Il sistema economico della provincia di Grosseto dopo la crisi

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abstract
Il sistema economico
della provincia di Grosseto
dopo la crisi
Il sistema economico della provincia di Grosseto dopo la crisi - Abstract
1 Lo scenario e le prospettive di crescita dell’economia italiana
Dalla metà del 2008 ad oggi, l’economia mondiale attraversa un ciclo recessivo di grande
intensità, per gli economisti il più grave dal crack borsistico del 1930 ai nostri giorni.
L’esplosione di una bolla sul mercato immobiliare statunitense, a metà del 2007, ha generato
una contrazione globale, di lunga durata, sui mercati finanziari, che si è poi ripercossa
pesantemente sulle economie reali di tutto il mondo.
La situazione ancora fragile del nostro sistema finanziario ostacola la ripresa, viste le difficoltà
incontrate da famiglie e imprese per ottenere prestiti, spendere ed investire. L’Italia, per la
forte dipendenza dall’estero ed il peso rilevante del manifatturiero, è tra i Paesi che hanno
subito le contrazioni più consistenti del prodotto nell’anno appena trascorso.
La crisi si è innestata, inoltre, su un’economia che già procedeva con difficoltà, scontando una
bassa dinamica della produttività, con un sistema industriale alle prese con una profonda
ristrutturazione ed un elevato debito pubblico che ha ristretto i margini di manovra delle
politiche di bilancio. Secondo le ultime stime ISTAT, la flessione del PIL ha raggiunto, nel
2009, il 5,01%.
Nei primi mesi del 2010, anche nel nostro Paese stanno emergendo alcuni segnali di ripresa,
nello specifico:
- una crescita tendenziale del +6,4% nel mese di Marzo 2010;
- un incremento tendenziale del +17,1% delle esportazioni nel medesimo mese di Marzo.
La domanda interna rimane invece molto debole: ciò è il riflesso del degrado del mercato del
lavoro, e di prospettive occupazionali ancora molto pessimistiche. Gli effetti più duri, dal
punto di vista occupazionale, potrebbero, infatti, manifestarsi proprio nei mesi a venire. Può
sembrare un paradosso, ma, in effetti, è un risultato tipico dei cicli recessivi, specie quando
questi sono molto intensi e prolungati, e la ripresa produttiva è molto lenta e progressiva.
2 Le macro tendenze dell’economia grossetana
Stante tale scenario di elevata difficoltà e complessità, l’economia di Grosseto entra
nell’attuale ciclo recessivo con alcune peculiarità strutturali, quali:
- una pressoché inesistente correlazione fra andamento delle esportazioni e del PIL.
Ciò deriva da un modesto grado di apertura internazionale della provincia (nel 2009,
tasso di apertura internazionale dell’economia: Grosseto 5,4%, Italia 38,5%);
- una forte dipendenza dei risultati economici provinciali da quelli delle altre regioni
italiane, che costituiscono il principale bacino di mercato delle imprese grossetane,
stante la contenuta capacità di proiettarsi sui mercati esteri ed il contributo ridotto del
mercato interno (derivante da una consistenza demografica di 226 mila abitanti,
combinata con una modesta capacità di spesa di una popolazione molto anziana);
- una complessiva rigidità del ciclo economico grossetano rispetto a quello nazionale
e globale. La crescita economica della provincia segue dinamiche proprie, a causa della
scarsa apertura internazionale, che la rende relativamente “immune” agli shock
esogeni, all’elevata incidenza di pensionati sulla popolazione attiva, i cui redditi
sono relativamente rigidi rispetto all’andamento della congiuntura (mentre i redditi
da lavoro sono invece molto più elastici alla stessa) ed a un turismo significativamente
imperniato sul segmento delle seconde case, che mira ad un target di turisti fidelizzati
ed a medio-alta capacità di spesa, i cui consumi turistici sono quindi relativamente
anelastici rispetto al ciclo congiunturale;
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Tale variazione, destagionalizzata e corretta per i giorni lavorativi, diventa -5,1%.
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un modello di sviluppo socio economico che, nonostante l’evidente dinamismo dei
principali indici di sviluppo manifestato nel 2008, è caratterizzato da squilibri
produttivi. Grosseto, nel 2009, è ancora collocata in una posizione intermedia, ovvero
al 48-mo posto, fra le 107 province italiane, per valore del PIL pro capite. In termini di
ricchezza realmente distribuita alle famiglie, la situazione è peggiore. Infatti, Grosseto si
colloca, nel 2008, soltanto all’81-mo posto, fra le 103 province, per valore del reddito
disponibile lordo pro capite, ed al 57-mo posto per valore dello stock patrimoniale per
famiglia. In altri termini, la crescita produttiva che il sistema imprenditoriale locale ha
messo a segno negli ultimi anni, non si è tradotta in una parallela crescita della
capacità d’acquisto e del benessere economico delle famiglie (e ciò al netto degli
effetti della recessione in quanto si sta ragionando su dati precedenti al 2009). Su tale
discrepanza fra crescita produttiva e ricchezza delle famiglie, pesa quella che è la storia
economica del territorio. La popolazione è piuttosto anziana (l’indice di vecchiaia è il
più elevato tra le province toscane: Grosseto 218,5; Italia 143,4) ed il valore medio pro
capite delle pensioni erogate in provincia è pari al 95% della media nazionale. Quindi,
nel territorio vi sono molti percettori di pensioni mediamente basse, e ciò si riflette
negativamente sui redditi familiari medi e sulla capacità di accumulare stock
patrimoniali consistenti, nonostante la crescita economica di questi anni (che però non
si è potuta riflettere sulle pensioni);
un assetto territoriale non del tutto competitivo, ad iniziare da una inadeguata
dotazione di infrastrutture di tutti i tipi, sia logistiche che sociali. Con un indice di
dotazione infrastrutturale complessivo pari ad appena il 47% della media nazionale,
che giunge fino ad un modestissimo 35% per le reti telematiche ed informatiche,
rendendo il territorio non attraente per gli investimenti esterni. La modesta dotazione
infrastrutturale penalizza il sistema produttivo locale, specie nella misura in cui
quest’ultimo è specializzato in settori, quali il turismo e l’agroalimentare, che invece
dipendono in modo vitale da una elevata capacità di collegamento logistico con i
mercati extraprovinciali. La modesta dotazione di infrastrutture sociali penalizza la
qualità della vita, specie nelle aree più montane ed interne del territorio, scoraggiando
quindi l’afflusso di investimenti e capitale umano qualificato;
gli “assetti” demografici della provincia, caratterizzati da una popolazione piuttosto
anziana, anche nell’ambito della fascia in età da lavoro, penalizzano le prospettive
di sviluppo, perché una popolazione attiva anziana tende a non avere una
propensione all’innovazione particolarmente intensa ed ha, generalmente, indici di
produttività contenuti. Tuttavia, tali assetti costituiscono anche un’opportunità, nella
misura in cui si sviluppi, con una specifica politica, il settore dell’offerta di beni e servizi
destinati alla terza età, la cosiddetta “silver economy”, che in altre realtà ha ottenuto
ottimi risultati sia in termini di crescita produttiva che occupazionale;
nonostante le diseconomie esterne indotte da tali assetti, l’economia grossetana,
negli ultimi anni, ha sperimentato tassi di crescita molto dinamici, se confrontati con
la media regionale e nazionale, colmando una parte importante del gap di sviluppo
economico che tradizionalmente la contraddistingue, muovendosi con decisione verso
le economie più sviluppate del Centro Nord. Il tasso di crescita medio annuo del PIL
provinciale in termini reali, pari al 4,2% nel periodo 2001-2009, è, infatti, il più elevato
fra tutte le province toscane, è superiore a quello del Centro Italia (+2,5%) ed è pari
più del doppio del valore medio italiano (+1,9%). Di conseguenza, il Pil pro capite
provinciale è, al 2009, al 48-esimo tra le province italiane, mentre era soltanto al 71esimo posto nel 1995;
come conseguenza, la provincia ha attratto popolazione dall’esterno, grazie alle nuove
opportunità occupazionali createsi. Fra il 2004 ed il 2008, la popolazione provinciale
cresce del 3,5%, e nei primi 11 mesi del 2009 di un altro mezzo punto percentuale.
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Tale crescita è interamente attribuibile al saldo migratorio positivo, stante la modesta
natalità che contraddistingue Grosseto (bassa natalità direttamente correlata ad una
struttura anagrafica particolarmente “anziana”). Poiché il saldo migratorio delle
province contigue, e di tutte quelle della Toscana, è positivo, e poiché la popolazione
straniera residente, fra il 2003 ed il 2008, quasi triplica, passando da 5.360 unità a
14.627, se ne ricava che l’afflusso migratorio maggiore è stato quello
extracomunitario, grazie alle opportunità lavorative che si sono aperte in loco in
settori quali quello agricolo, dei servizi alla persona (badanti ecc.), del turismo;
la crescita economica vivace degli ultimi anni è stata resa possibile da una migliore
copertura del mercato nazionale, posto che, fra il 2006 ed il 2009, la già modesta
propensione internazionale dell’economia grossetana è andata ulteriormente
scemando, in termini di capacità di esportazione. Sono stati soprattutto i servizi, che
in genere tendono a valorizzare soprattutto i bacini di mercato di più stretta
prossimità, a beneficiarne, e ciò ha ulteriormente rafforzato la tradizionale vocazione
non industriale dell’economia grossetana. I servizi alle imprese ed informatici e di R&S
hanno, infatti, manifestato, fra il 2003 ed il 2008, un tasso di variazione medio annuo
del numero di imprese, pari al 4%, superiore alla media regionale e nazionale. Anche i
servizi alla persona mettono a segno una certa crescita del numero di imprese (+1,4%).
L’unico settore non terziario che appare dinamico è quello delle costruzioni, specie
dell’edilizia abitativa grazie, da un lato, all’incremento di popolazione e, dall’altro,
al continuo sviluppo dei flussi turistici in entrata ed all’ampio fenomeno delle
seconde case utilizzate per finalità turistiche sul territorio della provincia;
un discorso a parte merita il turismo, fattore strategico del dinamismo economico
provinciale di questi ultimi anni (che appare notevolmente sottostimato dai dati
statistici, poiché non si possono contabilizzare i flussi turistici legati alle seconde case).
Il numero di esercizi ricettivi e di ristoranti cresce, infatti, dell’1,8% medio annuo fra il
2003 ed il 2008, in linea con la media regionale e, nel 2007, il valore aggiunto
generato dal turismo assorbe quasi il 9% del valore aggiunto provinciale totale, una
quota superiore di ben 5 punti percentuali rispetto alla corrispondente incidenza
calcolata su base nazionale. Di fatto, Grosseto è la quinta economia turistica
provinciale del nostro Paese e, di gran lunga, la più importante in ambito toscano, se si
misura l’economia turistica in base alla sua incidenza sul valore aggiunto totale. Anche
nel 2008, un anno piuttosto negativo per il turismo nazionale, Grosseto riesce a
mantenere stabile il numero di arrivi e ad accrescere del 2,3% le presenze. E’ in atto
peraltro uno sforzo di valorizzazione della filiera territoriale-ambientale-culturale
dell’offerta turistica grossetana, al fine di differenziarla dal tradizionale turismo estivobalneare e, quindi, di destagionalizzare i flussi. Infatti, fra il 2001 ed il 2006, la filiera
turistico-culturale grossetana ha accresciuto il suo peso, sul valore aggiunto, di 0,8
punti, una crescita più dinamica rispetto alla media regionale e nazionale. La
valorizzazione dei prodotti enogastronomici tipici ha altresì aumentato il suo peso sul
valore aggiunto provinciale di quasi mezzo punto nel periodo in esame, così come
anche l’architettura ed edilizia di restauro, in linea con l’impulso favorevole che il
turismo ha dato all’industria edile provinciale, manifesta dei trend positivi. Tuttavia,
come per gli altri settori dinamici, anche per il turismo locale i mercati di riferimento
sono prevalentemente interni. Infatti, Grosseto è fra le ultime province italiane (78-ma)
per indice di internazionalizzazione turistica ed anche nel 2008 la crescita turistica
provinciale è stata alimentata dalla clientela nazionale, posto che i flussi di turisti esteri
sono stati negativi;
un altro settore di tradizionale specializzazione produttiva dell’economia grossetana,
ovvero il comparto agricolo-agroindustriale-ittico, riesce a mantenere
complessivamente le posizioni acquisite, a fronte di un declino delle attività primarie
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nel resto dell’economia nazionale. Ciò che si sta presumibilmente verificando in questi
anni è uno sviluppo competitivo della filiera agricola-agroalimentare grossetana, con
una crescita dimensionale delle imprese attive nel segmento primario, un
ispessimento della fase secondaria di trasformazione, una maggiore specializzazione
dei produttori locali sulle nicchie di mercato a più elevato valore aggiunto, che
richiedono un prodotto fortemente tipicizzato dal punto di vista dell’origine territoriale,
e di alta qualità, vendibile a prezzi (e quindi con margini di profitto per i produttori
locali) medio-alti;
il resto dell’industria manifatturiera, già poco presente, evidenzia ulteriori segnali di
declino, con un calo dello 0,4% del numero di imprese. In effetti, andamenti
relativamente migliori sembrano caratterizzare le imprese del settore agroalimentare
(cresciute mediamente dell’1,4% fra 2003 e 2008), evidentemente grazie ad una
migliore valorizzazione commerciale dei prodotti tipici provinciali, e le imprese
chimiche, cresciute, in numero, del 6,4% medio nel 2003-2008, e che nel 2009
mettono a segno un ottimo risultato esportativo (+22,6%) grazie alla presenza di
imprese specializzate nella produzione di sostanze chimiche di base, localizzate fra
Grosseto, Follonica e Scarlino.
3 L’andamento dell’economia provinciale nel 2009
Il 2009, nonostante il forte rallentamento dei consumi interni nazionali, dai quali dipendono le
dinamiche di gran parte del sistema produttivo grossetano, è stato caratterizzato da un
impatto della recessione sensibilmente meno severo rispetto a ciò che si è verificato su
scala nazionale e regionale. Il PIL provinciale è diminuito, infatti, dell’1,4%, a fronte di una
discesa pari al 4,5% su base regionale ed al 5% su scala nazionale. Il tessuto produttivo
provinciale ha tenuto bene, con una variazione della numerosità imprenditoriale fra il 2008
ed il 2009, sostanzialmente nulla (+0,2%) in termini percentuali, che costituisce un risultato
migliore rispetto al dato nazionale (-0,6%).
Il mercato del lavoro provinciale, quindi, grazie alla migliore tenuta del sistema produttivo,
subisce un degrado meno evidente rispetto al resto del Paese. In effetti, sia pur più
lentamente, il processo di espansione occupazionale registrato negli anni precedenti si è
arrestato, ma senza significative perdite occupazionali, per cui Grosseto, a differenza del
resto dell’economia regionale e nazionale, non ha evidenziato, sinora, fenomeni di
arretramento rispetto a quanto conseguito prima della recessione.
Nonostante il maggiore costo del denaro ed una rapida crescita, negli ultimi due anni, della
rischiosità del credito, la crescita degli impieghi bancari, nel quinquennio 2004-2009, è
risultata molto dinamica rispetto alla media regionale, ed ancor di più rispetto a quella
nazionale. Inoltre, a seguito del ciclo congiunturale generale, la contrazione della crescita del
credito bancario indotta dal peggioramento dei portafogli di attività finanziarie delle banche, e
dal degrado dei conti delle imprese clienti, ha provocato un rallentamento degli impieghi fra il
2008 ed il 2009, come nel resto del Paese, ma, ancora una volta, il tasso di crescita rimane al
di sopra della media. Il sistema bancario grossetano evita, di fatto, fenomeni di stagnazione,
se non di vera e propria contrazione del credito disponibile che si sono, invece, verificati in
altre province contermini.
Il dinamismo del credito a livello provinciale, specie nell’ultimo anno, è tanto più
significativo quanto più si considera che non si accompagna ad un pari dinamismo nella
crescita della raccolta. I depositi, infatti, fra il 2004 ed il 2009, e più specificamente fra il 2008
ed il 2009, crescono più lentamente rispetto al resto della regione e del Paese. Quindi, le
banche grossetane hanno manifestato, entro i limiti di ciò che la congiuntura generale
consentiva, un comportamento anticiclico, continuando a sostenere l’economia locale,
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anche assumendosi un rischio crescente, perché i depositi non sono cresciuti allo stesso
ritmo degli impieghi.
In sostanza, ciò che sembra essersi verificato, nel 2009, a Grosseto, è stato un brusco arresto
del dinamico processo di crescita economica ed occupazionale registrato negli anni pre-crisi,
che però non ha comportato significative perdite produttive o occupazionali, mentre nel resto
della Toscana e del Paese attività produttiva ed occupazione si sono effettivamente
fortemente contratte. Come già osservato, poi, un ulteriore elemento di cesura fra la
dinamica macroeconomica grossetana e quella nazionale è dato dall’elevata incidenza dei
redditi da pensione, meno sensibili al ciclo rispetto ai redditi da lavoro.
Inoltre, anche il comparto turistico locale, molto importante nel determinare i risultati
economici della provincia, essendo caratterizzato da una importante incidenza del turismo
da seconde case (secondo stime Tagliacarne può rappresentare complessivamente anche il
15-16% del PIL provinciale) influisce sulla rigidità dell’economia locale al ciclo generale: è
noto infatti che il turismo da seconde case è relativamente anelastico rispetto agli andamenti
del ciclo economico.
Il problema è che, nei prossimi mesi l‘economia italiana ripartirà a ritmi lenti (si parla di una
crescita dello 0,8% nel 2010 e dell’1,2% nel 2011), e quindi anche i consumi delle famiglie
italiane rimarranno ancorati a tassi di crescita molto modesti, mentre gli scambi internazionali
sono già ripartiti a fine 2009, e manifesteranno un trend di ripresa molto più accentuato,
trainati dalla più rapida crescita economica di altri paesi. Per cui, il rischio concreto è che la
recessione si manifesti a Grosseto in modo meno intenso e brutale, ma più persistente e
duraturo dal punto di vista temporale, con un ritardo temporale nell’agganciare la ripresa.
Graf. 1 – Serie storica delle variazioni del Pil a prezzi costanti in provincia di Grosseto, in Toscana ed in Italia
(2002 - 2009; in %)
10,0
8,8
8,0
6,0
5,0
4,2
3,5
4,0
4,0
2,1
2,0
0,5
0,0
2,0
1,5
1,5
1,2
0,9
0,4
1,2
0,7
0,6
-0,9
0,4
0,0
-0,7
-1,4
-1,3
-2,0
-4,0
-4,5
-5,0
Grosseto
TOSCANA
Fonte: Istituto G. Tagliacarne
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