Around simulation
Dal ventisei gennaio al sedici febbraio si è svolto online il simposio Around simulation;
un’interessante discussione avvenuta attraverso Yasmin, mailing list sponsorizzata dall’UNESCO e
dalla rivista Leonardo – diretta da Roger Malina – la più autorevole in campo internazionale sulle
relazioni tra arti, scienze e tecnologie e network di artisti, scienziati e istituzioni che promuovono le
suddette discipline nel bacino del Mediterraneo. Con regolare cadenza vengono proposti argomenti
legati a tali argomenti e gli iscritti alla lista sono invitati a partecipare dando il proprio contributo
teorico. Un flusso di informazioni che viaggiano in tempo reale, confermando la disposizione
dell’uomo contemporaneo all’interconnessione planetaria.
Christa Sommerer,
Laurent Mignonneau, Life spaces, installazione
Moderata da Pier Luigi Capucci e Jennifer Kanary Nikolova, la discussione ha avuto un successo e
una quantità di post così superiore alla media degli interventi, che si è reso necessario protrarla più
a lungo del previsto: quasi un mese, dunque, fitto di contributi arrivati da ogni latitudine, sia
geografica che culturale.
Dalla lettura dei primi interventi ci si rende conto che parlare di simulazione, oggi, significa
abbracciare vari campi del sapere, dalla filosofia alle neuroscienze, dalle arti performative al cinema
e alla letteratura, dalla sociologia alla psicologia e alle scienze in generale. Si parte dall’assunto che
i confini tra reale e virtuale sono sempre meno definiti e che non vi sia opposizione tra le due
categorie. L’abbattimento dell’approccio dicotomico implica una totale interazione quantistica nel
processo in corso tra soggetto e oggetto, tra realtà immaginata e realtà vissuta.
Tutta l’arte è simulazione e proprio nell’arte si svolge il passaggio epocale che inizia con Duchamp e
cioè il passaggio dalla “rappresentazione” (la cui massima conquista è la prospettiva monoculare,
simulazione ma anche illusione) alla “presentazione” dell’oggetto. Se pensiamo al passato, i pittori
del rinascimento non imitavano la materia di cui erano composti gli oggetti ma la loro apparenza. La
simulazione, dunque, è qualcosa che si lega non tanto all’imitazione della realtà ma alla
ricostruzione del comportamento di ciò che è reale e vivente. Per questo il cosiddetto reale può
dileguarsi quando la realtà simulata diviene un’entità autonoma, auto-organizzata, che non dipende
necessariamente dal referente e, anzi, se ne distacca. Tale affermazione del simulacro trae
ispirazione dallo scritto di Baudrillard, Simulacre et Simulation, molto citato negli interventi.
Gli interrogativi filosofici emersi rivestono una portata storica fondamentale. Divenuto insufficiente
il pensiero binario moderno (Cartesio), è proprio con il post-moderno che si pongono i principali temi
che riferiscono l’esperienza del reale, il percorso umano di acquisizione di mondi interagenti con il
proprio esserci. Il desiderio di esperire più realtà coincide con la necessità di divenire maggiormente
consapevoli. Nelle realtà virtuale il Sé può espandersi e incarnarsi in corpi altri (embodied mind),
aprendo possibilità inimmaginabili all’esperienza sensoriale.
Ci si domanda se la simulazione come funzione del nostro cervello non sia un efficace strumento per
conoscere e rappresentare la realtà oggettiva o se addirittura tale funzione -che conosce ora una
particolare accelerazione – non ci stia preparando ad un imminente balzo evolutivo.
La simulazione è un meme della vita? (meme: unità informazionale trasmissibile e riproducibile nella
mente di un altro o in un supporto simbolico di memoria). Non potrà altresì essere annoverata tra le
varie funzioni dell’immaginazione, come se il nostro cervello collezionasse infinite “fotografie”
attraverso i sensi per poi ricostruire la realtà? In questo senso non esisterebbe allora la realtà
esperita direttamente, ma sempre mediata. L’individuo stesso è un medium. Su questi interrogativi
gli interventi sono stai numerosissimi e particolarmente interessanti.
Il cervello evolve, evolvono le capacità percettive e simulative. Se il prodotto di un cervello ancora
“autoctono” era lo spazio cartesiano (ascisse-ordinate) ora dal cyberspazio ci dirigiamo verso
l’iperspazio, verso dimensioni sempre più complesse e interattive. La tecnologia ci permette di
espandere, di allargare questa coscienza percettiva, di estendere i nostri sensi ben oltre la
dimensione superficiale della pelle, con un’ implicazione del corpo sempre più profonda, immersiva.
Ne è un esempio lo spazio virtuale del metaverso (second life per esempio), gli avatar e la
simulazione della presenza.
Il passaggio rappresentazione-emulazione-simulazione si comprende dunque se si pensa al graduale
abbattimento di tali frontiere. Da osservatori esterni si entra nel vivo delle cose fino ad immergersi
nel processo. Ci si interroga sulla possibilità che tutta l’esistenza sia una totale simulazione dove le
singole proiezioni individuali si riversano in un’unica dimensione collettiva. A sostegno teorico entra
in gioco il tema degli specchi (Foucault).
L’aspetto interessante di questa discussione è proprio quella di rappresentare un pensiero in
progress, il procedere per campi ancora poco conosciuti con l’entusiasmo dell’esploratore e la
capacità di essere dei sistemi aperti e complessi, in grado di assorbire quotidianamente nuovi
strumenti per evolvere.
Avviandosi verso la conclusione, l’intervento di Derrick de Kerckhove dà un imprinting che
rimescola in un certo senso le carte: la scoperta dei neuroni specchio. Una scoperta (italiana) di
grande rilevanza per comprendere i meccanismi di interazione e apprendimento. In sintesi questi
neuroni, scoperti nei primati e presumibilmente presenti dell’uomo e in altre specie, attivano nel
cervello di chi osserva passivamente un’azione, le stesse dinamiche neuronali di chi compie
quell’azione stessa.
Emblematica la citazione del professor Rizzolatti, scopritore dei neuroni specchio: “la nostra
sopravvivenza dipende dalla comprensione delle azioni, intenzioni ed emozioni degli altri. I neuroni
specchio ci permettono di afferrare le menti degli altri non attraverso ragionamenti concettuali ma
attraverso diretta simulazione. Sentendo, non pensando.” La scoperta dovrà rimettere in discussione
molte certezze in merito a cultura, empatia, filosofia, linguaggio, imitazione, autismo e psicoterapia.
I neuroni specchio ci rivelano come i bimbi imparino, come la gente risponde a certi tipi di sport,
danza, musica e arte.
Per queste sfide ancora aperte e per esperire queste straordinarie avventure della conoscenza, le
arti restano ancora a nostro avviso il terreno privilegiato dove è possibile sperimentare con la libertà
spesso negata in altri campi. Gli artisti ce ne danno quotidianamente prova, confermando e spesso
precorrendo, con il proprio immaginario, le scoperte scientifiche e le evoluzioni del pensiero.
Cristina Trivellin
D’ARS year 50/nr 202/summer 2010