Le equazioni di Maxwell Il campo elettrico indotto Abbiamo visto nel capitolo precedente che un campo magnetico variabile genera in un circuito una forza elettromotrice indotta. Riconsideriamo questa proprietà nella seguente esperienza: poniamo un anello conduttore all'interno di un campo magnetico per il quale facciamo aumentare il valore dell’intensità B. L’anello conduttore è sottoposto ad variazione di flusso di campo magnetico e pertanto si genera in esso una corrente indotta. In particolare gli elettroni che prima avevano una velocità media nulla, ora si muovono all’interno della struttura metallica. Se consideriamo la situazione descritta dal punto di vista del campo elettrico una carica q che accelera,per la legge di Coulomb F = E= 1 Qq , è tale per cui su di essa agisce un campo elettrico 4πε 0 d 2 F 1 Q = . Quindi, sugli elettroni dell'anello metallico agisce un campo elettrico. q 4πε 0 d 2 Però questo campo elettrico non è generato, come al solito, da cariche elettriche ma da una corrente indotta, quindi da un campo magnetico variabile. Pertanto possiamo concludere che: Il campo elettrico generato da una corrente indotta e detto campo elettrico indotto ed è generato da un campo magnetico che varia nel tempo. In questo capitolo vogliamo dimostrare che vale anche la relazione inversa,cioè un campo elettrico variabile genera un campo magnetico indotto. La legge che descrive questo effetto di induzione dei campi elettrici fu formulata da James Clerk .Maxwell, che riuscì ad unificare lo studio delle leggi dell'elettricità e del magnetismo: Da qui le equazioni che descrivono questa mutua interazione vengono dette equazioni di Maxwell. Inoltre la reciproca induzione di campi elettrici e di campi magnetici dà origine al fenomeno dell'oscillazione elettromagnetica autosostenuta nel vuoto. Se, inizialmente, esiste un campo elettrico oscillante, esso indurrà un campo magnetico, e questo indurrà un nuovo campo elettrico, e questo indurrà un nuovo campo magnetico. Pertanto questi campi si possono propagare mutuamente. E’ necessaria una carica o una corrente oscillante per iniziare uno dei due campi ma, dopo questo inizio, essi continuano a propagarsi e ad autosostenersi autonomamente. La corrente di spostamento Per introdurre tale corrente analizziamo risultato seguente, detto anche Il paradosso del teorema di Ampere. Ricordiamo che una corrente si dice concatenata ad una linea chiusa se essa taglia la superficie delimitata dalle curva stessa. Ricordiamo il teorema di Ampere sula circuitazione del campo magnetico: “la circuitazione del campo magnetico lungo una qualsiasi linea chiusa con la quale risulti concatenata una corrente che genera il campo magnetico è sempre uguale al prodotto della permeabilità magnetica del vuoto per l’intensità di corrente”, cioè: r C B = µ 0i () Primo caso: filo continuo percorso da corrente Consideriamo prima questa situazione: Per il teorema di Ampere abbiamo r C B = µ0i () Immaginiamo di “stirare” la circonferenza: La circonferenza iniziale (che facciamo coincidere con il bordo sinistro del cilindro) risulta essere ancora concatenata al filo conduttore e sempre per il teorema di Ampere abbiamo ancora che la circuitazione vale: r C B = µ 0i () Immaginiamo di “stirare” ulteriormente la superficie sino a chiuderla: Possiamo affermare, come in precedenza, che la circonferenza iniziale (quella che coincide con il bordo sinistro del cilindro) risulta essere ancora concatenata al filo conduttore e sempre per il teorema di Ampere abbiamo ancora che la circuitazione vale: r C B = µ 0i () Secondo caso: filo non continuo percorso da corrente Consideriamo ora la seguente sezione di un circuito, composta da un filo conduttore non continuo interrotto da un condensatore piano. Lungo il filo scorre corrente dovuta ad un generatore: Consideriamo per esso una circonferenza concatenata al filo percorso dalla corrente di intensità i . Per il teorema di Ampere la circuitazione del campo magnetico lungo la circonferenza alla quale è concatenata al corrente vale: r C B = µ 0i () Supponiamo come nel caso precedente di “stirare la circonferenza”, abbiamo quindi la seguente situazione La circonferenza (cioè il bordo sinistro del cilindro, unitamente alla sua parte “stirata”) taglia ancora il filo conduttore, pertanto la corrente risulta essere ancora concatenata alla circonferenza, r quindi per il teorema di Ampere abbiamo ancora C B = µ 0 i . () Proseguiamo nel procedimento di “stiramento” della circonferenza, come nel caso precedente abbiamo:, abbiamo quindi la seguente situazione In questo caso la circonferenza (cioè il bordo sinistro del cilindro, unitamente alla sua parte “stirata”) non taglia il filo conduttore, infatti è possibile estrarre la superficie dal circuito senza che questa intersechi il filo percorso da corrente. Dal teorema di Ampere allora risulta che la circuitazione è nulla: r C B =0 () Osservazione Per tutte le correnti che fluiscono lungo circuiti continui ed ininterrotti, la forma della superficie usata per intercettare la corrente non influisce sulla validità del teorema di Ampere. Nel primo caso la superficie illustrata al terzo passaggio intercetta la stessa corrente che è intercettata dalla superficie circolare al primo passaggio (che non è altro che il bordo della superficie tridimensionale risultante dopo lo stiramento completo). La differenza tra le due distribuzioni consiste nel fatto che nel primo caso il filo è continuo e quindi esso genera un campo magnetico (che si determina con legge di Biot-Savart), nel secondo caso invece il circuito è interrotto, allora il campo magnetico generato dal filo in questo caso è uguale a primo dove il conduttore è continuo, mentre dove il filo si interrompe, in corrispondenza del condensatore, cosa accade? Perché la corrente scorra nel circuito interrotto, tra le armature del condensatore ci deve essere un flusso elettrico, altrimenti la corrente dovrebbe interrompersi e non scorrerebbe oltre le armature del condensatore. Tra queste ultime, infatti, ricordando le linee di campo elettrico, abbiamo: + - + - Tra le armature accade che la corrente passa ugualmente, per poter circolare nel circuito (infatti basta guardare l’intensità della corrente nella carica di un circuito RC, se la corrente non passasse tra le armature del condensatore, avremo sempre intensità di corrente nulla per tale tipo di circuito). Allora nel secondo caso: la superficie non intercetta corrente tradizionale ma un flusso elettrico che permette alla corrente di attraversare l’ostacolo rappresentato dell’interruzione presente tra le armature del condensatore. Tale flusso elettrico che permette alla corrente di proseguire in cammino lungo il circuito è chiamata corrente di spostamento. Il teorema di Ampere generalizzato da Maxwell allora diventa: r → ∆Φ( E ) C ( B ) = µ 0 i + µ 0ε 0 ∆t r ∆Φ ( E ) Dove il termine la corrente di spostamento è data dal termine i s = ε 0 . ∆t Osservazione L’intensità della corrente di spostamento dipende dalla variazione di flusso di campo elettrico. Questa grandezza, naturalmente, non è una vera intensità di corrente, ma, nel teorema di Ampere generalizzato da Maxwell, ha lo stesso effetto che avrebbe se lo fosse. La corrente di spostamento rappresenta quindi la modalità con cui la corrente ordinaria riesce a superare l’interruzione dovuta alla presenza delle armature di un condensatore. r ∆Φ ( E ) Se consideriamo la corrente di spostamento i s = ε 0 , il teorema di Ampère generalizzato da ∆t Maxwell, assume un significato analogo a quello formulato dalla legge di Faraday-Neumann espressa dall'equazione, infatti quest’ultima mette in relazione l'intensità della corrente indotta con la rapidità di variazione del flusso magnetico. La formula ottenuta in questo paragrafo invece mette in relazione il campo magnetico (nel nostro caso la circuitazione) con la rapidità di variazione del flusso elettrico. Quindi, queste leggi indicano una certa simmetria negli effetti mutui dei campi elettrici e dei campi magnetici. Pertanto possiamo affermare che: Come un campo magnetico dipendente dal tempo è capace di indurre un campo elettrico, così un campo elettrico dipendente dal tempo è capace di indurre un campo magnetico Le equazioni di Maxwell Con l’equazione precedente abbiamo ottenuto quindi una simmetria tra fenomeni elettrici e magnetici. Tale proprietà è espressa dalle equazioni di Maxwell che sintetizzano La struttura della teoria classica dei fenomeni elettromagnetici. Prima equazione di Maxwell: teorema di Gauss per il campo elettrico il flusso del vettore campo elettrico attraverso una superficie chiusa S, è dato dalla relazione → Φ S (E) = ∑Q i i ε0 Dove Qi sono le cariche elettriche contenute all’interno della superficie chiusa S. Seconda equazione di Maxwell: teorema di Gauss per il campo magnetico il flusso del vettore campo magnetico attraverso una superficie chiusa S, è sempre nullo → Φ S ( B) = 0 Terza equazione di Maxwell: teorema di Ampere per il campo elettrico la circuitazione del campo elettrico lungo una linea chiusa è nulla → C(E) = 0 Osservazione Questa equazione equivale alla legge di Faraday Neumann con l’osservazione di Lenz. Quarta equazione di Maxwell: teorema di Ampere generalizzato per il campo magnetico la circuitazione del campo magnetico prodotto da u campo elettrico è data dalla seguente relazione: r r ∆Φ ( E ) C B = µ 0 I + µ 0ε 0 ∆t () Alle quattro equazioni di Maxwell aggiungiamo la legge che esprime l’equazione di Lorenz: r r r r F = qE + qv × B Che descrive l’azione dei campi elettrici e magnetici su una particella carica in moto. Essa è una sintesi delle formule: F = qE , legge che esprime la forza che agisce su una carica q dovuta all’azione di campo elettrico E F = qvB , forza di Lorenz che esprime la forza che un campo magnetico B esercita su una carica in moto Osservazione Queste leggi descrivono una simmetria negli effetti mutui dei campi elettrici e dei campi magnetici, infatti come un campo magnetico variabile nel tempo è capace di indurre un campo elettrico, così un campo elettrico dipendente dal tempo è capace di indurre un campo magnetico. Considerate nel loro insieme le equazioni di Maxwell costituiscono il punto di sintesi e unificazione fra il campo magnetico e il campo elettrico. Il sistema assiomatico delle equazioni di Maxwell Diamo qualche definizione per chiarire meglio il significato di ciò che vogliamo descrivere. Definizione: si definisce assioma una proposizione che viene assunta vera senza bisogno di dimostrazione. Definizione: si definisce sistema assiomatico un insieme di assiomi che possono essere usati per dimostrare teoremi. Una teoria consiste quindi di un sistema assiomatico e di tutti i teoremi che ne derivano. Osservazione Un sistema assiomatico è coerente se non presenta contraddizioni, cioè se non è possibile dimostrare a partire da questi assiomi sia un teorema sia il suo contrario. In un sistema assiomatico un assioma è detto indipendente se non può essere dedotto dagli altri assiomi. Un sistema è indipendente se ogni suo assioma è indipendente. Un sistema assiomatico è completo se è possibile dimostrare (a partire da questi assiomi) la verità o falsità di ogni proposizione. Alla luce di queste precisazioni possiamo affermare che le equazioni di Maxwell rappresentano per i fenomeni elettromagnetici u sistema assiomatico completo. Cioè dalle equazioni di Maxwell forniscono una descrizione completa delle interazioni fra cariche, correnti, campi elettrici e campi magnetici. Tutte le proprietà dei campi si possono dedurre utilizzando queste equazioni, infatti data la distribuzione di cariche e correnti, queste equazioni determinano univocamente i campi corrispondenti. Inoltre le equazioni di Maxwell determinano univocamente l'evoluzione temporale dei campi elettromagnetici, a partire da una data condizione iniziale di questi campi. Perciò, queste equazioni svolgono per la dinamica dei campi elettromagnetici ciò che le equazioni del moto di Newton svolgono per la dinamica dei punti materiali. Esempio Diamo un breve esempio di come dalle equazioni di Maxwell sia possibile ottenere alcuni risultati noti. Dalla prima equazione di Maxwell (il teorema di Gauss per il campo elettrico) si ottiene legge di Coulomb che descrive le forze di attrazione e di repulsione fra cariche in quiete. Dalla seconda equazione di Maxwell (il teorema di Gauss per il campo magnetico) si deduce che non esistono monopoli magnetici. Dalla terza equazione di Maxwell (legge di Faraday-Neumann) si ottiene che un campo magnetico variabile nel tempo induce un campo elettrico. Le onde elettromagnetiche nelle equazioni di Maxwell Dalle equazioni di Maxwell è possibile dedurre un nuovo fenomeno che insorgere per effetto delle reciproche interazioni (e induzioni) tra campi elettrici e magnetici variabili. Illustriamo con un semplice esempio l’affermazione precedente: supponiamo che in una certa regione di spazio ad un certo istante si determini una variazione del campo elettrico, originato, per esempio, da un moto accelerato di cariche elettriche. Nei punti immediatamente vicini si produce allora, per la quarta equazione di Maxwell, un campo magnetico anch'esso variabile nel tempo. La variazione del campo magnetico, per la terza equazione di Maxwell, origina nei punti immediatamente vicini un campo elettrico anch'esso variabile, e così via. Nasce in tal modo una perturbazione elettromagnetica che si propaga nello spazio. Il fatto che una variazione del campo magnetico in un punto produce un campo elettrico variabile era noto già prima di Maxwell, in quanto era previsto dalla legge di Faraday-Neumann, tuttavia si riteneva che nel momento in cui il campo magnetico si annullasse anche il campo elettrico indotto dovesse azzerarsi con la conseguenza che il tutto cessasse dopo un piccolo intervallo di tempo dall'istante in cui si era annullato il campo magnetico. La quarta equazione di Maxwell invece ci assicura che il campo elettrico variabile nel tempo genera un campo magnetico, anch’esso variabile nel tempo, pertanto il procedimento può riprendere e ripetersi (all’infinito) Pertanto:considerato un campo elettrico oppure un campo magnetico generati dalla variazione nel tempo di uno dei due, essi poi sono in grado di autosostenersi, cioè di propagarsi anche se la variazione iniziale che li ha prodotti è venuta meno. Conclusione: da una variazione del un campo elettrico o del campo magnetico nel tempo, ha origine la propagazione di un impulso elettromagnetico, cioè di un’onda, chiamata per l'appunto onda elettromagnetica. La velocità di propagazione di un’onda elettromagnetica Analizzando il campo elettrico di una carica accelerata è possibile dedurre la velocità c con cui essa si propaga: c= 1 ε 0 µ0 Velocità di propagazione di un’onda elettromagnetica Che corrisponde, circa, al valore c = 3 ⋅ 10 8 m . s Poiché la luce è un’onda elettromagnetica, avremo che tale valore corrisponde alla velocità di propagazione della luce nel vuoto.