approfondimento > Predatori, prede e specie aliene

didattica attiva
SCIENZE DELLA VITA
 figura 1 Le nutrie sono
specie aliene negli habitat
italiani, dove non hanno
predatori.
approfondimento > Predatori, prede
e specie aliene
Una popolazione che non è sottoposta all’azione della
predazione o della competizione tende a crescere eccessivamente nel numero degli individui, con ripercussioni negative per l’ambiente e nel lungo periodo per la
popolazione stessa.
Situazioni di questo tipo si verificano quando negli
ecosistemi vengono introdotte volontariamente o accidentalmente specie aliene. Queste specie sono estranee
alla nuova comunità di cui entrano a far parte e non sono riconosciute come prede dai predatori o come ospiti
dai parassiti. Il tasso di crescita della popolazione può
raggiungere valori preoccupanti.
Un esempio di accrescimento eccessivo è quello fornito dalla nutria, grosso roditore il cui territorio di origine
è il Sudamerica (figura 1). A iniziare dal 1928, la nutria
è stata allevata anche in Italia per la produzione di pellicce, commercializzate col nome di castorino. Quando
cambiarono le richieste del mercato e le pellicce di castorino non vennero più prodotte, in molti casi le nutrie
vennero liberate dagli allevamenti. Nei nostri ecosistemi naturali la nutria non è predata e non entra in competizione con altre specie. Ben presto questo roditore si
moltiplicò in grande numero, diffondendosi lungo gran
parte dei fiumi e dei laghi italiani. Oggi la specie è molto abbondante e causa danni agli argini fluviali, entro i
quali scava le tane, alla vegetazione e indirettamente a
molte altre specie che vivono nello stesso habitat.
Un’altra causa dell’aumento eccessivo degli individui
di una specie è l’eliminazione dalla comunità del principale predatore di quella specie. La presenza del predatore rappresenta infatti un fattore di stabilità per la popolazione di prede e per gli organismi delle altre specie che
appartengono alla stessa comunità.
Uno studio effettuato presso le Isole Aleutine, tra l’Alaska e la Siberia, ha messo in evidenza l’importante
ruolo di regolazione dovuto alla predazione effettuata
dalle lontre marine (figura 2), che si cibano di molluschi
e di ricci di mare. I ricci di mare si nutrono a loro volta
di kelp, un’alga bruna dalle foglie larghe che sotto la superficie del mare forma ampie distese simili a foreste.
All’interno di queste distese di alghe trovano rifugio e
nutrimento un gran numero di pesci e di altri organismi.
La caccia operata dall’uomo ha provocato la diminuzione della popolazione di lontre e il conseguente aumento della popolazione dei ricci. Questo fatto ha avuto
una immediata ripercussione negativa sulla foresta di
alghe, che è stata devastata dal pascolo di un maggiore
numero di ricci. Gli effetti negativi hanno riguardato sia
i ricci di mare, che non trovano più cibo sufficiente, sia
molti altri organismi che popolano lo stesso habitat.
 figura 2 La lontra di mare vive lungo le coste nordamericane
del Pacifico. Questo simpatico mammifero cattura molluschi e ricci di mare, di cui è in grado di rompere la conchiglia o lo scheletro
per cibarsi del contenuto.
Fabio Fantini, Simona Monesi, Stefano Piazzini - Progetto
scienze naturali • Italo Bovolenta editore - 2011
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