VOLTA CELESTE Tutti i corpi celesti ci appaiono proiettati su una superficie sferica, come se vi fossero incollati: questa sfera è detta VOLTA CELESTE VOLTA CELESTE In realtà gli astri non si trovano su un‟unica sfera e non si muovono tutti solidalmente. Moti, dimensioni e natura degli astri furono oggetto di indagine fin dall‟antichità, ma solo gli astronomi greci cominciarono a dare delle risposte scientifiche VOLTA CELESTE La linea dell‟orizzonte divide esattamente in due parti uguali la volta celeste, il che prova che la Terra è incredibilmente piccola rispetto ad essa: quanto piccola, comincerà ad essere chiarito solo a partire dal XVIII° secolo orizzonte Volta celeste SFERICITA’ DELLA TERRA La sfericità della Terra fu affermata per motivi filosofici dai pitagorici e dimostrata dagli astronomi greci del periodo ellenistico. Eratostene calcolò in modo esatto la misura dell‟equatore DISTANZA TERRA-LUNA Gli astronomi greci calcolarono in modo molto preciso la distanza Terra-Luna (pari a circa 60 volte il raggio della Terra) e le sue dimensioni. Il fatto che la luna sia un satellite della Terra non verrà più messo in dubbio da allora DISTANZA TERRA-SOLE Non altrettanto accurato fu il calcolo della distanza Terra-sole: tale misura fu parecchio sottostimata, rendendo le dimensioni dell‟universo allora conosciuto molto più piccole del vero ECLISSI Le eclissi sono dovute al passaggio periodico della Terra nel cono d‟ombra della luna o viceversa. Questa spiegazione era già nota ai greci. Le eclissi sono un fenomeno periodico e questo rese possibile la loro previsione anche all‟astronomia pre-greca MOTO DIURNO DEL SOLE Il sole sorge ad est e tramonta a ovest, descrivendo un arco di cerchio sulla volta celeste: il tempo che impiega a tornare ogni volta sul punto che indica il sud (meridiano locale) è fisso ed è detto GIORNO SOLARE STELLE FISSE Le stelle fisse furono così dette perché le loro posizioni reciproche sembravano non cambiare mai, tanto è vero che poterono essere raggruppate in costellazioni, utilizzate come punti di riferimento per la navigazione MOTO DELLE STELLE FISSE Anche le stelle fisse compiono un giro completo della volta celeste ogni giorno, salvo che questo GIORNO SIDEREO dura circa quattro minuti in meno di quello solare. Questo fa sì che il sole, ogni giorno, resti indietro di circa un grado rispetto alle stelle fisse ANNO SOLARE Questo “restare indietro” del sole è detto MOTO ANNUO del sole: esso riporta il sole nella stessa posizione rispetto alle stelle fisse in circa 365,25 giorni. Questo periodo è detto ANNO SIDEREO ANNO SOLARE Il moto annuo non è uniforme, ma è più veloce in inverno e più lento in estate: infatti i mesi estivi hanno alcuni giorni in più dei mesi invernali ECLITTICA E ZODIACO La circonferenza tracciata sulla volta celeste dal sole nel suo moto annuo si chiama ECLITTICA. L‟insieme delle dodici costellazioni attraversate dal sole nel suo percorso annuo si chiama ZODIACO ESTATE E INVERNO L‟eclittica è inclinata di circa 23,5° rispetto all‟equatore, e questo fa sì che il sole non abbia sempre la stessa altezza: d‟estate il sole è sopra l‟equatore, i giorni sono più lunghi e caldi. D‟inverno, al contrario, il sole è sotto l‟equatore, i giorni sono più corti e freddi SISTEMA SESSAGESIMALE Nei dati astronomici compaiono spesso multipli e sottomultipli di 60: il cerchio è diviso in 360 gradi, dodici costellazioni dello zodiaco, dodici mesi di circa 30 giorni. Questo è dovuto al fatto che i babilonesi, i primi a praticare un‟astronomia matematica, usavano il sistema sessagesimale per comodità di calcolo I PIANETI I moti del sole, della luna e delle stelle fisse sono abbastanza facili da spiegare: esistono però cinque corpi celesti il cui moto mise a dura prova le capacità dei migliori matematici greci. Per descrivere tali moti furono elaborati complessi sistemi matematici: questi corpi sono i PIANETI I PIANETI I pianeti visibili a occhio nudo sono Mercurio, Venere, Marte, Giove, Saturno. Le loro posizioni rispetto alle stelle fisse cambiano continuamente durante l‟anno e in modo molto irregolare, salvo rimanere sempre nella fascia dello zodiaco. “Pianeta” significa appunto “errante” I PIANETI A volte un pianeta procede secondo l‟ordine delle costellazioni, come il sole, ma altre volte si ferma e torna indietro per poi riprendere il suo corso, disegnando nel cielo una specie di laccio detto “ippopeda”. Inoltre, la velocità non è costante: a volte il pianeta rallenta, a volte accelera I PIANETI Anche la luminosità dei pianeti è variabile, il che sembra suggerire che essi non si trovano sempre alla stessa distanza dalla Terra VENERE E MERCURIO Due pianeti, Venere e Mercurio, hanno una notevole particolarità nel loro moto: non si osservano mai in opposizione al sole, anzi la loro distanza dal sole, misurata in gradi, non supera i 46° per Venere, e i 20° per Mercurio. Questi due pianeti possono quindi essere osservati solo al mattino prima dell‟alba o alla sera poco dopo il tramonto. L‟osservazione di Mercurio, data la sua estrema vicinanza al sole, è particolarmente difficile SISTEMA GEOCENTRICO Gli astronomi greci cercarono di spiegare tutta questa varietà di movimenti con complessi sistemi matematici, il cui scopo era quello di prevedere la posizione dei corpi celesti. Questi sistemi erano essenzialmente basati su tre principi: • Il cielo è qualitativamente diverso dalla Terra: la materia celeste è eterna e incorruttibile • La Terra è immobile al centro dell‟universo, quindi tutti i moti osservati negli astri sono veri e non apparenti • I moti dei corpi celesti derivano da una composizione di moti circolari uniformi SISTEMA GEOCENTRICO Tutti i sistemi che prevedono la Terra immobile si dicono GEOCENTRICI. Il più famoso di essi fu il sistema TOLEMAICO, dal nome dell‟astronomo greco Claudio Tolomeo SISTEMA GEOCENTRICO Nei sistemi geocentrici le stelle fisse venivano pensate come fissate a un‟unica sfera, mentre agli altri corpi celesti erano attribuite diverse sfere, il cui moto, componendosi, dava origine al moto complessivo dell‟astro SISTEMA GEOCENTRICO L‟ordine degli astri nel sistema tolemaico è: • Luna • Mercurio • Venere • Sole • Marte • Giove • Saturno • Stelle fisse SISTEMA GEOCENTRICO Le eclissi dimostrano che l‟orbita della luna si trova tra la Terra e il sole. Per quanto riguarda gli altri astri, il loro ordine nel sistema geocentrico è del tutto arbitrario: non esiste infatti nessun punto di riferimento rispetto al quale calcolarne la distanza dalla Terra. Il loro ordine nel sistema tolemaico fu deciso essenzialmente per la loro luminosità più o meno decrescente e per la loro velocità rispetto alle stelle fisse, decrescente da Mercurio a Saturno SISTEMA GEOCENTRICO La struttura del paradiso dantesco è fortemente ispirata al sistema tolemaico SISTEMA DI EUDOSSO Nei sistemi geocentrici il moto fondamentale è quello diurno della sfera delle stelle fisse, compiuto in un giorno sidereo. Infatti, tutti gli altri moti sono variazioni di questo moto fondamentale, come quello annuo del sole che resta indietro di un grado al giorno rispetto alle stelle fisse. SISTEMA DI EUDOSSO Per questo motivo Eudosso di Cnido, creatore del primo sistema geocentrico, pensò di spiegare i moti del sole e dei pianeti ipotizzando che questi si trovassero su sfere imperniate tutte sulla sfera delle stelle fisse: il moto della sfera delle stelle fisse spiegava il moto diurno, mentre quello della sfera propria di ogni astro il moto annuale SISTEMA DI EUDOSSO Ad esempio, il sole si trova su una sfera il cui asse è inclinato di 23,5° rispetto alla sfera delle stelle fisse, e compie una rotazione completa in 365,25 giorni in senso opposto (ecco perché il sole ritarda rispetto alle stelle fisse) al moto della sfera delle stelle fisse EPICICLO Questo sistema però non è sufficiente a spiegare tutti i fenomeni perché, come è stato detto, il moto annuo del sole non è uniforme. La soluzione fu trovata da IPPARCO. Sulla sfera principale (DEFERENTE), è imperniata una sfera più piccola (EPICICLO), sulla quale si muove il sole EPICICLO Quando la velocità dell‟epicilo si somma a quella del deferente il sole procede più velocemente nel suo moto annuo EPICICLO Quando la velocità dell‟epicilo si sottrae a quella del deferente il sole procede più lentamente. Questo rendeva conto della differenza di velocità del sole durante l‟anno, anche se non in modo del tutto esatto EPICICLO Lo stesso sistema poteva essere applicato alla luna e ai pianeti. Con un‟opportuna regolazione delle velocità e delle dimensioni degli epicicli e dei deferenti si potevano ottenere gli strani moti in avanti e indietro e le fermate dei pianeti, anche se non in modo molto preciso EQUANTE Per migliorare la precisione Tolomeo introdusse il PUNTO EQUANTE. Nel sistema tolemaico il moto del deferente non è uniforme rispetto al centro della sfera, ma rispetto a un punto vicino al centro detto equante EQUANTE Il sistema di Tolomeo era molto più preciso di tutti gli altri, ma era anche molto artificioso e innaturale. Il testo di Tolomeo, la “Sintassi matematica” (detto dagli arabi “Almagesto”) era estremamente complesso. Nonostante ciò fu considerato il testo di riferimento da tutti gli astronomi per i successivi tredici secoli. Dopo i greci furono gli arabi a perfezionare il sistema geocentrico, tanto è vero che la maggior parte delle stelle hanno nomi arabi (mentre le costellazioni hanno in genere nomi della tradizione babilonese o greca) DIFETTI DEL SISTEMA TOLEMAICO Il sistema di Tolomeo, oltre alla sua complicazione, aveva anche alcuni e ben marcati difetti tecnici • Le posizioni previste dei pianeti non corrispondono mai del tutto a quelle osservate • Le variazioni di luminosità di Marte non sono spiegabili con le piccole variazioni di distanza dalla Terra dovute al moto sull‟epiciclo • La luna all‟apogeo dovrebbe essere due volte più lontana, e quindi più piccola che al perigeo, cosa che non si osservava • I moti di Venere e Mercurio, possono essere sì ottenuti con combinazioni “ad hoc” di epicicli, ma non vi è nessuna spiegazione del perché solo questi due pianeti debbano seguire il sole COPERNICO Nella prima metà del „500 un astronomo polacco, NICOLA COPERNICO, propose di eliminare i difetti del sistema tolemaico adottando un‟ipotesi radicalmente nuova: che la grande varietà di moti osservata negli atri fosse in gran parte dovuta al fatto che la Terra stessa si muove SISTEMA COPERNICANO Nel sistema copernicano il sole e le stelle fisse sono immobili, mentre la Terra e gli altri pianeti ruotano intorno al sole. L‟unico punto in comune col sistema tolemaico è la luna, che continua ad essere considerata un satellite della Terra PRINCIPI DEL SISTEMA COPERNICANO • Il sole e la sfera delle stelle fisse sono immobili • La Terra compie una rotazione completa intorno al suo asse do ovest a est in 24 ore, e questo spiega il moto diurno del sole e di tutti gli altri astri • La Terra compie una rivoluzione completa intorno al sole rispetto alle stelle fisse in 365,25 giorni, e questo spiega il moto annuo del sole • I pianeti compiono una rivoluzione completa intorno al sole, ciascuno secondo la propria orbita e il proprio periodo, e questo spiega il loro moto apparente sulla volta celeste MOTI APPARENTI E REALI Nel sistema copernicano, dunque: • I moti del sole e delle stelle fisse sono apparenti e sono dovuti esclusivamente al moto della Terra • I moti dei pianeti sono una combinazione del moto della Terra e dei pianeti stessi, quindi sono in parte reali e in parte apparenti DIFFUSIONE Il testo di Copernico, che doveva essere intitolato solo “De Revolutionibus” fu pubblicato nel 1543, pochi giorni prima della morte dell‟autore. Esso fu ben accolto dagli astronomi e per cinquannt‟anni la sua diffusione non fu ostacolata dalla Chiesa SISTEMA SOLARE Nel sistema eliocentrico i pianeti sono disposti secondo quest‟ordine: • Mercurio • Venere • Terra + luna • Marte • Giove • Saturno SISTEMA SOLARE Tanto l‟ordine dei pianeti quanto la loro distanza dal sole non sono arbitrari, ma sono precisamente determinati dalle osservazioni astronomiche. Per la prima volta era possibile determinare le esatte proporzioni del sistema solare (non le dimensioni, perché restava indeterminata la distanza Terra-sole, base di tutte le misurazioni) PIANETI INTERNI Venere Mercurio Nel sistema copernicano le orbite di Venere e Mercurio sono interne rispetto a quella della Terra. Questo spiega perché tali pianeti non possono allontanarsi dal sole: infatti le loro orbite, viste dalla Terra sono sottese da un angolo che per Venere è di 92°, per Mercurio di 40°. MOTO RETROGRADO Il moto retrogrado dei pianeti esterni si spiega col fatto che la Terra, muovendosi più veloce di essi, ogni tanto li “sorpassa”, e quando questo avviene il pianeta sembra “restare indietro”, per poi riprendere dopo un po‟ il corso normale. Una analoga spiegazione vale per i pianeti interni, dai quali siamo invece “sorpassati” DISTANZE VARIABILI congiunzione opposizione Nel sistema copernicano le distanze tra la Terra e i pianeti sono molto variabili, a seconda che si trovino in congiunzione o opposizione rispetto al sole: questo spiega la loro notevole variazione di luminosità EPICICLI Copernico era ancora convinto che i moti celesti dovessero essere circolari uniformi: ma poiché il moto di rivoluzione della Terra non lo è fu anch‟egli costretto ad adottare gli epicicli, in modo da ottenere moti non uniformi componendo moti uniformi DIFETTI DEL SISTEMA COPERNICANO • Una volta introdotti tutti i necessari epicicli per descrivere i moto dei pianeti, il sistema copernicano non era molto meno complicato di quello tolemaico • Le posizioni dei pianeti non potevano essere previste con precisione superiore rispetto al sistema tolemaico • L‟ipotesi del moto della Terra contrastava la fisica aristotelica, allora in auge, e col senso comune ASSENZA DI PARALLASSE Se la Terra si muovesse, le stelle dovrebbero subire delle piccole variazioni nella loro posizione sulla volta celeste nel corso dell‟anno (angolo di parallasse), dovute al cambiamento del punto di vista. Le osservazioni non mostravano alcuna variazione, cosa che fu interpretata da Copernico come dovuta all‟estrema lontananza delle stelle da noi. Copernico aveva ragione: la prima parallasse stellare fu effettivamente osservata solo alla fine del „700 e risultò essere inferiore al secondo d‟arco POTERE ESPLICATIVO Nonostante ciò il sistema copernicano, aveva, rispetto a quello tolemaico, un potere esplicativo enormemente maggiore, ovvero riusciva a spiegare molti più fenomeni ricorrendo a un numero molto minore di ipotesi arbitrarie. Per questo motivo i migliori pensatori dell‟epoca accolsero con entusiasmo l‟ipotesi copernicana, pur criticando l‟eccessivo tecnicismo matematico del testo GALILEO Galileo Galilei fu uno dei maggiori sostenitori della teoria copernicana. Grazie all‟uso del telescopio, o per meglio dire cannocchiale, riuscì a trovare molte prove decisive a favore del modello geocentrico LE MONTAGNE DELLA LUNA Galileo dimostrò che la luna non è una perfetta sfera cristallina, ma vi si trovano pianure e montagne. L‟esistenza delle montagne fu provata osservando dei punti luminosi vicino alla linea di divisione giornonotte, che egli interpretò come le cime dei monti illuminate dall‟alba SATELLITI DI GIOVE Una delle maggiori scoperte di Galileo fu che Giove ha quattro piccoli satelliti, detti ASTRI MEDICEI. Questo dimostrava che non tutti i corpi celesti ruotano intorno alla Terra FASI DI VENERE La principale prova che Galileo portò al modello eliocentrico fu la scoperta delle fasi di Venere FASI DI VENERE Se Venere si trovasse sempre tra la Terra e il sole, come nel modello tolemaico, dovrebbe mostrarci sempre solo una piccola parte della faccia illuminata. In realtà il pianeta mostra tutte le sue fasi, dimostrando che, rispetto alla Terra, esso può trovarsi sia sotto che sopra il sole, come nel modello eliocentrico FASI DI VENERE GEOCENTRICO ELIOCENTRICO IL DIALOGO Galileo sintetizzò le sue tesi a favore dell‟eliocentrismo in un libro, il “Dialogo sopra i due massimi sistemi” Dopo pochi mesi dalla pubblicazione Galileo fu messo sotto processo dal tribunale dell‟inquisizione, perché la Chiesa aveva condannato la teoria copernicana come contraria alle sacre scritture IL PROCESSO Minacciato di tortura, Galileo fu costretto a pronunciare un‟abiura delle sue teorie di fronte al tribunale. Grazie a questo riuscì ad evitare la condanna per l‟accusa più grave, quella di eresia. Comunque, per essersi reso sospetto di eresia, fu condannato al carcere a tempo indeterminato, poi scontato in una villa presso Firenze KEPLERO Il sistema copernicano presentava ancora diversi difetti che avevano già afflitto quello tolemaico. Fu un astronomo tedesco, GIOVANNI KEPLERO, a capire che tutti i problemi avrebbero potuto essere eliminati rinunciando al dogma dei moti circolari uniformi KEPLERO In gioventù Keplero aveva fatto una scoperta straordinaria: interponendo delle sfere tra i cinque solidi regolari (cubo, tetraedro, dodecaedro, icosaedro, ottaedro) in modo che essi fossero inscritti uno dentro l‟altro, come bambole russe, le sei sfere così ottenute avevano i raggi nella stessa proporzione dei raggi delle orbite dei sei pianeti KEPLERO Anche se questo è in realtà una pura coincidenza, e comunque la corrispondenza non è esatta, la fama che gliene derivò lo portò alla corte dell‟imperatore Rodolfo II, a Praga, dove presto successe a Tycho Brahe come astronomo imperiale KEPLERO Utilizzando le osservazioni di Tycho Keplero giunse alla conclusione che l‟orbita di Marte non poteva essere in nessun modo riprodotta con dei moti circolari uniformi. In un tentativo disperato di capire come fosse l‟orbita Keplero provò a disegnarla e si accorse che assomigliava molto a una curva già nota ai greci, l‟ellisse ELLISSE L‟ellisse è il luogo dei punti tali che la somma delle distanze da due punti fissi detti fuochi è costante. Se F1 ed F2 sono i fuochi, X è un punto dell‟ellisse se soddisfa la relazione XF1 XF2 2a A è detto semiasse maggiore ed è la metà del massimo diametro dell‟ellisse, AB nella figura PRIMA LEGGE DI KEPLERO Keplero generalizzò a tutti i pianeti il risultato ottenuto per Marte, formulando quella che oggi è nota come PRIMA LEGGE DI KEPLERO LE ORBITE DEI PIANETI SONO ELLITTICHE CON IL SOLE IN UNO DEI FUOCHI SECONDA LEGGE DI KEPLERO Keplero osservò poi che la velocità di percorrenza dell‟orbita non è costante, ma è massima quando il pianeta si trova al perielio, diminuisce fino a raggiungere il valore minimo all‟afelio, per poi aumentare di nuovo. SECONDA LEGGE DI KEPLERO In un moto circolare uniforme l‟angolo percorso dal raggio vettore è proporzionale al tempo. Keplero si accorse che nel moto dei pianeti non è l‟angolo a essere proporzionale al tempo, ma l‟area descritta dal raggio vettore. Ad esempio, se le due aree in grigio sono uguali, allora anche i tempi impiegati a descriverle saranno uguali SECONDA LEGGE DI KEPLERO Poiché, per evidenti motivi geometrici, l‟arco percorso dal pianeta al perielio è maggiore di quello percorso all‟afelio (possiamo immaginare i due settori come triangoli di uguale area: maggiore è l‟altezza, minore la base), e i due archi sono percorsi nello stesso tempo, ne consegue che la velocità deve essere maggiore al perielio (spazio maggiore percorso nello stesso tempo) che all‟afelio SECONDA LEGGE DI KEPLERO Anche i questo caso Keplero generalizzò a tutti i pianeti il risultato, formulando quella che oggi è nota come SECONDA LEGGE DI KEPLERO L’AREA DESCRITTA DAL RAGGIO VETTORE CHE UNISCE IL SOLE A UN PIANETA E’ PROPORZIONALE AL TEMPO IMPIEGATO A DESCRIVERLA SECONDA LEGGE DI KEPLERO In questa figura i settori colorati hanno tutti la stessa area, quindi sono percorsi dal pianeta tutti nello stesso tempo. Ancora una volta si nota che l‟arco descritto a parità di tempo, ovvero la velocità, aumenta man mano che il pianeta si avvicina al perielio SECONDA LEGGE DI KEPLERO La maggior durata dell‟estate rispetto all‟inverno è dunque spiegata dal fatto che l‟afelio, per la Terra, cade nel periodo estivo, quindi il moto è più lento, mentre il perielio, dove in base alla seconda legge di Keplero il moto è più veloce, cade nel periodo invernale TERZA LEGGE DI KEPLERO Per molti anni Keplero cercò una relazione tra i parametri orbitali di tutti i pianeti. Era già stato osservato da Copernico che il periodo di rivoluzione dei pianeti aumenta all‟aumentare della distanza dal sole, anche se non in modo proporzionale. Questo, secondo Keplero, dimostrava che il sole era l‟origine della forza che teneva uniti i pianeti del sistema solare TERZA LEGGE DI KEPLERO Dopo anni di tentativi egli riuscì nel suo intento, formulando quella che oggi è nota come TERZA LEGGE DI KEPLERO IL QUADRATO DEL PERIODO DI RIVOLUZIONE DI UN PIANETA E’ PROPORZIONALE AL CUBO DEL SEMIASSE MAGGIORE DELL’ORBITA TERZA LEGGE DI KEPLERO In formule: T 2 a 3 costante La terza legge non si applica solo ai pianeti del sistema solare, ma a tutti i sistemi in cui un grosso corpo centrale è circondato da satelliti, come ad esempio Giove, oppure la Terra, che ormai conta, oltre alla luna, centinaia di satelliti artificiali. In tutti i casi i periodi di rivoluzione sono in proporzione ai cubi dei semiassi maggiori dell‟orbita, anche se con una costante di proporzionalità diversa: questa, infatti, dipende dalla massa del corpo attrattore TERZA LEGGE DI KEPLERO Ad esempio, l‟orbita geostazionaria (quella su cui si trovano i satelliti meteorologici e per telecomunicazioni) ha un raggio circa dieci volte minore dell‟orbita lunare e quindi un periodo circa trenta volte minore, ovvero di un giorno (per questo il satellite è sempre sospeso sullo stesso punto) Infatti il cubo di 10 è 1000, e la radice quadrata di 1000 è circa 30. NEWTON Keplero rivelò, dopo oltre duemila anni di ricerche, il vero moto dei pianeti. Ma per quale motivo i corpi celesti seguono queste regole? Sarà Isaac Newton a rispondere alla domanda, con la sua teoria della gravitazione universale NEWTON ? 10 m/s2 Newton sapeva che una mela, sulla superficie terrestre, cade con una accelerazione di circa 10m/s2 Ma, si chiese, con quale accelerazione sarebbe caduta la stessa mela posta a una distanza pari al raggio dell‟orbita lunare? NEWTON La domanda non era destinata a rimanere senza risposta, perché tale accelerazione poteva essere calcolata semplicemente calcolando l‟accelerazione centripeta della luna, cosa fattibile in quanto raggio e periodo dell‟orbita lunare erano perfettamente noti a r 2 NEWTON L‟accelerazione della mela risultò essere in tal caso pari a 1/360 m/s2, ovvero 3600 volte più piccola rispetto all‟accelerazione sulla superficie terrestre. Ora, poiché il raggio dell‟orbita lunare è pari a 60 raggi terrestri, l‟accelerazione risultava inversamente proporzionale al quadrato della distanza dal centro della Terra (infatti la mela sulla superficie terrestre dista un raggio terrestre dal centro, e il quadrato di 60 è appunto 3600) 2 1 / 360 : 10 1 : 60 2 GRAVITAZIONE UNIVERSALE Newton sapeva che forza e accelerazione sono direttamente proporzionali. Ipotizzò quindi che la caduta della mela fosse governata da una semplice legge di carattere universale GRAVITAZIONE UNIVERSALE Due qualsiasi corpi si attraggono con una forza: • diretta secondo la linea congiungente i centri dei due corpi • direttamente proporzionale alle masse dei due corpi • inversamente proporzionale al quadrato della distanza tra i loro centri LEGGE DI GRAVITAZIONE UNIVERSALE In formule, indicate con ma e mb le masse di due corpi e con rab la loro distanza: F Go ma mb 2 rab COSTANTE DI GRAVITAZIONE UNIVERSALE La costante Go, detta costante di gravitazione universale, può essere definita come la forza con cui si attraggono due masse puntiformi di un chilogrammo poste alla distanza di un metro. Newton ne ignorava il valore, che venne misurato solo alla fine del „700 da Henry Cavendish COSTANTE DI GRAVITAZIONE UNIVERSALE Il valore della costante Go è, nel S.I. Go 6,67 10 11 3 m / kg s 2 COSTANTE DI GRAVITAZIONE UNIVERSALE La misura di Go consentì di calcolare per la prima volta la massa della Terra. Infatti, se si considera un corpo di massa m sulla superficie terrestre, cioè a una distanza R dal centro della Terra, confrontando la legge di gravitazione con la formula della forza peso F Go Si ottiene: mM R 2 F m g g R2 M Go PROPORZIONALITA’ PESO-MASSA Che la forza di gravità sia direttamente proporzionale alle masse dei corpi è dimostrato dagli esperimenti sulla caduta dei gravi e sui pendoli, eseguiti originariamente da Galileo e in modo molto più accurato da Newton. Il fatto che tutti i corpi, in assenza d‟aria, cadano con la stessa accelerazione, e quello che il periodo di oscillazione del pendolo sia indipendente dalla massa, sono infatti conseguenze della proporzionalità massapeso. Tale proporzionalità è stata verificata con esperimenti molto precisi anche in epoca moderna FORZA CENTRALE Che la forza di gravità sia una forza centrale, ovvero che sia diretta verso i centri dei corpi che interagiscono, ha come conseguenza che il momento angolare orbitale di un pianeta rispetto al sole si conserva. (La cosa non è banale: un pianeta non è un sistema isolato e quindi non è scontato che il suo momento angolare si conservi) FORZA CENTRALE P F Infatti, preso come fulcro appunto il sole, S, si nota che la forza che agisce sul pianeta, essendo diretta verso S, non ha braccio, e quindi non ha momento. Ma poiché: E: S Ne segue: M L M 0 L costante DIMOSTRAZIONE DELLA SECONDA LEGGE DI KEPLERO P Q r La conservazione del momento angolare orbitale del pianeta ha a sua volta come conseguenza la seconda legge di Keplero. Infatti, il triangolo SPQ descritto dal raggio vettore del pianeta mentre questo compie il percorso PQ è A 1 r PQ 2 S (In realtà non è un triangolo, ma consideriamo uno spostamento così piccolo che la differenza sia trascurabile) DIMOSTRAZIONE DELLA SECONDA LEGGE DI KEPLERO Dividendo per il tempo impiegato a compiere l‟arco: A 1 PQ r t 2 t Ma PQ/t è la velocità, e quindi: A 1 r v t 2 Ricordando poi la formula del momento angolare: L m r v Si ottiene: A L t 2m DIMOSTRAZIONE DELLA SECONDA LEGGE DI KEPLERO Ma sia la massa del pianeta sia, per quanto precedentemente dimostrato, il suo momento angolare, sono delle costanti: ne segue quindi che il rapporto A/t è costante A L costante t 2m Ovvero, l‟area e il tempo sono direttamente proporzionali, che è appunto la seconda legge di Keplero. PROPORZIONALITA’ INVERSA AL QUADRATO DELLA DISTANZA La terza legge di Keplero è una conseguenza del fatto che la forza di gravità è inversamente proporzionale al quadrato della distanza. Per dimostrarlo consideriamo per semplicità orbite circolari. Le formule occorrenti sono: 1) la legge della gravitazione 2) la seconda legge di Newton F Go m M r F m a 3) la formula dell‟accelerazione centripeta a 2 4 2 T2 r DIMOSTRAZIONE DELLA TERZA LEGGE DI KEPLERO Sostituendo la 3 nella 2 F m 4 T 2 2 r E uguagliando membro a membro la modificata 2 e la 1 Go m M r 2 m 4 T 2 2 r DIMOSTRAZIONE DELLA TERZA LEGGE DI KEPLERO Eliminando la massa del pianeta m, fattore comune, e portando i fattori r (raggio dell‟orbita del pianeta) e T il suo periodo orbitale) a sinistra, e le costanti a destra, si ottiene: 4 3 M Go r T 2 2 E poiché il membro di destra è fatto solo di termini costanti, lo è anche quello di sinistra, ovvero il quadrato del periodo di rivoluzione è proporzionale al cubo del raggio dell‟orbita (l‟orbita è stata presa circolare, quindi il semiasse coincide col raggio) MASSA DEL SOLE E‟ da notare che, poiché i parametri orbitali dei pianeti sono noti, con questa formula è possibile calcolare, una volta trovato il valore di Go, l‟unico fattore che resta incognito, ovvero la massa del sole M. M 4 r 2 3 T 2 Go MASSA DEI CORPI CELESTI La terza legge di Keplero può essere applicata non solo al sistema solare, ma a tutti i sistemi in cui piccoli corpi ruotano intorno a un centro di attrazione, come Giove coi suoi satelliti. Misurando periodo e raggio orbitali dei satelliti di Giove si è potuto misurare la massa di Giove, e così per tutti gli altri corpi celesti PERTURBAZIONI I pianeti del sistema solare non sono solo attratti dal sole, ma si attraggono reciprocamente. Questo fa sì che le orbite kepleriane vengano leggermente perturbate e che, ad esempio, il semiasse dell‟orbita non abbia né direzione né lunghezza fissa. Si è ipotizzato che le ere glaciali siano dovute alla variazione della distanza Terra-Sole. Le anomale perturbazioni nelle orbite dei pianeti conosciuti consentì la scoperta di due nuovi pianeti, Nettuno e Plutone (Urano era stato scoperto tramite osservazioni al telescopio) PERTURBAZIONI L‟attrazione sole-pianeti (così come quella Terra-Luna) è reciproca: questo fa sì che anche il corpo centrale, per quanto di massa maggiore degli altri del sistema, subisca delle piccole oscillazioni. E‟ attraverso queste perturbazioni che, ad esempio, è stato possibile misurare la massa dei corpi che non hanno satelliti, come la nostra luna. ESOPIANETI La ricerca degli esopianeti, ovvero dei pianeti orbitanti intorno ad altre stelle, è basata in parte sulla misurazione delle piccole oscillazioni che questi pianeti inducono nella loro stella-madre. Oggi conosciamo migliaia di esopianeti e sappiamo che i sistemi planetari sono tutt‟altro che rari nell‟Universo ENERGIA POTENZIALE La formula dell‟energia potenziale della forza peso U m g h È solo un‟approssimazione valida sulla superficie terrestre. La formula completa è: mM U Go r PALLINA IN UNA BUCA h Perché una pallina possa uscire da una buca di profondità h deve acquisire un‟energia cinetica pari all‟energia potenziale corrispondente alla profondità della buca (infatti, salendo l‟energia cinetica è trasformata in potenziale e, una volta che tutta è stata convertita la pallina non può più salire) PALLINA IN UNA BUCA Uguagliando energia cinetica e potenziale: U m g h h 2 1 Ec mv 2 1 mv 2 mgh 2 Si ottiene la velocità necessaria alla pallina v 2 gh VELOCITA’ DI FUGA mM U Go r 2 1 Ec mv 2 Lo stesso calcolo si può applicare a un veicolo spaziale che vuole lasciare definitivamente la Terra, applicando però la formula non approssimata Uguagliando membro a membro si ottiene 1 mv 2 2 mM Go r VELOCITA’ DI FUGA Da questa possiamo ricavare la velocità necessaria al missile per lasciare la Terra, ovvero la velocità di fuga 1 mv 2 2 mM Go r 2Go M v r BUCHI NERI Poiché nulla viaggia più veloce della luce, se la velocità di fuga da un corpo celeste è maggiore o uguale a c nulla, nemmeno la luce, potrà sfuggirvi. Utilizzando la formula della velocità di fuga si ottiene il raggio di un simile corpo in funzione della massa (detto raggio di Schwarzschild. 2Go M c r r 2Go M c2 BUCHI NERI Il raggio di Schwarzschild non è da intendersi come quello di una superficie solida, ma solo il limite oltre al quale nemmeno un raggio di luce può più sfuggire alla forza di gravità dell‟astro, detto orizzonte degli eventi. Simili corpi celesti sono detti buchi neri e oggi la loro esistenza è praticamente certa CONCLUSIONE La teoria della gravitazione di Newton riesce a spiegare con un‟unica semplice legge la quasi totalità dei fenomeni celesti e permette di scoprirne di nuovi. Essa può essere considerata come uno dei più alti vertici del pensiero umano e, sicuramente, contribuì alla rapida diffusione del pensiero newtoniano. La meccanica newtoniana soppiantò rapidamente tutte le altre teorie alternative e per almeno due secoli rimase l‟indiscusso fondamento di ogni indagine sulla natura. CONCLUSIONE In realtà la nostra immagine dell‟universo è oggi molto diversa da quella che ci restituisce la meccanica settecentesca. Nei primi anni del „900 la formulazione di una teoria della gravitazione rivoluzionaria da parte di Albert Einstein e la scoperta sperimentale della recessione delle galassie da parte di Edwin Hubble portarono a una profonda revisione della nostra concezione dell‟universo, revisione che è ancor oggi in atto