Z7oni-toraggio wireless, arti indossabili e farmaci per contrastare l'epilessia 01 B di Cristina Cimato n dispositivo wireless per il monitoraggio dell'attività T della corteccia cerebrale, in- sieme a dispositivi r obot ica per aiutare nei movimenti, offre nuove prospettive per i pazienti affetti da patologie neurologiche. Dopo una sperimentazione in laboratorio che ha dato risultati ottimi il progetto Cyberbrain, ideato e sviluppato all'interno dell'area ricerca e sviluppo dell'italiana ab medica, approderà, subito dopo la registrazione come marchio Ce, al trial clinico sui pazienti epilettici. Questo piccolo strumento, che potrà essere poi utilizzato anche in ambito neuroriabilitativo, si differenzia dalle esistenti tecniche di monitoraggio cerebrale a oggi disponibili per l'assenza di cavi sottocutanei. Impiantato sulla corteccia e dotato di una griglia integrata con 64 elettrodi, registra l'attività della corteccia e la stimola elettricamente, ma identifica anche i movimenti programmati della corteccia per poi inviare impulsi a un arto robotico o a un esoscheletro. «Una delle problematiche maggiori del monitoraggio cerebrale», ha commentato Pantaleo Romanelli, direttore scientifico di ab medica e del Centro Cyberknife presso il Centro Diagnostico Italiano, «è relativo alla permanenza limitata nel tempo degli elettrodi. I fili dopo pochi giorni devono essere rimossi per non causare infezioni, e se in questo lasso di tempo non si verificano episodi epilettici l'esame risulta infruttuoso. Il nuovo dispositivo è stato testato in un centro specializzato di Grenoble su un primate per sei mesi, senza evidenziare alcun problema di tollerabilità. Il progetto è nato per semplificare il trattamento chirurgico per i casi di epilessia grave che non rispondono adeguatamente alla terapia farmacologica. «Con questa strumentazione si può registrare l'attività ma anche stimolare il cervello evocando per esempio i movimenti fini delle dita, così come bloccare un movimento attraverso una controscarica per abortire una crisi epilettica», ha precisato Romanelli, «questo ci permette di effettuare una stimolazione on demand e quindi fermare una crisi senza asportare la regione della corteccia interessata». L'obiettivo sarà poi quello di far dialogare questo strumento con device indossabili, ossia inviare segnali motori a braccia robotiche o a esoscheletri. «Attualmente è in sviluppo un caschetto esterno per monitorare l'attività delle onde cerebrali così da inviare comandi o risposte. Il fine sarà quello di integrare sistemi simili in più ampi progetti domotici. Abbiamo presentato il dispositivo al professor Stephen Hawking, che si è mostrato molto entusiasta. Va detto che l'80% della chirurgia dell'epilessia viene svolta negli Stati Uniti, quindi lì la sensibilità sull'argomento è sicuramente più alta», ha concluso Romanelli. Robot da indossare. I progetti robotici dedicati al mondo della riabilitazione trovano spazio fino al 28 marzo alla 14a edizione di Mecspe, la fiera internazionale delle tecnologie per l'innovazione organizzata da Senaf. Fra i vari prototipi l'Istituto di Biorobotica della Scuola superiore di Sant'Annapresen- terà in anteprima HX, un di danni neurologici come ictus o lesioni. Questo esoscheletro, che fa parte del più ampio progetto Way (wearable interfaces for hand function recovery) fornisce un aiuto in attesa della rigenerazione dei tratti nervosi danneggiati. La ricerca di Way si è concentrata finora in special modo sulla realizzazione di un'interfaccia uomo-macchina per permettere un controllo intuitivo dei dispositivi tecnologicamente avanzati. Nell'ambito delle interfacce cervello-computer, presso il centro NeuroMed di Pozzilli si utilizzano sistemi per far comunicare il sistema nervoso con un dispositivo informatizzato. Questo nuovo metodo si basa sulla registrazione e sulla decodifica di frequenze provenienti dalla corteccia cerebrale durante la somministrazione di test cognitivi e motori, senza l'uso di stimolazioni elettriche. La metodica di Brain-computer interface è stata sistema indossabile utilizzabile da chi non riesce più a muovere un arto a causa 1'ct-, >n il ., ,,_, :, utilizzata su una giovane paziente cor, una forma epilettica farmacoresistente ed è risultata sicura e ben tollerata «Queste tecnologie», ha commentatc Antonio Sparano, responsabile delle stroke unit di NeuroMed, «avranno un ruolo sempre maggiore nel trattamento riabilitativo di alcune patologie neurologiche». Innovativi test e farmaci. Di recente presso l'Istituto Nazionale Tumori Regina Elena di Roma ha avuto luogc una serie di incontri in occasione della Settimana del Cervello, evento mondiale che ha il fine di rendere edotto il grande pubblico sulla ricerca scientifica nell'ambito di questo affascinante organo. Quest'anno sono stati divulgati anche alcuni dati da Marta Maschio responsabile del Centro per la cura dell'Epilessia Tumorale (CET) del Dipartimento di Neuroscienze Ire. Nel 2015 è stata anche pubblicata una survey nazionale incentrata sulla gestione dei pazienti con epilessia correlata a una neoplasia cerebrale. «Ne soffrono circa 15-20 mila persone su un totale di 50( mila epilettici, quindi è una parte di popolazione esigua, ma per essi c ancor più è necessario affrontare il monitoraggio delle funzioni cerebrali in modo efficace soprattutto attraverso test neuropsicologici avanzati L'approccio neuropsicologicc è complesso ma attualmente il supporto tecnologico È molto efficace», ha spiegate Maschio, «se ci si accorge che il paziente presenta un decadimento delle performance cognitive, sono disponibili software di ultima generazione che permettono anche di effettuare un processo di riabilitazione delle funzioni deficitarie». Una delle frontiere più interessanti è poi quella della ricerca traslazionale a livello geneticc sulla sperimentazione di nuovi farmaci che agiscono in modo più mirato. «Gli studiosi si stanno concentrando sulla comprensione di alcuni tipi di epilessia», ha aggiunto Marta Maschio, «ir particolare su taluni neurotrasmettitori e micro Rna responsabili non solo della comparsa delle crisi, ma anche potenzialmente capaci di ridurre o rallentare la comparsa della malattia». (riproduzione riservata)