Infestazione da zecche
Le zecche sono ectoparassiti ematofagi che si riscontrano con una certa frequenza sugli ungulati
selvatici, anche se nel camoscio, a differenza dei cervidi, non rivestono un particolare problema
sanitario, poiché generalmente questo frequenta habitat poco idonei alla presenza del parassita.
La femmina, dopo la copula, che generalmente avviene sull'ospite, compie un pasto di sangue
della durata di alcuni giorni, e quindi, dopo essere notevolmente aumentata di volume, cade sul
terreno. Qui depone un numero elevatissimo di uova dalle quali, dopo un certo periodo di tempo,
fuoriescono le larve esapodi che si portano su fili d'erba in attesa di un ospite adatto sul quale
salire per compiere il pasto di sangue. Dopo questo pasto la larva si trasforma in ninfa e quindi
in adulto.
Tra le diverse specie reperite in ambiente alpino, Ixodes ricinus
oltre ad essere la specie più diffusa, assume un importanza
rilevante nella diffusione di alcune malattie a carattere zoonosico.
Si tratta di una cosiddetta zecca a tre ospiti. Infatti tra una
muta e l'altra che caratterizza lo sviluppo da larva ad adulto,
il parassita cade sul terreno dove rimane in attesa di un successivo
ospite. La fase di sviluppo larvale si compie su piccoli roditori,
mentre le ninfe e gli adulti utilizzano quali ospiti i lagomorfi,
e soprattutto ungulati domestici e selvatici.
La distribuzione sul territorio è condizionata dalla presenza di
habitat idonei, caratterizzati in genere dalla presenza di boschi
termo-mesofili decidui e relativi ecotoni, con microclima di lettiera
relativamente umido. È abbondante anche nelle associazioni
vegetali legate a cambiamenti d’uso del territorio, in particolare
all’abbandono delle pratiche agro-silvicolturali tradizionali. La
presenza di I. ricinus è condizionata dall’altitudine (nelle Alpi
Orientali si verifica una sensibile diminuzione oltre 1100 m.s.l.m.)
e dal substrato geologico, con preferenza per i tipi carbonatici.
L’attività stagionale è fortemente condizionata dalla temperatura
e dall’umidità. In Trentino l’andamento appare di tipo unimodale,
con picco massimo di attività corrispondente ai mesi di giugno e
luglio. La dispersione della specie è affidata ai mammiferi più
vagili e agli uccelli, mentre la densità risulta fortemente condizionata
Zecche del genere Ixodes
dalla disponibilità di ospiti, in particolare di ungulati selvatici
su vegetazione (Foto: CEA)
(capriolo, cervo, daino) che risultano in sensibile aumento in molte
regioni italiane.
In Trentino sono state osservate delle correlazioni positive tra
densità di caprioli e densità di ninfe in cerca di ospite. I. ricinus
funge da vettore di numerosi agenti patogeni (virus, batteri,
protozoi, nematodi).
In Trentino, a partire dai primi anni novanta,
sono stati segnalati casi di malattia di Lyme
ed encefalite da zecche (TBE) nell’uomo. La
prevalenza media d’infezione da B. burgdorferi
sensu lato in ninfe campionate dalla
vegetazione è risultata del 17.5%. Le
genospecie isolate sono B. afzelii e B.
burgdorferi sensu stricto, che utilizzano i
micromammiferi come reservoir, e B. garinii
e B. valaisiana, mantenute principalmente
da uccelli. L’infezione appare ampiamente
Microfotografia elettronica a scansione di una
distribuita in tutto l’areale di presenza del
zecca femmina del genere Ixodes.
vettore.
(Foto: A.Lui, ITC-irst)
Il virus TBE è stato isolato da zecche campionate in provincia di Belluno e Trento. L’analisi molecolare
ha evidenziato una forte affinità dei virus nord-italiani con il ceppo centro-europeo austriaco
(WTBE).
La distribuzione dell’infezione TBE in Trentino appare aggregata e dipende dai pattern di attività
stagionale di larve e ninfe, a loro volta determinati da fattori climatici; nel caso di attività sincrone,
la probabilità di trasmissione del virus tramite co-feeding sui reservoir aumenta notevolmente.
Le zone boschive riconosciute a rischio di puntura di zecca dovrebbero essere opportunamente
segnalate al visitatore, che dovrebbe essere avvisato con appositi cartelli, come di norma avviene
in altri Paesi Europei e Nord Americani, sul rischio e sulle misure da adottare per proteggersi.
Larva (esapode)
Ninfa (ottapode)
Adulto (esemplare maschio
lo scutum ricopre tutto il corpo)
Stadi di sviluppo delle zecche ixodidae (Foto: A.Lui, ITC-irst)
Le principali misure preventive comprendono l’uso di prodotti repellenti, l’evitare le aree ricche di
cespugli e sottobosco, l’autoispezione e l’igiene personale, oltre all’eventuale vaccinazione contro
l’encefalite per le categorie a rischio. L’immediata estrazione della zecca, perlomeno entro 12 ore
dalla puntura, riduce notevolmente il rischio di trasmissione di malattie. Gli animali domestici e
selvatici possono essere veicolo di zecche in ambito peridomestico. E’ pertanto consigliato il
trattamento antiparassitario soprattutto degli animali domestici e va posta inoltre particolare
attenzione durante le operazioni di scuoiatura dei capi abbattuti.