DIAGNOSI CITO-ISTOLOGICA
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Una volta stabilita l’estensione della malattia è fondamentale eseguire una diagnosi citologica
(sulle cellule) o istologica (sul tessuto) andando a prelevare un campione del tessuto tumorale
per capire da quale tipo di tumore si tratta. Oggi è consigliabile avere un campione di tessuto
tumorale per una più precisa diagnosi istologica che
permette di effettuare il miglior
trattamento chemioterapico (guidato dall’istologia) e per avere la possibilità da parte del
paziente di partecipare ad una sperimentazione clinica controllata con nuovi farmaci (che
spesso richiede il campione di tessuto tumorale).
−Esame citologico dell’espettorato. Una volta sospettato un tumore polmonare, un metodo
semplice per porre diagnosi è l’esame citologico dell’espettorato, una raccolta delle
secrezioni che derivano dai polmoni, che si effettua cercando di produrre catarro dalla gola
e dalle vie respiratorie e raccogliendolo
in
appositi contenitori generalmente contenti
alcool che poi vengono inviati per l’analisi al laboratorio di citologia. L’accuratezza di tale
esame dipende da alcuni fattori come le dimensioni e la sede della neoplasia primitiva e la
capacità del paziente a produrre una quantità adeguata di secreto bronchiale da analizzare.
I tumori centrali possono essere diagnosticati con tale metodo nell’80% dei casi e le
neoplasie periferiche solo nel 20%. L’accuratezza diagnostica, in condizioni ideali, è del
60-75%.
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−Biopsia percutanea. Questo esame che consiste nell’introdurre un lungo ago dall’esterno
del torace all’interno del polmone sotto guida TC o ecografica, si effettua in anestesia locale
con il paziente sveglio.
In presenza di quantità adeguate di materiale prelevato e di
patologici esperti, si pone diagnosi di carcinoma bronco-polmonare nel 95% dei casi. Il
rischio di un pneumotorace (raccolta di aria nel cavo pleurico) a seguito di una agobiopsia
transtoracica è del 20% e circa la metà di questi pazienti richiede il posizionamento di un
drenaggio toracico. Tale rischio è maggiore nei pazienti anziani e nei pazienti enfisematosi.
Il limite di tale metodica è che alcune volte il materiale è scarso e non consente una
diagnosi precisa per cui è necessario ripetere la procedura o passare ad accertamenti più
invasivi per arrivare alla diagnosi.
−Broncoscopia. Dovrebbe essere eseguita in tutti i casi sospetti di tumore polmonare.
L’introduzione nella pratica clinica del fibrobroncoscopio flessibile ha reso tale metodica
molto più semplice e limitatamente invasiva. Con il broncoscopio a fibre ottiche si possono
esplorare i bronchi ed eseguire l’aspirazione di secreto bronchiale attraverso il lavaggio
bronchiolo-alveolare (viene prima effettuato un lavaggio dei bronchi e poi viene aspirato il
liquido del lavaggio che viene poi analizzato per la ricerca di eventuali cellule neoplastiche;
può anche essere effettuato una sfregatura sulla superficie dei bronchi tramite una
apposita spazzolina, brushing, per facilitare la caduta nel liquido di lavaggio delle cellule
superficiali dei bronchi per poi analizzarle) oltre ad effettuare le biopsie mirate che
permettono la diagnosi istologica delle lesioni a sede centrale nel 70-90% dei casi. Con la
broncoscopia è possibile, oltre alla diagnosi, valutare l’estensione del tumore fornendo utili
indicazioni per l’intervento chirurgico. Difficilmente la broncoscopia permette la diagnosi nel
caso di neoplasie di piccole dimensioni, localizzate in periferia.
Tramite l’ esame broncoscopico è possibile effettuare una ecografia transbronchiale (EBUS)
che permette la valutazione dei linfonodi mediastinici.
−Mediastinoscopia. La mediastinoscopia è un esame endoscopico che viene praticato in
anestesia generale attraverso una piccola incisione chirurgica a livello del giugulo per
analizzare i linfonodi mediastinici. Tale tecnica è estremamente importante nel percorso
diagnostico, ma molto invasiva è un vero e proprio intervento chirurgico in anestesia
generale, per cui si riserva a casi selezionati dove non è possibile fare la diagnosi con alte
metodiche meno invasive oppure a pazienti per i quali si voglia escludere la presenza di
metastasi ai linfonodi del mediastino ai fini di un possibile intervento chirurgico con finalità
radicali.
−Toracoscopia. La toracoscopia o pleuroscopia viene eseguita in anestesia generale ed è
una tecnica utilizzata per visualizzare lo spazio pleurico con conseguente biopsia mirata
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delle lesioni dubbie. Con le nuove tecniche video-assistite, la toracoscopia ha ampliato il
suo campo di azione consentendo anche l’escissione di noduli periferici o di linfonodi
mediastinici, svolgendo quindi anche un ruolo curativo in casi ben selezionati. La
toracoscopia è in grado di contribuire alla stadiazione chirurgica del carcinoma polmonare
localmente avanzato riducendo la frequenza delle toracotomie esplorative.
−Toracentesi e pericardiocentesi. Talvolta, le neoplasie polmonari possono esordire con un
versamento pleurico o, più raramente, con un versamento pericardico. In tal caso,
verranno praticate la toracentesi e/o la pericardiocentesi (aspirazione del liquido dalla
pleura o dal pericardio, tramite degli aghi posizionati dall’esterno del torace) che oltre a
svolgere un ruolo terapeutico hanno anche il compito di fornire una diagnosi che si ottiene
nel 30-80% dei casi con un esame citologico del liquido prelevato.
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