Linguissimo 2009-2010 Il mio rapporto con la pubblicità Federico Franchini La pubblicità ai giorni nostri è ovunque, alla radio, alla televisione, in rete, dappertutto. Si può quindi affermare che è praticamente impossibile evitarne il contatto. Io sono principalmente influenzato dalla pubblicità sportiva e automobilistica perché pratico molto sport, lo seguo molto in TV ed è da quando ero piccolo che sono appassionato dal mondo dei motori. Mi tengo sempre aggiornato e di tanto in tanto compro delle riviste e navigo in rete. In ogni caso sono consapevole di quello che faccio, se voglio acquistare un prodotto, è perché ne sono interessato, non mi faccio contagiare praticamente mai dalla pubblicità, solo quando gli argomenti sono pertinenti con i miei interessi, almeno così mi pare. Vorrei ora approfondire, sulla base delle mie esperienze, quali siano i meccanismi attraverso i quali i pubblicitari riescono a influenzare le scelte del pubblico e fino a che punto riescono a convincere e portare i consumatori su un determinato prodotto. Chiedendo ai miei famigliari, ho scoperto che in determinate circostanze anche loro sono stati influenzati per l’acquisto di un determinato bene di consumo, sebbene inizialmente non ne fossero stati attratti. Ho scoperto che l’acquisto si è verificato secondo criteri e canali di percezione di vario genere. Interrogando le varie fonti multimediali ho rilevato che l’essere umano comunica su tre livelli: il visivo, il linguaggio e la postura. Se analizziamo quindi uno spot pubblicitario televisivo possiamo rilevare che i tre livelli vengono sempre soddisfatti in modo da potersi indirizzare al maggior numero di persone che in quel momento lo stanno guardando. Esiste poi un’ulteriore dinamica tra le persone che hanno osservato una determinata pubblicità e che parlando tra di loro in base al passaparola cedono ed acquistano il prodotto. Esiste quindi un meccanismo di cui non conosco la spiegazione, che agisce lentamente in modo forse ripetitivo e attraverso i differenti stili di vita delle persone riesce a fare accettare il prodotto reclamizzato. Le persone sono quindi tutte influenzabili secondo i propri valori sulla vita, il modo in cui vivono, il luogo in cui vivono, la disponibilità economica e in alcuni casi una mascherata competizione verso i livelli sociali più alti. Se osservo nel mio piccolo paese gli stili di vita, posso correlare un certo benessere a beni di consumo costosi; viceversa dove il reddito economico non permette il libero accesso agli acquisti, verifico che anche negli acquisti lo standard dei prodotti è medio-basso. Ecco quindi un’altra importante considerazione: la pubblicità spazia in modo totale su tutti i ceti sociali. Per quanto riguarda i miei interessi, posso rilevare quanto importanti siano per me la qualità del prodotto, il lato sportivo agonistico e performante. Il lato estetico (design) non da ultimo è per me un criterio importante nelle mie scelte. Questo fatto va quindi a convalidare l’acquisto dei miei oggetti e veicoli, in un rapporto qualità prezzo medio-alto; sono pure pronto a rinunciarvi se in quel momento non dispongo dell’importo necessario. La motivazione dell’acquisto mi porta in questo caso a risparmiare ed effettuare piccoli lavori per poter disporre della somma necessaria in un secondo tempo. Non condivido quindi chi si lascia influenzare dala pubblicità ed acquista indiscriminatamente beni di consumo anche superflui, facendo debiti verso terze persone o società. Come riflessione mi pongo la domanda su coloro che ogni giorno al loro risveglio non sanno se riusciranno a rimanere in vita fino al giorno successivo. È a questi poveri milioni di individui, che probabilmente il contesto di cui stiamo parlando, cioè quello della pubblicità, risulta totalmente inutile, vista la totale assenza di un potere d’acquisto e quindi il far parte del mondo dei consumatori. Per concludere ho rilevato che la pubblicità in questo senso è diventata molto aggressiva, proponendo ai consumatori la possibilità di ottenere tramite un sistema rateale il raggiungimento dell’acquisto di ciò che si desidera. L’essere umano quindi risulta, nella nostra società capitalista, sempre in balia delle multinazionali, che sfruttando il lato emotivo di ogni individuo attraverso alla pubblicità, riescono a fare aumentare i consumi, con il rischio di creare (come negli USA 1929) una crisi a livello mondiale. Forse pure io, adesso, mentre sto scrivendo con il mio laptop, faccio parte di quelle persone che inconsciamente hanno fatto degli acquisti grazie alla pubblicità. Linguissimo 2009-2010 La mia relazione alla pubblicità Michele Pagnamenta Il mio testo è un’analisi degli effetti positivi o negativi che la pubblicità può provocare sulla vita sociale, le scelte e le tendenze di ogni individuo. Con pubblicità intendo dire i messaggi promozionali, le prove gratuite, ecc. Secondo me la pubblicità non è solo un modo di rendere noto un prodotto. La pubblicità si trova ormai in qualsiasi luogo: per strada, a scuola, negli uffici, nelle case, nei bus e sui treni. Tutti ogni giorno vedono, sentono, gustano o toccano la pubblicità. Credo sia difficile non ammettere che condizioni in qualche modo noi e le tendenze. Se vi riesce difficile pensare a come ci si possa far condizionare da dei cartelloni, immaginate di ritrovarvi di fronte a quelle persone che vi omaggiano biscotti o cioccolatini. Dopo averne assaggiato alcune varietà sarete coscienti di quali siano i biscotti più buoni. La prossima volta che sarete ad un supermercato acquisterete perciò quelli rispetto ad altri. La pubblicità viene utilizzata per promuovere un qualsiasi prodotto o servizio. Promuovere significa rendere un prodotto più “popolare” di un altro facendone risaltare qualità, che lo mostrano migliore di altri. Per noi consumatori possono sorgere però anche vantaggi da questa concorrenza, ad esempio la continua ricerca per migliorare un prodotto o l’abbassamento dei prezzi per risultare più competitivi sul mercato. Va ricordato che la pubblicità è un mezzo molto potente; in passato con l’utilizzo di propaganda alcuni uomini hanno ottenuto un grande potere. Anche al giorno d’oggi la pubblicità politica è molto praticata. Questo tipo di pubblicità produce spesso controversie, per i messaggi in essa contenuta, che non tutti condividono. Bisogna guardare con occhio critico alla pubblicità poiché alcune pubblicità sono fini a raggiri (soprattutto su internet), o rielaborano fatti reali esponendoli sotto un altro punto di vista, in modo da condizionare il pensiero dell’individuo. Bisogna perciò fare un attimo di riflessione per decidere criticamente se questa promozione è o no un tentativo di raggirare clienti. Con la globalizzazione la pubblicità di grandi multinazionali raggiunge praticamente tutti i mercati globali e può usufruire di più fondi rispetto a piccole imprese da destinare a spazi pubblicitari. In questo modo con una martellante pubblicità che punta su una serie di prodotti, e una buona trovata pubblicitaria, un’impresa che vanta un buon budget può definire una nuova tendenza. Per esempio: Una marca di vestiti crea una nuova varietà di felpe, e in televisione ogni dieci minuti viene trasmesso uno spot in cui c’è un gruppo di bambini felici che indossano quelle felpe. Un bambino viene indotto a credere che per guadagnarsi degli amici debba avere quella felpa. Con la globalizzazione tutto questo meccanismo viene facilitato, poiché in tutto il mondo vengono impostate le medesime tendenze e arrivano in commercio sempre più prodotti nuovi. Esiste anche un altro tipo di pubblicità: la pubblicità occulta. Questo tipo di pubblicità mira a condizionare la nostra mente senza che noi ce ne rendiamo necessariamente conto, o meglio: questa pubblicità viene mostrata in secondo piano, diversamente da spot televisivi. Per esempio i film sono pieni di pubblicità occulta: il protagonista compra una bibita rispetto ad un'altra, ha un certo telefono, una macchina, un computer. Il nostro cervello lavora molto a livello dell’inconscio; in questo modo è possibile condizionare una persona senza che nemmeno se ne renda conto. Un’ultima specie di pubblicità molto meno evidente viene espressa direttamente dai consumatori. Io comprando una maglietta con il logo di una marca sul petto divento una specie di “cartello pubblicitario ambulante”, poiché tutte le persone che mi vedranno riconosceranno la marca della maglietta e potranno sapere facilmente dove acquistarla. Secondo me la pubblicità ha degli effetti positivi e negativi sulla società. Un aspetto positivo è lo sviluppo, sollecitato dalla concorrenza che è pubblicizzata ovunque, di prodotti che vengono migliorati. Aspetti negativi sono i raggiri, le “mezze verità”, l’enorme spinta commerciale (pubblicità ovunque) di alcuni prodotti, e la possibile manipolazione delle tendenze da parte di grandi imprese. In ogni caso, positivo o negativo, la pubblicità secondo me condiziona ogni individuo, che dovrebbe invece mostrarsi più critico verso le promozioni. Concludo citando un mio vecchio insegnante: “Invece che pagare voi le magliette, dovrebbe essere la marca a pagare voi che andate in giro a farle pubblicità.” La mia relazione alla pubblicità è questa: io guardo alla pubblicità con occhio critico. Linguissimo 2009-2010 Il mio rapporto con la pubblicità Jonathan Pellegrini Ritengo di non essere particolarmente influenzato dalla pubblicità in nessuna forma; quindi, posso dire che essa non svolge un ruolo fondamentale nella mia vita. Credo di aver raramente acquistato un prodotto che avevo visto in precedenza in una pubblicità, ad eccezione dei giornali pubblicitari dei centri fai da te. Non posso però affermare con certezza di non acquistare mai dei prodotti grazie alla pubblicità, in quanto essa attira l’attenzione del mio cervello e quindi avvia dei processi e dei ragionamenti di cui non necessariamente sono consapevole. A volte mi capita di guardare la televisione e vorrei avere il potere di abolire certe pubblicità demenziali e ridicole, che ritengo rovinino la televisione e il piacere di guardarla. Per fortuna per ora la nostra televisione non ha l’abitudine di interrompere continuamente le trasmissioni con intermezzi pubblicitari. Per contro, ci sono pubblicità che trovo anche divertenti e che apprezzo, soprattutto quelle a scopo di sensibilizzazione; infatti, una di esse mi ha fornito lo spunto per la stesura di questo testo. Questa pubblicità, o meglio questo spot a scopo informativo, parla del problema della sordità giovanile dovuta all’uso continuo delle cuffiette degli mp3. Lo spot è stato tra l’altro realizzato “in casa”, cioè con la collaborazione di un dj ticinese e il coinvolgimento di alcuni studenti di una scuola media superiore ticinese. La pubblicità ha invaso la nostra vita quotidiana grazie anche alla tecnologia; sempre più spesso si ricevono pubblicità attraverso le e-mail o le pubblicità vengono visualizzate durante la visita di pagine web. Questo può anche essere fastidioso e invadente e spesso porta ad uno speco di tempo perché bisogna sempre scorrere intere pagine per trovare una semplice informazione che è camuffata in mezzo a centinaia di pubblicità. Sono dell’opinione che la pubblicità porti ad un grande spreco di carta; basta infatti vedere quanti giornali pubblicitari riceviamo ogni giorno; li destiniamo alla raccolta della carta e quindi produciamo montagne di scarti. Il vantaggio della pubblicità elettronica è proprio quello di non portare ad uno spreco di carta, e quindi si può ritenere che possa contribuire alla protezione del nostro pianeta. In Svizzera la quantità di pubblicità ricevuta nelle buca lettere è comunque inferiore alla vera e propria montagna di carta che ho visto recapitare nelle case americane in occasione dei miei soggiorni negli Stati Uniti. In quel paese lo spreco è a livelli indicibili e, ritengo, indecenti. Non ho mai provato a realizzare uno slogan pubblicitario ma credo che non sia facile riuscire a realizzarne uno che riesca a catturare l’attenzione del pubblico. Se dovessi decidere quale tipo di pubblicità preferisco, sceglierei senza dubbio quella con slogan simpatici ed accattivanti, come ad esempio quando la Migros ha proposto gli spot che reclamizzano gli articoli M-Budget; uno spazzolino per pulire i piatti è stato chiamato lavastoviglie, una tavoletta di cioccolato è stata etichettata come antidepressivo, eccetera. Non posso accettare le pubblicità di dubbio gusto o volgari, e in special modo quelle che usano o deridono il corpo umano per propagandare ogni genere di prodotto o concetto. È anche assurdo ricorrere a grandi personaggi (o presunti tali) e strapagarli per degli slogan e poi scoprire che sono persone in qualche modo disoneste (vedi ad esempio Tiger Woods e Martina Hingis). Oltretutto, i costi della pubblicità di un prodotto ricadono sempre e comunque sul consumatore. Secondo me, c’è uno spreco assurdo di pubblicità nei periodi elettorali e magari i soldi investiti in grandi cartelloni con tante belle facce potrebbero essere investiti in beneficenza. Ovviamente, si potrebbe obiettare che togliere spazio alla pubblicità porterebbe ad una drastica riduzione di posti di lavoro e quindi a più disoccupazione. In conclusione, mi sembra che la migliore e meno costosa forma di pubblicità rimanga in buon vecchio e tradizionale ... passaparola!