Protocollo TCGM AIEOP 2004 1. 0 BACKGROUND I tumori a cellule germinali maligni (TCGM) dell’età pediatrica sono tumori rari: rappresentano infatti circa il 3% di tutte le neoplasie maligne diagnosticate in tale fascia di età, con ampie variazioni di frequenza in base all’intervallo di età considerato. Sono fra le neoplasie solide più aggressive e hanno un tempo di raddoppiamento di circa 20 giorni, molto simile a quello dei linfomi non Hodgkin ad alto grado. L’utilizzo di un approccio multidisciplinare e, soprattutto, dei moderni schemi chemioterapici ha completamente rivoluzionato la prognosi di queste malattie, sia nell’adulto che nel bambino, permettendo di ottenere percentuali di sopravvivenza variabili dall’80 al 100%. Gli ottimi risultati nella cura di questa patologia non vengono tuttavia ottenuti facilmente, ma solo grazie all’impiego di mezzi diagnostici e terapeutici idonei. 1.1 Generalità I TCGM presentano una tipica distribuzione bimodale con un picco intorno ai 2 e ai 20 anni di età; sono in genere tumori voluminosi, a localizzazione gonadica o extragonadica (regione sacro-coccigea, retroperitoneo, mediastino, SNC, faccia, collo, utero e vagina). La prima, tipica dei TCGM dell’adulto, è più frequente nei bambini e negli adolescenti, mentre la sede extragonadica è caratteristica dei neonati e dei bambini di età < 3 anni. Questa distinzione non riguarda solo la sede, ma anche i tipi istologici e l’andamento clinico della malattia, rendendo la neoplasia nell’adolescente assimilabile a quella dell’adulto (1, 2, 3). Tra le diverse possibili sedi di insorgenza, la regione sacro-coccigea, seguita dall’ovaio, costituiscono i siti di più frequente interessamento, mentre la localizzazione testicolare, nel bambino prepubere, è di più raro riscontro. Dal punto di vista istologico (capitolo 11.0), i TCGM sono un gruppo eterogeneo di tumori. Di recente, sotto gli auspici della WHO (World Health Organization), l’American Force Institute of Pathology (AFIP) e i principali Centri anatomo-patologici a livello mondiale hanno adottato una nuova classificazione istologica (4). Questa si basa sulla teoria istogenetica secondo cui tutti i diversi tipi morfologici di tumori a cellule germinali derivano da cellule germinali neoplastiche che differenziano secondo varie direzioni. Tale classificazione differisce da quella 1 Protocollo TCGM AIEOP 2004 proposta dal British Testicular Tumor Panel (BTTP) secondo la quale le neoplasie germinali vanno distinte in due categorie: a) seminoma/disgerminoma (di derivazione dalle cellule germinali); b) teratoma (originato da blastomeri embrionali sfuggiti al controllo degli organizzatori nel corso dello sviluppo). Dal punto di vista pratico distinguiamo: i tumori a cellule germinali maligni non germinomatosi (TCGMNG); carcinoma embrionale – CE; tumore del seno endodermico o del sacco vitellino o yolk sac tumor – TSE; coriocarcinoma; teratoma con componente maligna sarcomatosa o carcinomatosa; forme miste, nelle quali diverse componenti sono presenti nello stesso tumore; i germinomi (la terminologia più specifica distingue: seminoma se a localizzazione testicolare, disgerminoma se a localizzazione ovarica, germinoma quando è localizzato al SNC o al mediastino). I TCGMNG tendono a metastatizzare per via linfatica ed ematica, soprattutto ai polmoni; i germinomi hanno una prognosi migliore, metastatizzano prevalentemente per via linfatica e le metastasi ematogene sono rare. In generale i germinomi hanno una prognosi migliore rispetto i TCGM non germinomatosi. Al di sotto dei 4 anni i TCGM sono rappresentati quasi esclusivamente da tumori del seno endodermico, puri o associati a teratoma; nel paziente adolescente l’istologia include tutte le varianti, spesso combinate tra loro, come accade nella popolazione adulta. I teratomi (maturi e immaturi) con marker tumorali nei limiti di norma, non sono inclusi nei TCGM, e vengono trattati in un addendum a parte (addendum 7) Si intendono fornire linee guida di trattamento. 1.2 Marker Nella maggioranza dei casi, nel siero di pazienti affetti da TCGM sono dosabili uno o due marker tumorali: α-fetoproteina (αFP) e β-subunit of Human Chorionic Gonadotropin (βHCG). L’ αFP è normalmente elevata durante la vita fetale e diminuisce progressivamente dopo la nascita, raggiungendo valori normali dopo l’8° mese di vita (addendum 1) l’emivita plasmatica è di 5 giorni. La βHCG ha una emivita plasmatica di circa 24-36 ore. 2 Protocollo TCGM AIEOP 2004 Nei TCGM non germinomatosi αFP e/o βHCG sono elevate in maniera patologica nel 90% dei casi. L’ αFP è aumentata nel 90% dei TSE, nel 70% dei CE. La presenza di valori patologici dei marcatori circolanti (soprattutto αFP) in teratomi (maturi e/o immaturi) indica la presenza di microfocolai di tessuto maligno, rappresentati nella maggioranza dei casi da microfocolai di TSE. La βHCG è sempre elevata nel coriocarcinoma, e nel 70% dei TCGM in generale (1,2). Nei TCGM germinomatosi invece un aumento della βHCG, solitamente non molto importante, è rilevabile solo nel 30% dei casi, tanto che questi tumori sono anche definiti non secernenti. La semplice determinazione dei marker può essere altamente orientativa per porre diagnosi di TCGM e va comunque fatta sempre prima di ogni procedura terapeutica. Tempi di dimezzamento più lunghi rispetto alla loro emivita e la persistenza di valori patologici dopo un intervento chirurgico sono segni indiretti, ma obiettivi di presenza di metastasi (malattia occulta) e/o di chirurgia non radicale. La lattato deidrogenasi (LDH) rappresenta un marker aspecifico: livelli elevati sono correlati con la massa del tumore (metastasi). La risposta ai trattamenti si accompagna a progressiva riduzione del valore del marker (5). 1.3 Fattori prognostici Dopo il netto miglioramento della prognosi grazie ai moderni schemi chemioterapici, la ricerca di fattori prognostici è risultata fondamentale per permettere di identificare i gruppi di pazienti che possono giovarsi di terapie più aggressive e i gruppi che invece possono ridurre od omettere la chemioterapia adiuvante. L’International Germ Cell Cancer Collaborative Group (IGCCCG) (5) ha messo a punto per la popolazione adulta un “prognostic factor-based staging system” per l’identificazione dei pazienti a rischio e per una successiva migliore pianificazione terapeutica. Fattori prognostici negativi sono: l’istologia (tumori non germinomatosi rispetto ai germinomi) la sede del tumore primitivo (sede extragonadica versus gonadi) la presenza di metastasi viscerali, diverse da quelle polmonari 3 Protocollo TCGM AIEOP 2004 Anche i valori dei marker (αFP, βHCG e LDH) hanno un ruolo fondamentale nella suddivisione delle diverse categorie di pazienti. Sempre in ambito di studi condotti nella popolazione adulta all’interno della malattia localizzata e completamente asportata (Stadio I), sono stati ricercati fattori prognostici che permettessero di identificare i gruppi a più alto rischio di ricaduta. Nei TCGM non germinomatosi localizzati al testicolo, in assenza di metastasi a distanza, la presenza di invasione vascolare peritumorale e di carcinoma embrionale aumenta il rischio di ricaduta di malattia (6, 7). Nei tumori gonadici femminili delle pazienti adulte, la malattia confinata all’ovaio e completamente asportata non riceve ulteriori trattamenti solo nel caso di disgerminoma. Per ogni altra istologia viene spesso consigliata la chemioterapia adiuvante (8, 9, 10). Le conoscenze relative ai tumori germinali in età pediatrica, in termini di fattori prognostici, sono nettamente minori per svariati motivi: esiguità numerica delle casistiche, maggiore eterogeneità della malattia, difficoltà nel comparare i risultati degli studi per la minore standardizzazione della patologia (sistemi diversi di stadiazione, differenti indicazioni chemioterapiche, esclusione/inclusione variabile dei teratomi immaturi in studi non recenti). Dall’analisi multivariata condotta dai ricercatori francesi della Société Française d’Oncologie Pédiatrique (SFOP) su un gruppo di 81 pazienti affetti da TCGM secernenti, con malattia localizzata o metastasi linfonodali (sono esclusi dall’analisi i tumori localizzati e completamente asportati e i casi con metastasi a distanza), emerge che l’αFP rappresenta il fattore prognostico fondamentale seguito dalla sede del tumore e dallo Stadio della malattia (11). Vengono pertanto identificate 3 categorie a rischio suddivise in base a: valori di αFP sede stadio della neoplasia Risultati analoghi vengono confermati in una casistica di 124 casi con malattia localizzata (anche in questo studio sono esclusi i tumori localizzati e completamente asportati) e metastatica dai ricercatori dell’United Kingdom Children’s Cancer Study Group (UKCCSG II) (12) : come per la SFOP, l’αFP si conferma fattore prognostico più importante seguito dalla sede del tumore e successivamente dallo Stadio. In genere, nelle diverse casistiche il valore limite di αFP che identifica il gruppo a prognosi severa è > 10.000 ng/ml. 4 Protocollo TCGM AIEOP 2004 La βHCG, a differenza degli adulti, non sembra rivestire alcun significato prognostico: va tuttavia segnalata l’esiguità numerica dei tumori secernenti βHCG in entrambi i gruppi. L’unica discrepanza tra i 2 studi è rappresentata dalla sede sacro-coccigea, che rappresenta per la SFOP una sede a cattiva prognosi, mentre è considerata a buona prognosi per l’UKCCSG. Anche i ricercatori tedeschi (MAKEI) concordano nel ritenere la localizzazione sacro-coccigea, indipendentemente dalle dimensioni del tumore e dall’estensione nell’osso, dalla presenza o meno di metastasi e dal valore del marker, come categoria ad alto rischio (13, 14). Il precedente protocollo AIEOP conferma il fattore prognostico indipendente della sede extragonadica (15). 1.4 Chirurgia La chirurgia rappresenta uno dei più importanti atti terapeutici nei TCGM (3, 16, 17). Attualmente, in ambito pediatrico (SFOP, POG, UKCCSG) la chirurgia costituisce l’unica procedura terapeutica nella malattia confinata all’organo di origine, asportata in maniera completa (Stadio I), indipendentemente dalla sede della malattia (fa eccezione il gruppo tedesco MAKEI che somministra chemioterapia in caso di tumori sacrococcigei, Stadio I). La chirurgia è fondamentale, infine, per l’asportazione di lesioni residue post-chemioterapia, siano esse metastasi o residui del tumore primitivo (18, 19). 1.5 Chemioterapia L’introduzione del Cisplatino ha completamente rivoluzionato la prognosi dei TCGM, rendendoli guaribili in un’elevata percentuale di casi. Numerosi studi randomizzati e non condotti prevalentemente su pazienti adulti hanno mostrato una maggiore efficacia del Cisplatino rispetto ad altri farmaci, e in particolare nei confronti del Carboplatino (20-25). Al momento attuale il regime chemioterapico di riferimento per TCGM dell’adulto è rappresentato dall’associazione del Cisplatino con l’Etoposide e la Bleomicina (PEB), somministrato per un massimo di 4 cicli (20, 21). Alcuni ricercatori hanno focalizzato la loro attenzione sul ruolo svolto dalla Bleomicina, soprattutto in considerazione della sua tossicità, ma importanti studi randomizzati, condotti sempre su pazienti adulti, hanno dimostrato l’importanza di questo farmaco (26-29). 5 Protocollo TCGM AIEOP 2004 Anche nella realtà pediatrica il Cisplatino è il farmaco più utilizzato in associazione ad altri farmaci (PVB e PEI del gruppo SFOP, PEB del POG/CCG, PE e PEI del MAKEI), mentre i ricercatori inglesi hanno somministrato il Carboplatino in combinazione (JEB) (12, 30), per evitare la tossicità renale e neurosensoriale del Cisplatino, ottenendo comunque un EFS dell’87%. Tale dato è stato confermato da un recente studio nordamericano (31). E’ stato finora eseguito un unico studio comparativo nei TCG pediatrici che ha confermato la maggiore attività del cisplatino rispetto al carboplatino (32). Il gruppo POG ha effettuato uno studio pilota randomizzato per i pazienti pediatrici considerati ad alto rischio, confrontando lo schema PEB con il Cisplatino a dosi convenzionali (20 mg /m2 per 5 gg) versus alte dosi (40 mg/m2 per 5 gg). Risultati preliminari con un EFS a 3 anni mostrano una differenza a favore delle alte dosi di Cisplatino, ma con una maggiore tossicità neurosensoriale, ematopoietica e renale (33, 34). 1.6 Radioterapia La radioterapia rappresenta un’efficace arma terapeutica per i germinomi. Per la occasionalità della malattia nei bambini e soprattutto per le sequele iatrogene, in considerazione della disponibilità di una valida alternativa terapeutica, la radioterapia viene utilizzata solo in casi selezionati. 1.7 Precedenti Studi Italiani 1.7.1 Protocollo AIEOP TCG 91 E’ il primo studio cooperativo italiano sui tumori a cellule germinali in età pediatrica (15). Il trattamento è stato differenziato secondo la sede (testicolare ed extratesticolare) e l’istologia (teratoma maturo, immaturo, tumori germinali maligni non seminomatosi e seminomi). La stadiazione adottata è stata quella della SFOP modificata: unica per tutte le sedi (gonadiche ed extragonadiche) e suddivisa in 4 stadi di malattia. Nel protocollo sono stati arruolati in 8 anni 95 pazienti con TCGM maligni, di cui 14 tumori seminomatosi (TCGMS) e 81 non seminomatosi (TCGMNS) così suddivisi per sedi: 59 gonadici, di cui 23 ovaio con età mediana 129 mesi (range 1-177) e 36 testicolo con età mediana 18 mesi (range 1-190); 36 extragonadici, di cui 30 sacro-coccigei con età mediana 17 mesi (range 1-166), 1 retroperitoneo, 2 6 Protocollo TCGM AIEOP 2004 mediastino, 1 faccia e 1 vulva. Inoltre, sono stati registrati 21 teratomi immaturi e 114 teratomi maturi. 1.7.1.1 Trattamento TCGMNG tumori testicolari Stadio I: sola sorveglianza, dopo l’asportazione chirurgica tumori in altre sedi, stadi I-IV, tumori testicolari Stadio I, con mancata negativizzazione dei marker: trattamento combinato con chirurgia e chemioterapia con modalità diversificate in rapporto allo Stadio e alla risposta terapeutica. Schema Chemioterapico: Carboplatino mg 400/m2/die, gg 1, 2; Etoposide mg 150/m2/die gg 1,2; Actinomicina-D mg 1,5 /m2/die g 21; Ifosfamide mg 3000/m2/die gg 21,22; Vincristina mg 1,5/m2/die g 21. TCGMG Stadio I: sorveglianza dopo chirurgia Stadio II: chirurgia + radioterapia stadi III-IV: trattamento uguale a quello delle forme non seminomatose. In 31 pazienti è stata eseguita all’esordio solo terapia chirurgica con resezione completa della massa; una paziente è stata trattata con radioterapia, dopo la chirurgia completa; 63 pazienti sono stati trattati all’esordio con chemioterapia e con l’asportazione completa della massa in 14 di essi, asportazione con residuo microscopico in 7, con residuo macroscopico in 20; in 22 è stata eseguita solo biopsia. Chirurgia post chemioterapia è stata eseguita in 19 pazienti (completa in 10, parziale in 9). 1.7.1.2 Risultati Tre pazienti sono deceduti per sepsi durante le prime fasi del trattamento; 2 non hanno risposto e 20 pazienti sono recidivati: 9 sono in II remissione, 1 è vivo con malattia, 12 sono deceduti per progressione di malattia. Tutti i pazienti in cui si è ottenuta resezione completa della massa o del residuo post chemioterapia sono rimasti in remissione completa. La sopravvivenza globale è stata dell’81.5% e la sopravvivenza libera da eventi del 71.4%, con una mediana di osservazione di 48 mesi. Dall’analisi dei risultati è stato rilevato che: a) l’asportazione completa della neoplasia all’esordio o in chirurgia differita costituisce un indice prognostico 7 Protocollo TCGM AIEOP 2004 favorevole; b) la localizzazione gonadica presenta, anche in caso di malattia asportata in maniera incompleta o solo biopsiata, un decorso favorevole. All’analisi unifattoriale sono risultate differenze significative per la sopravvivenza relativamente allo Stadio (I,II,IIIa vs IIIb, IIIc; IV: p<0,005) e ai valori di αFP (10000 ng/ml vs >10000 ng/ml, p< 0,001). All’analisi multifattoriale il fattore prognostico indipendente è risultato essere la sede del tumore primitivo (sede gonadica vs extragonadica p< 0,001). Il gruppo a prognosi severa è rappresentato dalla malattia extragonadica asportata in maniera incompleta. Dai dati riportati si evince che i risultati del trattamento delle forme extragonadiche sono inferiori a quelli di altre casistiche pediatriche recenti. E’ possibile che l’utilizzo iniziale di uno schema a 2 farmaci invece che a 3 e l’alternanza di cicli CE e IVA non abbia permesso una ottimale intensità di trattamento delle forme a maggiore rischio, pur con la somministrazione di derivati del platino, ritenuti i farmaci più efficaci nel trattamento dei TCGM. 1.7.2 Protocollo TCGM 98 Dei 20 pazienti finora registrati nel protocollo, 7 avevano tumore testicolare, 6 ovarico, 6 sacro-coccigeo (1 retroperitoneale). 1.7.3 Esperienza dell’Istituto Nazionale Tumori Costituisce una esperienza monoistituzionale, evolutasi nel corso degli anni e mutuata, adattandola al bambino, dall’approccio ai TCGM dell’adulto: da sottolineare la differenza “epidemiologica” fra la casistica AIEOP, che include una maggior percentuale di bambini piccoli e con malattia nella sede sfavorevole extragonadica, rispetto a quella dell’Istituto che ha caratteristiche più simili a quelle dell’adulto. Attualmente la sola sorveglianza, senza alcuna terapia adiuvante, viene utilizzata per i bambini affetti da TCGM del testicolo, dell’ovaio e in sedi extragonadiche, con malattia confinata all’organo di origine, completamente asportata e con marker negativizzati. La chemioterapia adottata nel corso di questi ultimi anni è lo schema PEB, modificata rispetto allo standard, omettendo una somministrazione di Bleomicina (giorni 2 e 15, omesso giorno 9), per ridurre il rischio di tossicità polmonare. Ancora più recentemente si è deciso di modificare il programma di somministrazione classico, suddiviso in 5 giorni, riducendolo a 4 giorni. La scelta 8 Protocollo TCGM AIEOP 2004 dello schema PEB è stato motivato dalla sua dimostrata superiorità nel paziente adulto rispetto ad altre combinazioni chemioterapiche, con una tossicità acuta e tardiva non rilevante. Nessuno dei bambini e adolescenti trattati nel corso di questi anni presso la divisione di Pediatria dell’Istituto Nazionale Tumori è deceduto per motivi connessi al trattamento chemioterapico. Nel corso degli anni il numero di cicli somministrato è andato progressivamente diminuendo, fino ad arrivare attualmente ad un massimo di 4 cicli. Sono stati osservati nel corso di circa 20 anni: 109 tumori gonadici (80 testicolari, di cui nessun seminoma, e 29 ovarici) e 15 extragonadici. Dei 29 tumori ovarici 11 erano stadi III e 3 stadi IV secondo la classificazione FIGO: 4 pazienti sono progredite durante il trattamento e una è ricaduta a pochi mesi dal termine delle cure. Tutte e 5 le pazienti sono decedute per malattia: l’ EFS e OS sono 81.8%, con un follow-up mediano di 112 mesi (35). Degli 80 tumori testicolari 31 erano Stadio clinico I: 6 sono ricaduti e tutti sono stati resi liberi da malattia (EFS 80.6% e OS 100% a 69 mesi di FU mediano) (36). I rimanenti 49 casi sono costituiti da pazienti con metastasi linfonodali al retroperitoneo o con metastasi a distanza: 3 sono deceduti per recidiva/progressione di malattia, 1 per sepsi in corso di HD-CT, dopo progressione durante la chemioterapia di prima linea, e 2 ragazzi sono morti senza evidenza di malattia, per incidente stradale. DFS e OS a 60 mesi sono rispettivamente 90% e 89.2 %. Tra i 15 bambini con malattia extragonadica sono stati osservati 6 tumori sacro-coccigei, 3 mediastinici, 4 retroperitoneali, 1 tumore a partenza della vagina e 1 massa connatale del palato molle: i decessi sono stati 3 per recidiva/ progressione di malattia (1 mediastino, 1 sacro-coccige e 1 massa del palato molle). 9 Protocollo TCGM AIEOP 2004 2.0 RAZIONALE E PREMESSE TERAPEUTICHE Nel razionale e nelle premesse terapeutiche del nuovo protocollo si è tenuto conto dei risultati dei precedenti studi AIEOP, dell’esperienza dell’Istituto Nazionale Tumori di Milano, delle esperienze dei principali gruppi cooperativi pediatrici, riassumibili come segue: − la scelta della stadiazione messa a punto dal Pediatric Oncology Group (POG) è dovuta ad una migliore aderenza alle problematiche pediatriche, soprattutto nei confronti delle neoplasie ovariche, e a una uniformità di vedute nei confronti delle diverse sedi (gonadiche ed extragonadiche). La stadiazione è stata modificata aggiungendo lo Stadio metastatico occulto, caratterizzato dalla assenza di malattia documentabile radiologicamente ma con marcatore/i presente/i a valori patologici. − la scelta dello schema PEB è stato motivato dai numerosi dati scientifici che ne hanno dimostrato l’efficacia nei TCGM (20-29, 32, 33). Considerando che esistono diversi regimi PEB, lo schema utilizzato è stato ottenuto mediando l’esperienza dell’Istituto Nazionale Tumori di Milano con quella dei gruppi cooperativi pediatrici internazionali. Quattro cicli di chemioterapia PEB sono considerati il “gold standard” per i pazienti adulti ad alto rischio con tumori germinali non seminomatosi (5). Non è ancora così ben chiaramente definito il numero massimo di cicli chemioterapici da somministrare in ambito pediatrico, soprattutto per la maggiore eterogeneità della neoplasia. Tuttavia, i recenti studi sono indirizzati verso una minore durata del trattamento a favore di una maggiore intensità di dose, anche in considerazione del tempo di raddoppiamento dei TCGM. Pertanto, nel presente protocollo il trattamento chemioterapico di prima linea viene modulato in base alla sede e allo Stadio della malattia, prevedendo comunque un massimo di 4 cicli di chemioterapia. − la scelta di sospendere il trattamento chemioterapico nei pazienti operati in maniera completa dopo chemioterapia di prima linea e chirurgia sul residuo/i tumorale/i, pur con componente tumorale maligna (CTM) all’esame istologico, e nei pazienti con chirurgia incompleta senza CTM, è stata effettuata analizzando i dati della letteratura. Tali dati tuttavia non forniscono delle linee guida, mancando risultati scientifici certi a favore o contro ulteriore chemioterapia. I pazienti con CTM nel residuo asportato, se mantenuti in sorveglianza, hanno un maggiore rischio di ricaduta rispetto al gruppo trattato 10 Protocollo TCGM AIEOP 2004 con ulteriore chemioterapia, ma la sopravvivenza globale dei due gruppi è uguale (17). In linea anche con le scelte di altri protocolli pediatrici, si è preferito privilegiare una riduzione del carico terapeutico e di optare per la sorveglianza. − la scelta dello schema ICE nei pazienti resistenti o ricaduti dopo chemioterapia di prima linea è stata motivata dalla riconosciuta attività dell’Ifosfamide e del Carboplatino (28, 30, 31, 37) nei TCGM, anche in considerazione dalla minore nefro e ototossicità di quest’ultimo rispetto il Cisplatino. − la chemioterapia ad alte dosi è considerata una valida opzione nei pazienti adulti refrattari al Cisplatino (38-42). − la ricerca di fattori prognostici che possono influenzare le future scelte terapeutiche è fortemente influenzata dalle maggiori acquisizioni disponibili nella letteratura dei TCGM dei pazienti adulti. In particolare: 1) la presenza di invasione vascolare, valutata dal patologo, e di carcinoma embrionale nel primitivo testicolare Stadio clinico I nelle casistiche di giovani adulti aumenta la probabilità (dal 20 al 50%) (6, 7) di metastasi ai linfonodi retroperitoneali. Tale informazione è relativa al solo tumore testicolare dell’adulto e dell’adolescente, mentre non sono disponibili dati analoghi per la malattia a localizzazione ovarica o extragonadica e in particolare nei TCGM pediatrici. 2) nei tumori testicolari metastatici dell’adulto i valori della βHCG e/o della αFP e/o dell’LDH permettono di identificare 3 diverse categorie di rischio (5). L’analisi di 2 casistiche pediatriche (SFOP e UKCCSG) non ha mostrato alcuna influenza significativa della βHCG, a differenza della αFP, che riveste un significato prognostico sfavorevole. Non esistono inoltre informazioni comparabili nei bambini, circa il valore prognostico dell’LDH. 3) all’interno del gruppo di pazienti con metastasi e primitivo testicolare, le metastasi polmonari e ai linfonodi distanti rappresentano un fattore prognostico favorevole rispetto le altre sedi metastatiche (osso, SNC, fegato) (5). Non esistono dati analoghi nelle casistiche pediatriche. 11 Protocollo TCGM AIEOP 2004 3.0 OBIETTIVI 3.1 Obiettivi primari specifici del corrente studio non effettuare chemioterapia complementare alla chirurgia nei pazienti con Stadio I di malattia; effettuare chemioterapia per un massimo di 4 cicli nei tumori gonadici Stadio II, III e IV; effettuare chemioterapia per 4 cicli nei tumore extragonadici Stadio II, III e IV, nel tentativo di migliorare la sopravvivenza rispetto il precedente studio AIEOP TCG-91; sospendere le cure ai pazienti operati in maniera completa al termine della chemioterapia, indipendentemente dalla presenza di CTM all’esame istologico, e ai pazienti operati in maniera incompleta ma senza CTM all’esame istologico. 3.2 Obiettivi secondari : valutare prospetticamente l’impatto prognostico della invasione vascolare peritumorale e/o della presenza di aree di carcinoma embrionale nel tumore primitivo dei pazienti di Stadio I; valutare prospetticamente l’impatto prognostico della βHCG e dell’LDH nello Stadio II, III e IV; valutare prospetticamente l’impatto prognostico delle metastasi non polmonari e non linfonodali nello Stadio IV; valutare le sequele iatrogene sul midollo emopoietico, sulla funzionalità renale e uditiva, sull’apparato respiratorio e sulla fertilità dello schema PEB, somministrato per un massimo di 4 cicli; valutare le percentuali di risposta allo schema ICE, prima della terapia mieloablativa, nei pazienti resistenti e nei ricaduti dopo prima linea; valutare l’efficacia di un programma di chemioterapia ad alte dosi sequenziali con autotrapianto di progenitori ematopoietici circolanti (PEC), nei pazienti resistenti e nei ricaduti entro 6 mesi dal termine della chemioterapia di prima linea. 12 Protocollo TCGM AIEOP 2004 3.3 Altri obiettivi incrementare l’arruolamento dei pazienti in Italia; raccogliere i dati clinici e patologici dei tumori germinali (maligni e non) in età pediatrica; creare una banca di campioni biologici per eventuali studi molecolari e di citogenetica. 13 Protocollo TCGM AIEOP 2004 4.0 REGISTRAZIONE ED ELEGGIBILITA’ DEI PAZIENTI E' richiesto che i Centri partecipanti allo studio: registrino tutti i pazienti con diagnosi di TCG maligno e non (teratoma maturo e immaturo), indipendentemente dall’età; forniscano materiale diagnostico per la revisione centralizzata e per gli studi biologici correlati; inviino all’Ufficio Operativo dell’Istituto Nazionale Tumori (responsabile Sig.ra Pinuccia Valagussa), le schede per la raccolta dati nei tempi previsti. Tutti i Centri partecipanti dovranno inoltre ottenere l'autorizzazione del loro Comitato Etico e il consenso informato del paziente (o tutore dello stesso) 4.1 Criteri di eleggibilità età inferiore ai 18 anni consenso informato diagnosi istologica di tumore a cellule germinali maligno extracranico diagnosi istologica di teratoma (maturo e/o immaturo), ma con valori patologici di αFP e/o βHCG, attestanti la presenza di microfocolai di tessuto maligno e/o con localizzazioni metastatiche e/o con CTM carcinomatosa o sarcomatosa ricaduta maligna di teratoma (maturo e/o immaturo), provata istologicamente o mediante valori patologici di αFP e/o βHCG. La diagnosi clinica basata sui reperti radiologici e sui valori patologici per età dell’ αFP e/o βHCG è accettata solo nei casi in cui la procedura anestesiologica risulti pericolosa per il paziente o le condizioni cliniche impongano un trattamento chemioterapico d’urgenza. 14 Protocollo TCGM AIEOP 2004 4.2 Criteri di esclusione precedente trattamento chemio-radioterapico. L’intervento chirurgico, anche se eseguito presso un centro non partecipante e anche se non aderente alle linee guida del protocollo, non costituisce un criterio di esclusione TCGM intracranici importante disfunzione di organo, tale da indurre a modificare nei tempi e nelle dosi la somministrazione chemioterapica (questi pazienti verranno registrati ) TCGM come secondo tumore I pazienti di età superiore ai 18 anni trattati secondo le indicazioni del protocollo, su indicazioni del Centro di afferenza, verranno registrati, ma valutati a parte. Si richiede anche la registrazione dei seguenti casi: pazienti con gonadi disgenetiche rimosse profilatticamente e al cui esame istologico sia stata fatta diagnosi di neoplasia germinale in situ. 15 Protocollo TCGM AIEOP 2004 5.0 ITER TERAPEUTICO 5.1 Chirurgia alla diagnosi Rimane, quando possibile, il primo e fondamentale momento terapeutico in tutti i pazienti. Gli obiettivi della chirurgia sono: l’asportazione radicale del tumore primitivo; la ricerca della radicalità non deve però comportare interventi demolitivi; l’accertamento della estensione della malattia e il prelievo di materiale bioptico nei casi in cui ci si accorga solo al tavolo operatorio della impossibilità di una chirurgia non radicale (vedi direttive chirurgiche); nei casi in cui le indagini radiologiche escludano una exeresi radicale, è indicato l’accertamento istologico tramite biopsia a cielo aperto. Si tratta di un intervento chirurgico di minima, condotto esclusivamente a scopo diagnostico, che può essere condotto anche con tecniche miniinvasive. 5.2 Chemioterapia primaria E’ prevista nelle seguenti situazioni: impossibilità ad effettuare una chirurgia radicale; rischio di una chirurgia demolitiva; Stadio IV di malattia (eccetto per i primitivi testicolari, nei quali si raccomanda sempre la rimozione del tumore); Prima di effettuare la chemioterapia primaria si richiede l’accertamento istologico. La diagnosi è sufficiente mediante marker (αFP e/o βHCG) solo nei casi in cui la procedura anestesiologica risulti pericolosa per il paziente o le condizioni cliniche impongano un trattamento chemioterapico di urgenza. I valori dei marker, in questi casi specifici, verranno discussi con i coordinatori del protocollo. Il trattamento preoperatorio consiste di tre farmaci (PEB), da continuare al massimo per 4 cicli, al termine dei quali è prevista la chirurgia sul tumore primitivo e/o sulle sedi metastatiche residue. Una valutazione iniziale della risposta verrà eseguita dopo 2 cicli di trattamento: nei casi con mancata risposta o progressione si passerà alla terapia di 2° linea. 5.3 Chirurgia differita Ha i seguenti obiettivi: 16 Protocollo TCGM AIEOP 2004 asportazione radicale del tumore primitivo o e/o delle sedi metastatiche. In questi casi è da tenere in considerazione anche la chirurgia demolitivi; la tecnica chirurgica raccomandata è descritta nel paragrafo relativo. 5.4 Trattamento postoperatorio Tiene conto di 2 fattori: sede del tumore primitivo stadio Le dosi e i tempi di somministrazione dei farmaci sono descritti nel paragrafo relativo. 5.5 Persistenza di tessuto patologico, con marker negativi, al termine del programma terapeutico Per i pazienti con marker negativi e persistenza di massa residua al termine del programma chemioterapico è prevista la chirurgia. In base all’ esame istologico del residuo si procederà come segue: chirurgia completa senza CTM all’EI: sorveglianza chirurgia completa con CTM all’EI: sorveglianza chirurgia incompleta con CTM all’EI: terapia di 2° linea chirurgia incompleta senza CTM EI: sorveglianza 17 Protocollo TCGM AIEOP 2004 6.0 DEFINIZIONE DI STADIO 6.1 Ovaio Stadiazione POG/CCG Stadio I: malattia limitata all’ovaio (alle ovaie) e completamente asportato; washing peritoneale negativo per cellule maligne. Nessuna evidenza clinica, radiologica o istologica di malattia estesa oltre l’ovaio/e; marker tumorali normalizzati dopo la chirurgia secondo la loro emivita; la presenza di “gliomatosis peritonei” non altera lo Stadio; Stadio II: malattia microscopica residua o positività linfonodale <2 cm (misurazione del patologo); washing peritoneale negativo per cellule maligne; marker tumorali positivi o negativi; la presenza di “gliomatosis peritonei” non altera lo Stadio; Stadio III: interessamento linfonodale >2cm (misurazione del patologo); malattia macroscopica residua o sola biopsia; coinvolgimento dei visceri per contiguità (omento, intestino,vescica); washing peritoneale positivo per cellule maligne; marker tumorali positivi o negativi; Stadio IV: metastasi a distanza, marker positivi o negativi; metastatico occulto: Stadio I ma con marker tumorali persistentemente positivi dopo la chirurgia radicale. 6.2 Testicolo Stadiazione POG/CCG Stadio I: tumore limitato al testicolo e completamente rimosso tramite orchiectomia per via inguinotomica; marker negativi o normalizzati durante il decorso postoperatorio, secondo la loro emivita plasmatica; linfonodi retroperitoneali negativi all’imaging; esame istologico negativo per neoplasia nel tessuto di radicalizzazione inguino-scrotale nei casi di orchiectomia transcrotale; Stadio II: orchiectomia eseguita per via trans-scrotale con rottura del tumore; malattia microscopica nello scroto o nel cordone spermatico; interessamento dei linfonodi retroperitoneali all’imaging (<2 cm); esame istologico positivo per neoplasia nel tessuto di radicalizzazione inguino-scrotale nei casi di orchiectomia transcrotale; marker positivi o negativi; 18 Protocollo TCGM AIEOP 2004 Stadio III: interessamento dei linfonodi retroperitoneali > 2cm all’imaging; marker positivi o negativi; Stadio IV: presenza di metastasi a distanza; marker positivi o negativi. metastatico occulto: Stadio I ma con marker tumorali persistentemente positivi dopo la chirurgia radicale. 6.3 Malattia extragonadica Stadiazione POG/CCG Stadio I: resezione microscopicamente completa del tumore con coccigectomia nel caso di tumore sacro-coccigeo; margini tumorali negativi; marker negativi o normalizzati secondo la loro emivita plasmatica Stadio II: residui microscopici, linfonodi negativi, marker tumorali positivi o negativi; Stadio III: residuo macroscopico o solo biopsia diagnostica; linfonodi regionali positivi o negativi; marker positivi o negativi; Stadio IV: metastasi a distanza ; marker positivi o negativi; metastatico occulto: Stadio I ma con marker tumorali persistentemente positivi dopo la chirurgia radicale. NB: Nella malattia extragonadica l’interessamento dei linfonodi regionali all’imaging o all’esame istologico, indipendentemente dall’entità dell’exeresi del tumore primitivo e degli stessi, assegna il caso allo Stadio III. 19 Protocollo TCGM AIEOP 2004 7.0 PROGRAMMA CHEMIOTERAPICO E VALUTAZIONE TERAPEUTICA 7.1 Testicolo Stadio I: sorveglianza Stadio II: PEB per 3 cicli Stadio III: PEB per 3 cicli ed eventuale chirurgia al termine, se residuo/i Stadio IV e metastatico occulto: PEB per 4 cicli ed eventuale chirurgia al termine, se residuo/i, ivi comprese le localizzazioni metastatiche al polmone o al fegato Per quanto riguarda i pazienti con chirurgia alla diagnosi inadeguata, si propone di sottoporli a nuovo intervento chirurgico di radicalizzazione inguinoscrotale al più presto possibile (entro 6 settimane). In caso di presenza di tumore nel tessuto asportato al momento della radicalizzazione (indipendentemente dalla negatività dei margini di exeresi) il paziente viene considerato in Stadio II. Diversamente da ciò, se l’esame istologico del tessuto asportato non dovesse mostrare neoplasia, il paziente rimane assegnato allo Stadio I. Allo stop terapia il paziente non deve avere segni radiologici di malattia né marker tumorali patologici, anche nei casi in Stadio III e IV in cui all’esame istologico del materiale asportato alla chirurgia post-chemioterapia si sia documentata la presenza di CTM. Tuttavia i margini di resezione devono essere liberi da infiltrazione tumorale (vedi anche paragrafo 5.5) Nei casi in cui si abbiano dei dubbi circa la positività all’imaging dei linfonodi retroperitoneali per neoplasie primitive del testicolo si raccomanda di contattare il coordinatore dello studio (per una eventuale revisione centralizzata del material radiologico) e di considerare l’opportunità di un accertamento istologico del linfonodo sospetto. La positività o meno dei linfonodi regionali condiziona un trattamento diverso. 7.2 Ovaio Stadio I: sorveglianza Stadio II: PEB per 3 cicli Stadio III: PEB per 4 cicli e chirurgia al termine. Stadio IV e metastatico occulto: PEB per 4 cicli ed eventuale chirurgia del/i residui, ivi comprese le metastasi. 20 Protocollo TCGM AIEOP 2004 Nei casi in cui non ci si sia stata asportazione del tumore primitivo all’esordio, al termine della chemioterapia si deve SEMPRE procedere all’asportazione dell’ovaio coinvolto, indipendentemente dallo Stadio della malattia e anche nel caso in cui tutte le indagini radiologiche e i marcatori tumorali risultino normalizzati. Nei casi di tumori ovarici bilaterali si consiglia di condividere la scelte terapeutiche con il centro coordinatore e si procede come di seguito: se il riscontro di coinvolgimento di entrambe le ovaie avviene durante la seduta operatoria, si valuterà la possibilità di effettuare una biopsia bilaterale o una ovarosalpingectomia monolaterale sulla sede più estesamente colpita e una tumorectomia, conservando la parte sana dell’ovaio meno coinvolto. Successivamente la paziente verrà trattata con chemioterapia secondo schema PEB per 3-4 cicli e al termine di questa fase chemioterapica si raccomanda SEMPRE l’asportazione dell’ovaio più coinvolto all’esordio e una exeresi conservativa di quello meno coinvolto. Nel caso quest’ultimo si presenti microscopicamente normale, si raccomanda la semplice biopsia (vedi anche paragrafo 10.2.9a); se il riscontro di coinvolgimento di entrambe le ovaie avviene tramite le indagini radiologiche, si effettueranno 3-4 cicli di chemioterapia secondo schema PEB, dopo aver effettuato accertamento bioptico su entrambe le ovaie. Al termine è prevista la chirurgia (vedi paragrafo 10.2.9a), secondo le direttive appena sopra riportate. Allo stop terapia il paziente non deve avere segni radiologici di malattia né marker tumorali patologici, anche nei casi in Stadio III e IV in cui all’esame istologico del materiale asportato alla chirurgia post-chemioterapia si sia documentata la presenza di CTM. Tuttavia i margini di resezione devono essere liberi da infiltrazione tumorale (vedi anche paragrafo 5.5) 7.3 Malattia extragonadica Stadio I extragonadici: sorveglianza Stadio II extragonadici: PEB X 4 cicli Stadio III-IV extragonadici e metastatico occulto: PEB X 4 cicli ed eventuale chirurgia dei residui neoplastici al termine, ivi comprese le localizzazioni metastatiche al polmone o al fegato 21 Protocollo TCGM AIEOP 2004 Si sottolinea l’importanza della radicalità chirurgica e della negatività per neoplasia dei margini confermata dall’anatomo patologo, nella malattia giudicata Stadio I. Nei casi dubbi o in cui dovessero mancare dettagliate informazioni al riguardo, si raccomanda di assegnare il paziente allo Stadio II. Nei tumori sacro-coccigei, in cui non si sia proceduto ad asportazione del tumore primitivo all’esordio, al termine della chemioterapia si procederà SEMPRE, indipendentemente dallo Stadio e anche nel caso in cui tutte le indagini radiologiche e i marcatori tumorali risultino normalizzati, ad asportazione della sede del tumore primitivo, includendo la coccigectomia; Nei casi in cui sia documentata una remissione completa all’imaging e al controllo dei marker tumorali e qualora l’asportazione del tumore primitivo preveda una chirurgia demolitiva (es. localizzazione uterina) si procederà comunque ad esplorazione chirurgia e a prelievi bioptici multipli. Allo stop terapia il paziente non deve avere segni radiologici di malattia né marker tumorali patologici, anche nei casi in Stadio III e IV in cui all’esame istologico del materiale asportato alla chirurgia post-chemioterapia si sia documentata la presenza di CTM. Tuttavia i margini di resezione devono essere liberi da infiltrazione tumorale (vedi anche paragrafo 5.5) 7.4 Valutazione dello stato di malattia e della risposta terapeutica Una valutazione clinica e radiologica dello stato di malattia deve essere eseguita: - dopo la chirurgia iniziale - dopo 2 cicli di chemioterapia (prima del III ciclo) - al termine della chemioterapia - dopo la chirurgia differita e /o la chirurgia delle metastasi Per facilitare il confronto si devono utilizzare le stesse indagini radiologiche impiegate alla diagnosi. Nei TCGM non va utilizzato solamente il criterio dimensionale per la valutazione della risposta, soprattutto nelle forme secernenti e nei tumori che presentano anche una componente teratomatosa ma anche il dosaggio serico dei marcatori tumorali. 22 Protocollo TCGM AIEOP 2004 8.0 CRITERI DI RISPOSTA 8.1 Definizione della risposta al termine della chemioterapia Risposta completa (RC): mancanza di segni strumentali di malattia e normalizzazione dei marker tumorali, secondo la loro emivita, della durata di almeno 4 settimane; Risposta parziale (RP): riduzione > 50% nella somma del prodotto dei due diametri perpendicolari principali di tutte le lesioni misurabili, senza evidenza di progressione o comparsa di nuove lesioni e/o declino dei marker tumorali, se patologici alla diagnosi, secondo la loro emivita e con durata di almeno 4 settimane. Mancata Risposta (MR): riduzione < 50% nella somma del prodotto dei due diametri perpendicolari principali di tutte le lesioni misurabili, senza evidenza di progressione o comparsa di nuove lesioni e/o declino dei marker tumorali, se patologici alla diagnosi, inferiore alla loro emivita o invariati rispetto alla diagnosi, della durata di almeno 4 settimane. Progressione di malattia: aumento volumetrico> del 25% rispetto alla misurazione iniziale del prodotto della misurazione iniziale dei due diametri perpendicolari principali delle lesioni misurabili, e/o comparsa di nuove lesioni e/o incremento dei livelli sierici dei marker. Si sottolinea che la mancata regressione dimensionale della sede di malattia accompagnata da normalizzazione dei marker tumorali non è da ritenersi espressione di non risposta, residuando pressoché costantemente in queste situazioni tessuto teratomatoso. E’ altresì noto che la componente teratomatosa può addirittura aumentare volumetricamente, ovviamente con marker tumorali nei limiti di norma: questa situazione viene definita “growing teratoma syndrome” (43) e in questi casi l’unico approccio previsto è quello chirurgico. 8.2 Definizione dello stato di malattia alla fine del programma di terapia (dopo chemioterapia e chirurgia differita) Nessuna evidenza di malattia (NED) − reperto alla chirurgia differita (post-chemioterapia) di residuo costituito da tessuto fibrotico o necrotico. Assenza di segni strumentali di malattia e 23 Protocollo TCGM AIEOP 2004 normalizzazione dei marker tumorali, secondo la loro emivita, della durata di almeno 4 settimane (Remissione Completa patologica, RCp); − reperto alla chirurgia differita (post-chemioterapia) di residuo costituito da teratoma (maturo e/o immaturo). Assenza di segni strumentali di malattia e normalizzazione dei marker tumorali, secondo la loro emivita, della durata di almeno 4 settimane; − reperto alla chirurgia differita (post-chemioterapia) di residuo costituito da CTM e asportazione microscopicamente completa. Assenza di segni strumentali di malattia e normalizzazione dei marker tumorali, secondo la loro emivita, della durata di almeno 4 settimane. Risposta parziale (RP) - reperto alla chirurgia differita di CTM nel residuo tumorale resecato in modo incompleto e riduzione >50% nella somma del prodotto dei due diametri perpendicolari principali di tutte le lesioni misurabili, senza evidenza di progressione o comparsa di nuove lesioni e/o declino dei marker tumorali, se patologici alla diagnosi, secondo la loro emivita e con durata di almeno 4 settimane. Mancata Risposta (MR) - reperto alla chirurgia differita di CTM nel residuo tumorale resecato in modo incompleto e riduzione <50% nella somma del prodotto dei due diametri perpendicolari principali di tutte le lesioni misurabili, senza evidenza di progressione o comparsa di nuove lesioni e/o declino dei marker tumorali, se patologici alla diagnosi, inferiore alla loro emivita o invariati rispetto alla diagnosi, della durata di almeno 4 settimane. Progressione di malattia - aumento volumetrico > del 25% rispetto alla misurazione iniziale del prodotto dei due diametri perpendicolari principali delle lesioni misurabili con reperto alla chirurgia differita di CTM nel residuo tumorale resecato in modo incompleto e/o comparsa di nuove lesioni e/o incremento dei livelli sierici dei markers. Rientrano in questo gruppo anche i casi con reperto alla chirurgia differita di componente tumorale maligna nel residuo tumorale resecato in modo incompleto". 24 Protocollo TCGM AIEOP 2004 8.3 Tempi di dimezzamento Una negativizzazione dei marcatori avvenuta con tempi di dimezzamento maggiori di quelli normali (>2 giorni per la βHCG e >5 giorni per l’αFP) fa sospettare che esista una neoplasia residua. Gli stessi limiti vanno tenuti in considerazione nel valutare la risposta parziale, mancata risposta e progressione di malattia. Più difficile è la determinazione del tempo di dimezzamento durante o subito dopo la chemioterapia, in quanto durante la distruzione cellulare i valori sierici di solito aumentano. 25 Protocollo TCGM AIEOP 2004 9.0 INDAGINI DIAGNOSTICHE E DI FOLLOW-UP La diagnosi deve essere stabilita istologicamente. E’ prevista l’eccezione nel caso di tumori secernenti (e quindi con marker al di fuori dei valori normali e corretti secondo l’età del bambino) solo nei casi in cui la procedura anestesiologica risulti pericolosa per il paziente o le condizioni cliniche impongano un trattamento chemioterapico di urgenza. Per l’accertamento bioptico sono richiesti almeno 4 prelievi con tru cut e ago 14-16 G. La determinazione dei marker tumorali (αFP, βHCG) richiede una valutazione in termini assoluti. Nel caso siano attesi valori elevati si consiglia di segnalarlo al proprio laboratorio per approntare le opportune diluizioni seriali dei campioni da dosare. 9.1 Pre-chirurgia esame obiettivo, peso e altezza del paziente, valutazione dello stato generale e dello sviluppo puberale. Segnalazione di eventuali malformazioni congenite marker sierologici: αFP, βHCG, LDH gravindex nei soggetti femminili in età fertile esame emocromocitometrico con formula e conta piastrine azotemia, creatininemia, elettroliti, transaminasi, bilirubina, fosfatasi alcalina, uricemia, esame urine ECG Rx torace nelle due proiezioni TAC del torace se la Rx del torace è positiva e a discrezione del singolo centro nel caso in cui la Rx del torace sia negativa ecografia addome, pelvi e retroperitoneo TAC addome superiore e inferiore con mdc, con attenta valutazione del retroperitoneo RMN della pelvi nel caso di TCGM dell’ovaio esame audiometrico o potenziali evocati uditivi nei casi candidati a chemioterapia spirometria nei casi candidati a chemioterapia e se l’età del paziente lo permette 26 Protocollo TCGM AIEOP 2004 NB L’esame elettivo per lo studio del retroperitoneo è la TAC con mdc; quello per lo studio dell’ovaio è la RM con Gadolinium. La TAC del Torace di routine, nei pazienti con Rx del torace negativo per localizzazioni secondarie, verrà effettuata a discrezione del Centro Responsabile Per la valutazione della funzionalità renale nei pazienti candidati a chemioterapia, oltre ai valori di creatininemia e azotemia, si richiedono: Na, K, Ca, Mg e fosforo sierici equilibrio acido base esame urine completo e valutazione su campione di urine di creatininuria, proteinuria, Na, K e P, β2 migroblobulina e microalbumine Si richiedono inoltre: analisi cromosomica, nei casi in cui l’esame obiettivo o l’istologia del TCGM possano essere suggestive di alterazioni cromosomiche (es. gonadoblastoma, TCGM in gonadi disgenetiche) scintigrafia ossea, nei casi sospetti per localizzazioni secondarie allo scheletro 9.2 Indagini da eseguire in corso di trattamento esame obiettivo e valutazione dello stato generale ad ogni ciclo terapeutico esame emocromocitometrico con formula e conta piastrine, azotemia, creatininemia, elettroliti, transaminasi, bilirubina, fosfatasi alcalina, uricemia, esame urine prima di ogni ciclo terapeutico marker sierologici (αFP, βHCG, LDH) prima di ogni ciclo terapeutico e al termine del programma chemioterapico marker sierologici (αFP, βHCG, LDH) dopo ogni atto chirurgico e fino alla normalizzazione dei valori, nei casi di valori patologici TAC e/o RMN post-chirurgia della sede del tumore primitivo nel caso di residuo, prima del primo ciclo terapeutico e dopo qualsiasi altro atto chirurgico RX torace in 2 proiezioni dopo 2 cicli terapeutici, quindi dopo l’ultimo ciclo. ecografia addome, pelvi e retroperitoneo dopo 2 cicli terapeutici, quindi dopo l’ultimo ciclo TAC e /o RMN del tumore primitivo e/o delle localizzazioni secondarie dopo 2 cicli di chemioterapia, quindi dopo l’ultimo ciclo 27 Protocollo TCGM AIEOP 2004 9.3 Indagini da eseguire al termine del trattamento chemioterapico per la valutazione della funzionalità renale: statura creatinina sierica azotemia acido urico Na, K, Ca, Mg e fosforo sierici equilibrio acido base fosfatasi alcalina esame urine completo e valutazione su campione di urine di creatininuria, proteinuria, Na, K e P, β2migroblobulina e microalbumine 9.4 Indagini da eseguire dopo la fine della terapia I controlli che devono essere eseguiti in tutti i pazienti dopo il termine della terapia, sono riportati nel seguente schema,considerando come momento di inizio la data della diagnosi (compresi gli stadi I). INDAGINI 1° anno 2° anno 3° anno 4° anno 5° anno EO ogni 2 mesi ogni 3 mesi ogni 4 mesi annuale annuale LDH ogni 2 mesi ogni 3 mesi ogni 4 mesi annuale annuale αFP/βHCG♦ ogni mese ogni 2-3 mesi ogni 4 mesi annuale annuale RX torace ogni 2 mesi ogni 3 mesi ogni 4 mesi annuale annuale Eco retroperitoneo e/oTAC ogni 2 mesi ogni 3 mesi ogni 4 mesi annuale annuale Eco±TAC±RMN° tumore primitivo e/o metastasi ogni 2 mesi ogni 3 mesi ogni 4 mesi annuale annuale ♦ solo per i pazienti con tumore secernente e/o con teratoma come componente del tumore. Nei casi non secernenti i marker andranno valutati ogni 6 mesi per i primi 2 anni, indi annualmente. ° la scelta di effettuare, oltre all’ecografia, la Tac o la Rmn è lasciata a discrezione di ogni centro responsabile, in caso di sospetti o dubbi posti dall’esame ecografico. 28 Protocollo TCGM AIEOP 2004 Per la valutazione delle sequele iatrogene, solo per i pazienti sottoposti a chemioterapia, si richiedono i seguenti esami: INDAGINI 1° anno 2° anno 3° anno 4° anno 5° anno Emocromo ogni 4 mesi ogni 6 mesi annuale annuale annuale Funzionalità renale ogni 4 mesi ogni 6 mesi annuale annuale annuale Statura annualmente per 5 anni Creatinina sierica annualmente per 5 anni Azotemia annualmente per 5 anni Uricemia annualmente per 5 anni Na, K, Ca,Mg e P sierici annualmente per 5 anni Equilibrio acido base annualmente per 5 anni Fosfatasi alcalina annualmente per 5 anni Esame urine completo annualmente per 5 anni Valutazione su campione di proteinuria, creatinuria, P, Na e K, β2microglobulina e annualmente per 5 anni microalbumine Spirometria Esame audiometrico o potenziali evocati uditivi annualmente per 5 anni annualmente per 5 anni 29 Protocollo TCGM AIEOP 2004 10.0 DIRETTIVE CHIRURGICHE PER I TCGM 10.1 Terminologia 10.1.1 Exeresi radicale E’ l’asportazione della neoplasia senza residui neppure microscopici. La valutazione di radicalità microscopica è istologica. A tal fine è necessario sottolineare che: il pezzo asportato deve essere inviato “a fresco” (non fissato in formalina) all’anatomopatologo, segnalando l’orientamento della massa e le zone in cui l’exeresi è stata condotta ai limiti macroscopici della neoplasia; devono essere eseguite biopsie multiple sul letto tumorale, per quanto possibile, in particolare sulle sedi in cui la radicalità è risultata incerta; non è da considerare radicale una exeresi eseguita seguendo la pseudocapsula del tumore: si ritiene opportuno, quando possibile, asportare il tumore con un margine di tessuto macroscopicamente sano; il concetto di radicalità implica inoltre l’asportazione della massa senza rottura. NB: l’exeresi seguendo la pseudocapsula è accettata nelle forme presumibilmente non maligne. 10.1.2 Exeresi mutilante E’ da considerare mutilante l'exeresi chirurgica che comporti danni anatomici, funzionali o estetici importanti, tali cioè da danneggiare in modo significativo e permanente la qualità della vita. In considerazione delle sedi di più frequente riscontro dei TCGM, gli interventi mutilanti che si possono ipotizzare sono: lesione del frenico colonstomia o ileostomia definitive derivazione urinaria definitiva cistectomia asportazione di entrambe le ovaie asportazione della vagina e/o dell’utero. La chirurgia demolitiva deve essere presa in considerazione soltanto in chirurgia differita quando siano esaurite tutte le possibilità di trattamento. 30 Protocollo TCGM AIEOP 2004 10.1.3 Biopsia E’ un intervento chirurgico di minima, condotto esclusivamente a scopo diagnostico quando non sia fattibile l'exeresi radicale. Si raccomanda di effettuare prelievi multipli e in zone solide. E’ preferibile limitare al minimo l’impiego dell’elettrobisturi o non utilizzarlo affatto per possibili fenomeni di necrosi che potrebbero influenzare la diagnosi. La biopsia può essere eseguita anche con tecniche miniinvasive, o mediante tru-cut (14-16 G) sotto guida ecografica o a cielo aperto. Il materiale asportato dovrà essere sufficiente per la tipizzazione istologica e biologica della neoplasia e dovrà essere inviato a fresco all’anatomopatologo. Se la biopsia viene praticata con tru-cut sono necessari almeno 4 prelievi. 10.1.4 Exeresi con residui microscopici E’ l’asportazione macroscopicamente radicale della neoplasia ma con residui microscopici rivelati dall’esame istologico sui margini del pezzo asportato o sulle biopsie del letto tumorale. Poiché la valutazione successiva e il trattamento dei residui microscopici sono difficili, l'esecuzione di un'exeresi con residui microscopici in chirurgia iniziale dovrebbe essere evitata. (In caso di residui microscopici vedi paragrafo 10.2.1). 10.1.5 Exeresi con residui macroscopici E’ l’asportazione del tumore con residui misurabili. In base ai risultati dei precedenti protocolli se tale intervento viene condotto in chirurgia iniziale non fornisce alcun vantaggio rispetto alla biopsia. 10.1.6 Reintervento precoce (primary reexcision) E’ un reintervento allargato, ma non mutilante, condotto sul letto tumorale, allo scopo di asportare residui minimi o microscopici (anche sospetti), al fine di ottenere una radicalità istologica, prima di iniziare qualsiasi altro trattamento. Tale intervento è considerato chirurgia iniziale se condotto il prima possibile e comunque non oltre le 6 settimane dal primo intervento di exeresi. 10.2 Generalità 10.2.1 Chirurgia iniziale 31 Protocollo TCGM AIEOP 2004 Si definisce iniziale la chirurgia eseguita prima di altre terapie. L' intervento chirurgico iniziale può essere eseguito: a scopo terapeutico (exeresi radicale), quando in base alle indagini strumentali sia ipotizzabile l’asportazione radicale della neoplasia (vedi criteri di operabilità al paragrafo 10.2.3) a scopo diagnostico (biopsia), nei casi in cui non sia prevedibile ottenere una exeresi radicale. In casi di tumore mediastinico che determini una sindrome mediastinica e in presenza di marker elevati, può essere iniziata la CT omettendo la biopsia a causa dei rischi anestesiologici. Se possibile, la valutazione istologica verrà eseguita successivamente. L’exeresi iniziale con residui macroscopici o microscopici non fornisce migliori garanzie di controllo locale nei confronti della semplice biopsia ed è pertanto da evitare. Se i risultati istologici dimostrano la presenza di residui microscopici sui margini di una resezione iniziale, è raccomandato un reintervento precoce (vedi paragrafo 10.1.6). In presenza di neoplasia con metastasi a distanza può essere asportata inizialmente se ciò risulta non rischioso per il paziente e agevole tecnicamente (es. massa ovarica di piccole dimensioni). 10.2.2 Esplorazione linfonodale La biopsia dei linfonodi regionali è raccomandata nei casi in cui venga effettuata l’exeresi del tumore; fanno eccezione a questa regola i TCGM del testicolo, per i quali l'invasione linfonodale viene definita dall’imaging. Interventi di asportazione dei linfonodi con intento di radicalità non sono indicati. Se si esegue soltanto una biopsia del tumore primitivo l’esplorazione dei linfonodi regionali non è richiesta. 10.2.3 Criteri di operabilità iniziale La fattibilità dell'exeresi iniziale è definita sulla base dei dati di imaging che possono identificare dei fattori che rendono improbabile l’asportazione radicale e conservativa del tumore. Tali fattori dipendono dalla sede del tumore e dalle sue caratteristiche (dimensioni, struttura, infiltrazione delle strutture circostanti). Si ribadisce che di regola il tumore primitivo non va asportato se sono presenti i fattori sottoelencati e/o metastasi a distanza. Fanno eccezione i tumori del testicolo per la facilità della aggressione chirurgica. In caso di tumore ovarico e 32 Protocollo TCGM AIEOP 2004 riscontro intraoperatorio di metastasi addominali, è a discrezione del chirurgo l’asportazione del tumore primitivo. 10.2.4 Fattori di rischio per un’asportazione incompleta del tumore 1) LEGATI ALLA SEDE a) collo b) torace - coinvolgimento della carotide o della trachea - infiltrazione del plesso brachiale - compressione e/o infiltrazione della trachea o dei bronchi - coinvolgimento dei vasi mediastinici e/o del nervo frenico NB: in queste sedi può essere necessaria l'asportazione iniziale, anche non radicale, di tumori che determinino grave dispnea - estensione all'utero - estensione alla vescica o ad altre strutture pelviche - estensione ad entrambe le ovaie NB : in caso di tumore bilaterale presumibilmente non maligno è accettata l’enucleazione salvo reintervento precoce in caso di malignità all’esame istologico c) ovaio: d) retroperitoneo e) sacro-coccige - estensione ai reni - coinvolgimento dei grossi vasi retroperitoneali (aorta, tripode, arterie mesenteriche, vena cava, vasi renali) - infiltrazione del retto o di altri organi pelvici - estensione nel canale neurale 2) LEGATI ALLE CARATTERISTICHE DEL TUMORE Quando le dimensioni, la struttura cistica o necrotica, l'infiltrazione delle strutture circostanti rendono dubbia la fattibilità di un'exeresi radicale, soprattutto per TCG extragonadici maligni, si consiglia di optare per la semplice biopsia iniziale. 10.2.6 Chirurgia differita E' la chirurgia dei residui dopo chemioterapia. Scopo principale della chirurgia differita è l'asportazione completa dei residui (secernenti o non secernenti), ma può essere anche solo la biopsia. La decisione dipende anche dalla negativizzazione o meno dei marker tumorali. Il programma prevede al massimo 4 cicli di chemioterapia: se dopo 4 cicli c’è ancora malattia evidente radiologicamente ma con marker negativizzati è obbligatoria l’esplorazione chirurgica per l’asportazione del residuo se possibile o in alternativa debulking o ampia biopsia. Se i marker risultano ancora a livelli patologici dopo 4 cicli, contattare i centri coordinatori, per cambiare il trattamento chemioterapico. 33 Protocollo TCGM AIEOP 2004 Nei pazienti in remissione clinica (radiologica e umorale) completa dopo chemioterapia non è indicata la chirurgia differita. In generale la chirurgia differita non è mutilante ma nei casi non responsivi alla chemioterapia sono indicati anche interventi demolitivi. E’ importante che i pezzi operatori vengano inviati a fresco all’anatomopatologo per individuare con sicurezza la maturazione o il viraggio istologico della neoplasia. In chirurgia differita è raccomandata l’esplorazione dei linfonodi regionali soprattutto se non biopsiati in chirurgia iniziale. 10.2.7 Chirurgia delle metastasi L’asportazione delle metastasi è indicata quando queste persistono dopo i cicli previsti di chemioterapia, se l’intervento è tecnicamente fattibile. In generale l’intervento non dovrebbe essere mutilante, ma in caso di chemioresistenza e con tumore primitivo controllato sono accettate asportazioni demolitive. 10.2.8 Sacro-coccige Lo studio radiologico della neoplasia sia alla diagnosi sia dopo chemioterapia ha particolare importanza in questa sede per definire i criteri di operabilità. In caso di metastasi o dubbio sulla fattibilità dell’exeresi radicale iniziale di una neoplasia sicuramente maligna (es. infiltrazione del retto o di altri organi pelvici, estensione nel canale neurale) e con marker positivi, è meglio optare per la semplice biopsia secondo le regole generali e programmare una chirurgia differita dopo chemioterapia. E’ stato dimostrato che l’exeresi differita non peggiora la prognosi. Nei neonati e nei lattanti i TCGM sono molto più frequentemente benigni che maligni ed è opportuno eseguire esami istologici al congelatore anche ripetuti. Se i congelatori dimostrano che si tratta di un tumore maligno è meglio rinunciare all’exeresi ed eseguire la semplice biopsia secondo le direttive generali; se orientano per lesione benigna è indicato continuare l’intervento per ottenere l’asportazione almeno macroscopica della massa L’accesso chirurgico in caso di exeresi, sia iniziale sia differita, può essere o solo posteriore o combinato (posteriore e addominale attraverso una laparotomia traversale sottombelicale): in tutti i casi è obbligatorio asportare tutto il coccige possibilmente in blocco unico con il tumore ed eseguire biopsie multiple sul letto tumorale a controllo della radicalità. Se viene eseguita una laparotomia è 34 Protocollo TCGM AIEOP 2004 necessario prelevare un campione di liquido peritoneale per citologia e ricercare localizzazioni metastatiche intraaddominali soprattutto linfonodali. Se l’exeresi avviene esclusivamente per via posteriore, si raccomanda la biopsia dei linfonodi crurali; in caso di exeresi mediante approccio combinato si consiglia il controllo bioptico anche dei linfonodi iliaci. N.B. : Si sottolinea che in epoca neonatale la principale causa di mortalità dei TCGM sacro-coccigei è lo shock emorragico da rottura del tumore. Tale eventualità deve essere tenuta in considerazione in tutti i pazienti con TCGM sacro-coccigeo e specialmente quando i dati ecografici prenatali dimostrano una massa voluminosa e riccamente vascolarizzata. In questi casi può essere indicato iniziare l’intervento con una laparotomia urgente al fine di clampare temporaneamente l’aorta distale o di legare l’arteria sacrale media. 10.2.9 Altre sedi I TCGM raramente si localizzano al collo, al mediastino, al retroperitoneo: per queste sedi le indicazioni chirurgiche seguono le direttive generali. L’approccio iniziale in genere si limita a una biopsia diagnostica. L’asportazione iniziale, anche non radicale, può essere richiesta per TCGM del collo e del mediastino che provochino grave distress respiratorio. 10.2.9 a Ovaio L’obiettivo è l’asportazione radicale del tumore con conservazione, ove possibile, degli organi riproduttivi. In chirurgia iniziale la castrazione va evitata. In generale la scelta fra exeresi iniziale o sola biopsia è possibile sulla base delle indagini radiologiche preoperatorie. se si decide di eseguire soltanto la biopsia, questa può essere fatta con una piccola laparotomia, in laparoscopia o percutaneamente con tru-cut (sotto guida ecografica). Non sono indicate manovre di staging intraoperatorie; se il chirurgo decide per l’exeresi, può essere sufficiente una incisione di Pfannestiel, o essere necessaria un'ampia laparotomia trasversale sulla base delle dimensioni della massa. Non si consigliano laparotomie mediane. Appena aperto il peritoneo, si raccoglie il liquido peritoneale eventualmente presente oppure si esegue il lavaggio peritoneale per valutazione citologica. Si procede con l’esplorazione dell’omento, di tutta la cavità peritoneale 35 Protocollo TCGM AIEOP 2004 (compreso il peritoneo sottodiaframmatico) e del fegato. Devono essere poi valutati i visceri pelvici; se il tumore è monolaterale e non chiaramente maligno all’obiettività macroscopica e all’esame al congelatore, se ne raccomanda l’exeresi conservativa con risparmio del tessuto ovarico sano; se il tumore è monolaterale e chiaramente maligno, è indicata l’ovarosalpingectomia e le manovre di stadiazione devono essere completate dall’omentectomia, dalla biopsia dei linfonodi retroperitoneali e di tutte le zone sospette. La biopsia dell’ovaio controlaterale non è necessaria, se non in presenza di aree sospette. In caso di presenza di noduli peritoneali (gliomatosi?), sono indicate l’asportazione del tumore, se fattibile, e la biopsia di almeno un nodulo; in caso di tumore bilaterale non sicuramente maligno è indicata la tumorectomia bilaterale. In caso di tumore bilaterale sicuramente maligno due opzioni sono accettabili: l’annessiectomia del tumore più voluminoso con tumorectomia o biopsia controlaterale, oppure la semplice biopsia senza exeresi dei tumori. L’ovariectomia bilaterale non è accettabile. Può essere utile, prima della laparotomia, che il prelievo di liquido peritoneale, l'esplorazione dell'addome superiore, l'omentectomia siano eseguiti mediante laparoscopia. Il vantaggio di iniziare con la laparoscopia è di avere ulteriori informazioni per decidere se tentare o no l'exeresi e inoltre di consentire una laparotomia più contenuta. La laparoscopia non è indicata per l'exeresi del tumore. Può accadere che una neoplasia ovarica (maligna o non) si manifesti inizialmente con un quadro di addome acuto (per esempio di torsione): si raccomanda di evitare, in assenza di chiari segni di malignità, l’asportazione dell’ovaio. La chirurgia differita segue le indicazioni generali: è indicata solo in caso di residui neoplastici anche sospetti (sono indicate l’esplorazione del cavo peritoneale e la biopsia linfonodale se non eseguite in chirurgia iniziale). Tuttavia l’ovaio sede della neoplasia non tolto all’esordio, va rimosso chirurgicamente. Nel caso di coinvolgimento bilaterale di malattia, al termine del programma chemioterapico, si raccomanda sempre l’asportazione dell’ovaio più coinvolto all’esordio e una exeresi conservativa di quello meno coinvolto. Nel caso quest’ 36 Protocollo TCGM AIEOP 2004 ultimo si presenti macroscopicamente normale, si raccomanda la semplice biopsia. Si sottolinea che eventuali interventi mutilanti (ad esempio isterectomia, ovariectomia bilaterale, cistectomia, amputazione del retto) devono essere presi in considerazione esclusivamente per le forme chemioresistenti alla fine del programma terapeutico e comunque come ultima e inevitabile possibilità. 10.2.9 b Testicolo Di regola è possibile l’asportazione radicale in chirurgia iniziale. L’approccio chirurgico è esclusivamente inguinale: clampaggio del funicolo all’anello inguinale interno prima di ogni altra manovra; biopsia ed esame istologico estemporaneo della massa (è necessario programmare l’intervento in modo da disporre di tale indagine); orchiectomia radicale con sezione del funicolo all’anello inguinale interno e biopsia sulla trancia di sezione del funicolo. Se lo scroto appare infiltrato è indicata l’emiscrotectomia; se per una situazione d’ urgenza (ad esempio scroto acuto), o per un errore diagnostico, l’approccio iniziale avviene per via scrotale e si conclude con una biopsia o un orchiectomia, è necessario praticare un reintervento precoce (vedi paragrafo 10.1.6) che comprenda l’emiscrotectomia e l’orchidofunicolectomia alta. Un reintervento precoce è indicato anche nei casi in cui sia stato eseguito un intervento per via inguinale non completo (per es. per impossibilità di es. istologico estemporaneo). Il reintervento determina una riduzione di Stadio solo se non viene evidenziata neoplasia all'esame istologico del materiale asportato. L’esplorazione chirurgica iniziale dei linfonodi retroperitoneali non è mai indicata L’esplorazione chirurgica dei linfonodi crurali è necessaria quando lo scroto è infiltrato. Raramente è indicata la chirurgia differita del tumore primitivo. E’ necessaria la linfoadenectomia retroperitoneale monolaterale in caso di metastasi linfonodali retroperitoneali persistenti dopo chemioterapia. NB: nel caso di TCGM testicolari non sicuramente maligni è indicata una exeresi conservativa con risparmio del parenchima testicolare (tumorectomia) se 37 Protocollo TCGM AIEOP 2004 tecnicamente fattibile (dimensioni volume del tumore inferiore a 1/3 del testicolo e non invasione dell’ilo testicolare). Se l’istologia definitiva dimostra la malignità della lesione, è d’obbligo un reintervento precoce come sopra descritto. 38 Protocollo TCGM AIEOP 2004 11.0 ANATOMIA PATOLOGICA 11.1 Introduzione La complessa ed eterogenea natura dei tumori a cellule germinali e le controversie legate alla loro istogenesi sono all'origine della mancanza di unità nelle classificazioni istopatologiche (44-46). Prescindendo dalle controversie istogenetiche, la classificazione WHO ha il pregio di una notevole chiarezza terminologica e rispecchia, nel caso dei tumori misti, l'intera composizione del tumore, fornendo informazioni sul suo comportamento biologico. 11.2 Classificazione WHO dei tumori germinali 11.2.1 Tumori di un solo tipo istologico Seminoma/Disgerminoma Carcinoma embrionale Yolk sac tumor Teratoma Coriocarcinoma (puro) Maturo Immaturo Con componente sarcomatosa o carcinomatosa 11.2.2 Tumori germinali misti Carcinoma embrionale e teratoma maturo e/o immaturo Yolk sac tumor e teratoma maturo/immaturo Seminoma e teratoma Seminoma e carcinoma embrionale Coriocarcinoma e carcinoma embrionale Coriocarcinoma e teratoma Coriocarcinoma e seminoma Ancora controverso è il problema riguardante il comportamento biologico dei teratomi immaturi: mentre a livello ovarico l'immaturità è correlata ad un comportamento aggressivo, nel testicolo l'immaturità non viene considerata indice 39 Protocollo TCGM AIEOP 2004 di un comportamento biologico sfavorevole. Per quanto riguarda i teratomi extragonadici essa viene correlata ad un comportamento biologico "indeterminato". 11.2.3 Sistemi di grading Per i teratomi ovarici vengono universalmente applicati quelli di Thurlbeck e Scully, modificato da Deher, e di Norris, entrambi basati sulla quantificazione del tessuto immaturo sulle sezioni istologiche. Analogamente il grading proposto da Gonzales e Crussi per i teratomi sacro-coccigei distingue 3 gradi in relazione alla percentuale di tessuti immaturi nella superficie esaminata (45-48). Grading istologico per i teratomi ovarici immaturi (Norris) Grado Tessuto immaturo Neuroepitelio 0 Solo tess. maturi Assente 1 + Raro, non più di 1 LPF/sez. 2 ++ Comune, non più di 3 LPF/sez. 3 +++ Prominente, 4 o più LPF/sez Grading istologico per i teratomi sacro-coccigei (Gonzales-Crussi) Grado 0: solo tessuti maturi Grado 1: rari foci di tessuti immaturi Grado 2: moderata quantità di tessuti immaturi con qualche atipia Grado 3. grande quantità di tessuti immaturi con numerose mitosi ed evidenti atipie Si ritiene opportuno applicare i sistemi di grading dell'immaturità (Norris, Gonzales-Crussi) non solo ai teratomi ovarici e sacro-coccigei ma anche a tutti quelli di altre sedi che presentino aspetti di immaturità, al fine di evidenziare eventuali correlazioni con il comportamento biologico. 40 Protocollo TCGM AIEOP 2004 11.4 Schema operativo Il coordinatore del Protocollo a livello nazionale è: Dr.ssa Renata Boldrini Ospedale pediatrico Bambino Gesù IRCCS Servizio di Anatomia Patologica Piazza S. Onofrio 4, 00165 Roma Il patologo locale invierà alla dr.ssa Boldrini: a) la scheda b) 1 sezione in ematossilina-eosina di prelievi rappresentativi c) 1 blocchetto di inclusione o 10 sezioni in bianco dei prelievi stessi d) prelievo di campioni per studi biologici: campioni di 0,5 cm da parti vitali della neoplasia (meglio se differenti tra loro), che vanno congelati in azoto liquido, conservati a – 80° e successivamente inviati in ghiaccio secco. Un campione speculare adiacente a quello congelato viene fissato in formalina e avviato allo studio istologico e) prelievo di campioni di pochi mm di diametro da fissare in Karnovski per esame ultrastrutturale. Il Coordinatore avrà cura di far pervenire i vetrini significativi a mezzo posta ai patologi del panel i quali invieranno la propria diagnosi al Centro di Riferimento. Verranno periodicamente tenute delle riunioni informative con la partecipazione del responsabile del Panel. Nella pagine seguenti si possono trovare le schede “operative” riassuntive delle caratteristiche dei singoli istotipi, allo scopo di standardizzare la diagnosi morfologica e immunoistochimica e per ricordare le caratteristiche biomolecolari note. 41 Protocollo TCGM AIEOP 2004 z SEMINOMA/DISGERMINOMA ESTENSIONE organo di origine infiltrazione capsula organo strutture anatomiche adiacenti linfonodi PATTERN ISTOLOGICO diffuso interstiziale QUOTA DI STROMA ≤ 10% 10-50% ≥ 50 % LINFOCITI scarsi medi numerosi NECROSI ≤ 10% 10-50% ≥ 50 % EMORRAGIA ≤ 10% 10-50% ≥ 50 % CALCIFICAZIONI assenti presenti GRANULOMI assenti presenti CELLULE SINCIZIOTROFOBL assenti presenti PLEOMORFISMO CELLULARE assente presente METASTASI LINFONODALI assenti presenti GONADE RESIDUA normale QUOTA MITOTICA X 10 HPF disgenesia gonadica gonadoblastoma IGCNU ISTOCHIMICA PAS 42 Protocollo TCGM AIEOP 2004 IMMUNOISTOCHIMICA PLAP hCG Citoker c-kit M2A lgG2a LCA MICROSCOPIA ELETTRONICA CITOGENETICA i (12p) 43 Protocollo TCGM AIEOP 2004 z YOLK SAC TUMOR ESTENSIONE confinato all’organo esteso oltre la capsula dell’organo interessamento tessuti adiacenti linfonodi PATTERNS ISTOLOGICI RETICOLARE O MICROCISTICO MACROCISTICO SENO ENDODERMICO PAPILLARE SOLIDO GHIANDOLARE/ALVEOLARE variante intestinale, variante endometrioide MIXOMATOSO SARCOMATOIDE POLIVESCICOLARE VITELLINO EPATOIDE PARIETALE MISTO CON ASPETTO PREVALENTE_______________________________ ASSOCIAZIONE CON ICGNU assente presente METASTASI LINFONODALI assenti presenti METASTASI PERITONEALI assenti presenti ISTOCHIMICA PAS diastasi IMMUNOISTOCHIMICA AFP α1 antitripsina citocheratine CEA Vimentina PLAP Laminina/collagene IV MICROSCOPIA ELETTRONICA CITOGENETICA anomalie cromosomi 1p, 6q, 3q 44 Protocollo TCGM AIEOP 2004 z CARCINOMA EMBRIONALE ESTENSIONE confinato all’organo esteso oltre la capsula dell’organo interessamento dei tessuti adiacenti linfonodi PATTERNS ISTOLOGICI SOLIDO PAPILLARE/TUBULARE PSEUDOENDODERMICO “BISTRATIFICATO” STROMA INDIFFERENZIATO assente presente CELLULE SINCIZIOTROFOBL assenti presenti CALCIFICAZIONI DISTROFICHE assenti presenti INVASIONE VASCOLARE assente presente ASSOCIAZIONE CON IGCNU assente presente METASTASI LINFONODALI assenti presenti IMMUNOISTOCHIMICA Citocheratina (pancitocheratina, citocheratina 8, 18, 19) BerH2 (CD30) PLAP Anticorpo monoclinale 43-9F MICROSCOPIA ELETTRONICA CITOGENETICA 1(12p) Del (12) (q13-q22) 45 Protocollo TCGM AIEOP 2004 z CORIOCARCINOMA ESTENSIONE confinato all’organo esteso oltre la capsula interessamento dei tessuti adiacenti linfonodi PERCENTUALE DI NECROSI PERCENTUALE DI EMORRAGIA INVASIONE DEI VASI PERCENTUALE COMPONENTE CITOTROFOBLASTICA QUOTA MITOTICA COMPONENTE CITOTROFOBLASTICA PERCENTUALE COMPONENTE SINCIZIOTROFOBLASTICA IMMUNOISTOCHIMICA: hCG HPL SP1 PLAP EMA Citocheratine 7, 8, 18, 19 MICROSCOPIA ELETTRONICA 46 Protocollo TCGM AIEOP 2004 z TERATOMA ESTENSIONE confinato all’organo esteso oltre la capsula interessamento dei tessuti adiacenti linfonodi NUMERO STRATI EMBRIONALI monofillico difillico a) teratoma maturo cistico (cisti dermoide) trifillico solido b) teratoma immaturo tessuto neuroectodermico primitivo blastema / tubuli primitivi tessuto epatico strutture ghiandolari tessuto mesenchimale (fusocellulare, cartilagineo, osseo) ESTENSIONE focale multifocale GRADO basso grado diffuso alto grado GRADING TERATOMI IMMATURI OVAIO grado 1 grado 2 grado 3 c) teratomi con componente maligna secondaria carcinoma squamocellulare adenocarcinoma rabdomiosarcoma altri sarcomi d) teratoma monodermico carcinoma Pnet 47 Protocollo TCGM AIEOP 2004 e) teratoma fetiforme f) cisti dermoide con tumore maligno secondario IMMUNOCISTOCHIMICA AFP α1antitripsina PLAP CEA Ferritina NSE S100 GFAP Synptofisina Vimentina Astina Desmina P53 CITOGENETICA 48 Protocollo TCGM AIEOP 2004 z TUMORI A CELLULE GERMINALI MISTI COMPOSIZIONE PERCENTUALE IN ORDINE DECRESCENTE SEMINOMA/DISGERMINOMA %____________ YOLK SAC TUMOR %________________ CARCINOMA EMBRIONALE % ___________ TERATOMA MATURO %____________ TERATOMA IMMATURO % ____________ CORIOCARCINOMA %____________ POLIEMBRIOMA EMBRIOMA DIFFUSO PANEL PATOLOGI Rita Alaggio (Padova) Paola Collini (Milano) Ada Florena (Palermo) Marina Gardiman (Padova) Gaetano La Stilla (Bari) Alessandra Linari (Torino) Antonio Maiorana (Modena) 49 Protocollo TCGM AIEOP 2004 12.0 SCHEMA DI SOMMINISTRAZIONE DEI FARMACI 12.1 Direttive Generali La chemioterapia è da iniziare il prima possibile e non oltre i 21 giorni dopo l’intervento chirurgico. I cicli andranno ripetuti ogni 21 giorni; il valore dei granulociti neutrofili il giorno dell’inizio di ogni ciclo terapeutico deve essere almeno > 750 /mm3 e quello delle piastrine > a 100000/mm3; é fortemente raccomandato l’impianto di un catetere venoso centrale per la somministrazione della chemioterapia; lo schema PEB può essere somministrato sia in regime ospedaliero che in day hospital; le indicazioni sulle dosi e i tempi di somministrazione dei farmaci sono riportate nel successivo paragrafo. Viene comunque fornito anche lo schema completo di terapia idroelettrolitica nell’Allegato 4 che può essere modificato, a discrezione di ogni Centro Responsabile. 12.2 Schema PEB Le dosi da utilizzare sono le seguenti: Cisplatino 25 mg/m2/die iv in infusione di 15 minuti per 4 giorni Etoposide 100 mg/m2/die iv in infusione di 1 ora per 4 giorni Bleomicina 15 UI/m2/die iv in infusione di 1 ora il secondo giorno Per i bambini di età inferiore ai 12 mesi sono previsti i seguenti dosaggi: Cisplatino 0.8mg/Kg/die iv per 4 giorni Etoposide 3mg/Kg/die iv per 4 giorni Bleomicina 0.5UI/Kg/die iv il secondo giorno Durante la somministrazione della chemioterapia monitorare giornalmente il bilancio idrico e il peso del paziente. In corrispondenza dell‘ultimo giorno di chemioterapia, controllare i seguenti valori ematochimici: esame emocromocitometrico con conta piastrine, azotemia, creatinina, elettroliti, plasmatici con calcio e magnesio, LDH, AST, ALT, bilirubinemia, esame urine. 50 Protocollo TCGM AIEOP 2004 12.3 Modulazione della tossicità 12.3.1 Tossicità ematologica non è prevista una riduzione di dose dei farmaci per la tossicità ematologica; al di sotto dei valori di riferimento indicati ( granulociti neutrofili > 750 /mm3, piastrine > 100000/mm3) la terapia va rimandata al massimo di 2 settimane. Dopo questo periodo somministrare il ciclo chemioterapico al dosaggio pieno se granulociti neutrofili >500/mm3 e piastrine > 75000/mm3; l’anemia da sola non è sufficiente per il rinvio del ciclo chemioterapico e deve essere corretta tramite trasfusione. 12.3.2 Tossicità renale Rappresenta la tossicità dose limitante del cisplatino. Il rialzo della creatinina > 1.5 x il valore normale (> grado 1 secondo NCI-CTC), richiede il rinvio di una settimana ciclo chemioterapico. Nel caso rimanga persistentemente elevata, contattare i coordinatori dello studio. 12.3.3 Tossicità sul nervo acustico La comparsa di tinnito (grado 2 secondo NCI-CTC) durante il programma terapeutico impone l’esecuzione di un esame audiometrico. Nel caso di riduzione dell’udito di grado >2 secondo UKCCSG Shortened listing of NCI-CTC (Allegato 2) si raccomanda di contattare i coordinatori dello studio per l’eventuale sostituzione del cisplatino con il carboplatino. 12.3.4 Altre tossicità In caso di tossicità polmonare di grado >1 secondo NCI-CTC contattare i coordinatori dello studio; la comparsa di febbre, rash cutaneo, malessere dopo la somministrazione di bleomicina, richiede premedicazione con steroidi e paracetamolo ai cicli successivi; la comparsa di reazione allergica dopo la somministrazione di etoposide, richiede premedicazione con antistaminici e steroidi, ai cicli successivi; segnalare ai coordinatori dello studio qualunque altra tossicità non ematologica di grado IV, per valutare l’eventuale sospensione/modificazione delle dosi della chemioterapia. 51 Protocollo TCGM AIEOP 2004 12.3.5 Terapia di supporto E’ obbligatoria la somministrazione di antiemetici secondo le modalià in vigore nei singoli Centri. E’ comunque raccomandato l’utilizzo di 5HT3 antagonisti; non è prevista la somministrazione routinaria di G-CSF. L’uso, in casi selezionati è lasciato a discrezione di ogni Centro Responsabile; altre eventuali complicanze, quali il trattamento della neutropenia febbrile e le trasfusioni seguiranno le direttive già in uso nei singoli Centri. 52 Protocollo TCGM AIEOP 2004 13.0 TRATTAMENTO ALLA PROGRESSIONE O ALLA RICADUTA 13.1 Ricaduti dopo la sola chirurgia La prognosi di questi pazienti è buona e le possibilità di guarigione con la chemioterapia convenzionale sono elevate. Si raccomanda pertanto di effettuare chemioterapia secondo schema PEB per 4 cicli ed eventuale chirurgia della massa residua, ivi comprese le metastasi a distanza. Nei casi senza marker tumorali patologici si consiglia di effettuare l’accertamento istologico sulla sede della recidiva o, qualora tecnicamente fattibile, anche l’asportazione della/e lesione/i sospette per escludere le forme in cui sia presente la sola componente teratomatosa. 13.2 Ricaduti dopo 6 mesi dal termine del trattamento Sono pazienti considerati ancora sensibili alla terapia con Platino e derivati e le possibilità di remissione completa sono situate intorno al 50% con il 15-25% di probabilità che essa sia duratura. Si raccomanda di effettuare chemioterapia secondo schema ICE (Ifosfamide, Carboplatino, Etoposide) per 3 cicli da effettuarsi ogni 28 giorni con raccolta di progenitori ematopoietici circolanti CD34+ (PBSC), già dopo il primo ciclo, in quantità sufficiente per 2 terapie mieloablative. Nell’impossibilità di effettuare una raccolta di PBSC adeguata, si consiglia procedere ad espianto di midollo osseo, secondo le indicazioni riportate successivamente. Dopo i 3 cicli di chemioterapia secondo schema ICE, rivalutazione per eventuale chirurgia della massa residua e/o delle metastasi: - nel caso di remissione clinica completa o di asportazione chirurgica completa anche in presenza di CTM all’esame istologico: ICE per 1 ulteriore ciclo e stop terapia - nel caso di remissione parziale, mancata risposta o chirurgia incompleta con CTM all’esame istologico: chemioterapia mieloablativa con reinfusione di PBSC (Thiotepa e Ciclofosfamide - TC alte dosi ). Sarà valutata, caso per caso, la possibilità di effettuare una seconda chemioterapia ad alte dosi. 13.3 Pazienti in progressione durante chemioterapia di prima linea (resistenti o refrattari) e ricaduti entro 6 mesi dal termine del trattamento 53 Protocollo TCGM AIEOP 2004 Sono pazienti considerati a prognosi severa e pertanto meritevoli di un approccio terapeutico più aggressivo (rientrano in questo gruppo anche i pazienti ricaduti all’ osso e al SNC, indipendentemente dal tempo trascorso dal termine della precedente chemioterapia). Si raccomanda di effettuare chemioterapia secondo schema ICE (Ifosfamide, Carboplatino, Etoposide) per 3 cicli da effettuarsi ogni 28 giorni, seguiti da raccolta di progenitori ematopoietici circolanti CD34+ (PBSC), già dopo il primo ciclo e in quantità sufficiente per 2 terapie mieloablative. Successivamente questi pazienti sono candidati a chemioterapia mieloablativa con reinfusione di PBSC (TC alte dosi). Al termine è comunque consigliabile eventuale chirurgia della massa residua e/o delle metastasi. La scelta dello schema ICE (Ifosfamide, Carboplatino, Etoposide) è stata motivata dalla possibilità di usufruire di un farmaco attivo come l’Ifosfamide, non utilizzato in 1° linea e di sostituire il Cisplatino con il Carboplatino, per ridurre la tossicità renale e neurosensoriale. La terapia ad alte dosi, seguita da reinfusione di cellule staminali emopoietiche, è vantaggiosa per i pazienti nei quali sia stata raggiunta una remissione clinica, come trattamento di consolidamento. L’associazione Thiotepa e Ciclofosfamide è giustificata dalla provata azione sinergica dei due farmaci alchilanti. 13.4 Schema di somministrazione dei farmaci 13.4.1 ICE E’ consigliato l’impianto di un catetere venoso centrale prima di iniziare il trattamento. I tre cicli ICE saranno somministrati in 5 giorni ogni 28 giorni quando i valori dei granulociti neutrofili sono >1000/mm3 e quello delle piastrine > 100000/ mm3. Le indicazioni sulle dosi e i tempi di somministrazione dei farmaci sono riportate successivamente. Viene comunque fornito anche lo schema completo di terapia idroelettrolitica dell’Allegato 4, che può essere modificato, a discrezione di ogni Centro Responsabile. 54 Protocollo TCGM AIEOP 2004 Le dosi da utilizzare sono le seguenti: Ifosfamide 1.8 g/m2/die in infusione e.v. per 3 ore nei giorni 1,2,3,4,5 Carboplatino 400 mg/m2 /die in infusione e.v. per 1 ora nei giorni 1,2 Etoposide 100 mg/m2 /die in infusione e.v. per 2-4 ore nei giorni 1,2,3,4,5 Idratazione (dal giorno 0 al giorno +6) secondo lo schema: SG 5% 3000 ml/m2/24 ore + NaCl 20 mEq/500 ml + KCl 10 mEq/500 ml + MESNA 1800 mg/m2 Il MESNA deve essere somministrato in bolo 30 minuti prima l’infusione di Ifosfamide alla dose di 1000 mg/m2. E’ obbligatoria la somministrazione di antiemetici, con modalità di somministrazione e dosi a discrezione di ogni centro responsabile. Per la mobilizzazione di cellule staminali emopoietiche (PBSC) si raccomanda di utilizzare G-CSF alla dose di 5-10 mg/kg/die (a discrezione di ogni centro responsabile) a distanza di 72 ore dall’infusione della chemioterapia, e monitorare poi giornalmente il numero di CD34+ nel sangue periferico. La raccolta può essere effettuata dal giorno in cui vi sono almeno 20 CD34+/μl di sangue periferico. Prima di iniziare e in corrispondenza dell’ultimo giorno di chemioterapia : controllare i seguenti valori ematochimici: esame emocromocitometrico con conta piastrinica, glicemia, azotemia, creatinina, uricemia, elettroliti plasmatici (Ca, P, Mg, Na, K, Cl), LDH, GOT, GPT, γGT bilirubinemia, fosfatasi alcalina, esame urine. monitorare giornalmente il bilancio idrico. 13.4.2 TC ad alte dosi Il ciclo TC ad alte dosi seguito da reinfusione di PBSC sarà somministrato in 5 giorni quando i valori dei granulociti neutrofili sono > 1000/mm3 e quello delle piastrine > 100000/ mm3. Le indicazioni sulle dosi e i tempi di somministrazione dei farmaci sono riportate successivamente. Viene comunque fornito anche lo schema completo di terapia idroelettrolitica nell’Allegato 4, che può essere modificato, a discrezione di ogni Centro Responsabile. Le dosi da utilizzare sono le seguenti: Thiotepa 250 mg/m2/die in infusione e.v. di 4 ore nei giorni 1, 2, 3 Ciclofosfamide 60 mg/kg/die in infusione e.v. di 1 ora nei giorni 4, 5. 55 Protocollo TCGM AIEOP 2004 Prima di iniziare e durante la chemioterapia: controllare i seguenti valori ematochimici: esame emocromocitometrico con conta piastrinica, glicemia, azotemia, creatinina, uricemia, elettroliti plasmatici (Ca, P, Mg, Na, K, Cl), LDH, GOT, GPT, γGT bilirubinemia, fosfatasi alcalina, esame urine; monitorare giornalmente il bilancio idrico e il peso del paziente. Idratazione (dal giorno -8) secondo lo schema: SG 5% 3000 ml/m2/24 ore + NaCl 20 mEq/500 ml + KCl 10 mEq/500 ml + MESNA 1800 mg/m2 Il MESNA deve essere somministrato in bolo 30 minuti prima l’infusione di Ciclofosfamide alla dose di 1000 mg/m2. E’ obbligatoria la somministrazione di antiemetici, con modalità di somministrazione e dosi a discrezione di ogni centro responsabile. Le cellule staminali emopoietiche devono essere almeno 3x106/kg/CD34+ di precursori emopoietici circolanti ottenuti mediante aferesi, oppure 3x108/kg/cellule mononucleate ottenute da espianto di midollo osseo. La reinfusione va eseguita a 72 ore dal termine della chemioterapia (giorno 0). La terapia di supporto, profilassi antimicotica, fattori di crescita, terapia antibiotica ecc. avverranno a giudizio di ogni singolo Centro, utilizzando le linee guida dell’AIEOP. 13.5 Raccolta di cellule emopoietiche staminali periferiche Lo scopo della raccolta di PBSC è ottenere un numero sufficiente di precursori emopoietici per permettere un rapido attecchimento emopoietico dopo la terapia ad alte dosi. L’obiettivo è raccogliere un numero di cellule CD34+ ≥ 3x106/kg. Se vengono raccolte meno di 3x106/kg CD34+, si consiglia procedere ad espianto di midollo osseo. Si raccomanda di effettuare monitoraggio di CD34+ e aferesi in Centri con esperienza nella raccolta di CSSP in bambini piccoli. 13.5.1Momenti per effettuare la aferesi Il protocollo prevede la raccolta di PBSC a partire dal 1° ciclo ICE. Si raccomanda di organizzare la logistica della raccolta con largo anticipo, in modo 56 Protocollo TCGM AIEOP 2004 da avere successivamente altri momenti a disposizione per poter effettuare eventuali ulteriori aferesi. Per la mobilizzazione si raccomanda di usare G-CSF alla dose di 510γg/kg/die (a discrezione del Centro Responsabile) a 72 ore dal termine dell’infusione della chemioterapia, e monitorare poi giornalmente il numero di CD34+ nel sangue. La raccolta può essere effettuata il giorno in cui vi sono almeno 20 CD34+/μl di sangue periferico. Se con le procedure aferetiche non si è raccolto il numero sufficiente di cellule CD34+, o non si è riusciti a raccogliere affatto, è necessario procedere ad espianto di midollo osseo (almeno 3x108cellule mononucleate/kg). Accessi vascolari, procedure di raccolta, di criopreservazione e di reinfusione PBSC sono codificate da ciascun Centro, in accordo con le regole della buona pratica clinica. Si raccomanda che tali procedure vengano effettuate presso un Centro con competenza specifica per la raccolta di cellule staminali emopoietiche in ambito oncologico e con adeguata esperienza nella esecuzione di leucoaferesi in bambini piccoli. 57 Protocollo TCGM AIEOP 2004 14.0 INFORMAZIONI SUI FARMACI 14.1 Bleomicina Antibiotico il cui meccanismo d’azione è determinato dal legame con il DNA e la successiva rottura della doppia elica. E’ un farmaco fase-specifico e il suo maggior effetto si esplica nelle fasi G2 e M del ciclo cellulare. La clearance del farmaco è marcatamente rallentata in caso di alterata funzione renale. E’ escreta dal fegato e dal rene. Tossicità acuta (entro 1-2 gg dalla somministrazione): anafilassi, iperpiressia, ipotensione, nausea, vomito, rash cutaneo; precoce (entro 2-3 settimane): iperpigmentazione cutanea, polmonite interstiziale chimica, febbre, mucosite, rash cutaneo; ritardata: fibrosi polmonare. La comparsa di tossicità polmonare è dose dipendente, con un rischio del 2% sino a dosi totali di 250 mg, che aumenta progressivamente sino al 10% per dosaggi superiori. Il rischio di tossicità è maggiore in presenza di patologie broncopolmonari preesistenti. Formulazione: disponibile in fiale da 15 UI (pari a 15 mg) come bleomicina solfato, sotto forma di polvere liofilizzata. Il farmaco può essere somministrato anche intramuscolo. 14.2 Cisplatino Complesso di coordinazione del Platino, che ha un effetto citotossico legandosi direttamente al DNA. L’inibizione della sintesi di DNA è verosimilmente dovuta alla formazione di legami inter e intra-catene tra gruppi guanina-guanina. Il farmaco ha un’azione sinergica con la radioterapia e altri farmaci antiblastici. Tossicità acuta (1-2 giorni): nausea, vomito, sapore metallico, reazione anafilattica; precoce (entro 2-3 settimane): anoressia, mielodepressione, ipomagnesemia, disturbi elettrolitici, neuropatia periferica, nefrotossicità. Va ricordato che il danno renale è cumulativo ed è solo parzialmente reversibile; 58 Protocollo TCGM AIEOP 2004 ritardata: ipoacusia alle alte frequenze (sopra i 2000 Hz). Sul piano clinico la perdita di udito alle alte frequenze è irreversibile ed è correlata a dosi cumulative > di 400 mg/m2. 14.3 Etoposide Derivato semi-sintetico delle podofillotossine. Il farmaco forma un complesso con le topoisomerasi II e il DNA, determinando rotture a livello della doppia e singola elica. L’effetto principale si verifica nelle fasi S e G2 del ciclo cellulare. L’emivita iniziale è di 1.5 ore, mentre quella terminale è di 4-11 ore. L’etoposide è prevalentemente legato alle proteine plasmatiche (circa 95%), viene escreto principalmente con le urine e la concentrazione massima nel plasma è estremamente variabile da individuo a individuo. Tossicità acuta (entro 1-2 giorni dalla somministrazione): nausea, vomito, ipotensione, anafilassi, febbre, rash cutaneo; precoce (entro 2-3 settimane): mielodepressione, alopecia, diarrea, stomatite, neuropatia periferica; tardiva: leucemie secondarie. 14.4 Ifosfamide Agente alchilante, si lega direttamente al DNA determinando sostituzioni di basi, legami o rotture della doppia elica che alterano o inibiscono la replicazione del DNA. Attivato mediante enzimi microsomiali epatici, viene eliminato nelle urine. L’emivita di è di 7-15 ore. Tossicità Deve essere usato previa somministrazione di MESNA per prevenire la cistite emorragica; è inoltre necessaria l’iperidratazione. La mielodepressione è la tossicità dose-limitante. acuta (entro 1-2 giorni dalla somministrazione): nausea, vomito, cistite emorragica, tossicità SNC (sonnolenza, sindrome confusionale, allucinazioni, disorientamento) SIADH; precoce (entro 2-3 settimane): mielodepressione, alopecia, nefrotossicità; tardiva: infertilità. 59 Protocollo TCGM AIEOP 2004 14.5 Carboplatino Derivato del Platino interagisce direttamente con il DNA inibendone la sintesi attraverso la formazione di legami inter- e intra-catene. Esso determina inoltre chelazione e legami con la membrana cellulare. L’emivita è di 2,5-6 ore, almeno il 60-70% del farmaco viene eliminato immodificato con le urine Tossicità acuta (entro 1-2 giorni dalla somministrazione): nausea, vomito, ipotensione, febbre, rash cutaneo, orticaria; precoce (entro 2-3 settimane): mielodepressione, nefrotossicità, disturbi elettrolitici, alterazione della funzione epatica; tardiva: nefrotossicità. 14.6 Thiotepa Il trietilene-thiofosforamide è un derivato dell’etilenimide e agisce da alchilante legandosi direttamente al DNA. Viene scarsamente assorbito a livello gastrointestinale ed è metabolizzato a livello epatico. Il suo principale metabolita (TEPA) possiede attività citotossica e nelle urine si ritrovano solo tracce di farmaco immodificato e di TEPA. Il thiotepa ha un’emivita di eliminazione di 2-3 ore dal plasma; il TEPA di 15-18 ore. Tossicità acuta (entro 1-2 giorni dalla somministrazione): nausea, vomito, iperpigmentazione; precoce (entro 1-2 settimane): mielodepressione, stomatite, cefalea, febbre, neurotossicità; tardiva: amenorrea e azoospermia, tumori iatrogeni. 14.7 Ciclofosfamide Agente alchilante. E’ parzialmente assorbita dal tratto gastrointestinale, il picco plasmatico viene raggiunto dopo un’ora dalla somministrazione e, nel fegato, mediante enzimi microsomiali, viene metabolizzata a prodotti attivi; l’eliminazione avviene per via renale. L’emivita di eliminazione è di 3-10 ore. Il farmaco passa nel latte e in tutti i liquidi extracellulari, tra cui il liquido sinoviale. Tossicità 60 Protocollo TCGM AIEOP 2004 acuta (entro 1-2 giorni dalla somministrazione): nausea, vomito; precoce (entro 2-3 settimane): mielodepressione, cistite emorragica, SIADH, alopecia, iperpigmentazione; tardiva: azoospermia, amenorrea, seconda neoplasia. 61 Protocollo TCGM AIEOP 2004 15.0 CONSIDERAZIONI METODOLOGICHE E STATISTICHE I Centri che aderiscono al protocollo devono includere nello studio tutti i pazienti che rispondono ai criteri di eleggibilità, identificati tra i soggetti in età pediatrica che si presentano al centro per sospetta neoplasia germinale maligna. Dopo che il paziente è stato ritenuto eleggibile per lo studio, li trattamento deve essere eseguito come descritto nel protocollo. Tutti i pazienti arruolati saranno considerati valutabili. Pertanto anche per i pazienti nei quali vi sia stata o un’interruzione prematura o una deviazione del trattamento previsto dal protocollo, dovranno essere sottoposti agli esami a tempi di follow-up previsti. Il presente è uno studio clinico multi-istituzionale prospettico osservazionale che prevede approcci terapeutici diversi per ogni Stadio e/o presentazione di malattia. Trattandosi di uno studio osservazionale saranno arruolati tutti i pazienti eleggibili per un periodo di circa 5 anni. Una valutazione descrittiva della sopravvivenza libera da malattia verrà condotta ad una mediana di osservazione di 2 anni per i primi 50 casi arruolati allo studio. I risultati di tale analisi verranno presentati al comitato di protocollo per una valutazione sulla prosecuzione del trattamento. Gli eventi temporali saranno stimati dalla data della diagnosi istologica secondo il metodo non parametrico di Kaplan-Meier su tutta la popolazione registrata in studio ed eleggibile. Per la sopravvivenza totale l’evento considerato sarà la morte indipendentemente dalla causa; per la sopravvivenza libera da progressione gli eventi considerati saranno la progressione di malattia e le recidive. La rilevanza di potenziali fattori prognostici sarà valutata con modelli di regressione. Una valutazione della tossicità sarà pienamente possibile se si raggiungerà una buona qualità delle informazioni inviate. 62 Protocollo TCGM AIEOP 2004 16.0 BIBLIOGRAFIA 1. Cushing B, Perlman EJ, Marina NM, Castleberry RP. Germ cell tumors. In Pizzo PA, Poplack DG, eds. Principles and Practice of Pediatric Oncology. New York: Lippincott Williams & Wilkins 2002; 1091-1113. 2. Pinkerton CR. Malignant germ cell tumors in childhood. Eur J Cancer 1997;33:895-901. 3. Rescorla FJ. Pediatric germ cell tumors. Semin Surg Oncol 1999; 16:144158. 4. Ulbright TM, Amin MB, Young RH. Germ cell tumors from Tumors of the testis, Adnexa, Spermatic Cord and Scrotum. Atlas of Tumor Pathology AFIP 1999. 5. International Germ Cell Cancer Collaborative Group: International Germ Cell Classification: a prognostic factor-based staging system for metastatic germ cell cancer. J Clin Oncol 1997; 15:594-603. 6. 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