down non giunge a termine quindi quello che noi vediamo nella pratica clinica rappresenta solamente la punta di un iceberg quindi la maggior parte delle situazioni di trisomia del cromosoma 21 di sindrome di Down non è compatibile con la vita. Dal punto di vista storico la malattia si chiama così perché fu scaricato da www.sunhope.it 68 scaricato da www.sunhope.it descritta per la prima volta da un medico inglese che si chiamava Down e la descrisse la prima volta alla fine dell’800, un altro momento importante della sindrome di Down fu quando questa sindrome fu associata alla presenza di una trisomia del cromosoma 21, questo è il fenomeno più recente, il riconoscimento del fatto che il nostro corredo cromosomico è di 46 cromosomi è abbastanza recente risale alla fine degli anni 50 e all’inizio degli anni 60, è una delle prime conseguenze di questa evidenza sul fatto che i soggetti con la sindrome di Down presentano una trisomia del cromosoma 21. Come abbiamo detto la sindrome di Down ha una frequenza molto elevata nonostante il discorso di letalità della maggior parte dei casi, è una delle malattie genetiche più frequenti circa lo 0.15% delle nascite 1/800 nascite è caratterizzata da un ritardo mentale molto grave con un quoziente intellettivo tra i 20-50 a seconda dei casi, l’attesa di vita media era molto limitata all’inizio del secolo scorso circa di 9 anni ma grazie ai miglioramenti siamo arrivati a circa 60 anni quindi dà una aspettativa di vita abbastanza buona e come fattore di rischio della sindrome di Down è l’età materna e le cause della trisomia 21 nella maggior parte dei casi nel 95% la sindrome di Down è dovuta a un problema di non disgiunzione meiotica e possiamo anche distinguere che nella maggior parte dei casi la non disgiunzione meiotica si verifica nella prima divisione meiotica; nel 95% dei casi il cromosoma in più è di origine materna quindi c’è questa osservazione che per il problema avviene a carico dell’ovocita anche se le cause non sono bene note ed è questo per cui c’è la stretta correlazione con l’età materna, si è visto che quanto più aumenta l’età materna tanto più c’è maggiore probabilità di avere problemi di non disgiunzione meiotica e questo che ci sia questa associazione con l’età materna. In una certa % di casi, nel 5% dei casi, la sindrome di Down non è associata all’avanzata età materna e questi sono i casi di sindrome di Down dovuto alla presenza di traslocazione sbilanciata quindi non a problemi di non disgiunzione meiotica ma a traslocazioni sbilanciate. Per traslocazione c’è il passaggio di materiale cromosomico dal luogo normale a un altro cromosoma, a un altra regione del genoma e in genere quello che succede è che si ha una traslocazione del cromosoma 21 intero o in parte su un altro cromosoma, e in scaricato da www.sunhope.it 69 scaricato da www.sunhope.it presenza di traslocazioni sbilanciate non abbiamo nessuna associazione con l’età avanzata materna, i casi di sindrome di Down che si verificano non in madri che hanno superato i 35 anni sono per lo più dovute a traslocazioni sbilanciate e mentre in casi di non disgiunzione meiotica la sindrome di Down non presenta un carattere di familiarità quindi la presenza in una famiglia di un evento Down non significa che c’è un maggiore rischio di Down in una successiva gravidanza, questo è quando si verifica in problemi di non disgiunzione meiotica, invece nei casi dovuti a traslocazione invece la buona parte di questi casi il 50% potremmo anche avere una ricorrenza, quindi potremmo avere i cosiddetti casi di Down familiare. Nei casi di traslocazione succede che il cromosoma 21 va a traslocare su un altro locus cromosomico e in genere va a traslocare con il cromosoma 14 o con il cromosoma 22 o il cromosoma 21 stesso. Un’ultima situazione è quella dei mosaici, nei casi dei mosaici il problema non avviene a carico della meiosi ma a carico della mitosi e si ha durante le prime divisioni meiotiche dello zigote, si ha la non disgiunzione dei due cromosomi 21 per cui ci sarà per tutte le cellule discendenti da questa cellula che subisce questo problema presenteranno la trisomia 21 e a questo punto il fenotipo sarà meno grave perché sarà solamente un certo numero di cellule somatiche che presenteranno questa problematica, e quindi a seconda dell’entità delle cellule che presenteranno questa problematica il fenotipo sarà più o meno grave. Possiamo un pò accomunarlo se vi ricordate a quando abbiamo parlato delle malattie mitocondriali, delle poliplasmia, dell’eteroplasmia quindi a seconda del numero delle cellule che presenteranno questo problema, quindi avremo che solamente alcune cellule avranno il genotipo 47+21 mentre le altre saranno normali e quindi le manifestazioni cliniche saranno attenuate. Nel caso di traslocazioni, il genotipo dei 2 genitori da un lato abbiamo un genotipo normale con due coppie di cromosoma 21 e due coppie di cromosoma 14, parliamo del caso più frequente che è quella di una traslocazione 14-21, invece dall’altro possiamo avere individui che presentano un normale cromosoma 21 e un normale cromosoma 14 ma presentano una traslocazione 14-21 e quello che è successo è che il cromosoma 21 si è andato a traslocare a fondere con il cromosoma 14 e in questo soggetto questa scaricato da www.sunhope.it 70 scaricato da www.sunhope.it traslocazione non darà problemi perché sarà una Traslocazione Bilanciata in cui non c’è perdita di materiale genetico, quindi questo soggetto non avrà nessuna caratteristica perché avrà due cromosomi 21 e due cromosomi 14 e l’unica differenza è che una copia di questi cromosomi 14 e 21 sarà presente sullo stesso cromosoma, però quando nella linea germinale questo cromosoma traslocato andrà a formare i gameti è li che si potrà verificare il problema. Quindi in questo caso qua si potrà avere la formazione di gameti che daranno luogo a uno zigote che non potrà sopravvivere in cui avremo la presenza o di una monosomia del cromosoma 21, allorchè questo gamete andrà a essere fecondato del gamete del partner, o la presenza di una monosomia 21 o la presenza di trisomia del 14 non saranno compatibili con la vita; avremo dei casi in cui potremmo avere la formazione di uno zigote normale quando a segregare saranno le copie normale del 14, se invece andrà a segregare in questi gameti la copia traslocata insieme alle copie normali del 14 dell’altro gamete avremo la formazione di un carrer, di un portatore, ma in ultima analisi quello che succederà è che potrebbe segregare in questi gameti un cromosoma traslocato 2114 insieme al cromosoma 21 in questo caso avremmo una triploidia. Nei casi di traslocazione la maggior parte delle traslocazioni colpisce il cromosoma 14, poi il 13-15-21 stesso e queste sono le cause di sindrome di Down non dovuta a disfunzione meiotica, quindi nel caso di non disgiunzione meiotica il fattore principale è l’età avanzata materna negli altri casi non c’è associazione con l’età avanzata materna e c’è possibilità di Down familiare. Dal punto di vista clinica la sindrome di Down, la trisomia 21 è molto frequente, principalmente è caratterizzata da ritardo mentale nel 100% dei casi, sono sempre presenti alterazioni a carico del sistema nervoso centrale, e presenza di Alzheimer dopo i 35 anni, possiamo avere la presenza di ipotonia muscolare e la presenza di bassa statura, poi sono anche caratteristiche le anomalie disfomorfiche che si verificano nella sindrome di Down, come la brachicefalia cioè tipica conformazione del cranio, e l’epicanto che sarebbe la presenza di una plica cutanea in corrispondenza nell’angolo interno dell’occhio e la presenza del cosiddetto telecanto che sarebbe l’aumentata distanza tra i bulbi oculari ma scaricato da www.sunhope.it 71 scaricato da www.sunhope.it l’aumenta distanza tra l’angolo interno dell’occhio, poi abbiamo altre malformazioni disformiche tra le quali la lingua protrudente. Quello che influisce sulla sopravvivenza dei soggetti con trisomia 21 sono soprattutto i difetti cardiaci sono quelli che in passato determinavano una letalità precoce di questi soggetti, sono i difetti cardiaci congeniti caratterizzati dalla presenza di canale atrioventricolare e altri difetti di questo tipo poi possiamo avere anche anomalie gastro-intestinale e la presenza di alterazioni neoplastiche a carico delle cellule del sangue in particolare le leucemie che colpiscono un certo numero di soggetti. L’aspettativa di vita è passata dai 9 anni del 1930 dell’inizio del secolo scorso fino ai 60 di oggi questo però comporta che oltre al problema di ritardo mentale compaiono anche manifestazioni patologiche del morbo di Alzheimer quindi degenerazione dei neuroni cerebrali che abbiamo superato i 35 anni. Quali siano i meccanismi che spiegano questo particolare fenotipo a tutt’oggi non sono chiari, si ipotizza che ci siano alterazioni del dosaggio genico e quindi la triplice copia del cromosoma 21 determina questa problematica, ma il meccanismo specifico che porta alla comparsa di questo fenotipo ancora non è noto, quello che si sa è che il cromosoma 21 contiene circa 350 geni e quello che si ipotizza è che questi geni vadano a interagire con altri geni del genoma e determinando delle cascate molecolari che sono alterati quando nella sindrome di Down viene alterata l’espressione di questi geni. Però si è fatto l’ipotesi che la presenza della copia intera del cromosoma 21 non è necessario per avere la sindrome di Down e infatti è stato introdotto il discorso della regione critica per la sindrome di Down che è ancora sotto discussione cioè che di questi 350 geni esistono alcuni che sono fondamentali per dar luogo alla sindrome di Down, anzi si sono addirittura fatte le ipotesi che alcuni geni sono importanti per il fenotipo cardiologico altri per il sistema nervoso centrale e così via... Quindi che non è necessario la presenza di tutto il cromosoma ma sono alcuni geni del cromosoma 21 perché si abbia questa sindrome però questi dati sono ancora in discussione, ci sono ricercatori che contestano la presenza di questa regione critica per cui sono necessari ulteriori studi per capire qual’è il meccanismo patogenetico della sindrome di Down. Questa è una delle malattie genetiche più rilevanti, più importanti e più frequenti però vi ho detto che vi sono altre due scaricato da www.sunhope.it 72 scaricato da www.sunhope.it forme di trisomia che sono compatibili con la vita, una è la trisomia 18 la sindrome di Edwards, con una frequenza più bassa rispetto alla sindrome di Down, 1/7000 nati e anche in questo caso, nel 90% deriva da una non disgiunzione materna e così come nella sindrome di Down il 70% dei casi non arriva termine quella che vediamo è solo una minima % dei feti arrivano alla nascita, solo il 2.5%, è una situazione più grave della sindrome di Down, vedete il 33% di questi bambini muore nel primo mese e il 50% entro 2 mesi, è caratterizzato da un notevole problema della crescita, peso sotto la norma, difficoltà nell’alimentazione, presenza di idrocefalo, epilessia, malformazioni cardiache gravi, notevoli malformazioni di tipo scheletrico con gambe incrociate. Il cromosoma 21 è il cromosoma che possiede il minor numero di geni questo spiega perché la trisomia del 21 è compatibile con la vita anche in età avanzata, mentre quando parliamo del cromosoma 18 e del cromosoma 13 presentano un numero di geni elevati e i problemi della sopravvivenza sono più elevati. Stesso discorso è per la trisomia del cromosoma 13 (Patau) ancora più rara della trisomia del 18, 1/12.000-20.000 anche qui non disgiunzione materna nella maggior parte dei casi, anche qui il 2.5% dei concepimenti arriva alla nascita e la maggior parte di questi neonati muoiono nei primi 2 mesi di vita, qui ci sono grosse anomalie di formazione del cervello, olopresencefalia, quindi sono anomalie della formazione del cervello con fusione dei due emisferi cerebrali che può arrivare alla cosiddetta ciclopia, quando si ha la fusione dei due emisferi e la presenza di un unico globo oculare, poi abbiamo cecità, sordità, microcefalia, palatoschisi, epilessia e varie malformazioni cardiache. In sintesi le cause di trisomia autosomica nella maggior parte dei casi essendo non disgiunzione meiotica il fattore principale l’età dei genitori che porta a un problema di mal funzionamento del macchinario di ricombinazione all’interno della meiosi, questo è il discorso della trisomia autosomica. L'aneuploidia di cromosomi sessuali sono molto meglio tollerate infatti abbiamo varie entità cliniche nell’ambito dei cromosomi sessuali, quindi possiamo avere sia presenza di monosomie che presenze di trisomie, infatti possiamo avere una monosomia completa del cromosoma X che da luogo alla Sindrome di Turner oppure possiamo avere presenza di trisomie una delle quali è più scaricato da www.sunhope.it 73 scaricato da www.sunhope.it rilevante dal punto di vista clinico è la Sindrome di Klineferter che è caratterizzata da una triplice copia di cromosomi sessuali in cui però il cromosoma sessuale è presente in duplice copia ed è accompagnato da un cromosoma Y. Come sappiamo i cromosomi determinano il sesso di un individuo quindi il genotipo XX è associato ad un fenotipo femminile ed il genotipo XY è associato da un fenotipo maschile. Ovviamente questa evidenza cioè il fatto che nelle femmine ci siamo due cromosomi X ha fatto si che sorgesse un problema per cui come poteva l’organismo impedire il problema di eccesso di espressione della duplice copia del cromosoma X presente nelle femmine? Quindi le femmine avendo due cromosomi X dovrebbero in teoria presentare un espressione genica, di questi geni, che è il doppio rispetto che è quella che è presente nel singolo cromosoma X maschile quindi questo potrebbe portare ad un iper dosaggio genico. Ricordiamoci che i due cromosomi X, da questo punto di vista, sono come due autosomi cioè ogni locus del cromosoma X nel genoma femminile presenta una sua controparte sull’alto allele, invece il cromosoma X ed il cromosoma Y sono omologhi solamente per piccole regioni mentre nella maggior parte del cromosoma X nel maschio non ha una sua controparte allelica. Quindi c’è questo problema di dosaggio che deve essere in qualche modo risolto, quindi in teoria se non ci fosse questo sistema di compensazione il cromosoma X raddoppia l’espressione di tutti i geni contenuti quindi produrrebbe due volte due RNA per quei geni rispetto al genoma maschile. Ovviamente non succede questo per via del fenomeno dell’inattivazione del X per cui uno dei due cromosomi X nelle cellule femminili viene inattivato casualmente già dalle prima fasi dello sviluppo, quindi anche l’organismo femminile alla fine produrrà lo stesso dosaggio genico sul cromosoma X che verrà prodotto nell’organismo maschile proprio per il meccanismo di disattivazione del X che inattiverà specificatamente uno dei due cromosomi a caso (random) nei vari tessuti e varie cellule. Per il gioco dell’inattivazione del X, di cui abbiamo parlato la melilazione, per cui il cromosoma X che viene inattivato sarà ipermetilato e ciò darà luogo alla non espressione dei geni presenti su quel cromosoma. La Sindrome di Klineferter è caratterizzata dalla presenza di una scaricato da www.sunhope.it 74 scaricato da www.sunhope.it trisomia di cromosomi sessuali, il fenotipo sarà indicato come 47 XXY perché il soggetto presenterà un cromosoma in più che sarà l’X in un soggetto che presenterà un fenotipo di tipo maschile quindi la presenza del cromosoma X darà luogo ad un fenotipo maschile. La frequenza non è tanto trascurabile 1 su 600/900 maschi ma anche in questo caso c’è però una grossa fetta di gravidanze che non giunge a termine. Quindi nelle alterazioni, nella aneuploidie dei cromosomi la caratteristica principale è quella dell’incompatibilità con la vita però a seconda delle situazioni abbiamo dei casi in cui possiamo arrivare a termine ed avere un fenotipo. Quando si arriva a termine il fenotipo sarà maschile e le caratteristiche principali di questo fenotipo saranno l’alta statura, la presenza di anomalie dello sviluppo sessuale di ipogonadismo con bassi livelli di testosterone, mancata produzione di spermatozoi, sterilità, la comparsa di caratteri sessuali femminili come la ginecomastia con la comparsa di ipertrofia delle ghiandole mammarie. Da questo punto di vista però la Sindrome di Klineferter sia l’intelligenza che l’attesa di vita sono normali, non ci sono anomalie per quanto riguarda l’aspettativa di vita e per la qualità di vita di questi soggetti. Oltre alla Sindrome di Klineferter, quella classica con duplice cromosoma X e Y, possiamo avere altre varianti che sono dovute al numero di cromosomi X o Y che si associano, quindi avremo delle Sindrome di Klineferter in cui abbiamo 2 cromosomi X e 2 cromosomi Y, 3 4 cromosomi X etc... e poi dei casi di mosaici. Quello che è importante da ricordare è che queste sindromi essendo compatibili con la vita perché per via del fenomeno dell’inattivazione del X per cui questi soggetti le copie in più di cromosomi X vengono inattivate e quindi tende ad attenuare il problema che è dovuto all’iperdosaggo genico di geni localizzati sul cromosoma 21. Quindi l’inattivazione del X che si verifica in un organismo, in una cellula, ogni qualvolta abbiamo più di un cromosoma X, a prescindere dal sesso fenotipico del individuo abbiamo inattivazione del X funziona anche in questi casi però non riesce a compensare tutto perché per un dato motivo che è dovuto dalla presenza delle cosiddette regioni Pseudosomiche. Possiamo avere anche dei casi di Trisomia del cromosoma X, ma queste sono più benigne dal punto di vista fenotipico e anche qui sono dovute da disfunzioni meiotica materna correlata con l’età scaricato da www.sunhope.it 75 scaricato da www.sunhope.it materna. Come caratteristiche cliniche potrebbero anche sfuggire alla diagnosi perché presentano statura elevata, fertilità normale, sia l’intelligenza che l’attesa di vita sono normali, quindi non è infrequente fare riscontro di trisomia del cromosoma X per motivi casuali. Così come esiste la trisomia del cromosoma X esiste un altra particolare situazione che si ha la presenza di un cromosoma X accompagnato da due cromosomi Y in questo caso fenotipo maschile non si hanno grosse problematiche, quindi ogni volta che c’è un problema a carico dei cromosomi sessuali abbiamo problemi di alta o bassa statura, la fertilità è normale, non vi è correlazione con l’età paterna, intelligenza e attesa di vita sono ormonali, una curiosità. Per quando riguarda questa situazione è che verso gli anni 70 si riteneva che questo tipo di genotipo fosse più frequente in soggetti a tendenze ad una iper aggressività, cioè la presenza di due cromosomi X veniva associata all’aggressività ed alcuni avevano suggerito che questo caripotipo erano più frequenti tra soggetti che avevano compiuto dei grossi reati, ma si scoprì che questo non era associato ad una tendenza a delinquere. Per le Monosomie che non sono compatibili con la vita, in quanto determinano la comparsa di caratteri recessivi letali. Mentre se abbiamo una monosomia completa che riguarda i cromosomi sessuali che è la monosomia del cromosoma X detta anche Sindrome di Turner (prende il nome dal endocrinologo Henry Turner che la descrisse nel 1938). Il Cariotipo di questi individui è formato da un solo cromosoma X e definisce solo un fenotipo di tipo femminile che è dovuto a completo o parziale assenza del secondo cromosoma sessuale. In questo caso l’errore è nella spermatogenesi nel 80% dei casi e non correla con l’età dei genitori e una cosa da ricordare è che la presenza di un figlio con Sindrome di Turner non aumenta il rischio riproduttivo previsto per la coppia di genitori quindi non si presenta in forma ereditaria. La monosomia X della Sindrome di Turner è l’unica monosomia compatibile con la vita però anche in questo caso quello che noi osserviamo è solamente una minima % di casi perché la maggior parte dei feti monosomici 98% non arriva alla nascita va incontro ad aborto spontaneo. Quindi la sindrome del cromosoma X rappresenta una grossa % di causa di aborti spontanei e quindi si scaricato da www.sunhope.it 76 scaricato da www.sunhope.it presuppone che questo cariotipo X0 abbia un importanza fondamentale nelle prime fasi dello sviluppo dell’embrione ed è compatibile con la sopravvivenza post natale, il motivo perché si hanno tutta la serie di aborti non si sa ancora. La vera monosomia del X è responsabile del 45% dei casi di sindrome di Turner negli altri casi è possibile la presenza di mosaicismo cioè con la con presenza dello stesso individuo di cellule con genotipo 45 X0 e presenza di cariotipo 46 XX, in oltre è stato osservato che c’è un certo livello di mosaicismo somatico Turner che è inferiore al 2% di tutte le cellule presente in tutta la popolazione quindi all’interno di tutti gli individui è presente una certa piccola quota di cellula che presentano la monosomia del cromosoma X. Da un punto di vista clinico la Sindrome di Turner è caratterizzato dal fenotipo femminile, si osserva sterilità femminile in quanto le ovaie si presentano anomale con forma allungata e formate da tessuto che va incontro a fibrosi e quindi non maturano correttamente e quindi si ha una genesi di una amenorrea primaria con sterilità. Solamente una piccola % di casi si può verificare la pubertà soprattutto nei casi di mosaicismo si possono osservare gravidanze però con aumentato rischio di perdita fetale. Quindi è presente una grossa variabilità del fenotipo in soggetti con Sindrome di Turner soprattutto associati a casi di mosaicismo. Quindi ricapitolando alcune caratteristiche cliniche del cromosoma X: bassa statura, sterilità, pterigio del collo cioè la presenza di pliche cutanee particolari, in rari casi si presenta anche delle alterazioni cardiache. E’ stato detto che l’inattivazione del X che consente la sopravvivenza di questi casi con aneuploidia dei cromosomi sessuali, però tornando un attimo al discorso dell’inattivazione del X per spiegare quali sono i problemi, il perché i soggetti con aneuploidia dei cromosomi sessuali poi presentano dei problemi clinici e in particolare perché ci sia il problema di bassa o alta statura che si accompagna nei soggetti con aneuploidia dei cromosomi sessuali. E’ stato detto che il cromosoma X in genere viene inattivato cioè tutte le copie del cromosoma X che superano una unità vengono inattivate però questo non vale per tutto il cromosoma X perché ci sono delle regioni del cromosoma X che scaricato da www.sunhope.it 77 scaricato da www.sunhope.it non vengono inattivate e queste sono le cosiddette regioni che presentano un corrispettivo anche sul cromosoma Y cioè sono le cosiddette regioni pseudosomiche cioè ci sono delle regioni del cromosoma X che hanno un corrispettivo allelico sul cromosoma Y e sono delle regioni che in genere sono localizzate localizzate a livello dei due telomeri sia del telomero del braccio corto che del telomero del braccio lungo e queste vengono nominate regioni pseudosomiche 1 e 2 e queste regioni possono appaiarsi nel maschio con il cromosoma Y e saranno le regioni del cromosoma X che saranno espresse in duplice copia perché queste non daranno problemi di dosaggio genico anomalo nel maschio perché nel maschio sul cromosoma Y ci sarà la corrispettiva regione quindi il cromosoma Y avrà la sua regione pseudosomiche 1 e 2, quindi queste regioni non saranno inattivate perché come se fossero delle regioni autosomiche normali, infatti il numero di geni che sono localizzati all’interno di queste regioni è molto limitato sono 24 regioni per la regione 1 e 4 regioni per la 2. All’interno di queste regioni esiste un gene che si chiama Shox che è associato alla determinazione della statura dell’individuo, quando ci sono anomalie a carico di questo gene o delezione o aumento di numero copie di questo gene quello che si osserva si ha un’alterazione della statura degli individui che manifestano queste alterazioni. Per cui nella Sindrome di Turner quello che succede è che c’è solo una copia di questo gene Shox perché l’altro cromosoma X non esiste e quindi nella Sindrome di Turner si ha una bassa statura, mentre con soggetti con Sindrome di klinefelter che hanno una duplice copia del cromosoma X oltre al cromosoma Y si ha un elevata statura, così come abbiamo visto che c’è un elevata statura anche nei casi di trisomia del X o di presenza di copia soprannumerario del cromosoma Y e questo sembra essere dovuto alla presenza di tre copie del gene Shox. Quindi una delle manifestazioni cliniche associate all’aneuploidia dei geni sessuali più essere spiegato dalla presenza di alterazioni del numero di copie del gene Shox. Quindi nelle aneuploidie dei geni sessuali la sindrome clinica è determinata per lo più per la presenza di sbilanciamento a carico del gene presente nelle regioni pseudosomiche. Riassumendo le monosomie autosomiche non esistono in clinica, non si osservano perché sono quasi tutte letali, le trisomie scaricato da www.sunhope.it 78 scaricato da www.sunhope.it autosomiche sono deleterie però sono compatibili con la vita, come in alcuni casi come la sindrome di Down, la trisomia del 18 e la trisomia del 13, le aneuploidie dei cromosomi sessuali sono meglio tollerate come la sindrome di Turner o Klineferter più altre situazioni come la trisomia dell’X o XXY e danno delle anomalie. Oltre alle anomalie del numero possiamo avere anomalie strutturali dei cromosomi, anomalie che non riguardano il cromosoma nella sua interezza ma riguarda alcune problemi di struttura del cromosoma, quindi possiamo avere delle anomalie che riguardano delle regioni particolari del cromosoma e in questo caso possiamo trovarci di fronte Delezioni, Duplicazioni, Inversioni, Traslocazioni, Isocromosoma e così via... Le Delezioni possono causare la perdita di una porzione di cromosoma e la delezione può colpire una regione terminale del cromosoma che viene chiamata Delezione Terminale oppure può essere una Delezione Interstiziale in cui la delezione riguarda la porzione interna del cromosoma, così come nel caso della monosomia le delezioni di cromosomi possono determinare una parziale monosomia di quel cromosoma e monosomia della regione interessata quindi l’organismo diventa monosomico per la porzione di cromosoma che è deleta quanto più questa regione è grande maggiore sarà la gravità del fenotipo e maggiore potrà essere la possibilità di incompatibilità con la vita come nella monosomia la maggior parte delle delezioni segmentali è deleteria. Esiste una forma particolare di delezione che è abbastanza rilevante come struttura e non è la delezione di un intero cromosoma ma è la delezione del braccio corto del cromosoma, ed è la delezione del braccio corto del cromosoma 5, però il braccio corto del cromosoma 5 è molto piccolo per questo diventa compatibile con la vita e viene denominata sindrome di CRI-DU-CHAT, quindi delezione del braccio del cromosoma 5 che è presente nello 0.02% dei nati vivi e si accompagna ad alterazioni anatomiche con ritardo mentale e malformazioni dell’apparato vocale che determina proprio questo termine CRI-DU-CHAT che causa un tipo particolare di pianto emettono questi bambini, è la delezione strutturale più ampia che è compatibile con la vita. Le Duplicazioni si possono verificare quando c’è un raddoppiamento del materiale genetico che riguarda una certa scaricato da www.sunhope.it 79 scaricato da www.sunhope.it regione cromosomica e queste duplicazioni sono spesso il risultato di crossing-over ineguali che si verificano durante la meiosi e causano ridondanza dei geni, alterazioni del dosaggio e possono essere associati ai fenotipi più diversi e possono essere stati anche fattori importanti di variabilità durante l’evoluzione, in precedenza è stato detto che le famiglie geniche possono essere localizzate in cluster o disperse nel genoma e il meccanismo di duplicazione è appunto quello che ha portato la formazione di famiglie geniche quindi è un fenomeno che ha portato sia a problematiche di tipo clinico ma è stato coinvolto anche nell’evoluzione della specie. L’Inversione è un fenomeno più particolare e si verifica quando si ha una rottura di una regione di cromosoma e seguita da una rotazione di questa regione e reinserimento di questa regione nello stesso cromosoma, quindi si ha praticamente l’inversione di un tratto cromosomico quindi l’ordine dei geni nel tratto inserito viene ad essere invertito rispetto alla norma però a parte questo i geni che sono presenti all’interno dell’inversione non si verificano problemi. A seconda di dove accade questo fenomeno di inversione, si possono dividere queste inversioni in Paracentriche quando queste regioni comprendono il centromero se invece comprende anche la regione Centromerica si dice Pericentrico. Nel caso in cui l’inversione non interessa il centromero quindi è a lato e riguarda solo il braccio lungo o il braccio corto si parlerà di inversione paracentrica. Se l’inversione include il centromero si parlerà di inversione pericentrica, queste anomalie di solito non portano grossi problemi perché non si ha perdita di materiale genetico però ci può essere un problema che si verifica a carico dei confini di queste anomalie perché se questa inversione colpisce un gene, un gene verrà interrotto da questa inversione e nell’inversione avrà una perdita completa nella sua integrità per cui il problema può verificarsi a carico dei geni che sono a cavallo nel punto di rottura e comunque darà delle manifestazioni cliniche che saranno associate alla funzione del gene che cade nel punto di rottura. Poi possiamo avere delle anomalie cromosomiche più rare in particolare è la Formazione di un Isocromosoma, l’isocromosoma è un’anomalia per cui si ha una duplicazione di uno dei due bracci, o del braccio lungo o del braccio corto con delezione degli altri bracci però sono fenomeni abbastanza rari per cui si chiama iso scaricato da www.sunhope.it 80 scaricato da www.sunhope.it perché abbiamo la formazione di un cromosoma che sarà formato o da due bracci lunghi o corti con la perdita dell’altro braccio sono situazioni più gravi perché qui la perdita di materiale sarà molto più elevato. Le Traslocazioni sono delle anomalie cromosomiche strutturali che hanno una rilevanza clinica più importante. Le traslocazioni sono aberrazioni cromosomiche che sono determinate da trasferimento di un segmento cromosomico in una nuova posizione del genoma quindi su un altro cromosoma, quindi il passaggio di una parte di un cromosoma in un’altra regione e possiamo distinguere due tipi principali di traslocazioni possiamo avere Traslocazioni Reciproce e Traslocazioni Robertsoniane che coinvolgono i cromosomi acrocentrici (in cui il centromero è situato molto vicino alla fine del cromosoma). Le Traslocazioni Reciproche sono quelle traslocazioni in cui c’è scambio reciproco di materiali di due cromosomi e vengono anche denominate bilanciate, quindi lo scambio di segmenti cromosomici avviene senza nessuna perdita di informazione genetica e avviene con lo scambio reciproco tra due regioni cromosomiche, quando la traslocazione è bilanciata non si ha nessuna assenza di regione cromosomica ma si ha solo il trasferimento di un regione di un cromosoma all’altro. L’unico problema riguarda i geni che si trovano nei punti di rottura, se in questo punto di rottura su uno dei due cromosomi si trovasse un gene, questo gene sarebbe interrotto dalla traslocazione e questo potrebbe portare dei problemi e questo in genere è quello che succede nelle traslocazioni somatiche in alcuni casi di neoplasie come le leucemie che sono caratterizzate da traslocazioni colpiscono specificamente certe regioni dei cromosomi, dove magari ci sono degli oncogeni che a quel punto vengono ad essere gene soppressivi delle tumorogenesi, o l’aumentata attività degli oncogeni o la perdita di funzione di questi tumor suppressor può provocare la comparsa di specifiche neoplasie maligne. Questo dice che in molte cellule somatiche gli eventi di traslocazioni sono frequenti e tollerati a meno che non colpiscano una certa regione cromosomica e possono determinare una degenerazione maligna, lo stesso discorso vale per le cellule germinali se la traslocazione mette fuori gioco un gene particolare poi si potrà avere un problema a carico del soggetto che presenta scaricato da www.sunhope.it 81 scaricato da www.sunhope.it questa anomalia. Le Traslocazioni Robertsoniane, le traslocazione in questo caso non sono bilanciate perché si ha la perdita di materiale genetico in particolare la traslocazione robertsoniana si verifica sempre a carico di due cromosomi acrocentrici e i cromosomi acrocentrici sono quelli che presentano un braccio corto molto piccolo, quasi inesistenti e il telomero e il centromero sono quasi corrispondenti. Nella traslocazione robertsoniana si parte da due cromosomi acrocentrici che hanno una loro identità e questi due cromosomi acrocentrici vanno a perdere i due bracci corti e vanno a costituire un unico cromosoma formato da due bracci lunghi di entrambi i cromosomi e questo riguarda i cromosomi acrocentrici che sono il 13-14-15-21-22 e non ci sono grosse problematiche di tipo clinico perché in questi cromosomi qua il braccio corto è così piccolo che non contiene geni per cui non si ha perdita di geni in seguito a queste traslocazioni ma quello che può succedere è che queste traslocazioni robertsoniane, lo vedete anche nel cromosoma 21 possono dare luogo alla patogenesi della sindrome di Down perché possono essere sbilanciate nella discendenza nel caso di fecondazione o in caso di anomalia di questo cromosoma traslocato che potrebbe avere un problema di iper dosaggio genico di alcune regioni. Alcune caratteristiche della traslocazione robertsoniana quindi colpiscono i cromosomi acrocentrici, nessuna regione cromosomica è assente perché nel braccio corto di questi cromosomi non sono contenuti geni e la più frequente traslocazione robertsoniana è la traslocazione che colpisce i bracci lunghi del braccio lungo del cromosoma 14 e 13 e rappresenta il 75% di tutte le traslocazioni robertsoniane seguite dalla traslocazione 14q 21q che è quella coinvolta nella sindrome di Down, si formano in genere durante la meiosi femminile e comportano o infertilità maschile o abortività ripetuta. L’effetto delle traslocazioni sia reciproche che robertsoniane se non si ha perdita di materiale essenziale e non vengono danneggiati i geni dalla rottura gli individui saranno clinicamente normali, però avranno un rischio aumentato soprattutto nelle traslocazioni robertsoniane di avere figli con riarrangiamenti cromosomici sbilanciati e si parla di traslocazione bilanciata quando non c’è perdita di materiale genetico e traslocazione sbilanciata quando non c’è perdita di materiale scaricato da www.sunhope.it 82 scaricato da www.sunhope.it genetico, la traslocazioni può essere anche sbilanciata e in quel caso darà manifestazioni nel soggetto che la presente e il fenotipo sarà dovuto alla perdita del materiale cromosomico. La presenza di cromosomi ad anello in cui si ha la formazione di un cromosoma di tipo circolare in cui si avrà la perdita di porzioni del telomero, il telomero è una formazione che rende integra la struttura del cromosoma, la perdita del telomero fa si che queste estremità diventino “appiccicose” e si chiudono su se stesse e formare un anello anche in questo caso la sintomatologia clinica associata alla presenza di questa struttura ad anello dipende dal grado di mosaicismo e dal materiale genetico perduto durante la formazione ad anello. Tutte queste anomalie che abbiamo visto sono grossolane anomalie cromosomiche che possono essere visualizzate con l’analisi del cariotipo, esistono altre alterazioni che vengono denominate Anomalie Genomiche e non si parla più di cromosomiche perché non possono essere visualizzate con il cariotipo, e vengono chiamate Anomalie Genomiche submicroscopiche perché non possono essere visualizzate con il cariotipo. Il disordine genomico submicroscopico genomico è caratterizzato da acquisizione di materiale, una delezione, una duplicazione che però riguarda delle regioni che non sono visualizzabili al cariotipo quindi parliamo di duplicazioni, delezioni, inversioni che sono al di sotto del potere di risoluzioni del cariotipo. La dimensione minima di anomalia cromosomica che si può vedere al cariotipo è di 5 milioni di basi (o megabasi), tutto che è al di sotto di 5 megabasi, se pur presente, non riusciamo a vederlo ed è quello che noi chiamiamo disordine genomico submiscoscopico. Nell’ambito di queste anomalie genomiche submiscroscopiche ci sono anche situazioni che possono essere benigne che possono essere presenti normalmente negli individui, nella prima lezione abbiamo parlato del variazioni di numero di copie che sono presenti nella popolazione normale e quindi alcune regioni cromosomiche possono essere presenti o in singola copia o in duplice, triplice copia senza che questo porti a delle anomalie cliniche, quindi ricordiamoci che la presenza di anomalie genomiche submicroscopiche non necessariamente deve essere associata ad anomalie cliniche, questo è lo spettro benigno di queste anomalie scaricato da www.sunhope.it 83 scaricato da www.sunhope.it però poi esistono delle sindromi, delle anomalie submicroscopiche che sono associate a malattie genetiche importanti come la Sindrome di Prader-Willi e di Angelman, ci sono alcune anomalie genetiche di rilevanza una è la Sindrome di DiGeorge ed è una delle più frequenti sindromi da microdelezione, ed è una delezione del braccio lungo del cromosoma 22, la delezione comprende 3milioni di basi quindi e non è visualizzabile all’esame del cariotipo e si ha la perdita di questi 30 geni che sono localizzati all’interno della regione che si trova sul braccio lungo del cromosoma 22 e queste delezioni submicroscopiche vengono anche denominate Sindromi Da Geni Continui perché quello che succede è che il fenotipo che ne risulta è il risultato di vari geni che ognuno svolge la sua funzione che sono tutti localizzati all’interno della regione deleta, quindi se ci sono geni associati a diversi funzioni e la perdita contemporanea determina un fenotipo complesso che è dovuto alla funzione diversa di questi geni. Dal punto di vista clinico si caratterizza per queste anomalie cardiache quindi si è ipotizzato che esistesse un gene coinvolto nello sviluppo del cuore ma abbiamo anche presenza di palatoschisi, quindi di un anomala fusione dell’osso palatale e la presenza di problemi di tipo immunitario, poi si è visto che ci può essere una mutazione puntiforme in uno di questi geni che all’interno di questa regione e si chiama tbx1 e quindi buona parte della clinica in questa patologia è dovuta alla delezione del gene tbx1, però quando i soggetti che hanno delezione del gene tbx1 non presentano un quadro completo di questa sindrome perché non hanno problemi a carico del sistema nervoso centrale, problemi dell’apprendimento che invece sono presenti quando ad essere deleta è l’intera regione. Un altro es. è la sindrome di Williams che caratterizzata da un lieve ritardo mentale e con questa facies tipica denominata anche facies da elfo perché presenta questo naso con la punta bulbosa, bocca larga e guance piene, statura ridotta e problemi a carico delle arterie e del cuore con stenosi periferica delle arterie polmonari e stenosi aortica, nel caso della sindrome di Williams c’è una delezione di una regione cromosomica che è di 2 megabasi sul braccio lungo del cromosoma 7 anche questo caso si parlerà di sindrome di geni continui, e i geni che si trovano nella regione deleta e in particolare un gene che determina la comparsa dei scaricato da www.sunhope.it 84 scaricato da www.sunhope.it fenotipi a carico delle arterie è il gene dell’elastina che è quello che comporta la fragilità della parete arteriosa di questi pazienti e determina il quadro vascolare di questi pazienti, per quanto riguarda altri segni è associata alla presenza o delezioni di altri geni che sono presenti nella regione e anche questa è una delezione submicroscopica perché non può essere visualizzabile al cariotipo. Poi abbiamo la sindrome di Prader Will e Angelman abbiamo la delezione di una regione sul braccio lungo del cromosoma 15 che in certi casi può essere visualizzabile al cariotipo. Le tecniche per evidenziare le anomalie cromosomiche, per quanto riguarda le anomalie al di sopra di 5 milioni basi il cariotipo è sufficiente, ci può far vedere anomalie del numero, anomalie strutturali che riguardano che colpiscono regioni al di sopra di 5 milioni di basi, quando queste anomalie sono al di sotto di questo limite dobbiamo utilizzare altre tecniche. Il cariotipo può farci fare la diagnosi, e le indicazioni al caritipo sono: anomalie congenite multiple associato a ritardo mentale, disordine della differenziazione sessuale, presenza di anomalie dismorfiche, neoplasie ematologiche, abortività ripetute, gravidanze in donne di età avanzata dobbiamo effettuare un cariotipo. Quando invece sospettiamo una problematica che è al di sotto della dimensione di 5 megabasi dobbiamo rivolgerci ad altre tecniche. scaricato da www.sunhope.it 85 scaricato da www.sunhope.it Banfi 1.5 (Mercoledì 27 Marzo 2013) Test genetico I Micro RNA e il Loro Ruolo Nelle Malattie Genetiche Quando parliamo di test genetico intendiamo le modalità di determinare le cause di variazioni di sequenza o di struttura del genoma che sono correlate a malattie genetiche, quindi la diagnosi finale di una malattia genetica deve avvalersi di un test genetico che è mirato ad identificare le precise cause molecolari della condizione, quindi noi possiamo pure fare diagnosi di una malattia basandoci sull’aspetto del fenotipo di quel paziente però la diagnosi finale di una malattia genetica, in cui è coinvolta una problematica a carico di un genoma deve essere fatto con un test genetico molecolare appropriato, e ci sono varie tecniche per effettuarlo. Possiamo fare un test genetico tramite un modo diretto detto Analisi Diretto del DNA o del RNA a seconda della situazione. Questo test diretto ci permette di andare a verificare la struttura del DNA e verificare la presenza di mutazioni. Poi esiste un test Indiretto che non va direttamente a guardare cosa succede a livello del DNA ma va a vedere le conseguenze della mutazione a carico del DNA sul funzionamento della cellula in genere questo viene a corrispondere al test biochimico dove si va a vedere quali sono gli effetti della mutazione sull’attività e sulla struttura delle proteine. In ultimo il test Citogenetica ci fa osservare la struttura dei cromosomi e si usa quando si ha il sospetto di un’anomalia cromosomica o un riarrangiamento strutturale. Il test Diretto, quando andiamo a guardare delle mutazioni mendeliane, in genere, ci sono delle mutazioni puntiformi, quindi noi andiamo ad identificare una mutazioni puntiforme in una singola base nel ambito di un genoma che è di 3 miliardi, prima difficoltà. Ammettiamo anche che, con l’aiuto della clinica, noi sappiamo anche qual è sia il gene responsabile ad esempio abbiamo di fronte un paziente con fibrosi cistica in questo caso con un sospetto del genere noi possiamo restringere il test genetico con il test diretto all’analisi del gene che causa la fibrosi cistica cioè il gene cftr, quindi in qualche modo abbiamo, fra tutti e 3 miliardi di nucleotidi abbiamo identificato qual'è la regione che vogliamo ad andare ad scaricato da www.sunhope.it 86 scaricato da www.sunhope.it analizzare però anche andare a verificare la presenza di una mutazione nell’ambito di un singolo gene cftr non è una cosa semplicissima perché ci dobbiamo ricordare che qualsiasi genoma presenta una struttura molto complessa con un alternanza di esoni ed introni quindi nel caso della fibrosi cistica avremo un certo numero di esoni che sono intervallate da tante sequenze introniche e quindi noi per andare a verificare la presenza di una mutazione nell’ambito della regione codificante del gene della fibrosi cistica dobbiamo restringere l’analisi ad ogni uno di questi esoni che compone il gene quindi noi dovremmo andare ad amplificare, con tecnica di PCR, solo gli esoni, che normalmente andranno a codificare le varie proteine, con il test di sequenziamento diretto dove andremo a leggerci la sequenza di ciascuno di questi esoni e comparare la sequenza ottenuta con la sequenza normale e vedere se è presente la mutazione e questa è un indagine molto lunga e non si può effettuare in un solo giorno e in media ci vuole un mese, due mesi per fare un indagine di questo tipo, questo spiega anche perché i test genetici richiedono tempi molti lunghi quindi non dobbiamo aspettarci dei risultati immediati. Quando noi effettuiamo un indagine con il test genetico diretto utilizzando le metodiche convenzionali cioè PCR, sequenziamento diretto i tempi sono molto lunghi e dobbiamo anche avere in mente quale è il gene che vogliamo andare ad analizzare, quindi se noi sospettiamo una malattia genetica però non abbiamo idea di quale possa essere il gene non possiamo chiedere di fare un mappaggio genetico per vedere cosa esce perché vedremo che con le tecniche convenzionali nei laboratori di diagnostica del nostro servizio sanitario nazionale dobbiamo chiedere quale è il gene da analizzare questo con le metodiche convenzionali. Ci sono stati degli sviluppi che permettono di fare queste indagini in modo molto più rapido e il primo passaggio è stato quello della messa a punto di questo test che si chiama Array che permette di fare indagini contemporanee su più geni in uno stesso momento e in particolare questa tecnica si chiama Arrey Primer Extension (APEX), innanzitutto il micro cip è un vetrino di 1 cm² di dimensioni sul cui si può andare a depositare delle sequenze di DNA di nostro interesse, questa metodica qua che è l’estensione per singolo nucleotide ci permette di andare a verificare la presenza di mutazione che noi già scaricato da www.sunhope.it 87 scaricato da www.sunhope.it conosciamo associate a certi geni, ad es. il gene della fibrosi cistica noi prendiamo tutta la lista delle mutazioni che già sono state descritte nel gene della fibrosi cistica e andiamo a immobilizzare su questo vetrino le sequenze che corrispondono alle regioni in cui queste mutazioni sono state riscontrate, poi per una metodica di estensione, praticamente nel vetrino noi prendiamo le sequenze che si fermano a una base precedente alla mutazione poi prendiamo il DNA del paziente lo denaturiamo, estraiamo le regioni corrispondenti ai geni della fibrosi cistica e le andiamo a ibridare sul vetrino, quindi a questo punto si formerà un ibrido tra la sequenza del paziente e la sequenza del gene fibrosi cistica e a questo punto facciamo un estensione cioè aggiungiamo al vetrino una miscela di nucleotidi che corrispondono alla base di cui vogliamo verificare se è mutato o no. Poiché queste 4 basi sono marcate con un marcatore fluorescente di colore diverso a secondo della base che andiamo a inserire sul vetrino noi sapremo se quella base sarà mutata o no, questa è una tecnica permette di sbrinare una serie di mutazioni già note in un certo gene o anche in situazioni in cui sono più geni coinvolti, vi ho fatto l’es quando abbiamo parlato dell’eterogeneità genetica di malattie come la retina pigmentosa che possono essere causate da 50 geni diversi, allora su questo vetrino qua andiamo a mettere tutte le mutazioni note nei geni noti che causano retinite pigmentose e possiamo andare ad analizzare tutte le mutazioni note, questa è un indagine che si può fare rapidamente, in un paio di settimane possiamo avere i risultati. Il problema di questa analisi è che siamo limitati alle mutazioni che già sono state descritte in quel gene quindi se nel gene della fibrosi cistica che noi vogliamo andare a diagnosticare nel nostro paziente c’è una mutazione nel gene CFTR che però non è stata descritta prima questa non sarà presentata sul vetrino e ce la perdiamo e questo è il grosso svantaggio. Questo è il primo test che negli ultimi 10 anni ha permesso di velocizzare l’indagine. Il sequenziamento di cui abbiamo parlato prima è un sequenziamente con il metodo SANGEM che è anche detto sequenziamento di prima generazione e questo è anche il sequenziamento che si è usato per arrivare al sequenziamento del genoma umano, quindi il progetto genoma umano è stato costruito proprio con questo metodo che fino adesso si è rivelato molto redditizio infatti vedete qui che questo scaricato da www.sunhope.it 88 scaricato da www.sunhope.it sequenziamento ha portato la scoperta più di 2000 geni responsabili di malattie genetiche. Questo metodo è un metodo abbastanza lento e non è proprio efficace e per analizzare un gene ci vuole tempo prima dobbiamo generare un frammento con PCR e poi dobbiamo sequenziare quindi non è molto redditizio infatti per sequenziare il genoma umano ci sono voluti 10 anni con questo metodo. Adesso è venuto fuori un nuovo metodo che contrasto a questo metodo SANGEM viene chiamato sequenziamento di seconda generazione o di nuova generazione, detto in inglese Next Generation Sequencing (NGS), ed è un metodo che vi permette di avere un numero di sequenze veramente elevatissimo in tempi rapidi. Quindi il metodo che permette di sequenziale il genoma in tempi molto rapidi con costi molto più limitati. Quindi per arrivare al primo sequenziamento di genoma sono stati necessari 10 anni con un costo di 10 miliardi di dollari oggi con queste metodiche di nuova generazione è possibile ottenere una sequenza completa di un genoma umano in circa due settimane con un costo di 10 20 mila dollari. Quindi si dispongono tre metodi per il sequenziamento del DNA: il primo è il cosiddetto Targeted Resequencing che è un pò la stessa metodica che viene utilizzato con il sequenziamento normale cioè noi non sequenziamo tutto il genoma ma sequenziamo solo la parte di genoma che ci interessa quindi se noi abbiamo già in mente quali geni che possono causare quella data patologia andiamo ad estrarre solo quello, quindi o un gene particolarmente grande che non può essere analizzato con metodo Sangem perché troppo grande e ci metteremo troppo tempo a farlo oppure quando abbiamo una malattia che è eterogenea che può essere causata da tanti geni e quindi a questo punto noi bersagliamo solamente nel genoma del paziente andiamo ad estrarre solamente i geni che vogliamo analizzare e facciamo un sequenziamento di nova generazione cioè unico a tappeto solamente di queste regioni, e questo si chiama Targeted Resequencing quindi targeted perché noi ci restringiamo solo ad uno e questo si può utilizzare solamente quando abbiamo un forte sospetto diagnostico quindi quando sappiamo che conosciamo il gene responsabile. Il secondo (Whole exome sequencing) incomincia a diventare già un pò più generale in questo caso facciamo il sequenziamento del scaricato da www.sunhope.it 89 scaricato da www.sunhope.it exome cioè tutto l’insieme degli esoni codificanti per tutti i geni e proteine che sono presenti nel nostro genoma, quindi quando non sappiamo quale sia il gene responsabile o ci sia una nuova malattia genetica si potremmo ipotizzare di usare l'exome dove permette l’estrazione tutti gli esoni codificanti tutto il genoma e li andiamo a sequenziare tutti. La terza tecnica (Whole genome sequencing) è invece quella ancora più ampia cioè quella di sequenziare tutto il genoma, chiaramente nella maggior parte dei casi l’exome la maggior parte delle mutazioni sono contenute all’interno di esoni codificati però se ci trovassimo di fronte a casi in cui la mutazione è presente non nell'esone non codificante ma nel promotore o all’interno di un introne allora l’exome non ci darebbe una risposta. Quindi queste sono le tre metodiche che possiamo ipotizzare di usare per la diagnosi per il test genetico con exome. Ma quel è il problema? Una cosa è quando noi andiamo a sequenziale un singolo gene noi a quel punto dobbiamo valutare la patogenicità o meno di una mutazione di un singolo gene ma quando ci troviamo di fronte ad una serie di mutazioni, di variazioni di sequenza in migliaia di geni o in miliardi di nucleotidi il problema è ancora più grande ed è quello di distinguere tra le variazioni di sequenza che hanno una responsabilità causativa rispetto a quelle che sono dei polimorfismi rari. Cosa dobbiamo considerare quando noi valutiamo una data variazione di sequenza e vogliamo stabilire se quella ha un significato patologico o meno? Esistono vari criteri e chiaramente nessuno di questi è un criterio unico che ci dice che questa è la mutazione, però la combinazione di questi criteri ci può dare una mano per l’interpretazione dei dati. Prima cosa, se quella mutazione e già stata riscontrata in quel gene di un paziente affetto da quella malattia chiaramente la diagnosi e fatta, quindi tornando al discorso della fibrosi cistica se noi abbiamo fatto un sospetto di fibrosi cistica, vi troviamo una mutazione del gene cftr ed è stata descritta prima ed è presente in letteratura, quindi noi possiamo fornire una diagnosi, quindi diagnosi già nota. Nel secondo caso Mutazione de novo assente nei genitori in una persona con una malattia che non è presente nei genitori quindi se ad esempio sospetto di diagnosi di Acondroplasia noi troviamo la mutazione che causa nel gene fgf3 e scaricato da www.sunhope.it 90 scaricato da www.sunhope.it che non è presente nei genitori noi abbiamo fatto diagnosi. Terzo criterio in caso di una malattia genetica che si manifesta nella famiglia con un dato pattern di ereditarietà noi troviamo la mutazione nel paziente che è venuto alla nostra attenzione e vogliamo vedere che se quella mutazione segrega, con il fenotipo malattia nella famiglia perché se quella è la mutazione tutti i pazienti affetti devono avere quella mutazione e tutti i soggetti sani non devono averla e soprattutto su di una malattia dominante, quindi oltre alla segregazione nella famiglia valutare se quella variazione è presente nella popolazione normale, cioè effettuare un controllo su 100 o 200 cromosomi cioè su 50 100 individui ma soprattutto per scopi di ricerca. Quindi se abbiamo il quadro di una famiglia con trasmissione autosomica dominante e abbiamo trovato questa variazione è ovvio che deve essere presente in tutti i soggetti affetti, in quanto per definizione dominante è causata da variazioni presenti in eterozigoti quindi a meno che non ci troviamo di fronte a casi particolari come penetranza incompleta tutti i soggetti che hanno la variazione devono essere affetti e tutti i soggetti sani non devono averla quindi noi possiamo analizzare quanto più possibile soggetti della famiglia e verificare la segregazione della mutazione con il fenotipo, ovviamente nel caso di una malattia recessiva il discorso è un pò diverso, affinché la variazione di quel gene abbia un ruolo causativo noi dobbiamo trovare due mutazioni su entrambi gli alleli di questo gene quindi potrebbe essere o una variazione di in omozigosi o un eterozigote composto quindi due mutazioni nello stesso gene e i pazienti devono avere due mutazioni sullo stesso gene e in eterozigoti potremmo trovare una di queste due mutazioni in altri soggetti della famiglia (genitori, fratelli etc…) però non dovremmo avere mai le due mutazioni assieme in quei soggetti non affetti ne tanto meno se noi troviamo due mutazioni nel gene X in questo individuo affetto anche il fratello affetto deve avere entrambe le mutazioni quindi se ne ha solo una vuol dire che quello non è il gene causativo. Una altro aspetto importante è quello di valutare il tipo di cambio che noi osserviamo nel DNA perché ovviamente non tutti i cambi di DNA hanno un effetto deleterio quindi come andare a vedere se quel tipo di cambio ha maggiori probabilità di causare un effetto deleterio? Ovviamente se troviamo delle delezioni non senso, scaricato da www.sunhope.it 91 scaricato da www.sunhope.it anomalie frameschift cioè anomalie della cornice di lettura si avrà una grossa probabilità di un effetto deleterio; mutazioni che cambia i segni di splicing come le mutazioni nei siti di GT AG che sono la fine e l’inizio degli introni alterano quasi sicuramente lo splicing quindi ha un effetto frameshift. Quindi queste sono le mutazioni che hanno la maggiore probabilità di determinare l’effetto soprattutto nelle malattie recessive, malattie causate da perdita di funzioni che hanno un effetto negativo sulla funzionalità della proteina. Se invece troviamo mutazioni che non corrispondono ai siti di splicing determinare la significabilità di quel cambio è molto più difficile. Quindi quando le mutazioni sono gravi che determinano troncamento della proteina, variazione grave della proteina si ha una maggiore probabilità di essere causativa. Quando sono missenso il discorso è diverso perché potrebbero essere tollerate e a quel punto bisogna valutare quale porzione della proteina cade quella mutazione quindi ad esempio se cade su di un enzima quindi cade nel sito catalitico del enzima chiaramente ha maggiore probabilità di determinare una problematica a carico della funzione di qual enzima etc… Un'altra osservazione importante può essere di andare a verificare se questo aminoacido che viene cambiato con un altro aminoacido, un'altra cosa da valutare è quella della conservazione dell’aminoacido, andare a vedere se quella proteina è presente in altre specie nel corso dell'evoluzione se quell'aminoacido è mutato è presente costantemente in quella posizione ad es. se una cisteina che è intatta nel nostro paziente che costantemente presente ci viene il sospetto che questa cisteina se la cambiamo succede quelle anomalia. Per il momento questi sono criteri che venivano utilizzati fino a poco tempo fa in fase di ricerca come identificazione di nuovi geni perché nella diagnostica si andava mirati ad analizzare i geni di interesse, poiché tra l’acquisizione del Next generationi Sequencing la diagnostica potrebbe diventare ricerca perché potremmo fare diagnosi di nuovi geni in pazienti in cui vogliamo fare solamente una diagnosi, sarà importante implementare questi ragionamenti e fare questi tipi di considerazioni prima di dire a un paziente se la mutazione è causativa o non causativa. Vi ricordo anche come ho detto nelle prime lezioni, quando scaricato da www.sunhope.it 92 scaricato da www.sunhope.it andiamo a seguenziare il genoma o l’esoma di ciascuno individuo troviamo una serie enorme di variazioni quindi non dobbiamo pensare che troviamo una mutazione frameshift o non-sense in un paziente e la prima che troviamo questa è la mutazione causativa, ma dobbiamo considerare che possono essere presenti mutazioni gravi non-sense in molti geni e queste mutazioni sono tollerate, quindi sembrano esserci molti geni la cui la non funzione sembra essere perfettamente tollerata e non sembrano causare delle malattie severe e magari sembrano essere implicate in predisposizioni a malattie complesse, in quel caso non c’è un unico gene che causa la patologia ma potrebbe esserci la compartecipazioni di più più variazioni di sequenza a carico di più geni, magari questi Snp non-sense o frameshift a carico di alcuni geni possono essere implicati nella patogenesi di questa malattia comunque bisogna tener conto che ognuno di noi può portare nel proprio genoma più di 200 mutazioni variazioni potenzialmente dannose. Quindi andare a estrarre, nel caso di un paziente con malattie genetiche la mutazione causativa, richiede l’integrazione di varie informazioni quindi non solo la mutazione in se ma come segrega nella famiglia, che tipo di gene è, il tipo di cambio. Questo è per il test diretto, quindi quando sospettiamo una malattia genetica monogenica con mutazioni puntiformi di poche basi possiamo utilizzare questo test qui. Il test Biochimico era il test principe fino a pochi anni fa e veniva utilizzato quando le metodiche molecolari non erano così avanzate e non si conosceva la sequenza del DNA e quindi si era costretti ad andare a guardare le conseguenze della mutazioni quindi il test biochimico veniva utilizzato soprattutto per le malattie metaboliche soprattutto per deficit biochimici visualizzabili tipo deficit enzimatici e quindi si analizza la qualità di un prodotto che è a valle del gene, e la cosa più semplice può essere o il gene stesso quindi la proteina codificata dal gene stesso magari che è un prodotto enzimatico la cui mutazione determina una riduzione dell’attività enzimatica oppure un prodotto della reazione metabolica determinata dalla funzione di quelle proteina quindi potrebbe essere un prodotto finale o un catabolita che normalmente dovrebbe essere escreto non dovrebbe formarsi ma che si viene a formare perché manca quell’enzima che serve a neutralizzarlo a farlo scaricato da www.sunhope.it 93 scaricato da www.sunhope.it diventare un altro tipo di metaboliti e quindi quel prodotto si accumula e può essere escreto nelle urine o nel sangue e può essere visualizzato, quantizzato nel sangue e andando a quantizzare o l’attività enzimatica di quella data proteina che non funziona oppure il prodotto catabolico tossico di rifiuto che non si dovrebbe formare io posso fare la diagnosi. Per varie malattie metaboliche ad es il dosaggio della fenilalanina viene utilizzato per fare diagnosi di malattia di Tay-Sachs, una malattia genetica in cui viene alterato l’enzima che serve a metabolizzare la fenilalanina, la fenilalanina idrossilasi, quando questo enzima non funziona si ha un accumulo (la fenilalanina dovrebbe diventare tirosina) di fenilalanina che può esercitare un effetto tossico e quindi andare a dosare la fenilalanina nel sangue di questi pazienti ci permette di fare la diagnosi però oggi, questo può essere un test che viene utilizzato come screening neonatali e viene fatto su tutti i neonati perché la diagnosi precoce di questa malattia può determinare una drammatica differenza nella prognosi di questi pazienti però poi la diagnosi di certezza deve essere fatto con il test genetico andando a cercare la mutazione nel gene della fenilalanina idrossilasi, quindi il test biochimico è usato per casi particolari ma può essere utilizzato perché velocizza l’analisi e perché ci permette di fare immediatamente la diagnosi di una malattia metabolica genetica. Il test Citogenetico è utilizzato quando o sospettiamo anomalie cromosomiche o anomalie strutturali submicroscopiche e distinguiamo tre tipi di test: Il Cariotipo, La Fish (Fluorescence in situ hybridation), Array CGH. Il Cariotipo abbiamo visto che è la possibilità di visualizzare tutto il corredo cromosomico di un individuo e ci permette di visualizzare tutte le 23 coppie di cromosomi di contarle e di verificare la presenza di tutte anomalie strutturali però con limite che queste anomalie strutturali deve superare la dimensione di 5 milioni di base e una delezione al di sotto di 5 milioni di base non riusciamo a visualizzarla con il cariotipo, quindi il vantaggio del cariotipo è che è un unico test. Quando sospettiamo una malattia, un alterazione cromosomica senza un sospetto particolare il cariotipo ci farà vedere qualsiasi tipo di alterazione cromosomica che c’è se però se sospettiamo una delezione, un riarrangiamento, al di sotto di 5 megabasi basi una risposta al cariotipo non ci escluderà questa scaricato da www.sunhope.it 94 scaricato da www.sunhope.it diagnosi e dobbiamo pensare a qualcos’altro. Un test citogenetico che ci permette di visualizzare anomalie di questo tipo ed è la Fish (Fluorescence in situ hybridization) per effettuare questo test dobbiamo avere un sospetto diagnostico quindi non è più come il cariotipo per vedere un’anomalia cromosomica questo è come il test diretto del DNA, bisogna avere in mente quale è il sospetto perché la Fish si fa utilizzando una sonda di DNA specifica che viene marcata in modo fluorescente quindi questa sonda la possiamo visualizzare nell’ambito del cariotipo umano quindi andiamo a vedere questa sonda dove si localizza e se in corrispondenza di questa regione marcata da questa sonda ci sta qualsiasi tipo di anomalia. Si distinguono vari tipi di fish a seconda del tipo di sonda da utilizzare, possiamo usare una Fish con sonda specifica quindi io se si ha il sospetto di una malattia che sia causata da una delezione in una regione di un cromosoma io posso utilizzare una sonda specifica per quella regione, io vado a vedere se nel genoma è presente o no; invece io posso utilizzare delle sonde più generali per es. posso usare queste sonde che mi servono come marcatori per es ci sono delle sonde che riconoscono specificamente le regioni centromeriche dei cromosomi quindi io poi utilizzo questo magari in contemporanea un’altra sonda per vedere la distanza di quella sonda rispetto al centromero che io so che deve essere tolta e vedo se è cambiata, lo stesso si può fare con il telomero quindi ci sono sonde telomeriche. Poi ci sono delle sonde che coprono l’intero cromosoma quindi posso andare a vedere se il cromosoma è più piccolo o è traslocato in altre regioni. Una sonda locus specifica per es. se sospettiamo della sindrome di Prader-Willi quindi delezione di una regione del cromosoma 15q utilizziamo la sonda specifica per questa regione del cromosoma che è marcata in rosso usiamo anche in contemporanea una sonda specifica per il centromero del cromosoma 15 che è marcata in verde, su l’altro cromosoma la situazione è normale abbiamo sia la regione Prader-Willi che il centromero, sull’altro cromosoma 15 riusciamo a vedere solo la sonda per il centromero ma non vediamo la sonda rossa per la regione Prader-Willi questo ci dice che questo paziente su una delle due copie del cromosoma 15 ha presente una delezione e questo ci permette di individuare una delezione all’interno di questa scaricato da www.sunhope.it 95 scaricato da www.sunhope.it regione. La Fish possono essere utilizzate sia per diagnosi di sindrome di Williams oppure di DiGeorge che che sono submicroscopiche e al cariotipo non si possono vedere. Nel caso di una traslocazione usiamo Chromosome specific probes cioè facciamo una chromosome painting cioè andare a visualizzare tutto il cromosoma di interesse e lo possiamo fare per tutti i cromosomi. In questo caso qua abbiamo marcato il cromosoma 10 con il verde dove un cromosoma è a posto ma il resto del segnale verde non è localizzato su un unico cromosoma come dovrebbe ma è diviso in due parti, una parte che continua con un cromosoma e un’altra parte che continua con un altro cromosoma che è il cromosoma 9 quindi in questo caso possiamo fare diagnosi di traslocazione di parte del cromosoma 10 sul cromosoma 9. Quindi questa è un’altra metodica che può essere utilizzata per questo tipo di anomalie. Poi c’è una tecnica più avanzata che si chiama Comparative Genomic Hybridization che si fa anche questa con l’Array cioè con un microcip, quindi il solito vetrino di 1 cm² e si va a immobilizzare su questo vetrino delle sonde di DNA che coprono tutto il genoma e possono essere o grossi cloni genomici, o degli oligonucleotidi che sono sparsi e rappresentano tutto il genoma, a questo punto si fa l’ibridazione con il DNA genomico del paziente e si va a quantizzare il segnale, si fa con una un ibridizione di fluorescenza e il computer a seconda dell’intensità del segnale potrà valutare la quantità di DNA che si è andato a legare a queste sonde e in questo modo potrebbero essere visualizzati dei riarrangiamenti molto piccoli che sono troppo piccoli per essere visti sia al cariotipo che alla fish ma troppo grandi essere visto dalla Next generation sequencing perché con quest’ultima le sequenze che si ottengono sono sequenze di massimo 100 paia di basi che poi devo essere unite l’una all’altra, assemblate, quindi se io ho una delezione di un intero gene, una delezione di 2Kb che porta via un intero gene io quella delezione non riuscirò a vederla per Next generation sequencing però potrò vederla con questa tecnica qui perché si ibrida il vetrino con il DNA del paziente e il risultato che si ottiene è la quantizzazione della fluorescenza che dirà quale è l’intensità di segnale di ibridazione per ogni regione del DNA. Nel caso in cui io abbia una delezione di quella regione io avrò un segnale che è il 50% inferiore rispetto alla norma e lo potrò visualizzare, quantizzare scaricato da www.sunhope.it 96 scaricato da www.sunhope.it facilmente tramite sistemi computerizzati quindi potrò dire che questa regione corrisponde ad una delezione e potrò dire che andrà da posizione x a posizione y per tot numero di basi. Al contrario se avrò una duplicazione di questa regione avrò un segnale che è il doppio rispetto a quello del patrimonio diploide, quindi potrò fare diagnosi di duplicazione e di delezioni anche per regioni molto piccole. Questa è una metodica che sta sostituendo l’uso della Fish, il cariotipo rimane sempre utile perché è una metodica poco costosa e può dare un risultato ottimale. Mentre per le altre situazioni sub caritipiche, dove il craiotipo non può andare a diagnosticare, si preferisce ad andare ad usare la RGCH anzi questa metodica potrebbe essere una scelta primaria prima di arrivare a fare una Next Generation Sequencing su di un paziente che presenta una malattia genetica di cui non sappiamo quale possa essere il gene la prima cosa che si può ad andare a visualizzare è vedere se ci sono anomalie cromosomiche microscopiche che possono spiegare quella data malattia. Anche qui nel caso della next generation sequencing bisogna fare attenzione perché molte degli arrangiamenti delle alterazioni che noi possiamo riscontrare possono essere presenti nella popolazione normale ad es. come nella CNB che sono variazioni del numero di copie di una certa regione che sono presenti nella popolazione normale, quindi non è sufficiente trovare una qualsiasi alterazione per dire questa è la diagnosi, questa è la variazione responsabile, dobbiamo fare qui quel ragionamento che è stato fatto per quanto riguarda l’interpretazione delle mutazioni puntiformi vedere come segrega quella delezione nel ambito della famiglia se il paziente ha uno dei genitori che ha quella stessa delezione ma i genitori non hanno nessun problema è chiaro che è più difficile che la variazione può essere causativa, se quella variazione è presente nel 5% della popolazione la si tende ad escludere come variazione causativa. Ultimo aspetto del test genetico è che queste tecniche possono essere effettuate sia su soggetti adulti, ragazzi cioè in epoca post natale ma possono essere utilizzati anche in epoca prenatale quindi si può fare un test prenatale con le stesse tecniche e cioè sia l’analisi diretta del DNA che l’analisi citogenetica. Per le tecniche prenatali sono previste due metodiche: scaricato da www.sunhope.it 97 scaricato da www.sunhope.it l’Amniocentesi e il Prelievo dei Villi Coriali che si distinguono sia per la modalità di effettuazione che per il periodo di gravidanza in cui si possa effettuare. Per quanto riguarda l’Amniocentesi prevede una piccola quantità di liquido amniotico che viene eseguita in genere alla 16° settimana di gravidanza dove vengono estratte cellule da cui si può estrarre il DNA o si possono effettuare tecniche citogenetiche effettuando il cariotipo o la Fish oppure l’array-CGH si possono effettuare nel periodo prenatale tramite l’amniocentesi, quindi entro la 16° settimana. Ancora più precocemente si può effettuare il prelievo dei Villi Coriali che viene eseguita tra la 9/12° settimana anche questo prelievo può si può utilizzare le tecniche sia di citogenetica che molecolari. Come ultimo argomento, emergente negli ultimo anni è il discorso del MicroRNA orientato verso la patologia in quando hanno un ruolo orientato verso un importanza biologica quindi possono avere un ruolo causativo in genetica quindi nei prossimi anni dobbiamo pensare che possono essere geni responsabili non solo per codificare proteine ma anche geni non codificanti tra cui soprattutto i microRNA. Come detto all’inizio non c’è correlazione tra il numero di geni codificanti per proteine e la complessità evolutiva di una specie ma una grossa sorpresa è stata rappresentata da fatto che la componente non codificante sembra correlare la quantità, la proporzione di RNA non codificante presente all’interno di un dato trascrittoma sembra correlare con la complessità della specie come nel caso del uomo una buona fetta del genoma è costituito da regioni che codificano per RNA non codificante. Esistono due grosse categorie di RNA non codificanti, la prima categoria è quella che è già nota da tempo detti Housekeeping cioè svolgono funzioni di base come RNA ribosomiale o transfer cioè RNA che svolgono funzioni di base nell’ambito della sintesi proteica e sono presenti in tutte le cellule allo stesso modo non ci sono differenze quindi svolgono funzioni fondamentali ma non variano a seconda del tipo di cellula. Quello che è cambiato negli ultimi anni è il riconoscimento di nuovi tipi di RNA codificanti che sono gli RNA non codificanti di tipo regolatorio, regolatorio perché svolgono un ruolo nella regolazione dell’espressione che varia a seconda del tessuto della cellula in cui scaricato da www.sunhope.it 98 scaricato da www.sunhope.it sono espressi quindi non sono espressi in tutte le cellule ma possono avere delle modalità di espressione diverse, un pò come gli RNA codificanti per le proteine, come appunto i microRNA anche se esistono altri RNA come i Long Promoter RNA che presentano anche un ruolo importantissimo in biologia che in patologia. I MicroRNA sono degli RNA non codificanti molto corti 20/25 nucleotidi che svolgono la loro funzione principalmente andando a legare delle sequenze specifiche dei loro geni target, quindi ogni microRNA può legare uno o più geni target e questo legame può essere un legame completo, come avviene nelle cellule vegetali, che determina il taglio del RNA messaggero. Nelle cellule animali quello che succede è che c’è un’appaiamento incompleto tra il microRNA e la sequenza bersaglio e questo appaiamento può avere due conseguenze o la riduzione dell’efficienza di traduzione del RNA messaggero bersaglio oppure la degradazione del RNA messaggero. Quindi in ogni caso sia che si tratti di un effetto a livello di trascrizione che è l’effetto della traduzione di questo RNA messaggero l’effetto è di inibire l’espressione del gene bersaglio quindi il microRNA agisce diminuendo l’espressione del gene bersaglio sia perché determina una riduzione dell’attività di traduzione perché può determinare una riduzione del trascritto, una cosa interessante è che questo sito di legame è classicamente presente nel 3′ non tradotto degli RNA messaggeri presenti ai siti di bersaglio per i microRNA, quindi questa era una regione che fino a poco tempo era considerata una regione con significati incerti invece ora sappiamo che è regolata da microRNA e posseduta dal 3′ non tradotto. Ci sono delle evidenze che non solo i 3′ non tradotto hanno ospiti di siti target ma che possono essere presenti negli esoni codificanti o nel 5′ non tradotto. Come il microRNA maturo, la sequenza completa, di 20-25 nucleotidi si va a legare al suo target nel 3′ non tradotto insieme a un complesso proteico ed è questo legame che determina la diminuzione dell’espressione del gene bersaglio, grazie a questo sistema si sa già che i microRNA hanno ruolo importante nella funzione dei vari organi e tessuti per es. nello sviluppo del cervello, della cute, dei polmoni, dell’occhio e così via... I microRNA di tipo regolatorio non sono Housekeeping quindi possono avere un espressione diversa a seconda del tessuto quindi scaricato da www.sunhope.it 99 scaricato da www.sunhope.it ci sono dei microRNA, quindi si comportano come dei geni codificanti per proteine, quindi avremo il microRNA che sarà espresso ubiquitariamente in tutte le cellule dell’organismo ma avremo anche dei microRNA che sarà espresso specificamente in un certo tessuto o un certo tipo cellulare. Questi sono alcuni microRNA espressi negli occhi, questo è un esperimento di ibridazione visivo per RNA, si prende una sonda di RNA, microRNA, si marca in modo fluorescente e si ibrida sezioni di tessuto che ci interessa, se ci fermiamo solamente qui solo dove abbiamo la retina adulta, di topo, questo è formato da 3 tipi di strati, questo strato qui che corrisponde a tre tipi diversi di neuroni, abbiamo i fotorecettori, interneuroni e poi le cellule gangliari quindi vedete che ognuno di questo tessuto ha un microRNA diverso e hanno modalità diverso di espressione, questo microRNA sarà espresso in tutti e tre i tipi di neuroni della retina, quest’altro soltanto nei fotorecettori e quest’altro soltanto nelle cellule gangliari e così via... e rispecchiano possibili funzioni diverse. Dal momento che sappiamo qual’è la funzione dei microRNA che è quella di legare i geni target, quando noi lavoriamo su un gene codificante per proteina la prima cosa si vede è che tipo di sequenza ha e quale può essere la funzione di quella proteina, che tipo di domini proteici quindi a che cosa è simile, nel caso dei microRNA vogliamo vedere quali sono i target che questo microRNA può legare perché è quello che da l’idea della funzione del microRNA e per identificare i target c’è un modo che è data dalla struttura stessa della sequenza dei target quindi si possono identificare i target grazie all’analisi della sequenza dei microRNA in comparzione dei 3′ non tradotti di tutti i geni del genoma perché vogliamo andare a vedere delle regioni di appaiamento. Il problema è che questo appaiamento non è completo, è una regione di appaiamento incompleto, nelle cellule animali questo appaiamento non è mai perfetto e questo complica l’identificazione dei siti di bersaglio. C’è una regione del legame che è sempre identica, cioè c’è un perfetto appaiamento e questo corrisponde alle prime 7 basi del microRNA, quindi le prime 7 basi del microRNA vanno ad appaiarsi in modo perfetto ad altrettante basi del 3′ non tradotto del gene bersaglio e questa regione si chiama SEED ed è la regione che ci permette di fare predizioni di target per microRNA. Ci sono vari sistemi computistici, scaricato da www.sunhope.it 100 scaricato da www.sunhope.it computazionali, che permettono di andare a predire questi siti di target basandosi sulla presenza del SEED che corrisponde alle prime 7 basi del microRNA. Grazie a dei programmi possiamo fare delle predizioni sul tipo di traget di un microRNA ma proprio per la natura stessa del sito di target molte di queste predizioni sono false, quindi quando avremo una predizione di un target da parte di un microRNA dobbiamo andarli a convalidarli con metodi sperimentali. Abbiamo detto prima che il sito di legame di un microRNA al suo target può avere un duplice effetto, uno che è quello di Abbassare l’Efficacia di Traduzione e questo è primo meccanismo che è stato trovato, fino a pochi anni fa si pensava che il meccanismo di azione del microRNA fosse quello di determinare una riduzione di efficacia della traduzione del messaggero, negli ultimi anni è venuto fuori il secondo sistema che è quello della Degradazione del trascritto e questo ha permesso di semplificare lo studio delle conseguenze di un azione di un microRNA perché è molto più facile verificare un effetto di un microRNA andando a guardare i livelli dei suoi possibili trascritti piuttosto che andare a guardare una proteina che richiede da un punto di vista di tecnica delle indagini molto più complesse, ciò ha permesso di studiare l’effetto di microRNA guardando proprio l’effetto, la composizione e i livelli di espressione degli RNA messaggeri all’interno di una cellula. Vi voglio fare un es, di come è stato studiato il ruolo di un microRNA guardando gli effetti sulla trascrizione, i livelli di trascritti del un messaggero in una cellula e grazie a questo sistema è stato identificato il ruolo di microRNA nel processo di sviluppo e differenziamento cellulare, l’esperimento è molto semplice è stata presa una linea cellulare immortalizzata, utilizzata in modo standard in laboratorio e si chiamano cellule HeLa, e si è testato l’effetto su questa linea cellulare di due microRNA diversi e nessuno di questi due microRNA era presente nella cellula “selvatica”, uno è il microRNA chiamato miR-1, questo miR-1 viene espresso specificamente nel muscolo e nel cardiomiocito in contemporanea si è testato un altro microRNA che è il miR-124 specifico per le cellule neuronali, quindi alcune cellule HeLA sono state trattate con miR-1 e altre con miR124 e si è andato a vedere l’effetto di questa trascrizione tramite esperimenti di macro Array ma in questo caso il macro Array era disegnato apposta per andare a vedere i livelli di RNA messaggero scaricato da www.sunhope.it 101 scaricato da www.sunhope.it presenti in queste cellule, quindi su questo macro Array erano presenti una parte di RNA messaggeri che noi conosciamo e si è visto che cosa succede prima e dopo la trascrizione di questi miR. Si è visto che c’è una grossa alterazione di queste cellule HeLa e quando si andava a sovraesprimere miR-1 si aveva un attivazione dei geni muscolari che normalmente nelle HeLa non sono espresse, quando si andava a sovra esprimere il miR-124 si aveva un attivazione dei geni neuronali quindi si determinava un grosso cambio della struttura del trascrittoma di queste cellule, ma se i microRNA inibiscono i loro target come è che si osserva una regolazione in questo caso? Quello che va a fare il microRNA è quello di inibire l’espressione di inibitori dell’espressione di questi geni che si up-regolano, quindi i target diretti sono dei geni che normalmente dovrebbero inibire l’espressione o dei geni muscolari o neuronali e quando vado a trascrittare i microRNA io inibisco questi geni e come ultimo effetto ho la up-regolazione e l’attivazione di geni neuronali e di geni muscolari, quindi questo è stato uno dei primi esempi che ha dimostrato come un singolo microRNA un frammento di 20 nucleotidi ha un effetto così importante sul destino di una cellula. Quindi i microRNA hanno un ruolo importante sia nello sviluppo che nel differenziamento di tessuti sia i vivo che in vitro, ma hanno anche importanza per la funzione di tessuti maturi e qui che entra il discorso della malattia perché addirittura se io vado a mutagenizzare quindi a interferire con la funzione dei microRNA anche in organismi adulti, in età postnatale posso avere delle grosse alterazione nei tessuti maturi. Per es questo microRNA il miR-375 controlla la secrezione dell’insulina da parte delle isole pancreatiche quindi se è inattivo questo microRNA posso avere un effetto proprio a carico della funzione delle cellule pancreatiche delle cellule di Langherans quindi con possibilità di avere una condizione di simil-diabete; e lo stesso anche un inattivazione sempre di microRNA miR-1, in una fase più tardiva, in topi adulti determina un problema cardiologico visualizzabile con un anomalia della condizione cardiaca che si può riflettere in un alterato elettrocardiogramma, quindi non solo importanti processi dello sviluppo ma anche funzionamenti di tessuti maturi. Ovviamente data questa importanza i microRNA possono essere implicati nella patogenesi di malattie genetiche quindi a partire già scaricato da www.sunhope.it 102 scaricato da www.sunhope.it dal cancro, malattie monogeniche, malattie multifattoriali. Il cancro è stato una delle prime condizioni in cui è stato riscontrato un ruolo patologico dei microRNA e anzi è stato visto che livelli di espressione di microRNA sono alterati in molti tipi di cancro, adesso vengono utilizzati microRNA come marcatori di alcuni tipi particolari di cancro perché il profilo di espressione di questi microRNA sono alterati in queste cellule e in modo specifico in determinati tipi di cancro e non in modo casuale. Quindi i microRNA possono essere utilizzati per fare addirittura lo studio dei livelli, determinare il tipo cellulare di cancro, la stadiazione, la prognosi e la possibile risposta dalla terapia. Quindi possono essere utilizzati sia come marcatori per valutare la migliore o peggiore prognosi e possibile risposta a terapia ma poi possono avere anche un ruolo anche nella patogenesi del cancro quindi possono addirittura comportarsi da oncogeni o tumor suppressor, possono comportarsi da regolatori per l’espressione di un oncogene quindi il target di un microRNA è un oncogene che ovviamente deve essere tenuto sotto controllo. Se per caso in quel tipo di tumore si ha una mutazione somatica che prevede la delezione di quel microRNA che normalmente dovrebbe controllare l’espressione dell’oncogene quel oncogene può essere espresso in quantità incontrollata e quindi può determinare la formazione di tumori, quindi in questo caso il microRNA non effettua più la sua funzione di soppressore del fenotipo neoplastico. Viceversa si può avere microRNA che modulano l’espressione tumor suppressor di geni che esercitano un’azione negativa sulla proliferazione cellulare, se quel microRNA viene ad essere prodotto in eccesso può avere un effetto di eccessiva inibizione del tumor suppressor miR quindi può comportarsi come un oncogene miR. Esistono esempi di questo tipo dove dei microRNA possono comportarsi da oncogene come nel caso di un gruppo di microRNA 17-92 che si presentano di livello aumentato in molte forme di cancro comportandosi come oncomiR. Esiste anche il caso opposto dove i microRNA si comportano come suppressor del fenotipo tumorale e si ipotizza che alcuni microRNA si possano usare come agenti terapeutici per la modulazione del fenotipo tumorale. Il ruolo dei microRNA nelle patogenesi di malattie genetiche, si possono ipotizzare tre meccanismi: i primi due sono uguali a quello scaricato da www.sunhope.it 103 scaricato da www.sunhope.it dei geni codificanti per proteine, il terzo è un pò diverso. Dunque come può essere mutato un microRNA e determinare una malattia genetica? Il primo caso è quello di un riarrangiamento genomico cioè una delezione del microRNA quindi la regione genomica di cui è ospitato il microRNA viene ad essere deleta e si ha malattia genetica come l’esempio nelle cellule germinali possiamo avere lo sviluppo della malattia che ritrasmette in modalità autosomica dominante che si chiama Sindrome di Pain Word che è una malattia dello sviluppo caratterizzata dalla delezione del intero cluster dei microRNA. Quindi mutazioni di questi microRNA possono causare malattie genetiche allo stesso modo come possono fare quelli codificanti per proteine. Gli arrangiamenti genomici che colpiscono i microRNA possono essere più numerosi di quello che si ipotizza. Secondo meccanismo Mutazione puntiforme a carico del microRNA, cosi come abbiamo mutazioni puntiformi per geni codificati proteine si possono avere mutazioni nella sequenza di microRNA ad esempio come una forma di sordità non sindromica cioè una sordità di tipo ereditaria che si può trasmettere in modalità autosomica dominante e la mutazione che causa questa malattia è una mutazione di una base all’interno della regione della sequenza matura di un microRNA chiamato miR-96, quindi anche nutazioni puntiformi di microRNA possono causare malattie genetiche. Ultimo caso Mutazioni Non nel microRNA ma nella sequenza di bersaglio del microRNA, la mutazione può essere a carico di un sito di target che già esiste ma la mutazione o la può far ridurre l’efficienza di target di questa regione o di aumentare la capacità di legami con microRNA e questa è praticamente un inibizione fisiologica che normalmente c’è che però può essere alterata. In un altro caso che ci può essere una mutazione che determina la comparsa de novo di un sito di target e questo è interessante perché non è un sito di target per un microRNA che non dovrebbe esserci e fa si che quel gene venga riconosciuto microRNA a cui non dovrebbe avere nulla a che fare. Nel primo caso possiamo avere un alterazione di un inibizione fisiologica dove abbiamo una malattia che è un altra forma di malattia dello sviluppo la condrodisplasia un alterazione della crescita ossea e delle cartilagini che è dovuta alla mutazione del scaricato da www.sunhope.it 104 scaricato da www.sunhope.it sito di bersaglio per un microRNA che è il primo non tradotto di questo gene HDAC-6 che è un gene implicato nella formazione di alcune modifiche istoniche e la mutazione del 3′ non tradotto di questo gene determina la comparsa di questa condizione legata al cromosoma X dominante che si chiama appunto condrodisplasia. Gli RNA modificanti in generale rappresentano una componente fondamentale del trascrittoma umano, al loro interno i microRNA svolgono un ruolo importantissimo nel controllo di sviluppo e differenziamento ma anche per il funzionamento di organi maturi ma possono avere un ruolo etiopatogenetico in malattie genetiche tipo cancro che malattie genetiche mendeliane. I microRNA possono essere usati come marcatori prognostici sia nel caso del cancro che in altre malattie genetiche come la distrofia muscolare dove livelli di alcuni microRNA, che sono altamente essere espressi nel muscolo, possono essere dosati nel sangue per riconoscere la gravità della degenerazione muscolare. In ultima analisi, ma come discorso futuro, possono essere usati come agenti terapeutici dove possono interferire in varie funzioni sia inibendo che attivando alcuni microRNA avendo un ruolo benefico contro malattie genetiche. Per quanto riguarda il ruolo di microRNA e malattie genetiche quello che sappiamo oggi è solamente una punta di un iceberg perché i microRNA sono conosciuti da pochi anni, poi grazie alle tecniche di sequenziamento sarà sempre più facile verificare variazioni, mutazioni che prima non sono state studiate. scaricato da www.sunhope.it 105