Default, quanto peserà per le banche

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Mercoledì 23 Novembre 2016
MF NON PERFORMING LOAN
COME INTERPRETARE LA NUOVA DEFINIZIONE DELL’EBA
Default, quanto
peserà per le banche
Pagina a cura
di Stefania Peveraro
«L
e linee guida
dell’Eba sulla
nuova definizione
di default obbligano le banche a riadattare i
propri modelli interni di rating sulla nuova definizione e
quindi a ricostruire anche le
serie storiche alla base di quei
modelli utilizzando la nuova
definizione. Un’operazione a
seguito della quale i tassi default osservati storicamente
dalle banche italiane possono
arrivare in molti casi sino a
raddoppiare». Lo ha detto a
MF-Milano Finanza Fabio
Salis, responsabile risk management del Banco Popolare, che di questi temi parlerà
il prossimo 30 novembre in
occasione del suo intervento
a un seminario sul tema, organizzato a Milano da Iside.
Sinora, infatti, un’azienda
cliente veniva classificata in
default solo nel momento in
cui il suo debito nei confronti
della banca fosse scaduto da
oltre 180 giorni e spesso si
arrivava anche a tollerare sino
a 270 giorni: alle banche centrali nazionali su questo punto
era stata data infatti un’ampia
discrezionalità. A fine settembre, però, l’European Banking
Association (Eba) ha pubblicato le nuove linee guida che
armonizzano la definizione
di default, classificando questa situazione ogni volta che
un’azienda abbia superato i
90 giorni dalla scadenza, senza rimborsare il suo debito.
All’improvviso, dunque, le
banche italiane si troveranno
a dover seguire la stessa prassi
che è già applicata da tempo
per esempio dalle banche dei
Paesi scandinavi, per le quali
dunque non cambierà praticamente nulla, mentre per le banche italiane si tratta di un salto
quantico, perché tutti i credit
di questo tipo andranno pesati
al 100% in termini di capitale
di vigilanza da accantonare.
La maggior parte delle aziende
italiane, infatti, si trova a dover sopportare tempi di incasso dei loro crediti commerciali
molto lunghi, ben più lunghi
dei 60 giorni stabiliti dalla relativa direttiva europea, e questo fatto ha evidentemente un
impatto negativo sui tempi di
rimborso dei debiti delle pmi,
tanto che questa situazione a
volte si traduce in una crisi
di liquidità irreversibile. Una
ricerca di Leanus sui bilanci
2015 di 416 pmi italiane con
un buon equilibrio finanziario
(rapporto posizione finanzia-
QUALI SONO I TEMPI DI INCASSO MEDI
Studio La Scala vara team due diligence
Dei crediti commerciali delle Pmi
79
0-60 giorni
91
79
60-90 giorni
82
106
90-120 giorni
107
102
120-180 giorni
97
43
>180 giorni
36
Nota: Campione di 416 pmi nel 2015 e 412 nel 2014,
con rapporto pfn/ebitda compreso tra 2 e 3 volte
Fonte: Leanus
a Scala Studio Legale ha creato un team dedicato alla due
Lnell’analisi
diligence, destinato a offrire assistenza e consulenza ai clienti
e nella valutazione dei portafogli di crediti deteriorati oltre che nell’elaborazione di business plan per le linee di
credito interessate. Il team, che sarà composto da 20 nuovi professionisti, sarà guidato dai soci Massimo Lattuada e Giuseppe
Caputi, coordinati dalla senior associate Maddalena Careddu.
«In un contesto di crescita delle sofferenze e degli incagli, oltre
che dei crediti deteriorati, prevediamo un incremento della
richiesta di operazioni di due diligence nei prossimi 12-18 mesi», ha dichiarato Marco Pesenti, senior partner e responsabile
dell’area banche e finanza di La Scala.
Lo scorso aprile K.red, società fondata nel 2014 dal gruppo
Bassilichi e dallo Studio La Scala per offrire servizi a copertura
dell’intero processo del recupero crediti, ha siglato un accordo
per rilevare il ramo di azienda di Non Performing Loans spa
(Npl spa) in liquidazione. L’operazione ha apportato a K.red
la gestione di quattro nuovi portafogli di crediti per un valore
lordo complessivo di circa 1 miliardo di euro spalmato su circa
6 mila posizioni. (riproduzione riservata)
GRAFICA MF-MILANO FINANZA
ria netta ed ebitda compreso
tra le 2 e le 3 volte) mostra
che ben il 60% di queste ha
tempi di incasso superiori ai
90 giorni e che il 31% incassa
oltre i 120 giorni.
Per questo Salis ha concluso: «È evidente che bisogna
trovare un equilibrio tra le
nuove norme e la loro applicabilità e, visto che l’Eba
lascia spazio a un certo grado
di interpretazione, noi banche italiane stiamo cercando
di ragionare su un approccio
condiviso. Per esempio, ritengo possibile che un cliente
che di norma paghi per esempio a 95 giorni o che abbia
uno scaduto oltre i 90 giorni
di poche migliaia di euro,
possa non essere classificato
come default».
Insomma, le nuove norme di
vigilanza internazionale, invece di aiutare gli istituti di
credito a gestire il problema
dei deteriorati, stanno rendendo le cose sempre più onerose,
seppure con il nobile intento
di evitare che si riformino
montagne di nuovi Npl.
Il problema, però, è che molta parte del danno è già stata
fatta e infatti «a fine 2015
sui libri delle banche italiane
c’erano 123 miliardi di euro
di inadempienze probabili e
di questi circa il 50% sono
classificati così da oltre 12
mesi, con una probabilità di
trasformarsi in sofferenze nel
giro di 3-4 anni, se non verranno prese precauzioni adeguate», ha detto ieri Katia
Mariotti, associate partner
di PwC, nel suo intervento
a un convegno a Milano su-
gli Npl organizzato da Imn
(Information Management
Network).
Il tema delle inadempienze
probabili è molto caldo e basta mettere in fila i numeri per
rendersi conto del fatto che
banche come Mps, che lotta
per strutturare un aumento di
capitale da 5 miliardi di euro,
di certo non possono non tenere conto del fatto che a bilancio ci sono altri miliardi di
crediti pronti a trasformarsi in
Npl e quindi a richiedere successivamente una copertura
delle perdite relative.
La trimestrale di Mps a fine
settembre individuava in 15,4
miliardi le inadempienze probabili lorde, oltre a 2 miliardi
di crediti scaduti.
Insomma, un monte di crediti
dubbi pronti a trasformarsi in
NON PERFORMING LOAN TREND
N L’Abi ha di recente aggiornato le sue
linee guida sulle valutazioni immobiliari,
perseguendo la massima economicità e trasparenza, oltre a una più fluida erogazione
creditizia. Il mercato immobiliare diventa
dunque più trasparente, grazie a perizie immobiliari da elaborarsi sulla base di criteri
più chiari e precisi.
Il testo è già disponibile presso la maggior
parte degli sportelli bancari, gli ordini dei
professionisti abilitati alla valutazione, i relativi collegi di rappresentanza e le società
di valutazione immobiliare e intende essere
una forma di tutela per consumatori e istituti
di credito, al fine di evitare che siano accordati mutui di ammontare superiore al reale
valore della garanzia immobiliare.
Il protocollo consentirà di realizzare valutazioni più oggettive, pertanto confrontabili
e verosimilmente più corrette, presupposto
imprescindibile per una maggiore consapevolezza circa il valore dell’investimento e
quindi per una più proficua attività di erogazione creditizia.
I principi di redazione delle valutazioni
immobiliari, ispirati a parametri di chiarezza verso tutte le controparti, tanto private (clienti, mutuatari, agenzie di rating)
quanto istituzionali (Banca d’Italia, Agenzia delle Entrate/Agenzia del Territorio),
riguardano, per esempio, il valore di mercato, il codice di condotta del perito, le
procedure e i criteri di valutazione, come
il metodo del confronto col mercato o il
metodo finanziario, oltre necessariamente
alle caratteristiche energetiche e di sicurezza sismica e idrogeologica degli edifici
e alle aree verdi pertinenti.
Affidabilità, qualità ed efficienza delle perizie immobiliari costituiranno certamente
requisiti fondamentali non solo per le operazioni di erogazione del credito, ma anche
agli occhi sempre più attenti degli investitori esteri puntati sul mercato italiano degli Npl e specie in vista della significativa
ripresa del mercato dei mutui e più in generale di quello degli impieghi, registrabile
già a partire dalla fine del 2016.
Vincenzo Macaione
ad di Primus Capital
Npl, se qualcuno non decide
di metterci mano in anticipo.
Tanto che tra i consulenti e i
banchieri d’affari c’è chi ragiona sul fatto che la soluzione
migliore in casi simili sarebbe
quella di trasferire tutto il pacchetto di deteriorati a un nuovo veicolo strutturato come un
grande Clo (collateralized loan
obligation) che non sia soggetto a obblighi di vigilanza e che
possa occuparsi di gestire via
via questi crediti in accordo
con investitori specializzati in
ristrutturazioni aziendali, che
siano disponibili a immettere
nuova finanza per il rilancio
delle aziende debitrici, con
l’accordo dei creditori a congelare il credito sino al momento
di una successiva cessione, a
risanamento avvenuto. (riproduzione riservata)
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