Fisica e teoria dei gruppi Parte 2 Dal teorema di Noether alla Gruppenpest Luisa Bonolis Laboratorio Interdisciplinare per le Scienze Naturali e Umanistiche SISSA - Trieste [email protected] - www.luisabonolis.it A.I.F. Scuola di Storia della Fisica Piacenza, 18-24 febbraio 2013 I matematici di Göttingen e la teoria generale della relatività di Einstein La nozione di invariante è al cuore della presentazione di Minkowski della relatività speciale. In un riferimento qualsiasi, una particella in moto uniforme descrive una linea d’universo, il cui elemento infinitesimo è rappresentato dall’invariante 4-dimensionale: dτ=1/c(c2dt2-dx2-dy2-dz2)1/2 La geometria dei 4-vettori di Minkowski definita sulla superficie dell’iperboloide dalle trasformazioni del gruppo di Lorentz, può essere vista come una geometria nel senso del Programma di Erlangen di Klein. Secondo Klein la relatività speciale poteva infatti essere interpretata come la Invariantentheorie del gruppo delle trasformazioni di Lorentz. Nei suoi sforzi di mettere in luce le connessioni tra il suo Programma di Erlangen e il lavoro di Minkowski, Einstein, Hilbert e gli altri, Klein terrà lezioni sulla teoria della relatività dall’estate 1916 all’estate 1917. Klein e Hilbert invitano Einstein a Göttingen Emmy Noether a Ernst S. Fischer (novembre 1915): «La teoria degli invarianti qui va per la maggiore [...] la prossima settimana Dal 29 giugno al 7 Hilbert terrà un seminario sugli invarianti luglio 1915 Einstein è invitato dai matematici differenziali di Einstein» Einstein: «Qui avuto la piacevole esperienza di convincere completamente i matematici [...] Non c’è paragone tra Berlino e Göttingen quanto a vivacità e interesse accademico, almeno in questo campo». a tenere 6 seminari sullo stato delle sue ricerche su relatività e gravitazione. Sulle spalle dei giganti... Tra la fine del 1915 e i primi mesi del 1916 Einstein e Hilbert presentano le equazioni del campo gravitazionale. Bernhard Riemann L’idolo di Klein Gregorio Ricci-Curbastro (1853-1925) Tullio Levi-Civita (1873-1941) Einstein: “Il fascino di questa teoria non può che apparire evidente a chiunque l’abbia veramente compresa. Rappresenta un vero e proprio trionfo del metodo del calcolo differenziale assoluto fondato da Gauss, Riemann, Christoffel, Ricci e Levi-Civita”. A. Einstein, Zur allgemeinen Relativitätstheorie (25 novembre 1915) D. Hilbert, Die Grundlagen der Physik (20 novembre 1915) Emmy Noether e la teoria degli invarianti Nel 1903 le università bavaresi concedono la possibilità di iscrizione alle donne che hanno sostenuto la licenza. Nell’autunno 1904 Emmy si iscrive alla Facoltà di filosofia dell’Università di Erlangen, frequentando esclusivamente i corsi di matematica. È l’unica donna insieme a 46 uomini (2 sole donne su 1000 studenti) Emmy Noether 1882-1936 Nel 1907 Emmy si laurea summa cum laude. Suo relatore di tesi è Paul Gordan, il re degli invarianti, collega e grande amico di suo padre. I suoi lavori consistevano in venti pagine di formule ininterrotte e si diceva che le poche righe di testo fossero aggiunte dagli amici... Nel complesso, lo stile del lavoro matematico di Gordan era algoritmico (alla sua morte Hilbert ebbe infatti a dire: «Er war ein Algoritmiker»). Rifuggiva dal presentare le sue idee in forme letterarie informali. Derivava i suoi risultati per via computazionale, lavorando in direzione dello scopo desiderato senza offrire spiegazioni dei concetti che ne motivavano il lavoro. Dallo stile algoritmico alla Gordan all’approccio astratto alla Hilbert Emmy inizia a lavorare, senza alcun contratto né compenso, presso l’Istituto di Matematica di Erlangen, collaborando con suo padre e con i due successori di Gordan. Uno di loro in particolare, Ernst Fischer, ebbe un’influenza notevole sul suo lavoro nel campo dell’algebra. Sotto la guida di Fischer Emmy Noether si avvicinerà all’approccio astratto di Hilbert, abbandonando lo stile formale che aveva caratterizzato la sua tesi. Lei stessa definirà il suo lavoro «una giungla di formule, una pura faccenda di conti». Ernst S. Fischer 1875-1954 Nel 1908 viene eletta membro del Circolo Matematico di Palermo. Nel 1909 viene invitata a far parte della Deutsche Mathematiker Vereinigung. È la prima donna a partecipare alla riunione annuale della Società. «Ricordo chiaramente una persona in visita che, sebbene una donna, mi sembrò simile a un cappellano cattolico di una parrocchia di campagna.Vestita con un indescrivibile pastrano nero che le sfiorava la caviglia, un cappello da uomo da cui spuntavano capelli corti (ancora una rarità all’epoca) e con una borsa a tracolla sistemata di traverso simile a quella dei ferrovieri all’epoca dell’impero. Era una ben strana figura...» (Ricordo di un nipote del matematico Franz Mertens, 1913) Il divino Felix i a “F a i g i l a v a l i a ev ö G a ” n e g n i t t A Hermann Weyl, arrivato a Göttingen nel 1903, Hilbert apparve come il Pifferaio magico, che con l’irresistibile richiamo del suo dolce flauto lo attirava nel profondo fiume della matematica Nel 1893 arriva Sommerfeld, (allievo di Hilbert a Königsberg) che subisce la forte influenza di Klein. Tredici anni dopo cominciò a insegnare fisica teorica a Monaco. Max Born: «Appresi che Göttingen era la mecca della matematica tedesca e che vi abitavano tre profeti: Felix Klein, David Hilbert e Hermann Minkowski». 1903-1904 Emmy Noether frequenta l’Università di Göttingen come uditrice e segue i corsi di Felix Klein, David Hilbert e Karl Schwarzschield Nel 1904 il giovane Max Born arriva a Göttingen da Breslau: «La mia vita scientifica fu affascinante e piena di ispirazione fin dall’inizio…Mi concentrai sulla matematica e sulla fisica, rappresentate da Hilbert e Voigt…I corsi di Hilbert conducevano sempre in un nuovo mondo. Uno di questi riguardava la meccanica avanzata, fondata sui metodi di Hamilton-Jacobi e l’idea di trasformazioni canoniche. Ciò che imparai là mi fu più tardi di enorme aiuto per lo sviluppo della meccanica atomica, nel periodo 1920-25 che precedette la nascita della meccanica quantistica». Nel 1905 Born divenne l’assistente di Hilbert e in questa veste gli preparava le trascrizioni delle lezioni destinate alla sala di lettura. Born non si separò mai da questi manoscritti che lo accompagnarono nel corso delle sue vicissitudini, dal suo abbandono della Germania fino al suo ritorno in patria dopo la guerra. Invitata da Hilbert e Klein come una esperta della teoria degli invarianti, Emmy Noether si stabilisce a Göttingen fin dall’aprile 1915. Il 20 luglio 1915 Noether fa richiesta per l’abilitazione all’insegnamento, che nessuna donna aveva ancora ottenuto in Germania. Nonostante i loro sforzi il Ministero dopo due anni rispose: «Non si possono concedere eccezioni, anche in un caso così particolare in cui l’eccezione è innegabile». Hilbert risolse il problema a modo suo. Nel semestre invernale 1916-1917 la Noether tenne lezioni sulla teoria degli invarianti, annunciate con il nome del prof. Hilbert. L’interesse di Klein per simmetrie e leggi di conservazione Stimolato dall’approccio di Minkowski, basato sulle proprietà di invarianza del gruppo di Lorentz che si combinavano con la sua grande ammirazione per Riemann che aveva fornito l’apparato matematico dove Einstein aveva inquadrato le sue idee fisiche. Klein nutriva un forte interesse per questi argomenti che scaturiva dall’individuare una correlazione fra le idee alla base della teoria speciale e generale della relatività e il suo Programma di Erlangen, vero e proprio manifesto sull’importanza dei gruppi di trasformazioni e dei loro invarianti per la geometria. Il tutto si integrava con la sua grande ammirazione per Riemann, che Klein vedeva così sorprendentemente giustificata dalla teoria di Einstein sulla gravitazione. La connessione tra le 10 leggi di conservazione della meccanica classica - energia, impulso e del momento angolare, conservazione del moto del centro di massa - e le corrispondenti simmetrie dello spazio-tempo - traslazioni nello spazio e nel tempo, rotazioni - erano da diversi anni al centro degli interessi di Klein, come si deduce anche dal testo delle conferenze da lui tenute negli anni 1915-1917 sugli sviluppi della matematica nel XIX secolo. Nel frattempo Hilbert continuava ad occuparsi di relatività generale e in particolare dell’apparente venir meno delle leggi di conservazione dell’energia-impulso nella teoria. Entrambi chiesero a Emmy Noether di assisterli in questa questione. I teoremi di Noether 24 maggio 1918, Einstein a Hilbert: Ieri ho ricevuto dalla signorina Noether un lavoro molto interessante sugli invarianti. Mi impressiona molto il fatto che qualcuno riesca a comprendere questioni di questo tipo da un punto di vista così generale. Non sarebbe stato male mandare la vecchia guardia di Göttingen a scuola da Fräulein Noether. Di sicuro conosce bene il suo mestiere. 2 luglio 1918: Felix Klein presenta all’Accademia Reale delle Scienze di Göttingen il lavoro di Noether Invariante Variationsprobleme.Vi si presentavano due teoremi e i loro inversi che rivelavano nel modo più generale la connessione tra simmetrie e leggi di conservazione in fisica, generalizzando una serie di risultati ottenuti in epoche diverse a tutti i gruppi continui finiti e infiniti. Questo lavoro rappresentava la sua tesi di abilitazione. Legame tra contenuto delle leggi fisiche e struttura dello spazio-tempo Ciascun principio di conservazione di una quantità fisica si basa sull’invarianza formale delle leggi. Per ciascuna simmetria continua o discreta della funzione di Lagrange che rappresenta il sistema fisico, esiste una quantità che si conserva nel corso dell’evoluzione del sistema. Nel caso delle trasformazioni euclidee il teorema fornisce la conservazione dell’energia totale, dell’impulso e del momento angolare in corrispondenza dell’invarianza della lagrangiana per traslazione temporale, spaziale, rotazione. I tre grandi principi di conservazione della fisica si basano ciascuno su una ben precisa simmetria dello spazio-tempo. Il primo teorema di Noether contiene la derivazione delle 10 leggi classiche di conservazione della meccanica già scoperte da Joseph Louis Lagrange (1736-1813), William Rowan Hamilton (1805-1865) e Carl Gustav Jacobi (1804-1851). Nel 1890 Poincaré aveva messo in evidenza, senza dimostrarla esplicitamente, la connessione fra invarianza delle equazioni de moto sotto traslazioni spaziali e temporali, rotazioni e trasformazioni di Galilei, la conservazione dell’energia, dell’impulso, del momento angolare e del moto uniforme del centro di massa. Nel 1911 Klein si era reso conto che la connessione fra proprietà di simmetria di un sistema e le sue leggi di conservazione è correlata al lavoro di Lie sulla teoria dei gruppi applicata alle equazioni differenziali. Su suggerimento di Lie, Friedrich Engel (studente e collaboratore di Lie) aveva mostrato nel 1916 la connessione fra gruppo di invarianza della meccanica classica e le leggi di conservazione della quantità di moto, del momento angolare e della velocità del baricentro in un caso particolare e nell’ambito della teoria di Lie. Queste ricerche estendevano alla meccanica galileiana e relativistica il punto di vista che Klein aveva già applicato con successo alla geometria. Il potere della matematica «I principi della meccanica hanno un’origine gruppale» Sophus Lie Il Teorema I riguarda le simmetrie descritte da gruppi di Lie finitodimensionali, come il gruppo delle rotazioni, il gruppo di Lorentz. Se il sistema è invariante rispetto al gruppo, esiste una quantità conservata corrispondente a ciascun elemento dell’algebra di Lie che ha come elementi i generatori del gruppo. Per una teoria di campo il teorema I afferma che esiste una corrente localmente conservata per ciascun elemento dell’algebra. Questo risultato molto generale è valido per sistemi discreti, continui, classici e quantistici. Il Teorema II afferma che quando l’azione è invariante rispetto a un gruppo di Lie infinito-dimensionale valgono certe identità, o “dipendenze” come le chiamava la Noether, tra le funzioni di Lagrange della teoria e le loro derivate. Nel caso particolare della relatività generale queste non sono altro che le “identità di Bianchi” che forniscono la legge di conservazione del tensore energia-impulso a partire dalle equazioni del campo. Tullio Levi-Civita, che conosceva queste identità già trovate dal suo maestro RicciCurbastro (derivate indipendentemente da Bianchi nel 1902) aveva dimostrato questa legge di conservazione nel 1917 (Sulla espressione analitica spettante al tensore gravitazionale nella teoria di Einstein). Il lavoro della Noether incorporava in modo inedito differenti campi della matematica e della fisica matematica: 1) La teoria degli invarianti algebrici e differenziali 2) La geometria di Riemann e il calcolo delle variazioni nel contesto della relatività generale, della meccanica e della teoria dei campi 3) La teoria dei gruppi, in particolare la teoria dei gruppi di Lie per risolvere le equazioni differenziali per mezzo dei loro gruppi di invarianza. Proprietà Invarianza delle equazioni Omogeneità del tempo Invarianza per traslazione temporale Omogeneità dello spazio Invarianza per traslazione spaziale Isotropia dello spazio Invarianza per rotazione Quantità conservata Energia Impulso Momento angolare Tardiva affermazione del lavoro di Noether I teoremi di noether si applicano alle lagrangiane e alle densità di lagrangiane dipendenti da un numero arbitrario di campi con un numero arbitrario di derivate. Per molto tempo il teorema non viene menzionato, nemmeno da Weyl, che ben doveva conoscere questi risultati. Il ritorno in auge delle formulazioni lagrangiane riporta all’attenzione il teorema, soprattutto dopo il 1958, quando Feynman e Gell-Mann pubblicano il lavoro sulla teoria V-A delle interazioni deboli. Pur non facendo riferimento al teorema mettono in evidenza la connessione tra correnti conservate e simmetrie. Anche Schwinger usa il teorema nel 1957, pur non facendo riferimento alla Noether. Nina Beyers mette in evidenza come con l’approccio hamiltoniano non sia stata favorita la connessione che invece viene fuori quando si comincia a pensare alle teorie delle interazioni forti e deboli come a teorie di campo lagrangiane governate da un principio di azione. Quando la teoria lagrangiana di campo diventa il punto di partenza per una teoria delle particelle elementari, quando i teorici cominciarono ad utilizzare gli integrali sui cammini, i gruppi di Lie e le simmetrie di gauge, il teorema di Noether divenne uno strumento di base nel loro arsenale. Nel 1932, quando Emmy Noether prese la parola al Congresso Internazionale dei Matematici di Zurigo, i suoi contributi allo studio dell’algebra erano riconosciuti come fondamentali: basti pensare che due anni prima uno dei suoi migliori allievi, Bartel Leender van der Waerden, dava alle stampe il volume Moderne Algebra, in gran parte basato sulle idee innovative di Emmy, oggi divenuto un classico e che può essere considerato come l’atto d’inizio dell’algebra moderna. “I ragazzi della Noether” «All of us like to rely on figures and formulas. For her, these tools were worthless - in fact, obstructing. She was concerned with concepts only, not with visualization or calculation» (van der Waerden, necrologio di E.Noether) Emmy Noether e M. L. Du primavera del 193 Il triumvirato di Göttingen: Hilbert, Born e Franck Max Born si spostò a Göttingen nel 1921 come successore di Peter Debye. Heisenberg arrivò a Göttingen verso la fine dell’ottobre 1922, per l’inizio del semestre invernale. IL FESTIVAL DI BOHR. Nel giugno 1922, Bohr, che quello stesso anno avrebbe ricevuto il premio Nobel, tenne una serie di conferenze generali sulla fisica atomica quantistica a teorici tedeschi e a loro studenti riuniti a Göttingen. Bohr era contrario al clima di boicottaggio culturale internazionale contro la Germania. Primo incontro con Heisenberg. L’evento rappresenta l’inaugurazione non ufficiale di Göttingen come centro di fisica atomica teorica e terzo punto del triangolo quantistico con Monaco e Copenhagen. David Hilbert e Richard Courant, Methoden der mathematischen Physik (1924). Due volumi di circa 1000 pagine a cui collaborarono in molti (tra cui in particolare Pasqual Jordan). Il secondo volume è dedicato alla teoria delle equazioni differenziali alle derivate parziali. La formulazione di Schrödinger della meccanica quantistica rese evidente la rilevanza delle tecniche di Hilbert e Courant per la meccanica ondulatoria. Il seminario di fisica tenuto a Göttingen, che era stato frequentato da Poincaré, Lorentz, Planck, Nernst, Bohr, ora con Max Born, diveniva il luogo di richiamo per una nuova generazione di fisici come Dirac, Heisenberg, Fermi, Pauli, Oppenheimer. Pascual Jordan (1903-1957) Una nuova generazione a Göttingen Le ultime lezioni di Hilbert sugli sviluppi della meccanica quantistica tenute nel 1926-1927 furono raccolte nel volume Über die Grundlagen der Quantenmechanik (1927) a cui collaborò von Neumann. John von Neumann (1903-1957) Nel periodo 1926-1932 von Neumann elaborò il formalismo dello spazio di Hilbert della meccanica quantistica in maniera sistematica e matematicamente rigorosa. I risultati di questo lavoro furono pubblicati nei Matematische Grundlagen der Quantenmechanik (1932) La meccanica quantistica fa ampio uso dei teoremi più avanzati dell'algebra lineare. Il modello matematico, formalizzato principalmente da Paul Dirac e John Von Neumann, descrive i possibili stati di un sistema quantistico come elementi di un particolare spazio di Hilbert uno spazio vettoriale che generalizza la nozione di spazio euclideo; e le grandezze osservabili (quali posizione, velocità, etc.) come operatori hermitiani. I valori che possono assumere queste grandezze quando vengono effettivamente misurate sono gli autovalori dell'operatore. In meccanica quantistica uno stato fisico può essere rappresentato da un elemento (vettore o ket) o da una opportuna combinazione lineare di elementi dello spazio di Hilbert. Le funzioni d'onda associate agli stati di un elettrone in un atomo di idrogeno sono gli autovettori di alcuni particolari operatori usati in meccanica quantistica. In matematica, in particolare in algebra lineare, un autovettore di una trasformazione lineare tra spazi vettoriali è un vettore la cui immagine è il vettore In meccanica classica gli autovettori delle equazioni che descrivono un sistema fisico corrispondono spesso ai modi di vibrazione di un corpo, e gli autovalori alle loro frequenze. In meccanica quantistica gli operatori corrispondono a variabili osservabili, gli autovettori sono chiamati anche autostati e gli autovalori di un operatore rappresentano quei valori della variabile corrispondente che hanno probabilità non nulla di essere misurati. Il termine autovettore è stato tradotto dalla parola tedesca Eigenvektor, coniata da Hilbert nel 1904. Eigen significa proprio caratteristico. In questa trasformazione lineare della Gioconda l'immagine è modificata ma l'asse centrale verticale rimane fisso. Il vettore blu ha cambiato lievemente direzione, mentre quello rosso no. Quindi il vettore rosso è un autovettore della trasformazione e quello blu no. Inoltre, poiché il vettore rosso non è stato né allungato, né compresso, né ribaltato, il suo autovalore è 1. Tutti i vettori sull'asse verticale sono multipli scalari del vettore rosso, e sono tutti autovettori: assieme all'origine formano l'autospazio relativo all'autovalore 1. Il nuovo ruolo delle simmetrie nella meccanica quantistica I fisici erano abituati alle simmetrie tipiche della meccanica classica, ma ora si trovavano a riconoscere che un sistema di particelle identiche, come gli elettroni in un atomo, è caratterizzato da una simmetria nuova: il sistema rimane invariato per permutazione degli stati quantici delle n particelle. Una simmetria che fornisce la chiave al principio di esclusione e alle statistiche quantiche. Heisenberg esamina il problema dei due elettroni nell’atomo di elio e trova che esistono due insiemi di livelli energetici che non si combinano tra di loro. Questa separazione discende dalla simmetria dell’Hamiltoniana del sistema sotto permutazione delle particelle. La separazione dello spettro dell’elio in due stati (orto-elio e para-elio) porta a comprendere come il dover restringere la funzione d’onda ad essere antisimmetrica è ciò che porta al principio di esclusione di Pauli. Heisenberg si trova ora ad affrontare il problema dello spettro di un sistema atomico con due o più elettroni. Ma i calcoli appaiono proibitivi. Il problema attira l’attenzione di un giovane ungherese appena laureato in ingegneria chimica. Jenö Pál Wigner 1921 - Si iscrive alla Technische Hochschule a Berlino 1924 - Per il suo Diplomarbeit fa un lavoro sulla struttura cristallina dello zolfo rombico nel quale utilizza i gruppi spaziali classici 1925 - Si laurea in ingegneria chimica con Michael Polanyi con una tesi dal titolo Bildung und Zerfall von Molekülen 1926 - Tornato a Budapest riceve la lettera di un cristallografo del Kaiser Willhelm Institut di Berlino che voleva un assistente «per scoprire perché nei cristalli gli atomi occupano posizioni che corrispondono ad assi di simmetria…Mi disse anche che questo aveva a che fare con la teoria dei gruppi». Wigner studia il classico Lehrbuch der Algebra di H. Weber. La teoria dei gruppi, che serve a classificare i cristalli in base ai loro gruppi di simmetria, può aiutare i fisici a “classificare” gli stati di un sistema atomico in base alle simmetrie tipiche di questi sistemi? Wigner legge il lavoro di Heisenberg in cui risolve il problema dello spettro dell’elio che rappresenta la prima applicazione del principio di Pauli : le autofunzioni atomiche devono essere antisimmetriche sotto permutazione degli elettroni) e lo estende al caso n = 3 nel lavoro presentato a “Zeitschrift für Physik” il 12 novembre: Über nicht kombinierende Terme in der neueren Quantentheorie. Erster Teil Ma il 26 novembre presenta un secondo lavoro: Über nicht kombinierende Terme in der neueren Quantentheorie. Zweiter Teil: «È chiaro che questi metodi elementari sono a malapena applicabili già ad un atomo con quattro elettroni, perché le difficoltà di calcolo divengono troppo elevate. Tuttavia esiste una teoria matematica del tutto formalizzata che si può applicare in questo caso: la teoria dei gruppi di trasformazioni che è isomorfa al gruppo simmetrico (il gruppo delle permutazioni) fondata e sviluppata alla fine del secolo scorso [...] Queste indicazioni mi sono state amichevolmente fornite dal sig. J. von Neumann [...]» 1928 - Wigner scrive tre articoli con von Neumann in cui viene fornita una base più rigorosa generalizzando l’intera teoria al caso di elettroni dotati di spin Hermann Weyl 1908 - Si laurea con Hilbert con una tesi sugli invarianti integrali e rimane a Göttingen come suo assistente 1913 /1930 - Cattedra di matematica alla Technische Hochschule di Zurigo 1930 /1933- Cattedra di matematica a Göttingen 1930 / 1952 - Princeton, Institute for Advanced Studies 1918 - Nel tentativo di una teoria unificata di gravitazione e elettro-magnetismo mostra che la gauge invariance determina la conservazione della carica. Impressionato dalla relatività generale scrive Raum, Zeit, Materie Hermann Weyl 1923/ 1938 - Crea una teoria generale della rappresentazione dei gruppi continui mediante matrici 1925 - Mostra che esiste una corrispondenza biunivoca fra le rappresentazioni irriducibili del gruppo delle permutazioni sullo spazio a 2N dimensioni delle variabili di spin di N elettroni e quelle del gruppo U (2) 1928 - Pubblica Gruppentheorie und Quantenmechanik. Il libro nasce dal corso tenuto nell’anno accademico 1927 /1928 a Zurigo. Nel 1930 esce l’edizione inglese rielaborata in base alle lezioni tenute a Princeton nel 1928/1929: «Tutti i numeri quantici, ad eccezione del numero quantico principale, sono indici che caratterizzano le rappresentazioni di gruppi». 1929 - Mostra che l’origine delle interazioni elettromagnetiche risiede nell’invarianza rispetto a trasformazione di gauge. 1928 - Dirac fa un seminario a Princeton intitolato Quantum Mechanics without group theory in cui mostra le connessioni dell’energia di scambio con le variabili di spin. Nel corso della discussione Weyl fa notare a Dirac che tutti gli argomenti da lui usati non sono altro che applicazioni della teoria dei gruppi, contrariamente a quanto “pubblicizzato” nel titolo. Risposta di Dirac: «Quello che ho affermato è che avrei ottenuto i risultati senza presupporre la conoscenza della teoria dei gruppi». 1929 - J.C. Slater pubblica The Theory of Complex Spectra in cui ottiene le energie dei termini spettroscopici con metodi elementari: «It was a frustrating experience, worthy of the name of a pest. I had what I can only describe as a feeling of outrage at the turn which the subject had taken…as soon as this paper became known, it was obvious that a great many other physicists were as disgusted as I had been with the group-theoretical approach to the problem. As I heard later, there were remarks made such as “Slater has slain the ‘Gruppenpest’”». ( J.C. Slater, autobiografia) Heisenberg: «There was first the helium problem where one saw the two term systems. And then I tried to do a similar thing for molecules with three equal nuclei. There I realized that I had to do with a new group property. But I could’nt do it well, and then the paper of Wigner appeared, who really did the things well… and then I realized that the group theory was a very important part. So for some time then everybody learned group theory and representations -- the papers of Schur, the books of Schur. But then there came the paper of Slater, who succeded, more or less, to reduce everything to the Pauli principle. So one didn’t need too much this detailed work of Schur …» (Heisenberg intervistato da T. Kuhn il 19 febbraio 1963) 1935 - Nella prefazione al volume The Theory of atomic Spectra ecco cosa scrivono E. U. Condon e G. H. Shortley a proposito di teoria dei gruppi: «The reader will have heard that this mathematical discipline is of great importance for the subject. We manage to get along without it…why add this additional burden to the load? » La Gruppenpest Nel 1931 - Scoppia ufficialmente la “Gruppenpest”. I risultati elaborati da Wigner in una serie di articoli vengono presentati in forma sistematica e didattica nel volume Gruppentheorie und ihre Anwendung in der Theorie der Atomspektren. Nella prefazione Max von Laue scrive: «Quasi tutte le regole della spettroscopia discendono dalla simmetria del problema». Il “drago dei gruppi” ucciso da Slater. Disegno eseguito da George Gamow Fa riferimento al lavoro di Slater The Theory of Complex Spectra in cui ottiene le energie dei termini spettroscopici con metodi elementari Allievo di Emmi Noether, van der Waerden diviene il più autorevole seguace e continuatore della sua linea di ricerca nel campo dell’algebra astratta. Nel 1931 ottiene la cattedra di matematica a Lipsia dove lavora a stretto contatto con Heisenberg e Hund. Nel 1932 pubblica Die Gruppentheoretische Methode in der Quantenmechanick 1933 Epilogo Emmy Noether alla stazione di Göttingen nell’ottobre 1933, al momento della sua emigrazione negli Stati Uniti. Morirà di cancro nel giro di pochi anni. The New York Times - November 11, 1938 An estimated 2,000 - 2,500 Jews died as a result of Kristallnacht (murdered during the pogroms or death in transit to concentration camps); some were beaten to death. 30,000 Jews were abducted to concentration camps. 8,000 Jewish shops, windows smashed with sledgehammers leaving the streets covered with glass. 1,668 synagogues were ransacked; 267 were destroyed by fire. The Jews were fined 1 billion reichsmarks to repair the property damage and restore cleanliness to the German streets. Hilbert al ministro dell’educazione: «...Matematica? A Göttingen non esiste più!...»