Close this window to return to IVIS www.ivis.org International Congress of the Italian Association of Companion Animal Veterinarians May 19 – 21 2006 Rimini, Italy Next Congress : 62nd SCIVAC International Congress & 25th Anniversary of the SCIVAC Foundation May 29-31, 2009 - Rimini, Italy Reprinted in IVIS with the permission of the Congress Organizers 53° Congresso Nazionale Multisala SCIVAC 63 Somministrazione di farmaci per via inalatoria nel cane e nel gatto Leah A. Cohn DVM, BS, PhD, Dipl ACVIM, Columbia, USA Le terapie inalatorie trovano largo impiego in medicina umana, ma sono utilizzate meno frequentemente in quella veterinaria. È interessante notare che la maggior parte degli studi sulla terapia per inalazione pubblicati in medicina veterinaria è focalizzata sull’ippiatria. I vantaggi della somministrazione dei farmaci per inalazione sono dati dalla riduzione degli effetti collaterali sistemici quando i principi attivi vengono applicati direttamente sui tessuti respiratori bersaglio, dalle più elevate concentrazioni farmacologiche che si riescono a raggiungere a livello dei tessuti bersaglio rispetto a quelle che si possono ottenere attraverso la somministrazione sistemica, dalla rapidità dell’insorgenza dell’azione e dalla possibilità di evitare il metabolismo epatico di primo passaggio. Le terapie inalatorie sono diventate quelle d’elezione per il trattamento dell’asma nell’uomo, in gran parte perché il loro uso, in contrapposizione ai trattamenti sistemici, determina un numero di gran lunga minore di effetti collaterali a carico dell’intero organismo. Naturalmente, la via di somministrazione inalatoria non è perfetta. Una delle principali funzioni dei sistemi di difesa respiratori è quello di impedire l’arrivo di particelle nelle vie aeree più profonde. L’efficienza dell’eliminazione di tali particelle significa che solo una piccola percentuale del farmaco somministrato arriva alle vie aeree profonde, mentre gran parte va perduta nel sistema di erogazione o nell’orofaringe. I mezzi di somministrazione del farmaco sono stati studiati per l’impiego nell’uomo su base volontaria e parecchi richiedono che il paziente respiri deliberatamente e trattenga il fiato. Inoltre, la profondità e la frequenza del respiro, il volume tidalico e la velocità di flusso aereo sono tutti fattori che influiscono sull’apporto del farmaco mediante aerosol e che possono essere ostacolati dalle malattie respiratorie. I farmaci stessi o i conservanti contenuti nelle preparazioni impiegate possono causare un’irritazione delle vie aeree ed un’eventuale broncocostrizione. Esistono due categorie principali di mezzi studiati per apportare farmaci mediante aerosolizzazione e successiva inalazione. Si tratta dei nebulizzatori e degli erogatori predosati (MDI, metered dose inhaler). Sono due metodi molto differenti, con impieghi diversi. In generale, i nebulizzatori apportano particelle molto più piccole consentendo una penetrazione più profonda nelle vie respiratorie ed erogando fluidi insieme al farmaco. L’uso per la terapia inalatoria è previsto in caso di malattia sistemica e di affezione respiratoria. Recentemente, per il trattamento del diabete mellito nell’uomo, è stata approvata un’insulina da inalazione. L’apporto mediante aerosol è stato utilizzato anche per la chemioterapia mirata dei tumori polmonari metastatici e prima- ri per la somministrazione di vaccini, per la terapia genica e persino per il trattamento dell’ipertensione polmonare. Nebulizzatori I nebulizzatori impiegano dei compressori per generare delle pressioni aeree e delle velocità di flusso relativamente elevate; si ha una modificazione del sistema di base per migliorare l’apporto o modulare le dimensioni delle particelle. I nebulizzatori standard si trovano come strumenti di dimensioni portatili e di costo moderato, certamente adatto all’impiego negli ospedali veterinari e persino per l’uso a casa da parte dei proprietari (ad es., Nebulair Veterinary Portable Ultrasonic Nebulizer®, DVD Pharmaceuticals, e molti prodotti portatili reperibili sul mercato per uso umano). In medicina veterinaria, l’uso predominante dei nebulizzatori è quello per il trattamento delle infezioni respiratorie. I nebulizzatori sono stati a lungo utilizzati per garantire l’umidificazione delle vie aeree o somministrare agenti antimicrobici direttamente nel tratto respiratorio. Per la terapia di animali con infezioni respiratorie è stata anche utilizzata la nebulizzazione di agenti mucolitici (ad es., N-acetilcisteina). La nebulizzazione di soluzione fisiologica sterile senza farmaci antimicrobici per 15-30 minuti alla volta, effettuata 34 volte al giorno, è priva di rischi e, secondo l’impressione dell’autore, costituisce una terapia utile per la polmonite. Ci sono farmaci antimicrobici che non contengono additivi potenzialmente reattivi o conservanti realizzati specificamente per la nebulizzazione nei pazienti umani con polmonite, ma sono costosi. I veterinari talvolta effettuano la nebulizzazione di antibiotici aminoglicosidici per uso paraenterale. Non esistono linee guida ben stabilite per il dosaggio, ma la posologia da impiegare tipicamente per via sistemica viene diluita in soluzione fisiologica e nebulizzata nell’arco di una singola sessione di 15-30 minuti. Il 5-10% dei pazienti può manifestare una broncocostrizione. Quindi, è possibile somministrare dei broncodilatatori per via paraenterale 15 minuti prima della nebulizzazione, oppure ricorrendo ad un periodo iniziale di nebulizzazione aggiungendo direttamente il broncodilatatore al fluido nebulizzato prima del farmaco antimicrobico. La somministrazione di antimicrobici non sostituisce il loro impiego in forma sistemica negli animali con polmonite. La nebulizzazione si può effettuare mediante maschera facciale, tenda, contenitore chiuso (tipo acquario, nel quale si colloca l’animale) o sonda da tracheotomia. L’apparecchio deve essere tenuto meticolosamente pulito per evitare di cau- 64 53° Congresso Nazionale Multisala SCIVAC sare un’infezione respiratoria iatrogena. La nebulizzazione di uno Pseudomonas nosocomiale, ad esempio, potrebbe avere conseguenze devastanti in un animale con funzione respiratoria compromessa. Erogatori predosati Gli erogatori predosati (MDI, metered dose inhaler) sono studiati per l’impiego a casa e rappresentano la via d’elezione per somministrare glucocorticoidi e broncodilatatori nei pazienti umani con asma. Vengono anche utilizzati per il trattamento di gatti con malattie broncopolmonari (ad es., asma) e cani con bronchite cronica. Le particelle apportate attraverso gli MDI sono più grandi di quelle ottenute per nebulizzazione e quindi non penetrano altrettanto profondamente. Un MDI è formato da un raccordo boccale ed un azionatore (struttura di sostegno) nel quale è inserito un contenitore di farmaco. Premendo manualmente su quest’ultimo si provoca il rilascio di una singola dose di prodotto. I pazienti umani agitano il contenitore, effettuano un’esalazione profonda, inseriscono il raccordo boccale e simultaneamente schiacciano il contenitore ed inalano profondamente. Quindi, trattengono il fiato, esalano, si sciacquano la bocca e sputano per eliminare la maggior parte del farmaco che si è depositato nell’orofaringe (solo il 10% circa di ogni dose raggiunge le vie aeree). L’adattamento degli MDI per l’impiego negli animali è stato consentito dalla messa a punto di dispositivi detti distanziatori. Questi dispositivi non sono stati studiati per l’uso veterinario, ma piuttosto per i bambini molto giovani, gli anziani o gli altri soggetti con un livello di coordinazione inferiore a quello ideale. I distanziatori hanno anche il vantaggio di permettere alle particelle più grandi di cadere fuori e non penetrare nella bocca del paziente. Ne sono disponibili parecchi tipi, da semplici tubi a strutture dotate di camere di tenuta (holding chambers) con valvole ad una via attivate dall’inalazione. Sino a non molto tempo fa, tutti gli MDI utilizzavano clorofluorocarboni come propellenti. Le preoccupazioni relative allo strato di ozono hanno portato allo sviluppo di nuove tecnologie, che comprendono propellenti alternativi e l’impiego di inalatori a polvere secca (DPI, dry powder inhaler). Gli apparecchi DPI non contengono propellenti, ma si basano sull’inalazione del paziente attraverso un serbatoio che contiene la dose sotto forma di polvere secca. Questi strumenti probabilmente risulteranno meno utili in medicina veterinaria, perché non prevedono l’impiego di un distanzia- tore e richiedono l’inalazione volontaria ad una certa frequenza per assicurare l’apporto del farmaco. Per i pazienti veterinari, l’impiego più comune degli MDI è l’apporto di corticosteroidi (ad es., fluticasone propionato; Flovent 110 o 220 µg/attivazione) o broncodilatatori come l’albuterolo (ad es., Ventolin o Proventil 90 µg/attivazione). Non tutti gli MDI si adattano a tutti i distanziatori, per cui è importante assicurarsi che lo strumento funzioni con l’MDI prescritto. Ci sono dei distanziatori realizzati specificamente per uso veterinario (Aerokat®; aerokat.com) o altri per uso umano che possono essere adattati alla medicina veterinaria. Per esperienza dell’autore, pochi proprietari trovano difficoltà a somministrare i farmaci da inalazione in questo modo. In realtà, molti proprietari hanno commentato che la terapia con aerosol è di gran lunga più semplice che “dare delle pillole” al loro gatto. Non esistono studi scientifici che descrivano l’efficacia degli steroidi o dell’albuterolo somministrati mediante MDI negli animali. È stato pubblicato soltanto un singolo studio che dimostra la capacità di apportare particelle alle vie aeree profonde nei gatti coscienti e non sedati attraverso aerosol; in questo studio è stato utilizzato un nebulizzatore studiato per ottenere particelle più piccole (e di conseguenza capaci di penetrare più profondamente) rispetto agli MDI. A causa delle molte domande che ancora circondano l’efficacia della somministrazione mediante MDI, questi farmaci devono essere utilizzati come trattamenti collaterali negli animali che presentano segni di malattia molto lievi. L’impiego concomitante di steroidi da inalazione e sistemici può consentire di ridurre al minimo i dosaggi sistemici. Una volta posti sotto controllo i segni clinici, si può tentare di provare a ricorrere all’impiego concomitante di farmaci aerosolizzati e agenti sistemici. Letture consigliate Schulman RL, et al. Investigation of pulmonary deposition of a nebulized radiopharmaceutical agent in awake cats. Am J Vet Res. 65(6):806809. 2004. Pongracic JA. Asthma medications and how to use them. Curr Opin Pul Med. 6(1):55-8, 2000. Padrid P. Feline asthma: diagnosis and treatment. Vet Clin N Am. 30(6); 1279-1294, 2000. Indirizzo per la corrispondenza: Leah Cohn University of Missouri College of Veterinary Medicine, Columbia, MO, USA, 65211 This manuscript is reproduced in the IVIS website with the permission of the Congress Organizing Committee