Natura e origini dell’antropologia
L’antropologia è lo studio del genere umano, saperi, scienze, psicologia e sociologia; noi studiamo
il genere umano dal punto di vista culturale.
Quali furono le condizioni della comparsa dell’antropologia?
Erodoto parla di una diversità tra greci e barbari. L’umanesimo e la scoperta dell’America pongono
nuovi stimoli.
L’umanesimo europeo pose l’umanità al centro della riflessione filosofica e della produzione
artistica, ispirato però ai classici del passato. Con la scoperta dell’america si pongono nuovi
quesiti…
Fine del XVIII° secolo, teoria unitaria del genere umano, nel corso dell’ottocento l’interesse per i
popoli “esotici” nelle maggiori potenze coloniali. Nelle colonie e nelle riserve lavorano i primi
antropologi. Dominio di società verso altre società.
Cosa fanno gli antropologi?
Detti anche etnografi, studiano…
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Popoli contemporanei ma geograficamente lontani
Istituzioni sociali e politiche
Culti, credenze religiose
Tecnologia delle costruzioni e arte
Importante è lo studio dei popoli “primitivi” rappresentanti di fasi arcaiche della storia.
L’antropologia studia oggi ogni aspetto sociale dell’uomo.
Oggetto e metodo dell’antropologia culturale
Che cos’è la cultura?
“Scambio di cappelli e bastoni tra spagnoli e Arè - Arè nelle isole salomone”.
Gli isolani credevano che possedere cappelli simili a quelli dei loro capi avrebbe dato loro potere,
allo stesso modo gli spagnoli credevano che ottenendo finto oro avrebbero avuto ricchezza. Chi era
ingenuo, rispetto a chi?
Entrambi leggono la novità in termini già noti. (ricchezza / potere)
La cultura è un complesso di idee, simboli, azioni e disposizioni storicamente tramandati, acquisiti,
selezionati e largamente condivisi da un certo numero di individui, mediante i quali questi ultimi si
accostano al mondo in senso pratico e intellettuale.
Vi sono delle differenze e affinità nel modo che le diverse culture hanno di vedere il mondo.
La natura della cultura
L’uomo nasce nudo, la cultura va oltre il genoma umano. Studi di Jean Piaget (1896 -1980) sull’età
dello sviluppo.
Ciò che il nostro gruppo sa e ci insegna è a sua volta frutto di una lunga storia di rapporto con
l’ambiente. Importanza dei modelli stabiliti dalla tradizione.
Importanza dell’apprendimento del linguaggio nei primi anni dello sviluppo. I codici di
comportamento pratici e mentali condizionano le nostre scelte. Il processo di formazione degli
individui non cessa con il raggiungimento della maturazione psichica.
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Caratteristiche principali della cultura
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Complesso di modelli (idee, simboli, azioni, disposizioni)
Operatività (l’uomo agisce sul suo habitat)
Selettività (modelli aperti / chiusi)
Dinamicità (incontri / scontri tra culture)
Differenziata, stratificata (ricchi e poveri); l’immagine che abbiamo di una cultura è spesso
quella che i dominatori vogliono trasmetterci (cultura dominante / subalterna).
Comunicazione e creatività (la cultura esiste nella capacità di trasmettersi dei messaggi)
Olistica (tutti questi aspetti formano un complesso integrato “olos” intero)
Dov’è la pelle di una cultura?
Dove comincia e dove finisce una cultura?
È strettamente connessa con l’identità.
La ricerca antropologica
Come si fa a studiare “tutta” una cultura?
Adottare una prospettiva che ci predispone a stabilire collegamenti tra i vari aspetti di vita di coloro
che fanno parte di una determinata cultura.
Malinowski “argonauti del pacifico occidentale” ricerca effettuata sul campo nelle isole trobriand.
Nella ricerca si studia l’intero campo tribale in tutti i suoi aspetti, anche quelli che possono apparire
banali. Non si può analizzare il singolo aspetto di una cultura estrapolandolo dal suo contesto
olistico.
L’etnografia e la raccolta dei dati
Elemento chiave della ricerca antropologica, raccolta dati:
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Storie e miti relativi alla comunità studiata
Aneddoti, proverbi
Norme comportamentali
Riti, matrimoni, credenze
Uso delle risorse
Vivere all’interno della comunità studiata, mangiare il loro cibo, partecipare ai loro riti…questo
permette di raggiungere importanti informazioni che una semplice intervista non può ottenere.
“osservazione partecipante”.
Vedere il mondo dal loro punto di vista, capire come i nostri ospiti vedono se stessi nel proprio
mondo
L’antropologo si immedesima nei suoi ospiti. Quando noi raccogliamo dei dati teniamo conto di
elementi che riteniamo importanti, mentre ne scartano degli altri. Noi senza volerlo stiamo
interpretando i dati in funzione di idee già presenti in noi.
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Gli assunti fondamentali del ragionamento antropologico
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La prospettiva olistica (si prediligono piccole comunità, si tiene conto del contesto)
La prospettiva contestuale (Max Weber “concetto di predestinazione / capitalismo)
La cultura non è un monolite
L’universalismo (contro l’etnocentrismo dei colonialisti)
Lo stile comparativo (variabili tra società vicine; studio di fenomeni simili tra società
lontane)
Non esistono culture superiori
Vocazione dialogica (punto comune, ascoltare)
Antropologia come traduzione (punto di vista concettuale “tabù”)
Ascoltare tenendo conto dei concetti
Inclinazione critica (mai idealizzare pratiche e valori dei popoli studiati)
Approccio relativista (secondo Levi Strauss l’antropologia deve essere critica a casa propria
ma conformista a casa degli ospiti)
Comprendere non giustificare
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L’impianto pluri – paradigmatico (concetto / idea che funge da punto di riferimento;
rispetto alla scienza, qui i paradigmi abbondano)
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Condizione riflessiva (le esperienze “altre” ci permettono di comprendere meglio la nostra
cultura).
Decentramento dello sguardo (dobbiamo osservare noi stessi attraverso lo sguardo degli altri.
Vedere noi stessi come gli altri ci vedono).
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Unità e diversità nel genere umano
Siamo apparentemente diversi ma del tutto simili, le differenze somatiche tra gli esseri umani sono
superficiali e relativamente recenti. Studi sul DNA mitocondriale e sul cromosoma Y hanno rivelato
che tanto maggiore è la distanza tra due popoli tanto grande sarà la differenza genetica.
La “razza” è una costruzione culturale che si fonda su nessuna base scientifica. Tutte le lingue sono
caratterizzate da una stessa complessità.
Popolazioni genetiche e famiglie linguistiche: (famiglia indoeuropea)
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Latino
Greco
Celtico
Gotico
(famiglia semito-camitica)
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Arabo
Aramaico
Berbero
(famiglia uralica)
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Finnico
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Ungherese
Queste tre famiglie potrebbero derivare dal sanscritto degli indù. Si ipotizza che, sulla base di
ricorrenze fonetiche e morfologiche, tutte le lingue morte fossero riconducibili a grandi “super
famiglie”. Oggi si parla di un ipotetico ceppo comune.
La distinzione linguistica sembra coincidere con il progressivo allontanamento delle popolazioni da
30.000 / 15.000 AF ad oggi.
La presenza di una lingua può essere frutto di quattro fattori:
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Occupazione di una regione disabitata (vedi i popoli della Polinesia)
La divergenza (conflitti e migrazioni)
La convergenza (prestito linguistico / creolo)
La sostituzione (impero romano /ellenismo)
Geni, lingue e culture
La diffusione di alcune famiglie linguistiche fu una conseguenza della diffusione dell’agricoltura.
Interessa diverse aree in tempi differenti.
I baschi (euskaldunak) discendono da popolazioni pre-indoeuropee. (popolazione paleolitica
preesistente).
Il “mistero dei baschi” dimostra come geni e lingue cambiano a una velocità infinitamente minore
rispetto a quella con cui mutano le culture.
Le aree culturali
Sono regioni geografiche al cui interno sono compresi una serie di elementi sociali, culturali,
linguistici, ecc…relativamente simili. Questo tipo di suddivisione è puramente indicativo. Prende
infatti in rilievo solo società indicative di una certa area, trascurando le altre. (rischio di
“essenzializzazione”).
Forme storiche di adattamento: le società “acquisitive”
Homo sapiens, sapiens (il colonizzatore)
50.000 AC (diversificazione)
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AFRICA
EUROPA
ASIA
PACIFICO
AREE CICUMPOLARI
AMERICHE
Durante questi 50.000 anni l’uomo ha elaborato strategie di adattamento altamente diversificate.
Queste forme di adattamento, sono il risultato di un processo, che ha al suo centro il lavoro umano.
Per 4/5 della sua storia l’uomo praticò la caccia / raccolta come unica opzione.
Si tratta di società acquisitive, realizzano la propria sussistenza attraverso il prelievo di risorse
spontanee dall’ambiente.
Nel 10.000 AC avviene la rivoluzione agricola:
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Interessa la valle del Nilo, la Mesopotamia, l’Indo, la Mesoamerica e la Cina
Modificazioni nella vita sociale del genere umano
La rivoluzione agricola comportò un incremento demografico straordinario
Una nuova forma di adattamento è la pastorizia nomade.
Caratteristiche delle società acquisitive
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nessun intervento sulla natura
attività a rendimento immediato
la mobilità in piccoli gruppi è d’obbligo (bande / orde)
società egualitaria
parità dei sessi
assenza di risorse accumulabili
La banda non è un’unità stabile a causa del fenomeno del “flusso”.
L’incremento demografico, dovuto alla possibilità di accumulare le risorse, hanno posto le basi per
la formazione di una società stanziale con divisioni sociali di classe (nobili, liberi, schiavi) fondata
sulla divisione del lavoro.
I cacciatori / raccoglitori della preistoria europea, vissero in un certo periodo in aree ricche di
selvaggina che resero superflui gli spostamenti.
Forme storiche di adattamento – coltivatori e pastori
Con il domesticamento delle piante e degli animali gli esseri umani operarono le prime vere
modifiche sui processi di crescita e riproduzione degli organismi naturali.
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Investimento lavorativo
Rendimento differito
Questo tramite l’agricoltura e l’orticoltura
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Orticoltura (consiste nel disboscamento, dove si ricavano aree per l’impianto di talee di
alberi adulti da frutto)
Agricoltura (il terreno viene lavorato, con cure continue nell’ambito di un ciclo produttivo)
Le società che fondano la propria sussistenza sull’agricoltura contengono in se le premesse per la
comparsa dell’autorità politica e della stratificazione sociale.
Popoli pastori e società peripatetiche
Stadio dell’evoluzione economica che si sviluppa di pari passo con l’agricoltura, conseguenza
anch’esso del fenomeno dello stanziamento.
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Allevamento (animali stanziali, nutriti con prodotti agricoli)
Pastorizia (animali da pascolo, nutriti con ciò che si trova in natura)
Sistemi di pensiero e cosmologie
Caratterizzati da una ricerca della coerenza.
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Rappresentazioni dello spazio / tempo
Credenze religiose
Magia / stregoneria
Rapporto natura / cultura
Relazioni tra i sessi
Differenze e somiglianze
Robin Horton confronta nel ’60 i sistemi di pensiero occidentale e africano, concludendo che
avessero qualcosa in comune, la medesima funzione esplicativa. Entrambi i sistemi sono alla ricerca
di una spiegazione del mondo, dove “spiegare”significa cogliere la regolarità dei fenomeni
oltrepassando il senso comune.
Esiste un’analogia tra forze divine e forze fisiche, entrambi appunto, hanno una funzione esplicativa.
La difficoltà con cui gli occidentali tendono ad occuparsi di questi sistemi dipende dal fatto che non
li considerano per quello che sono: tentativi di prendere le distanze dal senso comune.
L’uso delle analogie esplicative
L’AIDS oltre a essere una malattia spiegata in termini “empirici” è anche il “segno” di un male che
trae origine dal malfunzionamento dell’ordine sociale, che diventa l’elemento esplicativo principale.
Nei sistemi africani le analogie esplicative sono “personalizzate” cioè date in termini di relazioni
sociali e interpersonali.
La “vera causa” della malattia viene ricondotta a un comportamento che minaccia l’ordine sociale.
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Sistemi chiusi e aperti
Luria smentisce Levy Brull sulla questione del “pensiero primitivo”
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Oralità diffusa; il ragionamento è privo di alternative (dire = fare)
Scrittura; il ragionamento è ricco di varianti
Pensiero metaforico e magico
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il sole tramonta e sorge
gli spiriti stanno sugli alberi
tu sei una volpe
noi bororo siamo arara rossi
La magia e le sue interpretazioni
Un atto magico è un’azione compiuta da un soggetto nell’intento di esercitare un’influenza di
qualche tipo su qualcuno o qualcosa. (magia bianca / nera).
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Magia imitativa (imitare la natura)
Magia contagiosa (oggetti a contatto)
Concetto di sviluppo del pensiero.
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La religione (sistema chiuso) [da certezze]
La magia (sistema pratico) [opera sugli eventi affermando la presenza]
La scienza (sistema aperto) [analisi della natura]
Magia e presenza
Secondo l’etnologo Ernesto De Martino studia il mezzogiorno d’Italia e vede la magia come
angoscia della perdita della “presenza”; la presenza è una condizione che l’essere umano non cessa
di costruire per sottrarsi all’idea angosciosa di non esserci. L’esigenza di affermare la presenza è
tipica del “mondo subalterno”, povero e illetterato che avendo ancora preso coscienza dell’identità
di classe è legato a forme di affermazione della propria presenza nel mondo.
Il pensiero mitico
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I miti possono variare
I riti sono sempre identici
La celebrazione di un rito è collegata al racconto di un fatto accaduto nel passato, ritenuto
responsabile dello stato attuale delle cose. È venuto prima il mito o il rito?
Pare che i riti vengano prima dei miti.
Il mito e forme di narrazione storica convivono in tutti i popoli; il mito disegna una situazione
originaria come caratterizzata da una profonda unità iniziale degli elementi (equilibrio cosmico)
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Il mito autorizza certi riti
Giustifica l’ordine esistente
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Levi Strauss riconosce nei miti una struttura composta da mitemi i quali sono simili in ogni popolo.
Il pensiero mitico si assume il compito di risolvere le contraddizioni tra spirito e corpo, bene e
male… attraverso un “mediatore simbolico” .
Costruzione di se e dell’altro
I confini del se e la rappresentazione dell’altro (identità / alterità)
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Chi siamo noi? Chi sono loro?
Cos’è un uomo cos’è una donna?
Cos’è un bambino? Cos’è un adulto?
Corpi
Il corpo è un mediatore tra il se e il mondo circostante alle cui regolarità siamo stati esposti fin dalla
nascita cosi da prevederle. (conoscenza incorporata).
Concetto di habitus , complesso di atteggiamenti psico-fisici mediante cui gli esseri umani stanno
nel mondo. Questo essere nel mondo è culturalmente orientato ed è stato oggetto di attenzioni fin
dalla antichità. Il corpo è infatti culturalmente disciplinato, è il luogo della messa in scena del se, la
società educatrice imprime nei corpi dei segni di appartenenza, come i tatuaggi.
Corpi sani e corpi malati
Gli individui “incorporano” il disagio sociale dando luogo a disturbi psico somatici di vario genere;
si può parlare di un “sapere incorporato”.
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Crisi nervose
Attacchi di panico
Paralisi nervose
Manifestazioni patologiche di questo tipo possono essere una forma di resistenza a determinate
situazioni di stress collettivo.
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Paradigma biomedico occidentale (il malato viene isolato dalla comunità per diventare un
soggetto altro)
Sistemi medici locali (è impensabile separare il malato dal suo contesto sociale)
Persone
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Ereditarietà paterna / materna
Reincarnazione
Animismo
Bioetica
In generale bisogna fare una distinzione tra individuo e persona, il primo è un soggetto indipendente,
il secondo è un soggetto integrato ad un determinato contesto sociale.
“i componenti della persona secondo i Samo:
1. corpo
2. sangue
3. ombra
4. sudore
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5. soffio
6. vita
7. pensiero
8. doppio
9. mere (doppio abbandona il corpo durante il sonno)
10. lepere (destino individuale legato a quello della madre).
Alle nove componenti elencate si aggiungono gli attributi …
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nome
potenza extra umana
antenato incarnato
coppie di spiriti del bosco o domestici incarnati”.
Sesso, genere, emozioni
Femminile e maschile
È il confine identitario più netto, “l’identico che si oppone al diverso”; costruzione sociale dei ruoli,
vedi gli inuit.
Sesso e genere
Il caso degli inuit ci serve per capire come non vi sia alcuna corrispondenza tra sesso e genere, tra
ciò che siamo e ciò che “dovremmo” essere. Il sesso è una condizione fisica, il genere una
costruzione culturale.
Sesso genere e relazioni sociali
Sulla base di un vasto complesso di elementi (aborto, anticoncezionali, ecc.) risulta impossibile
considerare la procreazione umana come un dato naturale. Il controllo delle capacità produttive è
una prova del fatto che le relazioni di potere non sono separabili dai rapporti tra i sessi.
Quasi sempre il modo di esporre il corpo è connesso ad una precisa concezione della sessualità e
delle libertà sessuali.
Emozioni
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la rabbia del guerriero
l’ansia del novizio
la felicità di una madre che ha partorito
sono elementi costitutivi della persona e della sua maniera di essere al mondo.
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Sentimenti (concetti culturali di uno stato d’animo) [essere innamorati]
Emozioni (amore)
Gli stati d’animo non sono universali e non sono espressi ovunque nella stessa maniera. Essi sono
espressi da soggetti culturali in base ai modelli inculcati dalla società fin dalla nascita.
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Caste, classi, etnie
Le popolazioni indù sottoposte ai principi (raja) sono divise in varna (sacerdoti, guerrieri,
commercianti, contadini); oltre che ai parià che sono gli intoccabili fuori casta. I varna si dividono
in jat e sotto jat. Si tratta di categorie chiuse in se stesse.
La funzionalità economica di questa divisione in caste tipica dei popoli di religione induista è
economicamente funzionale e ancora largamente diffusa.
Tutta via la gerarchia castale non si basa su principi di potere economico ma sulla purezza rituale, il
re (raja) appartiene al varna dei guerrieri (ksatryia) che è inferiore a quella dei sacerdoti (brahman);
non è detto che un parià debba essere povero, cosi come non è detto che un brahman debba essere
ricco. Furono gli inglesi a irrigidire il sistema dei jat congelandoli col termine di “caste”.
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Concetto di casta
Concetto di totemismo
Classi
Karl Marx (1818-83); “la storia della società è caratterizzata da lotte di classe”
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Folklore di contestazione (subalternità inconscia)
Coscienza di classe (subalternità consapevole)
A differenza delle caste non ci sono divieti per chi fa parte di una classe subalterna di accedere per
capacità o matrimonio ad una classe “superiore”.
Etnie ed etnicità
La parola etnia si attribuisce ad un gruppo umano con medesime caratteristiche…
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Culturali
Linguistiche
Tradizionali
…l’etnicità è invece il sentimento di appartenenza ad una etnia. Vedi anche le conseguenze dell’uso
politico del concetto di etnicità e l’esasperazione di differenze tralasciando i numerosi punti in
comune tra gruppi considerati “altri”.
Dimensione religiosa, esperienza rituale
Concetti e culti
Cos’è la religione?
Complesso di credenze fondato su dogmi e riti. Vi sono religioni però dove non vi sono dei, altre
che non anno figure sacerdotali o luoghi di culto, altre ancora non possiedono dogmi. Tutte le
religioni hanno in comune un complesso di potere e verità al loro interno; c’è chi può parlare dei
dogmi e chi deve rispettarli.
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In definitiva esiste nelle religioni una dimensione del significato e una del potere; il significato è
l’insieme dei valori che esprimono i fini ultimi della società, il potere è quello di chi è autorizzato a
parlarne.
La religione ha dunque una duplice funzione integrativa e protettiva dei valori.
Gli elementi della religione e le forme di culto
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Preghiera (rivolgersi direttamente al divino)
Musica (produce stati di trance ed estasi)
Prova fisica (astinenza, auto flagellazione)
Esortazione (guide spirituali)
Recitazione del codice (testi sacri)
Mana (sostanza divina)
Tabù (proibizioni)
Convivio (la condivisione di un pasto)
Sacrificio (offerte al divino)
Congregazione (riunione di credenti)
Ispirazione (riguarda gli stati interiori)
Simbolismo (veicolano i concetti)
Tipi di culto
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Individuale (praticato dal singolo)
Sciamanico (i fedeli riconoscono una figura che fa da tramite con il divino)
Comunitari (gruppi elitari di individui)
Ecclesiastici (prevede una elite di individui specializzati nel culto)
Simboli e riti
I simboli sacri e la loro efficacia
Alla base di ogni rappresentazione religiosa vi sono dei simboli sacri, che servono a sintetizzare gli
aspetti di un popolo. I simboli significano concetti che rinviano ai valori ultimi di una società. Per
questo essi sono “sacri” accessibili solo a chi è stato preparato a farlo.
Come fanno i simboli a diventare sacri per gli esseri umani?
Gli esseri umani, per poter riconoscere il carattere sacro di un simbolo devono essere stati
“addestrati” allo scopo. Ora, tale addestramento si realizza attraverso i riti.
I riti della religione
Il rito è un complesso di azioni, parole, gesti la cui sequenza è prestabilita da una formula fissa. È
l’ordine fisso delle sequenze verbali e gestuali a far si che dal rito scaturisca una forma di autorità
religiosa.
La varietà dei riti
È impossibile elencare una tipologia di riti, i quali si riferiscono ad una infinità di valori diversi, ne
sono stati però studiati alcuni in particolare che si distinguono dagli altri per determinate
caratteristiche.
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Riti di passaggio (ogni cambiamento nell’ambito della scala sociale di tipo politico,
religioso, lavorativo, produce una perdita di equilibrio che deve essere compensato in modo
simbolico)
Riti funerari (per continuare a vivere le società devono rendere ragionevole la morte)
Riti di iniziazione (sanciscono il passaggio degli individui da una condizione sociale,
religiosa ad un’altra).
Religioni e identità nel mondo globalizzato
Secolarizzazione e nuove religioni
Oggi sono gli squilibri tra le aree del pianeta a essere all’origine di nuovi culti.
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I movimenti di revitalizzazione (miglioramento delle condizioni di vita)
Millenaristici (attendono l’avvento d un’epoca di pace e prosperità)
nativistici (rivendicano la cultura nativa rispetto a quella dominante)
messianici ( si costituiscono attorno ad una figura carismatica)
Le religioni nella globalizzazione (vedi il culto di “El tio”)
Attività creativa ed espressione estetica
La creatività come aspetto costitutivo della cultura
La creatività culturale consiste nella capacità di creare sempre nuovi significati a partire dagli
elementi culturali a disposizione.
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Coca cola usata a scopi rituali
Ombrelli della birra guinnes che sponsorizza riti funebri
Donne di una setta femminile che si vestono all’occidentale quando devono confrontarsi coi
maschi; ecc…
La festa come dimensione creativa
La creatività consiste nell’accostamento inedito di pratiche e significati allo scopo di produrre nuovi
modi di vedere la realtà. Oltre che nei giochi e nei riti la festa è un luogo dove la creatività si
manifesta, e mette in moto comportamenti finalizzati ad una collettività.
L’espressione estetica
L’ arte
Definire qualcosa come “arte” dipende dalla traduzione del medesimo nel suo significato che
dipende dal contesto in cui è stato fatto.
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Arti visive (scultura, intaglio, ceramica)
Arti non visive (scrittura, musica)
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Per parlare di arte bisogna fare comunque riferimento all’espressione estetica. (aisthesis:
percezione).
La natura culturale dell’espressione estetica
La produzione estetica di una cultura dipende dai valori e dal modo di vedere il mondo che una
certa società possiede. L’arte, in quanto manifestazione dell’espressione estetica, non è disgiunta
dal contesto sociale, politico, culturale ed economico in cui viene prodotta.
L’arte “tribale” nel contesto occidentale
Musei e arti “primitive”
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Arte moderna
Oggetti selvaggi
Sono stati decontestualizzati e inseriti nella categoria di “arte” pur ignorandone il significato
originale.
Potere delle risorse e risorse del potere
La risorsa è qualunque cosa il cui controllo permette di perseguire degli scopi materiali o simbolici;
il controllo delle risorse è correlato al controllo del potere. Malinowski ebbe modo di studiare nelle
trobriand un determinato “scambio rituale” (kula).
Lo scambio rituale dei bracciali è definito keda, i bracciali acquisiti sono il segno del numero di
transazioni effettuate, non tutti hanno accesso al keda; maggiore è il numero di transazioni tanto
grande sarà il prestigio, il potere acquisito.
Le nature del potere
Il potere è l’attività esercitata da parlamenti funzionanti in qualità di “comitati d’affari della
borghesia” (Marx).
Il potere, non ha solo “facce esplicite”, ma si annida nei modelli culturali che intromettiamo e che
ci determinano in ogni modo, a nostra totale insaputa (Foucault; 1977).
Il potere è la probabilità che un soggetto, nel quadro di una determinata relazione sociale, ha di
realizzare i propri scopi nonostante le possibili resistenze (Weber; 2002).
Arena politica, attori politici e prospettiva processuale
Individui e gruppi agiscono politicamente nella misura in cui possono gestire delle risorse che, se
adeguatamente impiegate allo scopo, conferiranno ad essi il potere di controllare altre e più
importanti risorse.
Nell’arena politica, tutte le risorse che determinano il controllo del potere vengono manovrate dagli
“attori politici”; motivazioni e interessi trovano espressione nell’applicazione di determinate
strategie da parte degli attori politici (prospettiva processuale).
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Forme di vita economica
La produzione e la circolazione delle risorse (teoria di Polany)
È la conoscenza, il possesso dei beni immateriali come la scrittura o l’arte oratoria che permette ad
alcuni gruppi di controllare le risorse materiali.
Il principio di reciprocità
Concetto di “dono” (dare, ricevere, ricambiare) importante figura di reciprocità; esso è solo
apparentemente disinteressato.
Forme di circolazione dei beni
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Principio di reciprocità /simmetria (società di parentela)
Ridistribuzione /centralità (l’autorità incamera le corvè e le ridistribuisce secondo criterio)
Scambio / mercato (nel mercato si incontrano la domanda e l’offerta dei beni)
La produzione sociale dei beni e il concetto di “modo di produzione” (teoria di Marx)
Quali sono gli elementi di un oggetto che sono entrati al suo interno in quanto “prodotto”?
Quali condizioni sociali hanno contribuito a far si che certi elementi abbiano contribuito alla
formazione dell’oggetto medesimo?
Modo di produzione secondo Marx:
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Mezzi di produzione (materia prima)
Manodopera (energia umana)
Rapporti di produzione (relazione sociale tra i due precedenti concetti)
Analisi antropologica delle forme di vita economica
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La comunità domestica (comunità agricole di consanguinei dove sono gli anziani a
controllare le risorse) [la terra è tanta, sono le donne la risorsa primaria]
L’articolazione dei modi di produzione (si basa ormai sullo sfruttamento delle comunità
domestiche mentre in occidente entra in crisi il patriarcato)
Economie dell’ “affezione” (tipiche di comunità fondate sulla reciprocità / simmetria,
inquadrate da un dominante che ha un modello di ridistribuzione / centralità. Ciò causa gravi
squilibri)
“politiche dello sviluppo” (sono funzionali ai colonizzatori e oggi la globalizzazione
continua a creare incomprensioni)
le strutture della dipendenza ( economie del centro /economie della periferia; mercato
industriale che subordina quello sottosviluppato con manodopera a basso costo)
razionalità e irrazionalità (l’economia in generale si basa sul calcolo e sul guadagno, il
concetto di razionalità /irrazionalità delle economie è puramente relativo)
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Tipi di organizzazione politica
Attività politica e organizzazione politica
L’attività politica è il comportamento individuale e collettivo, dove si manipolano secondo certi
interessi le regole e le istituzioni di una società.
L’organizzazione politica è l’insieme di istituzioni e regole nell’ambito del quale si svolge
l’attività politica.
Classificazione tipologica
SISTEMI POLITICI
NON
CENTRALIZZATI
CENTRALIZZATI
STATI
NAZIONALI
POTENTATI
TRIBU’
BIG MAN
BANDE
Sistemi non centralizzati
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bande (antica forma di vita sociale, egalitaria, sottoposta al flusso, composta da cacciatori /
raccoglitori nomadi non esistono capi)
tribù
1. le ambiguità del termine “tribale (nel senso comune “tribale” riguarda il “selvaggio”)
2. caratteristiche delle società tribali (ne fanno parte più gruppi di famiglie che si
riconoscono originarie di un comune antenato, sono acefale e guidate dai gruppi di
discendenza, tipiche dei popoli agricoli e pastorali)
3. lignaggi segmentati (gruppi di discendenza lineari costitutivi di una tribù)
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ANTENATO
COMUNE
LIGNAGGIO
X
LIGNAGGIO
ALFA
A1
A2
LIGNAGGIO
Y
LIGNAGGIO
BETA
B1
B2
LIGNAGGIO
GAMMA
C1
C2
LIGNAGGIO
DELTA
D1
D2
4. stratificazione rituale (si basa sulle funzioni politiche / religiose attribuite ai vari
lignaggi)
5. consigli di villaggio (dove vi è una popolazione sedentaria e numerosa ogni gruppo
parentale ha il suo rappresentante nel consiglio di villaggio)
6. sodalizi (gruppi di persone non basati sul lignaggio, come i sodalizi di guerrieri ecc.)
7. classi di età (ripartizione dei diritti / doveri in base alla fascia di età a cui si accede
mediante rituali, fondamentale nelle società acefale)
8. società segrete (potenti centri di aggregazioni, finalizzate di solito a tenere uniti
gruppi di uguale cultura)
•
“big man” (massima figura delle società non tribali in quanto prive di un lignaggio, il “big
man” deve continuamente dimostrare la sua generosità)
Sistemi centralizzati
Nel mondo esistono quasi duecento stati nazionali, si tratta di una forma di organizzazione politica
comparsa in Europa all’inizio dell’età moderna e che dopo la decolonizzazione si è affermata in
tutto il pianeta.
Un mondo di stati
Il fatto che lo stato nazionale oggi sia ufficialmente riconosciuto come istituzione preposta a
governare le società, non vuol dire che sia sempre esistito. Oggi la globalizzazione minaccia
l’equilibrio di quegli stati sorti dopo la decolonizzazione.
Prima degli stati: i potentati
Sono un tramite tra la società tribale e quella nazionale. I potentati rappresentano il dominio di un
lignaggio su tutti gli altri.
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•
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Differenziazione dell’accesso alle risorse (comparsa degli aristocratici)
Principio di ridistribuzione (circolazione dei beni regolata dal potere centrale)
Il capo è una carica vera e propria
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Gli stati
• autorità altamente centralizzata
• apparato burocratico
• prerogativa esclusiva di emanare le leggi
• monopolio della forza per far rispettare le leggi e confrontarsi con popoli ostili
presentano inoltre un accesso alle risorse più differenziato, stratificazione sociale, accesso alle
cariche su base personale anziché di parentela.
Continuano comunque a esistere forme di stato dinastico, riconosciuti come nazionali perché sono
entrati a far parte dell’ONU.
Lo stato e le altre forme di organizzazione politica
In alcuni paesi lo stato presenta al suo interno potentati, bande e tribù; è il caso dei paesi comparsi
dopo la decolonizzazione.
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