cosa sono le zecche - Azienda USL 2 Lucca

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Zecche e uomo: un problema attuale
A cura del dott. Marco Selmi
Con i primi caldi si ripresenta il problema delle zecche
In pratica è così, anche se le zecche sono presenti tutto l’anno o addirittura,
per alcune specie, la distribuzione ha un picco ad inizio primavera ed una
successiva flessione. Diciamo piuttosto che con la stagione calda un maggior
numero di persone frequenta luoghi a rischio o comunque si vive più tempo
all’aperto, aumentando così le probabilità di infestazione.
Che cosa sono esattamente le zecche
Le zecche appartengono al “phylum” degli artropodi ed alla classe Arachnida
come i ragni ma si distinguono da questi perché sono dotati di apparato
buccale con dispositivi per pungere e succhiare il sangue. E’ questa
caratteristica, peraltro mantenuta a tutti gli stadi (larva, ninfa e adulto) e nei
due sessi, al contrario delle zanzare, che rende le zecche potenzialmente
pericolose.
Quali e quante sono le zecche pericolose per l’uomo
Sono conosciute in tutto il mondo circa 800 specie di zecche che parassitano
prevalentemente mammiferi, uccelli e rettili, suddivise in due famiglie: le
“zecche dure” e le “zecche molli”. Le zecche dure rappresentano i generi più
importanti che poi ritroviamo su animali domestici e sull’uomo. Benché non
esista una zecca specifica dell’uomo possiamo comunque essere visitati da quei
generi meno strettamente legati al loro ospite e che, purtroppo per noi,
coincidono con più pericolosi per la trasmissione di patologie importanti.
In che modo rappresentano un problema per la salute
E' utile sapere che le zecche sono attirate dalle vibrazioni, dal calore, dal
biossido di carbonio e dall'acido butirrico che è presente nel sudore, nelle feci e
nelle urine. Giunta sull'uomo la zecca si attacca ai capelli, ai peli od ai vestiti ed
aspetta, da alcune ore ad un giorno, fino a che l'ospite non sia a riposo. Poi
raggiunge un'area cutanea ed inizia a saggiare la possibilità di pasteggiare.
Non è automatico che questo accada nel 100% dei casi. Comunque una
eventuale azione dannosa si esplica, nell’uomo, con diverse modalità: la ferita
provocata dall’infissione del rostro può causare un processo infiammatorio
locale nella sede della puntura, sintomi sistemici o trasmettere gravi malattie.
In genere il morso non provoca dolore, ma entro alcuni giorni dall’introduzione
della saliva della zecca, compaiono vari sintomi. Si va dal prurito e reazioni
orticarioidi locali con interessamento spesso dei linfonodi satelliti, alla
formazione di noduli, dovuti ad una reazione da corpo estraneo nei confronti
del rostro infisso nella cute. Possono manifestarsi reazioni sistemiche
importanti come orticaria generalizzata, febbre e paralisi come avviene per
certe specie presenti in Nord America, ma tali sintomi scompaiono rapidamente
una volta rimosso l’artropode. Nelle nostre zone, comunque, i problemi sanitari
più concreti si limitano alla possibilità di trasmissione di due malattie: la
malattia di Lyme (detta anche eritema cronico migrante), caratterizzata
appunto da un esantema cutaneo associato a febbre, malessere generale,
cefalea, dolori articolari, spesso con manifestazioni tardive a distanza anche di
mesi che coinvolgono le articolazioni, il cuore e il sistema nervoso; la
Rickettsiosi
o febbre bottonosa del mediterraneo, che provoca febbre,
manifestazioni cutanee, cefalea, sintomi respiratori, dolori muscolari,
ingrossamento dei linfonodi, della milza e del fegato. Recentemente sono stati
segnalati diversi casi di una sindrome definita La TIBOLA è una sindrome
caratterizzata da una tumefazione dei linfonodi generalmente del collo, a cui
segue la produzione di una lesione crostosa medio piccola nel punto di
morsicatura e sintomi di carattere generale di tipo similinfluenzale.
Prevalentemente è contratta da bambini e donne che vengono morsicati al
cuoio capelluto. Pur non essendo particolarmente grave è comunque fastidiosa,
provoca in genere 2 o 3 ingressi nella struttura ospedaliera ed ovviamente crea
notevole apprensione, soprattutto a causa della tumefazione dei linfonodi. I
sintomi possono non regredire spontaneamente e la malattia protrarsi anche
per mesi se non è correttamente diagnosticata e curata.
Riguardo alla trasmissione di patogeni le ninfe risultano responsabili della
maggior parte dei casi di malattia. La preminenza delle ninfe rispetto agli
adulti, soprattutto nell'epidemiologia della Borreliosi di Lyme, è motivato dalla
loro dimensione più piccola, dalla loro più grande abbondanza e dalla
coincidenza del loro picco di attività con quello dell'attività umana all'aperto.
Negli animali è conosciuta anche una azione anemizzante, ovviamente
possibile in selvatici o domestici trascurati e sostenuta da gravi
parassitizzazioni, nel qual caso un elevato numero di zecche,
pasteggiando, può determinare la sottrazione di considerevoli quantità di
sangue.
Cosa fare se si viene punti da una zecca
Il morso della zecca è indolore e la sua presenza può anche passare del tutto
inosservata, soprattutto come abbiamo già detto allo stadio larvale e ninfale.
Nel qual caso noteremo una piccola zona arrossata che compare qualche
giorno dopo il contatto.
Se invece ci accorgiamo della presenza della zecca sulla cute questa va
rimossa al più presto, rivolgendosi, se questo è possibile, al medico. Si è
osservato, infatti, che più tempo resta infissa maggiori sono le possibilità che
venga trasmessa una eventuale infezione. L'asportazione può essere effettuata
anche da soli: si afferra con una pinzetta il più possibile vicino alla pelle e si
stacca con una leggera trazione e torsione in senso orario ed antiorario, senza
strappare. La manovra va compiuta con prudenza ma con decisione, in quanto
ogni manipolazione scatena nella zecca movimenti di difesa che rendono
l’asportazione più complicata o incompleta: nell'eventualità che ciò avvenga si
deve cercare di estrarre il rostro rimasto infisso nella cute utilizzando un ago
da siringa sterile.
Ovviamente il corpo della zecca non va schiacciato o rotto, in questo caso le
possibilità di infezione aumenterebbero.
L’ultima raccomandazione è di non far precedere la manovra dall’applicazione
di oli, sostanze anestetiche od irritanti: queste pratiche, purtroppo a volte
consigliate, occludono le trachee dell’artropode o comunque scatenano
fenomeni di difesa che possono esitare in un rigurgito del contenuto della
zecca, che è proprio ciò che vogliamo evitare.
E’ comunque consigliato rivolgersi al medico
Rivolgersi al medico offre la garanzia che venga effettuata sia una corretta e
completa asportazione di tutti i tessuti della zecca, sia una buona disinfezione
della ferita. Inoltre il sanitario può rendersi conto dell’esigenza di iniziare un
trattamento locale o generale, anche se in genere ciò si evita, preferendo dare
informazioni al paziente ed attuare un periodo di osservazione.
Quindi una terapia antibiotica non è sempre necessaria
L’analisi dei fattori che individuino l’opportunità di un trattamento antibiotico è
complessa.
Come sopra riportato uno dei parametri significativi è il tempo di permanenza
della zecca sull’ospite. In ogni stadio della crescita, la zecca compie un unico
pasto ematico di diversa durata: fino a 5 gg nella fase larvale, 7 gg circa nella
fase ninfale e fino a 2 settimane quando l'acaro è adulto (dati riferiti a Ixodes).
Per introdurre una quantità di nutrienti che le assicurino la sufficiente energia
per il passaggio di fase o per la maturazione delle uova, compie più volte una
manovra di concentrazione del sangue ingerito, sbarazzandosi della parte
liquida che viene ripompata nell’ospite: questa è la fase più rischiosa per la
possibilità di introduzione di eventuali microrganismi che albergano
nell’intestino e nelle ghiandole salivari della zecca. Diciamo che il rischio si fa
concreto per permanenze superiori alle 24-48 ore (dati riferiti a Ixodes).
Altro parametro da considerare è la località di provenienza della zecca: le
patologie a trasmissione vettoriale seguono una definita distribuzione in aree,
in base alla presenza di animali serbatoio, della specie di zecca e del patogeno,
ma per utilizzare al meglio questo dato serve un accurato studio e la stesura di
mappe di rischio.
Comunque, per portare un esempio, persino nelle zone dove la Malattia di
Lyme è endemica la percentuale di zecche infette non sale sopra il 2-5 % (altri
dati riportano 10%), cosicché la somministrazione di antibiotici a tutti i
soggetti infestati vorrebbe dire un notevole aggravio sulla spesa sanitaria ed
una gratuita esposizione agli effetti indesiderati dei farmaci, per trattare la
maggioranza di pazienti che non ne hanno alcun bisogno.
Infine, relativamente alla Lyme, una terapia antibiotica, soprattutto se
incongrua, instaurata nella fase Precoce Localizzata può smorzare o bloccare la
risposta immunitaria portando ad una perdita di reattività (sieronegatività),
non permettendo in pratica di svelare, con esami ematologici, fasi
eventualmente
progredite
della
malattia.
Pertanto la scelta tra trattare e non trattare, che risulta evidentemente
complessa, è lasciata al sanitario in base alle considerazioni sopra riportate.
Per quanto riguarda TIBOLA il discorso è diverso. Il microrganismo non ha
tendenza a generalizzare ed è facilmente aggredibile da antibiotici. Alcuni
autori suggeriscono addirittura una monodose di 200 mg di doxyciclina. Inoltre
l’agente patogeno della TIBOLA, la Rickettsia slovaca, infetta una percentuale
molto alta di zecche, per cui il rischio di trasmissione a seguito di contatto è
particolarmente elevato.
Cosa è stato fatto per il controllo di queste malattie nella nostra Azienda
Nella USL 2 di Lucca, è attivo già dal 2001 un Gruppo Operativo che si occupa
di queste tematiche, confluito, nei primi mesi del 2005, in un Osservatorio
Permanente per Patologie e trasmissione Vettoriale (OPPV).
Relativamente alle patologie veicolate da zecche è stato istituito un sistema di
osservazione ed elaborazione dei dati provenienti, prevalentemente, da Pronto
Soccorso, 118 e Guardia Medica, dislocati sul nostro territorio.
Gli obiettivi individuati sono stati essenzialmente:
1. ottenere uno studio sulla prevalenza delle infestazioni da ixodidae sul
nostro territorio;
2. valutare i fattori di rischio attraverso una classificazione precoce
dell’artropode ed una stima del tempo di permanenza.
I risultati sono stati elaborati per consentire la individuazione di un modello
territoriale di rischio per malattie trasmesse da ixodidae e le relative analisi e
considerazioni in merito sono state divulgate a tutto il personale sanitario
coinvolto al programma.
Sistema di sorveglianza sulle infestazioni da IxodidaeDistribuzione delle specie
Dermacentor
Ixodes
Hyalomma
Riphicephalus
Risultato dello studio sulla
prevalenza
dell’ixodofauna
nella ASL 2 - Zona Piana di
Lucca,
a
seguito
di
classificazione degli artropodi
in provenienza da pazienti
afferiti al PS del PO di Campo
di
Marte
altre
In che modo potranno essere utilizzati questi risultati
Nel tempo questa attività permetterà di ottenere mappe di rischio, cioè il
dettaglio della presenza e distribuzione sul territorio dei vari infestanti e quindi
dare indicazioni sulla possibilità di contrarre una patologia nella frequentazione
di determinate località. Inoltre sarà possibile ottenere dati relativi alla
prevalenza di infettività nelle zecche, confrontando il totale dei pazienti
pervenuti con il totale delle patologie o di sieropositività.
Ma in assoluto il contributo pratico più significativo consiste nella possibilità di
ottenere precocemente una classificazione dell’artropode e quindi una
indicazione sulla possibilità che questo sia realmente vettore di patologia e di
quale si tratta. Questa indicazione è un importante ausilio ai medici curanti ai
fini di orientamento alla diagnosi e di valutazione sull’opportunità di ulteriori
indagini o trattamenti.
Da Maggio 2005 una evoluzione interessante del Sistema di sorveglianza è
stata ottenuta organizzando la classificazione dei campioni all’interno dell’ASL
2, in collaborazione con il Laboratorio Sanità Pubblica di Carraia, opportunità
che permette di ottenere una sensibile riduzione dei tempi di risposta.
Quali indicazioni possiamo dare per difendersi dalle zecche
Esiste una differenza fondamentale tra ecologia di Rhipicephalus sanguineus, la
zecca del cane e Ixodes ricinus, la zecca dei boschi.
Rhipicephalus sanguineus è in assoluto la zecca che ha più opportunità di
coabitare con l’uomo, avendo come ospite abituale il cane e potendosi
moltiplicare abbondantemente nei pressi di cucce e canili. Il biotopo ideale è
l’interfaccia casa giardino con uno o più cani, dove è possibile lo svolgimento
dell’intero ciclo di R. sanguineus. Nella nostra zona rappresenta oltre il 20%
delle zecche estratte da pazienti che riferiscono una infestazione domestica. In
inverno rimane protetta dalle avversità atmosferiche nelle crepe e nelle
fessure. Nelle stagioni favorevoli al suo sviluppo, si ritrova lungo i muri, i
marciapiedi e le strade, anche all’interno delle abitazioni, alla ricerca dei cani,
dei gatti e, eventualmente, dell’uomo per un pasto di sangue.
Ixodes ricinus è la zecca del capriolo e di altri ungulati selvatici e domestici e
frequenta soprattutto boschi di latifoglie e privilegia esposizioni non dirette ed
habitat umidi, ed è più abbondante ad altitudine inferiore ai 1.000 metri: da
noi rappresenta quasi l’80% del totale delle zecche estratte nella Piana di
Lucca e più del 90% nella Zona Valle del Serchio. E’ maggiormente attiva dalla
primavera all'autunno avanzato, soprattutto nelle ore più calde della giornata.
Per la sua bassa specificità è parassita di numerosi animali selvatici e domestici
ed occasionalmente anche dell'uomo. In ragione del rischio che possiamo
correre nella frequentazione di habitat dove I.ricinus è presente, non essendo
realizzabile per ragioni pratiche una disinfestazione su vasta scala, la
prevenzione principale è quella di evitare la puntura.
Dermacentor marginatus ha particolare affinità con il cinghiale ed ovviamente
è presente in particolar modo nelle aree frequentate da questi animali. Nelle
nostre zone si tratta di pascoli o prati di mezza collina, asciutti ed esposti,
quindi un habitat diverso da quello di I. ricinus, come diverso è il picco
massimo della densità dell’adulto, l’unico stadio che sembra parassitare
l’uomo, e che raggiunge il massimo nei mesi freddi.
In ambiente domestico è fondamentale un regolare sfalcio dei prati e la
rimozione di erba e foglie cadute per evitare depositi di materiale, la potatura
degli alberi e delle siepi per consentire una maggiore penetrazione dei raggi
solari. L’erba dei giardini va tenuta sempre ben tagliata. Gli animali domestici
devono essere periodicamente controllati, ponendo particolare attenzione alla
presenza di ninfe, che per le loro ridotte dimensioni possono sfuggire
all’ispezione e che in genere tendono a localizzarsi al capo e nella zona
periorbitale in particolare. Eseguire il trattamento anti zecche a cani e gatti
ricorrendo a preparati di pratica applicazione, come spray o spot on, in genere
a base di piretroidi. In caso di infestazione di zone peridomestiche, la
deltametrina e i piretroidi in generale, mostrano una buona attività.
Per le zecche adattate ad ambienti naturali, il rischio di infestazione è legato
alla frequentazione di determinati luoghi e si è visto che è particolarmente
elevato nello svolgimento di alcune attività: passeggiate in campagna,
camping, ricerca di funghi, pesca e caccia. Quest’ultima attività presenta un
ulteriore fattore di rischio legato alla manipolazione di selvaggina spesso
massivamente infestata. Come precauzioni risulterà utile indossare indumenti
di colore chiaro, che permettono una facile identificazione della zecca. Nelle
passeggiate nei boschi è consigliabile seguire i sentieri, evitare di sedersi o
poggiare zaini o indumenti direttamente per terra. E’ buona norma effettuare
una ispezione accurata del corpo al ritorno da gite in ambienti potenzialmente
frequentati da zecche, facendosi eventualmente aiutare per le zone più
difficilmente visibili, come la nuca o il cuoio capelluto. Risultano
moderatamente efficaci i repellenti a base di N,N-dietil-3-metilbenzamide o
DEET (es. AUTAN) e gli insetticidi a base di permetrina. Queste
raccomandazioni, come pure quelle riguardanti la corretta tecnica di estrazione
dovrebbero essere seguite particolarmente da coloro che frequentano zone
dichiarate endemiche per le patologie importanti o zone nelle quali la
situazione epidemiologica non è nota e senz’altro da tutti i viaggiatori
internazionali.
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