Acta Medica Mediterranea, 2007, 23: 123 STRESS E DISTURBI DEL COMPORTAMENTO: MECCANISMI NEUROBIOLOGICI EMANUELE CANNIZZARO - ERNESTO TRANCHINA - GIUSEPPA PROVENZANO - GIUSEPPE TRANCHINA Università degli Studi di Palermo - Azienda Ospedaliera Universitaria Policlinico - Dottorato di Ricerca in Neuoroscienze e Disturbi del Comportamento - Dipartimento di Scienze Farmacologiche (Direttore: Prof. M. Palazzoadriano) [Stress and Behavioural disorders: neurobiological mechanism] RIASSUNTO SUMMARY Lo stress induce modificazioni neurochimiche ed immunitarie che possono essere responsabili della comparsa di vari disturbi del comportamento. Le risposte neurobiologiche allo stress dell’organismo sono mediate dall’asse ipotalamo – ipofisi – surrene, che integra le funzioni neuronali ed endocrine. I sistemi neuroendocrino ed immunitario costituiscono una singola unità morfo-funzionale. Gli stessi segnali biochimici sono usati sia per scambiare informazioni tra i componenti di un singolo sistema, che per la comunicazione tra i due sistemi. Le conseguenze degli eventi stressanti comprendono disturbi del comportamento ed alterazioni funzionali del sistema immunitario, che sono causati dall’iperattività dell’asse ipotalamo – ipofisi – surrene. E’stato suggerito che lo stress e le citochine pro-infiammatorie condividano la capacità di danneggiare l’attività dei neuroni, contribuendo all’insorgenza di patologie comportamentali quali ansia patologica e depressione. Il contributo dell’interazione tra eventi stressanti e vulnerabilità genetica nell’eziopatogenesi dei disturbi del comportamento è di particolare importanza. Stress promotes neurochemical and immune changes that may be involved in the provocation of behavioural disturban ces. The neurobiological responses to stress are mediated by the hypothalamic – pituitary - adrenal axis, that integrates neu ronal and endocrine function. Neuroendocrine and immune systems are part of a single functional circuit. The same biochemical signals are used both to exchange informations among the components of a single system and to communicate between the two systems. Thus, the effects of the stressful events include behavioural disorders and immune disfunctions as a result of hyperactivity of the hypothalamic – pituitary - adrenal axis. It is suggested that stressors and proinflammatory cytokines share a common ability to impair neu ronal function, contributing to behavioural disorders such as anxiety and depression. The contribute of the interaction between stressful events and genetic vulnerability in the ethio - pathogenesis of beha vioural disorders is of paramount importance. Parole chiave: Stress, sistema immunitario, vulnerabilità genetica, disturbi del comportamento Key words: Stress, immune system, genetic vulnerability,beha vioural disorders Stress e disturbi del comportamento: meccanismi neurobiologici organizzazione cognitiva, dalle modalità di gestione dell’evento (“coping style”), dalle qualità delle relazioni interpersonali ed affettive e dal tipo di sostegno sociale. Gli adattamenti omeostatici allo stress avvengono in quanto l’organismo è dotato di due fondamentali sistemi, il neuroendocrino ed immunitario, che permettono di percepire, elaborare e trasformare gli stimoli in messaggi agli organi effettori. Nella risposta di stress si verificano specifiche modificazioni nel rilascio di diversi neurotrasmettitori, ormoni, fattori neurotrofici e mediatori del sistema immunitario, che influenzano per breve o lungo tempo le risposte emozionale, affettiva e cognitiva, oltre che i comportamenti alimentare e sessuale dell’individuo. Nell’uomo le risposte di stress sono espressione di un programma biologico integrato e geneticamente controllato. Gli stimoli ambientali in grado di evocare una reazione di allarme fanno parte della vita quotidiana. La capacità di un individuo di ridurne od annullarne le conseguenze negative dipende dalla gravità dell’evento stressante e dalla capacità di affrontarlo, capacità in parte codificata nel genoma. Numerosi studi di questi ultimi anni hanno dimostrato che le conseguenze di uno stress sull’organismo dipendono dall’impatto emozionale da esso suscitato, dal tipo di personalità o modello di 124 In questi ultimi anni sono apparsi sempre più frequenti i disturbi del comportamento correlabili allo stress, in particolare i disturbi d’ansia e dell’umore. E’ stata, pertanto, sempre più pressante la necessità di accrescere le conoscenze sui loro fattori di rischio e sui loro “markers” neurobiologici , nonché di studiare sempre più a fondo i meccanismi eziopatogenetici che sono alla base delle diverse patologie ad esse correlate. Una buona conoscenza dei meccanismi neurobiologici coinvolti nello stress è condizione essenziale per programmare una valida prevenzione primaria, effettuare una precoce diagnosi e mettere in atto scelte terapeutiche sempre più mirate, valutate cioè in base alle caratteristiche biologiche e psicologiche di ciascun individuo. Fattori genetici ed ambientali nella risposta di stress L’importanza dei fattori genetici quali fattori di rischio per l’insorgenza si una malattia mentale è da tempo dimostrata. La probabilità che eventi stressanti avversativi possano indurre disturbi d’ansia e/o depressione è inversamente proporzionale alla caratteristiche genetiche del soggetto. Una particolare vulnerabilità genetica può spiegare perché alcuni individui sviluppano una depressione, altri un disturbo d’ansia, ed altri ancora non presentano alcun disturbo pur sperimentando simili condizioni di vita. La vulnerabilità genetica non necessariamente è ereditaria. Un alterato funzionamento dei geni può anche derivare dalle esperienze individuali quali l’esposizione ad eventi stressanti e/o a xenobiotici. In genere, è necessaria l’azione congiunta di vari fattori di rischio genetici ed ambientali per provocare l’insorgenza di un disturbo del comportamento. È stato ipotizzato che i diversi eventi della vita possano influenzare l’espressione dell’informazione contenuta nel genoma e determinare se un disturbo del comportamento rimarrà latente o si manifesterà. I fattori epigenetici comprendono sia le esperienze della prima infanzia che quelle della vita adulta e nel loro insieme contribuiscono al profilo della personalità. Chi ha scarsa capacità di confrontarsi con la realtà può rinforzare gli eventi stressanti psicosociali, i cui effetti neurobiologici negativi, attraverso la loro interazione con il genoma, possono favorire la comparsa di un disturbo del comportamento. Questa osservazione è confortata da numerose ricerche che indicano come la possibilità E. Cannizzaro - E. Tranchina et Al di insorgenza di disturbi d’ansia e dell’umore sia più frequente negli individui esposti ad eventi traumatici durante i primi anni di vita. Nelle società ad alto progresso tecnologico il tipo di stress a cui un individuo è esposto non è in genere di ordine fisico; gli stress più frequenti sono quelli di natura psichica. Tali stress sono favoriti da una diffusa organizzazione sociale centrata sul pragmatismo e l’industrializzazione e caratterizzata da una intensa emigrazione e da rapidi cambiamenti di status socio-economico, oltre che da un progressivo indebolimento delle strutture familiari e dei supporti forniti da quelle sociali. Modificazioni neuroendocrine nella risposta di stress Le principali strutture cerebrali coinvolte nella organizzazione della risposta di stress comprendono: la corteccia prefrontale, l’amigdala, il sistema setto-ippocampale, i nuclei noradrenergici del tronco cerebrale, tra cui il locus coeruleus, il nucleo parabrachiale, il nucleo cuneiforme ed il nucleo dorsale del rafe. Il Corticotropin Releasing Hormone (CRH) e la noradrenalina (NA) sono tra i più importanti mediatori cerebrali che coordinano le risposte di stress dei sistemi neuroendocrino, vegetativo simpatico ed immunitario. Una tipica risposta neuroendocrina di stress comporta l’immediato rilascio da parte dell’ipotalamo di CRH, e di vasopressina che, potenziandosi reciprocamente, attivano la secrezione ipofisaria di AdrenoCorticoTropic Hormone (ACTH), che a sua volta aumenta la secrezione di glicocorticoidi dalla corticale surrenale. Gli effetti dei glicocorticoidi sono mediati da due sottotipi di recettori: i ricettori per mineralcorticoidi (MR), ad elevata affinità per i glicocorticoidi , ed i recettori per i glicocorticoidi (GR), ad affinità minore. I MR sono continuamente occupati dai glicocorticoidi durante il giorno, esercitando così una inibizione tonica sulla funzione dell’asse Ipotalamo Ipofisi Surrene (I. I. S)., mentre i GR si attivano quando i livelli di glicocorticoidi sono elevati, come durante lo stress o il picco mattutino. L’attivazione dei GR riduce il rilascio di glicocorticoidi attraverso l’inibizione della secrezione di CRH e ACTH. I glicocorticoidi esercitano i loro effetti attivando la trascrizione genica di diverse proteine e modificando l’attività elettrica del neurone. Attraverso questi meccanismi e svolgendo, pertan- Stress e disturbi del comportamento: meccanismi neurobiologici to, una azione modulatoria sull’attività del neurone, i glicocorticoidi controllano il metabolismo energetico, l’attività del sistema immunitario (S. I.), il comportamento emozionale, il tono dell’umore, i processi di apprendimento e memorizzazione. L’asse I. I. S. e il locus coeruleus, il principale nucleo noradrenergico cerebrale, si attivano reciprocamente nella risposta di stress, ma differiscono nei loro patterns temporali di risposta: la risposta del locus coeruleus è veloce e si esaurisce prima di quella dell’asse I. I. S., mentre la risposta dell’asse I. I. S. inizia dopo e dura più a lungo. Cessato lo stress, gli elevati livelli di glicocorticoidi e di NA , attraverso un meccanismo di feedback negativo, riducono la sintesi e la secrezione di CRH e NA. Se lo stress è di breve durata, il temporaneo aumento dei livelli ematici di glicocorticoidi e di NA facilita la formazione delle memorie associate ad intense emozioni. Nello stress cronico, invece, mantenendosi costantemente alti i livelli di glicocorticoidi e NA, si determineranno alterazioni anatomiche e funzionali delle diverse aree cerebrali coinvolte nel controllo dei comportamenti affettivo, emozionale e cognitivo. Il CRH, oltre a controllare la risposta dell’asse I. I. S., agisce anche come neurotrasmettitore e neuromodulatore in vari circuiti extra ipotalamici, che collegano la corteccia, l’amigdala, il nucleo accumbens, il nucleo dorsale del rafe, il locus coeruleus e l’ippocampo, e ciò allo scopo di integrare efficacemente le risposte multiple del cervello allo stress. In particolare, il CRH gioca un ruolo fondamentale nella modulazione delle risposte di stress dell’unità morfo-funzionale costituita dai sistemi neuroendocrino ed immunitario. Il CRH ha anche effetti diretti sul comportamento, essendo esso in grado di attivare lo stato di allerta, di aumentare i riflessi motori ed il tono emozionale, e di influenzare i processi cognitivi. La risposta di stress è mediata in periferia dal sistema vegetativo simpatico e dalla midollare del surrene attraverso due differenti vie che lavorano in parallelo. La prima via è costituita dai terminali colinergici, che attivano il rilascio di adrenalina (A) dalla midollare del surrene, la seconda via comprende le terminazioni nervose adrenergiche che riforniscono di Ai vari organi. L’ippocampo, oltre a modulare vari sistemi neurobiologici, tra cui l’asse I. I. S., ha un ruolo di fondamentale importanza nel controllo dei processi cognitivi, compresi quelli che vengono attivati per 125 memorizzare il contesto emozionale di un evento stressante. L’ippocampo ha anche un’importante funzione di regolazione dei livelli ematici degli steroidi surrenalici. I neuroni ippocampali, infatti, esprimono numerosi recettori di tipo GR ed MR, che attivati dai glicorticoidi, inibiscono il rilascio di steroidi surrenalici attraverso un anello di retroazione negativa (“feedback loop”). L’ippocampo è molto sensibile agli effetti neuro-tossici di alti e persistenti livelli di glicocorticoidi; in condizioni di stress prolungato un loro eccesso induce permanenti alterazioni nei recettori di tipo GR e MR, con conseguenti disturbi cognitivi. E ’ stato suggerito che una riduzione della risposta dei recettori di tipo MR determina un deficit completo dell’apprendimento e della memoria, mentre una riduzione della risposta dei recettori di tipo GR permette all’individuo di potere ancora apprendere e ricordare esperienze passate, ma interferisce con l’apprendimento di nuove informazioni. Agli effetti negativi dello stress sui processi cognitivi contribuisce anche un maggior rilascio di acido glutammico e di serotonina, ed una riduzione dei livelli del Brain Derived Neurotropic Factor (BDNF), un peptide membro della famiglia delle neurotrofine, che regola la proliferazione e la differenziazione delle sinapsi e la sopravvivenza dei neuroni. Il BDNF, oltre che nell’ippocampo, è espresso anche nell’amigdala, nell’area del setto e in diversi nuclei talamici ed ipotalamici, strutture, come accennato in precedenza, coinvolte nelle risposte di stress. Recenti ricerche di proteomica, pur riconoscendo l’importanza delle alterazioni della funzionalità dei sistemi monoaminergici, in particolare di quelli noradrenergico e serotoninergico, nell’eziopatogenesi del disturbo depressivo stress-correlato, hanno ipotizzato che i diversi sintomi che caratterizzano questa patologia siano dovuti, almeno in parte, alla drammatica riduzione di BDNF che si ha in seguito a stress cronico. La minore disponibilità di BDNF indurrebbe varie e persistenti alterazioni nella cascata degli eventi molecolari che modulano l’espressione genica di proteine fondamentali per l’omeostasi neuronale. Questa ipotesi è confortata da recenti studi che hanno dimostrato come il trattamento cronico con diverse classi di farmaci antidepressivi aumenti nell’ippocampo, ma anche in altre aree cerebrali, l’espressione genica del BDNF e del suo recettore tirosino-chinasico (TrkB). 126 La maggiore disponibilità di BDNF determina un potenziamento della sensibilizzazione della via del cAMP e del fattore di trascrizione nucleare cAMP-Response Element- Binding Protein (CREB), il quale media diversi meccanismi intracellulari cAMP-dipendenti a livello dell’espressione genica. E’ stato suggerito che il fattore di trascrizione nucleare CREB sia un fondamentale bersaglio postrecettoriale per gli effetti terapeutici di diverse classi di antidepressivi. Attraverso il rimodellamento delle sinapsi, il CREB, regolerebbe l’attività funzionale dei due principali sistemi, quello noradrenergico e serotoninergico. Altri neurotrasmettitori e neuromodulatori coinvolti nella risposta di stress Una riduzione dell’ attività dei sistemi serotoninergici cerebrali, ed in particolare una disfunzione dei sottotipi recettoriali 5-HT1A e 5-HT2A, in seguito a stress cronico, determina disturbi d’ansia, depressione e comportamenti ossessivo-compulsivi, mentre un aumento della serotonina, indotto dagli inibitori specifici della sua ricaptazione, corregge queste patologie . Il GABA è uno dei più importanti e diffusi neurotrasmettitori inibitori presenti nel cervello. Un ridotto rilascio di GABA in seguito a stress aumenta la risposta dei sistemi eccitatori noradrenergico, serotoninergico, dopaminergico, colinergico e glutammergico. Questo effetto si accompagna ad una iperattività dell’asse I. I. S. e ad una maggiore vulnerabilità dell’individuo allo stress. Farmaci GABAergici, quali le benzodiazepine, che stimolano il recettore GABA-A, oltre ad inibire questi sistemi neurotrasmettitoriali, riducono il rilascio di CRH dall’amigdala verso il locus ceruleus, contribuendo così ad attenuare l’attività del sistema CRH/NA. Oltre al CRH ed alla vasopressina, diversi altri neuropeptidi sono coinvolti nella risposta di stress, allo scopo di coordinare, in base alle caratteristiche degli stimoli ed entro un determinato intervallo temporale, le risposte neuroendocrine e comportamentali. In particolare il neuropetide Y (NPY) è un neuro-modulatore ampiamente distribuito nel cervello e nel sistema vegetativo simpatico, dove è colocalizzato con la NA e la A. Il NPY sembrerebbe avere un ruolo importante nella patogenesi dei disturbi della sfera emozionale ed affettiva; una E. Cannizzaro - E. Tranchina et Al riduzione della neurotrasmissione NPYe rg i c a sarebbe uno dei meccanismi d’azione dei farmaci ansiolitici ed antidepressivi. Anche gli estrogeni influenzano la risposta di stress. E’ stato ipotizzato che gli estrogeni accentuino l’effetto inibitorio dei glicocorticoidi sull’asse I. I. S. attraverso un aumento della sensibilità e dell’espressione dei GR, e/o una riduzione della loro degradazione. Interazione tra sistema neuroendocrino e sistema immunitario nella risposta di stress Una delle acquisizioni più importanti di questi ultimi anni nel campo della neurobiologia dello stress è la scoperta dell’esistenza di uno stretto rapporto funzionale tra sistema neuroendocrino (S. N. E.) e S. I. Il S. N. E. ed il S. I., infatti, fanno parte di un circuito biologico del tutto integrato, e gli stessi segnali bioumorali sono utilizzati sia per lo scambio di informazioni tra gli elementi di uno stesso sistema sia per la comunicazione tra i due sistemi. Il S. I. è in grado di modificare le sue risposte, oltre che attraverso meccanismi di autoregolazione, anche mediante segnali provenienti dal S. N. E. A loro volta, le cellule del S. I., trasmettendo segnali al S. N. E., inducono risposte bioumorali e comportamentali finalizzate al mantenimento dell’omeostasi dell’individuo. Il S. I. è quindi parte integrante del sistema nervoso centrale, rappresentando un sistema sensoriale di riconoscimento interno dei segnali prodotti, oltre che da stress psicofisici, anche dai processi di natura infettiva, auto-immune e neoplastica, che altrimenti non potrebbero essere percepiti dal cervello. Le modificazioni dell’attività dell’unità morfo-funzionale costituita dal S. N. E. e dal S. I. indotte dallo stress, oltre che dalla componente genetica, dipendono dalle capacità dell’individuo di affrontare gli eventi avversi (“coping”), dal significato attribuito allo stress in rapporto ad esperienze precedenti, dalla presenza o meno di sostegno sociale. I glicocorticoidi e la A, rilasciati in seguito all’attivazione dell’asse I. I. S. e del sistema vegetativo simpatico, sono i principali mediatori attraverso cui il S. N. E. modula l’attività del S. I. In particolare, in seguito a stress si ha un aumento dei livelli ematici di A, che attiva l’asse I. I. S ed il S. I. e stimola la produzione da parte delle cellule del sistema nervoso centrale e di quelle del sistema immunitario di specifici mediatori di natura peptidi- Stress e disturbi del comportamento: meccanismi neurobiologici ca, le citochine. Le citochine sono messaggeri chimici che segnalano all’organismo la presenza di un pericolo proveniente da stimoli non cognitivi. Nello stress cronico il persistente aumento delle citochine pro-infiammatorie, ovvero l’interleuchina 1, l’interleuchina 6, il TNF-alfa e l’interferone gamma, sia di origine centrale che periferica, attivando specifici recettori cerebrali, danneggiano l’attività funzionale del neurone in quanto inducono processi di apoptosi, eccito-tossicità, stress ossidativi e disordini metabolici. Le citochine pro-infiammatorie, inoltre, accentuano la risposta dell’asse I. I. S. In presenza di eventi stressanti cronici o di eventi acuti particolarmente intensi, che portano l’individuo a rimuginare in maniera continua sull’evento accaduto, si ha una attivazione cronica dell’asse I. I. S. e del sistema vegetativo simpatico, che altera le risposte del S. I. Queste modificazioni bioumorali potrebbero spiegare l’ipotizzata correlazione tra esposizione ad eventi stressanti intensi e/o persistenti e la comparsa di malattie infettive, oncologiche ed auto-immuni. In conclusione, i progressi conseguiti nel campo della neurobiologia dello stress, ai quali hanno contribuito in maniera determinante la disponibilità di nuove ed avanzate tecniche di biologia molecolare, hanno permesso di approfondire il ruolo dei sistemi neuroendocrino ed immunitario nell’eziopatogenesi di diversi disturbi del comportamento, ed in particolare del disturbo d’ansia e della depressione. L’individuazione di specifici meccanismi patogenetici ha fatto si che oggi sia possibile attuare, almeno entro certi limiti, una terapia mirata per quei disturbi del comportamento nei quali lo stress psico-fisico gioca un ruolo determinante nella loro comparsa. 127 4) 5) 6) 7) 8) 9) 10) 11) 12) 13) 14) Cannizzaro E, Gagliano M Basi neurobiologiche dei disturbi psichiatrici stress - correlati. Psichiatria di consultazione, 2005, 8, 227. Carrasco GA, Van de Kar LD. Neuroendocrine phar macology of stress. Eur. J. Pharmacol., 2003, 463, 235. Gross C, Herr R. The developmental origins of anxiety. Nature Rev. Neurosci., 2004, 5, 545. Hökfelt T, Broberger C, Zhang X, Diez M, Kopp J, Xu Z.-Q, Landry M, Bao L, Schalling M, Koistinaho J, DeArmond SJ, Prusiner S, Gong J, Walshe JH. Neuropetide Y: some viewpoints on a multifaceted pep tide in the normal and diseased nervous system. Brain Res. Rev., 1998, 26, 154. Kendler MS. Major depression and the environment: a psychiatric genetic perspective. 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