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Archiettura ed Empatia
Postato da D_Mereu - 2007/05/15 23:32
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Tratto da: Repubblica.it
Tutte le emozioni in un quadro: così reagisce il nostro cervello
di ELENA DUSI
"Numebr 14" di Pollock
ROMA - Emozione è guardare un'opera d'arte come se ci si trovasse al suo interno. Provare le stesse sensazioni dei
suoi personaggi. Rievocare i movimenti compiuti dalle mani dell'artista. "L'abilità di un pittore coincide con la sua capacità,
spesso inconscia, di rievocare un'emozione nel cervello dell'osservatore" spiega Vittorio Gallese, professore del
dipartimento di neuroscienze dell'università di Parma ed esperto di neuroestetica, la scienza che cerca di spiegare il
rapporto fra cervello e opere d'arte.
Forte della sua esperienza nella scoperta dei neuroni specchio, Gallese ipotizza che le emozioni trasmesse da un'opera
d'arte attraverso la tensione muscolare e le espressioni facciali dei suoi protagonisti si riflettano nella corteccia cerebrale
degli osservatori. Le aree motorie che corrispondono ai muscoli tesi dei Prigioni di Michelangelo si attivano guardando i
giganti che cercano di divincolarsi dalla pietra. I circuiti del dolore si "accendono" (a volte anche con un brivido)
guardando le vittime dei Disastri della guerra di Goya.
I neuroni specchio costituiscono quei particolari circuiti cerebrali (scoperti proprio a Parma una quindicina di anni fa) che
ci fanno intuire le intenzioni o le emozioni altrui dai gesti del loro corpo o dagli atteggiamenti del loro viso.
Lo stesso meccanismo di empatia che ci permette di vivere in sintonia con gli altri sta alla base del nostro emozionarci di
fronte a un'opera d'arte, ipotizzano Vittorio Gallese e David Freedberg, direttore dell'Accademia italiana di studi avanzati
della Columbia University. Il neuroscienziato e lo storico dell'arte hanno appena pubblicato insieme uno studio su
"Movimento, emozione ed empatia nell'esperienza estetica" sulla rivista Trends in Cognitive Sciences. "Per verificare fino
in fondo le nostre ipotesi, stiamo svolgendo i test su un gruppo di volontari, osservando le loro reazioni cerebrali con la
risonanza magnetica transcranica" spiega Gallese.
La teoria dell'immedesimazione per spiegare l'emozione di fronte alle opere d'arte non è certo una novità, se già Platone
usava il termine "mimesi" anche per riferirsi alla creazione artistica. "Ma l'osservazione di questo fenomeno alla luce
delle conoscenze scientifiche moderne - spiega Gallese - rappresenta una novità".
"Rievocare" la sensazione di San Tommaso che infila il dito nel costato del Cristo, "simulare" lo sforzo dei Prigioni,
"imitare" il gesto di Fontana che squarcia la tela non vuol dire compiere effettivamente gli stessi gesti. "I neuroni si
attivano come se dovessero squarciare la tela - spiega Gallese - ma senza impartire l'ordine ai muscoli". Un'emozione di
intensità eccezionale può forse spiegare la sindrome di Stendhal. "Forse - prova a ipotizzare Gallese - in questi casi i
meccanismi che abbiamo descritto diventano ipereccitati, e l'attivazione del cervello raggiunge livelli ingestibili".
(15 Maggio 2007)
Trovo questo articolo molto interessante, io penso che tutto ciò sia valido anche in architettura.
Voi che ne pensate?
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Re:Archiettura ed Empatia
Postato da metheny - 2007/05/16 05:27
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la musica, come forma d'arte più 'democratica' e più immediata di pittura, scultura e architettura, è nelle sue espressioni
più elevate il vettore che meglio consente la condivisione di emozioni e produce una forte 'sollecitazione' cerebrale.
sarebbe bello se le persone dell'articolo studiassero (forse l'hanno già fatto, forse no) le reazioni del cervello quando si
ascolta la musica. forse otterebbero risultati ancora più esaltanti.
l'architettura? forse si, è in grado di produrre emozioni, quando non è concepita come un lavoro come gli altri o come
un'ottima occasione per produrre 'gazzosa' e/o soldi e/o consensi x terzi e/o visibilità propria.
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Re:Archiettura ed Empatia
Postato da D_Mereu - 2007/05/16 17:04
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metheny scritto:
produrre 'gazzosa' e/o soldi e/o consensi x terzi e/o visibilità propria.
Oserei dire che questa componente è forte in architettura quanto nella musica, soprattutto negli ultimi 10-15 anni di
produzione artistica.
Il dilemma architettonico nasce dal fatto che al 99% l'espressione artistica è schiava, o forse complice, della componente
funzionale, che si trova compressa tra l'essere un opera d'arte e funzione.
Il restante 1% potrebbe forse essere inscritto nella cerchia della scultura..
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Re:Archiettura ed Empatia
Postato da sperevf - 2007/05/18 10:02
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grazie per l'articolo... ottimo spunto..
vorrei dire che, a prescindere dalla categoria entro la quale po inseriamo l'insieme di mattoni, credo che la sua presenza
valga per la sua manifestazione.
Voglio dire, un oggetto edilizio da degli effetti su di noi, a prescindere da come lo chiamiamo..
volgio dire.. arte a parte..
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Re:Archiettura ed Empatia
Postato da arcampus - 2007/05/24 09:01
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Ho avuto occasione - da allievo ufficiale di fanteria (la regina delle battaglie) - di sfilare in via dei Fori Imperiali in Roma,
in occasione del 2 Giugno.
Vi posso garantire che la cosa suscitava una certa emozione, anche in chi - come me - poteva vedere l'evento da
architetto (che tale già ero).
La stessa cosa potrei dire di S.Siro in occasione di Milan/Inter (o viceversa).
Tali sensazioni, sempre per esperienza personale, assomigliano (adrenalinicamente parlando) all'alzare lo sguardo nel
mezzo di S.Sofia, o del Guggy di New York, o del basement di una delle Twin Towers (semper in su celu sianta).
Che vuol dire?
Secondo me, che l'architettura e le condizioni di fruzione si integrano: talvolta vale la folla, talvolta la solitudine, talvolta...
chissà.
Meditate, meditate... qualcosa resterà.
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Re:Archiettura ed Empatia
Postato da arcampus - 2007/05/24 09:01
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naturalmente, niente di personale...
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