Il Mulino, 37, 1988, 733-747 La guerra dei mondi Appunti sulla planetarizzazione Domenico Parisi Istituto di Psicologia Consiglio Nazionale delle Ricerche [email protected] l. Verso un'entità unica La planetarizzazíone sta emergendo come uno dei fenomeni più caratterizzanti e fondamentali dell'evoluzione storica umana nello scorcio finale dei nostro secolo e ancor più, con ogni probabilità, nel secolo XXI. Si tratta di un fenomeno che caratterizza in modo unico la fase attuale della storia dell'uomo in quanto nulla di simile si è verificato nel passato, e si tratta di un fenomeno fondamentale perché esso riguarda i meccanismi profondi della società e della mente e ha quindi innumerevoli conseguenze su una varietà di piani. Che cosa si intende per planetarizzazione? Si intende una crescita sostanziale dell'integrazione tra le varie regioni, società e culture del pianeta, un aumento brusco delle interdipendenze, degli scambi e delle comunicazioni che coinvolge tendenzialmente l'intera terra. La pianetarizzazione tende alla creazione di un'entità unica (società, cultura, mercato, ecc.) il cui ambiente fisico è l'intero pianeta - ed è questa la novità assoluta che la pianetarizzazione promette di introdurre nella storia dell'uomo. Naturalmente si tratta di un processo in atto e la creazione di questa entità unica al livello planetario rappresenta una tendenza della planetarizzazione, non un qualcosa di già realizzato. Tuttavia, da un lato la planetarizzazione ha già compiuto considerevoli passi avanti negli ultimi decenni, per cui già si tratta di un fenomeno con cui fare i conti. Dall'altro, nella realtà attuale sembrano esistere forze potenti che spingono nella direzione di un proseguimento e di un'accelerazione della planetarizzazione, per cui prefigurarsi fasi più avanzate di integrazione globale dei pianeta non è un gioco inutile. Di fatto, il processo di planetarizzazione appare già oggi molto più avanzato della presa di coscienza di esso non solo collettiva ma anche da parte delle élite intellettuali e scientifiche. Questo non deve sorprendere dato il carattere di radicale novità dei fenomeno e dato anche il fatto che la sua accelerazione è recente. Vi sono anche ragioni di carattere più generale che spiegano questo ritardo nella presa di coscienza riguardo alla planetarizzazione - ragioni su cui diremo qualcosa nell'ultirna parte di questo lavoro. In ogni caso, proprio l'importanza potenzialmente enorme della pianetarizzazione per ogni aspetto, anche per quelli più fondamentali, della vita degli esseri umani sulla terra, richiede che la presa di coscienza, l'analisi e la riflessione su di essa facciano rapidamente dei passi avanti. E’ un piccolo, molto parziale e non sistematico contributo in questa direzione che vuole portare il presente lavoro. 2. Mondo fisico, economia, cultura Una registrazione puntuale dei fenomeni già attuali di planetarizzazione e dei meccanismi che spingono potentemente in questa direzione, è fuori della portata di questo lavoro. Ci limiteremo quindi ad accennare molto velocemente ad alcuni fatti del resto noti. Dal punto di vista dell'ambiente fisico, il tipo di cambiamenti che gli esseri umani apportano a questo ambiente come risultato dei processi di industrializzazione e di sviluppo, sono oggi sempre più tali che le conseguenze di questi cambiamenti si fanno sentire in regioni geografiche anche molto lontane da quelle di origine. Esempi noti sono gli inquinamenti dell'aria e delle acque, i mutamenti con effetti planetari dell'atmosfera, gli effetti, sul clima di regioni molto lontane, della riduzione delle foreste amazzoniche, e così via. Questo porta a un primo livello di integrazione e di equilibrio complessivo al livello fisico del pianeta, che tende a tradursi in una integrazione (comunicazione, coordinazione, o anche conflitto) sul piano sociale e mentale. Sul piano degli scambi economici, è altrettanto nota l'espansione continua della rete internazionale degli scambi, l'integrazione dei mercati finanziari, l'emergenza di agenti sul mercato che si collocano al livello sovranazionale e sovralocale. Lo sviluppo di un mercato planetario porta ovviamente con sé tutta una serie di tendenze all'integrazione, e potenzialmente alla omogeneizzazione, su altri piani: dalla organizzazione del lavoro al diffondersi planetario degli stessi prodotti e servizi, all'emergere di una rete di comunicazione e di comportamenti omogenei per le persone direttamente coinvolte nella gestione del mercato mondiale. Sul piano strettamente comunicativo e culturale, la recente accelerazione nello sviluppo delle tecnologie dell'informazione ha reso possibile l'emergere di una rete continuamente in espansione di scambi di messaggi e di moduli culturali. Quest'ultima componente dei processo di planetarizzazione ha ovviamente conseguenze dirette sulla mente degli esseri umani ed è perciò un canale di trasformazione privilegiato per l'adattamento mentale e culturale ad un sistema planetario unificato. 3. Specificità "locali" Ad un esame superficiale il processo di planetarizzazione sembra contraddetto dal persistere e, per certi aspetti, dall'acutizzarsi dei fenomeni di difesa, anche aggressiva, delle etnicità, di conservazione/promozione delle particolari tradizioni culturali. In realtà, per alcuni aspetti questi fenomeni di differenziazione e di difesa delle differenze e specificità culturali ed etniche sembrano una reazione alla planetarizzazione, cioè all'immissione delle culture ed etnie locali in un sistema di scambi e comunicazioni integrato e quindi alla potenziale perdita delle differenze culturali. Pertanto, l'indubbia realtà dei comportamenti contemporanei di difesa della propria specificità culturale ed etnica, invece di contraddire, può essere una conferma dei processo di planetarizzazione. Ma su un piano più generale, sarebbe sbagliato pensare che la planetarizzazione, anche in stadi futuri più avanzati di quello attuale, debba portare in modo semplice e indolore a una globale omogeneizzazione culturale del pianeta. Al contrario, lo scenario, che per lungo tempo si può prefìgurare è quello di una convivenza, piena di tensioni, tra le spinte verso la planetarizzazione e quelle verso il mantenimento delle specificità culturali, entrambi molto potenti. Rimane in ogni caso il fatto che le tendenze al mantenimento delle tradizioni e specificità culturali appaiano molto profondamente radicate, probabilmente al livello biologico, negli esseri umani. Il reale fenomeno attuale della planetarizzazione porta per la prima volta a scontrarsi con queste tendenze e induce a porsi seriamente il problema di analizzarle, capirle e studiarne una possibile conciliazione con le tendenze per molti aspetti opposte della planetarizzazione. Questo rende inadeguati i modi semplicistici e ideologici, e comunque teorici, di affrontare i problemi dell’internazionalismo, della fratellanza universale, di una armonica società di tutti gli uomini, che più volte sono emersi nella storia umana. 4. Come prepararsi alla planetarizzazione Un problema importante da affrontare è come attrezzarsi, dal punto di vista delle competenze di specialisti ma anche delle conoscenze e atteggiamenti di tutti, per far fronte alle manifestazioni della planetarizzazione. Dal punto di vista delle competenze degli specialisti e delle persone con maggiori poteri di decisione, è evidente che è necessario disegnare e attuare dei nuovi curricoli di formazione oggi sostanzialmente inesistenti non solo in paesi con sistemi di formazione universitaria piuttosto rigidi, come quelli europei e in particolare l'Italia, ma anche in paesi come gli Stati Uniti. L'antropologia (culturale, sociale, ecc.) è ovviamente una delle principali discipline scientifiche chiamate in causa nel disegnare la nuova formazione di persone che siano capaci di affrontare con strumenti concettuali e di conoscenza adeguati il processo di planetarizzazione. Questo processo riguarda in primo luogo l'entrare in contatto di culture diverse, il mutamento culturale, l'emergere potenziale di una sovracultura planetaria integrata - tutti fenomeni per l'analisi dei quali l'antropologia culturale ha risorse importanti da mettere a disposizione. E’ importante tuttavia che l'antropologia culturale si attrezzi specificamente per questo nuovo compito di fornire strumenti di chiarificazione e di soluzione di problemi nei riguardi di un fenomeno unico e nuovo. L'antropologia culturale, fino alla prima metà del nostro secolo, ha visto fondamentalmente il suo compito nel descrivere, documentare e interpretare le culture diverse da quelle dell'Europa occidentale e degli Stati Uniti che man mano si rendevano accessibili. Poi, nella seconda metà del secolo, con l'avvio della planetarizzazione e la progressiva tendenziale scomparsa delle culture deboli ai margini dei processi di sviluppo, l'antropologia si è spesso assunta il ruolo di difesa e preservazione delle culture e delle etnie, anche per evitare che scomparisse l'oggetto stesso della disciplina, cioè la diversità culturale. Ma l'avvento della planetarizzazione, come tappa fondamentale dell'evoluzione dell'uomo, richiede un altro tipo di concezione del compito che l'antropologia culturale dà a se stessa, ed è quello non di una opposizione, dei resto destinata al fallimento, a questo processo, ma di un ruolo attivo in esso, un contributo fondamentale a capire, guidare e risolvere gli innumerevoli problemi e tensioni entro tale processo. Ma l'antropologia culturale rappresenta soltanto una delle componenti delle nuove competenze che sono richieste dalla planetarizzazione. Queste competenze potrebbero essere definite all'interno di uno speciale corso di laurea universitario o nell'attività di specifiche strutture di ricerca. Al di là delle competenze di antropologia culturale, per altro specificate in senso chiaramente applicativo, cioè rivolte specificamente alla comprensione dei processi di planetarizzazione in atto e alla progettazione e verifìca dei loro futuri sviluppi, questo corso di laurea (o simili) dovrebbe includere altre componenti in corrispondenza dei diversi aspetti del processo di planetarizzazione quali già emergono oggi. Tra questi ci dovrebbero essere certamente componenti relative all'economia e ai processi di industrializzazione e sviluppo e componenti riguardanti l'ecologia, cioè i rapporti tra sviluppo e ambiente fisico, in entrambi i casi con uno specifico accento sull'integrazione planetaria degli scambi economici e delle interdipendenze ecologiche. Dal punto di vista politico, più che competenze da sviluppare vi sono problemi da affrontare. La crisi dei sistemi tradizionali di governo e di adozione delle decisioni collettive, che già esiste oggi al livello dei singoli stati, si moltiplica quando si giunge al livello dei rapporti tra stati, cioè a quel livello che è centrale dal punto di vista del processo di planetarizzazione. Un'altra componente essenziale di un curriculum di formazione necessario per creare le competenze richieste dal processo di planetarizzazione è quella riguardante le tecnologie dell'informazione e della comunicazione che, con il loro enorme sviluppo in continua accelerazione, costituiscono uno dei fattori critici all'origine del processo di pianetarizzazione, e sono però anche un terreno importante nel quale cercare la soluzione ai numerosi problemi posti da questo processo (vedi sotto). Infine non vanno ignorate le competenze puramente linguistiche, cioè la conoscenza adeguata di una o due lingue non europee, scelte all'interno di una specializzazione per aree geografico-culturali che in molti casi dovrebbe caratterizzare un curriculum di formazione nel campo della planetarizzazione. 5. Il linguaggio mondiale: l'inglese o l'informatica? Un altro problema che vogliamo considerare in questo breve esame di alcuni dei molti problemi posti dal processo di planetarizzazione è quello degli strumenti di comunicazione da una regione all'altra dei pianeta, da una società o cultura all'altra. Come abbiamo già accennato, una componente essenziale della planetarizzazione è proprio l'integrazione comunicativa, cioè l'accrescersi senza precedenti degli scambi di messaggi e di informazioni. Consideriamo la componente di linguaggio verbale di questa comunicazione, cioè mettendo da parte altre componenti, come quella delle immagini, della grafìca, dei linguaggi convenzionali e specializzati, e prevediamo che una direzione di sviluppo dell'integrazione comunicativa all'interno del processo di planetarizzazíone sarà l'estendersi degli scambi comunicativi planetari da gruppi ristretti in campo scientifico, politico e economico alla grande massa delle popolazioni, e il loro progressivo diventare scambi interattivi, a due vie, con una minore distinzioni tra ruoli attivi e ruoli passivi nella comunicazione. In questo quadro appare inevitabile che dovremo affrontare il seguente dilemma: o una specifica lingua diverrà la lingua franca di comunicazione planetaria oppure dovranno essere trovate altre strade per consentire la facilità e ampiezza di scambi di messaggi richiesti dalla planetarizzazione mantenendo l'attuale enorme varietà di lingue locali. La prima strada pone considerevoli problemi. Allo stato attuale sembra abbastanza ovvio che la lingua franca planetaria sarebbe la lingua inglese, che già oggi al livello dei gruppi ristretti tende a svolgere un ruolo di questo tipo. Tuttavia, indipendentemente dalla scelta della particolare lingua, emergono varie difficoltà. In primo luogo, la conoscenza di una seconda lingua - la lingua inglese come lingua franca -, estesa alla grande massa della popolazione dei pianeta, non è cosa che potrà essere ottenuta con facilità. In ogni caso è molto probabile che si instaureranno considerevoli differenze di conoscenza (attiva e passiva) della lingua planetaria, come del resto in qualche misura già avviene oggi con l'inglese pur all'interno dei gruppi ristretti che hanno maggior facilità ad apprenderlo. Ma un'altra fondamentale conseguenza dell'elevazione di una particolare lingua al ruolo di lingua planetaria è che l'omogeneizzazione linguistica - per quanto realizzata attraverso la conoscenza di una seconda lingua - porta con sé in buona misura l'omogeneizzazione culturale, dato lo stretto intreccio tra lingua e cultura. Tracce di questo già sono visibili oggi per l'inglese, ma il processo andrebbe certamente più avanti con l'estendersi della conoscenza della lingua planetaria a tutti gli strati delle popolazioni e soprattutto con l'espandersi del tipo di argomenti e di contenuti nei quali la comunicazione avviene attraverso l'uso dell'unica lingua planetaria. Il grande sviluppo delle tecnologie dell'informazione, e in particolare delle tecnologie informatiche avanzate, rende forse oggi possibile concepire un'alternativa all'ipotesi dell'unica lingua planetaria pur soddisfacendo l'esigenza di una ampia e scorrevole comunicazione planetaria. Queste tecnologie, opportunamente sviluppate, potrebbero rendere possibile una comunicazione tra lingue diverse, evitando così di legare necessariamente di processo di planetarizzazione all'instaurarsi di un'unica lingua planetaria. Quando si parla di tecnologie informatiche avanzate e delle diverse lingue, non si deve pensare necessariamente alla traduzione automatica, la quale tuttavia dopo gli entusiasmi ingenui di qualche decennio fa e le inevitabili delusioni successive, è tornata oggi ad essere un'area attiva di ricerca - anche considerando che gli Stati Uniti, cioè il paese che ha la ricerca più attiva e avanzata nel campo delle tecnologie informatiche, investono poco in questo settore puntando piuttosto sul ruolo di lingua planetaria dell'inglese. Ma gli sviluppi della ricerca sulle tecnologie informatiche, e non soltanto quelle nel campo dell'intelligenza artificiale, prospettano una serie di possibilità e di soluzioni diverse e di diversa radicalità al problema della comunicazione linguistica quando i due utenti che comunicano non hanno una lingua in comune, dalla traduzione umana aiutata dal calcolatore (invece che la traduzione effttuata dal calcolatore) ai vocabolari e ai tesauri computerizzati bilingui, alle traduzioni parziali, alla integrazione di elementi plurilingui in tutti gli strumenti informatici che hanno a che fare con il linguaggio e la comunicazione. Questa è un'area di ricerca che certamente merita di essere sviluppata (e alcune grandi industrie di tecnologie informatiche se ne stanno rendendo conto) considerato il ruolo critico della comunicazione all'interno del processo di planetarizzazione e le molteplici implicazioni della scelta su quale deve essere la lingua usata nella comunicazione. 6. Una nuova geografia mentale I problemi della planetarizzazione si pongono in modo diverso quando essi riguardano la formazione di specialisti o le competenze e gli atteggiamenti di un numero limitato di persone più direttamente coinvolte già oggi nel processo di planetarizzazione, e quando invece si comincia a pensare a che cosa può significare un processo di planetarizzazione esteso alla grande massa della popolazione del pianeta. Abbiamo già accennato agli aspetti linguistici dei problema nell'esaminare le implicazioni di una scelta di una lingua planetaria unica ovvero di un sistema di comunicazione planetaria in cui le tecnologie informatiche consentono l'uso delle lingue locali. Ma un processo di planetarizzazione esteso coinvolge molti altri aspetti della vita mentale e culturale al di là di quelli linguistici. Come abbiamo visto, uno dei principali problemi che dovranno essere risolti è quello di rendere compatibili da un lato le tendenze alla planetarizzazione e dall'altro quelle, altrettanto potenti, al mantenimento delle particolarità etniche e culturali. Ma certamente la planetarizzazione è destinata a sconvolgere i modi tradizionali di manifestarsi di queste ultime tendenze. Si consideri la tendenza a contrapporre «noi» agli «altri», a non capire gli abiti culturali altrui, a identificare un territorio come il «nostro». Tutte queste tendenze che hanno dato forma a tanta parte della storia passata dell'umanità dovranno ora fare i conti con la progressiva integrazione demografìca, economica, culturale e possibilmente linguistica. Ma il cambiamento sara’ ancora più profondo, venendo a riguardare i fondamenti stessi della concezione che l'uomo ha di se stesso e dei mondo. La nozione stessa di «mondo» come di un qualcosa di più grande, di sostanzialmente sconosciuto e estraneo, entro il quale vi è lo spazio più limitato, noto e familiare, nel quale si vive, potrà essere messa in questione man mano che lo spazio dell'intero pianeta tenderà ad identificarsi con lo spazio direttamente accessibile e ben conosciuto. Questi fenomeni di mutamento della «geografìa mentale» andranno di pari passo (e in alcuni paesi, come gli Stati Uniti, questo è già cominciato ad accadere) con il nuovo ruolo che lo spazio extraterrestre, man mano esplorato e conosciuto, verrà ad assumere all'interno della geografìa mentale. Ma la proporzione «l'ambiente locale sta al pianeta (in passato) come l'intero pianeta sta allo spazio extraterrestre (in futuro)» non può nascondere le profonde modificazioni in essa implicite sul piano della geografia mentale e dei suoi effetti su comportamenti, atteggiamenti e immaginazioni. Altre implicazioni importanti del processo di planetarizzazione per la mente degli esseri umani riguardano i compiti e gli obiettivi dell'educazione in un pianeta integrato. Già oggi i sistemi educativi sia dei paesi economicamente avanzati sia di quelli più arretrati sono in gran difficoltà proprio per una crisi di fondo dovuta all'incapacità di tali sistemi di adeguarsi alle rapide trasformazioni che avvengono un po' in tutto il pianeta. Il processo di pianetarizzazione non può che rendere più acuti questi problemi con la richiesta di rivedere dalle basi i contenuti della componente storico-culturale (storia, letteratura, fìlosofia, geografia) dei curricula scolastici oltre che accentuando l'esigenza di adeguare la scuola al livello tecnologico raggiunto dalle società. La creazione di un ambiente mentale e culturale planetario sarà uno dei compiti di quel sistema esplicito di formazione mentale che è la scuola, in aggiunta al sistema implicito costituito dai mezzi di comunicazione di massa - e la divaricazione tra i due sistemi, già così forte oggi dal punto di vista tecnologico, rischierà di estendersi anche alla sfera dei riferimenti storici e culturale, locali per la scuola e planetari per le comunicazioni di massa e per la società nel suo complesso. 7. L'Occidente che dilaga Un problema che si pone nell'analisi della planetarizzazione è la sua interpretazione come un fenomeno in un certo senso neutro, senza un centro, dove tutte le culture contribuiscono in misura maggiore o minore alla progressiva integrazione e all'emergere della struttura unificata, oppure come un fenomeno che è in sostanza di occidentalizzazione, cioè di progressiva estensione all'intero pianeta dei modi culturali, intesi nel senso più ampio ma anche più specifico, che si sono sviluppati in Europa negli ultimi 2500 anni. E’ ovvio che, espressa come una dicotomia netta, la distinzione non regge. Ma intesa come uno strumento di indagine da mettere a confronto con tutti i dati della realtà empirica, la scelta tra i due tipi di analisi può essere utile, e può orientare il modo di porsi e di reagire di fronte alla pianetarizzazione. L'interpretazione della planetarizzazione come occidentalizzazione ha una serie di dati a suo favore, che non hanno neppure bisogno di essere ricordati. Quello che è più interessante è identificare quali fattori propri della cultura occidentale le hanno fornito quella spinta che le consente oggi di tendere ad assimilare a sé tutto il pianeta. Questa ricerca può essere rivolta fondamentalmente al presente o al passato recente, oppure può rivolgersi al passato più antico, fino a identificare le ragioni della capacità della cultura occidentale di conquistare tutta la terra nelle origini stesse di questa cultura nel mondo greco classico. Così, di volta in volta, queste ragioni possono essere viste nella concezione radicale dei divenire sviluppata dai Greci come passaggio dal niente all'essere e dall'essere al niente, nelle concezioni del diritto elaborate dai Romani, nell’umanesimo, nel sorgere della scienza moderna con Galileo e Newton, nella rivoluzione industriale alla fine del Settecento, e così via. E evidente che ciascuna di queste tappe ha avuto un ruolo nel determinare le capacità di assimilazione planetaria oggi dimostrata dalla cultura occidentale, anche se identificare quella o quelle più importanti può essere utile per arrivare a un'interpretazione corretta dei processo di planetarizzazione/occidentalizzazione oggi in atto. Problemi analoghi si pongono se, messo da parte il punto di vista storico e genetico, ci chiediamo cos'è che oggi rende la cultura occidentale così espansiva. Anche in questo caso riuscire a vedere con esattezza cos'è esattamente che si espande al livello planetario è utile per capire, prevedere e forse controllare i processi in atto. Due sembrano essere gli elementi essenziali che caratterizzano oggi la cultura che sta invadendo e omogeneizzando il pianeta. Il primo elemento è quello che Emanuele Severino (1988) chiama l'apparato scientifico-tecnologico. L'altro è l'economia di mercato. A questi due elementi può essere riconosciuta un'origine storica comune. Quello che è certo è che essi oggi tendono a intrecciarsi sempre più intimamente e quasi a fondersi. L'accrescersi dell'importanza della tecnologia nello sviluppo scientifico è dovuto al ruolo economico che essa ha. La ricerca scientfflca e tecnologica è sempre più impresa di grandi dimensioni e che ha bisogno di molte risorse, e deve quindi sempre di più giustifìcarsi sul piano economico. D'altro canto l'economia (dei paesi economicamente più sviluppati) è sempre più condizionata dalla scienza e dalla tecnologia. Si badi che quando si parla di economia, non si intende semplicemente l'industrializzazione (o l'economia post-industriale), ma si fa riferimento specificamente all'economia di mercato. L'industrializzazione è qualcosa che è avvenuta anche nei paesi a economia statalizzata, ma il processo di fusione tra scienza, tecnologia e economia che si è innestato nella seconda metà dei nostro secolo e che sta avendo oggi una diffusione planetaria, riguarda specificamente l'economia di mercato. La considerazione fondamentale che deve essere fatta nei riguardi del complesso scienza/tecnologia/economia di mercato (STEM) riguarda la grande potenza di tale complesso. Comunque si possa valutare il complesso STEM e i processi di planetarizzazione che sta provocando, la constatazione della sua enorme potenza deve necessariamente costituire un punto di partenza. Se, ad esempio, aspetti importanti del tipo di società che si instaura sotto l'azione di questo complesso debbono essere considerati negativi e possibilmente da eliminare, la prima considerazione da cui partire è che in ogni caso STEM è estremamente robusto. Due fattori sono all'origine di questa sua robustezza. La prima è che nella seconda metà dei nostro secolo sono sempre più impallidite ipotesi alternative di sviluppo sociale, economico, e culturale e sta diventando sempre meno chiaro quale tipo di società si vorrebbe sostituire a quella promossa dal complesso STEM. La forza di STEM deriva quindi per un verso dalla mancanza di credibili e accettabili alternative. Il secondo fattore che è all'origine di questa forza è invece intrinseca a STEM: STEM riesce a far leva su meccanismi della realtà (sostanzialmente: della realtà umana) che sono estremamente «reali» e potenti. Per cui, anche se si riuscisse a formulare una alternativa accettabile alla società basata su STEM, resterebbe estremamente difficile scalzare STEM, per attuare questa società alternativa. Un compito preliminare è perciò quello di capire a fondo i meccanismi su cui STEM fa leva per ricavare la sua forza. Questo compito richiede l'uso di tutti gli strumenti di conoscenza scientifica oggi disponibili e anche una forte volontà di vedere come la realtà effettivamente è, senza lasciarsi fuorviare dai nostri desideri su come vorremmo che fosse. 8. La sfasatura fra mutamento e consapevolezza del mutamento Di fatto, come si è detto all'inizio, le enormi dimensioni e le profonde conseguenze del processo di planetarizzazione in atto non sono paragonabili con il grado di consapevolezza e di capacità di analisi e di previsione che se ne ha oggi, che rimane molto basso. Ma, come si è anche accennato, il problema è più generale. In effetti, oggi assistiamo a uno strano fenomeno, cioè a una divaricazione crescente tra i cambiamenti che stanno avvenendo nella realtà o che si prospettano come sostanzialmente inevitabili nel prossimo futuro, da un lato, e dall'altro, la consapevolezza che si ha di questi cambiamenti. I cambiamenti sono molto forti e veloci, come probabilmente non sono mai stati nella storia precedente degli esseri umani, mentre la presa di coscienza di questi cambiamenti, la loro stessa conoscenza e la capacità di analizzarli e rifletterci sopra, sono molto al di sotto dei fatti reali. Perché chiamare questo uno «strano fenomeno»? Ma perché le società attuali, molto più che quelle del passato, sembrano disporre di mezzi per conoscere, prendere coscienza e riflettere su ciò che avviene nella realtà, e quindi appare impossibile che la divaricazione di cui abbiamo parlato possa effettivamente sussistere. Eppure è proprio così, e un minimo di riflessione ci convincerà che non è neppure «strano» che sia così. Una spiegazione generica potrebbe essere la seguente: i cambiamenti attuali sono così radicali e veloci che è inevitabile che gli strumenti di conoscenza e di analisi, per quanto sviluppati, non riescono a star loro dietro. Siamo in una di quelle fasi inevitabili della storia in cui la realtà cammina più veloce di qualunque capacità umana di conoscenza e presa di coscienza. Bisognerà aspettare un po' di tempo perché la natura, la radicátà e gli effetti dei cambiamenti attuali possano essere realmente conosciuti, capiti e fronteggiati. Anche se questo può essere deludente e scarsamente accettabile per l'orgoglio conoscitivo e di controllo dell'uomo moderno, qualco- sa del genere potrebbe essere inevitabile proprio perché i cambiamenti, che sono ovviamente determinati in primo luogo dall'uomo stesso, sono tanto più radicali e rapidi quanta maggiore è la capacità umana di conoscere e di cambiare la realtà, e quindi una qualche discrepanza tra cambiamenti e capacità umana di conoscere e capire resterà sempre una costante. E' possibile anche pensare, tuttavia, che la discrepanza attuale tra i cambiamenti radicali che stanno avvenendo nella realtà e la presa di coscienza e la comprensione di essi, sia dovuta anche a fatti più specifici che possono essere individuati e, entro certi limiti, forse eliminati, contribuendo così a ridurre la distanza tra ciò che sta avvenendo e la nostra consapevolezza di esso. In ogni caso, noi cercheremo in quest'ultima parte del presente scritto qualche spiegazione specifica per la discrepanza di cui stiamo parlando. Prima di procedere sarà bene tuttavia dire qualcosa di più sulla discrepanza stessa. Innanzitutto chiariamo cosa intendiamo per presa di coscienza dei cambiamenti attuali. Quando parliamo di presa di coscienza vogliamo riferirci a una varietà di forme in cui tale presa di coscienza può manifestarsi. La maggior parte di queste forme sono legate inevitabibnente all'uso del linguaggio, e in particolare al suo uso razionale come strumento di riflessione, analisi, conoscenza. Ma questo lascia aperte ancora diverse possibilità, dalle discipline scientifiche che dovrebbero o potrebbero contribuire a chiarire i cambiamenti che stanno avvenendo, all'analisi e alla discus- sione politica, dalla fìlosofia e dalla religione alla saggistica più libera e aperta. Forme di presa di coscienza meno razionali ma non per questo meno interessanti e ricche di conseguenze sono poi quelle dell'arte, dove il mezzo di espressione può essere ancora il linguaggio ma anche la musica, la produzione visiva, la danza, ecc. Ora, la nostra assunzione è che considerando questo ampio ventaglio di potenziali strumenti di presa di coscienza dei mutamenti che stanno avvenendo, la conclusione a cui si deve giungere è che complessivamente la quantità e qualità di consapevolezza che questi strumenti oggi producono è ben al di sotto dei cambiamenti che sono in atto e che si profilano. E’ ovvio che questa conclusione ha delle eccezioni, cioè che ci sono dei casi in cui gli strumenti di consapevolezza funzionano, lasciando intravedere aspetti dei mutamenti che stanno avvenendo. Ma una valutazione complessiva, commisurata alla natura, ampiezza, e radicalità di quello che sta cambiando, non può a nostro avviso che essere quella di constatare la discrepanza che abbiamo constatato all'inizio. Vi sono diverse spiegazioni di questa discrepanza, e quello che faremo è semplicemente passarle in rassegna. La prima che viene in mente è anche quella che ci appare meno convincente. Sarebbe proprio l'enorme volume di messaggi che circolano nella società attuale che creerebbe una sorta di rumore di fondo rispetto al quale ogni presa di coscienza, seppure resa possibile e stimolata da qualcuno di questi messaggi, diventerebbe di fatto impossibile. Anche se questa tesi può contenere qualche elemento di verità, ci sembra che la forza di analisi convincenti e adeguate ai fatti che stanno avvenendo si farebbe ugualmente sentire nonostante il rumore di fondo che certamente esiste in società dell'informazione come quelle attuali. Una spiegazione più convincente ci sembra invece la seguente. 1 cambiamenti che così radicalmente e velocemente stanno avvenendo, stanno rendendo rapidamente obsoleti e non piu’adeguati interi linguaggi che per secoli o per millenni sono serviti ad analizzare, concettualizzare e conoscere aspetti fondamentali della realtà. Nello stesso tempo non sono ancora emersi nuovi linguaggi che abbiano la forza e l'ampiezza di quelli precedenti. Il risultato è che l'epoca che stiamo attraversando è come un'epoca muta, che non può parlare di sé ai livelli più profondi e ampi che sono necessari perché si possa dire che l'uomo ha coscienza di sé e della realtà. Questo fenomeno ha più facce. Innanzitutto vi è la evidente obsolescenza dei linguaggi della religione, dell'etica, della filosofìa, anche se quest'ultima si batte, tra molti limiti, per trovare un proprio ruolo nella presa di coscienza di ciò che sta cambiando. Le società attuali sono dominate dalla scienza e dalla tecnologia, e questo rende difficile per una cultura non primariamente scientifica e tecnica comprendere e prevedere gli sviluppi di questa società. D'altro canto, la cultura scientifica e tecnica non riesce ancora a sostituire la cultura umanistica nel ruolo di comprensione profonda e ampia della società che la cultura umanistica ha avuto tradizionalmente. In secondo luogo, la scienza contemporanea da un lato allontana sempre di più l'immagine della realtà che essa va costruendo dall’immagine comune, rendendola opaca, e dall'altro si lega sempre più strettamente alla tecnologia e all'economia, esprimendo così un'idea di potere piuttosto che un'idea di conoscenza. In terzo luogo, le scienze dell'uomo e della società, dall'economia alla sociologia, dall'antropologia alla psicologia, cioè quelle scienze che per molti aspetti si candidano come sostituti dei linguaggi tradizionali e ormai obsolescenti, rivelano tutte le loro debolezze e le loro limitatezze proprio nella comprensione, nella spiegazione e nella previsione dei cambiamenti in corso. Altre spiegazioni della discrepanza tra cambiamenti che avvengono e presa di consapevolezza di essi vanno cercate nel campo della politica. Almeno nelle società più sviluppate economicamente la politica è divenuta in buona parte contesa per il potere in quanto tale mentre vi è una convergenza sostanziale sul tipo di società che le diverse parti politiche vorrebbero instaurare e che in genere non si discosta di molto dalle società esistenti. Questo priva la politica della stessa necessità di analisi approfondite e più a lungo termine. In secondo luogo, ancora in campo politico assistiamo al tramonto di un linguaggio interpretativo tradizionale, anche se di una tradizione più recente, ed è quello della sinistra, e questa è una perdita secca e importante, secca perché è un linguaggio che sembra incapace di rinnovarsi, importante perché esso ha svolto un ruolo decisivo da quasi due secoli nell'interpretazione della realtà e dei suoi cambiamenti. La presa di coscienza dei cambiamenti che avvengono è ulteriormente ostacolata dall'emergere e dal diffondersi di una comunicazione che non ha come suo scopo principale la conoscenza e la presa di coscienza ma l'interesse economico o di potere. Questa è la comunicazione della pubblicità e della creazione di immagini, ed è quella, prevalentemente, dei mezzi di comunicazione di massa. In questo senso più ristretto, in cui il rumore di fondo è creato da questo tipo di comunicazione e non dalla quantità di comunicazione in genere, la tesi che la presa di coscienza di ciò che accade è ostacolata dal rumore di fondo dei messaggi che si scambiano, appare più interessante. L'emergere di questa comunicazione senza scopi di conoscenza crea in paesi come l'Italia una divisione tra le persone legate ai linguaggi del passato, le quali si rifiutano di affrontare i cambiamenti attuali, e quelle legate ai nuovi tipi di comunicazione e alle realtà economiche che vi stanno dietro, che non hanno interesse a capire, se non superfìcialrnente e appunto per ragioni economiche immediate, gli stessi cambiamenti attuali. E in mezzo niente. Altri ostacoli alla presa di coscienza dei cambiamenti radicali che stanno avvenendo sono di natura geografìco-politica. Gli Stati Uniti hanno sviluppato un efficace apparato di conoscenza e riflessione sulla realtà che tende però a rimanere molto vicino ai problemi concreti e pratici. Essi inoltre hanno inevitabilmente un ruolo di conservazione della loro supremazia politica nel mondo attuale. La conseguenza è che questo paese è in difficoltà di fronte ad analisi e mutamenti radicali. L'Europa è ancora stravolta e paralizzata dalla perdita recente della sua supremazia economica e politica per poter e voler capire quello che sta accadendo e, soprattutto, che accadrà. I paesi dei socialismo reale sono completamente occupati a venir fuori dal socialismo reale. E il Giappone, per diverse ragioni, è ancora lontano da porsi problemi di carattere generale. I paesi rimanenti o sono fuori dai cambiamenti più radicali o ci sono a loro modo dentro, ma non hanno sufficienti strumenti per prenderne coscienza. Un'area in cui potrà sorprendere che non vi sia sufficiente presa di coscienza dei cambiamenti in atto è quella dell'arte. Ma l'arte attuale sta attraversando, in molte sue manifestazioni, delle sue crisi specifiche, come accade nella musica e in molta pittura e scultura. Vi è poi da considerare che l'arte è in misura crescente terreno di conquista della comunicazione con scopi puramente pratici e economici a cui si è accennato più sopra. Tutti i fattori che abbiamo menzionato contribuiscono a creare la discrepanza attuale tra mutamenti che avvengono o che si prospettano e la consapevolezza che se ne ha. La conseguenza è che vi sono interi aspetti della nuova realtà che sta instaurandosi che restano poco noti, insufficientemente analizzati e che trovano impreparazione nell’affrontarli. Un esempio è il progressivo trasformarsi dei problemi di decisione collettiva da problemi politici a problemi di «policy», cioè da problemi in cui ogni parte politica ritiene di conoscere la soluzione e la diffìcoltà è rappresentata dall’avversario da sconfiggere, a problemi di conflitto tra obiettivi diversi per i quali nessuno conosce la soluzione, e la difficoltà sta nel trovarla. Un altro esempio è quello del futuro delle pulsioni biologiche in società per le quali il passato, biologico o storico, tende ad essere sempre più soltanto un limite da superare. E il processo di planetarizzazione che sta creando un ambiente di vita per l'uomo radicalmente nuovo è un altro di questi esempi per i quali la nostra epoca è destinata probabilmente ad essere un'epoca muta di transizione, dalla quale usciremo a cose fatte.