BANDO ASSEGNO PROGRAMMA DI RICERCA Ragioni, desideri, emozioni e sentimenti La natura della motivazione all’autoinganno e all’azione tra scienze della natura e filosofie dell’umano Due questioni filosofiche apparentemente separate, ovvero la motivazione a credere una falsità verso la quale non siamo emotivamente indifferenti e la motivazione all’azione sulla base dei sentimenti che proviamo, sono al centro di un più ampio dibattito che investe tanto i fondamenti delle scienze naturali quanto quelli delle scienze umane. La motivazione di un soggetto a credere una falsità verso il contenuto della quale non è emotivamente indifferente è una questione trattata ampiamente da una serie di teorie che indagano la natura della cosiddetta “irrazionalità motivata”, una famiglia di fenomeni tra cui centralmente spicca l’autoinganno. Desideri ed emozioni, come anche i sentimenti che strutturano tali desideri ed emozioni, sono stati tradizionalmente considerati come i motori motivazionali principali che inducono un soggetto ad autoingannarsi, ad esempio. Parimenti, esiste una corrente di pensiero che individua nei sentimenti la radice motivazionale che induce un soggetto all’azione. Entrambe queste posizioni filosofiche hanno il loro fondamento ultimo nella convinzione che la ragione giochi un ruolo limitato nella strutturazione della motivazione tanto a credere una falsità verso la quale si nutre un interesse quanto ad agire e sono consonanti con una visione naturalistica della mente umana e delle sue spinte motivazionali. La ricerca sta tuttavia avanzando rapidamente, su queste questioni, e stanno fiorendo tutta una serie di tesi secondo cui la natura della motivazione debba essere invece ripensata sulla base di considerazioni sia filosofiche che empiriche che sembrano dimostrare che l’intelletto e la ragione svolgono invece un importante ruolo costitutivo rispetto alla psicologia della motivazione. Alcune di queste tesi intendono anche porsi con non concorrenziali o incompatibili con il naturalismo. La tradizione che fa da sfondo a queste evoluzioni della ricerca è in ultima analisi quella kantiana, ma anche l’analisi fenomenologica e quella concettuale tipica della filosofia analitica contemporanea sembrano contribuire a indicare il medesimo risultato. La più ampia partita che viene giocata sullo sfondo di queste due dispute è quella di una chiara definizione e divisioni dei lavori tra scienze empiriche e filosofia. Occorre infatti dirimere questioni circa i fondamenti delle scienze e la natura dell’analisi fenomenologica e concettuale per stabilire in che misura, e quali condizioni, una visione naturalistica dell’uomo e dei fenomeni motivazionali sia adeguata a cogliere questi fenomeni sul piano descrittivo, a chiarirne la natura e a tracciare ipotesi esplicative che ce ne facciano comprendere le cause, e quale ruolo abbia invece l’analisi filosofica nella definizione e spiegazione di questi medesimi fenomeni. Il progetto intende chiarire in che senso la riflessione filosofica possa offrire i mezzi concettuali per individuare la fenomenologia corretta della motivazione a credere una falsità sotto la pressione di emozioni, desideri e sentimenti, in che modo tale fenomenologia, una volta perfezionata, sia attraverso la riflessione concettuale stessa, sia attraverso gli stessi dati empirici offerti dalle scienze, sia disponibile a un’indagine scientifico-sperimentale che la arricchisce, la integra e la corregge, e come questa fenomenologia sia centralmente caratterizzata dal ruolo delle ragioni che il soggetto ha, o crede di avere, per credere quello che crede. Parimenti il progetto indagherà come la motivazione all’azione sulla base dei sentimenti sia costituita da fenomeni psicologici guidati da ragioni per agire.