XII IL NEOIDEALISMO ITALIANO BENEDETTO CROCE, GIOVANNI GENTILE Contro l’idealismo tedesco, nel quale finiva per riproporsi, all’interno della coscienza, il vecchio dualismo di pensiero ed essere, il neoidealismo identifica la coscienza (ovvero il suo contenuto attuale) con il divenire e nega la cosa in sé ed ogni realtà trascendente la coscienza come ogni struttura immutabile che le si voglia attribuire. Lo spirito è tutto calato nella storia, è l’essenza e la stessa condizione fondamentale della storicità. Benedetto Croce (1866-1952) concepisce l’idealismo come “storicismo assoluto”, per cui la realtà è storia e il divenire è divenire della coscienza. La realtà è spirito, lo spirito è storia, la storia è autoproduzione della realtà, che è il divenire. Contro la metafisica come rifugio nell’eterno e nell’immutabile, Croce afferma il “travagliarsi” della filosofia nel partecipare “alla continua creazione di un mondo sempre nuovo”. Secondo l’attualismo di Giovanni Gentile (1875-1944) la realtà è oggetto attuale del pensiero ed è contraddittorio concepirla come esterna ad esso. Gentile distingue tra l’io empirico, che non pensa tutto il pensabile ed è finito, chiuso nei limiti del tempo e dello spazio, e l’io trascendentale in cui il primo è radicato come in una personalità superiore, che è il pensiero che trascende ogni contenuto particolare e finito senza poter essere trasceso, ed è in una eternità che non trascende il tempo, essendo la stessa coscienza del tempo. Del pensiero trascendentale non si dà spiegazione perché è esso la fonte di ogni spiegazione e la condizione di ogni esperienza. Il divenire, concepito come processo dello stesso pensiero, è libertà, novità, imprevedibilità, creazione incessante. Benedetto Croce (1866-1952) - Il concetto della storia nelle sue relazioni col concetto dell’arte: ricerche e discussioni (1896) - Sulla concezione materialistica della storia (1896) - Estetica come scienza dell’espressione e linguistica generale (1902) - Lineamenti di una logica come scienza del concetto puro (1905) - Ciò che è vivo e ciò che è morto della filosofia di Hegel (1907) - Filosofia della pratica: economica ed etica (1909) - Genesi e dissoluzione ideale della filosofia della storia (1912) - Teoria e storia della filosofia (1918) - Teoria e storia della storiografia (1920) - Eternità e storicità della filosofia (1930) - La storia come pensiero e come azione (1938) La posizione di Benedetto Croce è definita di storicismo assoluto. La forma dello spirito, secondo Croce, non può essere che il pensiero storico. Storicismo è affermazione che la vita e la realtà sono storia e nient’altro che storia. La storia è autoproduzione della realtà, ossia individuazione dello spirito. Non solo, ma “ogni vera storia è storia contemporanea”, cioè si dà nell’attualità del suo accadere (ecco l’attualismo neoidealistico, che sarà portato alla sua massima espressione da Gentile). 51 La storia come atto spirituale fuori del tempo si forma nel momento stesso dell’atto in cui si congiunge e da cui si distingue dal tempo stesso di quella effettiva realtà storica. La separazione tra filosofia e storiografia è artificiosa (tutto è storia) e artificioso vuol dire metafisico. È il prodotto di quella concezione dualistica che distingue tra verità di ragione e verità di fatto, verità immutabili e verità fattuali, cioè storiche, divenienti, reali, concrete. Croce afferma il carattere storico di ogni cosa e di ogni filosofia, quindi di ogni atto di giudizio. Il soggetto del giudizio è sempre storico, diveniente, e la filosofia non è una liberazione dal travaglio della vita, come vorrebbe la metafisica, ma si travaglia perché partecipa in pieno della storia, partecipa alla continua produzione di un mondo, di una realtà che è sempre nuova. Hegel avrebbe concepito la dialettica in modo riduttivo, semplicemente come dialettica degli opposti, mentre secondo Croce sussiste anche una logica dei distinti, perché certi atti ed eventi van sempre considerati distinti rispetto ad altri ordini di atti ed eventi. Gli opposti sono vero-falso, bene-male, positivo-negativo, essere-nulla, ma Hegel considera opposti anche altri concetti come teoretico-pratico, diritto-moralità, arte-religione e questo, secondo Croce, non è legittimo perché se il rapporto vero-falso è di opposizione, il rapporto vero-bene è di altro genere, perché il vero può precedere il bene. Si tratta quindi di gradi di realtà distinti. Lo spirito teoretico, essendo essenzialmente diveniente, diventa inevitabilmente spirito pratico, cioè passa dalla coscienza alla produzione di quello che contempla. E lo spirito pratico, data la realtà nuova, esige una nuova riflessione sulla stessa cosa e passa nello spirito teoretico: vi è così circolarità tra i due e tale circolarità è l’esistenza storica dello spirito. Qui la realtà in quanto attività (ovvero produzione dello spirito o della storia) è articolata in quattro forme fondamentali, suddivise per modo (teoretico o pratico) e grado (particolare o universale): - estetica (teoretica - particolare), - logica (teoretica - universale), - economia (pratica - particolare), - etica (pratica - universale). La relazione tra queste quattro forme opera la logica dei distinti, mentre all’interno di ognuna di esse si ha la dialettica degli opposti. Giovanni Gentile (1875-1944) - L’atto del pensare come atto puro (1912) - La riforma della dialettica hegeliana (1913) - La filosofia della guerra (1914) - Teoria generale dello spirito come atto puro (1916) - I fondamenti della filosofia del diritto (1916) - Sistema di logica come teoria del conoscere (1917-1922) - Le origini della filosofia contemporanea in Italia (1917-1923) - Discorsi di religione (1920) - Il modernismo e i rapporti tra religione e filosofia (1921) - Frammenti di storia della filosofia (1926) - La filosofia dell'arte (1931) - Introduzione alla filosofia (1933) - Genesi e struttura della società (1946) La posizione di Gentile è designata col termine attualismo. Per Gentile la realtà non è pensabile che come attualità di pensiero. Ritenere che la realtà sia esterna al pensiero è contraddittorio. Distingue il pensiero pensato come oggetto determinato finito, parziale, che non pensa tutto il pensabile, l’io empirico, dall’io trascendentale, che è il pensiero pensante, il quale assume a contenuto il rapporto tra questo pensiero finito (empirico) e la realtà che lo trascende. Trascendentale significa che trascende ogni capacità particolare finita, determinata, come fonte di ogni spiegazione e condizione di ogni esperienza. Questo trascendimento è la capacità generale di dar luogo ad ogni esperienza conoscitiva, e non ha niente a monte, è il soggetto di ogni oggetto, è attualità intrascendibile, è addirittura il creatore della realtà: l’io trascendentale. Una buona risposta a questo io trascendentale è ancora una volta l’essere ideale di Rosmini. Quello che Gentile crede di riconoscere e di descrivere come io trascendentale, in realtà lo si può vedere e riconoscere nella generalità assoluta dell’essere ideale, perché è anch’essa la fonte di ogni spiegazione, la condizione della mia esperienza, non ha nulla a monte e anch’essa è attualità intrascendibile. Solo che non è assimilabile o confusibile con l’essere reale né tantomeno è io creatore. Per Gentile il pensiero è la stessa totalità o realtà assoluta e insieme l’essenza del divenire. Il pensiero è quindi divenire, produzione e incremento di realtà, evidenza originaria, sviluppo del pensiero. Quindi il divenire è libertà, 52 novità, imprevedibilità, perché se il pensiero contiene il divenire ne è superiore, superiore quindi al divenire, al tempo e alla morte. Gentile scrive “La nostra personalità, con cui rientriamo nel mondo del molteplice e degli individui naturali è radicata in una personalità superiore e soltanto in essa è reale. Per questo, nella consapevolezza del divino e dell’eterno, la morte e lo svanire di ogni cosa caduca si guarda sempre dall’alto della vita immortale”. Questo potersi collocare della coscienza ad un livello superiore è l’unica forma di immortalità dell’anima o, meglio, della personalità. Gentile propone una sintesi tra logica classica e logica dialettica. Con Hegel è negata la logica classica nel suo valore astratto, e ci si sposta sulla logica dialettica, ma l’intelletto che concepisce la realtà astrattamente e la irrigidisce nella storicità è superato con la ragione. Allora la logica dell’astratto pensa la struttura logica della realtà ma non riflette sul pensiero attuale, che invece sta a cuore a Gentile: il pensiero è l’attività integratrice che modifica i due versanti, le due forme: la logica secondo non contraddizione e la logica secondo la dialettica (dei contrari). Gentile si pone così ad un punto di sintesi superiore della proposta hegeliana con l’antica logica classica (identità e non contraddizione). Il concreto, e la logica del concreto, è vedere la saldatura tra i due versanti, è il divenire, il pensiero, il continuo differenziarsi da se stesso. E la storia personale è appunto questo continuo divenire che porta a differenziarsi nel tempo e negli anni. 53