Mario Sandri, [email protected], http://xoomer.virgilio.it/mario.sandri
LE SETTE SORELLE
IARA Group, GRRAT, SdR RadioAstronomia UAI, Società Italiana di Fisica
Come promesso, questo mese l’attività dei pianeti sarà
notevolmente più propizia anche se dovremmo
aspettare i mesi più freddi per le migliori osservazioni.
Saturno, infatti, sorge ad est intorno alle sette di sera
seguito dopo quattro ore da Giove. Per gli amanti di
questo tipo di ricerche, vi consigliamo di tentare di
osservare Mercurio che tramonta in concomitanza col
Sole a ovest.
Questo mese torniamo ad occuparci di una
costellazione zodiacale e precisamente del Toro. Come
facciamo a rintracciarla? Il Toro sorge ad est intorno
alle sette di sera per giungere a metà del cielo intorno
alle dieci e il modo più immediato per riconoscerlo è
rintracciare un gruppetto di sei o sette stelle la cui
forma ricorda quella del Grande Carro. Sotto queste
stelle si trova un astro di colore rosso e luminoso il cui
nome è Aldebaran che significa in arabo occhio del
toro. Verso sinistra si trovano due stelle, una in alto ed
una in basso, che, congiunte con Aldebaran,
rappresentano le corna del maestoso animale. A destra
invece si sviluppa la parte del corpo che generalmente
è troncata alle due zampe anteriori.
Secondo una leggenda, la costellazione rappresenta il
toro in cui si tramutò Giove per sedurre Europa, la
figlia di Agenore, re di Fenicia. La fanciulla giocava
sulla riva del mare assieme alle sue compagne quando
una mandria di buoi si avvicinò. Fra questi c’era anche
un bellissimo toro bianco, che altri non era se non
Giove. Europa fu attratta dallo splendido animale e gli
cinse le corna con ghirlande; l’animale la fece salire
sulla groppa e, prima che la fanciulla si accorgesse del
pericolo, si tuffò in mare e cominciò a nuotare finché
non giunse a Creta, dove riassunse le sembianze di un
dio. Giove riuscì a sedurre Europa e dalla loro unione
nacque Minosse, destinato a diventare re di Creta.
Nel 1054 gli astronomi cinesi osservarono nel Toro una
stella che prima non c’era e che col passare del tempo
si rese visibile anche di giorno per poi diminuire la sua
luminosità fino a diventare invisibile come ai giorni
nostri. Oggi sappiamo che quell’astro non era altro che
una supernova, cioè una stella che muore in una
catastrofica esplosione. Quello che resta oggi è una
nebulosa che prende il nome di Nebulosa del Granchio.
Ma la costellazione del Toro è famosa soprattutto
perché in essa si trova il più bel ammasso aperto di
tutto il cielo (quando si parla di ammassi aperti ci si
riferisce ad un raggruppamento di stelle molto fitto di
colore generalmente molto chiaro, bianco o azzurrino)
e questo ci fa pensare a quell’insieme di sette stelle
visto precedentemente, citato in ogni tempo, da Omero
a D’Annunzio….”Impallidisce/ sotto il pianto il coro/
delle Pleiadi e l’una d’elle è occulta,/ l’una che seppe la
felicità” (G.D’Annunzio, “L’oleandro” da Alcyone). Il
loro nome è Pleiadi o Sette Sorelle in quanto la
mitologia narra che siano le sette mitiche figlie di
Atlantide, il gigante che sorreggeva il mondo sulle sue
spalle, e di Pleione. Le leggende degli aborigeni
australiani identificano le Pleiadi con un gruppo di
giovani donne che fuggivano dagli indesiderati
approcci di un cacciatore, il quale, in alcune versioni,
fu severamente punito in seguito a questo suo
atteggiamento.
Anche le stelle che circondano Aldebaran formano un
altro ammasso aperto che si chiama delle Iadi ed ha una
dimensione apparente in cielo molto maggiore rispetto
al precedente.
Non solo mitologia e storia si intersecano con lo spazio
celeste, ma anche la letteratura e in genere molte altre
forme d’arte si rifanno alla magnifica visione
dell’universo stellato, sublime espressione artistica
superiore a tutte le capacità umane.
Cieli sereni a tutti!