ALEX BRITTI biografia "…suonavo il bluesblues- il jazz qualche volta m'assaliva di nascostonascosto- però per i cantautori c'era sempre posto…..ed anche se il mio suono può sembrarvi strano - Io faccio pop italiano" Quella che avete appena letto rappresenta la dichiarazione d'intenti che Alex Britti ha posto tra le note ed i colori di “It. Pop”, il brano che dà il titolo al suo primo album, pubblicato ad ottobre 1998. Questo vero e proprio “manifesto del Britti Pensiero” riassume le principali caratteristiche della proposta musicale di Alex. E' facile comprendere, scorrendo a ritroso il percorso della sua vicenda artistica, come il blues, il jazz, il pop e la canzone d’autore, riescano a fondersi efficacemente ogni volta che Alex si accinge a "produrre" note imbracciando la sua acustica. In effetti la chitarra è il primo amore di Britti, amore nato all'età di 8 anni che lo ha spinto a formare un proprio gruppo dieci anni dopo, suonando blues in giro per l'Europa. La tecnica di prim'ordine in suo possesso lo ha rapidamente reso appetibile ai migliori bluesman internazionali, tra cui Buddy Miles e Billy Preston, fino a spingerlo nel 1990 a seguire la bluesband olandese di Rosa King in un lungo tour europeo, con il suggello delle apparizioni alla manifestazione del 1° maggio a Roma nel 1994 e '95. E' questo il periodo in cui Alex allarga i suoi orizzonti componendo le colonne sonore per i film "Uomini senza donne" (di Alessandro Gassman e Gianmarco Tognazzi) e "Stressati” (Tognazzi). Nel frattempo matura in lui l'idea di convogliare i suoi sforzi e la sua creatività verso la forma canzone, con l'intento di proporre le proprie idee a qualche casa discografica; la più ricettiva in questo senso è risultata essere la Universal Music che nel 1997 lo mette sotto contratto e pubblica, in successione, due singoli: "Quello che voglio" e "Solo una volta (o tutta la vita)". Proprio quest'ultimo, un gioiellino di comunicativa e fruibilità musicale, dalla fine dell'estate '98 entra in classifica dove rimarrà per numerose settimane raggiungendo le 70.000 copie e creando il vero evento musicale italiano dell'anno. L'attesa per l'album "It.pop" viene soddisfatta in ottobre, e non solo conferma l'efficacia commerciale della proposta di Alex, ma schiude a coloro che si avvicinano al suo mondo un ventaglio di suoni e idee del tutto fuori dal comune ". Non solo la critica ha eletto “It. pop” miglior debutto dell'anno (referendum di "Musica & Dischi"), ma di lui si sono accorti ben 350.000 acquirenti, consentendogli di ottenere il triplo disco di platino. Al Festival di Sanremo 1999 Alex ottiene un primo risultato prestigioso, vince nella categoria “nuove proposte” interpretando “Oggi sono io”, una splendida ballata che interpreta con grande scioltezza e coinvolgimento emotivo. Dopo qualche mese, viene un secondo riconoscimento gradito: quello del PIM (Premio Italiano della Musica), come “miglior artista esordiente” del 1998. “Oggi sono io” va al primo posto delle classifiche e spiana la strada per un pezzo ancora più forte e amato, “Mi piaci”, trascinante filastrocca che impazza per tutta l’estate 1999. Per Alex è un momento magico, scandito anche da esibizioni dal vivo; al concerto del 1° maggio a Roma, al “Pavarotti & Friends” (dove non solo canta ma si esibisce anche come chitarrista, accompagnando Joe Cocker e lo stesso Pavarotti), al “Monza Rock Festival” davanti a 30.000 persone. Ad agosto parte il tour più originale degli ultimi anni “Alex Britti – sulla spiaggia”; c’è Alex con la sua band, c’è Corrado Guzzanti, ci sono deejay amici per uno spettacolo insolito che ottiene grande fortuna. Il 1999 finisce in gloria, con la vittoria al “Festivalbar”, altre date di successo e un nuovo singolo, “Se non ci sei”. All’inizio del 2000 Alex si riposa nella sua amata Amsterdam, poi torna a Roma con le idee più chiare e si mette a lavorare sodo. Tempo pochi mesi e il disco è finito; “fatto in casa”, giusto come il primo, con idee schiette e la grande forza comunicativa che gli è propria. Il titolo scelto è “La La Vasca Vasca”, e l’idea è quella di “un disco di crescita, il ventaglio che piano piano si apre”. Britti non si fossilizza all’interno della sua nicchia, come forse qualcuno si aspettava, ma va oltre. Il primo singolo tratto dall’album è “Una su 1.000.000” (scelta dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, dipartimento per gli affari sociali, quale colonna sonora della campagna per la giornata nazionale per i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza). In rapida successione i singoli “Una su 1.000.000” e “La Vasca” diventano campioni di programmazione radiofonica, entrambi conquistano il numero 1 nella classifica dell’airplay (per la prima volta un artista consegue lo straordinario risultato di “scalzarsi” dalla vetta di questa speciale classifica) e si affermano come due tra i brani più popolari della stagione. Intanto il pubblico riserva all’album una strepitosa accoglienza: prima di Natale “La Vasca” è già certificato doppio disco di platino. E’ un momento di importante conferma e soddisfazione per il lavoro svolto, ma Alex non si siede sugli allori. Si concede il piacere di suonare in televisione con Ray Charles, si “inventa la doppia versione” del divertente video di “La Vasca”, si “rimette in gioco” con l’applaudito e coraggioso ritorno sul palco del Festival di Sanremo dove presenta l’emozionante brano “Sono Contento” e soprattutto affronta il “suo primo vero tour”, sorprendendoci ancora una volta con il PalaVasca, una grande tenda gialla con cui gira l’Italia. Tra i momenti clou di questa tourneè va indubbiamente ricordato il concerto allo stadio Olimpico. Ancora una volta il riscontro del pubblico è davvero notevole, l’album “La Vasca” taglia il traguardo del triplo disco di platino e supera le cifre raggiunte con “It pop”. Si chiude così l’ennesima stagione trionfale per Alex Britti che, come da copione, “sparisce” per tornare nell’amata Amsterdam dove si ritrova con la sua vecchia band e riparte per un “blues tour” in giro per tutta l’Olanda. Nel frattempo Mina decide di incidere, con grande successo, “Oggi sono io”, ed il testo del brano “Fuori” viene inserito in “Io protagonista”, antologia per la terza media (nella sezione “Noi uomini e donne di domani”)….Alex partecipa, suonando la chitarra, alla realizzazione degli album di 883 e Mina e soprattutto continua, con grande piacere, le sue incursioni live nel mondo del blues (con Louisiana Red) o del jazz (con Stefano Di Battista ed il loro “laboratorio musicale). Ricerca, sperimentazione, influenze, collaborazioni, il tutto esasperato dalla consueta straordinaria passione di Alex per la musica, ricreano gli stimoli giusti per iniziare il lavoro sul terzo album, previsto in uscita per la primavera del 2003…. La crescita artistica di Alex Britti continua, il suo originalissimo “melting pot” (….ricordate il “manifesto” di cui si diceva poc’anzi) raggiunge nuovi apici che non mancheranno di sorprenderVi, ancora una volta. Nel marzo 2003 viene pubblicato il terzo album di Alex Britti preceduto dalla partecipazione al Festival Di Sanremo con il brano “7000 “7000 Caffè”. Alex sfiora la vittoria piazzandosi al 2° posto della categoria big. Il titolo del nuovo album è semplicemente “3”, da cui sono stati estratti 3 singoli e 3 videoclip; la lunga tournèe (estiva e teatrale) “Kitarra, Voce e Piede” lo ha visto in un allestimento originale ed impegnativo: Alex si presenta assolutamente solo sul palco e con l’aiuto di microfoni e campionatori crea atmosfere diverse per ogni brano. A settembre 2005, Universal Music Italia ha pubblicato l’ultimo album di studio “Fest Festa”, Festa”, anticipato dal singolo ‘Prendere o Lasciare’ e dall’omonimo brano “Festa” e seguito poi dal singolo “Quanto ti Amo”. “Festa” è un album che prende di sorpresa tutti quelli che, dopo i precedenti lavori, avevano creduto di poter già catalogare artisticamente in un clichè il cantautore romano. Niente di più lontano dal vero invece, perché Britti non ha mai pensato di “fermarsi al primo lampione”, anzi, in verità ha sempre guardato avanti, trovando il modo di portare la sua musica a un pubblico sempre più numeroso. Quelle di Britti sono canzoni che sanno di blues, di jazz, di tempi dispari, delle notti passate a suonare nei locali fumosi di mezza Europa. Sono canzoni che nascono “sporche” per diventare pop, dopo che Britti stesso, con la cura e il mestiere dell’artigiano, le ha lentamente trasformate. La critica ascoltando“Festa” “Festa”conferma in modo definitivo le impressioni positive avute dai precedenti “Festa” dischi annoverandolo definitivamente tra i migliori cantautori italiani. Il suono di Britti è unico ed originale ed immediatamente riconoscibile mentre la sua tecnica di strumentista lo posiziona, in una immaginaria classifica, tra i primi chitarristi d’ Europa, Nell’autunno 2005 Alex ha realizzato un tour teatrale che ha toccato tutta l’Italia accompagnato dalla sua band, dalla sua chitarra e dalla sua ormai inseparabile pedaliera, ottenendo un grande riscontro di pubblico e critica. Sul palco del Festival di Sanremo edizione 2006 abbiamo visto Alex Britti confermare, se ce ne fosse bisogno, la sua vocazione pop e la sua voglia di essere sempre in contatto diretto con il pubblico. Lo strepitoso brano dal titolo “…Solo con Te” è anche questa volta scritto e prodotto da Alex Britti e arrangiato a due mani con un produttore di fama internazionale quale Geoff Westley (già collaboratore tra gli altri di Lucio Battisti, Renato Zero, Laura Pausini, Claudio Baglioni, Ron e Riccardo Cocciante) che segnerà certamente un ulteriore passo in avanti nel percorso artistico e musicale che da sempre contraddistingue il cantautore.. EDOARDO BENNATO biografia Il cortile di Bagnoli, alla periferia di Napoli. È il classico cortile di periferia, in un’area, quella dei Campi Flegrei, dotata di immense ricchezze termali, archeologiche e paesaggistiche; tanto verde e persino un’isoletta, Nisida, congiunta alla terraferma attraverso un pontile artificiale. Ma anche con un’aria tossica, un cielo innaturale e il mare malato. La grande fabbrica, l’Italsider, ha inquinato l’ambiente rendendolo insano, desolato ed equivoco come quello di una metropoli disfatta dalle guerre industriali. Quel cortile fu il primo palcoscenico di Edoardo. È stata la madre ad assecondare le attitudini musicali di Edoardo, Eugenio e Giorgio mandandoli a lezione da un maestro di fisarmonica un giorno d’estate. In quel periodo – nel cuore degli anni Sessanta – alla melodia napoletana dei vari Sergio Bruni e Mario Abbate, Edoardo preferiva i suoni della nuova America come un ragazzo di New York, Londra o Milano. Il juke-box eccitava la sua fantasia. Elvis, Paul Anka e Neil Sedaka i suoi idoli. Era il 1970, l’anno in cui furono pubblicati i primi due 45 giri di Edoardo: “Marylou” e “1941”. Seguì, dopo una decina di mesi, il terzo, “Goodbye Copenaghen”, tutti incisi per la Numero Uno. Nel 1973 pubblicò il suo primo album “Non farti cadere le braccia” con la produzione di Sandro Colombini: in un primo momento, l’album doveva chiamarsi “L’ultimo fiammifero”, perché la copertina riproduceva una scatola di Minerva con un solo cerino. Alla realizzazione dell’album parteciparono, fra gli altri, Roberto De Simone, il fratello Eugenio e Patrizio Trampetti, che in quello stesso periodo stavano lavorando al progetto della Nuova Compagnia di Canto Popolare. Nel 1974 Edoardo realizzò un altro album, “I buoni e i cattivi”, perfettamente in sintonia con il clima che si stava instaurando. Il nuovo disco ironizzava beffardamente sulla cultura manichea del perbenismo borghese. Chi sono i buoni? Chi sono i cattivi? Emblematica la copertina dell’album che raffigura due misteriosi gendarmi vicendevolmente ammanettati: pochi sanno che i due erano Raffaele Cascone e lo stesso Edoardo. Preceduto dal singolo “Meno male che adesso non c’è Nerone”, uscì nella tarda primavera del ’75, il terzo ellepì intitolato “Io che non sono l’Imperatore” un altro concept-album. Edoardo sbeffeggia i potenti prendendo di mira perfino il Papa Paolo VI a cui dedica un brano “Affacciati, affacciati” registrato dal vivo alla Bocconi di Milano durante un concerto gratuito organizzato dal movimento studentesco. Grande interesse suscitò la copertina del disco, che riportava il progetto di Edoardo sulla metropolitana napoletana messo a confronto con quello del Piano Regolatore predisposto dal Comune di Napoli. Sulla copertina dell’album “La Torre di Babele” del 1976, invece, è raffigurata un’impalcatura composta da un centinaio di soldatini, ognuno appartenente a un periodo storico: dall’uomo primitivo armato di clava fino all’astronauta. La Torre, che nella Genesi rappresenta la massima espressione dell’orgoglio umano, diventa, nel certosino disegno di Edoardo, un emblematico monumento alla guerra e alla violenza perpetrata nei secoli dall’uomo contro la natura e i suoi simili. Intorno a questo tema ruotano i nove brani dell’album: da “Viva la guerra” a “Franz è il mio nome”, da “Quante brave persone” a “Venderò”. Ma in quest’album Edoardo ironizzava anche su se stesso nel brano “Cantautore”. Sempre nel 1976, Edoardo suonò per la prima volta al Montreux Jazz Festival (ci tornerà nel 1992 con i Blue Stuff sotto le mentite spoglie di Joe Sarnataro). Successivamente fu impegnato nel primo tour europeo, che fu preparato dalla diffusione delle versioni in inglese di “Cantautore” e “La torre di Babele”, diventate rispettivamente “Rock’n’roll Hero” e “Tower of Babel”. Ed eccoci al 1977, l’anno di “Burattino senza fili”, un lavoro discografico che costituisce la sintesi di tutto quanto maturato negli anni precedenti. La favola (di Pinocchio) diventa un mezzo assai efficace per parlare alla gente semplificando i discorsi, rendendoli didascalici, senza apparire saccenti come il grillo parlante. In questa chiave Mangiafuoco è il potere, che appena nasci ti lega ai suoi fili e ti governa a suo piacimento. Il gatto e la volpe sono i suoi consapevoli o inconsapevoli servi. In una mattinata di metà marzo del 1980 un colossale TIR con targa belga si fermò davanti allo stabilimento milanese della Ricordi e tra lo stupore generale furono scaricati quintali di casse contenenti le 200 mila copie di “Uffà, Uffà”, il nuovo album di Edoardo Bennato. I “Supercritici” si scatenarono: considerata la lunga assenza dal mercato, durata circa tre anni, il nuovo disco sembrava povero-povero, senza contenuti, quasi raffazzonato. Brano come “Li belli gladioli”, una specie di salmo cantato in un allucinante stile chiesastico, o “Sei come un juke-box” provocarono disorientamento. Altri sembravano assolutamente ermetici come “Avete capito o no”, un blues in cui Edoardo cantava anche: “Ma dove sta scritto? Ma chi l’ha deciso. È una regola, è una convenzione. Si era sempre fatto uno per volta… ah … e invece a me piace due per volta…”. I giornali, intanto, annunciavano la notizia secondo la quale Edoardo avrebbe presentato l’ultimo album nel corso del programma televisivo Variety. E così fu. A un certo punto della seguitissima trasmissione, viene annunciata la presentazione dell’ultimo disco di Bennato. All’annuncio, Edoardo e la sua band attaccarono a cantare “Ciurma!… Questo silenzio cos’è? Sveglia!… Tutti a rapporto da me… Spugna! Pendaglio da forca…possibile che nessuno si muove. Sono o non sono il comandante di questa lurida nave…Sono o non sono Capitan Uncino”… Sbigottimento generale, confusione generale. Edoardo stava effettivamente presentando il suo ultimo disco, ma non era “Uffà, Uffà” bensì “Sono solo canzonette”. Con i due dischi, “Uffà, Uffà” e “Sono solo canzonette”, Edoardo riuscì a vendere quasi un milione di copie, rimanendo al primo posto delle classifiche per molte settimane. L’immensa popolarità di Edoardo fu misurata durante una tourneè trionfale che, primo fra gli italiani, lo vide approdare allo stadio S.Siro di Milano per un memorabile concerto davanti a 70 mila persone e che successivamente lo portò di nuovo in Europa, con gli entusiasmanti concerti all’Hallenstadium di Zurigo e al Prater di Vienna. Nel 1983 arriva l’accoppiata ellepì + mix “E’ arrivato un bastimento”, album questa volta ispirato alla favola del Pifferaio magico e prodotto da Garland Geffreys, che missa l’album al Power Station di New York. Un anno dopo viene pubblicato il primo live intitolato “È goal” come l’omonimo pezzo che diventa la sigla della popolare trasmissione televisiva “La domenica sportiva”. L’anno successivo, siamo nel 1985, porta la pubblicazione di “Kaiwanna”, che segna una svolta nella carriera di Edoardo, che si spinge decisamente verso l’elettronica. “O.K. Italia” è il titolo dell’album pubblicato nel 1987, un disco che racconta una realtà nazionale in apparente espansione economica, ma in forte crisi di valori. Nell’album è contenuto il brano “La città obliqua”, che ancora porta Edoardo, laureato in architettura, a parlare della sua Napoli. Dal cd sono tratti due videoclip; segue una lunga stagione di concerti che propiziano l’uscita del secondo disco live dal titolo “Edoardo” ed un longform video che ne immortala il successo. A chiusura di quest’anno particolarmente proficuo, Edoardo suona all’Apollo Theater nel cuore di Harlem a New York. L’amore per il rock’n’roll impregna l’album del 1989 “Abbi dubbi”: “W la mamma” è il brano più noto, essendo rimasto in classifica per quattordici settimane, ma in cui spiccano per contenuto e forma brani come “ZEN”, “Vendo Bagnoli”, “La chitarra” e “Abbi dubbi”. L’anno successivo è quello dei mondiali di calcio di “italia 90” ed Edoardo, da sempre calciatore praticante, vive l’evento da protagonista incidendo con Gianna Nannini la sigla del campionato “Un’estate italiana”. Il 45 giri resta in testa alle classifiche per quattro mesi e fa il giro del mondo. Nello stesso anno viene pubblicata la raccolta “Rinnegato”, un album in cui Edoardo ripropone molti brani del suo ormai consistente repertorio in chiave rigorosamente unplugged e precorrendo ancora una volta le tendenze future. A dodici anni di distanza Edoardo pubblica ancora una volta due album nello stesso anno. Questa volta però la sorpresa sta nel fatto che il primo dei due cd viene pubblicato sotto lo pseudonimo di Joe Sarnataro. Esce così “È asciuto pazzo ‘o padrone”, nel quale Edoardo è accompagnato dai Blue Stuff, poderosa blues band napoletana. I brani, tutti cantati in napoletano, parlano ancora di Napoli, dei suoi problemi, della sua lasciva classe dirigente e della rassegnazione della sua gente. Quando l’album viene pubblicato nessuno pensa che brani come “Sotto viale Augusto”, “‘Obilloco l’acqua” e “Vutammo pe’ te” di li a poco diventeranno di stringente attualità a seguito della Tangentopoli napoletana. Dopo poche settimane viene pubblicato anche “Il paese dei balocchi”, in cui spiccano brani come “Se non ci fosse lei” e “Tutto sbagliato baby”, oltre a presenze musicali di peso come quella di Bo Diddley, un altro grande bluesman americano che ha suonato con Edoardo, così come avevano fatto in passato B.B. King e Jeff Healey. Nel 1993 viene pubblicato il video-album antologico “Persone Pulite”, dal titolo ironico che ben si ricollega all’attualità della tangentopoli italiana. L’anno dopo arriva “Se son rose fioriranno” una grande produzione discografica che vede la collaborazione di Guido Elmi come produttore artistico e di due grandi musicisti come Kenny Aronoff e Steve Farris, che conferiscono all’album una gradevole atmosfera dove le ballate acustiche come “Milano” e “La fiera dei buoni sentimenti” si fondono perfettamente con il blues di altri brani come “Meglio Topolino”. Nel 1995 esce “Le ragazze fanno grandi sogni”: è l’album più sofferto di Edoardo, sicuramente uno dei più belli. Dieci canzoni scritte di getto che sono un omaggio al mondo femminile, canzoni che ripercorrono territori onirici come “Afferrare una stella” o la title-track “Le ragazze fanno grandi sogni”, altre che esplorano i meandri oscuri della pazzia come “Elogio alla follia” o “Cerco il mio amore”. Un disco che esprime il più classico fra i sentimenti ispiratori delle canzoni di tutti i tempi: l’amore. Dopo due anni di intensa attività dal vivo con il quartetto d’archi Solis String Quartet, nel 1996 nasce “Quartetto d’Archi”, una raccolta di sedici brani registrati e riarrangiati che evidenziano la particolare adattabilità del repertorio dell’artista in chiave classica. Edoardo ha realizzato un duetto speciale per i brani “Troppo troppo” e “Tutti insieme lo denunciam” con Katia Ricciarelli, la straordinaria voce della lirica italiana. Un disco intenso che regala piacevoli sensazioni ai cultori della musica classica e rock. Nel 1998 esce il nuovo cd “Sbandato”: 12 brani più la traccia interattiva CD-ROM in cui figurano le varie fasi dell’evoluzione creativa, con divertenti filmati in studio durante le registrazioni, effettuate fra Napoli e l’Irlanda. Il suono del disco nasce dalla fusione delle chitarre acustiche ed elettriche con la solida ritmica di basso e batteria. Niente tastiere, solo l’appoggio sonoro degli archi dell’orchestra Scarlatti di Napoli. Testualmente “Sbandato” si presenta come un concept album, un disco che è come un musical: nel loro succedersi le canzoni diventano tasselli che sviluppano due temi. Il primo tema è quello della verità: ci sono due verità, quella che ci rassicura e che fa comodo a tutti e l’altra più difficile da accettare. Il secondo tema è l’energia: il buon senso e l’istinto femminile come unico punto di riferimento nella confusione e nello sbandamento generale. Il 29 settembre 2000 viene pubblicata “Sembra ieri - La prima vera raccolta dei più grandi successi di Edoardo Bennato”. Anticipato dal singolo “Si tratta dell’amore”, il cd contiene tre brani inediti (“Si tratta dell’amore”, “Sembra ieri”, “Taraunta Tatà”) e quindici canzoni riviste e riarrangiate, che raccontano la carriera di un grande artista. I brani che compongono questo cd, ripercorrono le più importanti tappe artistiche di Edoardo Bennato: sono tutti successi che fanno rivivere le emozioni e i ricordi, come se fossero la colonna sonora degli ultimi trent’anni. Nel giugno 2001, visto il successo di “Sembra ieri”, è stata pubblicata “Afferrare una stella”, una nuova raccolta che integra la precedente con altri 34 brani, tutti bellissimi, scritti da uno dei più importanti cantautori italiani. “Afferrare una stella” è stato uno dei successi dell’estate 2001, per diverse settimane ai primi posti della classifica dei dischi più venduti. Nell'album sono contenute tutte le canzoni degli spot TIM, “Le ragazze fanno grandi sogni”, “L'isola che non c'è”, “Fantasia”, “Ogni favola è un gioco”… fino all'ultimo, in ordine di tempo, “Afferrare una stella”. Un viaggio musicale splendido ed emozionante corredato da un libretto di ben 32 pagine con uno stupendo fumetto disegnato da Loredana Nicosia. Il 2001 si rivela un anno particolarmente impegnato per Edoardo Bennato, infatti nell’inverno pubblica la colonna sonora del film “Il Principe e il Pirata” di Leonardo Pieraccioni, che come sempre ha chiamato a comporre le musiche un artista importante e famoso. Nella colonna sonora “Il Principe e il Pirata”, oltre a “Puramente Casuale”, brano portante nella parte finale del film, altre canzoni rivestono un ruolo importante della pellicola, tra queste ricordiamo: “È stata tua la colpa”, “Tema di Gimondi” (un brano suonato col kazoo vero tormentone nel film) ed “Every Morning”. Nel 2002 accadono molte cose… Il cantautore rock partenopeo riceve il Tribe Award come miglior colonna sonora per le canzoni del film “Il Principe e il Pirata” e inizia a collaborare con il quartetto d’archi Quartetto Flegreo, avvalendosi della loro collaborazione soprattutto nei concerti dalle atmosfere acustiche più classiche. In seguito, incide la canzone “Mascalzone Latino” dedicata al varo dell’omonima imbarcazione che partecipa alla Coppa America di vela ad Auckland (Nuova Zelanda): questo brano è stato cantato in un unico concerto e mai registrato su disco. Sempre nel 2002, i Velvet incidono la cover di “Una settimana, un giorno” con la partecipazione vocale dello stesso Edoardo, che suona anche l’armonica. Infine Bennato scrive la canzone “Lo stelliere” (colui che accende le stelle) e partecipa come autore al 45° Zecchino d’Oro, aggiudicandosi il premio “G d’Oro” assegnato ogni anno da “Il Giornalino” al miglior testo. Nel 2003 ricorre il trentesimo anniversario dell’uscita del primo album “Non farti cadere le braccia”. In maggio la mostra di quadri intitolata “Color Blues”, al Palazzo Durini di Milano, espone opere di Bennato trattate a china e con altre tecniche, che richiamano soggetti dei suoi dischi e tematiche sociali. A fine maggio 2003, a distanza di quasi cinque anni dall’ultimo album in studio, Edoardo Bennato ha pronto un nuovo lavoro di canzoni inedite: “L’uomo occidentale”, anticipato dal singolo “Stop America”. Il tema generale delle nuove canzoni individua nella scansione latitudinale della Terra la spiegazione di tutti i problemi che affliggono il mondo: problemi morali, psicologici, etici, tecnologici e sociologici. Il 2003 si chiude con “Totò Sapore e la magica storia della pizza”, la colonna sonora dell’omonimo film a cartoni animati: la realizzazione di questo disco vede uniti per la prima volta Edoardo ed Eugenio Bennato, che sono protagonisti insieme anche di due spettacoli al teatro Politeama di Napoli, nei quali raccontano una Napoli lontana dai luoghi comuni attraverso un’impeccabile fusione di musica etnica e rock. Nel 2004 Edoardo Bennato si divide con uguale entusiasmo e successo fra i concerti del tour dedicato all’album “L’uomo occidentale” e le esposizioni delle sue opere in qualità di pittore. Il 21 settembre 2005 esce il nuovo cd "La fantastica storia del pifferaio magico", nel quale il "menestrello rock" ritorna alla forma di comunicazione musicale che predilige: la favola rock. Si tratta di un concept album sulla favola del pifferaio magico con l’aggiunta di canzoni inedite a fianco di nuovi arrangiamenti dei brani già presenti nel disco "È arrivato un bastimento” del 1983. In questo rock-musical Bennato coinvolge una ventina di artisti del panorama rock-pop italiano: Irene Grandi, Max Pezzali, Raf e Alex Britti, Piero Pelù, Jovanotti, Sugarfree, Neffa, Roy Paci, Sud Sound System, Zeropositivo, Africa Unite, Daniele Groff, Negrita, Maurizio Capone & Bungt Bangt, Velvet e Morgan dei Bluvertigo. Inoltre, Edoardo canta il brano “La fantastica storia” con un coro di bambini ed il brano tipicamente rossiniano “Troppo, troppo” assieme a Maria Chiara Chizzoni accompagnati dal QuartettoFlegreo.