HIGHLIGHTS DA LE NUOVE FRONTIERE DELL’ANTIBIOTICOTERAPIA PERIODONTALE FIRENZE 16 ottobre 2014 HIGHLIGHTS DA Le nuove frontiere dell’antibioticoterapia periodontale Approcci innovativi alla terapia antibiotica delle parodontopatie S pesso nel trattamento delle forme severe di periodontiti si rende necessario il supporto della terapia antibiotica sistemica. Questo approccio, peraltro, determina problematiche di diverso tipo: tra le più importanti la non specificità, la possibilità di generare resistenze batteriche, la frequente mancanza di aderenza da parte del paziente e, soprattutto, la bassa concentrazione del principio attivo a livello locale. Questi impedimenti hanno stimolato da tempo la ricerca di alternative valide e, di recente, grazie all’avanzamento delle tecnologie farmaceutiche, sono state sviluppate particolari formulazioni di antibiotici locali in grado di superare le diffi- coltà menzionate: emblematico è il caso di doxiciclina iclato in gel a rilascio controllato. Questo l’ambito tematico al quale è stato dedicato a Firenze un simposio intitolato “Le nuove frontiere dell’antibioticoterapia periodontale”, nel corso del quale Magda Mensi, ricercatrice presso l’Università di Brescia, specializzata in chirurgia e parodontologia, e Matthias Hartmann, responsabile europeo Heraeus Kulzer GmbH, Hanau (Germania), hanno analizzato e approfondito le difficoltà tradizionali nel trattamento delle parodontopatie da un lato e, dall’altro, le più recenti opportunità terapeutiche disponibili per risolvere tali difficoltà. OBIETTIVI DEL TRATTAMENTO PARODONTALE E PRINCIPALI CRITICITÀ Un problema rilevante nel trattamento delle periodontiti consiste nell’eliminare l’infiammazione eradicando i patogeni parodontali dalle tasche gengivali. Per ottenere maggiori benefici terapeutici nel trattamento dei pazienti la sola applicazione della procedura standard di scaling and root planing (SRP) non è sempre sufficiente. Infatti, in presen- TABELLA 1. Obiettivi e limiti del trattamento parodontale. ➤➤ Il trattamento parodontale mira alla rimozione dei depositi batterici attraverso il debridement meccanico ➤➤ Lo scaling presenta dei limiti, soprattutto quando le tasche sono profonde e le anatomie complicate ➤➤ Dati i limiti dello SRP l’aggiunta di antimicrobici potrebbe essere vantaggiosa 2 za di tasche periodontali con profondità di sondaggio ≥5 mm e nei casi di periodontiti croniche e aggressive, la pulizia delle superfici radicolari potrebbe non essere sufficiente ad abbattere la carica batterica. Ciò richiede l’ausilio di un’antibioticoterapia di supporto: finora si è preferito utilizzare la terapia sistemica, nonostante gli indubbi svantaggi, tra i quali in primis la mancanza del raggiungimento di un’adeguata concentrazione a livello locale, tale da vanificare l’efficacia antimicrobica. Per evidenziare meglio i limiti dell’antibioticoterapia sistemica nel trattamento delle periodontiti, Magda Mensi ha ribadito la precisa definizione degli obiettivi del trattamento periodontale1 (Tabella 1). «Quest’ultimo», ha detto, «mira alla rimo- Firenze • 16 ottobre 2014 zione dei depositi batterici attraverso il debridement meccanico. Lo scaling, però, presenta dei limiti, soprattutto quando le tasche sono profonde e le anatomie complicate. Dati dunque i limiti della procedura standard non chirurgica l’aggiunta di antimicrobici potrebbe essere vantaggiosa». Il tipo di debridement meccanico, ha aggiunto Mensi, è alla base dei risultati clinici. «In letteratura sono riportati diversi approcci e tempi della terapia. In ogni caso queste operazioni richiedono dalle 3 alle 6 ore di impegno, a testimonianza di un notevole impegno nella prima fase della terapia meccanica. Eppure», ribadisce, «nonostante la dedizione e il tempo dedicato la terapia non chirurgica (SRP) presenta dei limiti: i batteri possono essere fuori portata, nelle lacune o nelle docce radicolari e nei tessuti molli. Proprio per questa difficoltà l’aggiunta di antimicrobici potrebbe essere vantaggiosa». PROBLEMATICHE FONDAMENTALI DEGLI ANTIBIOTICI SISTEMICI Prendendo in considerazione il metodo sistemico nascono però ulteriori problemi. «Innanzitutto va detto che, per l’impiego degli antibiotici sistemici nelle parodontiti, non esistono linee guida né un protocollo preciso», ha denunciato la ricercatrice. «L’impiego di cocktail (amoxicillina + metronidazolo) seguito da doxiciclina iclato è in grado di controllare le infezioni generalizzate gravi in pochi giorni», ha affermato, «ma l’uso indiscriminato di antibiotici non è assolutamente giustificato». Pertanto, secondo Mensi «le reali indicazioni alla terapia sistemica consistono nelle condizioni progressive generalizzate, ma l’uso dell’antibiotico va considerato caso per caso e limitato il più possibile viste le problematiche a esso correlate». Quali sono dunque queste problematiche? «Tra le varie», ha specificato, «alcune sono di maggiore rilievo1 (Tabella 2): innanzitutto l’antibiotico sistemico raggiunge una bassa concentrazione nel fluido crevicolare e nei tessuti periodontali, dove raggiunge valori dell’ordine dei picogrammi per millilitro (mentre la MIC, ovvero la concentrazione minima inibente, dei patogeni agli antibiotici risulta essere di microgrammi su millilitro): di conseguenza il trattamento risulta spesso inefficace. Oltre a essere inefficace a livello locale l’antimicrobico rischia di svolgere effetti tossici a livello sistemico. L’inefficacia dell’antibiotico sistemico», ha spiegato Mensi, «dipende anche dalla scarsa biodisponibilità nel fluido crevicolare che rende necessaria la disgregazione del biofilm prima dell’assunzione dell’antibiotico. Così però si corre il rischio di distruggere tessuti edematosi lassi che potrebbero recuperare tonicità e attacco con il recupero della fase acuta». TABELLA 2. Principali problematiche degli antibiotici sistemici. ➤➤ Bassa concentrazione nel fluido crevicolare e nei tessuti parodontali (1-10 pg/ml) ➤➤ Effetti avversi ➤➤ Il biofilm protegge i batteri ➤➤ Induzione di resistenze batteriche ➤➤ Necessari test microbiologici sensibili e antibiogramma ➤➤ Necessarie combinazioni di antibiotici: spesso si somministra il cocktail di van Vinkelhoff (amoxicillina + metronidazolo) ➤➤ Compliance del paziente ➤➤ Terapie lunghe: 7-10 giorni ➤➤ Necessaria la disgregazione del biofilm per aumentare la biodisponibilità 3 HIGHLIGHTS DA Le nuove frontiere dell’antibioticoterapia periodontale Un’altra questione è poi di primaria importanza: l’induzione di resistenze batteriche. «È una problematica reale e deve essere evitata, ma può essere limitata se si usano combinazioni di antibiotici (come il cosiddetto cocktail di van Vinkelhoff [amoxicillina + metronidazolo]». In ogni caso, ha puntualizzato, devono essere sempre eseguiti un antibiogramma e i necessari test microbiologici di sensibilità. Tutt’altro che da sottovalutare l’aspetto della complian- ce del paziente, che può rendere del tutto inutile la prescrizione. Infine, le terapie sono lunghe (dai 7 ai 10 giorni) e anche questo generalmente è un aspetto poco gradito al paziente. «Nel complesso», ha asserito Mensi, «queste considerazioni hanno fatto rinascere l’interesse della ricerca sugli antibiotici locali, ora disponibili in nuove formulazioni specifiche, come quelle in gel a rilascio controllato, che presentano notevoli vantaggi clinici». VANTAGGI DAGLI ANTIBIOTICI TOPICI NELLA GESTIONE DELLE PARODONTITI La scelta dell’antibiotico topico, pertanto, si impone per una serie di caratteristiche positive che permettono di evitare gli inconvenienti della somministrazione degli antimicrobici per via sistemica. «La principale caratteristica dell’antibiotico topico», ha ricordato Magda Mensi, «è quella di permettere di risolvere la fase acuta nell’arco di 24-48 ore. Questo aspetto diventa un dato molto importante dal punto di vista clinico, soprattutto per chi opera nella libera professione, specie nei casi in cui il paziente si presenta con un problema urgente, in particolare un ascesso acuto parodontale o una perimplantite in fase acuta piuttosto che una pericoronarite sempre in fase acuta». Con l’applicazione di un prodotto topico si riescono a risolvere i sintomi e i segni clinici del paziente nel giro di pochissime ore. «Questo non potrebbe succedere con la somministrazione di un antibiotico sistemico», ha specificato Mensi, «che deve essere somministrato per più giorni, richiede la compliance del paziente e non sempre raggiunge negli stessi tempi il risultato ottenuto con l’applicazione del topico». L’elenco dei vantaggi del trattamento locale non è comunque terminato. «Sicuramente vanno sottolineati l’elevata efficienza, l’alta concentrazione nel sito, il 4 raggiungimento di livelli elevati di farmaco in un tempo estremamente ridotto, un basso carico sistemico (non vengono infatti rilevati di solito nel siero livelli di antibiotico), un limitato rischio di sviluppo di resistenze batteriche». Inoltre il prodotto topico è facile e veloce da applicare: un fatto rilevante anche in termini di efficienza nello svolgimento della pratica professionale. Infine, ha aggiunto Mensi, «l’antibiotico topico non necessita della compliance del paziente e può essere applicato anche dall’igienista su indicazione medica». Quali sono i presidi a disposizione? «Ne esistono vari, ma alcune soluzioni terapeutiche si sono evolute negli anni», ha risposto Mensi. «In questo contesto sono nati i cosiddetti gel controlled release, come doxiciclina iclato 14%, da poco disponibile in Italia, che in una serie di lavori ha dimostrato di possedere efficacia clinica, microbiologica e farmacocinetica». Del resto, la nuova formulazione ha dato nuove e utili caratteristiche a un antibiotico consolidato come doxiciclina iclato, di cui esiste vasta letteratura che ne testimonia l’efficacia ad ampio spettro contro i germi responsabili della malattia periodontale e la cui azione batteriostatica si basa sull’inibizione della sintesi proteica ribosomiale batterica. Firenze • 16 ottobre 2014 POSITIVE CARATTERISTICHE CLINICHE DI DOXICICLINA A RILASCIO CONTROLLATO Doxiciclina iclato a rilascio controllato integra la procedura standard non chirurgica (SRP) di trattamento delle tasche periodontali. L’antibiotico topico agisce in modo mirato e non aggressivo: il gel si applica una sola volta direttamente nelle tasche periodontali, anche le più profonde, mediante un apposito applicatore (Figura 1). «L’aspetto ergonomico della strumentazione in un ambulatorio odontoiatrico è tutt’altro che secondario», ha evidenziato Mensi. «Oltre agli indubbi vantaggi clinici per il paziente, infatti, anche la facilità di utilizzo e il risparmio di tempo impiegato possono indurre nella scelta di utilizzare doxiciclina iclato 14% come terapia adiuvante nel trattamento non chirurgico delle parodontiti, in particolare nelle forme acute e localizzate». Questa formulazione di doxiciclina, in particolare, è indicata nella terapia della periodontite aggressiva e cronica negli adulti, per l’applicazione in tasche di profondità ≥5 mm e in aggiunta al trattamento non chirurgico convenzionale della periodontite. «Il grande vantaggio», ha evidenziato Mensi, «è rappresentato dalla densità del gel e soprattutto dalla sua caratteristica idrofilica che gli permette, quando entra in contatto con il fluido 1200 crevicolare, di espandere il proprio volume mutando anche forma fisico-chimica, diventando simile a un silicone polimerizzato biodegradabile, che si riassorbe nel tempo e permette il rilascio controllato del farmaco». Questo rilascio nel fluido crevicolare gengivale garantisce un livello medio di principio attivo >16 µg/ml per quasi 2 settimane2 (Figura 2), mentre il carico sistemico dell’antibiotico risulta essere non rilevante.3 Ciò garantisce valori ben superiori alla MIC verso le specie patogene e garantisce l’efficacia dell’antibiotico». È stato infatti dimostrato che l’uso di un gel al 14% di doxiciclina come terapia adiuvante nelle periodontiti gravi e moderate riduce maggiormente il numero di patogeni periodontali presenti prima dell’inizio della terapia rispetto al solo uso della SRP.4 Inoltre, in base ai risultati di uno studio multicentrico, randomizzato e in doppio cieco su 111 pazienti affetti da periodontite grave e moderata (profondità tasche ≥5 mm) rispetto al solo SRP si evidenziano risultati efficaci dopo 6 mesi, ovvero: una maggiore riduzione della profondità di sondaggio delle tasche e un maggiore guadagno di livello di attacco clinico5 (Figura 3). Mensi ha infine fornito FIGURA 1. Applicazione locale di doxiciclina in gel a rilascio controllato. FIGURA 2. Farmacocinetica di doxiciclina in gel a rilascio controllato misurata nel fluido crevicolare gengivale. (Tratta da Kim TS, et al. J Periodontol 20022) Concentrazione della doxiciclina nel FCG MIC per A. actinomycetemcomitans (34,24 µg/ml) 1000 µg/ml 800 600 400 200 34,24 µg/ml g/ml 0 2 3 4 5 6 7 8 Tempo dopo l’applicazione (giorni) 9 10 5 11 12 HIGHLIGHTS DA Le nuove frontiere dell’antibioticoterapia periodontale Riduzione della profondità di sondaggio Riduzione della profondità di sondaggio (PPD) della tasca periodontale (mm) rispetto alle condizioni iniziali +17% +28% +12% +24% p<0,01 p=0,0001 p=0,21 p<0,05 3 4 3 3,1 2,9 2,5 mm Guadagno di livello di attacco clinico (RAL-V) della tasca periodontale (mm) rispetto alle condizioni iniziali 2,4 2 mm 4 Guadagno di livello di attacco clinico 2 1,8 1 2,0 2,0 1,6 1 0 0 3 mesi SRP FIGURA 3. Risultati di uno studio multicentrico, randomizzato e in doppio cieco su 111 pazienti affetti da periodontite grave e moderata (profondità tasche ≥5 mm). Il grafico mostra la comparazione dei parametri clinici risultanti dal confronto tra l’applicazione nelle tasche di SRP e di un gel contenente doxiciclina al 14% rispetto al solo SRP dopo 3 e 6 mesi. (Elaborazione grafica di dati tratti da Eickholz P, et al. J Clin Periodontol 2002 5) 6 mesi 3 mesi 6 mesi SRP + Gel al 14% di doxiciclina un quadro della casistica fin qui raccolta nella sua pratica professionale con questo metodo. Sono stati trattati pazienti parodontopatici mai trattati con lesioni acute o ascesso acuto parodontale e pazienti in terapia di supporto con lesioni ricorrenti. «Raggruppando i 16 siti totali dei pazienti non trattati e trattati che recidivavano», ha confermato, «il trend tende verso la riduzione della profondità del sondaggio e a garantire un guadagno d’attacco relativo in virtù di un mantenimento stabile del margine gengivale». Da sottolineare inoltre che doxiciclina ha un secondo meccanismo d’azione. Oltre all’azione antibatterica, svolge infatti un ruolo antinfiammatorio in due modi: da una parte inibisce la collagenasi dei granulociti, dall’altra ripristina il riassorbimento osseo inibendo alcune citochine proinfiammatorie.6 La formulazione di doxiciclina in gel permette un rilascio controllato dell’antibiotico nel fluido crevicolare gengivale per quasi 2 settimane, garantendo localmente un livello medio di principio attivo >16 µg/ml. Le proprietà farmacocinetiche di doxiciclina in gel a rilascio controllato consentono di ottenere una concentrazione sufficientemente elevata da non dover ripetere l’applicazione. A scopo di confronto è stata presa la MIC necessaria per eliminare la popolazione microbica per uno dei germi prevalenti nella malattia periodontale, A. actinomycetemcomitans, che corrisponde al valore di 34,24 µg/ml. ASPETTI CHIMICI E TECNOLOGICI DEL GEL A RILASCIO CONTROLLATO «Il trattamento adiuvante delle periodontiti riunisce alcune classiche sfide del rilascio dei 6 farmaci», ha esordito, nella sua relazione, Matthias Hartmann, responsabile europeo Firenze • 16 ottobre 2014 H2O Blocco idrofilico Blocco idrofobico Heraeus Kulzer GmbH, Hanau (Germania); «bisognava ottenere una concentrazione locale sufficiente nel sito dell’infezione periodontale, una distribuzione non sistemica, una durata di trattamento atta a ridurre in modo significativo la carica batterica e una riduzione degli effetti collaterali». L’applicazione locale ha risolto molti problemi, ma per rispondere al problema della durata è stata creata una matrice in grado di ritenere il principio attivo. «Un approccio innovativo alla distribuzione dei farmaci è costituito dagli idrogel, reti polimeriche tridimensionali che ritengono grandi quantità d’acqua in condizione di rigonfiamento», ha ricordato Hartmann. «L’idrogel è formato da 3 componenti: una base in polietilenglicole altamente viscosa, un carrier dell’agente farmacologico (poliglicolide) e una sostanza plastificante (sempre in polietilenglicole) a basso peso molecolare. Il complesso è auto-dissolvente, garantendo omogeneità e un profilo di eluizione uniforme alle sostanze contenute». In assenza di acqua, ha specificato Hartmann, il prodotto è un liquido viscoso e pertanto iniettabile, che contiene un mix di segmenti intermolecolari di blocchi idrofilici e blocchi idrofobici. «In soluzione acquosa», ha spiegato Hartmann, «l’idrogel diventa simile a un gel formando pseudolegami crociati. L’aggregazione di blocchi di poliestere idrofobico porta a una stabilità tridimensionale, mentre la migrazione di blocchi idrofilici verso l’esterno porta a una forte aderenza con le superfici esterne, prevenendo così la migrazione del gel dal sito d’azione7» (Figura 4). In altre parole, quando, tramite l’applicatore, il prodotto viene posizionato nelle tasche periodontali si hanno un aumento di viscosità e uno stabile mantenimento in situ, assicurando il rilascio della doxiciclina nella tasca in concentrazione efficace a inibire la crescita dei batteri per almeno 12 giorni. Segue quindi un processo spontaneo di biodegradazione e riassorbimento che non rende necessaria la rimozione. «La matrice è costituita da poliglicolidi e macrogol», puntualizza Hartmann. «Sono queste sostanze che determinano tutte le caratteristiche citate e fanno sì che la doxiciclina sia eluita lentamente dal gel nel fluido crevicolare gengivale, mentre la matrice si degrada per glicolisi in piccoli composti non tossici: lattato, glicolide, polietilene glicole». Il prodotto, infatti, non presenta effetti collaterali. «L’idrogel al 14% di doxiciclina», ha concluso Hartmann, «è innovativo perché da una parte risolve classici problemi di rilascio dei farmaci (concentrazione, localizzazione, permanenza, effetti collaterali), dall’altra copre nuovi aspetti specifici correlati alla tasca periodontale: iniettabilità, biocompatibilità, degradabilità». 7 FIGURA 4. Trasformazione dell’idrogel di doxiciclina, a contatto con soluzione acquosa, in gel viscoso che garantisce uno stabile mantenimento in situ dell’antibiotico. HIGHLIGHTS DA Le nuove frontiere dell’antibioticoterapia periodontale BIBLIOGRAFIA 1. Mombelli A. Antimicrobial advances study. II. Study design anc clinical results. in treating periodontal diseases. J Periodontol 2005;76(1)66-74. Front Oral Biom 2012;15:133-48. 5. Eickholz P, Kim TS, Bürklin T, et Al. 2. Kim TS, Bürklin T, Schacher B, et al. Non-surgical periodontal therapy with Pharmakocinetic Profile of a Locally adjunctive topical doxycicline: a double Administered Doxycicline Gel in Crevicular blinde randomized controlled multicenter Fluid, Blood and Saliva. J Periodontol study. I. Study design anc clinical results. 2002:73(11):1285-91. J Clin Periodontol 2002;29(2):108-17. 3. Kim TS, Lee SH, Eickholz P, Zimmer H, 6. Metzger Z. Belkin D, Kariv N, Dotan M, Kim CK. Systemic detection of doxycycline Kfir A.. 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