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Gli alimenti possono essere causa della trasmissione nell’uomo di agenti
patogeni di varia natura, provocando l’insorgenza di manifestazioni patologiche diverse che,
nonostante i progressi fatti nel settore della prevenzione, rappresentano un serio problema di sanità
pubblica
Tradizionalmente lo studio delle tossinfezioni alimentari è stato appannaggio dell’igiene degli
alimenti, in cui molto spazio è stato dedicato all’identificazione dei germi responsabili e dei fattori
che condizionano la contaminazione e la crescita di microrganismi su alimenti per uso umano.
Recentemente però la sicurezza alimentare è divenuta uno dei punti di maggior interesse della sanità
pubblica a causa di:
• Modificati sistemi di approvvigionamento degli alimenti (catene alimentari più lunghe che
in passato)
• Modifica della popolazione esposta a rischi acquisibili con il cibo (aumento soggetti in
particolari condizioni critiche,immunodepressione e maggiore suscettibilità)
• Modifica dei comportamenti sociali (ristorazione collettiva)
• Mutate condizioni ambientali (modifiche di nicchie ecologiche)
Le malattie alimentari sono un problema universale. L’incidenza globale è difficile da stimare
anche perché un enorme parte di episodi non arriva all’attenzione del medico o non viene segnalata.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità(OSM) riporta che in un anno(1998) circa 2,2 milioni di
persone di cui 1,8 milioni di bambini, sono morti per malattie diarroiche. La maggior parte di
questi decessi è correlabile a infezioni acquisite con gli alimenti o l’acqua. Inoltre le malattie
diarroiche comportano malnutrizione che,di per sé, costituisce un ulteriore fattore di rischio per
gravi patologie.
Il rapporto del Comitato di esperti della sicurezza alimentare della FAO/IAEA del 1992,conclude
affermando che le malattie dovute ad alimenti contaminati sono forse il problema sanitario più vasto
nel mondo contemporaneo e una causa importante della riduzione di produttività economica
Gli agenti eziologici delle infezioni veicolate da alimenti includono parassiti, batteri, virus e anche
qualche “nuovo” agente come quello della variante della sindrome di Creutzfeld-Jakob associato
all’encefalite spongiforme bovina. L’elenco si è allungato negli ultimi decenni per le aumentate
capacità diagnostiche ed epidemiologiche
VIRUS
Dati epidemiologici e clinici dimostrano che i virus stanno assumendo una crescente importanza
come causa di malattie trasmesse con alimenti, nonostante ci sia ragione di credere che il numero di
gastrenteriti virali è ancora sottostimato, non solo in Italia,ma anche nel resto del mondo.
I virus costituiscono un gruppo di agenti patogeni in grado di infettare cellule animali, vegetali e
batteriche. Il termine virus deriva dal latino “veleno”, in modo molto significativo a sottolineare le
drammatiche conseguenze della loro presenza negli organismi viventi.
Modalità d’infezione
Passano da ospite ad ospite sottoforma di particelle inerti, che si presentano irregolarmente sferiche
con un diametro che varia da 25-35 nm (Picornavirus:HAV,Calicivirus,Norwalk-like) a
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75nm(Rotavirus). I virus più piccoli trasmessi con gli alimenti contengono una singola catena di
RNA, mentre i Rotavirus sono a doppia catena. Sono conosciuti anche virus enterici a DNA ma per
nessuno di essi è stata dimostrata la trasmissione attraverso alimenti o acqua.
I virus sono caratterizzati dalle loro dimensioni estremamente modeste (da 10 a 300 nm) e dal loro
parassitismo obbligato, ossia all’incapacità di riprodursi in assenza di cellula vivente.
Si deve puntualizzare che nel virus sono assenti gli enzimi deputati al metabolismo e alla
produzione di energia. Si comprende perciò il “parassitismo obbligato” dei virus; essi non sono in
grado di produrre e di immagazzinare energia, né di provvedere alla replicazione delle proprie unità
costitutive. Essendo particelle inerti non si riproducono al di fuori dell’ospite e quindi, a differenza
dei batteri, non si moltiplicano né producono tossine negli alimenti, ma possono essere
semplicemente veicolati da questi nel momento dell’ingestione.
L’efficienza con cui i virus ingeriti infettano non è ben nota.
Evidenze epidemiologiche indicano che per molti virus enterici occorrano dosi infettanti molto
basse, dell’ordine di 10-100 unità virali.
E’ noto però che la sola presenza dell’agente patogeno non è condizione sufficiente a determinare la
malattia, essa dipende da una serie di fattori quali:
• virulenza dell’agente eziologico,
• l’ospite,
• le condizioni ambientali,biologiche, sociali e fisiche
La superficie esterna dei virus è costituita da un rivestimento proteico altamente specifico che
protegge l’RNA e funge da antigene verso cui si attiva la risposta dell’ospite.
In base all’interazione tra rivestimento proteico e i recettori della cellula ospite i virus presentano
specificità relativamente alla specie di ospite e ai tessuti che possono infettare,perciò virus di
origine non umana, eventualmente presenti negli alimenti, sono raramente un pericolo per la salute
dell’uomo.
Durante la malattia i virus vengono eliminati con le feci in grande quantità (108-1010 virus/g). E’
evidente quindi che una piccola frazione di grammo di feci può contenere abbastanza virus da
produrre la malattia, per tale motivo è estremamente importante osservare tutte le norme igieniche
necessarie ad evitare la contaminazione dei cibi.
Gli alimenti coinvolti sono molteplici:
ACQUA - LATTE - CARNE - FRUTTA - PRODOTTI VEGETALI (insalate)
PRODOTTI DELLA PESCA (soprattutto molluschi)
Le potenziali fonti di contaminazione:
ANIMALI INFETTI INSETTI RODITORI SECREZIONI ed ESCREZIONI UMANE
La CONTAMINAZIONE può avvenire:
- all’origine (contaminazione primaria).
- durante le fasi di preparazione e distribuzione dell’alimento (contaminazione secondaria);
- mediante contatto con superfici contaminate,con altri alimenti contaminati dal virus
(contaminazione crociata);
- a opera dell’operatore che non rispetta rigorose norme igieniche (portatore sano);
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ALIMENTI CHE POSSONO ESSERE CONTAMINATI ALL’ORIGINE:
Prodotti ortofrutticoli (uso di acque inquinate o reflue per irrigazione di campi in cui si coltivano
frutta e verdura)
Prodotti della pesca (allevati in acque contaminate durante l’accrescimento).
FATTORI CHE INFLUENZANO LA SOPRAVVIVENZA DEI VIRUS:
TEMPERATURA
SALINITA’
ANTAGONISMO MICROBICO
RADIAZIONI SOLARI
ASSOCIAZIONE CON PARTICELLE SOLIdE DEL PLANCTON(azione protettiva)
Tra gli alimenti implicati nella trasmissione di malattie virali, i molluschi bivalvi rivestono un ruolo
predominante,in quanto questi animali sono potenti filtratori e possono concentrare più di 100 volte
gli eventuali virus presenti nelle acque in cui sono allevati e pescati.
I molluschi sono organismi filtratori la cui attività è pressoché ininterrotta. Essi riescono a filtrare
diversi litri d’acqua, a seconda della dimensione e della specie.
Mitilo-1,5 L/h (14°C)
Ostrica Europea-1,2 L/h (15°C)
Ostrica Americana-1,8 L/h (20°C)
Durante questa intensa attività di filtrazione i molluschi trattengono nel loro organismo non solo il
plancton necessario al loro metabolismo,ma anche eventuali batteri e virus presenti nell’ambiente.
I virus vengono trattenuti dai molluschi per diversi giorni ,anche se posti in acque di stabulazione
pulite. La depurazione a cui sono sottoposti i molluschi che provengono da acque con limitata
contaminazione di origine fecale si è dimostrata di grande utilità per la prevenzione delle
contaminazioni batteriche ma si è rivelata poco efficace ad eliminare i virus dal corpo dei molluschi
contaminati.
Anche il controllo della qualità delle acque e dei molluschi basato sulla determinazione o
quantificazione di organismi indice di contaminazione fecale si è rilevato non correlabile alla
presenza di virus enterici. I dati disponibili in letteratura e i risultati di alcune indagini hanno
dimostrato che i metodi attualmente in uso per il trattamento delle acque destinate alla depurazione
dei molluschi non sempre sono efficaci verso i virus enterici.
Attualmente i metodi di disinfezione delle acque destinate alla depurazione dei molluschi si basano
sulla utilizzazione di particolari
Agenti chimici (cloro,iodofori,ozono)
Agenti fisici (UV,filtrazione)
Il CLORO è stato il primo procedimento usato e, sebbene sia efficace nel ridurre la contaminazione
batterica, non risulta altrettanto efficace nei confronti dei virus enterici.Inoltre anche a bassi livelli
di concentrazione può influenzare l’attività di filtrazione dei molluschi e quindi il cloro residuo
deve essere abbattuto con tiosolfato o areazione prima che l’acqua venga immessa nelle vasche di
depurazione
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Gli IODOFORI vengono utilizzati in molti paesi europei e in particolare in Italia(0,1-0,4 mg/l).
Non hanno effetti sull’attività dei molluschi e sulle loro caratteristiche di edibilità, riducono in
breve tempo la quantità di batteri presenti, ma non sono efficaci nei confronti dei virus enterici se
non a concentrazioni che danneggiano i molluschi stessi (l’HAV viene inattivato a concentrazioni di
iodio attivo >100 ppm)
L’impiego dei raggi UV (molto utilizzato in USA) è capace di distruggere i microrganismi solo
quando questi vengono a stretto contatto con l’irradiazione e si è dimostrato efficace sia nei
confronti dei batteri che dei virus.
Questo sistema ,inoltre, non lascia residui come gli altri metodi e non influenza i processi fisiologici
dei molluschi.
Il sistema necessita di un’acqua poco torbida,un flusso a strato sottile e lampade sempre efficienti;
deve inoltre essere sempre pulito per permettere una buona penetrazione della luce.
L’utilizzo della disinfezione mediante ozonizzazione ha avuto un incremento negli ultimi anni
anche in Italia.
L’ozono agisce sui batteri con azione combinata di ossidazione delle proteine, alterazione delle
strutture molecolari (aggredisce in particolare i gruppi HS)e di blocco enzimatico.
I virus sono soggetti allo stesso processo di eliminazione dei batteri, con la differenza che
l’ossidazione avviene più facilmente perché privi di membrana cellulare.
Una volta depurata l’acqua viene immessa in apposite vasche dove vengono posti i mitili
che,mediante i meccanismi di rilascio, riescono a purificarsi dei microrganismi accumulati.
Sopravvivenza dei virus negli alimenti sottoposti a trattamenti di conservazione
o inattivazione
I virus enterici, una volta arrivati nell’alimento, possono sopravvivere per periodi più o meno lunghi
anche se questi vengono sottoposti a trattamenti di conservazione.
Il congelamento di frutti di mare consente la sopravvivenza dei virus enterici e dell’HAV per
settimane o mesi.
Il riscaldamento(>70°C) e l’irraggiamento sono in grado di inattivare i virus presenti poiché
provocano una denaturazione delle proteine e/o frammentazione dell’acido nucleico.
Il calore è il sistema più vantaggioso ma spesso i componenti stessi degli alimenti possono
proteggere i virus dall’effetto della temperatura;infatti è noto per esempio che un ambiente proteico
protegge i virus(molluschi).
I virus che sono in grado di causare patologie possono essere suddivisi in:
Virus che provocano gastroenteriti:
rotavirus,
adenovirus tipo 40 e 41,
e due generi di calicivirus enterici umani i Norovirus(NV) e i Sapovirus(SV) ;
Virus dell’epatite a trasmissione oro-fecale:
virus dell’epatite A(HAV) e
virus dell’epatite E(HEV);
Virus che replicano nell’intestino umano, ma provocano patologie in altri organi, quali il sistema
nervoso centrale o il fegato(enterovirus).
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DATI EPIDEMIOLOGICI:
1982-ATLANTA:
CENTRO PER IL CONTROLLO DELLE INFEZIONI ha iniziato a censire gastroenteriti virali
MINNESOTA:
3000 persone ammalate consumo di insalata (portatori virus:operatori alimentari)
AUSTRALIA-NEW YORK:
Migliaia di persone ammalate in seguito al consumo di frutti di mare
Altri episodi dovuti al consumo
- di pasticcini e piatti pronti contenenti insalate (NORWALK) ,1998
- 15 persone ammalate dopo consumo di lamponi surgelati provenienti dalla erbia(CALICIVIRUS)
- 1971 AMERICA: numerose persone per consumo di verdure crude (HAV)
- 1983 AMERICA: 203 persone si ammalano per consumo cibi contaminati da un dipendente di un
ristorante (HAV)
- 1988 SHANGAI 300.000 persone si ammalano per consumo di molluschi (HAV)
Enterovirus
GRUPPO
Struttura
PICORNAVIRUS
Virione sferico di circa 27-32 nm di diametro, ad RNA a singola catena, privo di
rivestimento lipidico e circondato da un capside icosaedrico costituito da 60 copie
multiple di 4 proteine VP1VP2VP3VP4
Infezione
A seconda di vari fattori possono diffondersi nell’organismo attraverso i linfonodi
mesenterici ed il circolo ematico,localizzandosi di volta in volta in organi e tessuti
suscettibili
Malattia
Patologia molto varia e multiforme, di norma l’infezione intestinale si esaurisce a
livello subclinico
Escrezione I virus si ritrovano nell’intestino umano e vengono escreti con le feci in grande
quantità
Diagnosi
Isolamento del virus contemporaneamente dall’oro faringe e dal materiale fecale e
conseguente identificazione antigenica; la diagnosi non può essere condotta sulla base
della sola ricerca degli anticorpi,in quanto dovrebbe essere effettuata nei confronti di
numerosi tipi di enterovirus
Ingestione > Intestino tenue > Mucosa intestinale(replicano) > Liberati con le cellule infette (Lume
intestinale) > Colon(chimo) > Linfa e sangue > Altri organi(infezioni secondarie, poliomieliti,
miocarditi)
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Epatite A: il virus e la malattia
GRUPPO
Struttura
PICORNAVIRUS
Virione sferico di circa 27-32 nm di diametro, ad RNA a singola catena,privo di
rivestimento lipidico e circondato da un capside icosaedrico costituito da 60 copie
multiple di 4 proteine VP1VP2VP3VP4
Infezione
Dall’intestino al fegato,periodo di incubazione 15-50 giorni(media 28 gg)
Malattia
La malattia è dovuta alla distruzione, mediante meccanismi immunologici, delle
cellule epatiche infettate:febbre,malessere generale, anoressia nausea,disturbi
addominali, spesso seguiti da ittero; la severità che tende ad aumentare con l’età, può
variare da una forma in apparente fino ad una forma conclamata con conseguente
debilitazione per alcune settimane e a volte con danni permanenti
Escrezione L’escrezione dei virus con le feci raggiunge il massimo livello durante la seconda metà
del periodo di incubazione(0-14 gg),generalmente termina nei 7 gg seguenti la
comparsa dell’ittero
Diagnosi
La diagnosi è basata sulla determinazione di anticorpi di classe IgM diretti contro il
virus dell’epatite A nel siero del malato(Kits diagnostici)
Immunità L’immunità è duratura, probabilmente persiste per tutta la vita
•
•
•
•
•
•
Il virus dell’epatite A è in virus piccolo , privo d’involucro e contenente un singolo
filamento di RNA a polarità positiva.
L’infezione avviene usualmente attraverso il contatto diretto con feci infette o mediante
l’ingestione di cibi e acque contaminate con il virus.
I sintomi clinici dell’epatite(tra cui l’ittero, l’aumento delle transaminasi, e gli squilibri della
funzionalità epatica) sono la diretta conseguenza della distruzione delle cellule infette, in
seguito alla moltiplicazione virale.
L’ospedalizzazione e l’eventuale morte sono eventi rari e correlati con l’aumento dell’età
del paziente.
In Italia esiste un Sistema Epidemiologico dell’Epatite Virale Acuta (SEIEVA) creato nel
1984 presso l’istituto Superiore di Sanità; con questo sistema è possibile una valutazione
dell’incidenza delle epatiti acute, e impostare delle strategie di prevenzione.
La classe di età più colpita risulta quella dei giovani adulti (15-24anni).
Possibili esiti di un’infezione da virus HAV
Parametro
Esito
Bambini
(<10 anni)
Infezione inapparente
80-95%
Malattia(itterica o anitterica)
5-20%
Guarigione completa
> 99%
Malattia cronica
Tasso di mortalità
< 14 anni
15-39 anni
> 40 anni
Adulti
10-25%
75-90%
>98%
NO
0,1%
0,3%
2,1%
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Eventi clinici in corso di un’epatite virale acuta
Incubazione
Fase prodromica
Fase sintomatica
Guarigione
Durata
10-50 giorni
Dati clinici e di
laboratorio
ASSENTI
Durata
2-10 giorni
Dati clinici e di
laboratorio
Malessere generale
Anoressia
Febbre(<39°)
Nausea
Vomito
Mialgia
Aumento dei valori
delle transaminasi
Aumento del valore
della bilirubina
Durata
3-4 settimane
Dati clinici e di
Dati clinici e di
laboratorio
laboratorio
Ittero sclerale, poi Calo transaminasi(ai
ittero diffuso
valori normali)
Urine scure
Calo bilirubina(a
Feci ipocoliche
valori normali)
Epato-splenomegalia Scomparsa ittero
Transaminasi
Normalizzazione
elevate(500delle dimensioni del
2000UI/L)
fegato
Bilirubina
Feci normali
aumentata(10Urine normali
15mg/dl)
DIAGNOSI
Presenza anticorpi anti-HAV:
principalmente IgM(4 settimane-1anno)
IgG che compaiono dopo le IgM(tutta la vita)
Nel nostro paese l’epatite A rappresenta un importante problema di sanità pubblica: i dati del
SEIEVA (Sistema epidemiologico dell’Epatite Virale Acuta dell’Istituto superiore di Sanità
Pubblica di Roma) dimostrano un incidenza di migliaia di casi all’anno, di cui il 62% associato al
consumo di molluschi; inoltre, nel 1996è stata registrata nella regione Puglia un’estesa epidemia
(circa 6.000 persone coinvolte) che ha causato notevoli problemi sia sotto l’aspetto clinico che
economico.
Il SEIEVA analizza le notifiche giunte al centro di riferimento mediante il modulo di trasmissione
settimanale per calcolare i tassi di incidenza, utilizzando come denominatore i dati dei censimenti,
mentre analizza un questionario ad hoc per quanto riguarda i dati clinici e i fattori di rischio.
Utilizzando i dati provenienti dal sistema di sorveglianza, è stato possibile osservare che l’epatite
A costituisce attualmente il 75% delle epatiti virali acute
Circa il 20% dei casi di epatite A riscontrati durante un epidemia è dovuta a casi di trasmissione
secondaria.
La diffusione del virus avviene principalmente attraverso una fonte comune o attraverso contatti
persona – persona.
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PREVENZIONE
La somministrazione di immunoglobuline con un elevato titolo anticorpale avviata prima (altrimenti
non esclude l’infezione) dell’esposizione dei casi secondari è stata a lungo utilizzata per ridurre
l’incidenza di questi casi secondari.
Limiti:l’immunità passiva conferita dalle immunoglobuline è limitata a pochi mesi.
Uno studio condotto in Italia sulla vaccinazione dei contatti familiari di casi di HAV ha dimostrato
un’efficacia vaccinale nella prevenzione delle infezioni secondarie di circa l’80%.
Vantaggi: immunità permanente
RACCOMANDAZIONI
a) Evitare il consumo di frutti di mare crudi o poco cotti
b) Vaccinazione per chi
1) deve affrontare viaggi in aree endemiche
2) per i familiari dei casi di epatite A al posto delle immunoglobuline
METODI DI DETERMINAZIONE DEI VIRUS NEGLI ALIMENTI
La scelta della metodologia deve tener conto:
-della complessità e della diversità dei vari virus enterici;
-della loro bassa dose infettante
Gli studi condotti a tale scopo in questi ultimi anni hanno perseguito 2 obiettivi:
1)Determinazione indiretta mediante individuazione di organismi indici di contaminazione virale
umana
2)Elaborazione di metodi di analisi diretta dei virus enterici in matrici complesse alimentari
Applicazione della REAL TIME PCR per il rilevamento del virus dell’epatite A
• I metodi più utilizzati nella determinazione e identificazione dei virus sono le colture
cellulari, le tecniche di biologia molecolare (sonde, PCR) e i sistemi integrati (colture
cellulari-PCR).
• La tecnica di linee cellulari suscettibili, anche se rimane comunque la più valida ai fini della
sicurezza alimentare, necessita di tempi lunghi.
• La PCR o la reazione di polimerizzazione a catena del DNA, oltre ad offrire il vantaggio di
minori costi e maggiore rapidità, consente di rilevare la presenza anche di poche catene di
RNA virale.
• La REAL TIME PCR, oltre ad offrire tutti i vantaggi della PCR classica, come la sensibilità,
la specificità e la rapidità di risposta, presenta il vantaggio di poter monitorare la reazione di
amplificazione in tempo reale.
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Altri virus possono essere occasionalmente trasmessi con alimenti:
ASTROVIRUS
Struttura: gruppo di piccoli virus rotondi dalla caratteristica forma a stella; RNA a singola catena
non avvolto da rivestimento proteico;
Malattia: sintomatologia simile a quella del virus Norwalk-like; periodo di incubazione è più
lungo,vomito meno comune.
Epidemiologia: vengono colpiti maggiormente i bambini molto piccoli(< 1 anno). Evidenze
epidemiologiche di trasmissione con gli alimenti sono limitate.
ROTAVIRUS: RNA a doppia catena, con doppio rivestimento proteico. Infettano principalmente i
bambini piccoli e sono occasionalmente associati al cibo e all’acqua.
PARVOVIRUS: sono proposti come causa di gastroenteriti umane, ma quelle associate agli
alimenti sono molto rare, comunque viene descritto un episodio avvenuto in Inghilterra che ha
coinvolto circa 800 persone.
VIRUS DELL’EPATITE E
Formalmente conosciuto come “il virus delle epatiti a trasmissione enterica non-A e non-B”.
Struttura: appartiene a gruppo dei calicivirus, RNA a singola catena, ricoperto da rivestimento
proteico con depressioni a coppa..
Causa di trasmissione: acqua contaminata da feci(molte epidemie nei paesi tropicali dopo la
stagione delle piogge)
Malattia: incubazione di 6 settimane(2-9), sintomi rapportabili al virus dell’epatite A, alto tasso
di mortalità donne in gravidanza(20%primo trimestre), rara nei bambini.
I° episodio nel 1956 a Nuova Delhi con 29.000 casi
Paesi più colpiti: quelli in via di sviluppo(Africa, Asia;America centrale)
Nonostante assenza di casi accertati nei paesi industrializzati,nel corso di un’ indagine compiuta
in Catalogna nel biennio 2001-2002 persone sono risultate positive alla ricerca dell’HEV;ciò può
indicare che la prevalenza delle infezioni dovute a questo virus possa essere sottostimata
TICK-BORNE ENCEPHALITIS
Struttura: appartiene al genere dei Flavivirus, RNA a singola catena,ha un rivestimento lipidico
attorno a quello proteico.
Trasmissione: è l’unico non trasmesso per via oro-fecale. Il virus infetta gli animali da latte nel
centro Europa (Slovacchia) attraverso il morso di parassiti vettori (Ixodes persulcatus e I.ricinus) e
può trovarsi nel latte che, se non pastorizzato, infetta l’uomo. Prodotti derivati dal latte non
pastorizzato possono veicolare il virus.
Epidemiologia: è altamente specifico verso il suo vettore e ha un range molto limitato, quindi la
malattia è abbastanza rara. Durante un recente incidente sono state infettate sette persone in
Slovacchia.
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Norwalk-like e Supporo-like
GRUPPO
CALICIVIRUS
Struttura
Virione sferico di 25-30 nm di diametro, ad RNA a singola
catena con un rivestimento proteico caratterizzato da
depressioni sulla superficie a forma di cupola
Infezione
L’infezione interessa la mucosa intestinale ed ha
un’incubazione di 24-48 h
Malattia
Nausea,vomito,diarrea per circa 24-48 h(Sapporo-like
provocano la malattia soprattutto nell’età infantile)
Escrezione
Il virus viene escreto durante la malattia con il vomito e le
feci, e probabilmente ancora per 7 gg dopo la malattia
Diagnosi
Determinazione del virus nelle feci mediante test ELISA o
PCR o microscopia elettronica. Secondo Kaplan(1982)si può
sospettare che un ‘epidemia sia dovuta ai Norwalk-like
quando presenta le seguenti caratteristiche:assenza di batteri
patogeni nelle feci;durata media della malattia 12-60 h;
periodo di incubazione 15-50 h; vomito presente in più del
50% dei casi
Di breve durata
Immunità
•
Noti come “Small Round Structured Viruses” o SRSV,appartenenti alla famiglia dei
Calicivirus.
• Se ne conoscono 30 genotipi diversi suddivisi in 5 genogruppi
• Sono ubiquitari e molto resistenti alle condizioni ambientali
• Tre genogruppi infettano l’uomo(I,II,IV)mentre virus di genogruppo III sono tipicamente
bovini e il genogruppo V è infettivo per il topo.
Dati Epidemici:
A livello internazionale è stato stimato che i Norovirus sono responsabili della maggior parte di
gastroenteriti non batteriche sia infantili,a carattere sporadico e stagionale, che nell’adulto,spesso in
forma endemica.
Gran Bretagna(1992-2000) sono state denunciate 5241 epidemie
Germania :parecchie migliaia di casi ogni anno.
Olanda: i norovirus sono responsabili del 13% delle gastrenterite che si verificano in comunità.
La malattia che è più frequente nelle comunità quali ospedali,scuole,navi da crociera,ristoranti,
mostra variazioni stagionali, con picchi epidemici che si verificano tra dicembre e febbraio
MODALITA’ DI TRASMISSIONE E DOSE INFETTANTE
• Trasmissione:oro-fecale,da persona a persona,attraverso contatto diretto o indiretto con le
feci ed il vomito dei malati
• Possibile trasmissione indiretta per contatto con superfici contaminate
• Per via aerea tramite aerosol prodotto durante la fase di vomito
• Alimenti contaminati :frutti di mare(ostriche e cozze),vegetali crudi(insalate e frutti di
bosco).
• Dose infettante minima: da 10 a 100 particelle
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RESISTENZA A FATTORI AMBIENTALI
Possono resistere:
A temperature > 60°C e < 0°C
Cloro a concentrazioni fino a 100 ppm
Altri disinfettanti
E’ quindi molto difficile l’eliminazione dall’acqua potabile e dall’ambiente(la presenza di RNA
virale è stata evidenziata in più occasioni anche nell’acqua in bottiglia non gasata)
CONTROLLO DELLE EPIDEMIE
Si ritiene che circa nel 10-20% dei casi, la causa scatenante delle epidemie sia rappresentata dal
consumo di alimenti contaminati da Norovirus
Decorso: rapido,si sviluppa nello spazio di qualche gg fino ad una settimana,ma può durare anche
più a lungo,sino alla rimozione o sanitizzazione della sorgente di infezione
La messa in atto di misure immediate è essenziale per controllare la propagazione di un’epidemia
(ruolo centrale- “misure attuate in caso di sospetto”)
Individuo infetto (asintomatico-no rischio):rischi contaminazione ambientale limitati
Individuo infetto (con vomito e diarrea):contaminazione ambientale elevata
Durante il picco di infezione è presente un miliardo di particelle virali per g di feci.
La diarrea,soprattutto nei soggetti giovani può risultare incontrollata,così come
improvvisi,incontrollati e violenti sono episodi di vomito.
Grande diffusione sulle superfici
Superfici esposte a contaminazione:Mani – Scarpe – Oggetti – Pavimenti – Tavoli – Pareti Attrezzature - Tappeti –Tendaggi – Ornamenti - Arredi (basta una piccolissima quantità di virus)
Trasmissione :
Oro-fecale (possibile contaminazione anche con mani portate alla bocca,sigarette)
Alimenti (cibo e bevande) contaminati da personale infetto
Consumatori (trasmissione crociata)
Luoghi a rischio: navi da crociera,scuole, case di ricovero,ospedali,ecc
Individui sensibili: sensibilità universale
Bambini, anziani, soggetti immunocompromessi, Soggetti sottoposti a stress(zone di guerra)
Danimarca(2005) -consumo di frutti di bosco contaminati-1000 persone,5 decessi(anziani)
Non esiste vaccino
Precedente infezione > immunità temporanea (probabilmente non estesa oltre il genotipo)
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Indagini sugli episodi tossinfettivi
Per una corretta valutazione degli episodi,la ricerca dovrebbe essere condotta sia sulle feci dei
pazienti che sugli alimenti sospetti
I campioni devono giungere al laboratorio:
1)feci: mantenute a 4°C per 7gg.(in alternativa congelate a -20°C)
2)molluschi: congelati a -20°C e analizzati nell’arco di un mese
3)vegetali e frutta: trasportati a T° di refrigerazione(4-8°) non oltre 7gg dal prelievo; o mantenuti
congelati a -20°C
4)acqua: mantenuta a temperatura ambiente o di refrigerazione(4-8°C)
Determinazione di Norovirus in molluschi eduli lamellibranchi
•
•
Differenti studi epidemiologici hanno implicato i NV in epidemie collegate al consumo di
molluschi.
Presso l’Istituto Superiore di Sanità è stato sviluppato un metodo(denominato Reverse
Transcriptase-booster-Polymerase Chain Reaction, RT-booster-PCR) per la ricerca dei NV
nei molluschi
La determinazione diretta dei virus dai molluschi e dalle acque utilizzando le tecniche di biologia
molecolare è un approccio in corso di valutazione perché non evidenzia l’effettiva infettività dei
virus presenti e quindi la loro reale pericolosità per la salute pubblica.
Il Regolamento CE n°2073/2005 (15 novembre 2005) sui criteri microbiologici applicabili ai
prodotti alimentari
•
•
(Punto 12) Il 30 e 31 gennaio 2002 il CSMVSP ha emesso un parere sui virus Norwalksimili(NLV,Norovirus), concludendo che gli indicatori fecali convenzionali non sono
affidabili per dimostrare la presenza o l’assenza di NLV e che non è una pratica sicura
basarsi sulla rimozione degli indicatori batterici fecali per determinare i tempi di
depurazione dei frutti di mare. Il comitato ha raccomandato inoltre l’utilizzo di E. coli
piuttosto che dei coliformi fecali, quando si utilizzano indicatori batterici per rilevare la
contaminazione fecale nelle zone di raccolta dei frutti di mare.
(Punto 27) In particolare, è opportuno che i criteri per i virus patogeni nei molluschi bivalvi
vivi siano fissati quando i metodi d’analisi sono stati sufficientemente messi a punto.
Nel corso dell’attività di sorveglianza,condotta attraverso il sistema di allerta della Commissione
Europea, nell’anno 2006 si è evidenziato un significativo aumento di allerta per il riscontro del
Norovirus in alcuni prodotti alimentari(ostriche e lamponi surgelati)
Una riunione tecnica svolta con la partecipazione dell’Istituto Superiore di Sanità ha evidenziato
che il Norovirus non è sempre identificato o ricercato quale causa di tossinfezione. Ciò perché
difficilmente l’operatore sanitario prende in considerazione questo agente patogeno e i laboratori
non sono in grado di effettuare tale ricerca o comunque non la praticano di routine. Si è concluso
pertanto che bisogna rendere più efficaci i controlli ufficiali e valutare l’entità di questa
problematica sul territorio nazionale. Punto critico del piano di prevenzione è assicurare
l’individuazione precoce e la distruzione del virus.