incontro 35 Baustelle rock d’autore INTERVISTA A FRANCESCO BIANCONI, LEADER STORICO DELLA BAND TOSCANA CHE IN 10 ANNI HA RAGGIUNTO IL SUCCESSO DI PUBBLICO E CRITICA. DALLE PRODUZIONI INDIPENDENTI ALLA CANZONE D’AUTORE, DAL POP MELODICO ALLA MUSICA PER IL CINEMA di Claudia Frattini S_Incontro_Baustelle 35 7-07-2010 14:10:36 incontro In tedesco significa “cantiere”, “lavori in corso”. E infatti i Baustelle sono una delle band più solide del panorama musicale italiano, nata nel 1994 e assurta in breve tempo a gruppo culto dell’indie-rock nostrano. Dal Sussidiario illustrato della giovinezza, l’album di esordio autoprodotto nel 2000, al recente I Mistici dell’Occidente, disco d’oro con oltre 30mila copie vendute, il gruppo senese ha scalato le classifiche italiane e internazionali. La notorietà arriva nel 2005 con La Malavita, mentre nel 2009 è la volta di Amen e di un paio di canzoni prestate al cinema. Francesco Bianconi, Rachele Bastreghi e Claudio Brasini il team di successo che ha pubblicato a marzo l’ultima fatica e torna in luglio a Rock in Roma insieme all’artista rivelazione dell’anno, Nina Zilli. I Mistici dell’Occidente coincide con il decennale di attività discografica del gruppo. Chi sono i Baustelle 10 anni dopo? «Siamo cambiati, inevitabilmente, nel senso che siamo cresciuti, d’età e d’esperienza. E i Baustelle di oggi sono quelli che più mi piacciono: libera espressione musicale, senza schemi prestabiliti com’era invece agli inizi. Dieci anni dopo siamo molto più consapevoli, anche grazie a un’esperienza di continuità intrisa di sperimentazione. Non ci siamo mai adagiati e non abbiamo perso le nostre radici». 36 S_Incontro_Baustelle 36 Sopra da sinistra I Mistici dell’Occidente L’ultimo album della band, con oltre 30mila copie vendute, si è aggiudicato il disco d’oro. A destra Rachele Bastreghi, Francesco Bianconi e Claudio Brasini, in arte Baustelle Dall’indie-rock a un pop chitarristico saturo di suoni. Dall’adolescenza romantica di una band di studenti semisconosciuti alle sonorità ricercate della maturità. Una rinascita continua… «Il nucleo originario – Rachele (Bastreghi ndr), Claudio (Brasini ndr) ed io – è rimasto lo stesso. Dal 2005 in poi, quando Fabrizio Massara si è staccato dal gruppo, ci siamo contornati, in tempi e momenti diversi, di tanti musicisti. Quanto ai fan, sono certamente cresciuti di numero, e questo è un bene, perché non abbiamo mai voluto fare musica di nicchia. Vogliamo arrivare a tutti». A scapito, forse, di una certa qualità di pubblico? «I nostri ascoltatori sono attenti e preparati, dai teenager alle persone di una certa età e quegli orfani del cantautorato che una volta preferivano Guccini o De André. Siamo una band transgenela freccia 7-07-2010 14:10:37 incontro classic rock. Baustelle are one of the most enduring Bands on the italian music scene. Having started in 1994 the Italian indie-rockers quickly established a cult following. From their self-produced début album, 2000’s “Sussidiario illustrato della giovinezza” (“Illustrated Course-book of Youth”), to the recent “I mistici dell’occidente” (“Monks of the West”), which has gone gold with over 30,000 copies sold, the group from Siena has assaulted the Italian and international charts. This month they are performing at the Rock in Roma festival with the big-hit of the year, the newcomer Nina Zilli. razionale e la nostra musica ambisce solo ad emozionare. Dieci anni fa ci siamo detti: “Facciamo qualcosa che non si ascolta alla radio”. Le canzoni devono fondere alla perfezione parole e musica, due linguaggi coessenziali. È così che nascono i grandi capolavori, come Yesterday o Il cielo in una stanza». In passato ha definito La Malavita come il miglior disco. Era il 2005, un momento delicato, di rottura, che segnava l’ingresso nelle produzioni hi-fi e l’approdo all’agognata celebrità. La pensa ancora allo stesso modo? «È un ex equo con i Mistici dell’Occidente, che forse, come suono e orchestrazione, mi piace addirit- Luglio/Agosto 2010 S_Incontro_Baustelle 39 tura di più della Malavita. Le soluzioni armoniche, timbriche e gli arrangiamenti: è questa la ricetta di tutte le nostre canzoni, anche di quelle più vicine alla tradizione melodica italiana». Da allora produzioni importanti, collaborazioni e riconoscimenti prestigiosi. Dall’ambita targa Tenco, nel 2008 con Amen, al Nastro d’Argento l’anno successivo per Piangi Roma, l’inedito duetto con Valeria Golino. Qual è stato il prezzo del successo? «Il successo riguarda solo i grandi: Elvis Presley, i Beatles, Adriano Celentano. La Malavita ci ha regalato la popolarità, insieme alla consapevolezza che questo mestiere, tanto bello e creativo, non è musica e basta. Si tratta di un vero e proprio lavoro, con le sue noiose routine. Ma fa parte del gioco, e non dimentico mai di essere, sempre e comunque, un privilegiato». 39 7-07-2010 14:11:43 Piangi Roma ha segnato anche l’esordio cinematografico con la colonna sonora di Giulia non esce la sera di Giuseppe Piccioni. Quanto è diverso comporre per il grande schermo? «Moltissimo, soprattutto se si tratta di scrivere una colonna sonora: è una composizione strumentale, in cui la musica si pone a servizio delle immagini. Ad esempio, nel caso di Giulia non esce la sera, dopo aver letto la sceneggiatura avevo scritto dei temi che mi piacevano tantissimo. Per poi accorgermi, una volta visto il primo girato, che non funzionavano. E ho dovuto ricominciare da capo». Lei è sempre stato l’anima del gruppo e i suoi duetti con Rachele Bastreghi continuano a far innamorare pubblico e critica. Anche ora che i Baustelle non sono più un fenomeno underground. Cosa resta del Francesco Bianconi degli esordi con la passione dei compositori pop anni ’60? «La passione non si è mai spenta, altrimenti avrei già smesso di fare questo mestiere. Certo, dopo anni e anni di lavoro, ho maturato una competenza più ampia e so destreggiarmi con disinvoltura. Ma le mie fonti di ispirazione sono quelle di allora: Ennio Morricone, per esempio, e tanti autori anni ‘60, italiani e non, arrangiatori e compositori di musica per il cinema». Tecnologie moderne di mixaggio e filtraggio dei suoni. Elettropop, arrangiamenti sofisticati e produzione elaborata. Da un lato un alto 40 S_Incontro_Baustelle 40 livello compositivo, dall’altro, forse, il rischio di appesantire? «Non è facile riuscire ad emozionare quando entrano in gioco arrangiamenti complessi. C’è il rischio di sovraccaricare, di soffocare. Ma la musica “complicata”, dai Beatles del secondo periodo ai Beach Boys di Pet sounds, mi piace. Anche quando prevede soluzioni sperimentali e un po’ barocche. Ora come ora non mi dispiacerebbe fare un disco in presa diretta e con pochi elementi». Nel vivo di un forsennato tour estivo, i Baustelle salgono sul palco di Rock in Roma 2010 con l’artista rivelazione dell’anno, la nuova regina del soul Nina Zilli. È forse il segnale di una nuova fase? «Nina è una delle voci più interessanti del panorama italiano e il fatto che esca sul palco insieme ai Baustelle significa che la nostra musica ha veramente tanto da dire». Il rock italiano oggi è? «Vitale e molto produttivo, anche se a volte non sembra. Ci sono delle band indipendenti che lavorano nell’ombra e non riescono ad emergere perché l’industria discografica sta vivendo un momento difficile. La rete e la musica gratis sono una grande utopia democratica, trattata, però, anche dalle major, con un pizzico di superficialità. E questo toglie, soprattutto ai gruppi emergenti, la possibilità di sopravvivere. Dietro ogni disco ci sono ore di lavoro, fatica e sudore. E di musica si dovrebbe poter vivere». la freccia 7-07-2010 14:11:44