EPIDEMIA DI INFLUENZA

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Foglio di
informazione
professionale
N.87
13 novembre 2000
EPIDEMIA DI INFLUENZA
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La vaccinazione contro l’influenza è efficace ?
La vaccinazione garantisce un'efficacia pari a oltre il 70% nel prevenire 1'influenza o le complicanze ad essa
riconducibili. Nel 1994 uno studio1 ha esaminato una vasta coorte di ultrasessantacinquenni per 3 annate epidemiche,
confrontando, nei vaccinati e nei non vaccinati, la frequenza di ospedalizzazioni per malattie respiratorie, scompenso
cardiaco e la mortalità per tutte le cause. Un altro recente lavoro2 ha coinvolto per sei mesi (1996-97) 1.217 operatori
sanitari e 1.437 ospiti di 20 case di riposo evidenziando che la vaccinazione degli operatori sanitari era associata ad un
decremento di mortalità tra gli ospiti delle case di riposo dove si era vaccinata solo la metà degli operatori di assistenza,
nonostante fosse simile la percentuale di infezione influenzale. Questo mette in evidenza come sia un obbligo
deontologico la vaccinazione per il personale di assistenza, non tanto come protezione individuale quanto come
riduzione del rischio per i pazienti.
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Perché molti soggetti vaccinati si ammalano ugualmente?
Molti insuccessi attribuiti al vaccino sono malattie clinicamente molto simili all’influenza, ma di etiologia diversa. In
altri casi, la malattia compare effettivamente nonostante la vaccinazione. Si deve ricordare che l’obiettivo principale
della vaccinazione è la prevenzione delle complicazioni e la riduzione del rischio di ospedalizzazione e decesso.
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Quali controindicazioni ed effetti collaterali presenta?
La sola vera controindicazione è rappresentata da precedenti episodi di anafilassi alle proteine dell'uovo. Tuttavia, è
opportuno rinviare la vaccinazione in presenza di febbre e durante terapia cortisonica prolungata (>15 giorni) ad elevati
dosaggi.
Il sistema di rilevamento delle reazioni avverse alle vaccinazioni della regione Veneto ha evidenziato unicamente due
reazioni gravi alla vaccinazione antinfluenzale in due individui anziani con pluripatologia: la prima valutata attribuibile,
la seconda valutata probabile.
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Perché questo tipo di vaccino cambia continuamente?
Nell’ambito del tipo A gli antigeni superficiali - emoagglutinina e neuraminidasi, gli unici importanti agli effetti
dell’immunità - vanno incontro a variazioni maggiori e minori.
Ad intervalli irregolari e soltanto per i virus di tipo A appaiono dei sottotipi completamente nuovi (“shift” antigenico =
variazione maggiore); questi sono responsabili delle pandemie e sono il risultato della combinazione imprevedibile
degli antigeni umani e suini o avicoli (di solito di anatra). Piccole modificazioni antigeniche (“drift” antigenico) dei
virus A e B sono responsabili delle frequenti epidemie e dei focolai regionali, che richiedono la riformulazione annuale
dei ceppi virali presenti nei vaccini influenzali. Il “drift” antigenico, che si verifica quasi annualmente per entrambi i
virus influenzali A e B, nell’arco di alcuni anni, può rendere suscettibili all’infezione persone precedentemente infettate
o vaccinate. Nell’ambito del tipo B non si conoscono varianti maggiori, ma solo variazioni minori: effettivamente il
virus B non ha dato origine fino ad ora a pandemie, ma solo a manifestazioni epidemiche.
Per i prossimi anni è attesa una nuova pandemia che gli esperti epidemiologi stanno tentando di prevedere con sistemi
di sorveglianza e monitoraggio più stretti e accurati. Poiché la quota di popolazione anziana è fortemente aumentata
rispetto agli episodi precedenti; è necessario raggiungere quanto prima degli elevati standard di copertura vaccinale
nelle fasce a rischio.
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Ci sono dati di efficacia differenziata per i diversi vaccini in commercio?
Esiste una letteratura piuttosto limitata su questo argomento. Tuttavia, sembra che una maggiore purificazione degli
antigeni comporti una migliore tollerabilità e sicurezza dei vaccini, ma anche una lieve riduzione dell’efficacia. Infatti, i
vaccini più purificati (sub unità) sono ora disponibili anche in formulazioni con nuovi adiuvanti - es. “MF59” (Chiron),
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microemulsione acqua/olio, squalene, polisorbato, sorbitan trioleato, oppure “virosomi” (Berna), cioè particelle simil
virali a doppia membrana fosfolipidica – che accentuano la stimolazione del sistema immunitario, ma comportano
anche un aumento del prezzo. Nel complesso, però, anche il vaccino meno “purificato” (a virus intero) risulta ben
tollerato: le due reazioni gravi registrate in Veneto erano associate una a somministrazione di vaccino “sub unità”,
l’altra a vaccino “split”. Nonostante ciò, sembra che da quest’anno nessuna azienda distribuisca vaccino a virus intero.
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Quando vaccinare?
E’ bene che la campagna vaccinale sia attuata campagna vaccinale sia attuata tra la metà di ottobre e la fine di
novembre3. Il singolo individuo può essere vaccinato anche nel periodo epidemico perché la risposta immunitaria è
rapida.
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Dove va effettuata la vaccinazione?
Per tutti i soggetti che hanno più di 12 anni la sede dell'iniezione è il deltoide. Per i lattante e i bambini, con meno di 12
anni, la sede è la faccia antero-laterale della coscia. La sede del gluteo è sconsigliata per la frequente presenza di tessuto
adiposo sia nel bambino che nell’adulto, mentre il deltoide nel bambino ha struttura muscolare troppo modesta.
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È sensato rivaccinarsi nello stesso anno?
Diversi studi hanno confermato che una seconda dose non migliora la risposta immunitaria, può solo prolungare la
durata dell’immunità4.
Valutando il rapporto costo beneficio, una scelta corretta del periodo in cui eseguire la vaccinazione comporta gli stessi
vantaggi di una doppia dose di vaccino con un costo dimezzato.
Quali soggetti è utile vaccinare?
Gruppi a rischio ai quali la vaccinazione antinfluenzale è particolarmente raccomandata:
1.
2.
3.
4.
5.
6.
7.
residenti in case di riposo ed in altre residenze comunitarie;
persone affette da malattie croniche in particolare: bronchite cronica ed altri disturbi respiratori (compresi i bambini
asmatici), malattie cardiovascolari, diabete, insufficienza renale, immunodepressione, inclusa quella temporanea
provocata da farmaci;
anziani (>65 anni);
bambini o ragazzi (da 6 mesi a 18 anni) in terapia prolungata con aspirina (a rischio per eventuale insorgenza di
Sindrome di Reye);
persone affette da fibrosi cistica;
soggetti con malattie degli organi emopoietici;
donne in gravidanza (eccetto durante il primo trimestre)*.
* Sono sconsigliate tutte le vaccinazioni durante il primo trimestre, ma per il rischio di complicanze per il bambino e la
madre è raccomandata la vaccinazione antinfluenzale nel secondo e terzo trimestre.
Gruppi che possono trasmettere l'influenza a persone ad alto rischio:
1.
2.
3.
4.
medici, infermieri ed altro personale sanitario ospedaliero o comunque in contatto con persone a rischio;
impiegati in case di riposo o residenze comunitarie;
familiari o conviventi di persone ad alto rischio;
addetti a servizi pubblici di primario interesse collettivo.
BIBLIOGRAFIA
1.
2.
3.
4.
Nichol KL, Margolis KL, Wuorenma J, Von Sternberg T. The efficacy and cost effectiveness of vaccination against
influenza among elderly persons living in the community. N Engl J Med 1994;331:778-84.
Carman WF, Elder AG, Wallace LA, et al. Effects of influenza vaccination of health-care workers on mortality of
elderly people in long-term care: a randomized controlled trial. Lancet 2000;355:93-7.
Circolare Ministero della Sanità n°9 Prevenzione e controllo dell’influenza: raccomandazioni per la stagione 2000
– 2001; 13 luglio 2000.
MMWR: Prevention and Control of Influenza: Recommendations of the Advisory Committee on Immunization
Practices (ACIP). RR 3; 14 April 2000
A cura della redazione di dialogo sui farmaci USL n.20 Az. Ospedaliera Verona
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